Note: Io mi sono divertita a scriverla spero che vi piaccia. ^^
T.A.P. Tecnological Angel Project
parte I
di Naika
*** "Chiedo perdono a Dio perché ho peccato, ho dato
vita alla morte e lo abbandonata nel mondo" ***
Omar Heinz
*******************
"Che noia" mormorò Alissia sospirando e
scarabocchiando distrattamente il diario dell'amica
seduta accanto a lei, "Il prof oggi è più barboso del
solito, almeno avessimo anche noi quello schianto del
supplente di diritto che ha la quinta C" borbottò.
"Signorina Lanscap c'è qualcosa che non va?" Alissia
arrossì "Non niente professore", l'insegnante le
lanciò un'occhiata di ammonimento prima di tornare a
spiegare e Lucas le sorrise dal banco poco dietro il
suo "Ti ha beccato stavolta" la punzecchiò ricevendo
in cambio uno sguardo furente. Il ragazzo sorrise più
apertamente e stava per fare un'altra battuta quando
bussarono alla porta interrompendo la lezione e
attirando l'attenzione degli studenti. Il preside
entrò borbottando e i ragazzi si affrettarono ad
alzarsi in piedi. Poco dietro di lui un ragazzo dai
capelli neri come la pece fece il suo ingresso in
classe rimanendo immobile ad osservare con freddezza
gli altri studenti mentre il preside parlottava un
attimo con il professore di scienze. "Vi presento
Deran Recard" annunciò il preside "Da oggi frequenterà
la vostra classe". Ellen corrugò la fronte "Strano che
si trasferisca qui a metà anno" mormorò "Che
t'importa!" esclamò Alissia arrossendo "E' uno
schianto!" Ellen sospirò, Alissia era proprio
incorreggibile, il suo carattere leggero era ben
conosciuto dall'amica. Però doveva ammettere che non
aveva tutti i torti, quei glaciali occhi dorati
avevano qualcosa innaturale e terribile profondamente
affascinante. "Puoi sederti lì accanto a Marc
Stendard" disse intanto il professore di scienze
indicando un banco libero, fece una smorfia "Cerca di
non farti influenzare troppo da lui" commentò
suscitando qualche commento dalle prime file e alcune
risate. Deran si diresse obbedientemente a sedere
ignorando le occhiate curiose dei suoi nuovi compagni.
Marc gli lanciò uno sguardo dubbioso, non sembrava un
tipo divertente con quell'espressione seria e lontana,
ma forse era solo un modo per nascondere l'imbarazzo.
Il preside se ne andò e il professore, un uomo alto e
sottile con un paio di occhiali quadrati in pendio sul
naso gli rivolse la sua attenzione. "Bene Recard temo
che non riuscirò a fare lezione finché non avrai
soddisfatto almeno un po' della curiosità della
classe." Gli sorrise ma Deran rimase impassibile e
distratto come se non si trovasse nemmeno lì. "Dunque
dicci ti sei trasferito qui con la tua famiglia?" gli
chiese l'insegnante riuscendo finalmente ad ottenere
la sua attenzione. Per una frazione di secondo, Ellen
lesse in quegli occhi screziati di luce una
disperazione e un dolore che la lasciarono senza
fiato, poi il ragazzo strinse la mascella rialzando
quel muro invalicabile che aveva posto tra se e tutti
gli altri. Deran puntò lo sguardo sul professore con
una freddezza che congelò l'aria quanto le parole che
pronunciò poco dopo. "Entrambi i miei genitori sono
morti dieci anni fa." Rispose serafico, il professore
sussultò mentre nell'aula calava un silenzio
imbarazzato. "Mi... mi dispiace" mormorò cercando
confusamente di correggere la propria gaffe, Deran fece
spallucce "Tutti dobbiamo morire" commentò come se la
cosa non gl'importasse affatto. Il professore di
scienze balbettò qualcosa confuso dalla crudeltà
dimostrata da quel ragazzino dal volto pallido e poi
riprese a spiegare voltandogli le spalle. Marc lanciò
un occhiata al suo nuovo compagno di banco che ora
sembrava nuovamente perso nei suoi pensieri, gli
sembrava quasi di sentire il freddo di quel muro di
ghiaccio che Deran aveva eretto attorno a sé.
