NOTE & DISCLAIMERS: Avevo detto che per un po? non postavo più niente.
Ma, come dice il buon vecchio Alex di Arancia Meccanica, l?ispirazione
viene a chi la sa aspettare, eccomi qui. Allora, tutto è nato dal fatto che,
qualche tempo fa, ho messo in ML un riassuntino di Swan Lake. Il mio adorato
Venus, nonché mio promotore pubblicitario, ha commentato che sembrava una
ficcia. Così mi sono detta: perché non trasformarla davvero in una ficcia?
Quindi eccola qua! La storia non è mia, ma di quel furbastro di Matthew
Bourne, che ha genialmente preso una delle più belle fiabe nonché uno dei
balletti più famosi al mondo, e l?ha riscritta in chiave yaoi (anche se lui
probabilmente non conosce questo termine^^). Però ci ho messo tanto di mio.
Quindi facciamo metà per uno. Anche i personaggi sono un po? miei, un po?
suoi. Diciamo che è una fanfic un po' particolare.
Swan lake
di Schwarze Fee
Parte 3/?
Siegfried
era seduto davanti all'enorme vetrata che dava sul giardino, nella sala da
thé. Stava facendo colazione, leggendo un vecchio libro. Si sentiva bene,
tranquillo e rilassato. In tutta la sua vita non gli era mai capitato, ma
era una sensazione ormai famigliare da quando conosceva Swan, e da quando
passava le serate e le notti in sua compagnia.
Swan, anche ora che sapeva chi era lui in realtà, non aveva modificato il
suo comportamento. Non provava nessuna soggezione nei suoi confronti, rideva
e si divertiva esattamente come prima, e lo trattava con confidenza e
cameratismo.
Quando erano fuori dal palazzo, erano soltanto due ragazzi, due amici che si
divertivano a combinare danni.
Ma la cosa più importante per Siegfried era che finalmente aveva qualcuno
con cui parlare, a cui raccontare tutti i suoi dubbi sul suo futuro, sul
fatto che non si sentisse per niente tagliato per il suo ruolo. E ancora più
importante, aveva qualcuno che lo considerava solamente una persona, e lo
apprezzava e lo amava per come era. Inoltre non cercava mai di trarre
vantaggio dalla situazione. Non gli chiedeva niente. Voleva solo stare con
lui.
La porta si aprì, distogliendo Siegfried dai suoi dolci pensieri. Era il
barone. A Siegfried si accapponò la pelle. Era giunto il momento di farsi
valere.
Il barone rimase in piedi, aspettando che il principe gli rivolgesse la
parola, ma questi lo ignorò, tenendo ostinatamente gli occhi sul libro.
Provò a schiarirsi la voce, cercando di attrarre la sua attenzione, ma non
ottenne risultato. Si sentì fremere dalla rabbia. Il principe non si era
mai comportato in quel modo. Allora, spinto dal furore e rompendo ogni
regola, cominciò a parlare.
- Mi perdoni, Sua Signoria, ma le devo ricordare che fra pochi minuti inizia
la sua lezione di scherma, e sarebbe disdicevole... -
Siegfried alzò gli occhi, trapassando il barone con uno sguardo di
ghiaccio.
- Barone! Non l'avevo sentita entrare. Ero completamente immerso nella
lettura.
Cosa diceva? -
Il barone diventò rosso dalla rabbia, ma facendo ricorso a tutto il suo
autocontrollo, rispose.
- La lezione di scherma... -
Il principe lo guardò con sufficienza.
- Non vedo per quale motivo dovrei sprecare una splendida giornata come
questa per praticare uno sport che detesto. E lo stesso dicasi per
l'equitazione.
La prego d'ora in avanti di non disturbarmi per simili stupidaggini. -
Il barone era sul punto di perdere l'equilibrio, tanto era lo stupore che lo
aveva pervaso. Fece per parlare, ma il principe fece un gesto con la mano.
- Buona giornata, barone. -
Il barone, furibondo, fu costretto ad arretrare, fino a raggiungere la
porta, ma mentre stava per uscire, il principe lo richiamò.
- Barone Von Rothbart. Un'ultima cosa. Da domani entrerà in servizio il mio
segretario personale, per cui le comunico ufficialmente che non avrò più
bisogno dei suoi servizi. -
Il barone, tremando, chiuse la porta dietro di sé. Siegfried, per la prima
volta in vita sua, si sentiva libero. Forse essere un principe non era poi
così male. Sentendosi finalmente fiero di sé, accavallò le gambe e
riprese a leggere.
