I personaggi appartengono al loro creatore Dedicata a Releuse perché, anche se ci siamo conosciute da poco per me è diventata una cara amica, lei lo sa ^^ per te, la tua coppia preferita, nel loro giorno. Buona lettura e buon Hanaru day ^^ Ichigo
Summer Time
di Ichigo
“Waaaah!! Finalmente il mare!” esclamò Hanamichi con tutto il fiato che aveva in gola. La scuola era finita da due settimane ormai, ma a causa del protrarsi delle attività del club ancora per qualche giorno, le vacanze estive dell’inimitabile ed autoproclamato genio del basket cominciavano quel giorno. Non aveva voluto perdere neanche un giorno e così fin da subito si era alzato di buon’ora e con l’inseparabile quartetto si erano organizzati ed erano partiti. Giusto per cominciare in bellezza avevano deciso di trascorrere l’intera settimana in campeggio. “Hanamichi non dare spettacolo” l’aveva ripreso Yohei. “Infatti…ci stanno guardando tutti” aveva sottolineato Okuso mentre scendevano il più vicino possibile al bagnasciuga e posavano borse ed ombrellone . “Vedete di non cominciare. È ovvio che tutti si voltino al mio passaggio, il genio sublime ha fatto la sua comparsa in tutta la sua bellezza, è naturale che la gente si volti a guardarmi, whawhawha!!” solito copione, solita posa. In fretta e furia Sakuragi si tolse la camicia bianca a mezze maniche che portava, per restare solo con il costume da bagno: un paio di bermuda arancioni con tanto di soli gialli stampati sopra. Era ovvio che non passasse inosservato!! Senza attendere i suoi compagni si era fiondato in acqua con un tuffo bomba allagando con un’onda fortissima i bagnanti vicini che lo squadrarono malissimo borbottando a bassa voce contro di lui e quando poi anche il resto della banda lo raggiunse, molti dovettero uscire dall'acqua tirando fuori anche i figli più piccoli. E da subito fu guerra: tutti contro Hanamichi, Mito compreso che veniva etichettato dal rosso come un ‘venduto traditore’ che si era unito agli altri tre nella lotta per schizzare, o per meglio dire sommergere d’acqua il grande capo. La loro era una scusa bella e buona, per vendicarsi di tutte le testate ricevute, a loro dire per nulla meritate. Dopo essere stati a mollo per un po’, Hanamichi aveva sfidato i ragazzi ad una gara di nuoto per dimostrare la sua superiorità anche in mare, ma, causa ancoraggio di Takamiya sulla riva, avevano dovuto rinunciare. Ma il Tensai non aveva ancora voglia di uscire a prendere il sole, quindi decise di esplorare il mare da solo. Un po’ di sano movimento gli avrebbe solo giovato, oltre che rilassato, gli piaceva il mare, il sole che sentiva battergli sulla schiena scaldandogli la pelle per poi trovare refrigerio nell’acqua limpida ad ogni bracciata. Non dovette nuotare molto che si ritrovò già in acqua alta, inoltrandosi ancora in quelle acque ormai divenute scure fino a che non trovò uno scoglio sul quale si arrampicò per fare una piccola pausa e riprendere fiato. Si congratulò con se stesso per la scoperta, era un bel posticino appartato, dove poter ascoltare il rumore del mare in tutta tranquillità. Si stese a prendere il sole lasciandosi cullare dal suono dolce e ritmico delle onde che s’infrangevano sulla roccia. Si destò qualche tempo dopo cominciando a sentire dei vuoti allo stomaco per la fame, decidendo così di tornare a terra. Come fu più vicino alla riva, intravide i suoi compagni e si accorse che si stavano sbracciando ed avevano delle facce piuttosto cupe…anzi no, erano incavolati neri!! Uscì dall’acqua con un po’ di fiatone per la lunga nuotata e fu assalito da un coro di: “deficiente!!!” Non capiva. “Bè?” chiese. Fu Yohei a parlare. “Bè?? Lui dice bè! Si assenta per delle ore, facendoci preoccupare come matti, credendolo affogato chissà dove e lui dice bè” disse rivolto agli altri tre che annuivano con la testa, per sottolineare maggiormente le sue parole. “Scusate, io…” si fermò un attimo, una mano a grattarsi la nuca un po’ imbarazzato arrossendo leggermente “ecco io…mi sono addormentato” buttò lì. I quattro lo guardarono allibiti, con gli occhi di fuori e nella testa un unico pensiero che espressero nuovamente all’unisono: “e chi sei Rukawa??” Al suono di quel nome Hanamichi andò in escandescenza diventando tutto rosso, ma per la rabbia stavolta. “Ehi, razza di deficienti come osate paragonare il mitico Tensai, l’uomo dei rimbalzi, il genio assoluto con la stupida volpe spelacchiata. Ma io vi disintegro” e si era lanciato su di loro dando vita ad un quattro contro uno sulla sabbia e solo quando Sakuragi ne uscì vincitore assoluto, si decisero a tornare al campo dove avevano sistemato le loro tende, attrezzandosi finalmente per mangiare.
Dopo l'allegra scorpacciata, tornarono in spiaggia per fare una passeggiata ed così esplorare il territorio che per quei sei giorni sarebbe stato tutto per loro. “Eh eh ragazzi non vorrete tenermi il muso ancora per molto? Lo sapete che contro il Tensai non avete scampo” proclamò ai tre che ancora lo guardavano in modo truce, non contenti di essere stati sconfitti in quello che doveva essere un ‘handicap match’ ai danni di Hanamichi. Mito era stato l’unico ad essere passato sopra alla cosa, ma se conosceva bene quei pazzi dei suoi compari, sicuramente stavano meditando vendetta, tremenda vendetta. Infatti nel pomeriggio, Noma, Okusu e Takamiya, proposero una specie di caccia al tesoro. A loro dire avevano nascosto un non meglio identificato oggetto nella pineta del campeggio adiacente al loro ed avevano sfidato Sakuragi a ritrovarlo, nel minor tempo possibile. Il doaho, -era proprio il caso di dirlo- pensò Yohei ci era cascato in pieno. “Io mi tiro fuori” aveva detto non volendo immischiarsi in quelli che erano, come dice anche il proverbio: giochi innocenti… E così la caccia era cominciata. Hanamichi camminava ignaro, attentissimo a guardare per terra e tra gli alberi alla ricerca del tesoro notando distrattamente come in quel campeggio vi fossero solo roulotte e camper, sparsi qua e là. Ed allora un’idea geniale lo fulminò. Se quei tre avevano nascosto qualcosa in zona, sicuramente non dovevano essere passati inosservati e decise di farsi aiutare chiedendo informazioni, ma non fece in tempo a pensarlo che improvvisamente tutto si fece buio ed il ragazzo venne atterrato faccia in