*******************
Quando suonò la campanella che segnava l'inizio
dell'intervallo Deran si mosse in fretta uscendo dalla
classe prima che a qualcuno dei suoi nuovi compagni
venisse in mente di fermarlo. Perché avrebbe dovuto
sprecare tempo per fare amicizia? Tra un paio di mesi
si sarebbe trasferito nuovamente, una nuova città, una
nuova scuola. Chissà perché quel ricco signore che
l'aveva affidato all'associazione privata per la
tutela degli orfani aveva chiesto alla sua tutrice che
cambiassero città almeno una volta ogni sei mesi.
Sospirò appoggiando la schiena al muro in un angolo
del cortile dove poteva osservare senza essere
osservato. Avrebbe aspettato che ci fosse stata meno
confusione e poi se la sarebbe filata dal cancello sul
retro, non aveva proprio voglia di fare altre tre ore
di lezione. "Sai quel tuo atteggiamento da persona
superiore potrebbe procurarti parecchi guai" Deran si
voltò verso il ragazzo che aveva parlato, era più alto
di lui e aveva i capelli castani pettinati in modo da
far sembrare la sua testa quella di un istrice,
accanto a lui c'era il suo compagno di banco. "Ti
presento Lucas" disse Marc indicandogli il ragazzo
castano, Deran si spostò e si diresse verso il salone
principale passando accanto a loro senza degnarli di
uno sguardo "Hei ti pare il modo di comportarti!"
esclamò Marc afferrandolo per un braccio, lo sguardo
che gli rivolse Deran era talmente minaccioso che Marc
si affrettò a lasciarlo andare facendo un passo
indietro.
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Era cresciuto. Brand rimase immobile ad osservare il
ragazzo dalla finestra della biblioteca. Sembrava
ancora più solo e lontano adesso, pensò ammirando la
sua figura sottile, sembrava così fragile. Appoggiò
una mano sottile al vetro della finestra desiderando
di poterlo toccare, avrebbe voluto cancellare le rughe
dalla sua fronte, sciogliere dolcemente quella
freddezza, cancellare i suoi ricordi. Brand staccò
lentamente la mano dal vetro della finestra con un
sospiro. Si allontanò dalla vetrata tornando ai temi
di diritto che doveva correggere. "Buon giorno
professore!" lo salutò allegramente la vecchia
bibliotecaria della scuola comparendo da dietro uno
degli scaffali, Brand le sorrise cordiale spingendo
indietro i lisci capelli biondi e legandoli in una
piccola treccia improvvisata. Alcune studentesse
entrarono in quel momento e arrossirono appena lo
scorsero, lanciandogli sorrisi ammiccanti. Brand
rispose ai loro saluti e alle loro domande con
cortesia mentre la bibliotecaria alza gli occhi al
cielo. "Ha fatto ancora colpo" gli disse facendogli
l'occhiolino con malizia quando le ragazze si
allontanarono parlottando tra loro. Brand sospirò
"Finirò con ricevere un altro rimprovero dal preside"
borbottò togliendo i leggeri occhiali da vista dal
naso. "Il problema è che lei non assomiglia per niente
ad un insegnante" cercò di consolarlo lei esaminandolo
involontariamente dalla testa ai piedi. I lisci
capelli biondo cenere, i grandi occhi viola, il fisico
asciutto e muscoloso, in effetti il supplente di
diritto sembrava appena uscito da una rivista di alta
moda, era logico che tutte le ragazze della scuola
sbavassero per lui! Brand sospirò di nuovo
stiracchiandosi come un gatto e raccolse i compiti
sparsi sul tavolo "Devo tornare in classe" borbottò e
anche France si trovò a desiderare ad avere trent'anni
di meno guardandolo mentre si allontanava per il
corridoio seguito da una serie di sguardi adoranti.
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Deran tornò verso la sua classe così perso nei suoi
pensieri che non si accorse dell'uomo che usciva dalla
sala professori se non quando ci finì addosso. Sarebbe
caduto se l'altro non l'avesse sorretto. Deran alzò il
capo per scusarsi ma non riuscì a proferire parola. Un
profumo, un leggero profumo spezziato e due occhi
color lavanda gli intorpidirono i sensi cancellando
tutti i suoi pensieri. Dove, dove li aveva già visti?
