Note: Io mi sono divertita a scriverla spero che vi
piaccia. ^^
T.A.P. Tecnological Angel Project
Parte VI
di Naika
*** "Le mie ali sono lacrime e fuoco" ****
L'Arcangelo
Dato che non doveva andare a scuola Deran si svegliò molto tardi il giorno
dopo, si aspettava di trovare la casa vuota invece trovò Brand, i capelli
biondi legati a coda di cavallo e gli occhiali sul naso che studiava sul
tavolo da cucina con aria corrucciata. "Oh ciao." Disse quando lo
vide "Vuoi fare colazione?" Deran si preparò una tazza di caffè
mentre Brand scaldava delle ciambelle. "Cosa stai facendo?" gli
chiese Deran curioso osservando la montagna di libri che il ragazzo aveva
davanti. "Preparo la tesi per il master" gli rispose Brand che
mentre faceva il supplente continuava anche a studiare. Sparsi per casa
c'erano un sacco di libri di testo, Deran proprio non riusciva a capire
quella sua mania per la conoscenza. Aveva già una o due lauree e adesso
stava facendo un master in giurisprudenza. "O almeno ci provo,
non so proprio come uscire da questo caso" borbottò Brand riportandolo
alla realtà. Deran lo fissò senza capire e Brand sorrise "Vedi il
professore ci ha dato un ipotetico processo da preparare lui è l'accusa e
io devo essere la difesa" spiegò "Ma le prove contro l'imputato
sono schiaccianti e non riesco a trovare nessun appiglio" commentò
massaggiandosi le tempie. Il microonde suonò e Brand si alzò con un
sospiro per andare a prendere le ciambelle. Deran si spostò attorno al
tavolo e lesse gli appunti di Brand, il suo imputato era accusato di
omicidio colposo e per di più sull'arma del delitto c'erano le sue
impronte. Brand riportava sotto il foglio bianco una serie di numeri di
articoli e un elenco di date e nomi relativi a casi simili, accanto a molti
di essi aveva scritto la parola 'no'. Brand lo trovò che sfogliava il
grosso libro di casi che aveva preso alla biblioteca dell'università.
"Apprezzo lo sforzo ma lascia stare" gli disse Brand con un
sorriso, sussultò quando il ragazzo alzò il capo rivolgendogli uno sguardo
grigio ghiaccio. Deran girò il libro mostrandogli con sicurezza un
trafiletto di poche righe. Brand lesse il riferimento a quel caso così
simile al suo, era accaduto tanto di quel tempo prima in una contea così
sperduta che probabilmente neanche il suo professore lo avrebbe trovato.
Tornò a fissare Deran preoccupato c'era una sola spiegazione possibile:
aveva fatto ricorso alla memoria dell'Arcangelo. "Deran?" lo chiamò
incerto, come poteva aver avuto accesso ai ricordi dell'Arcangelo, possibile
che la macchina si stesse lentamente liberando da sola? Deran scosse il capo
e lo guardò sorpreso "Che cosa..?" mormorò confuso mentre i suoi
occhi riprendevano il loro usuale colore dorato osservando il libro che
aveva tra le mani. "Sembra che tu riesca a recuperare le informazioni
che ti ha dato la T.E.C." commentò Brand, "L'ho fatto di
nuovo" mormorò Deran ancora frastornato, Brand impallidì "Ti era
già successo?" chiese e quando Deran annuì si affrettò a nascondere
la preoccupazione dietro ad un sorriso "Probabilmente dipenderà dal
fatto che adesso hai cominciato ad aver coscienza di cosa sei e hai
cominciato ad usare i tuoi poteri di conseguenza" gli spiegò Brand e
vedendolo a disagio gli sorrise "Pensa a come sarebbe comodo a
scuola!" esclamò. Deran annuì ma rimase pensieroso e Brand decise di
distrarlo nel modo che più gli piaceva. Attirò il ragazzo tra le sue
braccia coprendo la bocca di Deran con la sua. La tesi fu presto dimenticata
e così pure la colazione.
Nel pomeriggio Deran approfittò della bella giornata di sole per
appollaiarsi su uno dei rami alti della grande sequoia che cresceva sul
retro del palazzo e che era l'orgoglio di Oscar. Brand gli aveva
assolutamente vietato di andarsene in giro, dato che gli uomini della T.E.C
erano nei dintorni e ora c'era pure quel giornalista, Raian, che lo cercava.
L'abbaiare di Wolf lo distrasse dai suoi pensieri, Oscar in tenuta da
giardinaggio e armato di palla di gomma uscì in giardino seguito da un
grosso San Bernardo che teneva il capo chino e seguiva il medico
svogliatamente. Wolf corse attorno al nuovo arrivato abbaiando festosamente,
"Sta buono Wolf" lo rabbonì Oscar con un sorriso. Prese la palla
e la lanciò "Su andate a prenderla" Wolf partì di corsa ma il
San Bernardo non si mosse, il medico sospirò accarezzando la testa
dell'animale fu allora che vide il ragazzo che li osservava. "Ciao
Deran" lo salutò con un sorriso, Deran rispose al saluto con un cenno
del capo scendendo poi di qualche ramo fino ad appollaiarsi su un ramo
basso, Oscar gli si avvicinò appoggiando la schiena al ramo e osservando il
san Bernardo accoccolato mestamente tra l'erba. "Che cosa gli è
successo?" chiese Deran che non aveva mai visto un cane comportarsi in
quel modo. "Il suo padrone e morto" mormorò tristemente Oscar,
"Ci era molto affezionato e adesso si rifiuta di mangiare, pensavo che
portandolo qui a casa insieme a Wolf sarei riuscito a risollevargli il
morale ma ho provato di tutto senza grandi risultati. Prima o poi ci riuscirò"
commentò il medico con una scrollata di spalle "Tu come stai?"
