Svegliarsi un anno fa

di Francine


 

Dove sono stato non so

Quasi un anno fuori di me

Ma tu non puoi dirmi di no

Ora che ho bisogno di te

 

Afferro l’ennesimo pallone e lo inserisco nel cesto.

Sono un sempai, lo so. Non dovrei starci io a fare un lavoro del genere, lo so.

Ma se non metto un po’ d’umiltà in quello che faccio, non credo che potrò far pace con il mio passato, fare tabula rasa di ieri e guardare con fiducia al domani.

E non fare quella faccia, Kiminobu!

Mi pesa, da morire fare gli stessi servizi che svolgono le matricole, ma non posso certo tornare qua dentro come se nulla fosse, specie dopo tutto il casino che ho fatto!

Solo l’altro ieri sono entrato in palestra, con le scarpe ancora indosso e spalleggiato da Hotta e i suoi, finendo per essere massacrato da quel pazzo di Hanamichi. Cavolo se sa picchiare, quella scimmia!

Tz! Bel vigliacco, sono stato!

Avevo preso una brutta china, lo so; ma senza il basket mi sono sentito io per primo un relitto.

Io, eletto MVP a soli quindici anni, mi ero illuso di poter essere qualcuno, di poter avere un futuro in ambito professionistico. Volevo diventare subito il numero uno del Paese, trascinare una squadra liceale verso un traguardo che non capivo neanche lontanamente quanto fosse al di sopra delle nostre possibilità.

Ho peccato di superbia, lo so; e sono caduto rovinosamente dal piedistallo su cui ero salito.

Mi sono accorto solo l’altro ieri quanto fossi sprofondato in basso; quando le parole di un timido ragazzo hanno fatto breccia nel mio cuore avvizzito.

Sei arrivato dove non sono giunti i calci di Rukawa.

Sei giunto dove si sono fermati i pugni di Sakuragi.

Possibile che tu credessi realmente in me, nei miei proclami da trascinatore di mezza tacca, nel sogno che vi avevo illuso di poter far avverare?

Guardami, Kiminobu, adesso.

Perché è da adesso in poi che ho bisogno di te.

 

Segni degli errori di ieri

Sulle braccia e sul cuore forse ancora ne ho

Ma rompi il tuo silenzio di vetro

Tra presente e passato

 Non mi dire di no

 

Ho una vistosa cicatrice che mi delinea il mento.

Ryota mi ha rotto quattro incisivi, tanto che mi sono convinto a farmi applicare delle protesi.

Ho una ferita da arma da taglio, come è scritto sul referto del pronto soccorso, sulla gamba destra.

Senza contare i punti che mi hanno messo per le varie operazioni al ginocchio.

Non parliamo dei segni che ho sul cuore: le ambizioni frustrate di un ragazzino di sedici anni quando gli dicono che non potrà più giocare.

Le ali dei suoi sogni spezzarsi in mille frammenti quando vede che la squadra va avanti anche senza di lui. Quando vede che per lui non c’è più posto.

Quando, da bravo coglione, forza se stesso e il suo fisico, finendo per rovinare sei settimane di fisioterapia.

Ma i segni sul corpo mi danno un aria vissuta; sono i segni del cuore, quelli che più mi danno da pensare.

Che fai?

Mi guardi, immobile, silenzioso, scrutandomi da dietro quelle lenti tonde, che ti rendono tanto insicuro.

Sembri uno a cui basta un soffio di vento per cadere e rompersi facilmente; illusi! Se solo sapessero qual è la tua forza, Kiminobu!

Se solo la gente intuisse quanto possa essere forte la tua rabbia, quanto possano far male le parole che riesci a dire…

Tuttavia, adesso mi fa male il tuo silenzio.

Perché non mi dici nulla?

Perché ti limiti a fissarmi?

Rompi il tuo silenzio, fosse anche solo per insultarmi!