Brand rimase in silenzio ad osservare la confusione
tra le sfaccettature di quegli occhi dorati. Era
davvero cresciuto. Si rese conto che lo stava tenendo
stretto un po' più del necessario e si affrettò a
lasciarlo andare. "Tutto bene?" gli chiese con voce
leggermente arrochita. Deran annuì riscuotendosi d'un
tratto. Che cavolo gli era preso! Imbambolarsi così
davanti ad uno sconosciuto. Eppure nel momento in cui
quelle braccia si erano chiuse attorno a lui per
sorreggerlo si era sentito... al sicuro. Si accorse
che il biondo lo stava fissando aspettando una
risposta e arrossì annuendo in fretta, la campanella
suonò dandogli una scusa per allontanarsi.
*******************
Tornò in classe e si appollaiò rassegnato sul suo
banco, ormai aveva perso l'occasione di filarsela.
Ascoltò distrattamente il professore di matematica e
non degnò nemmeno di uno sguardo quello di lettere, ne
l'uno ne l'altro comunque gli chiesero nulla. Deran si
chiese se il professore di scienze non li avesse
avvertiti di farsi i fatti loro e sperò di sì.
L'ultima ora era quella di educazione fisica, l'omone
grande e grosso come un orso che era il loro
insegnante, lanciò un occhiata al nuovo arrivato
studiandone la magrezza, "Fumi?" gli chiese notando la
pelle pallida e quando ricevette un segno di diniego
in risposta scosse le spalle "E' già qualcosa."
Commentò. "Voglio proprio vedere quanto riesce a stare
impassibile" sussurrò Marc a Lucas facendogli un cenno
verso il campo da pallavolo dove le ragazze della loro
classe e quelle della quarta B si stavano scaldando.
"Ci stanno guardando!" commentò Alissia rivolta
all'amica, Ellen lanciò un occhiata di soppiatto ai
ragazzi, "Stanno guardando te" le disse di rimando,
"E' impossibile ignorarti" commentò con un velo di
sarcasmo riferendosi all'attillata maglietta rossa che
l'amica aveva indossato e che le metteva in risalto il
seno prosperoso. Alissia sbuffò "Però lui non ci
guarda!" commentò seccata, la professoressa richiamò la loro attenzione e Ellen si risparmiò i commenti.
*******************
Il professore di educazione fisica li divise in due
gruppi e li spedì sul campo da basket, dato che Deran
non aveva la tuta si sedette in panchina e rimase a
guardare distrattamente i giocatori in campo. Quel
Lucas era bravo e sfruttava appieno la sua altezza
mentre Marc era molto veloce. "Hai mai giocato a
pallacanestro?" gli chiese il professore in piedi
accanto alla panchina. "No" gli rispose il ragazzo
secco "Dovresti provare, praticare uno sport è un buon
metodo per sfogare lo stress e dimenticare le proprie
preoccupazioni." Deran si voltò a fissarlo stupito e
l'insegnante fece spallucce, "Dovresti provare" ripeté
portandosi poi il fischietto alle labbra per segnalare
il fallo di uno dei ragazzi, Deran l'osservò dirigersi
verso il centro del campo e si chiese se fare sport
gli sarebbe servito a dimenticare, sorrise, no niente
sarebbe servito. "Attenzione!" Deran si riscosse
violentemente dai suoi pensieri, nell'adiacente campo
da pallavolo una biondina aveva colpito con eccessiva
violenza la palla che ora fischiava dritta verso il
suo volto. Deran agì senza pensare, tese il braccio e
afferrò la palla con la mano destra bloccandone la
corsa con una presa ferrea, quando chiuse le dita
intorno alla palla di cuoio questa esplose con uno
scoppiò stritolata tra le sue dita. Marc lo fissò a
bocca aperta "Accidenti!" esclamò senza fiato. Come se
quella esclamazione avesse riscosso il ragazzo, Deran
si affrettò a lasciar cadere ciò che restava del
pallone. "Sono mortificata!" esclamò la biondina
andando a raggiungerlo "Non ti sei fatto male, vero?"
gli chiese preoccupata sventolando le lunghe ciglia,
"No" mormorò Deran cercando di mascherare il disagio.