giù sulle foglie secche cadute dagli alberi. “Ehi che diavolo…” “Adesso sarai tu a perdere grande capo” l’aveva sbeffeggiato quella che riconobbe essere la voce di Noma. “Che cavolo state facendo idioti, appena mi libero vi riempio di testate” urlava a vuoto. Infatti i tre gli avevano messo una benda sugli occhi e gli avevano legato i polsi dietro la schiena con qualcosa di duro e freddo. Non capiva cosa potesse essere, si stava anche facendo male a forza di tirare. Venne spinto in avanti e costretto a camminare per un po’, inutile strepitare, tanto quelli non rispondevano e si limitavano a ridere. Poco dopo venne fatto sedere a terra e sentì le braccia alzarsi e quel qualcosa che gli teneva fermi i polsi venne agganciato ad un tubo di ferro. Sentì delle mani sul viso e finalmente tornò a vedere. La prima cosa che inquadrò, furono tre brutti musi storpiati da un sorrisetto sadico e trionfale. Cercò di muovere le braccia per reagire, ma voltando verso l’alto la testa, si accorse di essere legato con delle manette ad una di quelle scalette poste al lato delle roulotte. ‘Dove diavolo le avevano trovate delle manette?’ si soffermò a pensare in un primo momento, poi rivolto alla sua banda: “voi maledetti, liberatemi subito, non è divertente” sibilò. I tre fecero un passo indietro per non venire colpiti dai calci che il rosso tentava loro di tirare. “Adesso noi andiamo a farci una bella dormita in spiaggia, cosa che per colpa di qualcuno non abbiamo potuto fare stamattina” spiegarono “torneremo a prenderti più tardi, ciao ciao” finì il panciuto ragazzo muovendo la mano in segno di saluto. “Ehi…ehiii!!” ma il suo urlo, invano si spense nel vuoto che lo circondava. “M***a!!” Si guardò intorno alla ricerca di qualcosa, qualunque cosa che lo togliesse da quella situazione assurda, ma in zona vi era solo qualche roulotte, ne vedeva altre due o tre, ma troppo lontane anche solo per sentirlo. In più se il proprietario di quella alla quale era imprigionato non era ancora uscito dopo tutto il baccano che avevano fatto, sicuramente al momento non c’era. Stava certamente in spiaggia, dove sarebbe dovuto essere anche lui. I maledetti si erano proprio informati bene…gli e l’avrebbero pagata molto cara. Inutili i tentativi di Hanamichi per tentare di liberarsi, inoltre così facendo non otteneva altro risultato che farsi male ai polsi e sudare copiosamente. Certo che faceva veramente caldo quel pomeriggio. E pensare che aveva il mare a pochi passi da lì!! “Aaaaaargh!” aveva urlato insofferente lasciandosi andare contro il camper rilassando i muscoli delle braccia, era tutto inutile accidenti…
Perché non riusciva a dormire?? Eppure per uno che non faceva che addormentarsi in bicicletta od ovunque gli capitasse, non doveva essere poi così difficile no? Allora perché?? Ma lo sapeva il perché, lui odiava il campeggio, il mare. Troppo caldo, troppa gente, troppe grida: bambini che non stanno mai fermi, madri urlanti che per non perdere un briciolo di sole per la loro tintarella, rimangono sdraiate sulla spiaggia pretendendo di riportare i figli all’ordine urlando ed infastidendo il prossimo, piuttosto che andare personalmente a recuperare i pargoli. Nonostante questo, anche quell’anno gli era toccato. Avendo genitori separati doveva passare parte dell’estate con il padre che, per sua sfortuna amava il campeggio. Capiamoci: lui voleva un gran bene al padre, anche se forse non lo esprimeva con le parole, o con i gesti, però proprio non sopportava di passare il suo tempo e le sue preziose ore di sonno tra la gente. Per questo, almeno per quel primo giorno d’inizio vacanze, aveva chiesto di poter riposare nel camper e vedendoselo accordato, era stato al settimo cielo. Si pregustava una bella dormita solo che neanche dopo quindici minuti di pace, venne disturbato da un sommesso vociare e degli strani suoni che avevano già disturbato il suo sonno svegliandolo e mandandolo su tutte le furie. All’inizio, aveva lasciato correre pensando fossero quei due bambini che avevano la roulotte vicina che si preparavano per scendere in spiaggia, ma si dovette ricredere quando si rese conto che il rumore persisteva e…ed era particolarmente vicino. Di mala voglia si alzò dalla sua cuccetta per far capire al temerario che persisteva nel suo chiasso, che non aveva avuto una bella pensata, quando seguendo i rumori non si trovò davanti ad una scena che mai avrebbe creduto possibile. Non gli ci volle molto per riconoscere in quel ragazzo ammanettato al suo camper la figura del: “Doaho?” esclamò sinceramente sorpreso. Hanamichi smise immediatamente di dibattersi alzando lo sguardo sconvolto sul ragazzo che si trovò davanti. Lo osservò guardarlo sorpreso: aveva i capelli arruffati e lo sguardo ancora mezzo addormentato, i piedi scalzi ed indossava una semplice maglietta di cotone a mezze maniche con sopra stampato lo stemma dei Chicago Bulls mentre sotto non portava nulla…o meglio vestiva solo con un minuscolo paio di boxer da mare attillatissimi. Era una visione. Sakuragi deglutì senza capirne neanche lui perché, forse per paura che la volpe potesse ora prendersi gioco di lui ed andare a raccontare il fatto in giro. Sì era solo per quello, si disse, non avrebbe mai sopportato una disfatta simile. “Ruka…wa” riuscì a sussurrare. Il compagno continuava a fissarlo estasiato, ma senza che Hanamichi lo percepisse. Cosa diavolo ci faceva lì…così!! Era seduto con le gambe scomposte, le braccia alte sopra la testa ed i polsi fermamente legati. Indossava un bizzarro costume rosso e giallo che gli copriva le cosce muscolose ed era tutto sudato! Il petto ricoperto di piccole gocce di sudore che lentamente scendevano mettendo in risalto i muscoli forti, segnati dall’allenamento. Il fiato corto e affannato per chissà quale motivo…nh si disse, sicuramente cercava di liberarsi, ecco spiegati i rumori insistenti e così simili ad un clangore metallico. Poi i capelli, che in ciuffi ribelli, gli cadevano davanti al viso, gli si appiccicavano dispettosi alla fronte. Neanche nei suoi sogni migliori l’aveva mai figurato così. Era semplicemente stupendo e…in suo potere, pensò. “Non fissarmi così baka e slegami!!” la voce di Sakuragi lo riportò al presente e Rukawa lo osservò in viso, era rosso come un pomodoro sia per la vergogna sia per la rabbia che cresceva in lui per essersi fatto trovare così dal suo peggior nemico. ‘Delizioso!’ pensò solo il moretto, mentre tornando in sé, non rispose limitandosi a tornare dentro la sua ‘casa’. Sakuragi era senza parole. E adesso che intenzioni aveva?? Poco dopo però lo vide tornare con un paio di tronchesine ed altri oggetti metallici ed inginocchiarsi davanti a lui. Alzando le braccia per liberarlo gli aveva circondato la testa con esse, sembrava lo stesse abbracciando. Potevano entrambi percepire il profumo dell’altro: Rukawa quello della pelle sudata del rosso, Sakuragi il buon profumo dei capelli del moretto, lo riconosceva, perché era lo stesso che sentiva quando se lo ritrovava vicino dopo aver fatto la doccia in palestra. Si irrigidì di colpo, che razza di pensiero era quello, da quando in qua lui odorava la volpe?? A quel pensiero irrazionale si mosse un poco e Rukawa abbassò il viso per dirgli di stare fermo, ma le parole gli morirono in gola quando si trovò a specchiarsi in due polle di cioccolato fuso che sondavano i suoi oceani. Fu sempre Hanamichi a scuotere entrambi: “allora? Non fissarmi così ti ho detto” gli urlò cercando di assumere il suo migliore sguardo assassino, ma con poco risultato a quanto pare, perché Rukawa si limitò ad alzare un sopracciglio ed aveva allontanato le mani dalle manette, sedendosi a gambe incrociate, posando a terra gli attrezzi. “Penso proprio che ti lascerò così…anzi…” disse avvicinandosi un poco al suo viso osservando con occhi famelici il suo corpo che ora, era teso come una corda di violino “…non sei nella posizione adatta per dare ordini, sei in mio potere” terminò allungando una mano per posarla sul suo petto tracciandone i muscoli, sfiorando casualmente i capezzoli. “Volpe cosa…AH!” il rosso lanciò un urlo più o meno isterico quando sentì le mani leggere della volpe sfiorargli i fianchi, laddove era più sensibile…al solletico. “Ahahahahahahahahah” non era riuscito a trattenersi, era stato più forte di lui, il solletico proprio non lo resisteva. Rukawa sorrise soddisfatto, ma Hanamichi non lo vide troppo concentrato sul riso che non riusciva a trattenere: “teme Rukawa io ti…ahahah, no, aha bas…smett…noooo…ahahahah”. Inutile cercare di sfuggirgli inarcando la schiena e muovendo le braccia. Rukawa con quelle abili mani saliva e scendeva sui fianchi, sul torace e l’addome solleticandolo di più, più lui si muoveva. Senza rendersene conto Rukawa, tropo preso lui stesso dalla situazione, agì d’impulso e gli immobilizzò anche le gambe, con le quali cercava di calciarlo, salendogli sopra con il peso del proprio corpo. Continuò a giocare ancora un po’ con lui in quel modo, a ben pensarci alquanto infantile, finché si accorse della piacevole posizione in cui si trovava ed interruppe il solletico posandogli entrambe le mani aperte, sul petto. Hanamichi smise di ridere pian piano, ricominciando respirare normalmente e realizzò anche lui. A quella, sentì un caldo incontenibile espandersi dalle mani di Kaede ai suoi muscoli ed irradiarsi per tutto il corpo. Cosa gli stava succedendo, perché la vicinanza ed il calore del corpo di Rukawa così vicino al suo gli stava facendo provare quelle emozioni così forti, così…piacevoli…belle? Kaede ipnotizzato dal contrasto che la sua pelle chiara faceva con quella color oro del rosso, fece scorrere le mani su tutto il torace, l’addome, sfiorò le anche risalendo sul collo dolcemente, si sporse passandogli le mani sulla nuca e stringendogli le braccia al collo si era fatto più vicino al suo compagno spingendo il viso verso quello dell’altro e sfiorando con le sue, le labbra del rosso che le aveva schiuse per emettere un gemito. Si guardarono negli occhi per un istante e Rukawa sentì forte la propria erezione premere e crescere dentro i boxer sottili del costume. Guardò in basso e si accorse che anche Sakuragi era nelle sue stesse condizioni. Si pose allora una domanda, quella che fino a quel momento aveva sempre avuto paura di fare anche solo a se stesso: poteva dunque sperare che anche lui… Tornò a guardarlo negli occhi mentre le mani vagavano nuovamente sul petto ampio, passando dietro ad accarezzare la schiena, abbracciandolo, stringendosi a lui e nascondendo la testa nell’incavo del suo collo, baciandone la pelle dal sapore buono e leccando via una goccia di sudore. Sentiva il cuore di Sakuragi battere velocemente ed il sangue pulsare e scorrere impazzito accendendo, bruciando quella pelle bollente. Risalì al suo orecchio sussurrandogli con voce bassa e sensuale: “Hanamichi, ti voglio…” e per ben intendere cosa volesse dire, sfregò il proprio inguine contro quello del compagno, mandando a contatto le loro virilità. “Aaahh” Hanamichi gemette e Rukawa continuò in modo languido a parlare direttamente nel suo orecchio: “tu? Mi vuoi?” concluse facendo scorrere la lingua nel padiglione auricolare per poi prenderne il lobo tra le labbra e succhiarlo, tirandolo appena con i denti prima di allontanarsi da lui e guardarlo negli occhi. Incapace di articolare una qualsiasi frase di senso compiuto e non, Hanamichi annuì con la testa. Semplicemente. Il cuore di Kaede accelerò i battiti alla consapevolezza che presto si sarebbe unito ad Hanamichi. Si levò la maglia che sentiva come una costrizione, impedendogli anche di respirare e dolcemente si sporse per baciargli le labbra corteggiandole prima con le proprie, poi con la lingua invitando quelle gemelle ad aprirsi al suo passaggio. Sakuragi le schiuse accogliendo quell’organo umido e dolce che per la prima volta violava la sua bocca assaporando il gusto particolare di Rukawa rendendosi conto che era proprio come l’aveva immaginato. Da quando si immaginava cosa si provasse nel baciare Rukawa? Lui amava…ma non riuscì neanche a formulare quel pensiero, a ricordare il suo volto, il suo nome. Kaede duellava con la sua lingua giocando anche con essa, succhiandola gentilmente, allontanandosi appena solo per farvi ritorno un secondo dopo sentendo le sue mani fresche sul proprio corpo mentre lo accarezzavano come mai nessuno aveva fatto. Con tocchi sempre più lenti delle labbra, Rukawa scivolava sul suo torace, giocava con i capezzoli facendoli inturgidire, tornava sul collo accarezzandolo mentre si muoveva lento e sinuoso su di lui. Gli