 

Svegliarsi un anno fa

Ridendo amore mio

“Stamani come va?

Tu resta, mi alzo io”

 

Insultami!

Dimmi che ,mi odi!

Perché ti ho illuso, facendoti credere che saremmo arrivati ai campionati nazionali.

Perché ti ho spezzato il cuore, andandomene e rompendo con te, senza degnarmi di darti una spiegazione decente.

Se solo potessi tornare a quella mattina, quando, dopo aver passato la notte abbracciati, sono sgattaiolato fuori dal tuo letto e me ne sono andato. Per non tornare più.

“Dormi, amore, mi alzo io…” ti ho detto con la migliore faccia di palta che potessi avere.

Avevo la visita dall’ortopedico, ma non ti dissi nulla, volevo andare da solo incontro al mio destino.

“Sono io la parte forte tra noi due…” mi dicevo zoppicando verso l’ambulatorio.

Già, talmente forte da cadere in un abisso di disperazione non appena ricevuto il responso del medico.

Non poter giocare più a  basket.

Non poter giocare più a basket!

E poco importava che fosse solo per qualche mese…sei mesi. Ripensandoci adesso, sono molti, sì, ma non costituiscono un lasso di tempo insopportabile.

Che cretino sono stato, vero?

A che è servito scappare? Dal basket, dal club, da te.

Probabilmente, anzi, sicuramente tu mi saresti rimasto accanto; ma io non potevo sopportare la tua pietà!

Senza te il basket a riempirmi le giornate mi sono ritrovato a bighellonare per strada, incappando in Norio e soci.

Non so come abbia iniziato ad aggregarmi a loro, a fumare, a bere. Per darmi un tono?

Per perdermi?

Per annebbiare il mio cervello, quella stupida vocina che non faceva altro che ripetermi un solo, unico nome.

“Kiminobu”

 

Finestre come noi

Fra il sogno e la città

Ci basta aprirle e poi

Svegliarsi un anno fa

 

Non posso pretendere che tu capisca.

Non posso pretendere che tu mi accetti di nuovo, non dopo come ti ho trattato.

Ignorato.

Ingiuriato.

Offeso.

Ma se solo potessi cancellare tutto con un colpo di spugna!

Se solo potessi aprire una finestra e far cambiare aria a questa stanza, e far uscire il mio passato, che ancora mi tormenta, quando, a sera, mi ritrovo solo con i miei pensieri.

Quanto tempo che ho sprecato.

Quanto tempo che potevo usare per la fisioterapia.

Quanto tempo che potevo passare accanto a te.

Ho bisogno di te, Kimi-kun.

Ho bisogno di te, per recuperare il tempo perso, nel basket, ma anche , e soprattutto, fra di noi.

So che sarà difficile. Ma ti prego, proviamoci!

Come vorrei poter tornare indietro e non lasciarti da solo, nel tuo letto, ma svegliarmi accanto a te e carezzarti i capelli.

Osservare i tuoi grandi occhi aprirsi su di me e guardarmi spaesato ed imbarazzato.

Dimmi che una possibilità c’è, Kimi-kun!

Dimmelo!

Ne ho un bisogno disperato.

Come un ubriaco della bottiglia.

Come un drogato della sua dose quotidiana.

 

Dove sono stato non so

Certo che ero fuori di me

Ma strada del ritorno

Se vieni dall’inferno

Più dolce dei tuoi occhi non c’è

 

Ho sbagliato.

Ho ammesso il mio errore davanti al signor Anzai e ho espiato, in parte, le mie colpe tagliandomi i capelli quasi a zero.

Sono tornato umilmente al club e lavoro come un dannato per migliorare il mio fiato e la mia resistenza, per non essere un peso, ma un valido aiuto per lo Shohoku.

Certo, ho ancora il mio caratteraccio, irascibile come sempre: quello non si cambia, Kimi-kun!