"Meno male!" esclamò lei con un sorriso radioso "Io
sono Elisabeth" disse tendendogli la mano, Deran la
strinse controvoglia, li stavano guardando tutti e lui
detestava essere al centro dell'attenzione. Non notò
la luce soddisfatta che balenò per un attimo negli
occhi blu di lei. Elisabeth lo salutò sventolando la
mano e ritornò al campo di pallavolo dove le sue
compagne la stavano aspettando. "Accidenti che
fortuna!" esclamò Marc "Quella palla non poteva volare
da questa parte?" "L'ha fatto apposta" commentò Lucas
osservando con più attenzione la bionda "Vuoi dire che
gli ha tirato la palla addosso apposta per avere una
scusa per presentarsi?" gli chiese Marc allibito,
Lucas fece spallucce "E' quello che ho visto io"
commentò. Marc sospirò con fare melodrammatico "Che
cos'ha lui che io non ho?" domandò. "Tu non saresti
riuscito a prenderla" gli rispose Lucas serio e Marc
annuì "Hai ragione" disse spostando lo sguardo su quel
che restava del robusto pallone di cuoio, "Mi domando
come abbia fatto a fermare un siluro simile con una
sola mano" disse spostando lo sguardo sul nuovo
arrivato. Nel momento in cui aveva afferrato la palla
gli era sembrato che gli occhi del ragazzo fossero
passati dal caldo color dorato ad un metallico grigio
argento, ma era successo così in fretta che non ne era
sicuro. "Forse ho visto solo quello che volevo vedere"
mormorò "Come?" chiese Lucas fissandolo sorpreso
"Niente, niente!" si affrettò a dire Marc con un
sorriso. Il professore fischiò "Bhe vi siete
addormentati muovetevi!" tuonò e i ragazzi ripresero a
giocare la loro partita.
*******************
Deran passò tra gli studenti che uscivano dal cancello
di scuola parlando allegramente tra loro, una ragazza
lo indicò alle sue amiche che cominciarono a
ridacchiare quando lui fu loro accanto. "Che razza di
galline" mormorò tra sé il ragazzo ignorando i loro
sguardi. Era iscritto a quella scuola già da tre
giorni. Ne aveva saltati due ed il terzo aveva
litigato con uno dei suoi insegnanti. D'altronde che
cosa ci si poteva aspettare da un monellaccio
cresciuto senza genitori come lui? Così aveva detto
l'assistente sociale quando il preside l'aveva fatta
chiamare perché il ragazzo saltava le lezioni. Deran
strinse la mascella ignorando tutto e tutti attorno a
lui, non aveva voglia di tornare a casa. Si indirizzò
invece verso la zona industriale camminando tra le
alte palazzine in costruzione, osservando
distrattamente gli operai al lavoro. Quella era la
zona più malfamata della città ed era pericoloso
aggirarcisi ma poco gli importava. A lui importava
poco di tutto, persino di vivere. 'Gli uomini sono
inutili insetti che si affannano verso una fine
inevitabile' così aveva scritto nel tema in classe,
quella mattina, provocando l'ira del professore. Deran
aveva ascoltato i suoi commenti in silenzio fissando con ironia quell'uomo di mezza età parlare
dell'importanza dei sogni e delle speranze nel futuro,
che speranze poteva avere un professoruncolo di
provincia che lavora in una scuola pubblica, con uno
stipendio da fame e una moglie nevrotica? Forse aveva
esagerato a provocarlo in quel modo, ripensò tra sé
ricordando il volto paonazzo di rabbia del professore,
ma non aveva potuto farne a meno. Sin da quando era
nato tutto attorno a lui gli era apparso in rovina,
quando osservava un edificio vedeva solo macerie, gli
uomini che camminavano per strada accanto a lui, i
suoi stessi compagni di scuola, gli apparivano come
piccoli scarafaggi frenetici, esseri inutili e fragili
su cui notava tutti i segni della morte imminente;
persino sul volto della più bella delle donne poteva
notare le piccole rughe, le piccole crepe della pelle
che indicavano la fine vicina. Tutto attorno a lui era
morte. Lui era la morte. I suoi genitori avevano
invano tentato di curarlo da quella sua ossessione,
con il passare del tempo avevano cominciato persino a
temerlo, i più illustri psicologi avevano perso i
gangheri di fronte al freddo, silenzioso sdegno con
cui il ragazzo trattava la vita. Un rombo lontano
preannunciò l'avvicinarsi del temporale, Deran alzò il
capo e fissò il cielo scuro e minaccioso così consono
al suo umore, quando le prime gocce caddero
scivolandogli lungo il volto riprese a muoversi senza
meta per le vie della città. "Hei guarda chi si vede?"