sfiorava il sesso con il proprio che sentiva duro, premere sull’addome fino a che finalmente si decise e con le mani scese sempre più in basso arrivando a toccare l’elastico del costume del ragazzo. Anche con la bocca era sceso a leccare e succhiare e baciare il collo bronzeo che lo stesso Sakuragi, troppo preso dal calore che sentiva e dalle forti sensazioni che gli faceva provare il compagno, aveva esposto ai suoi baci alzando il viso. Mille brividi si sparsero lungo la sua schiena quando Kaede introdusse una mano all’interno dei boxer abbassandoglieli con una mentre con l’altra afferrava il pene duro che nella sua mano si ingrossava ad ogni più piccolo sfioramento di quelle lunghe dita sottili. Rukawa si era stretto a lui baciandogli nuovamente le labbra fino a che Hanamichi non aveva deviato baciandogli il volto, la mascella scendendo sul collo mentre Rukawa si era alzato sulle ginocchia per permettergli di riempirgli anche il petto di baci umidi e dolci. Purtroppo Hanamichi aveva i movimenti costretti, avrebbe tanto voluto accarezzare quel corpo perfetto, ma non potevano interrompersi adesso. Rukawa gli stringeva il collo con le braccia ed ansimava con la testa gettata all’indietro mentre Sakuragi continuava a torturarlo di baci e Kaede, si ritrovò a pensare che, se solo con i baci lo faceva stare così bene…ne voleva ancora, di più. Così si alzò per levarsi anche lui il costume. Hanamichi lo osservava estasiato, gli occhi divenuti scuri e velati dal piacere. Quando lo vide avvicinarsi e fare per sedersi su di lui lo fermò: “a…aspetta” Il moretto per un attimo pensò che avesse cambiato idea, invece lo vide arrossire e: “a…avvicinati…i…io” Rukawa capì e si avvicinò a lui, guardandolo negli occhi. Hanamichi aveva alzato il viso per poterlo osservare ed il moro gli incorniciò il volto con le mani, passandole tra i suoi capelli socchiudendo gli occhi lasciando che i sensi godessero appieno di quelle carezze che con le labbra Hanamichi gli stava facendo, baciandogli il ventre piatto scendendo giù ma senza sfiorarlo. Gli aveva baciato le cosce e Rukawa si lasciò andare ad un lungo gemito di piacere. L’aveva torturato a lungo con quella bocca, per poi dargli soddisfazione prendendo finalmente il suo membro turgido in sé, leccandone l’asta per tutta la lunghezza affondando il viso in quei riccioli scuri per saggiare con la lingua la base e stuzzicare i testicoli gonfi di seme. Rukawa si era alzato in punta di piedi piegando le ginocchia per permettergli un più libero accesso, sentendo come Hanamichi si stesse spingendo sempre più a fondo, salvo poi tornare indietro a dedicarsi alla sua punta bagnata, rossa, leccando e succhiando inglobandolo pian piano nella sua bocca. Kaede gli teneva le mani sulla testa, spingendolo più verso di sé assecondando i suoi movimenti incitandolo a muoversi e dargli di più. Ma il rosso non lo fece venire. Si staccò da lui tornando a guardarlo, aveva gli occhi socchiusi velati dal piacere ed il loro colore era quasi nero. Sempre rosso in viso gli disse in un sussurro: “girati…” Rukawa lo guardò senza smettere di passargli le mani nei capelli, confuso. “Ti voglio preparare u…un pò…io…non voglio farti…male” aveva il fiato corto. Rukawa obbedì e sentì Hanamichi sfregare il viso sul suo sedere, baciarne le natiche e con la lingua tracciare linee immaginarie fino ad infilarsi nella fessura tra di esse ed inumidire la sua apertura con la saliva, forzando per entrare, cercando di allargarlo per quanto possibile, almeno un po’ in quella posizione. E Kaede sospirava pesantemente, spingendosi contro quella bocca e quella lingua altamente eccitante, piegandosi in avanti per permettergli di entrare di più in lui. Ormai però non ce la faceva più ed anche Hanamichi era arrivato al limite, così si raddrizzò, sedendosi su di lui scendendo piano sul sesso eretto dell’altro. Era grosso, e per quanto fosse eccitato e bagnato, non poteva non provare un po’ di dolore. Quando poi lo ebbe tutto dentro di sé, si poggiò con la schiena al petto di Hanamichi che immobile si tratteneva dallo spingere. Gli baciava una spalla, il collo, la nuca, piccoli palliativi per cercare di distrarlo dal dolore che sicuramente provava. Rukawa portò un braccio indietro, gli afferrò la testa, attirandolo a sé voltando il viso per baciarlo, prima di sussurrargli sulle labbra: “spingi”. Ed Hanamichi lo fece, dette una prima spinta decisa, che fece per un attimo irrigidire il volpino il quale però si riprese subito cominciando a muoversi su di lui, iniziando così una dolce danza, via via sempre più frenetica. Kaede con una mano risalì fino a intrecciare le dita con quelle di Hanamichi per avere un contatto con lui e con l’altra scese sul proprio corpo a darsi piacere. Hanamichi per quanto poteva lo coccolava baciandogli le spalle, il collo, con la bocca gli torturava il lobo dell’orecchio, baciandone la pelle sensibile e delicata sotto di esso cercando con quei piccoli gesti di dargli soddisfazione, mentre imprimeva un ritmo sempre maggiore alle spinte, finché giunse al massimo piacere con un grido che soffocò mordendo la spalla bianca stringendo la mano del moretto mentre veniva in lui e Kaede nella propria mano. Rimasero così, alcuni istanti a riprendere fiato, petto contro schiena. Poi Rukawa con un po’ di fatica si alzò facendo uscire dal suo corpo il rosso che ancora stava ad occhi chiusi. Si rimise il costume e la maglietta e con mani un po’ tremanti riuscì ad aprire con le tronchesine le manette. Le braccia di Hanamichi per la forza di gravità vennero attratte al suolo, pesanti e lui aprì di scatto gli occhi. Si massaggiò i polsi e poi alzò il suo sguardo su Rukawa che guardava il mare. Si alzò allora anche lui aggiustandosi i bermuda. E adesso? Che cosa avrebbe dovuto dire? Che cosa fare? Lui non parlava. Lo stesso il moretto, ma cosa si aspettava? Doveva ordinare le idee perché non voleva dire o fare qualcosa che turbasse il volpino, ulteriormente. Senza guardarlo si girò andandosene, sentendo che la porta della roulotte si chiudeva poco dopo. Sperava che il volpino non interpretasse male il suo silenzio e la sua ‘fuga’? No, la sua ‘ritirata’? Sperava comprendesse che fosse turbato…tornò al campo, dove era accampato con i ragazzi e lì si concesse una doccia per pensare.
