Parte: 4/8
Note: Io mi sono divertita a scriverla spero che vi
piaccia. ^^
T.A.P. Tecnological Angel Project
di Naika
*** "Io soltanto sarò l'artefice del mio destino" ***
Lien Heinzer
"Hai impegni per domani sera?" Gli chiese il venerdì seguente
Marc, Deran scosse il capo e Marc annuì soddisfatto. "Allora sei
ufficialmente invitato al mio compleanno" esclamò "Ho prenotato
un tavolo al Blu River" disse e vedendo che Deran restava perplesso
aggiunse "E' una discoteca" "Oh" mormorò Deran.
"Non mi dire che non sei mai andato in discoteca?" chiese
incredulo Marc a voce un po' troppo alta attirando gli sguardi curiosi dei
compagni di classe, Deran arrossì
"Bhe...." Mormorò a disagio "Dobbiamo assolutamente
rimediare a questa mancanza ti pare?" chiese Lucas con un sorriso
rivolto a Marc che annuì, "Ma io..." cominciò a protestare Deran
"Niente ma!" disse Marc mettendogli davanti un foglietto di carta
plasticata "Questa è la tessera per l'ingresso, ci saranno i ragazzi
della squadra e naturalmente anche, Ellen e Alissia, anche Lien mi ha detto
che forse verrà!"
Deran la prese non senza qualche riserva.
Quel pomeriggio chiese a Brand se fosse mai stato in discoteca. Il ragazzo
biondo sorrise "Sì, quand'ero più giovane " disse e poi notando
lo sguardo perplesso del ragazzo sorrise "Non sei mai stato in una
discoteca?" Deran scosse il capo "Marc festeggerà il suo
compleanno al Blu River" spiegò mostrandogli la tessera. Brand
annuì "Hai qualcosa di adatto?" gli chiese "Io non sono
molto aggiornato sulle ultime novità in fatto di moda ma sono sicuro che
Roxane ti potrà aiutare" E così Deran andò a bussare alla porta
delle ragazze. Lien era uscita con Alissia e Ellen per fare acquisti e la
cosa lo riempì di sollievo. Si sentiva sempre un po' a disagio con la sua
seria compagna di classe. "Basteranno dei pantaloni scuri e una camicia
bianca o anche nera, o anche una maglietta attillata" disse studiandolo
con aria critica Deran arrossì e lei scoppiò a ridere "E cerca di
rilassarti o le ragazze ti mangeranno in un sol boccone." Deran tornò
in camera sua con i consigli di Roxane che gli ronzavano in testa, quella
cosa della discoteca lo metteva sempre più a disagio, non gli piaceva
l'idea di essere circondato da tante persone tutte in una volta, ma non
voleva nemmeno ferire Marc con un rifiuto e poi era curioso di vedere
una di queste famose discoteche.
Giunsero dinanzi al grande edificio un po' in anticipo, Brand che li aveva
accompagnati con la sua fiammante auto sportiva lanciò un occhiata ai
ragazzi in attesa d'entrare vicino al grande portone dipinto di un blu
elettrico su cui spuntavano a chiare lettere il nome della discoteca
all'aperto. Lien con un semplice abitino nero e i capelli lunghi sciolti
scese per prima dall'auto attirando su di sé non pochi sguardi, la ragazza
tuttavia sembrava perfettamente a suo agio, Deran invidiò profondamente la
sua sicurezza mentre la seguiva verso l'entrata. Entrarono da un passaggio
laterale riservato a chi aveva prenotato un tavolo. La prima cosa che lo
colpì fu la musica, era assordante, si chiese com'era possibile portare
avanti una conversazione in un caos simile e si affrettò a seguire Lien per
timore di perderla tra la folla che fluiva per il giardino tra le varie
piste. Trovarono il tavolo prenotato da Marc con relativa facilità,
mancavano soltanto Ellen e il fratello che avevano avvertito sarebbero
arrivati un po' più tardi. Il tavolo proprio al lato della pista consentiva
un ottima visuale sui ragazzi che si scatenavano ballando. Lucas appollaiato
sullo schienale del divanetto imbottito studiava la folla cercando qualche
bella ragazza da abbordare. "Allora che ne pensi?" gli gridò Marc
"Serata ricca!" esclamò il ragazzo soddisfatto. Deran sorrise
guardando l'amico fare lo stupido con alcune ragazze più grandi di lui.