=*=
Quella sera si sentiva un po' giù, e questo soltanto perché non avrebbe
potuto vedere Swan. Era nella sua camera, davanti al grande specchio. Si
stava preparando per la serata, e lo stava facendo da solo, senza lo stuolo
di persone che lo circondava solitamente in quelle occasioni.
- Sarò ben capace di vestirmi da me! - aveva gridato, cacciando tutti fuori
dalle sue stanze.
Non aveva nessuna voglia di andare a quella festa, ma era un'occasione
importante, o almeno così aveva detto sua madre. Siegfried non aveva idea
di cosa si trattasse, la regina lo aveva semplicemente avvisato che doveva
fare un annuncio importante e che sarebbe stata una vera sorpresa per tutti.
Il principe si guardò allo specchio. In fondo non era per niente male.
Avere una persona che gli ripeteva continuamente quanto lui fosse bello
aveva un effetto positivo sul suo amor proprio. Aveva iniziato a vedersi con
occhi diversi, con gli occhi di Swan.
L'uniforme gli calzava a pennello, e gli dava un'aria importante e molto...
si sorrise nello specchio.
- Sexy! - disse, atteggiandosi con una mano sul fianco e una dietro la
testa.
Poi scoppiò a ridere. Era ridicolo, altro che sexy! Ma era felice. Quella
sera non avrebbe visto Swan, ma lo avrebbe sicuramente fatto l'indomani.
Per una notte, avrebbe potuto portare pazienza.
=*=
Alla festa c'erano tutti, nobili ma anche personaggi importanti della
politica, dello spettacolo e della finanza. Sua madre teneva rapporti
cordiali con tutti. Amava ripetere che in caso di necessità era meglio
avere come amico un facoltoso plebeo che un nobile squattrinato.
Il salone era invaso da donne bellissime, vecchie babbione ingioiellate e
giovani racchie, uomini affascinanti, viziati figli di papà, uomini
sgradevoli che però portavano tutti i segni esteriori della ricchezza.
Insomma tutto ciò che il jet set proponeva.
Siegfried si guardava intorno, salutando a destra e a sinistra, stringendo
mani e inchinandosi di fronte alle dame. Sua madre non era ancora comparsa,
ma il barone Von Rothbart stava facendo gli onori di casa. Sembrava nervoso,
si guardava in giro, come se stesse aspettando qualcuno.
Quando la regina fece la sua entrata nel salone, tutti gli occhi si
puntarono su di lei. Era radiosa, avvolta in un semplice abito nero che le
lasciava le candide spalle scoperte. In pochi secondi aveva catalizzato
l'attenzione di tutti, con la sua solita grazia ed eleganza.
Il principe si inchinò di fronte alla madre, baciandole la mano, incantato
contro la sua volontà. Nonostante tutto non riusciva a rimanere immune al
suo fascino. Ancora una volta si chiese quale potesse essere la sorpresa che
aveva in serbo.
La serata proseguiva e il principe, che non perdeva d'occhio ne la madre, ne
il barone, aveva notato che questi mal celavano un certo nervosismo.
La regina lanciava brevi occhiate in direzione della grande porta a vetri
che dava sulla terrazza, mentre il barone entrava e usciva, e ogni tanto si
appartava con la regina e le parlava all'orecchio, scuotendo la testa.
In quei momenti la regina appariva irritata, e con sempre maggiore sforzo si
volgeva sorridente verso gli ospiti.
C'era evidentemente qualcosa di strano, qualcosa che non stava andando come
la regina e il barone avevano programmato. Chissà se era qualcosa che aveva
a che fare con la sorpresa.
Improvvisamente tutti si voltarono verso un'unica direzione, esattamente
come quando era entrata la regina. Si sentirono mormorii di disappunto misti
a mormorii di ammirazione. Il principe, in fondo alla sala, non riusciva a
vedere il nuovo arrivato, ma doveva essere un personaggio davvero singolare
per offuscare in quel modo lo splendore della madre. Vedeva alcune dame
parlottare le une con le altre, e ridere, e riuscì a percepire qualche
commento.
- Splendido, davvero splendido! -
- E che faccia tosta! Avete visto che entrata! -
- Ho, si! E' arrivato camminando sulla balaustra, come un acrobata! -
- E guardate che abbigliamento! Che razza di sfacciato! -
- Saprei ben io cosa farne, di uno sfacciato simile! - e le dame scoppiarono
a ridere, lanciandosi sorrisi maliziosi.