Solo verso sera il guntai decise di rientrare in campeggio e furono sorpresi nel vedere che il rosso era già lì, intento a preparare la cena. Yohei notò subito come nel viso dell’amico non ci fosse la solita espressione tranquilla, anzi, più Sakuragi cercava di non darlo a vedere comportandosi come al solito e più l’amico capiva che doveva essergli successo qualcosa…chissà cosa avevano combinato quei matti con il loro scherzetto. A fine cena Hanamichi aveva detto di essere stanco e si era ritirato dentro il suo sacco a pelo, dopo aver evitato le occhiate indagatrici che il migliore amico gli aveva rivolto per tutta la cena. Yohei infatti non aveva fatto altro che guardarlo storto. Ci mancava solo lui. Gli dispiaceva farlo preoccupare, però doveva pensare e mettere in chiaro almeno con se stesso alcuni pezzi prima di confidarsi con lui e questa cosa la doveva fare da solo. Hanamichi per buona parte della notte, aveva pensato alla sua situazione con la volpe, guardando le stelle e rigirandosi in continuazione nel suo giaciglio. Ricapitolando: fino al giorno prima, lui odiava la volpe ed amava Haruko che a sua volta amava Rukawa. Oggi: c’era lui che faceva l’amore con Rukawa, lui che aveva desiderato Kaede come nessuno mai, lui che era stato felice di farlo proprio con Rukawa. Diamine, non ci capiva più nulla…ed il volpino? Se lui si stava mettendo, tutti quei problemi non era detto che anche Rukawa perdesse ore del suo preziosissimo sonno pensandolo. E se per il compagno fosse stata solo una sco**ta e basta e poi amici come prima…ehm…nemici come prima?? Non voleva pensare a questa eventualità e perché al solo pensarlo sentiva male al cuore facendogli mancare il respiro? Lui non voleva essere solo una cosa occasionale, un errore per quel ragazzo bellissimo dagli occhi di ghiaccio. Che poi lui li aveva visti come potevano diventare profondi, caldi, brucianti e scuri di passione quegli occhi. Per primo Rukawa aveva detto di volerlo e a quelle il cuore di Sakuragi aveva perso un battito. Ma, se fosse stato proprio per quello che la volpe aveva detto che lui aveva accettato di…per uno che viene scaricato cinquanta e passa volte, doveva essere una grande rivincita. Alla faccia di tutte quelle sciocche ragazzette che gli avevano visto di no, lui veniva desiderato da un bel ragazzo, e non un ragazzo qualsiasi, Rukawa, il ragazzo più bello, corteggiato e desiderato di tutta Kanagawa. Ben gli stava!! Quei pensieri però si scontravano amaramente con le emozioni così vive e forti che aveva provato nel possedere il corpo di Kaede. Un momento!!! Che cosa aveva appena pensato?? Lui l’aveva posseduto e per come conosceva il compagno, sicuramente non gli avrebbe mai permesso di fargli quello che gli aveva fatto -arrossì ripensando a dove tutto l’aveva baciato e non solo- solo per una mera voglia di sesso. Se quello fosse stato il vero motivo, non dubitava affatto che Rukawa ci avrebbe pensato due volte prima di prenderlo lui stesso. In quel caso, non avrebbe potuto opporre resistenza in alcun modo, neanche volendo. Invece, Rukawa gli si era concesso. Aveva concesso a lui, al doaho per eccellenza, com’era solito definirlo, il proprio corpo, la sua verginità. Perché lo era…si era accorto mentre lo possedeva, era così stretto e poi quando si era lavato, una volta rientrato al campo, si era accorto di avere qualche piccola macchia di sangue nell’inguine. Poteva sperare che gli avesse donato anche il suo cuore? Un sacco di domande e zero risposte. Era giunto alla conclusione che dovevano parlare, ma Rukawa non sarebbe mai andato a cercarlo; primo forse neanche sapeva che anche lui stava in campeggio e secondo per dirgli cosa? Stando ai ragionamenti appena fatti, era chiaro anche ad un cieco cosa Rukawa provasse per il rosso. Una volta libero dalle manette ed essersi rivestito riacquistando un po’ di contegno, Hanamichi era così sconvolto che neanche gli aveva chiesto se stesse bene e sicuramente quando lui se ne era andato senza dir nulla, Rukawa aveva dichiarato chiuso l’argomento. Ma non era così, la mossa successiva spettava a Sakuragi e lo sapeva anche lui. Spettava a lui andare dalla volpe, in fondo non era quello che aveva sempre fatto?? Era lui colui che cercava sempre tra la folla, con la scusa di andare a sbandierare la sua genialità. In partita o in campo durante l’allenamento lo stuzzicava per avere la sua attenzione per avere un contatto con lui di qualunque genere, anche se erano solo pugni. Era sempre stato così, sperava solo di non essersene accorto troppo tardi. Stavolta il motivo era molto più importante. Giunto a questa consapevolezza riuscì finalmente a prendere sonno. Si svegliò a mattino inoltrato con il sole che gli infastidiva gli occhi. Guardandosi intorno, notò che era solo, così si alzò, si diede una veloce rinfrescata per svegliarsi ed infilato un nuovo costume, scese in spiaggia, dove trovò i suoi amici in acqua che si schizzavano e disturbavano la quiete pubblica. Li salutò con un cenno della mano, andando a sedersi di fianco a Mito che osservava gli altri fare baccano come pochi, neanche fossero dei bambini. “Buongiorno” disse Hanamichi sorridendogli. “Stai meglio oggi?” gli chiese senza tanti giri di parole. Hanamichi sapeva che aveva capito che c’era qualcosa che lo tormentava e rispose: “non lo so, forse…forse stasera avrò le mie risposte…non lo so” disse non sbilanciandosi ma cercando comunque di fargli capire che andava tutto bene. Il tempo per pensare era finito, e decise per il momento di prendersi una pausa, e trascinando anche l’amico in acqua, raggiunsero il resto della banda. Passarono anche il resto del pomeriggio in spiaggia giocando come fossero dei bambini troppo cresciuti a fare castelli di sabbia, ovviamente dopo aver preso in prestito da un bimbo che giocava accanto a loro, paletta e secchiello. Quando decisero, di tornarono al campo però, Sakuragi non seguì i compagni, ma cambiò strada, sparendo silenzioso dalla loro vista. Non voleva facessero inutili domande e con l’aiuto del suo braccio destro, che aveva distratto i tre, si era diretto alla pineta, dove stavano le roulotte e i camper. Non ci mise molto a trovare quella di Rukawa. Bussò un po’ titubante, ma non rispose nessuno. Credendo la volpe addormentata riprovò e cercò di aprire, ma la porta era ben chiusa. Sicuramente non c’era… Ma il tensai non si scoraggiò e poggiandosi contro la parete della casa mobile, scivolò a terra ed attese. Il sole stava tramontando tingendo il cielo di un bel rosso-arancio, dando dei riflessi luminosi al mare. Questa visione diede ad Hanamichi la pace necessaria ad acquietare il suo animo e si appisolò. Venne svegliato poco dopo da delle voci basse che parlavano. Aprì gli occhi e vide in avvicinamento, la volpe con accanto un signore distinto: aveva capelli scurissimi e gli occhi di un colore profondo. I due si assomigliavano parecchio. Sakuragi si alzò in piedi pulendosi il costume da un po’ di sabbia e li osservò venire verso di lui. Kaede era diverso dal solito, aveva sempre quel delizioso musetto da volpe imbronciato, ma era rilassato, tranquillo. Era come se Hanamichi lo stesse vedendo per la prima volta. ‘Bellissimo’ pensò e pensò anche che gli sarebbe tanto piaciuto poter essere lui a farlo sentire così bene, libero di essere se stesso senza maschere. Tossicchiò lievemente quando fu certo che potessero sentirlo, palesando la propria presenza. I due lo guardarono confusi. Un po’ imbarazzato Sakuragi parlò: “ehm…salve, mi scusi per il disturbo ecco io…dovrei parlare con…Ru…Kaede” spiegò all’uomo che avanzava verso di lui, mentre il figlio stava un po’ indietro sinceramente stupito di trovare lì il suo compagno di squadra. Hanamichi si inchinò e si presentò cortesemente: “mi chiamo Sakuragi Hanamichi e sono un compagno di squadra di suo figlio” L’uomo gli porse la mano presentandosi a sua volta: “molto lieto Sakuragi, io sono Ryuji Rukawa, il padre di Kaede”. Poi proseguì rivolto al figlio: “figliolo non stare lì impalato, non vedi che hai visite? Metti il pesce nel lavello, io torno in spiaggia a recuperare le borse” e poi si allontanò lasciando soli i due. Rukawa, fece come gli venne chiesto e mise la cena nel piccolo cucinino tornando poco dopo all’esterno, dove Hanamichi era rimasto ad aspettare. Prima di uscire però trasse un profondo respiro cercando di calmare il suo cuore. Come poi si ritrovarono di fronte l’uno all’altro attese che Sakuragi parlasse. Si fermò ad osservarlo, quella sera era più vestito della precedente, indossava