Ellen e il fratello giunsero poco più tardi, il secondo era accompagnato
dalla sua ragazza, una bella castana che salutò Marc e Lucas come se li
conoscesse già da tempo e gli fu presentata come Cristina. Le ragazze
andarono in pista a ballare e Deran seguì Marc e Lucas nel loro giro di 'perlustrazione'.
Quando tornarono al loro tavolo fu loro servito da bere. Deran osservò il
liquido scuro con una punta di diffidenza. "E' Racady" gli disse
con un sorriso Marc "Coca-cola e brandy mescolati" gli spiegò,
Deran l'assaggiò, aveva un buon gusto. Il liquido ambrato sembrava poi
avere lo strano potere di rilassarlo, ne bevve un altro sorso più a suo
agio. "Scusa hai da accendere?" gli chiese una voce comparendo al
suo fianco. Deran si voltò verso la nuova venuta, una ragazza bionda con
una minigonna bianca e un top nero. Lui scosse il capo "Mi spiace"
disse "Non fumo" lei gli sorrise "Pazienza" disse
riponendo la sigaretta nella borsetta "Io mi chiamo Laura" disse
tendendogli la mano "Deran" rispose lui prendendola. "Non ti
avevo mai visto da queste parti" commentò lei tanto per cominciare la
conversazione "Mi sono trasferito da poco" le spiegò lui, lei
annuì comprensiva. Era un po' difficile parlare urlandosi così nelle
orecchie così lei suggerì di spostarsi in un luogo meno caotico. Deran le
fece strada fin ad una parte del giardino dove si poteva passeggiare senza
avere il rombo delle casse direttamente nelle orecchie. Si sedettero su un
muretto "Qui è decisamente meglio" commentò Deran, lei annuì
"Cominciava a venirmi mal di gola" commentò con un sorriso, era
più carina quando sorrideva, sembrava che quel semplice gesto avesse lo
strano potere di allontanare i segni della fine. Lei vide il suo sguardo e
allungò il capo verso di lui sfiorandogli le labbra con le proprie.
S'immobilizzò quando lui si ritrasse "Hai già una ragazza?" gli
chiese lei preoccupata. Deran cercava di pensare in fretta anche se non gli
era tanto facile nella situazione in cui si trovava. Cosa doveva dirle? Non
voleva ferirla ma non poteva nemmeno dirle la verità. Si era ritratto perché,
nel momento in cui si erano toccati, l'aveva vista accartocciarsi e ridursi
in cenere e poi non riusciva a pensare a lei come una possibile compagna,
arrossì rendendosi conto che stava di nuovo pensando a Brand. "Io sono
già innamorato di qualcuno." Disse rendendosi conto solo nel momento
in cui pronunciava quelle parole di quanto fossero vere "Mi
dispiace" mormorò, lei lo fissò confusa ma si sforzò di sorridere.
Restarono comunque a parlare per un po' e quando lei tornò dalle sue amiche
gli lasciò il numero del cellulare, "Se ti serve un'amica.." gli
disse con un'alzata di spalle "E buona fortuna per il tuo amore!".
Deran cercò di tornare al tavolo, la discoteca non era enorme ma risultava
difficile muoversi in quella calca. Era così attento a schivare alcune
ragazze che ballavano dimenandosi che non si accorse dei ragazzi fermi
accanto al bar finché non urtò casualmente uno di loro. Il bicchiere che
il ragazzo aveva in mano si rovesciò sporcando la camicia bianca.