Il principe, incuriosito, si fece largo fra la folla. Lo
"sfacciato" aveva raggiunto la regina e il barone, aveva baciato
la mano della regina e poi l'aveva presa fra le braccia, baciandola sulla
bocca, di fronte a tutti.
Il principe si sentì soffocare dalla rabbia! Chi era quello che osava fare
una cosa simile? E per di più la regina ora stava ridendo, coprendosi la
bocca con una mano, come una quindicenne, mentre il barone dava pacche sulle
spalle al nuovo arrivato. Avvicinandosi notò l'abbigliamento del giovane,
davvero indecoroso per un'occasione simile. Indossava una giacca sportiva
nera sopra una camicia anch'essa nera e sbottonata sul davanti, e un paio di
aderentissimi pantaloni di pelle, che non lasciavano niente
all'immaginazione.
Quando fu a pochi centimetri dal tizio, trattenendosi a stendo dal tirargli
un pugno, questo si voltò.
Fu come se qualcuno gli avesse dato fuoco. Non c'erano dubbi. I capelli
biondi e arruffati, la bocca rosea, la pelle candida, e gli occhi, quegli
occhi neri che aveva soltanto lui. Swan. Era Swan. Siegfried era così
sconvolto che, per un po', non si chiese nemmeno cosa ci facesse lì, e
perché si stesse comportando così. E soprattutto perché lo stava fissando
a quel modo, con quell'espressione mista fra la sfida e il disprezzo.
La regina lo vide e, con un sorriso smagliante glielo presentò.
- Siegfried, caro! Ecco qui la famosa sorpresa. Ti presento il giovane Von
Rothbart, Ludwig, il figlio del nostro caro barone. Ma la vera sorpresa è
che costui è il fortunato mortale che mi sposerà! -
Ludwig, con una specie di sorriso maligno, gli tese la mano, mentre con
l'altra attirava la regina vicino, cingendole i fianchi. Intanto lo
fissavacome se gli stesse dicendo: "Avanti, vediamo se hai il coraggio
di stringermi la mano!"
Il principe li guardò uno dopo l'altro, mentre tutto intorno a lui
diventava scuro. Poi uscì dal salone. Aveva bisogno di prendere una boccata
d'aria.
=*=
Siegfried non sapeva in che direzione spingere i propri pensieri. Chi era
quel ragazzo? I suoi sensi gli dicevano che era Swan, senza alcun dubbio.
Ma il suo cuore non ne era certo. Anche se i lineamenti erano i suoi, e
anche la corporatura e il modo di muoversi, Siegfried era certo che il suo
Swan non si sarebbe mai comportato in quel modo e , soprattutto, non lo
avrebbe mai guardato così.
Rientrò nel salone. Forse si era ingannato, forse si era trattato solo di
un'allucinazione. Forse una semplice somiglianza gli aveva fatto vedere
qualcosa che non c'era.
All'interno la festa era al suo culmine. Un'orchestra suonava mentre al
centro del salone numerose coppie ballavano. Una delle coppie era formata da
Ludwig e la regina. Siegfried si sentì pizzicare gli occhi, vedendo con
quale disinvoltura il giovane trattava sua madre. Senza alcun rispetto, la
baciava sulla gola e non esitava a posarle le mani sul fondoschiena.
Ma la cosa più sgradevole era vedere come la regina sembrasse divertirsi.
Aveva sempre amato flirtare con giovani uomini, ma sempre con garbo e
signorilità.
Invece in quel momento sembrava ignorare gli sguardi di disapprovazione che
la circondavano.
E poi cosa aveva detto? Sposarlo? Mio Dio! Quel ragazzo aveva più di
vent'anni meno di lei!
Siegfried si avvicinò al tavolo del buffet e prese una coppa di spumante,
vuotandola in un solo sorso. Poi ne prese un'altra e fece lo stesso.
La regina lasciò la pista da ballo, andando a sedersi, ansimante ma
visibilmente felice. Ludwig invece rimase sulla pista. Stava già ballando
con un'altra dama, una splendida donna con una profonda scollatura. Il
giovane si comportava con questa esattamente come con la regina, infilando
il suo bellissimo viso nella scollatura, e trattando la dama come se fosse
una qualsiasi sgualdrina.