un costume diverso come fantasia e come modello, era più corto dell’altro, una camicia bianca abbottonata per metà ed ai piedi delle infradito rosse, ma allora la sua era una mania!! ‘Vanitoso doaho’ pensò, sorridendo tra sé. Sentì poi la voce di Hanamichi, bassa e pacata, anche se un po’ titubante: “kitsune, io sono venuto perché…ieri ecco…per ieri mi…” ma Kaede lo interruppe non voleva sentire quelle due parole, se proprio le doveva dire, preferiva così, che tutto rimanesse in sospeso. “Non dirlo!” “Cosa?” “Per te è stato solo un errore, vuoi dirmi che ti dispiace e che dovremmo far finta di nulla…ok ma non voglio sentirle da te…va via” fece per girarsi, ma Hanamichi lo fermò per un braccio, voltandolo nuovamente per poterlo guardare. Per la prima volta l’aveva sentito parlare con un’intera frase ed aveva detto un mucchio di str****te, faceva meglio a stare zitto allora. “No kitsune, mi devi ascoltare. È vero che per ieri mi dispiace…” “Ti avevo detto di non dirlo, lasciami” cercava di divincolarsi, non gli bastava averlo umiliato la sera prima e non avergli detto una parola prima di scappare, era solo un… “…ma non nel modo che credi tu! Mi dispiace che quando abbiamo fatto l’amore non ti ho potuto toccare, non ho potuto farti capire anche con le mie mani sul tuo corpo quanto fossi felice di essere lì con te in quel momento…io…” Ma Rukawa lo interruppe di nuovo, lui che non chiedeva mai niente doveva sapere: “e allora perché te ne sei andato senza dirmi nulla, non mi hai neanche guardato, né una spiegazione” domandò guardandolo negli occhi. “Io…ero confuso Kaede…ero anche un po’ sotto shock, me lo concederai almeno. Ti ricordo che fino a due giorni fa andavo in giro dicendo di essere innamorato perso di una ragazzina qualunque, ed invece mi ritrovo a fare l’amore con un ragazzo che credevo di odiare fino alla morte…avevo bisogno di pensare…Kaede credimi, io…” aveva alzato una mano per sfiorargli il viso e Kaede stava chiudendo gli occhi in attesa di quella carezza che finalmente poteva sentire sulla sua pelle, quando alle loro spalle giunse la voce del padre di Rukawa e dovettero separarsi velocemente. “Ma siete ancora qui fuori, Kaede perché non l’hai fatto accomodare?” “Non si preoccupi signore, io…ora devo andare, mi aspettano…” ma non poté terminare che venne preso in contropiede con un invito a cena a tradimento, fatto dall’uomo che sapeva essere molto persuasivo, in più lo stomaco di Hanamichi aveva pensato bene di risvegliarsi proprio in quel momento facendo notare a tutti che reclamava attenzioni e fu costretto, seppur imbarazzatissimo, ad accettare. Ovviamente non era scampato neanche al solito “doaho” di Rukawa junior. La cena trascorse tranquilla tra le chiacchiere di Sakuragi e quelle del padre del moretto, il quale partecipava con i suoi soliti monosillabi preferiti. Alle dieci però il rosso dovette tornare al campo, i suoi amici sarebbero stati in pensiero altrimenti, così ringraziò per l’ospitalità ed uscì dalla roulotte. Kaede lo accompagnò fino a metà strada su consiglio del padre; i due non chiedevano di meglio che stare un po’ da soli. Camminavano vicini senza parlare, poi quando ormai nessuno poteva vederli Hanamichi si fermò: “puoi lasciarmi qui, sono quasi arrivato…” Rukawa alzò lo sguardo su di lui avvicinandosi di pochi passi e sottovoce gli disse: “allora cosa stai aspettando, vuoi baciarmi sì o no?” Hanamichi sorrise e lo attirò a sé per la vita abbracciandolo, alzandolo un poco da terra e lo baciò con passione. Le lingue andarono subito alla ricerca l’una dell’altra in un incontro umido e vorace. Hanamichi fece pochi passi e posando Kaede per terra lo fece poggiare ad una palma, schiacciandolo con il peso del proprio corpo. Cosa che non aveva potuto fare la sera prima, esplorò con le mani il petto liscio introducendole sotto la canotta stuzzicandogli i capezzoli, portandolo a gemere nella sua bocca per poi lasciarlo libero di respirare. Erano entrambi eccitati al massimo, le virilità dure che sbattevano l’una contro l’altra . Hanamichi si abbassò, inginocchiandosi e facendo scendere il costume del moretto fino a metà ginocchio, senza tanti complimenti prese in bocca il suo piacere, succhiando avidamente aiutandosi con le mani, stimolando i testicoli con le dita, tornando alla punta prendendola tra le labbra, giocando con la lingua su di essa portandolo al limite ed assaggiando poi il suo sapore, dolce-amaro per ripulirlo per bene. Nell’alzarsi il rosso, lo rivestì della stretta lycra e risalì sul corpo della volpe, baciando il collo e le spalle soffermandosi sul punto che aveva morso la sera prima durante il loro primo amplesso. “Tutto bene?” domandò sulle sue labbra, accarezzandole con le dita in un gesto dolce e riverente. Kaede aprì gli occhi ed annuì con la testa. Hanamichi gli sorrise e lo strinse baciandogli i capelli: “devo andare ora…” lo diceva, ma non era quello che voleva, sarebbe voluto rimanere con lui o magari portarlo con sé al campo e dormire abbracciati. “Aspetta…tu?” Rukawa lo guardò con occhi ancora desiderosi di lui. “Non importa…qui staresti scomodo e…” “Non è vero, Hanamichi io ti voglio, adesso, ho bisogno di te” disse sottovoce nascondendo il volto contro il suo petto strusciandosi su di lui, baciandogli il petto e facendo vagare le mani sul suo addome ed i fianchi. Sakuragi non poteva resistere a lungo, certo, anche lui lo voleva però, lì non…gli venne un’idea. Fece scostare Kaede dalla pianta baciandolo ed abbassandogli nuovamente il costume, così come Kaede faceva con lui, accarezzandogli il sesso con una mano. Hanamichi, si mise spalle all’albero e nuovamente con le dita fece schiudere la bocca al moro, introducendole in essa dove vennero bagnate dalla loro saliva e dalle loro lingue insieme. Poi Hanamichi le tolse e si staccò da lui per ansimare, cominciò a prepararlo infilandone due insieme nel suo buchino tra le natiche, facendolo inarcare contro di sé e lo sentì subito gemere di piacere. Lo allargò piano e, quando lo sentì pronto, tolse le dita. Facendo scivolare le mani dai suoi glutei, accarezzandolo sensualmente gli prese le cosce, sollevandolo, tenendolo in braccio in questo modo, aiutandolo a far entrare il suo sesso tesissimo in lui, penetrandolo con un'unica spinta, affondando nel suo stretto calore: troppo eccitati entrambi per resistere. Sakuragi gli circondò la vita con le braccia cominciando a muoversi subito in lui in modo frenetico e ritmico. Con la mano libera stavolta la infilò tra i loro corpi prendendo in mano il sesso bollente del compagno nuovamente svettante, premendo il palmo sulla punta grossa dandogli piacere, stuzzicando con il polpastrello e l’unghia il taglio su di essa, osservandolo come pulsava nella sua stretta. E Kaede gemeva, chiamandolo, stringendo le braccia e le gambe attorno al corpo del rosso e gettando indietro la testa, così che Hanamichi poté riempirgli il collo di baci e bearsi della sua espressione persa ed abbandonata. Il viso pallido imperlato di sudore riluceva alla luce chiara della luna, la bocca aperta in cerca di respiro e gli occhi liquidi di piacere, di un colore intensissimo e profondo. Le gote arrossate. Quando sentì quell’esile corpo tremare ed emettere un mugugno roco, segno che ormai stava per venire, Hanamichi affondò con una spinta più forte in lui. Vennero insieme in modo perfetto ed unico, rimanendo così ancora uniti, a riprendere fiato: Hanamichi poggiato alla pianta, con la testa verso l’alto per prendere più ossigeno che poteva, con Kaede avvinghiato a lui che teneva il volto nascosto tra le proprie braccia stringendo ancora il collo ambrato. Appena recuperò un po’ di forze, Hanamichi lo aiutò a scendere da lui e si rivestirono. Questa volta però Hanamichi non si allontanò da lui, anzi lo attirò a sé in un abbraccio amorevole accarezzandogli distrattamente i capelli massaggiandogli la zona bassa della schiena. Voleva coccolarlo un po’ come avrebbe voluto fare se si fossero trovati in un letto, voleva che pensasse a lui quella notte e che lo sognasse. Rimasero un po’ in silenzio quando Kaede parlò per primo: “hai rovinato la camicia…perché non…” “Perché volevo guardarti negli occhi, ieri…ieri non ho potuto farlo e poi non volevo che ti facessi male te l’ho detto, baka kitsune, non ascolti il tensai?” rise alla fine baciandogli la fronte. Adesso Hanamichi doveva proprio andare però. Si scambiarono un veloce bacio a fior di labbra e presero le due direzioni opposte. Quella notte entrambi, con il cuore più leggero.