E sempre il mio carattere di merda mi ha portato a diventare l’alfiere di Norio, un caporione in un branco di pazzi.

Scontrarsi con Ryota solo perché non si sottometteva a noi sempai.

Ammazzare di botte Rukawa solo perché si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Chiamare Tetsuo per fare la festa a quel galletto di Sakuragi, per dargli una lezione, a lui e a tutto il club di basket.

Curioso, però, il fatto che tutti i miei nemici appartenessero alla squadra di pallacanestro!

O forse ero solo io che inconsciamente cercavo di distruggere il club?

Togliamo quel forse: io sono legato a doppio filo a questa squadra, e tu lo sai Kimi-chan!

Se c’è qualcuno che mi può aiutare sei tu, tu con i tuoi dolci occhi, che mi guardano severi da quando ho iniziato a tornare agli allenamenti.

Hai visto?

Io, Hisashi Mitsui, idolatrato dai suoi stessi sempai e compagni, orgoglioso come dio solo sa, mi ritrovo qui a chiederti aiuto.

Aiutami, Kimi-chan!

Aiutami, guidami con il tuo dolce sguardo.

 

Oh no tu non puoi dirmi di no

Ora che ho bisogno di te

 

Non dirmi di no, non sarebbe giusto!

Non sarebbe giusto che proprio adesso, proprio adesso anche tu mi voltassi le spalle!

Non adesso, non ora!

Guardami, di’ qualcosa, cazzo!

Ti sto fissando da mezz’ora, possibile che tu non riesca a far altro che rispondere sostenendo il mio sguardo?

Certo, non è lo stesso che mettevo su durante le varie risse e scazzottate con i teppisti in cui incappavamo; ma so già che tu saresti in grado di sostenere anche il più incazzato Mitsui della storia!

Ti avvicini a me, dopo esserti guardato intorno: forse hai capito?

Colmi la distanza fra noi e mi fissi, ma non a muso duro, no.

Il tuo sguardo è dolce, anche se non dici nulla.

- Hai capito?- ti faccio dopo essermi schiarito un po’ la voce.

Dio, se esisti, fa’ che abbia compreso quello che passa per il mio bacatissimo cervello  e a cui io stesso non so mettere una pezza!

Il mio cuore tambureggia selvaggio dentro la mia cassa toracica e fra poco schizzerà via; non mi stupirei che i miei compagni lo sentissero e facessero capolino dagli spogliatoi per scoprire cos’è che sta facendo tutto questo casino.

Devo sapere!

 

Dimmi “vedrai…”

Dimmi “non so…”

Dimmi “vorrei…”

Non dirmi di no

 

Resti in silenzio.

Immobile, fisso, come una bambolina di cera, mentre il mio cuore inizia a staccarsi dal resto del corpo e le mie orecchie sono riempite da un battito impazzito.

Credi che tu sia stato questo per me, Kimi-chan?

Un semplice passatempo da alternare al basket?

Ammetto che il mio comportamento non può che averti confermato quest’assurda menzogna; ma se cerchi nel tuo cuore, so che troverai da te la risposta.

Dimmi qualcosa, però! Adesso!

- Cosa dovrei capire, Mitsui?- mi chiedi stupito, come se stessi parlando di cose che non comprendi.

Scuoto la testa, non nascondendo un moto di delusione: probabilmente avrai già dimenticato tutto. Tu, amore mio, non sai tenere alcun rancore, persino verso chi ti ha calpestato nell’orgoglio, vero?

Scemo, che sono stato!

Pensare che ci fosse un minimo di speranza per me e per…noi?

Questo è ancora peggio di un “no”.

- Se non mi spieghi, come posso capire?-

La tua voce mi catapulta nella palestra della scuola.

- Eh?- ti faccio, sembrando una pallida imitazione di Rukawa.

- Mitsui…-

- Hisashi…- ti correggo, sperando che le mie parole tocchino il tasto giusto e mi diano la via d’accesso al tuo cuore.