La dama, da parte sua, sembrava completamente soggiogata, lo lasciava fare e
sembrava anzi, divertirsi un mondo. In poco tempo il bel Ludwig ballò con
tutte le dame più belle, passando con disinvoltura da una all'altra, mentre
la regina, per nulla disturbata da tale comportamento, non gli toglieva gli
occhi di dosso. Quel giovane sembrava emanare uno strano incantesimo.
Tutti lo guardavano, tutti erano attratti da lui.
Il principe seguiva tutta la scena, vuotando un bicchiere dopo l'altro.
Ormai era quasi ubriaco.
Ai bordi della pista era in atto un piccolo dramma, una dama si stava
azzuffando con un'altra, evidentemente per il possesso del bel giovane, che,
senza dar peso alla cosa, si era sganciato da un'altra partner e si era
diretto a un tavolo, dove una stupenda signora sedeva con il suo cavaliere.
Con arroganza, aveva vuotato il bicchiere di lei, e poi anche quello di lui,
sotto lo sguardo stupito di entrambi. Poi aveva invitato la dama a ballare.
A quel punto il cavaliere lo aveva afferrato per un polso, irritato.
Ludwig, a sua volta, aveva afferrato il polso del giovane, e lo aveva
fissato con tanta intensità da costringerlo a lasciarlo, poi aveva ballato
con la dama, indisturbato.
Molti degli uomini presenti in sala erano irritati da quell'arrogante
personaggio, ma nessuno aveva il coraggio di affrontarlo. Anche loro,
nonostante l'antipatia che Ludwig suscitava, sembravano affascinati dalla
sua assoluta mancanza
di ritegno. La tensione stava aumentando, e l'aria nel salone si stava
facendo irrespirabile.
Intanto il principe se ne stava alla larga, senza sapere cosa fare.
Improvvisamente entrò Lorena. Subito andò a rendere omaggio alla regina,
che in cambio la ignorò completamente. Poi cominciò a girovagare, persa,
nel salone, dando l'impressione di non sapere cosa ci facesse lì. Era come
un pesce fuor d'acqua. Solo quando la regina uscì dalla stanza, il barone
le si avvicinò e complottarono per un po' in disparte. Siegfried capì che
anche in quella strana apparizione c'era lo zampino di Von Rothbart, anzi
ebbe la certezza che quell'uomo centrava in tutto. Ma cosa stava
complottando?
Cos'aveva in mente? Sicuramente qualcosa di malvagio.
Mentre era perso in questi pensieri, una dama lo trascinò sulla pista. Lì
per lì non seppe fare altro che mettersi a ballare. Si accorse che anche
Ludwig stava ballando, e proprio con Lorena. Ma mentre ballava lo guardava,
non gli toglieva gli occhi di dosso. Sembrava che facesse apposta a
passargli più vicino possibile, arrivava a sfiorarlo, gli girava intorno,
appoggiava la spalla contro la sua.
Era così simile a Swan, eppure così diverso.
Il principe lasciò la pista, incapace di sostenere quella situazione.
Voleva soltanto andarsene. Si sedette in disparte, con in mano un bicchiere.
Dopo un ultimo ballo, la sala si vuotò. Da qualche parte, nel palazzo,
c'era un nuovo rinfresco. Siegfried ne fu grato. Aveva bisogno di stare
solo, e allo stesso tempo non voleva ritirarsi. Voleva seguire quella strana
storia il più a lungo possibile, almeno fino a quando non si fosse più
retto in piedi e avrebbe dato scandalo, facendosi trascinare via dai
camerieri.
Una mano gli tolse il bicchiere di mano, posandolo su un tavolino. Il
principe alzò gli occhi. Era lui! Gli sorrideva e gli tendeva una mano.
Dio, era Swan! Era davvero lui!
- Posso chiederti questo ballo, mio principe? -
Era lui! Anche la voce era la sua, e nessuno, tranne lui, lo avrebbe
chiamato così! E ora che non aveva più sul viso quell'aria arrogante, era
ancora il suo Swan, con il viso illuminato da un dolce sorriso.
Il principe si alzò, come ipnotizzato. Nel salone non c'era nessuno. Si
lasciò andare contro il corpo di Swan, abbracciandolo.
- Swan, cosa succede? Perché sei qui? -
Swan lo trascinò nella danza, tenendolo saldo per i fianchi e stringendogli
la mano fredda nella sua, calda.
- Sono qui perché sono il fidanzato della regina.-
- Il fidanzato! Allora è vero? Tu la sposerai? -
- Certo che la sposerò? Chi sarebbe tanto stupido da non farlo? Pensa,
diventerò il tuo papà! -
- Non scherzare, ti prego! -
Ludwig si bloccò, fissandolo negli occhi. Quel sorriso maligno stava
ricomparendo sul suo volto.
- Non sto affatto scherzando. -
Il principe era spaventato. Cosa stava succedendo?
- Ma allora... io... noi... Tu ami me! Come puoi fare una cosa del genere?
Se è solo per i soldi, io posso darti tutto quello che può darti lei! Io
ti amo, lei no! -
Ludwig gli afferrò un braccio, stringendolo fino a fargli male.
- Amore? Io non cerco amore, io cerco potere e ricchezza. Non hai ancora
capito? Tu eri solo un divertimento, un gingillo. Avevo pensato che forse mi
potevi servire, ma tu non servi a niente, a nessuno! Se soltanto uno
squallido essere umano, un uomo patetico! -
Siegfried sentì il mondo crollargli addosso. Era dunque quella la verità?
Tutto il suo amore era stata solo un'illusione, una menzogna?
Si voltò per andarsene, ma Ludwig gli stringeva il braccio, attirandolo a sé.
- Baciami, dolce principe, baciami. -
La sua bocca era dolorosamente vicina alla sua nuca. Con uno strattone si
liberò e scappò via. Raggiunse la sua stanza e si buttò sul letto,
nascose la testa sotto il cuscino e cominciò a piangere.
=*=
La porta si aprì di scatto. Era ancora lui.
- Vattene, vattene via, lasciami in pace! Non mi hai fatto soffrire
abbastanza?-
- Soffrire? No, tu non hai ancora cominciato a soffrire. -
In un balzo gli fu addosso.
=*=
Quando Siegfried rientrò nel salone, tutti si voltarono a guardarlo. Per
una volta anche lui stava attirando l'attenzione. Prese una bottiglia e se
la portò alla bocca, prendendo un sorso generoso. Non sapeva perché aveva
deciso di tornare. Lui era là, in mezzo alla pista, e stava ballando con
sua madre, come se niente fosse accaduto.
=*=
Lo aveva bloccato sotto di lui e gli aveva stappato i vestiti, poi lo aveva
violentato. Lui aveva subito tutto, in una specie di dormiveglia. Aveva
sentito soltanto il dolore, e poi lo aveva visto rimettersi in ordine e
uscire dalla stanza.
Come uno zombi, si era tirato su, si era rimesso i pantaloni e la camicia,
macchiata di sangue, aveva aperto un cassetto e ne aveva tolto una pistola,
infilandosela in tasca.
=*=
Si avvicinò lentamente. Non vedeva altro che lui. Intorno solo il buio.
Estrasse la pistola dalla tasca e la puntò. Bastava premere il grilletto.
Sentì un grido, vide Lorena gettarsi su di lui, poi udì un colpo, e un
altro.
Vide Ludwig avvicinarsi con il viso sconvolto dalla rabbia, poi sentì un
pugno abbattersi sul suo viso.
Cadde a terra. Tutti intorno gridavano. Poi delle mani lo afferrarono e lo
trascinarono via.
=*=
Quando riaprì gli occhi, era nella sua camera, nel suo letto. Tenere gli
occhi aperti era faticoso e doloroso. Sentiva mille aghi che gli si
infilavano nella testa, ad ogni movimento. Era una sensazione terribile,
come risvegliarsi dalla morte.
Poco dopo entrarono due persone. Uno era un medico, o almeno così sembrava
dall'abbigliamento, l'altro doveva essere un infermiere o qualcosa del
genere.
Mentre uno lo teneva fermo, l'altro gli faceva un'iniezione. Siegfried emise
un lamento. Quella puntura bruciava come fuoco. Che cos'era, e quante gliene
avevano già fatte? Poi tutto ridivenne buio.
=*=
La volta seguente fu ancora peggio. Aveva tanto dolore nella testa che si
mise a piangere. Cosa gli avevano fatto? Perché non riusciva a svegliarsi?
Nella stanza c'erano ancora delle persone. Uno era il medico, l'altra era
sua madre. Stavano parlando. Poi lei si avvicinò. Non disse niente, lo
guardò e gli posò una mano sulla fronte. Poi se ne andò.
Un'altra iniezione e tutto tornò buio.
=*=
Ancora prima di aprire gli occhi sentì qualcosa di fresco sulla fronte.
E poi una voce.
- Siegfried! Svegliati! Ti prego! Devi svegliarti, è importante! -
Siegfried si mosse. Non riusciva ad aprire gli occhi, ma voleva fare capire
alla voce che era sveglio. Se la voce diceva che era importante, sicuramente
lo era.
Quando riuscì a sollevare le palpebre e a mettere a fuoco l'immagine
davanti a sè, vide che era Swan. Era troppo stanco per reagire. Si mise a
piangere.
- Siegfried! Ascoltami, è importante. Dobbiamo andarcene da qui! Vogliono
ucciderti! -
Siegfried sorrise, fra le lacrime. Ucciderlo? Si, in quel momento non
desiderava altro. Morire. Perché non lo aveva fatto quella volta? Si
sarebbe risparmiato tutto questo. Ma qualcosa dentro di lui voleva sapere,
voleva capire cosa era successo quella maledetta sera della festa.
- Chi... chi? -
Chiese, raccogliendo tutte le sue forze.
- Mio padre e mio fratello. Io non lo sapevo, me lo hanno detto loro, ieri
sera! Ho fatto di tutto per venire da te ma loro me lo hanno impedito!
Adesso mi devi ascoltare, poi, quando ti sarai ripreso, dovremo andarcene. -
- P...padre? Fratello? - chiese il principe.
- Si, Von Rothbart e Ludwig, il mio gemello. Il barone sta progettando da
anni di fare sposare Ludwig con tua madre. Per anni ha coltivato la sua
influenza su di lei. Avrebbe voluto eliminarti anni fa, ma non lo ha mai
fatto perchè non ti reputava un ostacolo. Credeva di averti nelle sue mani,
invece in questi giorni ha capito che gli stavi sfuggendo. Ha deciso così
di eliminarti in un altro modo. Voleva farti ammazzare, poi ha scoperto di
te e di me e così ha pensato di usare mio fratello, di sfruttare la nostra
somiglianza per farti del male. -
- Tu... tu... non eri tu? Io ho creduto...-
- Lo so, hai creduto che fossi io. Dio, mi dispiace! So cosa ti ha fatto, mi
ha raccontato tutto, quel bastardo! -
Swan scoppiò a piangere, abbracciando il principe.
- Se penso che tu hai creduto che fossi io! -
- No, no... io sapevo che non eri tu! Lui non era... la mia principessa...
Ma poi cosa è... successo? Io ho sparato...-
- Tu non hai colpito nessuno... ma... ma Lorena si è messa davanti a te e
mio padre... ha sparato e... Lorena è morta! E hanno dato la colpa a te.
Il barone ha convinto tua madre a farti internare in un ospedale
psichiatrico.
Ti stanno drogando! -
Rimasero abbracciati fino a quando il loro dolore fu sfogato, almeno in
parte. Siegfried si sentiva un po' meglio, almeno fisicamente. Dentro si
sentiva distrutto. Tentò di alzarsi e Swan lo sorresse.
- Ora dobbiamo andarcene. Ludwig sta mandando qua i ragazzi della banda.
Vuole finire il lavoro, capisci? Vuole farti ammazzare! Non si accontenterà
di vederti in manicomio, finché tu sarai vivo, lui non avrà nessun
potere.-
Un rumore attrasse la loro attenzione. Swan, nella fretta non aveva chiuso
la finestra. Si alzò di scatto per chiudere i vetri, ma ormai era troppo
tardi. Una figura alta e imponente scavalcò il davanzale. Era Dave. Dopo di
lui, un'altra decina di ragazzi entrò nella stanza.
Subito Swan si piazzò fra di loro, come aveva fatto quella sera al parco.
Ma Dave avanzò di un passo.
- Togliti di mezzo, Swan. Adesso non sei più il capo. Adesso è Ludwig che
da gli ordini. E i suoi ordini sono di togliere di mezzo lui. - e con il
coltello a serramanico, indicò il principe.
- Dave, vattene. Tu non farai niente del genere. Anche se non sono più il
capo, tu mi ascolterai, in nome della nostra amicizia. Non è vero? -
Per un attimo Dave fu preso dai dubbi. La sua mano tremò. Ma si riprese
velocemente.
- Amicizia? No. Io non ti ascolto più! Tu mi hai sempre fatto fare quello
che volevi! Ora basta! Togliti di mezzo o farò fuori anche te! -
Swan si avvicinò a Dave con la mano tesa.
- Dave, ti prego. Fallo in nome di quello che provavi per me... ti prego.-
- NO! Taci, taci! Tu cosa ne sai di quello che provavo... di quello che
provo per te! Tu non mi hai mai dato niente in cambio! Cosa provi tu per me?
Cosa? Niente! Tu hai sempre sfruttato il potere che avevi su di me per farmi
fare quello che volevi. Io sono sempre stato il tuo fantoccio! Ma ora
è finita! E ora spostati, vattene! -
Swan indietreggiò. Era finita.
- Va bene, ma se vuoi uccidere lui, dovrai prima uccidere me!-
E così dicendo abbracciò Siegfried. Era chiaro che non lo avrebbe
lasciato.
Siegfried tentò di allontanarlo.
- Swan... vai via... io non voglio... -
Ma Swan continuava a stringerlo.
- Io non ti lascio! -
Dave fece un gesto dicendo - Come vuoi! -
I ragazzi attaccarono e la prima cosa che fecero fu separarli. Trascinarono
il principe giù dal letto, mentre Swan vi fu bloccato sopra. Siegfried
aveva la mente tremendamente annebbiata ma gli fu subito chiaro quello che
avevano intenzione di fare.
Dave si avvicinò al principe e gli sollevò il viso, tirandolo per i
capelli.
- Tu hai avuto quello che io ho desiderato per anni. Ora mi prenderò ciò
che è mio di diritto, e tu starai a guardare! -
Siegfried cercò di divincolarsi, ma il suo corpo non lo obbediva.
- No, no, ti prego! Fai di me quello che vuoi, ma lui no, lascialo stare!-
Ma Dave non lo ascoltò e, brandendo il coltello, si diresse verso il letto.
=*=
Il principe sentiva il sangue uscire dal suo corpo, non sapeva bene da dove.
Aveva ferite un po' dappertutto. Lo avevano colpito undici volte, una parte
del suo cervello le aveva contate. Ma i suoi occhi non potevano lasciare
Swan che, riverso sul letto, si protendeva verso di lui e lo chiamava, con
un filo di voce. Lo aveva guardato per tutto il tempo. E Swan aveva guardato
lui, anche mentre quei ragazzi lo violentavano, anche mentre Dave gli
infilava il coltello nello stomaco. Il filo che univa i loro sguardi non si
era mai spezzato. Entrambi erano consapevoli che quelli erano gli ultimi
istanti loro concessi. Entrambi volevano morire con il viso dell'altro
impresso nella mente.
Siegfried, con uno sforzo immenso, si trascinò verso il letto, stringendo i
denti e lottando contro il dolore e la spossatezza. Alzò una mano. Doveva
toccarlo ancora una volta. In quel momento Swan cedette e crollò sul letto.
Era morto. La mano rimase a penzolare a pochi millimetri dal pavimento.
Siegfried la guardò, così vicina, solo pochi centimetri, eppure ormai
irraggiungibile.
Con rabbia, si allungò il più possibile, arrivando a un solo centimetro
dalla mano di Swan. Anche se non lo aveva mai fatto in vita sua, Siegfried
pregò.
- Ti prego, ti prego, non posso morire senza averlo toccato un'ultima volta.
Manca così poco... così poco...-
Poi cedette. Le loro mani erano a pochi millimetri una dall'altra.
=*=
La porta si aprì su una scena raccapricciante. C'era sangue dappertutto.
La regina entrò. La prima cosa che vide fu il corpo sul letto, nudo fra le
lenzuola inzuppate di sangue.
Poi vide il figlio, sul pavimento ai piedi del letto. Si capiva chiaramente
che i due ragazzi avevano tentato di stringersi la mano per un'ultima volta.
Cadde in ginocchio, prendendo il figlio fra le braccia. Si rese conto che
era la prima volta che lo faceva. Il corpo era ancora caldo e la testa siera
appoggiata dolcemente sul suo seno.
Un dolore terribile la pervase, e la regina, per la prima volta nella sua
vita, scoppiò a piangere, stringendo al petto il figlio ormai morto.
=*=
Alzò lo sguardo verso la finestra. Contro la luce della luna si stagliavano
due figure. Due cigni stavano volando verso l'orizzonte.
FINE
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