Deran arrossì ricordando quello che gli aveva detto Brand, era stato Oscar
a sistemare la sua ala ferita. "Bene" disse serafico senza
guardare l'uomo negli occhi "Ne sono felice" gli rispose Oscar che
non sembrava particolarmente turbato. Deran l'osservò tornare dal suo
paziente, chissà se sarebbe riuscito a convincere l'animale a mangiare,
sorrise, probabilmente sì, era una persona così buona che prima o poi il
San Bernardo gli si sarebbe affezionato.
Visto che non aveva niente da fare e che Brand era a scuola Deran passava
quasi tutti i giorni appollaiato sull'albero ad osservare Butch, gli piaceva
restare ad osservare il grosso animale sdraiato sull'erba e tra loro si
stabilì una specie di muto legame, "A volte mi chiedo se voi due non
riusciate a capirvi" gli disse un pomeriggio Oscar osservando prima uno
poi l'altro ma Deran scosse il capo "Non posso sapere cosa sta pensando
ma so che cosa prova" mormorò il ragazzo e Oscar non commentò.
"Perché non provi tu a dargli da mangiare?" propose invece Oscar
"Da me non l'accetta". Deran fissò il medico scettico ma prese la
fetta di prosciutto che questo gli diede e si avvicinò a Butch. Il cane
spostò il capo di lato per osservare meglio il ragazzo ma non prese il cibo
che lui gli offriva. "E' buono sai" gli disse Deran posandoglielo
accanto. Il cane annusò il prosciutto ma non lo prese. Deran tornò al suo
ramo "Tanto resto qui fin che non lo mangi" gli disse
appollaiandosi al suo solito posto. Oscar rise "Devo andare in
ambulatorio, fammi sapere chi dei due è il più cocciuto" disse con un
sorriso allontanandosi con Wolf. Passarono le ore ma Deran non si mosse,
anzi più passava il tempo più la sua determinazione aumentava.
"Quello che stai facendo è stupido!" sbottò ad un certo punto
rivolto verso il cane che lo ignorò. Oscar tornò dall'ambulatorio che
erano le otto, si stiracchiò e prese il grembiule per prepararsi a cucinare
la cena. Rimase di sasso quando scorse il ragazzo appollaiato sull'albero.
Non poteva essere lì da quella mattina! Spostò lo sguardo e vide che anche
Butch non si era spostato, chissà se avrebbe funzionato. "Deran è
tardi" lo chiamò Brand dal balcone guardando in basso nell'oscurità
tra le fronde della sequoia. "Non ho intenzione di muovermi finché
quello stupido cane non fa quello che dico io." Brand sospirò "Ti
prenderai una broncopolmonite" commentò ma non ricevette risposta e
tornò in casa borbottando sul fatto di essere stato scaricato per un cane.
Deran si assopì sull'albero, non era una posizione tanto comoda ma riuscì
comunque ad addormentarcisi sopra. Fu svegliato che era quasi l'alba,
dall'uggiolio di Butch che si era spostato sotto il suo ramo con la fetta di
prosciutto in bocca. Deran lo fissò sorpreso, il cane depose la fetta ai
piedi dell'albero e Deran scese dal suo ramo per sedersi accanto a lui
sull'erba, accoccolato accanto a lui Butch mangiò lentamente il prosciutto
mentre Deran gli accarezzava dolcemente la testa. Con il passare dei giorni
il cane cominciò a mangiare anche quello che gli dava Oscar e prese a
giocare con Wolf. "Ce l'hai fatta" commentò Oscar una sera
guardando i due cani dormire uno accanto all'altro "Sembra che tu abbia
un talento naturale per queste cose" Deran non rispose, chissà se
Oscar aveva ragione, forse essere l'Arcangelo non sarebbe stato così
duro pensò ricordando la soddisfazione che aveva provato nel vedere
l'animale mangiare la prima volta.
Quando lo disse a Brand questi gli sorrise, "E' meraviglioso poter fare
qualcosa per gli altri" disse "Lo diceva sempre anche mia
madre" "Non mi hai mai parlato dei tuoi genitori" gli chiese
Deran curioso, Brand sorrise "Non c'è molto da dire. Sono due
simpatici vecchietti! Mia madre è nata a Oslo ma si è trasferita in
America con la sua famiglia quando aveva dodici anni, mio padre invece ha
sempre vissuto qui. Adesso vivono in un paesetto di montagna in Canada.
Hanno sempre amato la vita tranquilla, mio padre gestisce un piccolo
ristorante e mia madre fa la cuoca è lei che mi ha insegnato a
cucinare." Sorrise ripensando ai genitori "Abbiamo conosciuto la
famiglia del professore quando ci siamo trasferiti da New York a New
Orleans, la madre di Roxane e Lien, Katrine era una donna adorabile e fece
subito amicizia con la mia. Io e Roxane invece all'inizio litigavamo
sempre." Commentò "Quando il professore è morto ci siamo
trasferiti in Canada con lafamiglia Heinz e abbiamo aperto il ristorante.
Katrine morì cinque anni fa. Io mi ero appena trasferito qui per
frequentare la facoltà di legge e poco dopo si trasferirono qui anche
Roxane e Lien, restare nella casa che avevano diviso con la madre per loro
era troppo doloroso e poi Roxane mi disse di avere scoperto dei movimenti
sospetti all'interno della T.E.C." scosse le spalle "Chiamala
intuizione femminile" disse con un sorriso. "Adesso sento i miei
genitori solo per telefono è da Natale scorso che non vado a
trovarli". Deran annuì soprappensiero. "La prossima volta che
andrò a casa dovrai venire con me così potremmo rendere la cosa
ufficiale." Deran arrossì violentemente e Brand sorrise attirandolo a
sé per stringerlo tra le braccia. "Com'è avere una famiglia?"
chiese Deran dopo alcuni minuti, tenendo il capo appoggiato al petto del
compagno. Brand lo osservò tristemente, Deran non aveva certo avuto una
bella infanzia. "E' una bellissima sensazione" mormorò "Ti
fa sentire al sicuro e ti da la voglia di vivere e di impegnarti anche
quando sei giù" Deran annuì e Brand chinò il capo per baciarlo.
"Adesso anche tu hai una famiglia quindi vedi di impegnarti per non
farmi preoccupare" mormorò.
Deran sospirò lo aspettava un'altra mattinata di ozio, cominciava a
stancarsi. "Ti annoi?" gli chiese Lien da sotto il ramo sul quale
era appollaiato il ragazzo. Deran annuì "Non ho niente da fare e non
posso andare da nessuna parte." Lien posò la cartella a terra e ne
estrasse un walcman. "Prendi questo!" disse lanciandoglielo. Deran
l'afferrò al volo.
"Che cosa dovrei farci?" chiese scettico. Lien sospirò e dopo
essersi lanciata uno sguardo attorno lo raggiunse con un balzo. "Questo
non è un normale walcman" gli spiegò lei. "Me lo costruì il
nonno per aiutarmi a passare il primo periodo di inattività dovuto
all'operazione" Disse guardandosi le gambe. "Anch'io mi annoiavo
parecchio" commentò. "Si tratta di un piccolo computer portatile
che percepisce le onde radio. Con questo puoi ascoltare le conversazioni di
mezzo paese se trovi la sintonia giusta" Deran rigirò l'oggetto tra le
mani curioso. "Vedi" disse lei indicandogli un pannello nascosto
dal lettore cd "Tramite questo puoi persino rintracciare la provenienza
del messaggio" gli spiegò "Si potrebbe usarlo anche per
comunicare" "Non è rischioso?" chiese Deran interessato,
"Cioè, non c'è il rischio che la T.E. C li intercetti?" Lien
scosse il capo, "Se la frequenza del messaggio è quella corretta può
essere ricevuta solo dal diretto interessato" la ragazza sospirò
guardando l'orologio. "E' una cosa molto complicata il nonno provò
anche a spiegarmela ma non ci ho capito un gran che. Lo uso ancora qualche
volta quando sono triste. Mi aiuta a liberare la mente ascoltare i discorsi
che riesco a captare" Lien saltò giù dal ramo "Io vado o faccio
tardi a scuola" ma già Deran non l'ascoltava più assorto nello studio
del curioso oggetto che la ragazza gli aveva lasciato.
Il ragazzo passò i giorni successivi a studiare il funzionamento del
piccolo aggeggio, tanto da preoccupare Brand che ad un certo punto provò
anche a farsi spiegare cosa stesse facendo ma non era molto ferrato
sull'argomento onde radio, per cui tornò a concentrarsi sulla sua tesi
lasciando che Deran se la sbrigasse da solo, tutto sommato così riusciva a
non pensare alla minaccia della T.E.C e agli amici che non poteva più
vedere. Brand sospirò osservando il ragazzo smontare il suo stereo per
collegarlo al walcman di Lien.
Il cellulare di Brand prese a squillare.
Deran si districò tra i vestiti che stava sistemando nell'armadio, Brand
l'aveva messo ai lavori di casa dato che aveva un sacco di tempo libero, e
raggiunse il mobile in soggiorno. Non aveva chiesto se aveva il permesso di
rispondere al telefono ma Brand era a scuola... "Pronto?" chiese
con voce incerta. "Deran!" era la voce di Marc e sembrava agitato.
"Marc ma cosa..?"
"E' successo una cosa terribile! Una delle impalcature che stavamo
usando era fissata male ed è caduta addosso al professor North" Deran
strinse convulsamente la mano intorno al telefono "Br..Brand"
balbettò con un filo di voce "Arrivo subito!" disse prima di
chiudere la comunicazione. Non gli chiese come stava, non gli chiese se
l'avevano portato all'ospedale voleva solo arrivare lì il più in fretta
possibile. Prese le chiavi dello scooter del compagno e si fiondò in
strada.
"Hei Marc dove ti sei cacciato!?" lo richiamò Lucas. Marc
riagganciò la cornetta con un sorriso "Arrivo!"
La scuola era silenziosa, l'unico edificio ancora illuminato era la
palestra. Lien passò uno striscione ad Alissia che l'aiutò ad appenderlo.
Ellen sospirò lanciando un'occhiata all'orologio "Accidenti com'è
tardi, mia mamma mi spellerà viva!" Anche Brand posò lo sguardo
sull'orologio, era tardi, ma il giorno seguente ci sarebbe stata la festa e
loro dovevano assolutamente terminare per quella sera, persino Roxane e il
coach della squadra di basket si erano fermati per dar loro un mano, ormai
avevano quasi finito. Forse era meglio se chiamava Deran per avvertirlo si
sarebbe preoccupato non vedendolo arrivare.
I ragazzi al lavoro si bloccarono quando la porta laterale che dava sul
parcheggio si aprì di botto. Deran piombò in palestra pallido come uno
straccio con un volto stravolto che fece preoccupare immediatamente Brand.
"Deran!" esclamò sorpreso Lucas, il ragazzo lo ignorò totalmente
fissando Brand come se fosse un'apparizione. E poi con un suono strozzato si
buttò tra le sue braccia piangendo. Rimasero tutti di sasso. Brand lo
strinse a sè con dolcezza "Tesoro che cos'è successo?" gli
chiese preoccupato staccandolo delicatamente da sé e accarezzandogli una
guancia, ignorando gli sguardi allibiti degli altri presenti. Deran si
asciugò un'ultima lacrima furtiva con il dorso della mano e sorrise
"Mi.. mi avevano detto che eri ferito" balbettò. Brand lo fissò
sorpreso. "Ferito? Perché ti avrebbero detto una cosa del
genere?" "Per portarlo qui naturalmente!" Un ragazzo alto e
magro apparve sulla soglia con un sorriso sornione poco dietro di lui
venivano altri uomini, tutti armati. La T.E.C! Era una trappola! Entrambe le
porte che davano alla palestra si spalancarono. Brand imprecò quando vide
gli uomini della T.E.C. circondarli con le armi in pugno. "Ma che
cosa?" mormorò Alissia pallidissima. La vista delle pistole paralizzò
i ragazzi in palestra. "State calmi e non vi faremo del male"
disse il moro che aveva parlato per primo facendosi avanti con una strana
arma in pugno. "Che cosa volete" chiese il coach mettendosi
coraggiosamente tra gli uomini della T.E.C. e i suoi alunni, il ragazzo
castano sorrise, un sorriso freddo che fece correre un brivido lungo la
schiena di Deran. "Siamo venuti a prendere l'Arcangelo"
disse con un altro sorriso puntando il suo sguardo di ghiaccio dritto su
Deran. L'insegnante si voltò a guardarlo interrogativamente. Lucas che era
accanto a lui lo fissò sorpreso, impallidì quando Deran abbassò il capo
per non incontrare il suo sguardo. "Scordatelo!" tuonò Lien
saltando con abilità giù dall'impalcatura sulla quale si trovava. La
ragazza atterrò uno degli uomini della T.E.C con un calcio in pieno mento
mentre Brand si lanciò contro il ragazzo che aveva parlato avvolto da
un'aura di elettricità, aveva riconosciuto l'arma che aveva in pugno, anche
lui era un angelo, i metodi comuni non sarebbero serviti. "Deran va
via!" gridò Roxane mentre dal suo braccio destro fuoriusciva una
strana arma che usò contro gli uomini della T.E.C. In pochi minuti nella
palestra scoppiò il finimondo. Gli uomini della T.E.C. cominciarono a
sparare, Roxane usava la sua arma per rispondere al fuoco da dietro le
gradinate. Greg e Brand combattevano al centro della palestra scontrandosi a
mezz'aria a suon di scariche elettriche. Lien si avvicinò a Deran
"Dobbiamo andare via di qui" gridò riscuotendolo. "Le porte
sono state bloccate dall'esterno!" esclamò Lucas provando a forzarne
una, Lien gli si avvicinò e ne saggiò la consistenza, si allontanò di
alcuni passi e poi sferrò un calcio, l'intera porta esplose verso l'esterno
portando con sé anche alcuni pezzi di muro. "Fuori di qui!" ordinò
agli attoniti compagni di classe. "Deran ma che cavolo sta
succedendo?" chiese Lucas pallido. Brand schivò uno dei colpi di Greg
che colpì il soffitto della palestra disintegrandolo. "Non male per un
pezzo di recupero" commentò Brand e Greg gli sorrise, "E vedrai
quando avremo le conoscenze dell'Arcangelo" "Questo non succederà
mai!" "Non lasciateveli scappare!" tuonò Greg ai suoi uomini
che si lanciarono all'inseguimento.
"Non muovetevi!" ordinò uno di loro alzando la pistola. Deran si
bloccò guardandosi intorno incerto, gli uomini della T.E.C li avevano
circondati, non poteva andare da nessuna parte. Non aveva scelta, anche se
non voleva farlo lì davanti a loro non voleva nemmeno correre il rischio
che i suoi amici venissero feriti. Chiuse gli occhi e per la prima volta
chiamò consciamente l'Arcangelo. Avvertì uno strano canto di gioia e il
consueto frastuono metallico, il dolore e il rumore della stoffa che si
squarciava mentre le grandi ali bianche si allungavano verso l'esterno.
Alissia gridò, Marc impallidì violentemente e Lucas imprecò. La sua idea
comunque ebbe l'effetto voluto i suoi inseguitori si fermarono fissando
incapaci di muoversi gli occhi grigio argento del ragazzo, erano ben
addestrati, sapevano di non aver più davanti un ragazzino ma l'Arcangelo e
temevano il suo potere. Deran approfittò della loro esitazione per piegare
le grandi ali e lanciarsi verso l'alto, se poteva impedirlo non avrebbe
bruciato nessuno.
A differenza della prima volta riuscì ben presto a prendere il controllo
avvertiva la coscienza calcolatrice dell'Arcangelo che gli indicava con
precisione cosa doveva fare. "Dove credi di andare?" gli chiese
con scherno una voce vicino a lui. Deran sussultò, quando vide la ragazza
in piedi sul tetto della palestra tendere la mano destra, schivò la prima
scarica ma venne colpito in pieno dalla seconda, il dolore gli accecò i
sensi facendolo precipitare. Fece appena in tempo ad aprire gli occhi
cercando di riprendersi che vide un uomo della T.E.C alzare la pistola e
sentì lo sparo, ma non fu lui a essere colpito bensì il suo inseguitore.
Raian spuntò da dietro gli alberi impugnando l'arma. "Stavolta non la
farete franca!" tuonò con la sua voce profonda. In lontananza il suono
delle sirene si faceva sempre più vicino segnalando l'arrivo dei rinforzi.
Lien, che aveva approfittato del diversivo creato da Deran, s'immobilizzò
accanto al corpo dell'ennesimo uomo della T.E.C che aveva steso. Dalla
palestra giungevano ancora i rumori di combattimento, d'un tratto vi fu
un'esplosione di fuoco che avvolse l'edificio, Roxane emerse dalle fiamme,
mentre Brand e Greg continuavano a combattere sopra il tetto crollato della
palestra. I due si divisero senza smettere però di fronteggiarsi. Cadde il
silenzio rotto solo dal suono delle sirene sempre più vicine. Marc si
avvicinò a Deran e l'aiutò a rialzarsi, lui gli si appoggiò riconoscente.
Greg sorrise "Ce ne andiamo" disse con tono stranamente
accondiscendente, Brand lo fissò sorpreso, l'aria fu tagliata dal rumore
delle pale di un elicottero, lo spostamento d'aria che il veicolo produsse
mise in serio pericolo la stabilità dei ragazzi sul prato davanti a scuola,
Lucas afferrò Alissia tenendola stretta a sé mentre Jack proteggeva con il
suo corpo la sorella. "E' ora di tornare a casa" mormorò Marc,
Deran si voltò di scattò gli occhi spalancati a fissare il volto
dell'amico. Marc. Marc l'aveva chiamato a casa! Era stato lui a dirgli che
Brand era ferito. In tutta quella confusione l'aveva dimenticato. Lui di cui
si fidava a l'unico a cui aveva confidato il suo amore per il loro
professore, l'aveva tradito. Aveva usato quella sua confidenza contro di
lui. Non ebbe la forza di reagire, di divincolarsi o di colpire. Marc che
gli era stato così vicino... Tradito. Quella parola gli esplose nella testa
causandogli un dolore ben più profondo di quello dei colpi ricevuti.
"Non prendertela" gli mormorò il ragazzo con un sorriso prima di
piantargli qualcosa nel braccio che gli si annebbiò la vista e gli fece
perdere i sensi. "Bastardo!" gridò Lien lanciandosi contro il
compagno di scuola, gli occhi di Marc divennero due polle di luce e Lien
venne scagliata parecchi metri indietro finendo addosso a Roxane. La ragazza
che aveva colpito Deran scese con un abile volteggio dal tetto della
palestra. "Era l'unico modo." Disse come per scusarsi
"Abbiamo provato a seguirvi fino a casa ma tua sorella ha una guida a
prova di pedinamento. Mi piacerebbe sapere chi le ha dato la patente!"
Elisabeth rise e aiutò Marc a caricare Deran sull'elicottero.
"Lascialo!" tuonò Brand tendendo la mano e scagliando tutta la
sua energia contro di loro ma Greg gli si frappose parando il colpo.
"Resterei ancora qui a giocare con voi. Ma ora devo proprio
andare" disse Greg salendo a bordo, il veicolo prese a muoversi, Raian
sparò ma i proiettili rimbalzarono sul metallo, "Deran!" gridò
Roxane tendendo entrambe le mani e lanciando un'immane onda di fuoco che
avvolse l'elicottero "Non funziona!" esclamò Lien, vedendo il
veicolo uscire indenne dalle fiamme e prendere velocemente quota. Le auto
della polizia giunsero nel cortile quando ormai i rapitori erano fuori tiro.
"Non possiamo lasciare tutti quei testimoni" disse Elisabeth
osservando i compagni di scuola e i colleghi rimasti sul campo. "Non ho
intenzione di farlo" mormorò con un sorriso Marc azionando una leva
con un pulsante rosso, la parte inferiore dell'elicottero si aprì per
lasciar fuoriuscire un lanciarazzi. Il ragazzo mirò e sparò.
"Via da qui!" gridò Lien vedendo il missile venire verso di
loro. I ragazzi se la diedero a gambe levate senza farselo ripetere, Roxane
chiuse gli occhi e serrò i pugni, Lien e Brand fecero lo stesso, un immane
onda elettrica scaturì dalle loro mani tese all'unisono verso l'alto
facendo esplodere la bomba prima che toccasse terra, lo spostamento d'aria
mandò a gambe all'aria Raian e fece esplodere i vetri dell'edificio
scolastico, il boato fu assordante. Quando fu in grado di riaprire gli occhi
Raian notò che la palestra era crollata tuttavia gli studenti e
l'insegnante di educazione fisica erano incolumi, i tre misteriosi ragazzi
però erano scomparsi.
"Sono tutti morti" mormorò Cristian scrollando la testa, Axon
fissò il collega stupito, "Si sono avvelenati per non farsi prendere
vivi" gli spiegò l'amico della scientifica chino accanto al corpo di
uno degli uomini della T.E.C. "Le loro impronte digitali sono state
cancellate e anche la retina è stata danneggiata, è impossibile risalire
alla loro identità" disse spolverandosi il camice bianco. "Tu sai
chi sono vero?" chiese a Raian che osservava la scena disgustato
passandosi una mano tra i capelli scuri e ripensando a quanto aveva visto.
Chi erano e di quali poteri erano dotati quei ragazzi e soprattutto che
cos'era Deran?
Una berlina scura attraversò il cancello scolastico fermandosi a pochi
metri dal prato, Axon sussultò quando riconobbe l'uomo che era stato
nell'ufficio del suo capo. Lui venne verso di loro e lanciò un occhiata al
cadavere ai piedi di Cristian. "Non si smentiscono mai" mormorò.
Infilò la mano sotto la giacca e ne estrasse un distintivo "Sono
l'agente speciale Armor" si presentò "Da questo momento il caso
passa sotto il controllo del corpo per la protezione nazionale" Axon
sussultò ma si ritirò seguito da Raian "Lei aspetti un attimo"
lo richiamò Armon e Raian tornò indietro, "Mi sembrava di essere
stato chiaro quando ci siamo incontrati a New York. Stia fuori da questa
storia, la T.E.C è compito nostro" Raian sorrise freddo "Mi
spiace ma non ho intenzione di ritirarmi proprio ora, ormai manca poco avrò
la mia vendetta." Armon si rabbuiò "Non glielo permetteremo"
minacciò. Raian scosse le spalle "Vedremo" disse allontanandosi.
"Stai facendo un gioco pericoloso" lo mise in guardia Axon ma il
giornalista sorrise "Non m'importa, non m'importa di niente ormai"
disse montando sulla sua automobile e partendo a razzo. Gli uomini del corpo
speciale non potevano toccarlo, non finché le preziose informazioni che
possedeva erano custodite in un luogo noto a lui e al suo avvocato. Adesso
aveva un altro problema da risolvere, non aveva la più pallida idea di come
fare per ritrovare il ragazzo. Accidenti ci era andato così vicino! Non si
sarebbe arreso, anche se ci fossero voluti altri dieci anni lui non si
sarebbe arreso!
"Fate piano è un carico delicato" ordinò Greg agli uomini che
stavano mettendo la capsula in cui era richiuso l'Arcangelo nell'aereo,
Elisabeth sbuffò "Il capo non è per niente soddisfatto"
"Anche se abbiamo catturato l'Arcangelo abbiamo commesso l'errore di
sottovalutare i tre angeli bianchi." Commentò Marc. "Quando
volete possiamo partire comandante" mormorò il pilota avvicinandosi a
Greg, lui annuì facendo segno agli altri due di seguirlo a bordo.
"Siamo sicuri che funzioni?" chiese Elisabeth scettica lanciando
un occhiata al contenitore di metallo che conteneva il corpo dell'Arcangelo.
"Il liquido in cui è immerso è stato studiato appositamente per
controbilanciare la radioattività del suo sangue finché rimarrà immerso
nell'LCL non potrà darsi fuoco" le spiegò Marc. La ragazza tornò a
concentrare la sua attenzione su di loro tranquillizzata "E' stato il
capo a chiederci di affrettare i tempi, se non ci avesse fatto fretta
avremmo individuato la casa dell'Arcangelo e l'avremmo catturato senza
bisogno di scocciare nessuno" si lamentò Elisabeth. Marc accese il
televisore non dicevano nulla dell'accaduto, una volta tanto il corpo
speciale aveva fatto il loro gioco coprendo quant'era accaduto.
Lucas rimase immobile nella sua stanza. Il corpo speciale di polizia aveva
fatto giurare loro di non parlare ad anima viva di quanto era accaduto pena
la vita. Si passò una mano tra i capelli stancamente. Quanto aveva visto
quella notte aveva dell'incredibile. Non riusciva a dimenticare Deran che
spalancava le grandi ali bianche e poi Elisabeth sul tetto della palestra
che lo colpiva e Marc che lo portava via. Marc che era sempre stato un suo
compagno di scuola, il suo amico da quando sei mesi prima si era trasferito
lì, un ragazzo come gli altri. Marc era suo amico. O almeno così aveva
creduto. Era sempre allegro e disponibile al sorriso, con lo stesso sorriso
con cui lo accoglieva la mattina quando arrivava in classe, con quello
stesso sorriso aveva portato via Deran. Chi erano, che cosa erano? Lucas
sospirò ancora. Che cosa sarebbe successo a Deran? Ricordava il terrore sul
volto di Lien quando l'elicottero si era allontanato illeso tra le fiamme.
Chissà se li avrebbe più rivisti?
La pelle gli bruciava e faticava a respirare, le figure attorno a lui erano
indistinte. "Brand" chiamò debolmente ma le sue parole si persero
in un gorgoglio. Immerso in quello strano, denso liquido ambrato Deran
galleggiava nell'enorme contenitore di vetro che lo collegava al grande
sistema di computer che stava esaminando i suoi dati, aveva la nausea,
scosse la testa cercando invano di allontanare quello stato di
intorpidimento che gli impediva di pensare, era già stato in un luogo
simile a quello, aveva già conosciuto quel dolore che gli lacerava la carne
e sapeva che presto sarebbe diventato insopportabile, cominciò a tremare.
Non voleva ricordare, non voleva provare di nuovo quelle terribile
sensazioni. "Aiutatemi" supplicò, il vetro della capsula gli
riflesse la sua immagine, l'angelo bianco dallo sguardo infinitamente
triste. Alla fine il suo incubo era diventato realtà.
Doveva rimanere immobile ad assistere, non poteva fare nulla per lui.
L'Arcangelo concentrò ancora la sua volontà ma quello strano liquido gli
impediva di usare il suo potere. Lo sentì gridare e avvertì impotente la
sua paura, il suo dolore. .... Deran, perdonami.....
"E così questo sarebbe l'Arcangelo?" chiese lo scienziato e Greg
annuì "Va bene cominciamo pure gli esperimenti".
Non sapeva se fossero passati solo pochi giorni od interi anni, aveva perso
il conto delle volte che aveva avvertito la propria vita spegnersi soltanto
per riprendere poi dolorosamente a respirare, soltanto per soffrire ancora.
Mosse a fatica il braccio destro, il numero di cavi che si infilavano sotto
la sua pelle era aumentato, aumentavano in continuazione, ogni nuovo
esperimento una nuova sonda. Quelli che gli avevano piantato nella testa
erano i più dolorosi a volte sveniva per il dolore e allora il computer
provvedeva a stimolare i circuiti nervosi per far sì che lui tornasse
cosciente, perché se non era cosciente non riuscivano a raccogliere i dati
in modo ottimale. "Il personale di servizio si prepari per il prossimo
esperimento" scandì una voce metallica proveniente da un qualche
altoparlante non distante. L'enorme schermo del computer lampeggiò
"Esperimento numero 192: amputamento organi interni" riportava la
scritta bianca sullo schermo nero. Deran chiuse gli occhi e serrò la
mascella, non voleva vedere. Avvertì il dolore e l'ennesima sonda che gli
scivolava sotto la pelle, lungo lo sterno fino ai polmoni e poi lo strappo,
spalancò la bocca vomitando sangue, non poteva gridare, non ne aveva
più la forza, non aveva più voce, avvertì la propria vita tremolare e
pregò con tutte le sue forze di morire.
"Come proseguono gli esperimenti" chiese la voce al di là del
filo, Greg sospirò "Da quando gli abbiamo fatto tagliare le corde
vocali meglio, alcuni dei nostri illustri esperti non riuscivano a lavorare
bene sentendolo gridare tutto il giorno in quel modo" commentò
annoiato "Quanto ci vorrà prima che sia possibile per noi
riprodurlo?" "E' difficile da dirsi" mormorò Greg "Il
ragazzo sviene e muore in continuazione obbligandoci a ripetere gran parte
degli esperimenti una decina di volte prima di ottenere dei risultati
validi, di questo passo ci vorranno ancora un paio d'anni" "Non
abbiamo tutto quel tempo!" esclamò la voce seccata "I compratori
sono impazienti! Fate in modo che resti cosciente per tutta la durata
dell'esperimento e accelerate i tempi!" tuonò "Dovremo aprire la
scatola cranica e instaurare il contatto elettrico direttamente nel
cervello" commentò Greg "e allora fatelo!" tuonò la voce
riagganciando. "Ha sentito dottore" domandò il ragazzo
perfettamente calmo al medico pallido seduto accanto a lui, "Non posso,
non posso fare una cosa simile..." balbettò impallidendo "Quella
povera creatura..." "pensi soltanto a sua moglie e sua figlia
dottore, il destino dell'Arcangelo è compito nostro" lo scienziato
serrò la mascella, doveva farlo. Avrebbe operato l'Arcangelo. L'avrebbe
reso totalmente cosciente per tutto il tempo, l'avrebbe fatto anche se la
sola idea gli congelava il sangue nelle vene. L'avrebbe fatto per evitare
che quegli uomini spietati uccidessero la sua bambina.
Il medico studiò i tabulati che aveva davanti, finalmente le informazioni
che avevano cominciavano a delineare un quadro preciso, l'angelo diventava
sempre più impaziente. Fu scosso da un brivido ricordando quanto era
accaduto solo il giorno prima. "I dati non bastano" "Come
sarebbe a dire?" commentò Greg seccato lanciando uno sguardo a Deran
che li fissava senza espressione da dietro il grosso vetro della sua gabbia.
Il medico che aveva seguito il suo sguardo abbassò in fretta il capo quando
incontrò gli occhi dorati del ragazzo, incapace di sostenerne la muta
richiesta di aiuto e la profonda disperazione che vi lesse. "Il fatto
è che i dati sono sfalsati..." cercò di giustificarsi il medico. Greg
si rabbuiò "Che cosa significa! Mi avevate garantito che se fosse
rimasto cosciente avreste finito prima o sbaglio?" disse con tono
minaccioso. Il suo assistente sussultò e lui impallidì retrocedendo di un
passo, "Sì... sì" balbettò "Ma sembra che collegandolo
direttamente al server in qualche modo riesca a controllare quello che viene
registrato." Greg si voltò sorpreso verso il ragazzo. "E' così?"
gli chiese stupito. "Questo non me l'aspettavo da te." Disse e
Deran chiuse gli occhi cercando di sfuggirgli. Greg allungò la mano alla
console e lanciò una scarica elettrica, Deran spalancò gli occhi
rannicchiandosi su se stesso per resistere al dolore. Greg aumentò il
voltaggio per alcuni secondi prima di ritirare il comando. Deran respirava
affannosamente, il capo chino che lasciava vedere i lunghi cavi collegati
direttamente alla scatola cranica scoperchiata. "Così prolunghi solo
la tua agonia" gli disse con voce suadente "Non essere sciocco,
pensa al futuro che potresti avere con noi".
Deran alzò lentamente il capo per incontrare i glaciali occhi dell'angelo,
e questi sorrise quando lo vide scuotere appena la testa in segno di
diniego.
"E va bene, vorrà dire che troveremo un altro modo per convincerti a
collaborare" mormorò tranquillamente Greg scuotendo con noncuranza le
spalle.
Deran chiuse gli occhi, era così stanco e aveva freddo. Tanto freddo.
Brand...., avrebbe tanto voluto tornare nel caldo rifugio offerto dalle sue
braccia. I minuscoli tubi trasparenti collegati a vene e arterie che
scivolavano fuori da tutto il suo corpo lasciavano intravedere al loro
interno il liquido rosso che costituiva il suo sangue fluire in
continuazione in sincronia con il battito del cuore. Se alzava la testa
poteva vederlo, il suo cuore, pulsare come una cosa viva nel suo petto
squarciato. La prima volta aveva vomitato, ma ora cominciava ad abituarsi
all'immagine che gli rifletteva il vetro spesso della capsula. I medici nel
laboratorio erano diminuiti e a pensarci bene era da un paio di giorni che
gli esperimenti si erano diradati. Che si fossero arresi? Forse era servito
introdursi nella memoria dell'elaboratore elettronico per cancellare i dati,
forse si erano resi conto che era impossibile clonarlo. Non era così
sciocco da pensare che l'avrebbero lasciato libero, ma poco gli importava
l'unica cosa che desiderava era un po' di pace dovesse anche arrivare dalla
morte.
Alcune immagini sbiadite comparvero nella sua mente. I volti degli unici
amici che avesse mai avuto. Avrebbe tanto voluto rivederli almeno una volta,
avrebbe tanto voluto tornare a scuola, alla squadra di basket, desiderava
persino rivedere il professore di lettere e sentirlo litigare con Lucas
sulla data del tema in classe. Avrebbe tanto voluto svegliarsi da
quell'incubo per ritrovarsi ancora una volta nell'appartamento di Brand e
sentire Lien e sua sorella discutere, avrebbe tanto voluto poter aprire gli
occhi e scoprire di trovarsi a letto, tra le braccia di Brand, scoprire che
era stato tutto un terribile incubo, ma proprio per loro non doveva cedere.
Brand aveva detto che quando si ha una famiglia anche nei momenti più
tristi e dolorosi si trovava la forza per lottare, per non deludere la
fiducia delle persone care. Quella forza era l'unica cosa che gli impediva
ancora di impazzire. Avrebbe protetto coloro che amava anche a costo di
passare la sua vita dentro quel contenitore di vetro.
Continua....
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