Sorridi.

- Hisashi… se tu non mi dici di che stavi parlando, come faccio a capirti? Non leggo mica nel pensiero, io…-

Raccolgo tutta la mia forza nelle mani, che stringo fino a far sbiancare le nocche, quindi mi avvicino e prendo il toro per le corna.

- Ho bisogno d’aiuto, Kimi-kun…- ti dico, pregando con tutto me stesso che tu colga la sfumatura ed il soprannome che usavo quando ancora stavamo insieme.

- Certo, posso chiedere anche ad Akagi se può darti una mano con un allenamento speciale. Con tutto il tempo che sei stato inattivo, è normale che tu abbia dei problemi con il fiato…-

Come prevedevo…non hai capito un bel niente!

Ma cos’è quel sorrisetto sadico che vedo far capolino dai tuoi occhi castani?

Sta a vedere che…

 

Svegliarsi un anno fa

Ancora io e te

Con quello che sarà

Diverso da com’è

 

Non posso far tornare indietro le lancette dell’orologio, Kimi-kun.

Non mi è possibile, anche se dio solo sa quanto vorrei recuperare il tempo che ho scioccamente sprecato.

Ma adesso, una possibilità c’è.

Vero Kimi-kun?

Dimmelo, dimmelo, dimmelo!

Subissami di parole, tu sempre così riservato e tranquillo.

Placa questo mio cuore inquieto, anche se mi rendo conto che dovrei essere io a darti delle certezze.

Io, che sono uscito dalla tua vita in punta di piedi e che vi sono rientrato come un esercito in assetto da battaglia.

Io, che ti ho spezzato il cuore e ferito nei sentimenti.

Io, che ti ho illuso e che ti ho deluso senza pietà, che ti ho dato una speranza e te l’ho tolta senza neppure dirti “scusa”!

 

Addormentarsi e poi

Svegliarsi un anno fa

Il resto è un’amnesia

Che il tempo guarirà

 

Vorrei solo chiudere gli occhi e scordarmi del passato.

Fare realmente tabula rasa e ricominciare, lasciando che il tempo svolga la sua azione lenitiva, cancellando pian piano tutti i ricordi, tutte le lacrime, tutte le sofferenze.

Kimi-kun, dimmi, è così anche per te?

Ma tu non puoi rispondermi, dormi.

Dormi, beatamente appoggiato alla mia spalla, i capelli sparsi sul cuscino e gli occhiali posati sul mio comodino.

Sospiro: mi chiedo come faccia ad essere così fortunato!

Mi sono comportato da stronzo, da maledetto bastardo, ma nonostante ciò stringo tra le braccia il mio dolce Kiminobu.

Giuro che proteggerò il nostro amore con tutte le mie forze e che m’impegnerò nel basket anche per te, per portarti, assieme al resto della squadra, ai campionati nazionali.

Manterrò la promessa, Kimi-chan.

Basta solo che tu rimanga accanto a me e mi dia la tua immensa, assopita forza.

 

Addormentarsi e poi

Svegliarsi un anno fa

Il resto è un’amnesia

Che il tempo

Guarirà

 

Lasciamo operare il tempo.

Lasciamo che i nostri cuori cauterizzino da soli le ferite che io solo ho impresso loro.

Dimentichiamoci di tutto, di tutto…

- Dimentichiamo tutto…- sussurro al tuo orecchio poco prima che tu riapra i tuoi dolci occhi sui miei.

- Dimenticare che?…- mi chiedi stropicciandoti gli occhi, la voce ancora impastata dal sonno.

- Tutto il male che ho fatto a noi due…- ti rispondo baciandoti delicatamente le palpebre.

- Male? Quale male?- mi chiedi con voce dolcissima.

Mi alzo per guardarti bene in viso e per capire che tu hai già rimosso tutto quanto.

 

 
 




Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions