Parte: 7/8
Note: ormai manca poco alla fine, sigh, sigh, sono in ritardo mostruoso con
la nuova fic che sto scrivendo e che comincerò a postarvi non appena finito
con Tap. Spero che anche questo capitolo vi piaccia, buona lettura!!^^
T.A.P. Tecnological Angel Project
di Naika
**** "Non posso capire....." ******
Lucas Streight
Ellen sospirò erano passati quasi due mesi ma non avevano saputo più
niente di loro. Ogni tanto si ritrovava con Lucas e Alissia per parlarne.
Chissà che cosa era accaduto a Deran e Lien. E a Marc. Chissà se stavano
bene. Erano domande alle quali non avevano risposta e probabilmente non
l'avrebbero avuta mai.
Alissia si rifiutava di sentir parlare dell'argomento con quei toni cupi,
diceva che dovevano essere sicuramente vivi da qualche parte e prima o poi
sarebbero tornati. La squadra di pallacanestro si era sciolta dopo quanto
era successo. Ellen sospirò di nuovo appollaiata sul muretto sdrucito di
casa sua.
Lucas era in ritardo.
"Come stai oggi?" gli chiese Greg con un sorriso particolarmente
soddisfatto quel mattino, Deran distolse lo sguardo e l'angelo rise.
"Non vuoi ancora cedere? Ma guardati sei un groviglio di cavi!"
Deran non si mosse e il ragazzo sospirò con aria melodrammatica. "E sì
che sto facendo di tutto per esserti amico. Oggi ti ho persino portato un
regalo!"
esclamò facendo poi segno ad uno dei suoi uomini che si trovava vicino alla
porta. Questo annuì e aprì l'uscio. Un altro uomo spinse dentro la stanza
un ragazzo castano che portava una benda rossa sugli occhi. Deran impallidì
violentemente, era Lucas!
L'uomo della T.E.C. spinse il ragazzo fino a Greg e poi gli tolse la benda.
Lucas scosse il capo confuso .
"Benvenuto" gli disse con falsa cortesia Greg, il ragazzo si voltò
versò di lui vedendolo solo in quel momento e con lui l'enorme capsula alle
spalle dell'angelo e il suo contenuto. "Deran...." Mormorò
cinereo cadendo in ginocchio per lo shock. L'uomo che l'aveva accompagnato
nella stanza lo costrinse malamente ad alzarsi afferrandolo per i capelli,
Deran si contorse nella sua prigione. "Ti da fastidio?" gli chiese
Greg notando con soddisfazione la rabbia negli occhi di Deran. Allungò la
mano sotto la giacca e ne estrasse un lungo pugnale con il quale si avvicinò
minacciosamente a Lucas. Il ragazzo cominciò a tremare e Deran posò le
mani sul vetro impotente. Greg posò la lama contro la guancia del ragazzo e
si voltò sorridendo verso Deran "Sta a guardare" disse affondando
lentamente la lama. Lucas gridò cercando di liberarsi dalla presa ferrea
dei suoi aguzzini prima di accasciarsi in avanti. Greg ritrasse la lama
sporca di sangue e si voltò verso Deran che aveva abbassato il capo
impotente. "Allora Deran che ne dici di collaborare adesso o devo
ridurre il tuo amico a fettine."
No. Non avrebbe dovuto farlo. Era disposto a sopportare qualsiasi
sofferenza. Era disposto a farsi macellare da quegli uomini giorno dopo
giorno, ma non dovevano toccare i suoi amici. No quello no. Raccolse tutta
la sua energia, raccolse tutta la sua rabbia.
Il sangue all'interno dei tubi cominciò a ribollire mentre il battito
cardiaco aumentava. Lo schermo dell'enorme computer ancora collegato a lui
cominciò a lampeggiare in modo frenetico mentre sul video frammenti di
ricordi si susseguivano in fretta.
"Sistema in sovraccarico!" avvertì uno degli scienziati davanti
all'enorme macchina, la luce calò, mentre i neon che illuminavano la stanza
saltavano uno ad uno creando una pioggia di frammenti di vetro.
Quando Deran alzò il capo i suo occhi erano due polle di luce d'argento.
Gli uomini che reggevano Lucas sussultarono facendo un passo indietro.
"Adesso basta!" tuonò la voce metallica dell'Arcangelo ripetuta
mille e mille volte da tutti gli altoparlanti della base, mentre il vetro
della capsula cominciava a creparsi minacciosamente. Greg sorrise "Su
che cosa stai aspettando, perdi il controllo, liberati dalla tua prigione,
distruggi tutto!" lo incitò con un sorriso sempre più aperto
"Uccidici tutti e poi riduci in cenere questo assurdo pianeta"
rise. "Ma pensaci perché se lo facessi ora anche i tuoi cari amici
morirebbero" Deran strinse la mascella. Se fosse esploso in quel
momento non sarebbe rimasto niente, niente di niente. E allora a che cosa
sarebbe servito?
Non poteva farlo.
L'Arcangelo sussultò. Rinunciava. Rinunciava alla sua unica possibilità di
salvezza per non sacrificare quell'inutile essere umano. Sceglieva
consciamente di soffrire, di prolungare la sua agonia eppure... che cos'era
quella sensazione di calore che sentiva provenire da Deran, cos'era quella
assurda, piccola felicità che il ragazzo provava dalla semplice
consapevolezza di non ferire chi amava... L'Arcangelo tremò comprendendo
per la prima volta.