commentò Marc fermando lo scooter ammaccato e
accostandosi al marciapiede "Abiti da queste parti?"
chiese. "No" disse Deran senza fermarsi "Socievole
come al solito" commentò il ragazzo riaccostandoglisi
"Che divertimento ci trovi a tenere lontano la gente
in questo modo?" "E tu che divertimento ci trovi a
cercare per forza di piacermi?" Marc sorrise "Mi
ricordi il me stesso di un paio di anni fa." gli
rispose il ragazzo con un misto tra un sorriso di
derisione e di simpatia stampato sul volto, era
difficile capire se stesse dicendo sul serio o se
stesse soltanto scherzando. "Quando i miei si sono
separati e sono andato a vivere con mia madre mi
comportavo esattamente come fai tu ora" spiegò
scuotendo il capo. Deran si fermò a fissare il ragazzo
mentre la pioggia tutt'attorno a loro attutiva i suoni
e i contorni delle cose, "Sei fradicio" commentò Marc
con un sorriso, Deran scosse il capo, aveva ragione
era bagnato fino al midollo, anche lui però si stava
inzuppando a parlare così sotto la pioggia "Dai salta
su, ti offro un caffè" gli disse Marc, battendo un
colpetto sulla sella del motorino dietro di sé. Deran
rimase immobile per un attimo e Marc temette che
avrebbe rifiutato ma poi con un'alzata di spalle Deran
mise la cartella a tracolla montò in sella. La casa di
Marc non era molto distante ma erano entrambi fradici
quando ci arrivarono. "Mia madre è al lavoro quindi
non c'è nessuno in casa" gli disse Marc aprendo la
porta della piccola casa nella quale abitava. Visto
che Deran non sembrava comunque in vena di confidenze
Marc decise di non insistere. Gli portò un'asciugamano
perché si asciugasse alla bell'e meglio e mise la sua
giacca ad asciugare su un termosifone. Preparò il
caffè per entrambi e si lanciò in un lungo monologo
finendo per raccontargli molto di sé. Deran sembrava
non ascoltare nemmeno la maggior parte delle sue
chiacchiere ma Marc lo vide rilassarsi gradatamente
finendo per abbassare le proprie difese. Quando Marc
gli propose una partita alla playstation Deran fece
addirittura un mezzo sorrise nell'ammettere di non
averci mai giocato. Passarono tutto il pomeriggio in
casa sul divano, uno a fianco dell'altro scontrandosi
sul monitor mentre fuori diluviava. Deran si accorse
dell'ora tarda soltanto quando rincasò la madre di Marc. "Devo andare ora" disse alzandosi arrossendo per
l'imbarazzo, "Vuoi che ti accompagni?" gli chiese Marc
osservando le nuvole scure, anche se aveva smesso di
piovere nulla dava ad intendere che non avrebbe
ricominciato. Deran scosse la testa "Preferisco andare
a piedi" disse "Come vuoi ma prendi almeno questo"
disse Marc porgendoli un ombrello colorato, Deran lo
prese e uscì in silenzio, Marc lo osservò dirigersi
verso la strada e fece per rientrare quando la sua
voce lo richiamò "Grazie" disse soltanto Deran, così
piano che Marc lo indovinò dal movimento delle sue
labbra più che sentirlo, affrettandosi poi ad
incamminarsi verso casa. "Prego" mormorò Marc
sorridendo tra sé mentre tornava sui suoi passi.