"Accidenti!" esclamò il ragazzo con voce impastata "Mi
dispiace" mormorò mortificato Deran, era già la seconda volta che si
scusava quella sera, stava diventando un vizio. Il ragazzo però non
sembrava propenso ad accettare le sue scuse. "Senti un po' moccioso,
guarda come hai ridotto la mia camicia!" inveì afferrandolo per la
camicia. Era troppo. Era stanco, la musica gli pulsava nel cervello troppo
alta anche per i suoi sensi annebbiati e un feroce mal di testa lo stava
infastidendo ormai da parecchi minuti.
La sua capacità di controllo era arrivata al limite.
Afferrò la mano del suo aguzzino e strinse finché il ragazzo fu costretto
a lasciare la presa con un gemito di dolore. Quel ragazzino aveva una forza
inaudita, pensò Rodan, davanti a lui gli occhi del ragazzo passarono dal
caldo color dorato ad un glaciale grigio argento. C'era qualcosa di
terrificante nella totale assenza di emozioni di quegli occhi chiari, fece
un passo in dietro, terrorizzato dalla luce assassina del suo sguardo e poi
senza pensarci due volte si volse e fuggì.
L'Arcangelo lo guardò allontanarsi ponderando l'idea di seguirlo ma infondo
quell'uomo non era più una minaccia per Deran e il ragazzo aveva bisogno di
sedersi, il liquore gli aveva dato alla testa.
Raggiunse gli altri poco dopo e il resto della serata proseguì senza
incidenti anche se Deran preferì non dare corda ad altre ragazze. Brand andò
a prenderli verso le tre. Quando giunsero a casa Deran si lasciò cadere su
una delle sedie della cucina sorseggiando un po' di the freddo. "Allora
come andata?" gli chiese Brand osservandolo incuriosito. Deran arrossì
ma se ne uscì solo con un "Bha!" e Brand lo lasciò stare.
Avrebbe dovuto dirgli quello che aveva scoperto, lo fissò mentre rimetteva
nel frigo il the. Si sentiva nervoso, presto sarebbe stato tempo di
coricarsi.
Dormivano insieme da quando quella sera Deran aveva scoperto la sua vera
identità. Si erano scambiati baci e qualche carezza ma non si erano mai
spinti più in là, nonostante Deran leggesse chiaramente lo sforzo che
Brand faceva di volta in volta per fermarsi prima di spingersi troppo oltre.
Ma quella sera, se lo avesse toccato Deran gli avrebbe chiesto di non
fermarsi. Arrossì quando si accorse che Brand lo stava fissando, "Che
cosa c'è?" gli chiese dolcemente avvicinandosi a lui, Deran era
abituato a sentire il suo cuore saltargli in petto ogni volta che il ragazzo
biondo gli si avvicinava con quello sguardo violetto carico di desiderio, ma
quella sera faceva addirittura fatica a respirare. "Bra..Brand"
balbettò ma non era una protesta era una richiesta. Brand lo attirò a sé
con un gemito e soffocò le sue parole con un bacio.
Deran socchiuse le labbra per lasciarsi invadere dal calore del compagno.
Quando Brand lo lasciò andare Deran era senza fiato, si accorse che aveva
cinto il collo del ragazzo con le braccia e arrossì, ma Brand non gli
permise di scostarsi "Deran " mormorò con voce rauca una domanda
esplicita negli occhi resi scuri dalla passione. Deran strinse di più le
braccia intorno a lui e chiudendo gli occhi si lasciò trasportare in camera
da letto. Brand lo depositò con delicatezza sul copriletto
accarezzando con uno sguardo bruciante il corpo del ragazzo disteso, la
camicia di seta leggermente aperta sulla pelle candida. Lo desiderava da
impazzire ma non voleva rovinare il loro rapporto per la fretta di
soddisfare i suoi bisogni, anche se diventava sempre più difficile tenere
le mani lontano dal suo corpo, anche se doveva fare degli sforzi enormi per
fermarsi quando cominciavano a baciarsi. Continuava a ripetersi che era
troppo presto che Deran aveva già tanti problemi senza che ci si mettesse
anche lui. Ma se ora Deran gli avesse detto di no probabilmente avrebbe
dovuto passare la notte sotto una doccia gelata per cancellare l'immagine
che aveva davanti in quel momento. Era così bello e sensuale eppure così
fragile allo stesso tempo. Aveva sofferto così tanto e lui avrebbe fatto
qualsiasi cosa per impedire che succedesse ancora. Ma Deran non lo allontanò
e non gli chiese di andarsene, tese le braccia verso di lui, le guance
soffuse da un rossore affascinante. Brand gli accarezzò con gentilezza il
volto sorridendogli con tenerezza prima di stendersi accanto a lui e
cominciare a baciarlo, Deran si lasciò accarezzare il volto da quella bocca
famelica mentre le mani di Brand gli sbottonavano la camicia leggere come
farfalle.
