Se avete letto la prima e vi state per imbarcare nella lettura della seconda sappiate che avete tutta la mia ammirazione ^_^ Qui c'è un pochino più di angst rispetto all'altra, ma nulla di trascendentale, giuro! ^.^

Nuovamente dedicata a Najka e Ria (so che non è granché come ringraziamento, ma questo è quanto passa il convento ^^;;)

Buona lettura ^_^



Tears
di Alessia


Non appena il capitano dichiara conclusi gli allenamenti mi fiondo negli spogliatoi gettando alla rinfusa la mia roba nella sacca, afferrando la cartella e più veloce del vento mi dileguo per non dover stare troppo tempo vicino a lui. Il mio è il più vigliacco dei comportamenti, ma non so agire in altro modo.

Quella notte è marchiata a fuoco nella mia mente. Sarebbe dovuta essere una notte speciale, indimenticabile, ed io invece... l'ho violentato. Sentivo il suo corpo sotto il mio cercare di respingermi, di allontanarsi da me, ed io non ho saputo fare altro che prenderlo con la forza. Gli avevo promesso che non avrei fatto nulla che non avesse voluto, che mi sarei fermato nell'istante in cui me l'avrebbe chiesto, ma non ne sono stato capace. Ho aspettato per così tanto tempo quel momento che quando è arrivato ho perso il controllo, l'ho violentato: ignorando le sue lacrime, il suo dolore. E non importa che alla fine anche lui abbia goduto, è stato solo perché sapevo come potergli dare piacere e alla fine mi sono sentito il più grande bastardo dell'intero universo.

All'inizio era lui ad aver paura e a non voler venire a letto con me; ora sono io ad evitare in tutti i modi possibili di rimanere da solo con lui: perché ho paura di poter di nuovo perdere il controllo delle mie azioni e non sopporterei l'idea di fargli nuovamente del male. E' passato più d'un mese da allora e in tutto questo tempo l'ho ignorato, evitato e allontanato. Ma quando ci sono gli allenamenti è così difficile. I suoi occhi su di me pieni di dolore, il suo corpo vicino al mio, le nostre mani che si sfiorano per attimi infiniti per un controllo di palla che vede entrambi perdenti. Così, alla fine di ogni allenamento mi do alla fuga e quando arrivo a casa sono in un stato tale che devo rimanere almeno dieci minuti sotto l'acqua gelida prima di riuscire a riprendere un seppur vago controllo di me stesso.

Mi avvolgo nell'accappatoio e una volta tornato in camera mi sdraio per terra. Come vorrei non trovarmi in questa situazione! Se solo avessi avuto più controllo, se solo non avesse deciso di darsi a me, se solo non lo amassi così tanto... l'ultimo pensiero è il più brutto che abbia mai avuto. Come faccio a non amarlo? Come si fa a non amare un creatura così dolce, ingenua e speciale come Hanamichi? Ed io sono riuscito a distruggere questa purezza e perfezione con un solo gesto; col comportamento di una bestia assetata di sesso.

Mi copro la faccia con le mani, se chiudo gli occhi posso ancora vedere l'espressione sgomenta e piena di dolore che aveva in quel momento, il sapore delle sue lacrime sulle mie labbra; ma nonostante tutto questo, l'umiliazione e la sofferenza che gli ho inflitto, non mi ha mai accusato di nulla, non ha mai provato la seppur minima punta di odio nei miei confronti.

Qualcuno ha bussato alla porta e aprendo gli occhi, attraverso la sfocata figura riflessa sui pannelli di carta di riso posso riconoscere mia sorella "Avanti" in realtà non ho alcuna voglia di parlarle, ma se non lo faccio entrerà e mi tormenterà comunque, quindi, tanto vale...

Natsuko si sedie di fronte a me fingendo di non vedere lo stato in cui sono. E non è che non gliene importi, ma sa che mi facesse delle domande non le risponderei e quindi evita di porle. Mi mette tra le mani un volantino pubblicitario con un grosso cuore al centro e la scritta San Valentino in un calligrafia prettamente occidentale tutta svolazzi. Già, fra due giorni sarà San Valentino e se la fortuna sarà al mio fianco riuscirò a non passare neanche un istante insieme al mio ragazzo.

Non pronuncio una parola, limitandomi a restituirle il foglio e a guardarla interrogativamente "Ci sarà una specie di concorso..." dice raggiante, e solo queste prime poche parole mi mettono in allarme. Se conosco mia sorella - e la conosco bene - non sarà una specie di concorso, ma una competizione nazionale in piena regola a cui sa che non vorrò partecipare in alcun modo.

"No" è la mia lapidaria risposta, ma lei mi afferra per un polso e mi guarda con uno strano luccichio negli occhi.

"Devo ricordarti la scommessa che hai perso?"

Perché? Perché quando si tratta di sfide, fosse pure una stupidissima partita a biglie, il mio cervello va in vacanza lasciandomi nei guai? Mi arrendo rimettendomi seduto composto, rassegnato al compiersi del mio destino. Natsuko batte le mani come una bambina felice "Ho quasi finito il tuo costume, vedrai come ti starà bene!"
Cheee? Costume?! Dov'è quel maledetto volantino!?!



L'alba di un nuovo giorno. L'alba del giorno in cui il sottoscritto diventerà un assassino: oggi ucciderò mio sorella.

Mi ha buttato già dal letto alle sei cantando allegra e dicendo di sbrigarmi a fare la doccia perché il concorso iniziava a mezzogiorno e lei ci avrebbe messo del tempo per truccarmi.

La ucciderò, non posso fare altrimenti, è l'unico modo che ho per sfuggire alla sua pazzia. Appeso davanti a me c'è il vestito che dovrò indossare e questa volta non è qualcosa di normale - per quanto strano - come quello dell'altra volta; no, questo vestito è un concentrato di follia pura. Il pensiero di dover andare in strada vestito così è sufficiente a farmi avere un principio d'infarto.

Sento Natsuko armeggiare con trucchi e chissà cosa altro. Un gemito di dolorosa rassegnazione sfugge alle mie labbra e dopo essermi tolto l'accappatoio inizio a vestirmi... pure la biancheria! Sigh... dopo essermela infilata - non senza fatica - passo alla camicia che, per quanto stramba, credo sia il pezzo più normale di tutto il completo.

Chissà che faccia farebbe Hanamichi se mi vedesse così? Probabilmente assumerebbe la stessa espressione da pesce lesso dell'altra volta. Già... l'altra volta... è meglio che non pensi a quel giorno; il più strano, felice e disperato compleanno della mia vita. Se solo si potesse tornare indietro...

Oggi è il giorno degli innamorati e avremmo dovuto passarlo insieme. Ricordo ogni singolo progetto che Hanamichi aveva fatto per questa giornata. Alcuni - la maggior parte - schifosamente romantici, altri all'insegna del divertimento; ma il mio preferito era quello che contemplava me e lui a casa sua sdraiati su un tappeto senza fare assolutamente nulla, solo abbracciarsi e baciarsi per tutto il giorno; ma non succederà, io ho rovinato tutto, non sono più in grado di stargli accanto: ho il terrore del male che potrei nuovamente fargli.

Ho sempre creduto, ho sempre saputo, di avere un auto controllo al limite dell'impossibile, nulla mi faceva infuriare o esplodere dalla gioia, tanto che nel migliore dei casi venivo definito arrogante, ma... quando ho avuto quella pelle di seta, calda e cedevole sotto il mio tocco, il mio proverbiale auto controllo è evaporato lasciando al suo posto una belva fatta d'istinti e desideri.

Quando finisco di vestirmi cerco di evitare la mia figura riflessa nello specchio, non potrei sopportare di vedermi vestito in questo modo. Natsuko è già pronta con le armi in mano; spazzola e lacca su tutto, poi verrà il turno del trucco ed allora non oso immaginare come concerà la mia faccia.
Le porte scorrevoli sono aperte e sento il rumore della canna di bambù battere ritmicamente sulla roccia svuotandosi nel laghetto artificiale, venendo di nuovo colmata d'acqua, in un circolo senza fine, fatto di suoni ipnotici che mi cullano, avvolgendomi, facendomi sprofondare in uno stato di profondo dormi veglia.

Gocce d'acqua che rimbalzando sulla roccia cadono tra i sottili fili d'erba del giardino ed iniziano un lento cammino, guadagnando, centimetro dopo centimetro, il loro obiettivo: me. Un fiume fatto di lacrime d'acqua che si avvolge attorno al mio corpo come un serpente che stritola la sua vittima nella sua morsa. Liquido più caldo della lava incandescente che brucia i vestiti e ustiona la mia pelle. Tento di sfuggirgli, ma sono tentativi vani perché più mi divincolo e più la stretta si fa ferrea attorno al mio corpo; sento le ossa scricchiolare e un odore di carne bruciata mi riempie le narici. Urlo, dal dolore, dalla disperazione, ma dalla mia gola non esce che un fievole rantolo.

Alla fine mi abbandono alla mia sorte, comprendendo che non sono in grado di sfuggire a questa tortura, quando davanti ai miei occhi l'acqua si deforma creando i lineamenti di un volto che è diventato la mia ragione d'essere.

"Hana..." è un sussurro rauco, distorto, quello che le mie corde vocali riescono ad emettere.

Lui mi sorride, ma è un sorriso amaro quello che mi rivolge "Come, kitsune, già ti arrendi? Allora il tuo grande amore era solo finzione, vero?" no, non è vero! vorrei urlarlo, ma è inutile, come se tutta la mia voce l'avessi usata per sussurrare il suo nome.

Gli occhi di Hanamichi si fanno duri, pieni di furia "Non meriti altro che odio e disprezzo" mi posa una mano sul cuore con tocco lieve, ma il suo calore è ustionante, e la mia carne brucia all'istante.

"Kaede, ma che cavolo fai?!"

Sbatto le palpebre alcune volte prima di rendermi conto della realtà che mi circonda: niente acqua che ustiona, i miei abiti sono integri, niente Hanamichi che mi parla come se mi odiasse e poi Natsuko davanti a me che mi guarda infuriata.

"Guarda che disastro, ora dovrò ricominciare da capo!"

Sono ancora troppo sconvolto e così mi limito a rimettermi nelle mani di mia sorella. Mentre sognavo una parte di me sapeva di star dormendo eppure non riuscivo e sottrarmi a quella tortura. Ma ciò che non capisco è perché abbia sognato Hanamichi. Il mio Hana con quella voce disperata e poi piena d'odio. Ma perché dovrebbe odiarmi? Odiarmi con tanta e tale forza. Non che non sappia davvero il motivo; anzi, sono proprio io la causa scatenante di quel sentimento, ma lui è assolutamente incapace di mantenere troppo a lungo un segreto e se mi odiasse o disprezzasse per ciò che gli ho fatto sicuramente me lo avrebbe detto.

"Et voilà!" mia sorella ha uno sguardo che non mi piace per niente, quindi afferro uno specchio ed è solo per un miracolo che questo non mi sfugge dalle mani frantumandosi in mille pezzi "Sei bellissimo Kaede... sono sicura che vincerò!"

"Tu... tu che non vuoi che io vada in giro così, vero?!" per la prima volta in vita mia ho assunto una nota assolutamente implorante.

Natsuko mi guarda con una strana luce negli occhi "Assolutamente sì, fratellino" e si alza per andare a prepararsi anche lei, perché, come mi fa gentilmente notare, fra dieci minuti dovremo uscire di casa visto che siamo in ritardo grazie a me.

Con un sospiro mi alzo e chiudo i pannelli scorrevoli, non prima di esser rimasto a fissare il piccolo laghetto dove la canna di bambù continua a ricadere sulla roccia. Mi poso una mano sul cuore e mi basta chiudere gli occhi per sentire di nuovo il suo calore che mi brucia le pelle.

Quando sento mia sorella fare ritorno esco dal mio stato di torpore e la raggiungo all'ingresso dove so già che mi aspettano gli ultimi accessori che completeranno questo assurdo costume. Quando sono, a suo dire, assolutamente perfetto io vorrei scavarmi una fossa e non uscirne mai più.

Apro la porta e a meno di due metri da me c'è Hanamichi con una faccia che è passata dal vagamente triste e preoccupata alla sorpresa sino a completare il tutto con un'espressione adorante. So bene cos'è che gli ha fatto assumere quello sguardo: il suo ragazzo con un paio di stivaletti a punta col tacco a spillo rossi di broccato, un completo di seta broccata rosso vino - con vaghi riflessi neri - dalla giacca a tre quarti con polsini rivoltati e chiusi da gemelli di onice, sotto cui c'è una camicia di pizzo bianco col colletto alto chiuso da un morbido fiocco, e dalle maniche con l'orlo a fazzoletto che mi coprono tutte le dita. Il viso è una maschera bianca dove risaltano i miei occhi, le labbra dipinte di nero e le tre lacrime nere che brillano sotto l'occhio sinistro. All'orecchio mi ha fatto mettere un orecchino a pendaglio che termina in un'onice dal taglio a goccia; infine in testa mi ha piazzato un cilindro della stessa stoffa dell'abito e degli stivaletti, con una veletta nera.

"Che ci fai qui, do'hao?" perché lo tratto in modo così orribile? Sembra quasi d'esser tornati ai giorni in cui ci odiavamo davvero.

I suoi occhi si fanno tristi, ma la sua voce è allegra quando mi risponde: "Mi ha invitato Natsuko e non ho saputo dire di no alla possibilità di vederti di nuovo nelle vesti di Asada Koori"

Per fortuna sono già bianco, così non si nota come io sia impallidito alle sue parole.

"Vogliamo andare? Siamo già in ritardo!" Natsuko mi riporta alla realtà e ci avviamo verso il teatro dove si svolgerà la competizione per matti e relative vittime.



Qui davanti c'è una marea di gente, possibile che esistano tanti pazzi al mondo che vogliano partecipare ad uno stupido concorso come questo?

Mi avvicino di più ad Hanamichi per poggiarmi a lui. Mi ha aiutato per tutta la strada a non rovinare a terra. Chiunque abbia inventato i tacchi dovrebbe essere messo al rogo!

Le gente attorno a noi mi fissa quasi fossi un alieno. Di certo nessuno è vestito normalmente, ma io sono decisamente il più strano. Mi chiedo se i nostri genitori sentirebbero molto la mancanza di Natsuko a causa della sua prematura scomparsa...

"Ecco qua!" quasi mi sfonda la schiena appiccicandomi una adesivo "Numero dodici, ora dobbiamo andare dietro le quinte. Sakuragi, tu va pure a cercarti un posto in platea"

Ed ecco che anche il mio ragazzo mi abbandona al mio triste destino... sob! Già mi immagino avvinghiato alle sue caviglie, pregandolo di non lasciarmi solo quando mia sorella mi trascina via, ed io non posso far altro che chiedermi quale razza di sanguinario, colpevole di chissà quali genocidi io sia stato nella mie vite precedenti da meritarmi tutto questo.

Dietro le quinte sembra di star assistendo ad una rappresentazione messa su da psicotici con chiare tendenze isteriche e maniacali; e anche se sembra impossibile credo che mia sorella sia una delle persone più normali al mondo paragonate a loro. Finalmente uno dei responsabili di scena fa suonare un fischietto, attirando l'attenzione di tutti. Spiega come si svolgerà la sfilata, raccomanda a tutti di fare attenzione e di aiutare nella riuscita dello spettacolo ed infine augura a tutti buona fortuna, facendo ripiombare la stanza nel suo caos pre-discorso.

Natsuko è assolutamente tranquilla; legge un libro lei! Io invece sono costretto ad esercitarmi a camminare con queste trappole infernali che qualcuno ha il coraggio di chiamare scarpe! Troppo preso dal mio passeggiare su e giù non mi sono accorto dell'inizio della sfilata ed è solo quando la mia futura fu sorella mi chiama per rifinire un po' il trucco mi rendo conto che tra poco toccherà a me. Sarò da solo su un palcoscenico. Per quanto sia abituato ad essere sempre al centro dell'attenzione durante le partite so che questa non è la stessa cosa.

La matta mi mette qualcosa in mano, scrutandomi in viso "Sicuro di ricordare tutto?"
"Certo!" lo ringhio a denti stretti stringendo l'oggetto fra le mani.

"Numero dodici! In scena!"

Mi alzo in piedi e mia sorella mi dà una pacca sul sedere sussurrandomi fatti valere; ma io non l'ascolto più, totalmente concentrato sul mio ruolo.

Il palcoscenico è buio, la musica di sottofondo è il cupo suono di una melodia gregoriana. Cammino sul parquet, il suono dei tacchi udibile solo alle mie orecchie, una pallida luce bianca che ad ogni passo dovrà rischiararmi un po' di più per poi illuminarmi un solo istante quando sarò al centro e la luce bianca sarà sostituita da una dalla strana tonalità oro.

La mia mano è stretta attorno all'elsa di un pugnale dalla fattura antica, il dito indice sfiora la lama con reverenza. Mi fermo e mi volto verso quel pubblico di cui sento la presenza ma che non mi è dato vedere. Mi chiedo dove Hanamichi sia seduto e cosa ne pensi di tutto questo.

Mi lascio cadere in ginocchio, come se un enorme peso gravasse sulle spalle. Fisso per interminabili secondi una piccola scheggiatura nel parquet, poi con un gesto lento e misurato che ho dovuto provare centinaia di volte in questi due giorni mi tolgo il cilindro poggiandolo al mio fianco. La musica si abbassa sino a divenire un suono simile a quelle d'un cuore in tumulto. Faccio un profondo respiro, alzo il pugnale in aria e con unico movimento lo conficco nel legno.

Con mio estremo piacere sento un sussulto attraversare il pubblico.

Sfioro l'aria vicino la lama, lì dove è piantata, per poi fissare le mie dita con sguardo vacuo, incredulo ma lucido come mi ha ripetuto sino alla nausea mia sorella. Le devo immaginare macchiate di sangue. Il sangue della persona che amo e che ho dovuto uccidere. Inclino un poco il volto, fissando il punto in cui si dovrebbe trovare la testa e con una mano accarezzo i suoi capelli e la sua guancia; per un momento ho la visione del mio Hanamichi e ritraggo la mano, spaventato.

"Mi... mi dispiace..." mormoro con voce rotta da quelle che dovrebbero essere lacrime da palcoscenico, ma all'improvviso mi trovo con gli occhi colmi di lacrime vere e per non farle scendere rivolgo il viso verso l'alto, stringendo con forza le palpebre "Non volevo... è stato un incidente... non volevo..." la mia voce sembra quella di un bambino che ha appena rotto, senza volerlo, il suo giocattolo preferito. Piano piano mi sdraio su un fianco, le braccia piegate sotto la testa, chiudo gli occhi e sorrido "Ma non preoccuparti, non ti lascio solo... ora me ne sto qui, buono buono, e fra poco vengo da te..."

La luce poco a poco scompare, lasciando il palcoscenico nell'oscurità e prego che qualcuno al più presto inizi ad applaudire altrimenti non potrò alzarmi, farei troppo rumore coi tacchi a spillo e rovinerei ciò che ho fatto sinora. All'improvviso un singolo battito di mani risuona nell'aria e nel giro di pochi istanti l'intero teatro rimbomba di applausi. Estraggo il pugnale, raccolgo il cilindro, e in tutta fretta, cercando di non uccidermi sopra questi trampoli torno dietro le quinte dove sento, più che vedere, mia sorella litigare con un responsabile per il danno che avrei procurato al palco.
Ma quanto la fa lunga, neanche fosse qualcosa di irreparabile!

Mi siedo e sto quasi per addormentarmi quando vengo stretto in una morsa mortale. Socchiudo un occhio e vedo mia sorella in estasi "Fratellino, sei stato sublime! Oohhh... ma perché non ho portato la telecamera? Sono sicura che alla mamma sarebbe piaciuto tanto poterti vedere"
Non credo, se subito dopo avesse dovuto partecipare al tuo funerale!

Uno dopo l'altro anche tutti gli altri concorrenti si esibiscono, avrei tanto voluto trovare un angolino tranquillo tutto per me, ma naturalmente Miss Dittatrice non era affatto d'accordo.

Alla fine coloro che si sono esibiti vengono messi in fila sul palco, ognuno affiancato dal realizzatore del proprio costume. In queste ore, ascoltando frammenti di discorsi qua e là, ho scoperto di non essere stato l'unico ad essere stato costretto a partecipare a questa ridicola pagliacciata.

Il terzo e il secondo posto sono già stati assegnati. Il terzo ad un ragazzo che ha recitato un brano dal Romeo and Juliet di Shakespeare; ed il secondo ad una ragazza che dopo alcuni passi di una danza tradizionale ha recitato alcuni haiku sull'amore, la fedeltà e la lealtà.

Natsuko è strasicura di vincere, non fosse altro per lo splendido costume che ha confezionato. Ovviamente io non avrei alcun merito...

Una ragazza, che sembra sia vittima di una paresi facciale tanto è fisso il suo sorriso, porta al presentatore una busta col nome del vincitore mentre tiene in mano una statuetta di cristallo che sarà il premio per il concorrente al primo posto, assieme ad una piccola cifra in denaro. Da qualche parte iniziano a rullare i tamburi, ed io mi chiedo per quanto ancora durerà questo tormento.



Usciamo dal teatro con mia sorella praticamente avvinghiata sul mio ragazzo, in lacrime, mentre Sendoh ci segue con quel suo perenne sorriso che mi dà decisamente ai nervi. L'ho sempre detto io che non c'è limite al peggio.

Non solo Natsuko non ha vinto - e chissà come mai la colpa è tutta mia - ma quando Hanamichi ci è venuto incontro all'uscita era affiancato dal porcospino. Ha detto di aver visto Sakuragi seduto tutto solo in platea e di esserglisi avvicinato proponendogli di assistere insieme allo spettacolo. Tsè... so io quanto avrà visto dello spettacolo, quello! Niente, nothing, rien, nada!!

Naturalmente dobbiamo sederci ad un tavolino appartato del locale, dove siamo entrati per far calmare mia sorella... tsk, donne! Quattro lacrime e trasformerebbero anche il più pericoloso criminale del paese in un mansueto agnellino pronto a qualsiasi cosa per loro!

"Gra... grazie ragazzi... ora mi sento un po' meglio..." si asciuga gli occhi e sorride ai due che le sono a fianco. Bene, ora potremo andarcene!

"Tieni, ordina quello che vuoi, offro io" nooooooo!!! Hanamichi, razza di do'hao con laurea honoris causa, cosa diamine stai facendo?? Io voglio andarmene di qui, voglio che Sendoh ti levi gli occhi di dosso, voglio rinchiudere mia sorella da qualche parte così che non rompa più e, soprattutto, voglio passare il resto di questa schifosissima giornata al calduccio sotto le coperte. E poi... da quand'è che offre lui? Lui che ha le mani bucate e riuscirebbe a dilapidare un patrimonio in meno di una giornata.

Se scoppiassi a piangere, otterrei anch'io gli stessi risultati?

"Ciao ragazzi, che ci fate qui?" oh, dio no, ti prego... tutto ma non lei... "Hana-chan, tesoro, potevi dirmelo che venivate, avrei fatto trovare a Kaede il suo dolce preferito" oddio, lo so, ora Hanamichi...

"Rukawa è tornato a casa!" tutti gli occhi sono puntati su di me, compresi quelli della madre del mio ragazzo che mi guarda incuriosita "Doveva... ehm... finire i compiti d'inglese!"

"Ooohhh..." tipica espressione affranta dei Sakuragi... "E tu chi sei?" ...seguita dalla ripresa più veloce della terra.

"Mi chiamo Asada Koori, sono..." e ora cosa le racconto? Lei conosce praticamente tutti gli amici del do'hao. Sposto lo sguardo sul mio ragazzo, su mia sorella e persino sul mio odiato nemico in cerca di un disperato aiuto, ma loro non fanno altro che limitarsi a sorridere. Infami! "...sono un compagno di squadra di Sendoh" e sfodero il mio più luminoso sorriso.

"Piacere Asada, io sono Sakuragi Aiko" mi tende la mano sorridendomi in quel modo dolce e pieno di calore che ha avuto la prima volta in cui ci siamo incontrati. Mi dispiace mentirle, ma non posso dirle chi sono, altrimenti lei e mia sorella s'ingegnerebbero assieme per creare nuovi ed assurdi costumi.
Prende le nostre ordinazioni e torna dietro il bancone.

"Asada Koori?" figurarsi se Sendoh non si faceva gli affari suoi!

"Ooh, dovevi esserci quel giorno, Akira!" e così mia sorella si lancia nel resoconto di quell'infernale giornata. Chissà come mai non mi ha sorpreso minimamente scoprire che quando Natsuko frequentava il Ryonan una sua compagna di squadra era la sorella del porcospino e che nel giro di due giorni sono diventati ottimi amici.

"Dev'essere stato qualcosa da ai confini della realtà. Mi piacerebbe vederti atteggiare in quel modo... Koori" fa allusivo, ma io gli lancio un'occhiata glaciale che ovviamente non produce alcun effetto. Incrocio le braccia sul petto e accavallo le gambe.

"Sì, dai, Koori!" spalanco gli occhi, non posso impedirmelo! Tu quoque Hanamichi? "Daaaiiii... eri così carino!" mi fa con occhioni sbrilluccicanti.

"Non mi sembravi della stessa idea quel giorno..." dico glaciale.
"Ma da allora sono cambiate un paio di cosette, no?" dice strizzandomi un occhio ed io ringrazio una volta di più il trucco da cadavere che ho in faccia.

Perché continua a nominare quel giorno? Possibile che non si renda conto di ciò che è successo? Non può essere davvero così ingenuo! Dovrebbe odiarmi, dovrebbe lasciarmi! Però... so che non glielo permetterei. Nonostante sappia che sarebbe meglio per entrambi, specialmente per lui, non sarei in grado di lasciargli vivere una vita senza di me. Una vita in cui io non sia al suo fianco per godere dei suoi sorrisi, disperare delle sue lacrime e sorridere delle sue uscite di presunto genio. Io voglio rimanere al suo fianco sino a quando avrò la forza di respirare, io... io non voglio che lui mi lasci! Voglio trascorrere il resto della mia vita insieme a lui.

Alzo la veletta e poggio il cilindro con delicatezza sul tavolo. Graffio con una delle unghie finte dipinte di nero la stoffa del cappello e con un sospiro mi sposto sulla sedia alla destra di Hanamichi. Questi tre sono totalmente assorbiti dalla loro conversazione.

"Hana-chaaaannn!!" mi aggrappo al suo braccio come ho fatto quel giorno, e lo guardo con espressione adorante. Mi sono reso conto che se non voglio che mi abbandoni devo cercare di tornare ad essere come prima di quella notte, a dispetto di quanto questo potrà farmi male "Vero che mi dai un pezzettino del tuo dolceee?" e gli mordicchio un lobo mentre Natsuko mi guarda divertita e Sendoh ha gli occhi fuori dalle orbite. Devo ammettere che dev'essere un po' strano osservare il glaciale Rukawa Kaede trasformarsi nell'appassionato Asada Koori.

"Ehi, tu!" il rumore di tazze e piattini tintinnanti attira la nostra attenzione "Togli subito le tue zampacce di dosso al mio bambino! Lui è già impegnato!"

"No, mamma, aspetta..."
"E tu..." gli punta il dito contro "...non pensi al povero Kaede a casa tutto solo sui libri? Ti ha lasciato in compagnia di alcuni amici, fidandosi di te e tu lo ripaghi in questa maniera?" si asciuga una lacrima all'angolo dell'occhio "Io... credevo di averti educato bene..."

"La... la prego, signora..."
"Tu! Infido serpente!" mi rivolge uno sguardo di fuoco "Rovina famiglie, il mio Hanamichi e Kaede si amano veramente e non saranno i tuoi ridicoli tentativi di seduzione che lo faranno cedere, sono stata chiara?!"

E' così decisa, impettita come un generale in battaglia che se non ne andasse della mia reputazione probabilmente scoppierei a ridere per poi raccontarle ogni cosa; ma non lo faccio e alzandomi in piedi la guardo negli occhi con espressione seria "Signora, le assicuro che conosco bene ciò che lega Hanamichi a Rukawa e so che nessuno, mai, potrà mai distruggere il loro legame" se non io stesso col mio comportamento "Il mio è solo un gioco, glielo posso garantire, perché..." e qui devo dare il meglio di me come attore. Mi getto praticamente in braccio a Sendoh, sedendomi sulle sue ginocchia, circondandogli il collo con le braccia "...il mio cuore è tutto tutto per il mio Aki-chan!" dico con quella voce in falsetto che sembra riuscirmi sempre così bene.

Aiko ci fissa dubbiosa "E' vero, Akira?"
Un mio pizzico lo avverte di stare al gioco e lui annuisce.

"Ooh!" la madre di Hanamichi prende le mani del mio presunto ragazzo tra le sue guardandolo con occhi scintillanti "Allora hai smesso di sbavare dietro il mio Hana? Oh, come sono contenta! Questo avvenimento va assolutamente festeggiato! Torno subito!" e se ne va lasciandoci tutti sbigottiti.

Lentamente i clienti tornano alle conversazioni che stavano avendo prima di poter assistere al nostro spettacolino gratuito.

"Quando sei Koori non sei mai mio..." borbotta Hanamichi alle mie spalle ed ho l'impressione che volesse continuare la frase. Mi alzo per sedermi accanto a lui per prendergli una mano ma lui si ritrae di scatto.

"Vieni, kitsune, andiamo" si alza infilandosi il cappotto, dirigendosi verso l'uscita ignorando i saluti dei due camerieri del locale.

Guardo mia sorella sperduto, so che devo seguirlo eppure non mi muovo di qui. Natsuko prende il cilindro e poggiandomelo obliquamente sulla testa mi copre il volto con la veletta "Seguilo e vedi di risolvere il casino che hai combinato. Qualunque esso sia"

Guardo Hanamichi fuori dal locale infilarsi i guanti di pelle marroni, la schiena eretta ma le spalle incurvate. Forza e fragilità. Mi alzo e col mio portamento più elegante attraverso la sala ed uscendo poso una mano sul suo braccio delicatamente. Si volta e posso scorgere nel suo sguardo amore e dolore nella stessa misura.



Entriamo in casa sua e sono costretto a chiedergli di aiutarmi a togliermi le scarpe. La chiusura è formata da bottoncini tondi che mia sorella ha fatto passare attraverso l'asola con uno strano strumento e che ora non sarei in grado di riaprire a causa delle unghie lunghe.

Ci sediamo in soggiorno, io sul divano e lui su una poltrona lontano da me. Il silenzio ci avvolge come una coperta di lana grezza - calda ma scomoda - in questo pomeriggio che era stato progettato in ben altro modo.

Hanamichi è seduto sul bordo della poltrona, le mani intrecciate e sembra che al momento il suo sguardo sia perso sull'intreccio del tappeto. Sospira, un sospiro spezzato, ma ancora non mi guarda in volto "Tutto ciò che volevi era scoparmi?"

Sgrano gli occhi al sentire queste parole. Cosa sta dicendo?!

"No, perché questa è l'unica ragione che io sia riuscito a darmi per il tuo comportamento da quel giorno ad oggi. Vedi..." fa una pausa, come se non volesse dire le parole che premono dentro di lui "...quando si è sparsa la voce che stavamo insieme un sacco di ragazzi sono venuti da me e l'epiteto più gentile con cui si sono rivolti nei tuoi confronti è stato puttana" mi guarda in faccia, ma non negli occhi, un sorriso triste sulle labbra "Riesci ad immaginare quello che mi hanno raccontato?"

Annuisco, sapendo bene quali storie possano avergli riferito. Che sono solo un bel ragazzo il cui scopo è portarsi a letto quanti più ragazzi gli è possibile. Ma scommetto che nessuno di loro ha detto di quanto quel tipo di accordo stesse bene anche alla povera vittima sacrificale sull'altare della mia lussuria.

Apro bocca per parlare ma lui mi precede "Non mi interessa sapere quanto esse possano essere veritiere, anche se sappiamo entrambi che almeno in parte lo sono. Io voglio solo... voglio solo sapere se anch'io rientro in una di queste storie"

Non so cosa dirgli, lo fisso con un'espressione che deve essere decisamente stupida e alla fine, per quanto sciocca, l'unica frase che mi viene in mente è: "Tu per me sei importante"

Annuisce sorridendo dolcemente "Anche tu per me, ma allora... perché mi ignori? Ogni volta che mi avvicino tu ti allontani; non usciamo più, non giochiamo, non facciamo nulla..." arrossisce "...non ci baciamo più e... tranne quell'unica volta non abbiamo neanche più fatto l'amore. Cosa succede, Kaede? Tu... tu mi manchi..."

Ha pensato che volessi solamente scoparmelo e poi scaricarlo...
Ero tanto preso da me stesso e dai miei problemi da aver permesso ad Hanamichi di pensare questo. E come deve essersi sentito quando, giorno dopo giorno, i suoi sospetti trovavano conferma nel mio comportamento? Ero talmente attento a non concedermi la minima possibilità di ferirlo da averlo fatto comunque con effetti ben più devastanti.

Mi alzo e mi avvicino inginocchiandomi fra le sue gambe, guardandolo dal basso verso l'alto "Io non riesco a dimenticare..." mormoro con un soffio "...quella notte ti ho violentato..." gli poso le mie dita sulle labbra "...e non importa cosa tu possa dire, io non cambierò mai idea..."

Annuisce con fare gravoso e lo vedo riflettere sulle mie parole "Allora fa che questa sia quella notte. Cancelliamo quella notte con questa" mi posa le mani ai lati del collo "Vuoi fare l'amore con me?" sussurra dolcemente, usando le stesse parole di quella sera, ma io mi ritraggo spaventato.

"Non posso" sussurro col cuore pesante "Potrei... potrei di nuovo perdere il controllo, farti del male... e non voglio..."

Hanamichi si inginocchia davanti a me, occhi disperati "Kaede, non capisci che perdere il controllo è la cosa più bella che ti possa capitare? In quel momento tutte le emozioni, i sentimenti, la passione fluisce libera senza alcun ostacolo. Quella notte, quando sei entrato dentro di me con forza le lacrime che ho versato non sono state solo di dolore. Finalmente ti appartenevo veramente e tu appartenevi a me. Ti prego..." allunga una mano per sfiorare la mia "...permettimi di essere nuovamente tuo, ti prego..."

I suoi occhi sono lucidi ed imploranti ed io non so cosa fare. Se davvero accadesse ciò che più temo cosa farei? Io voglio... voglio davvero togliergli ogni dubbio sul fatto che lui non è e non sarà mai solo qualcuno con cui sono stato per portarmelo a letto, ma non credo che fare l'amore con lui adesso sia il giusto modo per dimostrarglielo.

"Perché hai così tanta paura? A me del dolore non importa nulla, sei solo tu che te ne preoccupi!" il silenzio ritorna come se non se ne fosse mai andato e dopo alcuni minuti si allontana da me sedendosi, ginocchia al petto, in un angolo del divano. Sprofonda il volto in quell'incavo angusto ed è solo con fatica che riesco a sentire le sue parole.

"E' meglio se te ne vai, Kaede. Se per te è davvero così difficile lasciarti andare con me, allora preferisco che tu mi stia lontano"

Impiego qualche istante nel capire il significato di quella frase "Mi... mi stai lasciando, Hana?" non puoi farlo! cos'ho combinato? Nel patetico tentativo di risolvere le cose le ho peggiorate sino al loro limite estremo. Mi siedo accanto a lui, le mani tremanti "Non farlo... io ti amo"

Gira il volto, poggiando la guancia su un ginocchio, fissandomi con occhi colmi di lacrime che non è più in grado di trattenere e che gli rigano le guance "Ed è perché mi ami che hai così tanta paura di toccarmi? Il tuo non è solo il timore di potermi fare del male, è soprattutto il terrore che provi tu nel lasciarti troppo andare. Riconosco i sintomi... anche mio padre era così..." sorride tristemente "Probabilmente prima di quella notte pensavi di poter tenere a freno le tue emozioni come hai sempre fatto ma non è stato così, ed ora tremi al solo pensiero di viverle nuovamente" si asciuga gli occhi con una mano "Io ci ho provato, Kaede, sul serio, ho tentato di fartelo dire, ma... ci sono cose in cui persino un tensai fallisce..."

"Dammi un'altra possibilità..." non sono sicuro che ciò che ha detto sia vero, ma qualcosa dentro di me ha riconosciuto una parte di quelle parole come vere.

Scuote la testa "Non..." non lo faccio finire di parlare, mi basta sporgermi di poco per baciarlo, posargli una mano sulla nuca per impedirgli di allontanarsi. Le sue labbra sono morbide, ma il loro sapore non è più quello del dolce miele, è quello salato delle lacrime che ha versato per causa mia. Cerco un varco per invadere la sua bocca con la mia lingua e dopo un istante appena di protesta si lascia andare, portando i piedi a terra e poggiandosi contro di me.

Purtroppo alla fine dobbiamo separarci e Hanamichi nasconde il suo volto nell'incavo fra la mia spalla e il collo "Non farlo, Kaede..." il suo sussurro mi sfiora la pelle facendomi venire i brividi "...non farlo se non sei pronto ad accettare tutto ciò che ne conseguirà..."

Non sono mai stato più sicuro di qualcosa in vita mia. Mi alzo in piedi e tirandolo per sole due dita, mignolo e anulare, lo conduco verso la sua stanza sorridendogli. La camera è immersa nella luce del tramonto e mi appoggio contro la porta chiusa osservandolo mentre mi dà le spalle.

Lo osservo starsene immobile stagliato contro questa luce così particolare da creare una specie d'aura intorno al suo corpo. Mi muovo con cautela, raggiungendolo, portandomi davanti a lui e posandogli la testa sul petto posso ascoltare il battito accelerato del suo cuore. Sollevo piano il volto, mi sporgo per dargli un bacio al lato della bocca e lo spingo piano sino a farlo sedere sul letto all'occidentale. Gli tolgo il morbido maglione di lana bianca e dopo essermi inginocchiato fra le sue gambe inizio ad aprire lentamente i bottoni della camicia. La sfilo da dentro i pantaloni e ne allargo i lembi sino a scoprirgli le spalle. Gli prendo una mano ed uno ad uno ne bacio le dita, poi apro il bottone del polsino e ripeto gli stessi gesti con l'altra mano.

"Ti prometto... ti giuro che non farò nulla che tu non voglia..."

I suoi occhi, sino a questo momento privi della loro calda luce ricominciano a risplendere. Mi passa le dita fra i capelli e con un dito sfiora le lacrime dipinte sul mio volto "Spogliati..." sussurra piano ed io annuisco.

Mi tolgo i gemelli dai polsini della giacca, poggiandoli sul comodino; con un po' di fatica riesco ad aprirne i bottoni e la lascio scivolare lungo le mie braccia sino a poggiarsi sul pavimento e sulle mie gambe. Sciolgo il fiocco del foulard di seta bianca ricamata e prendendolo per i due estremi mi avvicino a lui mettendoglielo intorno al collo. Uno ad uno apro i piccoli bottoni di madreperla, mi tolgo la camicia e la lascio cadere a lato. Mi alzo in piedi, apro la lampo posto sul fianco e mi spoglio anche dei pantaloni, ormai trasformati in un mucchietto di stoffa rossa lì sul pavimento. Le uniche cose che oramai mi sono rimaste addosso sono le calze di pizzo avorio - di cui provvedo a disfarmi nel giro di un secondo - e gli slip, di seta, neri.

Allunga una mano verso di me, il palmo rivolto verso l'alto, ed io l'afferro come un naufrago alla deriva. Mi fa sedere accanto a sé e poggia la testa sulla mia spalla. Gli circondo la schiena con le mie braccia e rimaniamo in silenzio; il suo fiato che accarezza la pelle del mio collo.

Gli passo una mano fra i capelli, raggiungendo la nuca, le mie dita gli sfiorano la linea della mascella e prendendolo per il mento gli faccio rialzare il viso. Gli sorrido dolcemente, gli sfioro le labbra con le mie per poi scendere lentamente, sfiorando con la punta della lingua la pelle morbida del collo. Mi stacco solo di qualche centimetro e con un'unghia traccio i contorni dell'aureola di un suo capezzolo. Un lievissimo gemito di dolore da parte di Hanamichi mi autorizza a continuare e sorridendo scendo a catturarne uno tra le mie labbra mentre l'altro viene pizzicato, accarezzato e graffiato.

Scendo sempre più in basso sino a quando il mio mento non incontra la stoffa ruvida dei jeans celesti che indossa. Slaccio il bottone e a fatica apro la chiusura lampo. Lo guardo negli occhi, occhi brillanti, e gli sussurro di alzarsi. Hanamichi esegue il mio ordine, lo spoglio dei pantaloni e dei boxer nello stesso istante. Prima da uno e poi dall'altro piede gli sfilo gli indumenti; ed ora, dal basso, posso osservare il suo splendido corpo illuminato dalla luce del crepuscolo.

Mi abbasso ancora di più e con le labbra gli bacio il dorso del piede, mentre con una mano gli sfioro la caviglia dell'altra gamba.

Risalgo lentamente con le labbra e con le dita le sue lunghe gambe sino a posare entrambe le mani sul suo fondoschiena e la bocca sul suo membro semi eretto. Lo lecco per tutta la lunghezza, beandomi dei rochi gemiti spezzati di Hanamichi, prima di prenderlo in bocca e sentire la casa risuonare dell'eco del gemito di piacere del mio ragazzo che ha stretto fra le sue mani ciocche dei miei capelli, strattonandoli quasi.

"Ka... Kaede..." sussurra con voce impastata dal piacere.

A malincuore mi stacco da lui quando lo sento vicino all'orgasmo e ignorando le sue fioche proteste lo faccio stendere sul materasso. Mi fermo a contemplare il suo corpo abbronzato, i capelli sparsi sul cuscino, gli occhi socchiusi e velati dal piacere, una mano poggiata sul cuscino accanto al viso e l'altra adagiata sul ventre; attorno ad un capezzolo si possono ancora notare i segni rossi lasciati dai miei denti, il membro eretto lucido della mia saliva.

Mi tolgo anche gli slip, gettandoli in un angolo della stanza e mi siedo sulla sponda del letto, posando le mani ai lati del suo torace e guardandolo negli occhi. Alza un poco le palpebre e mi sorride, allungando una mano me la poggia dietro la testa e mi attira verso di sé per baciarmi. Gli lascio il comando di questo bacio, i suoi denti che mi mordicchiano il labbro inferiore e poi la sua lingua che invade la mia bocca. Sento le sue mani sfiorare il mio corpo, tenendosi però ben lontano da qualsiasi zona che potrebbe aumentare il mio piacere.

Piega una gamba mentre una mia mano lo sfiora dal torace, giù verso il fianco, l'anca, i muscoli posteriori della coscia e infine le mie dita si insinuano nell'incavo del ginocchio, facendogli il solletico. Interrompe il nostro bacio per scoppiare a ridere e cerca di sottrarsi al mio tocco. Gli concedo quest'illusione, tolgo la mano da lì, ma la riposo sul suo stomaco facendo risuonare di nuovo la stanza della sua risata argentina.

"Ru... Ru, basta... ti prego..." pronuncia tra una risata e l'altra, tirandosi a sedere sul letto e guardandomi con sguardo offeso.

Mi sposta alcune ciocche che mi sono cadute davanti gli occhi e mi sorride, sebbene in modo strano "Sai..." sussurra, fissando il trucco del mio viso "Queste lacrime mi rendono inquieto... mi danno l'impressione che in realtà tu non voglia nulla di ciò che sta accadendo e che quindi il tuo cuore pianga queste lacrime di sangue nero..." abbassa lo sguardo e arrossisce.

Scuoto la testa mormorando un "Do'hao" a fior di labbra che ha il potere di riscuoterlo dal suo stato.
Mi guarda con occhi fiammeggianti e si scaglia contro di me facendoci rovinare a terra "Baka... io cerco d'essere serio e tu insulti il tensai?! Kitsune, stai sfidando la mia pazienza" mi urla quasi arrabbiato.

"Ah, sì?" gli sorrido malizioso, stendendo le braccia sul pavimento ai miei lati e allargando le gambe gliene allaccio una intorno alla vita "Beh, se vuoi... ti concedo di sfogarti..." sussurro muovendo il bacino spiegandogli in che modo potrebbe sfogarsi. Non che sia davvero pronto a divenire quello passivo, è solo un modo per stuzzicarlo ancora un po' e difatti Hanamichi ci casca con tutte le scarpe perché sbianca, prima di diventare più rosso dei suoi capelli e si allontana da me, andandosi a rifugiare sul letto.

Lo raggiungo, sfiorandogli con dolcezza il viso e sorridendogli "Queste lacrime sono solo una maschera, lo sai. In realtà non c'è nulla che io desideri di più al mondo che sentirti totalmente mio"
Il mio Hana mi sorride a sua volta, sporgendosi verso di me "Voglio fare l'amore con te..."

Catturandogli le labbra in un bacio che non ha niente della dolcezza di quelli che l'hanno preceduto lo faccio distendere, una mia gamba fra le sue e una mano ha cominciato a masturbarlo lentamente. Con un'unghia gli graffio lievemente la punta del membro e sento il suo corpo sotto il mio sussultare di dolore frammisto a piacere.

Scendo lungo il collo e comincio a succhiargli la pelle mentre la mia mano abbandona la sua erezione per scendere più in basso. Con un dito massaggio delicatamente il suo ano e lo sento protestare di lieve fastidio quando lo penetro. Continuo il mio massaggio aggiungendo al primo un secondo dito. Questa volta cerca di opporre resistenza, ma catturo le sue labbra cercando di alleviare almeno un poco il suo fastidio. Quando lo reputo pronto tento di aggiungere un terzo dito e questa volta il suo è un gemito di dolore. Continuo a muovere piano le dita, cercando di attenuare il suo dolore e mormorando parole di scusa al suo orecchio.

"Piantala di scusarti, kitsune!" il suo è un piccolo ringhio nel quale mi sembra di avvertire anche frustrazione "Datti da fare... o è tutto qui quello che sai fare?" me lo sibila, fissandomi negli occhi per sfidarmi.

Sorrido amorevolmente malevolo e affondo ancor di più nel suo corpo strappandogli nuovi gemiti. Oramai sono al limite anch'io, gli sussurro in un orecchio che devo averlo se non vuole che impazzisca. Sento le sue labbra piegarsi in un sorriso mentre allarga di più le gambe ed io tolgo le mie dita strappandogli un gemito di protesta.

Ma per quanto sia la voglia di averlo non posso dimenticare che voglio evitargli quanto più male possibile. Mi allontano di poco e posandogli una mano su una guancia gli chiedo se ha della vaselina. Il mio povero Hana sbarra gli occhi, arrossendo e scuotendo la testa. Io mi mordo un labbro prima di sorridere e alzarmi dal letto sussurrandogli un "Aspettami qui" pieno di impazienza.

In cucina trovo ciò che mi serve e ritorno dal mio ragazzo languidamente abbandonato sul letto che quando mi vede rientrare in camera si muove invitante su quelle lenzuola bianche.

Mi inginocchio fra le sue gambe e dopo averlo aperto poso il barattolo sul suo stomaco. Quando capisce cos'è diventa ancora più rosso e mi guarda storto "Kitsune, cosa..?"

Gli poso un dito sulle labbra, zittendolo "Non preoccuparti..." affondo due dita nel burro per poi tirarle fuori e scendere sino al suo ano, lubrificandolo prima all'esterno per poi rientrare facilmente dentro di lui. Quando lo faccio s'inarca sulla schiena, gemendo di piacere, spingendo il bacino verso di me, ma lo abbandono di nuovo e dopo aver preso dell'altro burro lo spargo sul mio pene che urla appagamento. Poso il barattolo di lato e poggio la punta contro la sua entrata.

Alla mente mi tornano le immagini di quella notte, i suoi no, le sue lacrime, la mia indifferenza.
Ho quasi paura di commettere lo stesso errore tanta è la voglia di lui, lo guardo negli occhi e vi leggo solo amore e fiducia. Sto quasi per possederlo, i miei dubbi fugati, quando Hanamichi mi sorprende spingendosi contro di me, penetrandosi da solo col mio membro. Come riflesso condizionato cerco di tirarmi indietro, ma mi allaccia le gambe intorno alla vita impedendomi qualsiasi movimento.

Gli lecco via una lacrima dall'angolo di un occhio "Perché l'hai fatto? Così ti sei procurato dolore da solo"
Mi sorride, ma la sua voce è colma di bonario rimprovero "Perché una certa kitsune non voleva sbrigarsi ed io mi stavo annoiando..."

Sorrido, e prima di catturargli le labbra gli sussurro un "Do'hao" pieno d'affetto. Piano mi ritraggo e la sua stretta intorno la mia vita si allenta. Dopo pochi istanti riaffondo nel suo corpo caldo e accogliente. Mi muovo con delicatezza, ho paura di romperlo, quasi fosse una statuina di prezioso cristallo, ma lui mi cattura il volto tra le mani e mi ordina di darmi una mossa.

"Ai tuoi ordini..." sussurro umilmente, come il miglior servitore del proprio padrone.

A poco a poco le mie spinte si fanno più veloci, sprofondando totalmente dentro di lui. La voce di Hanamichi è roca mentre mi sussurra di dargli di più, di muovermi più velocemente. Dopo pochi istanti lo sento venire fra i nostri due corpi e anch'io posso sciogliermi nell'orgasmo più dolce della mia vita.

Pochi minuti più tardi mi risveglio dal mio torpore e libero Hanamichi della mia presenza, nonostante le sue rimostranze borbottate nel dormiveglia. Lo faccio girare su un fianco e mi sdraio dietro di lui, una mano all'altezza dell'anca mentre le dita dell'altra affondano tra i suoi capelli.

Sembra un bambino quando dorme...
Gli poso un bacio su una tempia e cerco di dormire un po' anch'io.



Non so quanto tempo sia passato quando mi sveglio, ma fuori il cielo è completamente buio, quindi deve essere abbastanza tardi.
Sposto lo sguardo e ritrovo gli occhi di Hanamichi che mi sorridono dolcemente.

"Ciao..."

"Ciao..." le nostre voci sono solo sussurri quasi muti nel silenzio di questa casa.

"E' stato bellissimo..." mormora arrossendo delicatamente

Io annuisco e con un dito lo sfioro dalla fronte, giù per il naso, sino a far morire la mia carezza sulle sue labbra "E sarà ogni volta più bello" sussurro prima di baciarlo e passare alla dimostrazione pratica delle mie parole; ma uno strano rumore cattura la nostra attenzione e subito dopo distinguiamo il tonfo della porta d'ingresso che si chiude.

"Hanamichi? Dove sei? Mi devi un sacco di spiegazioni, sai?"

Guardo il mio ragazzo quasi con terrore, sentendo i passi della donna dirigersi da questa parte e lo sguardo che leggo nei suoi occhi mi fa molta più paura di qualsiasi costume Natsuko potrà mai creare per me.

"Questo è per quello che mi hai fatto passare in questo mese e mezzo" sussurra prima di schioccarmi un bacio sulle labbra e gridare: "Mamma? Siamo qui!"

Vedo la maniglia della porta girare ed inizio a pregare.