Deran chiuse gli occhi e si arrese, doveva fare quello che volevano loro.
Greg sorrise quando lo schermo del computer si spense avvolgendo la sala
nella semi oscurità. "Saggia decisione" disse soddisfatto.
"Trovate una stanza per il nostro ospite" disse rivolto ai suoi
uomini pallidi in volto "Starà con noi per un po'" disse con un
sorriso rivolto a Deran "E medicategli quella guancia sta sporcando
tutto il pavimento."
"Hai corso un bel rischio" commentò una voce "Il suo potere
va oltre ogni nostra aspettativa" commentò un'altra voce preoccupata
"Ma lui non ne è ancora cosciente" spiegò Greg tranquillamente
"Ha ancora paura di usare il suo potenziale" "E' un gioco
pericoloso, potremmo rischiare addirittura la scomparsa del genere umano.
Non vogliamo certo questo" disse il presidente "Faremo attenzione
signore" mormorò Greg "Bene a presto". Lo schermo del Pc si
spense e il contatto venne interrotto. Il consiglio era rimasto molto
impressionato dalla dimostrazione di forza dell'Arcangelo, era riuscito
persino a sopraffare il loro sofisticatissimo sistema informatico, il
professore aveva fatto davvero un capolavoro, aveva creato una macchina in
grado di evolversi. Le potenzialità di un essere simile erano davvero pari
a quelle di una creatura celeste.
Sorrise, erano degli sciocchi, non sarebbero mai riusciti ad eguagliare
Deran, ormai era ad un punto tale della sua evoluzione in cui non era più
possibile, il suo potere andava persino oltre i calcoli dello stesso Omar, e
ormai era totalmente privo di controllo. La scomparsa del genere umano
avevano detto. Greg sorrise soddisfatto uscendo dalla stanza del consiglio.
Chissà se potevano sentirlo, chissà se Lien utilizzava ancora il piccolo
walcman che le aveva regalato il professore. Era un'idea assurda che gli era
venuta durante la notte. Chissà se avrebbe funzionato? Non avrebbe voluto
chiamarli, non voleva rischiare che facessero loro del male ma adesso che
avevano catturato Lucas.... quanto meno doveva provare, loro sarebbero
riusciti a salvarlo.
Lucas si svegliò lentamente da quello strano torpore in cui era caduto. Aprì
gli occhi e si guardò intorno confuso, uno sguardo alla stanza e il dolore
alla guancia gli confermarono che non si trattava di un incubo. Una delle
pareti della sua cella era costituito da un pannello di vetro che dava
sull'enorme laboratorio in fondo al quale poteva vedere la capsula che
conteneva Deran, o meglio ciò che ne restava. Distolse lo sguardo incapace
di sopportare quel macabro spettacolo, chi era quella gente e che cosa
avevano fatto a Deran? Lo avevano chiamato Arcangelo, ma che cosa volevano
dire. Si costrinse a spostare lo sguardo sulla capsula e serrò la mascella
per trattenere un conato di vomito. Deran aveva gli occhi aperti e il suo
cuore pulsava ma non poteva essere vivo, nessuno poteva sopravvivere in
quello stato. "Blocco numero due in fase di collegamento meno trentadue
secondi all'attivazione" disse la voce di una donna tramite uno degli
altoparlanti. Marc vide i vari medici affaccendarsi per il laboratorio.
Erano tutti molto pallidi ed evitavano con cura di volgere lo sguardo verso
la capsula. Poco dopo Lucas ne capì anche il motivo.
"Meno tre, due, uno...." scandì fredda la voce. Deran mosse il
capo lentamente e Lucas sussultò, era cosciente! Lo schermo del computer
che occupava un'intera parete della sala lampeggiò mentre appariva la
scritta Esperimento numero 214: resistenza al freddo. Il liquido all'interno
della capsula prese a bollire mentre sullo schermo del pc compariva un
termometro che ne registrava la temperatura, -10 c, -45 c, -90 c, .... una
spia prese a lampeggiare mentre una serie di dati scorrevano su un lato del
monitor, battito cardiaco, pressione tutti i valori stavano diminuendo.
"Lo stanno uccidendo" mormorò Lucas incapace di credere a quanto
stava vedendo, dentro la capsula Deran tremava, persino da quella distanza
poteva vedere le sue convulsioni nel liquido ambrato.
"Meno quattordici secondi al collasso del sistema"
"Fermatevi vi prego!" gridò Lucas battendo i pugni contro il
vetro. Ma nessuno gli badò.
Lien sospirò concentrandosi maggiormente sul computer.
Respingere l'attacco degli angeli li aveva sfiancati ed avevano consumato le
loro energie rimanenti girando in vano in lungo e in largo alla ricerca di
qualche traccia, ma il servizio segreto della T.E.C. ci sapeva fare. Brand
era quasi impazzito. Aveva continuato a cercare anche quando Lien e Roxane
si erano arrese davanti all'assoluta mancanza d'indizi. Non mangiava, non
dormiva, era diventato sempre più debole giorno dopo giorno finché Roxane
non gli aveva urlato in faccia che così non aiutava nessuno, tanto meno
Deran.
E Brand aveva pianto. Lien ne era rimasta sconvolta.
Non l'aveva mai visto piangere. Da quando lo aveva conosciuto l'aveva sempre
visto con il sorriso sulle labbra, non si arrendeva mai, non perdeva fiducia
neanche nelle situazioni più disperate, era sempre così pratico, calmo e
forte. Nei momenti difficili non perdeva mai il sangue freddo. Solo quando
aveva visto Roxane consolare il ragazzo biondo scosso da violenti
singhiozzi, Lien aveva capito quanto Brand amasse Deran. Da quel giorno
Brand si era ripreso anche se nei suoi occhi si era spenta la luce. Brand
scosse il capo "Sono già passati due mesi potrebbe essergli successo
qualsiasi cosa" mormorò affranto "Smettila!" esclamò Lien
passeggiando nervosamente avanti e indietro nell'ampio salotto della stanza
d'hotel. Non sopportava di avere perso così. Si sedette sul letto
massaggiandosi le tempie, scostò la valigia che aveva preparato in fretta e
furia quando erano partiti e notò la spia del walcman lampeggiare. Buttò
l'oggetto di lato con rabbia, l'ultima cosa che aveva voglia di fare era
ascoltare il commento sul traffico di qualche camionista. Non sapeva nemmeno
perché si era portata appresso quello stupido oggetto. La spia lampeggiò
ancora e poi si spense. Lien sbuffò e tornò a spostare la sua attenzione
fuori della finestra, Deran poteva essere dovunque. La spia riprese a
lampeggiare e Lien l'osservò sorpresa, era strano sembrava che avesse
captato un'onda particolarmente nitida. Prese il walkman e mise le cuffie,
rimase delusa quando avvertì solo una debole serie di ticchetti. "Ti
pare questo il momento Lien?" le chiese Roxane seccata. "E' strano
non ho mai sentito una cosa simile" disse corrucciata.
Roxane scosse le spalle con noncuranza. "Abbiamo altro a cui pensare
ora" disse tornando ad esaminare la cartina che Brand aveva steso sul
tavolo. Lien corrugò la fronte ascoltando con più attenzione, sembrava un
codice ripetuto, anzi una parola, no due. Prestò maggiore attenzione e
cominciò a decifrare. Sussultò quando capì. Butch mangia? Ripeteva in
continuazione attraverso il codice morse il messaggio. "E' Deran!"
esclamò attirando immediatamente la loro attenzione.
"Ne sei sicura?" chiese Brand incapace di sperare in un tale
miracolo. Lien fece loro sentire il messaggio.
"E' lui!" esclamò Roxane illuminandosi, "Riesci a
rintracciare la traccia?" le chiese con il cuore in gola. Lien cominciò
a calcolare in fretta seguendo le indicazioni del portatile.
"Qui!" esclamò puntando il dito sulla cartina. "Non c'è un
minuto da perdere!" esclamò Brand alzandosi in fretta.
"Come può esserci riuscito?" si chiese Roxane mentre sfrecciavano
a tutta velocità sull'autostrada, "Non lo so" mormorò Brand
"Ma ultimamente stava affinando le sue capacità con una velocità
impressionante" commentò, Roxane annuì ricordando con che facilità
Deran aveva richiamato le ali il giorno del rapimento.
"Diventa sempre più potente" mormorò Lien. Brand annuì pigiando
sull'acceleratore.
Qualcuno bussò alla porta della stanza dell'albergo nella quale Armon aveva
sistemato le sue sofisticate apparecchiature, uno scienziato stava
controllando tutta una serie di dati. "Secondo i nostri informatori le
attività sospette sono in questi tre luoghi" disse indicando tre punti
rossi sul monitor del suo Pc a cristalli liquidi, "Escludi pure
questo" disse Armon indicando uno dei punti sulla mappa "Si tratta
di una raffineria di droga che teniamo sotto controllo da tempo", lo
scienziato escluse il punto indicatogli da Armon, "Ci divideremo in due
squadre, una si dirigerà alla fabbrica abbandonata qui" disse Armon
indicando il punto "e l'altra all'impianto idrico in disuso qui"
disse indicando l'altro punto. E così alla fine avrebbero fermato la T.E.C.
e avrebbero preso l'Arcangelo. Restava l'incognita dei tre Angeli che erano
sicuramente sulle tracce del ragazzo.
"L'operazione avrà inizio a mezzanotte precisa" stabilì e i suoi
uomini annuirono. Finalmente la T.E.C. avrebbe subito un duro colpo, questa
volta nessuno gli avrebbe tolto la promozione.
Raian si fermò all'incrocio osservando scocciato il semaforo rosso, era al
punto di partenza, sia gli uomini della T.E.C sia i tre misteriosi ragazzi
erano scomparsi senza lasciare traccia. Il cellulare prese a suonare e lui
gli lanciò un'occhiata carica d'odio gli mancava solo di sentire il
suo capo. Era da un bel po' che non mandava un articolo al giornale, poco
gli importava di essere licenziato se non fosse che avrebbe perso i vantaggi
di cui come giornalista godeva per fare domande a destra e a manca.
"Che c'è?" chiese dunque malamente al suo interlocutore "Il
ragazzo, il ragazzo si trova a Port Hiland, alla vecchia fabbrica Chimex"
gli disse una voce sussurrante, balbettando. "Vi prego venite a
portarlo via non posso più vederlo soffrire così!" "Chi
parla?" chiese Raian con le mani che gli tremavano per l'emozione
"Non c'è tempo! Usate il vecchio condotto dell'acqua sul lato
destro" il suo interlocutore riagganciò bruscamente e Raian rimase a
fissare il telefono sorpreso. Poteva trattarsi di uno stupido scherzo, ma se
qualcuno avesse trovato il suo biglietto da visita nella giacca di Deran...
Sarebbe stata una coincidenza assurda... ma... Poco male doveva come minimo
tentare.
Trovare la fabbrica non fu difficile, individuare il passaggio suggeritoli
dal suo misterioso informatore fu invece molto più difficile, sulle carte
catastali il condotto non era segnato, probabilmente era stato costruito
abusivamente dall'azienda chimica per scaricare nel vicino fiume le acque
inquinate. La fabbrica sembrava totalmente abbandonata ma l'occhio attento
di Raian scoprì piccoli segni della presenza di attività, le tracce di
pneumatici sul fango, un portello d'entrata che aveva lasciato un solco
sulla polvere quando era stato aperto, il cancello poi sembrava troppo
solido per avere dieci anni.
"E' questo il posto?" mormorò Brand osservando la grande fabbrica
circondata da alti reticolati attraversati dall'alta tensione. Era
impaziente.
Riusciva a malapena a trattenersi dal correre come un pazzo verso l'entrata
principale, ma così facendo avrebbe soltanto peggiorato la situazione.
Strinse i pugni con forza imponendosi di calmarsi. Lien annuì, "Deran
dovrebbe essere nei laboratori sotterranei. Il problema è come introdurci lì
dentro senza attirare l'attenzione" mormorò preoccupata Lien. Il
computer emise un debole bip e Lien si voltò a fissarlo sorpresa "C'è
qualcun' altro che sta tentando d'introdursi nella fabbrica" "Com'è
possibile?" Lien spostò il campo d'azione della telecamera "E'
quel giornalista!" esclamò sorpresa "Come ha fatto ad arrivare
fino a qui?" "Non lo so" mormorò Lien sorpresa "Ma è
riuscito a passare oltre il cancello senza far suonare l'allarme"
"Deve avere un informatore all'interno della T.E.C." congetturò
Roxane "Seguiamolo!"
"Accidenti!" esclamò Raian osservandolo i massi che ostruivano il
passaggio al condotto. "Serve aiuto?"
Raian sussultò puntando contro di loro la pistola, tuttavia quando
riconobbe la ragazza abbassò l'arma.
"Siete voi? Allora il mio informatore diceva la verità è qui che lo
tengono!" esclamò felice. "Come hai fatto a trovarlo" gli
chiese Brand sorpreso, "Uno degli uomini della T.E.C. o forse uno degli
scienziati loro prigionieri deve aver trovato il biglietto da visita che
avevo lasciato a Deran e mi ha chiamato spiegandomi cosa fare per arrivare a
lui" "E una volta che l'hai trovato che cosa ne volevi fare?"
Raian scosse le spalle "Lui non m'interessa io voglio solo fare sapere
al mondo cosa sta facendo questa gente.
Perché non mi aiutate?" chiese "Io avrò il mio articolo in
esclusiva e voi riavrete i vostri amici" propose, Brand corrugò la
fronte "Come amici?" "Non leggete i giornali?" gli
chiese Raian con un sorriso ironico "Tre settimane fa quel ragazzo,
Lucas Streight, è scomparso senza lasciare traccia. Sono sicuro che sono
stati loro. La T.E.C usa sempre gli stessi metodi per convincere i suoi
collaboratori"
"Bastardi!" esclamò Lien, impallidendo preoccupata.
Dovevano fidarsi del giornalista, Raian sapeva dove passare per non farsi
scoprire e loro avevano la forza necessaria per liberare Deran e Lucas, se
non avessero agito insieme avrebbero fallito.
Passarono per il vecchio condotto di scarico per le acque usate nel processo
di lavorazione. Lien arricciò il naso "Bel posticino" commentò
osservando un ratto masticare qualcosa. Attraversarono le lunghe condotte
camminando chini, erano abbastanza ampie da non costringerli ad
avanzare a quattro zampe ma non potevano nemmeno stare eretti. Non era certo
un percorso agevole e prima di trovare la botola che portava ai piani
superiori si erano coperti di fango.
"Facciamo molta attenzione ora" mormorò Brand e gli altri
annuirono, Roxane chiuse gli occhi e dal palmo della sua mano fuoriuscì
quella strana arma che Raian aveva già visto il giorno della festa, anche
lui estrasse la pistola, finché non avessero dovuto combattere con gli
angeli, come li chiamava Lien, quella sarebbe stata più che sufficiente.
Come era previsto dalle indicazioni del suo misterioso informatore sbucarono
in un piccolo corridoio che passava per i laboratori secondari, al momento
in disuso. "Fin qui tutto bene" mormorò Raian guardandosi
intorno, Brand indicò loro una porta "Di là" sussurrò
"Sembra una sala riunioni" mormorò Roxane guardandosi attorno e
notando alcuni camici appesi ad un attaccapanni. Lien sussultò
violentemente attirando la loro attenzione sulla cartellina che aveva
raccolto da un tavolino. "Che cosa c'è?" chiese Raian vedendo la
ragazza tremare violentemente. Roxane prese la cartella dalle mani della
sorella e impallidì "E' l'elenco degli esperimenti che hanno fatto su
Deran" mormorò con un filo di voce, Brand scorse la lista mentre il
suo voltò diveniva sempre più paonazzo, Raian strinse i pugni fino a farsi
male "Pagheranno anche questa" mormorò estraendo una piccola
macchina fotografica e scattando diverse foto del documento.
"Sta arrivando qualcuno!" li avvertì Lien, si affrettarono a
posizionarsi ai due lati della porta, Brand concentrò la sua energia e aprì
le dita della mano pronto a colpire. Ma quando la porta si aprì si fermò.
Dopo quanto aveva appena letto avrebbe colpito lo scienziato dal camice
bianco senza pietà se non fosse stato per il fatto che l'uomo stava
piangendo.
Lien chiuse la porta alle sue spalle e il dottore lì fissò con gli occhi
spalancati, aprì la bocca per chiamare aiuto ma poi la richiuse.
"Siete venuti a portarlo via?" chiese con voce stanca "Sì"
gli rispose semplicemente Roxane e il medico annuì "Nel corridoio ci
sono tre uomini armati e nel laboratorio ce ne sono altri sette e Marc"
Lien pronunciò un insulto che fece arrossire Raian. "Perché ci
aiuta?" gli chiese Brand sospettoso, il medico scosse il capo
coprendosi il volto con le mani "Loro hanno la mia bambina e io non
posso disubbidire ai loro ordini, ma non voglio più..." la voce gli
s'incrinò e lo scienziato s'interruppe scuotendo il capo affranto.
"Andiamo" disse Roxane aprendo la porta, Raian si avvicinò al
medico e lo atterrò con un pugno. "Perché l'hai fatto?" esclamò
Lien furiosa "Perché quando arriveranno gli uomini della T.E.C. potrà
dire di aver tentato di fermarci" le rispose e lei arrossì "Mi
spiace" mormorò ma lui le sorrise "Andiamo Deran ci
aspetta".
Come aveva detto loro lo scienziato nel corridoio che portava al laboratorio
principale c'erano degli uomini armati. "Io ne vede solo due"
commentò Brand, "Non possiamo stare qui ad aspettare che spunti il
terzo" commentò Raian. "Permetti?" chiese Roxane facendosi
avanti "prego fai pure" le rispose Brand con un inchino facendosi
da parte. Il lanciafiamme ruggì
avvolgendo il corridoio e facendo volare via le due guardie di cui rimase
ben poco. "Accidenti!" esclamò Raian senza fiato
"Muoviamoci!" disse Brand dirigendosi verso la porta del
laboratorio. Nella sala Marc e i soldati furono presi alla sprovvista. Il
lanciafiamme di Roxane creò non poca confusione mentre Brand si lanciò
direttamente contro Marc scagliando scariche elettriche dalle mani protese.
La sua potenza notevolmente aumentata dalla rabbia. Lien e Raian si
ripararono dietro un tavolo in metallo mentre i proiettili volavano sopra la
loro testa, Raian fece capolino dalla loro barricata improvvisata e sparò
"Dobbiamo sbrigarci o ci ritroveremo circondati!" esclamò Lien
guardandosi attorno alla ricerca di Deran "Dev'essere nell'altra
sala" mormorò Raian indicandole una porta dietro le spalle di Marc.
Uno dei soldati riuscì ad azionare l'allarme e il suono della sirena
squarciò l'aria con il suo lamento "L'allarme farà accorrere gli
altri" "Cerchiamo di chiudere la porta!" suggerì.
Lucas fu svegliato dal suono lancinante della sirena.
Nella stanza accanto si avvertivano suoni di spari.
Gli scienziati stavano fuggendo da un'uscita laterale spaventati. Vide un
uomo della T.E.C affannarsi sulla console del pc, sullo schermo apparve per
un attimo una parola e poi dal soffitto dei pesanti muri di ferro scesero
gemendo per rinchiudere la zona in cui stava Deran, l'uomo estrasse la
pistola e si sparò.
"Dov'è Deran?" chiese Brand schivando con abilità una scarica
elettrica, Marc si lanciò verso l'alto con un abile piroetta, "Dove
voi non potete prenderlo!" esclamò con un sorriso crudele "Quando
è scattato l'allarme la stanza è stata blindata è assolutamente
impossibile accedervi se non si conosce la password!"
Brand sorrise parando un colpo del suo avversario e cercando di colpirlo
contemporaneamente con un pugno "Allora vorrà dire che dovrò
costringerti a dirmi qual è la parola chiave" Marc rise balzando con
abilità sui tavoli del laboratorio, "L'unica persona che la conosce è
morta!" prese un ampolla e la lanciò contro Brand, l'acido cadde a
terra consumando il pavimento di marmo.
In lontananza si sentì un boato e degli spari "Che cavolo sta
succedendo fuori!" esclamò Raian, Lien estrasse dalla tasca un piccolo
monitor collegato alla telecamera che dava all'esterno, Raian riconobbe
l'uomo vestito di nero e sorrise "Una volta tanto quell'imbecille di
Armon è utile" disse. "Roxane!" la chiamò Lien indicandole
un'enorme schedario di ferro vicino alla porta, lo spostò con un calcio e
la sorella alzò il lanciafiamme e saldò il tutto impedendo a chiunque
l'accesso nella stanza. Marc concentrò la sua volontà al massimo, doveva
assolutamente impedire loro di prendere l'Arcangelo, se solo Greg e
Elisabeth fossero stati lì. E invece il consiglio li aveva mandati in
missione chissà dove.
Brand si scagliò di lato, non poteva uccidere l'Angelo, se l'avesse fatto
non sarebbero mai riusciti ad avere la password per liberare Deran,
quell'attimo di esitazione gli fu fatale "Brand attento!" gridò
Lien vedendo Marc tendere la sua mano, Raian alzò la pistola e sparò
colpendolo al braccio, il colpo lanciato dal ragazzo perse il controllo
schivando il petto di Brand ma colpendolo al braccio. Brand chiuse la mano
sul braccio ferito, mentre il sangue gli colava tra le dita. "Sei
finito!" tuonò Marc raccogliendo la sua energia, Roxane alzò il
lanciafiamme e sparò i due colpi s'incontrarono esplodendo a mezz'aria.
Marc aveva il fiatone ormai per la fatica. "Dicci la password e ti
risparmieremo la vita" gli disse Roxane ma Marc sorrise
"L'Arcangelo servirà la T.E.C." gridò lanciandosi contro di lei,
a Roxane non restò altro che sparare, il colpo di Marc era troppo debole fu
deviato e il ragazzo venne distrutto con un boato. Finalmente nella stanza
distrutta cadde il silenzio, erano tutti piuttosto affaticati ma erano
ancora vivi. Quando finalmente ebbero accesso all'altra stanza la trovarono
vuota a parte per il cadavere dell'uomo che aveva rinchiuso Deran nella
camera blindata. Trovarono il pannello di controllo e Roxane lo fissò
impotente "Come facciamo ora?" chiese osservando la parete
blindata "Anche usando la nostra energia residua non riusciremo a
buttarla giù" "Maledizione non può finire così!" esclamò
Brand, Deran era lì a pochi passi da loro.
"Lucas!" esclamò Lien attirando la loro attenzione.
Gli fece segno di allontanarsi dalla vetrata e con un abile volteggio arrivò
a lui e la distrusse. "Stai bene" gli chiese preoccupata vedendolo
pallido e notando la cicatrice sulla sua guancia. Il ragazzo annuì. "Deran.."
mormorò indicandole le mura blindate.
Lien abbassò il capo "Non abbiamo la password" mormorò affranta
"Password?" le chiese lui stupito e poi il suo volto s'illuminò,
la parola che aveva visto sullo schermo! "Erase" disse e Lien lo
fissò stupita. "La password è Cancellazione!" Lien balzò giù
dalla stanza avvicinandosi alla console mentre Raian aiutava il ragazzo a
scendere. Lo schermo del terminale lampeggiò confermando l'accesso. "Sì!"
esclamò Roxane abbracciando felice Lucas che arrossì. Rimasero immobile
mentre le pareti blindate tornavano al loro posto scorrendo verso l'alto. Lo
spettacolo che si presentò ai loro occhi era raccapricciante. Raian dovette
portarsi una mano alla bocca per impedirsi di vomitare. Il ragazzo
galleggiava nel liquido ambrato, le braccia e le gambe erano cosparse di
lividi e tagli da cui numerosi cavi fuoriuscivano per collegarsi
all'enorme computer che monitorava le funzioni vitali dell'Arcangelo. Lien
nascose il capo nel petto della sorella con un grido di dolore.
"Maledetti!" mormorò Brand incapace di trattenere le lacrime,
Deran voltò lentamente il capo posando uno sguardo disperato su di loro
"Mio Dio è cosciente!" esclamò Raian impallidendo, strinse la
macchina fotografica che aveva in tasca, fotografò il computer e il resto
del laboratorio, strinse i denti e infine fotografò la capsula nella quale
galleggiava Deran. "Tiriamolo fuori di lì" mormorò intanto
Brand, lo sguardo freddo come il ghiaccio. Roxane annuì e dopo aver
affidato Lien scossa dai singhiozzi a Lucas si affrettò ad aiutare Brand.
Deran seguì con lo sguardo i due avvicinarsi alla macchina, Brand si guardò
attorno cercando di capirne il funzionamento, Omar gli aveva insegnato come
maneggiare aggeggi come quelli ma non aveva mai fatto una prova pratica.
Sospirò doveva tentare, azionò una leva e poi un'altra, il liquido che
conteneva Deran prese a ribollire "Brand" mormorò preoccupata
Roxane vedendo Deran accasciarsi in avanti, Brand strinse i denti cercando
di ricordare gli insegnamenti dello scienziato e infine trovò la serie di
comandi giusti, una dopo l'altra le sonde si ritirarono fuoriuscendo dalla
pelle e liberandolo.
Roxane si affrettò ad aprire la capsula facendone fuoriuscire il liquido,
Deran tossì trovandosi improvvisamente a respirare aria. La ragazza lo
sostenne delicatamente tra le braccia, Lien che nel frattempo si era
riscossa si avvicinò e le tese con mani tremanti un camice bianco che aveva
recuperato nella sala e che Roxane usò per avvolgere il ragazzo che non
aveva niente addosso e che ora tremava violentemente. Deran mosse la bocca
come se volesse parlare, ma non gli uscì alcun suono. Brand gli
accarezzò con delicatezza il capo, "Va tutto bene."
Disse prendendolo in braccio, Deran chiuse gli occhi stringendo debolmente
tra le mani la camicia del compagno e le sue labbra si tesero in un fragile
sorriso. Ora che i cavi non ne impedivano più l'azione l'A.S. stava
ripristinando lentamente la carne del petto e l'osso del teschio. "Da
che parte usciamo?" chiese Raian guardandosi attorno, fuori nel
corridoio si sentivano rumori di lotta, la polizia speciale e gli Uomini
della T.E.C. stavano combattendo quindi era da escludere di tornare indietro
per la strada che avevano fatto all'andata anche perché non sarebbero
riusciti a portare fuori Deran per il cunicolo delle acque di scarico.
"Gli scienziati sono andati da quella parte" disse Lucas indicando
loro una porticina nascosta. La porta sbarrata cedette nella sala attigua e
gli uomini del corpo speciale fecero il loro ingresso nella stanza ad armi
spinate. Roxane si portò in avanti tenendoli sotto il tiro del
lanciafiamme.
"Abbassa quell'arma Angelo" commentò la fredda voce di Armon
facendosi avanti ad un suo gesto gli uomini della scorta abbassarono le loro
armi. L'agente osservò la stanza distrutta e infine il suo sguardo si posò
su Deran svenuto tra le braccia di Brand, il camice bianco impregnato di
sangue. "E così alla fine lo abbiamo trovato" mormorò osservando
il giovane con un velo di tristezza, fece cenno a uno dei suoi uomini che
sparì oltre la porta per tornare subito dopo seguito da altri due uomini
con una barella.
"Lasciatevi aiutare" Roxane non si mosse e Armon le sorrise
"Capisco la vostra diffidenza ma il ragazzo ha bisogno di cure e in
fretta. E poi anche voi avete bisogno di riposo, vi assicuro che non gli sarà
fatto alcun male." Disse, Roxane lanciò uno sguardo preoccupato a Lien
che era ferita a una gamba e al volto cinereo di Deran, anche Brand era
esausto e Lucas si reggeva a malapena in piedi. Brand annuì con la testa e
la ragazza fece scomparire l'arma. Anche volendo non sarebbero comunque
riusciti a fuggire.
Deran fu caricato sulla barella e portato a bordo del grande furgone nero
del corpo speciale seguito da Brand, mentre Lien, Roxane e Lucas salivano a
bordo di una grossa auto scura. Raian rimase immobile a guardare il corpo
speciale sgomberare il campo, "Non possiamo lasciarti quella" gli
disse Armon avvicinandoglisi e indicandogli la macchina fotografica e il
giornalista annuì "Non mi arrenderò" disse comunque e Armon gli
sorrise "Me l'ero immaginato." Commentò salendo su una delle
berline nere che partì seguita dai furgoni che portavano gli altri uomini,
mentre un piccolo distaccamento di agenti si dava da fare per incendiare la
fabbrica in modo da coprire le prove di quello che era successo.
"Maledizione!" tuonò Elisabeth battendo il pugno sul tavolo
"Calmati" mormorò tranquillamente Greg "Hanno portato via
l'arcangelo e tutta la sezione di Port Hilan è stata eliminata, ci sono
sfuggiti persino gli scienziati!" esclamò la ragazza furiosa
"Siamo riusciti a salvare i dati, non ci servono più" le disse
lui tranquillamente "Ma non sono completi e non siamo nemmeno sicuri
che siano esatti" protestò lei ma Greg le sorrise accarezzandole una
guancia "Basteranno" mormorò.
Deran dormì per la gran parte del viaggio era continuamente stanco tanto
che riusciva a malapena ad aprire gli occhi, d'altro canto sembrava poco
cosciente di quello che gli accadeva intorno tanto da preoccupare i tre.
"Sembra sotto shock" mormorò Lien guardando il ragazzo che
osservava senza vederle le montagne al di là della finestra della sua
stanza. Le cicatrici erano scomparse in fretta dal suo corpo grazie alle
cure dei dottori e all'opera dell'AS ma erano altre le ferite che li
preoccupavano. "Ha subito un trauma notevole" mormorò Roxane.
"C'è anche la possibilità che non riesca a riprendersi" mormorò
il medico del corpo speciale che aveva curato le loro ferite e che aveva
medicato Deran, Lien sussultò "Vuol dire che potrebbe rimanere così?"
chiese preoccupata, Brand scosse il capo "Si riprenderà" mormorò,
doveva riprendersi o non se lo sarebbe mai perdonato.
Era buio quando si svegliò, si guardò attorno studiando la stanza in cui
l'avevano messo i tre angeli. Anche senza aprire la finestra per controllare
i suoi sensori analizzarono la composizione dell'aria e dopo un breve
calcolo del tempo che avevano impiegato per giungere fin lì e dei vaghi
ricordi di Deran seppe con certezza dove si trovavano. Si alzò è andò
allo specchio, finalmente era libero, libero da quel liquido che gli
impediva di agire. Osservò il proprio volto pallido nello specchio. Anche
se le ferite si erano rimarginate Deran stava morendo. Lo sentiva spegnersi
giorno dopo giorno dentro di sé, senza che nessuno potesse fare nulla per
aiutarlo.
Aveva sofferto troppo e non solo fisicamente. La sua anima si era incrinata
e presto si sarebbe definitivamente spezzata. Sorrise dolcemente
all'immagine che gli rifletteva lo specchio e tese una mano per accarezzare
il volto del ragazzo che vi vedeva riflesso. Lui, quel semplice essere umano
che lo portava dentro di sé gli aveva insegnato qualcosa che nessuna
macchina, nessuna scienza avrebbe mai potuto trasmettergli. Per questo io ti
proteggerò un'ultima volta e presto Deran non soffrirai più, mormorò
l'Arcangelo.
La base del corpo speciale sorgeva in una piccola valle di montagna sulle
rive di un lago artificiale che forniva energia elettrica a tutto lo
stabile, qui avevano potuto riposare e riprendere le forze. "Sono
passate già tre settimane", mormorò Roxane lanciando uno sguardo a
Deran che steso su un piccolo sdraio riposava con gli occhi chiusi, Brand
seduto accanto a lui gli stava leggendo un libro dall'aspetto imponente.
"Che stai leggendo?" gli chiese lei piantando il naso nel libro
che Brand aveva aperto davanti, sbuffò quando vide che si trattava di un
classico della letteratura orientale. "Ma non ti stanchi proprio mai di
studiare?" esclamò ma Brand fece spallucce "Mi serve per
impegnare il tempo" Roxane sbuffò "Proprio non ti capisco. Sei
laureato in neurologia, in chimica applicata, hai quasi terminato il master
in legge e adesso ti metti a studiare letteratura" Brand le sorrise
"Mi piace fare l'intellettuale" sospirò rattristandosi "e
poi così ho l'impressione di stargli vicino". Deran gemette
distraendoli entrambi. Roxane si alzò e gli andò accanto "Ha di nuovo
gl'incubi" mormorò accarezzandogli il capo per tranquillizzarlo, Deran
sussultò e Brand lo strinse tra le braccia, il ragazzo si calmò soltanto
quando poté stringere la mano di Brand. "Credi che si riprenderà
mai?" gli chiese Roxane che lo fissava con uno sguardo carico di
preoccupazione. "Non lo so" mormorò Brand scuotendo il capo.
Dolore ancora dolore. Disperazione soltanto disperazione. Basta! Vi prego
basta! Non voglio più soffrire, non voglio più sentire. Smettetela!
"Deran..." Deran aprì lentamente gli occhi emergendo da quel mare
di sofferenza, era in un luogo che conosceva, quella stanza bianca i cui
confini sfumavano nel nulla, quell'aria densa e allo stesso tempo leggera
nella quale poteva galleggiare, "Deran..." alzò il capo per
incontrare lo sguardo grigio dell'Arcangelo "Sono così stanco"
mormorò mentre alcune lacrime gli scivolavano lungo le guance e lui annuì
venendogli incontro, le sue ali erano così belle e candide, quella luce
dorata era così dolce.
"Accetta la mia forza" gli disse tenendolo stretto a sé e
chiudendo le grandi ali attorno a lui, Deran chiuse gli occhi e d'un tratto
avvertì tutte le paure, tutti i dolori abbandonarlo, sorrise felice e
l'Arcangelo prese a cantare una dolce lenta melodia, "Porta la mia
luce, prendi la mia vita, che la mia forza sia la tua pace" mormorava
l'Arcangelo.
Deran aprì lentamente gli occhi e si guardò attorno confuso. Brand dormiva
su una poltrona poco lontano dal suo letto. Si portò una mano alla testa,
qualcosa era cambiato, avvertiva tutte le conoscenze dell'Arcangelo, tese la
mano che fu avvolta dalle fiamme scure, ma per la prima volta seppe di
poterle controllare a proprio piacimento. L'arcangelo aveva annientato la
propria coscienza per dargli modo di salvarsi, perché altrimenti il
conflitto tra la macchina e l'uomo avrebbe finito col distruggerlo.
Aveva sacrificato sé stesso per permettergli di sopravvivere e ora che
erano una cosa sola avvertiva anche tutti i suoi ricordi, tutte le volte che
l'Arcangelo aveva preso il sopravvento e aveva ucciso per difenderlo, finché
non aveva capito che questo lo faceva soffrire. Finché non aveva capito
davvero. Si passò una mano tra i capelli, si sentiva diverso, più fragile
e più forte allo stesso tempo. Scivolò fuori dal letto scoprendo che
seppure con difficoltà riusciva a stare in piedi, andò fino alla grande
specchiera e tese una mano verso la propria immagine riflessa.
"Grazie" mormorò.
Continua....
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