Brand scostò i lembi di seta scura facendo scorrere le labbra sulla pelle
candida del petto. Quanto aveva desiderato assaggiare il suo sapore in quel
modo, lo sentì inarcarsi sotto di se quando gli accarezzò un capezzolo con
la lingua. I gemiti che uscivano dalle sue labbra erano come un incantesimo
che lo spingevano a chiedergli sempre di più. Si mise su di lui strofinando
i fianchi contro i suoi per fargli sentire quanto anche lui lo desiderasse.
Tornò a baciargli le labbra, disegnando i contorni di quella bocca che
sognava ogni notte, Deran si aggrappò alle spalle del compagno quando
avvertì la sua mano scendere lentamente verso il basso tra le sue gambe.
Gli infilò le mani sotto la maglia desiderando di poter toccare la sua
pelle abbronzata e Brand l'aiutò a farsela sfilare facendola finire ai
piedi del letto. Rimase per alcuni secondi così immobile davanti a lui,
assaporando la carezza ingenua e provocante del ragazzo, Deran fece
scivolare le mani sul suo petto fino a posare la destra sul suo cuore, ne
avvertiva il violento pulsare. Brand trattenne il fiato quando Deran passò
il palmo della mano su un capezzolo quasi con curiosità, gemette e Deran
ripeté la carezza affascinato dall'effetto che aveva sul suo compagno.
Brand gli chiuse la bocca con la propria facendolo rotolare sotto di sé e
sfilandogli del tutto la camicia che finì in un mucchietto informe accanto
alla maglia. "Bra...Brand, io non ho mai..." balbettò Deran
quando sentì le sue mani sbottonargli i pantaloni attillati. "Ssst"
mormorò Brand, facendoglieli scivolare lungo le gambe insieme ai boxer
"Non ti farò male" lo rassicurò tempestandogli il volto di baci
leggeri. Deran sollevò i fianchi cercando il calore del corpo dell'altro
contro il suo ma Brand si scostò scivolando giù dal letto, il ragazzo lo
fissò confuso, spaventato. Brand si tolse gli ultimi vestiti a sua volta
prima di tornare accanto a lui. Deran riusciva a malapena a controllare il
battito martellante del suo cuore mentre guardava quel bellissimo corpo
statuario tornare verso di lui. Gli sfuggì un sussulto quando Brand gli
accarezzò il membro teso non più protetto dal tessuto dei pantaloni.
Allargò le gambe per permettergli di accarezzarlo più a fondo e lo sentì
gemere di piacere quando torno ad accarezzargli la schiena. Brand soffocò i
gemiti del ragazzo che
rischiavano di fargli perdere definitivamente il controllo con un bacio che
lasciò entrambi senza fiato prima di cominciare a tracciare una scia di
fuoco sul suo petto e poi lentamente sempre più giù. Voleva lasciargli
tutto il tempo necessario. Deran gridò quando avvertì quelle labbra calde
chiudersi attorno a lui, si aggrappò disperatamente alle lenzuola incapace
di pensare a nient'altro che non fossero quelle onde violente di piacere e
calore che gli scivolavano su tutto il corpo sempre più in fretta, sempre
più intense, Brand lo sentì tremare contro di lui e strinse con forza le
labbra accarezzandolo con la punta della lingua, Deran si aggrappò alle sue
spalle venendo con un ultimo sussulto.