*******************
Il giorno seguente Deran restituì l'ombrello al
compagno di banco, nonostante non parlasse certo più
di prima Marc avvertì un cambiamento nel ragazzo che
sembrava più a suo agio, almeno con lui, e alla fine
Deran stabilì una specie di tregua anche con Lucas, il
miglior amico di Marc, che essendo l'elemento più
polemico della classe l'aveva preso subito in simpatia
quando aveva litigato con il professore di lettere e
poi, Deran non riusciva a spiegarsi ancora come
c'erano riusciti, era entrato a far parte della
squadra di pallacanestro.
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"Perché non ti unisci alla nostra squadra?" gli aveva
chiesto una mattina Marc quando Deran lo aveva
interrogato sulla sacca da ginnastica che si portava
appresso. "Vedi l'orgoglio di questa scuola è la
squadra di pallavolo" gli aveva spiegato Lucas "L'anno
scorso si sono qualificate seconde al torneo
interscolastico regionale." Aveva aggiunto Marc "La
squadra di pallacanestro invece non è un gran che,
anche se noi abbiamo fatto di tutto per qualificarci,
l'anno scorso non abbiamo passato nemmeno le
eliminatorie" Lucas aveva sbuffato "Il nostro capitano molto bravo, io me la cavo e quest'anno abbiamo
anche Marc ma il resto della squadra è un po'
scalcinato, per lo più sono ragazzi di terza" Deran
aveva provato a declinare l'invito.
"Non ho mai giocato a pallacanestro e a dir la verità
l'idea non mi alletta" borbottò. Marc sorrise "Ma sì
dai prova, magari ti piace, ci servirebbe uno con la
tua forza" Deran arrossì ricordando la scena di alcuni
giorni prima. Non era stato lui a prendere la palla.
"Non lo so" bofonchiò a disagio, "Bhe che ti costa,
fermati oggi pomeriggio e vedi se ti può interessare,
no? Tanto a casa non hai niente da fare" Deran
rimaneva scettico ma alla fine accettò di fermarsi
quanto meno per vedere uno degli allenamenti. Giunse
in palestra prima di Marc e Lucas che erano andati a
cambiarsi e vi trovò un paio di ragazzi che si
allenavano a canestro e l'insegnante di educazione
fisica che era anche il coach della squadra.
"Buongiorno" lo salutò facendogli cenno di venire
avanti "sei venuto ad iscriverti?" Deran corrugò la
fronte "Forse" mormorò. L'uomo annuì soddisfatto. "Hei
Jack vieni abbiamo un nuovo adepto!" disse richiamando
l'attenzione di uno dei due giocatori, un ragazzo alto
e muscoloso con un volto marmoreo ma due simpatici
occhi castani. "Piacere Jack Kieler, sono il capitano
della squadra" disse tendendogli la mano "Deran
Recard" gli rispose il ragazzo stringendogliela. In
quel momento giunsero anche Marc e Lucas insieme ad
altri tre ragazzi più giovani. "Siete in ritardo"
commentò Jack lanciando un occhiata all'orologio,
Lucas sorrise "Chiediamo umilmente perdono!" disse con
aria fintamente contrita, il mister gli lanciò un
occhiataccia e Jack alzò gli occhi al cielo.
"Cominciate a correre!" esclamò il professore e i
ragazzi partirono di corsa. Anche Deran si unì a loro
durante gli esercizi di riscaldamento, quando tuttavia
i ragazzi cominciarono a provare passaggi e canestri
Jack lo prese in disparte per insegnargli i
fondamentali. "Vedi devi tenere le mani così" gli
disse indicandogli la posizione corretta. Il ragazzo
annuì provando a ripetere il gesto del capitano, non
sembrava difficile. Tuttavia la palla mancò di
parecchio il canestro. Jack gli rimostrò la posizione
e la seconda volta andò meglio, almeno colpì il
tabellone. Alla fine dell'allenamento era stanco ma
abbastanza soddisfatto. In fondo si era anche
divertito. "Allora" gli chiese Marc mentre si
incamminavano verso casa "Non è male" commentò il
ragazzo senza sbilanciarsi. Marc gli aveva sorriso
"Gli allenamenti sono tutti i martedì e i venerdì,
cerca di non dimenticartene." Gli aveva detto e Deran
non se l'era dimenticato. Anzi aveva cominciato a
divertirsi. Per la prima volta in vita sua si era
sentito parte di un gruppo, di una squadra. Era una
bella sensazione.
*******************
Stava parlando proprio degli allenamenti quando Lien,
una ragazza alta e slanciata che fungeva da
rappresentante della classe con Lucas, giunse in aula
con un foglio tra le mani. "Un attimo di silenzio per
favore!" esordì la ragazza, non aveva parlato forte ma
si zittirono tutti per sentire cosa aveva da dire,
Lucas che era entrato dopo di lei andò a sedersi
accanto a Marc borbottando. La ragazza si era posta
davanti alla cattedra e aspettò che i suoi compagni
facessero silenzio prima di parlare. "Tra due
settimane la nostra classe e la quarta B
parteciperanno ad una visita studio di due giorni al
parco nazionale del SilverLand." Vi fu un boato di
gioia degli studenti. Lucas emise un debole "Bha" e
Marc lo fissò sorpreso "Che cosa c'è che non va?"
chiese, di solito l'amico faceva i salti di gioia alla
più piccola occasione per saltare le lezioni, andare
in gita poi proprio con la classe di Elisabeth avrebbe
dovuto renderlo euforico. "Aspetta di sentire il
resto" borbottò. Lien aspettò che si calmassero prima
di proseguire. "Il professore di scienze farà passare
una circolare da far firmare a casa e vi dirà a quanto
ammonta la quota d'iscrizione, ci accompagneranno
inoltre il professor Betran" vi fu un mugolio di
protesta tra gli studenti che conoscevano la serietà
dell'insegnante di matematica "e dal professor North".
Questa volta il grido di gioia venne solo dalle
ragazze. La capo classe appoggiò la circolare che
aveva ricevuto dal preside sulla cattedra e fu subito
circondata dalle compagne. Deran osservò la ragazza
dai capelli neri sorridere annuendo alle domande di
Alissia e le altre che sembravano particolarmente
eccitate. "Che cos'ha questo professor North di
speciale?" chiese stupito a Marc. Fu Lucas a
rispondergli con uno sbuffo seccato "Il professor
Brand North.." disse imitando il tono mieloso delle
ragazze "..ha 25 anni ed è bello come un divo" Marc
rise scuotendo il capo, ecco perché Lucas era così
arrabbiato! "Si è laureato l'anno scorso e adesso sta
frequentando un master di legge all'università
cittadina. Quando il professore di diritto della
sezione C si è ammalato il preside che conosceva il
rettore ha chiesto al ragazzo se era interessato al
posto di supplente fino alla fine dell'anno." Gli
spiegò Marc "L'ha fatto per risparmiare" commentò cupo Lucas. Sospirò di nuovo. "Le ragazze non faranno altro
che parlare di lui per tutto il tempo e noi non avremo
speranze!" borbottò ancora di cattivo umore.
*******************
Deran aveva accettato seppur con qualche riserva di
partecipare alla gita scolastica. Ottenere il permesso
dall'assistente sociale fu facilissimo dato che la
donna sembrava non vedere l'ora di liberarsi di lui. E
così Deran si ritrovò due settimane più tardi con una
leggera sacca sulla spalla destra ad aspettare
l'autobus che li avrebbe portati fino al rifugio di
montagna in cui avrebbero alloggiato per una notte,
insieme ad un'altra quarantina di studenti. "Guarda
arriva!" mormorò una ragazza accanto a loro con un
sospiro. "Cavoli quant'è bello!" esclamò la sua amica
arrossendo. Lucas borbottò qualcosa d'indefinito e
Deran si voltò per vedere questo famoso professor North. Lui. Non avrebbe mai immaginato che fosse un
professore. L'oggetto di tutte quelle attenzioni
intanto era stato avvicinato dal professore di scienze
e ascoltava i suoi discorsi con un sorriso tranquillo.
Come sembrava insignificante e pallido il loro
insegnante a fianco al ragazzo biondo. Deran strinse
la mascella riscuotendosi. Che cavolo gli era preso!
Si stava comportando come quelle ragazzine, ci mancava
solo che cominciasse a sospirare. Borbottò qualcosa
tra sé, buttando la borsa con poca grazia tra le altre
già accatastate nel bagagliaio dell'autobus.
Continua....
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