Emerse lentamente dal torpore avvertendo il bacio leggero di Brand sulla
pelle congestionata del viso, "Deran" lo chiamò con dolcezza e il
ragazzo aprì gli occhi dorati lentamente, allungando le mani per affondarle
nei suoi capelli sciolti sul suo petto, Brand chinò il capo per
sfiorargli le labbra gonfie e Deran gli sorrise, un sorriso dolcissimo che
gli brillava negli occhi e che gli bloccò il respiro in gola. Deran
richiuse gli occhi e Brand rimase ad osservarlo riposare accanto a se. Gli
accarezzò dolcemente i capelli scuri scostando alcune ciocche nere e umide
dalla sua fronte, Deran si mosse nel sonno rannicchiandosi contro di lui con
un sospiro e Brand lo strinse a sé "Ormai sono perduto...".
Deran emerse lentamente dalla superficie vellutata del suo sogno avvertendo
il calore rassicurante di quel corpo accanto al suo. Brand il capo
appoggiato alla mano lo osservava con un sorriso malizioso sul volto
angoloso. "Buon giorno" lo salutò con un mormorio e Deran arrossì
non fidandosi della sua voce. Brand chinò il capo e gli posò un bacio
sulle labbra, lui allungò le braccia e lo strinse a sé facendoli restare
entrambi senza fiato per il contatto dei corpi nudi sotto le lenzuola.
Fecero colazione insieme solo molto più tardi, o meglio si può dire che
pranzarono data l'ora, e passarono la domenica in casa.
Come aveva previsto Oscar, Brand l'aveva chiuso fuori di casa. "Prima o
poi doveva succedere" commentò Deran a voce alta. Brand continuava a
ripetere che gli avrebbe fatto una copia delle chiavi di casa ma viveva lì
da quasi tre settimane e puntualmente Brand se ne dimenticava e alla fine lo
aveva chiuso fuori. Deran fissò l'uscio chiuso vagliando le varie
possibilità.
Poteva scendere al piano di sotto e chiedere ospitalità alle ragazze o
poteva rimanere lì ed aspettare Brand ma erano solo le due e chissà a che
ora sarebbe tornato. A scuola c'erano il consiglio dei professori e Brand
quella mattina lo aveva avvertito che sarebbe tornato tardi. Deran si
appoggiò alla porta di casa riflettendo. Gli sembrava che fossero passati
secoli da quando era arrivato in quella piccola cittadina con il suo umore
nero e il suo carico di incubi e ora... Era passato molto tempo dall'ultima
volta che aveva sognato l'angelo bianco.
Da quando Brand l'aveva fatto dormire per la prima volta nel suo letto.
Arrossì ripensando alle ultime tre settimane durante le quali aveva dormito
decisamente poco. Si era quasi soffocato quando pochi giorni prima Marc gli
aveva fatto notare che il loro supplente di diritto doveva avere una vita
notturna molto intensa a giudicare dalle occhiaie che aveva ultimamente.
"Si sarà trovato una ragazza focosa!" aveva commentato Lucas e
Deran non aveva potuto fare a meno di diventare scarlatto fino alla radice
dei capelli, l'avevano preso in giro per il suo imbarazzo, se solo avessero
saputo! Faceva sempre più a fatica a non finire casualmente dalle parti
della sala professori. Poggiò la cartella all'uscio e sospirò guardando di
nuovo l'orologio, certo che per essere una guardia del corpo non era un gran
che. Aspettò quasi per un ora poi scarabocchiò un messaggio su un foglio
strappato dall'agenda e se ne andò a fare quattro passi. Era una bella
giornata e perso nei suoi pensieri Deran percorse molta strada, finendo per
ritrovarsi davanti alla casa dell'assistente sociale, non era più tornato lì
dal giorno dell'incidente, Marc gli aveva detto che al telegiornale la casa
sembrava crollata, in effetti a vederla da fuori l'intera parete della sua
stanza era distrutta o bruciata. Non si era aspettato che la casa avesse
subito dei simili danni. Si guardò intorno, ormai era tardi ed era meglio
rientrare altrimenti Brand si sarebbe arrabbiato. Fu allora che notò l'auto
scura che veniva verso di lui a tutta velocità quando poi notò che
entrambi gli uomini nell'automobile portavano un completo scuro e gli
occhiali da sole cominciò a correre. I suoi sospetti ricevettero conferma
quando avvertì il primo colpo di pistola fischiare accanto a lui. Imboccò
la stradina che portava al cantiere, ben sapendo che non sarebbero riusciti
a passarci con la grossa automobile. Sentì le ruote stridere e le portiere
sbattere, non avevano intenzione di lasciarlo fuggire. S'introdusse nel
cantiere e cominciò ad arrampicarsi tra le travi e i gradini di cemento
salendo sempre più in alto, un colpo fischiò proprio accanto a lui
colpendo il muro. "Certo non fanno nulla per risultare simpatici"
Si disse cercando freneticamente di farsi strada tra i detriti.
La luce lo colpì in pieno volto era arrivato all'ultimo piano non aveva più
via d'uscita.
"Non vogliamo farti del male ragazzo" esclamò uno dei due
facendosi avanti con la pistola in pugno, Deran guardò di sotto erano
almeno centocinquanta metri, non poteva andare oltre. "Vieni con noi
senza fare storie" disse l'altro tenendo il fucile puntato verso di
lui, strano ora che li aveva davanti notava un velo di timore sui loro
volti, avevano paura. Quella rivelazione lo colpì come uno schiaffo.
Persino quei sicari avevano paura di lui.
....Lascia che io ti protegga Deran...
Il ragazzo sussultò portandosi una mano alla testa, la voce
dell'Arcangelo.... Aveva quasi dimenticato con quanta prepotenza poteva
avvertirla dentro di sé. I suoni attorno a lui sfumarono coperti dallo
stridio di infiniti invisibili ingranaggi, aveva caldo, ogni sua più
piccola particella sembrava bruciare, sentì gli uomini della T.E.C
sussultare e ritrarsi di fronte al fuoco scuro che lo circondava. Fu
assalito dalla nausea e provava una violenta sensazione di repulsione verso
tutto quanto aveva intorno, si sentiva come un falco in gabbia, gridò di
rabbia e di dolore scuotendo il capo con forza per allontanare la sensazione
di malessere, non doveva farlo ma non riusciva a trattenersi, il cemento
sotto di lui prese a fondere mentre le pesanti travi di ferro si piegavano
pericolosamente.
...Deran non avere paura...
"Vieni con noi ragazzo è per il tuo bene" disse ancora l'uomo
vestito di nero, la sua voce tremava e Deran sorrise, il suo compagno alzò
il fucile preso dal panico e sparò. Deran guardò il proiettile venire
verso di lui come si osserva un insetto fastidioso, la pallottola si
disintegrò tra le fiamme prima di poterlo toccare. Deran avanzò verso di
loro gli occhi divenuti grigi come il ghiaccio. "Sciocchi" mormorò
con quella terrificante, inumana voce metallica.
L'uomo che aveva sparato tese di nuovo la sua arma cinereo in volto. Deran
fece un altro passo verso di lui mentre l'intero palazzo gemeva sotto il suo
peso contorcendosi in agonia mentre fondeva tra le fiamme scure. Non ebbe il
tempo di sparare di nuovo l'Arcangelo tese la mano destra e l'uomo fu
avvolto dalle fiamme. Il suo compagno rimase immobile a fissarlo bruciare e
consumarsi fino a che non rimase che un mucchietto di cenere e una macchia
scura.
L'Arcangelo spostò il suo sguardo privo d'emozione sull'agente rimasto,
questi lo fissava con occhi folli di terrore, "Pietà" mormorò
cadendo in ginocchio davanti a lui, "Pietà?" chiese l'Arcangelo
con un sorriso terribile "Quante volte LUI ha chiesto pietà, quante
volte avrebbe preferito la morte all'esistenza che gli avete dato"
l'uomo ormai in preda a un tremore incontrollabile lo fissò incapace di
muoversi mentre l'Arcangelo avanzava verso di lui, "Sarò
misericordioso uomo ti concederò più di quello che voi avete lasciato a
Deran e a me" Tese la mano e la posò sul volto dell'agente della T.E.C
avvolgendolo nel fuoco, l'uomo si dimenò urlando per il dolore
"Assaggia il mio dolore mortale, ogni volta che respiro, ogni volta che
ogni singola cellula del mio corpo pulsa, il suo dolore è cento volte
tanto" Gli occhi dell'Arcangelo divennero due polle di luce e quel che
rimaneva dell'uomo della T.E.C scomparve disintegrandosi. "E ora
toccherà a tutti gli altri, distruggerò tutti coloro che ti faranno
soffrire". Il palazzo gemette piegandosi pericolosamente su di un lato,
il metallo ormai in gran parte fuso non riusciva più a sostenere
l'edificio, alcune pietre rotolarono spargendo la cenere nell'aria attorno a
lui. Cenere, ancora cenere, desiderava soltanto non dover più soffrire.
....Se tutto il mondo fosse cenere....
Insinuò quella voce lontana. Deran si riscosse violentemente spalancando
gli occhi, "Mio Dio che cosa ho fatto?" mormorò senza fiato
osservando le due macchie scure a pochi metri da lui. Il palazzo cigolò
facendogli perdere l'equilibrio quando le sue dita sfiorarono il cemento
appiccicoso Deran si ritrasse violentemente mentre un conato di vomito gli
toglieva quasi il respiro, doveva andare via, voleva andare il più lontano
possibile. Con un sinistro scricchiolio anche l'ultima trave cedette e
l'intero palazzo prese a crollare su se stesso, stava cadendo. ....Deran....
di nuovo quella voce, no, non voleva che accadesse di nuovo, doveva
mantenere il controllo. Un arcangelo può assumere qualsiasi forma
espandendo l'AS, si ricordò d'un tratto. Chiuse gli occhi e concentrò
tutta la sua volontà cercando di ignorare la paura che gli attanagliava il
petto e di arginare al tempo stesso la crescente energia distruttiva che gli
pulsava nelle vene, nella mente una sola immagine quella dell'angelo bianco
del suo sogno. Avvertì un violento dolore alla schiena accompagnato dal
rumore della stoffa strappata, gridò inarcandosi mentre gli si lacerava la
schiena e poi le vide, le piume bianche macchiate di sangue volteggiare
attorno a lui. Aprì gli occhi solo per accorgersi di quanto era ormai
vicino al suolo, con uno sforzo immane sbatte le grandi ali bianche frenando
la caduta ma allargando le ferite causate dalla fuoriuscita delle scapole,
con un altro doloroso colpo d'ali riprese quota. Strinse i denti, la schiena
gli faceva un male pazzesco, aveva la vista annebbiata e i sensi confusi,
dietro di lui l'intero palazzo crollò con un boato. Prese quota cercando di
portarsi fuori vista e si diresse verso la casa di Brand.
Pensare a lui era l'unico modo che aveva di combattere il dolore sfiancante
e l'ancor più pericoloso sinistro suono metallico che stava ricominciando
nella sua testa. Lo sforzo era tale che riusciva a malapena a respirare,
vedere gli diventava sempre più difficile come pure mantenere un'andatura
regolare. Riconobbe il palazzo di Brand, fortunatamente non c'era nessuno in
giro, cercò di planare verso il prato sul retro degli appartamenti,
mancavano una decina di metri al suolo ma ormai era così stanco, avvertì
una violenta fitta al petto e si portò una mano al cuore, smise
semplicemente di lottare lasciandosi cadere al suolo.
Continua....
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