Hanamichi aveva fatto ritorno al campo silenzioso come non mai, per non svegliare i compagni, ma prima che potesse entrare nella sua tenda una mano batté sulla sua spalla e lo fece girare con un balzo. Il cuore in gola. “Yohei, ma dico? Ti ha dato di volta il cervello, vuoi farmi venire un infarto?” aveva ‘urlato’ sussurrando. “Scusa, allora?” “?” “Non fare il finto tonto, cosa sono queste ronde notturne che fai da quando siamo arrivati? Se avevi in mente di spassartela con qualche ragazza potevi dircelo sinceramente…” aveva usato un tono alquanto divertito. Hanamichi era bordeaux e sospirando un “non è come pensi…” l’aveva fatto entrare nella sua tenda dove avrebbero parlato tranquillamente. Qui, gli aveva spiegato tutto della sera precedente e del suo ultimo incontro con la volpe e l’unica cosa che si sentì chiedere dall’amico fu: “sei innamorato?” Hanamichi non se l’aspettava davvero, ma se gli e l’aveva chiesto doveva essere evidente e rispose guardandolo negli occhi: “si…lo sono Yohei…e forse lo sono per la prima volta…perchè per la prima volta sono veramente felice” e l’amico di sempre sorrise abbracciandolo con affetto, sinceramente felice per lui.
Il mattino seguente, il gruppo dell’armata ed il loro capo era pronto per un’altra fantastica giornata al mare. Erano tutti ormai di un bel colorito, ma più di tutti lo era Sakuragi, la sua pelle al sole pareva oro e quando usciva dall’acqua con tante gocce salate a ricoprirgli il corpo sembrava splendere ed emanare luce. I capelli rossi come avessero acquistato ancora più colore gli davano l’aspetto di un antico dio del sole. E questa era l’immagine che apparve davanti a Rukawa, sceso in spiaggia per prendere un po’ di sole su ordine del padre che, invece, era andato a pescare anche quel giorno. Per lui era più rilassante, ma voleva che Kaede stesse insieme ai ragazzi della sua età. “Ehi ragazzi guardate chi c’è?” aveva esclamato tutto contento Takamiya andandogli incontro, mentre l’altro li raggiungeva, “vedrete che fila di belle ragazze ci ritroveremo attorno, Rukawa sei la nostra arma segreta” A quella Hanamichi si era voltato osservando il suo personalissimo angelo venire verso di loro, ma dovette ricomporsi subito e per non smentirsi aveva sbraitato. “Cosa vorresti dire guarda che il genio se vuole fa stragi di cuori senza l’aiuto della volpaccia artica” strepitò additandolo. Rukawa stette al copione ribadendo il suo concetto preferito: “idiota!” “Whaaa come osi volpe spelacchiata vuoi che ti stenda?” si era avvicinato a lui con aria minacciosa e Rukawa l’aveva spiazzato sibilandogli con voce talmente bassa e maliziosa: “oh sì, magari!” che lasciò Hanamichi con le gambe molli ed inebetito sul posto mentre veniva sorpassato. Come tornò in sé raggiunse gli altri cominciando come suo solito a dare spettacolo. Rukawa trascorse anche il pranzo e parte del pomeriggio con loro, in fondo erano divertenti quei matti, fino a che Hanamichi non ebbe una delle sue geniali idee. “Volpe ti sfido ad una gara di nuoto, scommetto che sono più veloce di te” e si era alzato facendo un po’ di stretching in riva al mare distendendo i muscoli delle braccia e delle gambe. Senza una parola Kaede si era tolto la maglietta che indossava, per evitare di scottarsi con tutto il sole che stava prendendo tutto in una volta, affiancandolo ed accettando così la sfida. Yohei faceva da arbitro: “al tre…uno, due, tre!” ed i due giocatori si tuffarono in acqua. Erano in perfetta parità quando Hanamichi si fermò e chiamò il compagno. “Ehi Ru…di qua” e con la testa gli fece cenno di seguirlo. Neanche a dirlo lo portò nel suo ‘posto segreto’ scoperto qualche giorno prima. Insieme si distesero sulla roccia liscia riprendendo fiato. Erano sdraiati vicini, così Hanamichi poté allungare una mano sfiorando quella di Kaede che senza una parola intrecciò le dita con le sue. Stettero così, in silenzio quando Sakuragi si accostò a lui osservando il suo profilo perfetto, la pelle bianca ancora imperlata d’acqua marina, i capelli umidi scomposti sulla fronte e gli occhi socchiusi. Il respiro regolare: ‘bellissimo’ pensò per…non sapeva neanche lui più quante volte. Avvicinandosi ancora di più gli baciò una spalla assaporando il gusto della sua pelle e quello del mare. Buonissimo. Kaede voltò il viso ed incontrò i suoi occhi bellissimi che gli sorridevano. Hanamichi lo attirò a sé: “vieni qua” facendolo rotolare su di sé. Gli scostò i capelli dalla fronte per guardarlo negli occhi e gli accarezzò una guancia. E Rukawa sorrise, forse perché contagiato dal sorriso dolce che vedeva dipinto sul viso del compagno, forse perché per una volta sentiva prepotenti i sentimenti di qualcuno che lo amava, o forse semplicemente, perché era felice.
Ed Hanamichi non resistette, volendo catturare per sé quel primo, raro e bellissimo dono, lo baciò dolcemente con riverenza, mordicchiandogli le labbra sottili, tracciandone i contorni perfetti con la lingua. Sentiva le mani della volpe carezzargli i capelli, segnare con un dito il profilo del viso, gli zigomi , la mascella, mentre lui gli passava le mani sulla schiena, senza pretese senza secondi fini, solo amore e coccole. Quando si staccarono Hanamichi gli baciò il viso, la fronte, il naso, le palpebre che Rukawa chiuse al suo passaggio, il mento e la bocca, prima di dare vita a quello che il suo cuore non poteva più trattenere: “ti amo!”. Lui abituato a parlare, a travolgere tutto e tutti con le sue parole, non aveva potuto, né voleva tenere per sé quel pensiero, gli e lo doveva dire. Kaede lo guardava in quegli occhi sinceri, senza parole, era tutto…troppo…ed arrossì, un delizioso color rosa si spanse sulle sue guance bianche non lasciando adito a fraintendimenti di sorta. E si rifugiò nell’abbraccio di Hanamichi, sul suo petto, posando il viso sul cuore senza neanche rendersene conto e lo sentì battere veloce, per lui. Vi posò un lievissimo bacio e cullato da tutto quel silenzio, il respiro regolare di Hanamichi e del battito del suo cuore direttamente nell’orecchio si addormentò.
Delle carezze gentili sui capelli lo destarono e come alzò il viso si rese conto di essere ancora sdraiato su Sakuragi. “Ben svegliato…sono comodo?” gli chiese sorridendo mentre si metteva a sedere dopo che il moro si fu alzato, liberandolo del suo peso. “Nh” rispose solo l’altro causando la risatina del rosso. Era tardi, il sole stava scendendo lentamente nel mare e dovettero rientrare, ma prima Hanamichi lo fermò. Si addentrò un po’ di più nello scoglio tenendo per mano il ragazzo e dopo averlo fatto poggiare alla parete gli rubò un bacio che lasciò entrambi senza fiato. Sakuragi lo osservava con occhi lucidi. Rukawa sapeva cosa voleva dire quello sguardo. Si tuffò di nuovo su quella bocca morbida strusciando il bacino contro quello dell’altro, non avevano molto tempo, dovevano tornare e: “Hana…aspetta” ma Sakuragi lo tacitò mordendogli il labbro inferiore ed infilando una mano nei suoi boxer: “ssh”. Prese quella che Rukawa gli teneva sul fianco e la condusse tra le proprie gambe, ricevendo subito la reazione del compagno che la affondò all’interno del costume ormai strettissimo prendendo in mano il suo sesso. Allo stesso ritmo cominciarono a darsi piacere strusciando i loro corpi, le mani, strette e veloci che si muovevano su e giù sulle loro erezioni, fino a che non si riversarono l’uno nelle mani nell’altro, con un grido che si perse in un bacio infinito. Con le fronti a contatto, respirando affannosamente mischiavano i loro respiri. Passando le mani su e giù lungo le braccia di Hanamichi, Kaede gli chiese: “a cosa devo tutto ciò…” sfiorando ad ogni parola le sue labbra piene e mordendole ad ogni sussurro, mentre Hanamichi si tendeva ad ogni sfioramento, ma senza mai venire accontentato. Sakuragi sorrise accarezzandogli i fianchi e facendo lo stesso gioco del moro: “stasera i ragazzi hanno organizzato una serata di giochi e non potevo venire a trovarti perciò…” rispose con noncuranza, divertito di come adesso fosse la volpe ad andare in cerca della sua bocca. “Doaho…” l’aveva ripreso l’altro, fermandogli il viso con le mani per reclamare il suo bacio, si era stufato di tergiversare. Quando si staccarono infine, poterono nuovamente fare ritorno a riva.
Kaede rientrato al camper, aveva trovato il padre indaffaratissimo che si muoveva velocemente da una parte all’altra della casa-mobile. “Papa?” “Oh Kaede, ben tornato” lo salutò distrattamente, mentre smontava il suo vano sopra il letto svuotandolo dal suo contenuto. “Che stai facendo?” domandò poiché non si decideva a dargli spiegazioni. “Mi hanno chiamato da lavoro e devo rientrare per un affare urgentissimo di cui sono responsabile, mi spiace per la nostra settimana, ma non posso astenermi”. Kaede rimase un po’ in silenzio pensando, poi parlò di nuovo chiedendo il permesso di proseguire da solo la vacanza, anche in sua assenza. L’uomo aveva prestato tutta la sua attenzione al figlio e guardandolo sorrise, un sorriso comprensivo. “È per via di quel ragazzo con i capelli rossi e gli altri con cui eri questa mattina?” chiese. “Ci hai visti?” era stupito, lui pescava dall’altra parte della spiaggia. “Sì e, devo dire che sono rimasto molto felice di saperti in buone mani. So che spesso sono poco presente e che la situazione familiare è pesante, ma sei cresciuto bene figliolo ed hai degli amici. Sono contento e poi…bè poiché abbiamo pagato perché non sfruttare al massimo questo campeggio” terminò con un sorriso riprendendo a sistemare la roba nella borsa. “Grazie…” quello del figlio era stato solo un sussurro, ma l’uomo l’aveva colto ed aveva sorriso senza voltarsi, non voleva che il suo Kaede lo vedesse con gli occhi lucidi.
Kaede se ne stava sull’amaca sdraiato, dondolando mentre guardava le stelle, ma nonostante tutta la calma, la pace e, il dolce ondeggiare della rete, non riusciva a prendere sonno. Gli mancava qualcosa, non gli sembrava vero ma era così. Si alzò ed infilate le scarpe da ginnastica senza legare i lacci, si diresse verso il campo di Sakuragi. Vi erano un mucchio di tende accampate, ma individuò subito quella del suo compagno di squadra. Così tipica, proprio da lui, era rossa anche la tenda!! Fece scendere la zip un poco, il tanto che gli permettesse di assicurarsi che dentro ci fosse davvero lui ed entrò. Il doaho dormiva pesantemente, il respiro regolare, il petto che si alzava ritmico ad ogni suo sospiro. Gli andò accanto e lo chiamò scuotendolo: “Hanamichi…” sussurrò. Ma l’altro continuava a ronfare. “Hana?” riprovò, ma dovette accontentarsi di un mugolio un poco infastidito. Quello scemo…che diavolo stava sognando per non volersi svegliare?? Si stese accanto a lui e cominciò lievemente a riempirgli il viso di baci leggeri. Sakuragi mugolava muovendosi inconsciamente verso il corpo steso accanto al suo ed emise in piccolissimo: “Ru…” in un sospiro. Soddisfatto della risposta che ottenne, la volpe gli mormorò direttamente nell’orecchio: “doaho…” facendo correre dei brividi per tutta la schiena del rosso che, si svegliò aprendo gli occhi. Come si trovò davanti quegli zaffiri blu spalancò i propri con un urlo: “RUKAmmm…” prontamente tappato dalla mano del moretto. “Doaho fa silenzio, vuoi svegliare tutti quanti?” “Che ci fai qui?” domandò l’altro appena ebbe l’occasione di parlare. Rukawa si sistemò meglio accanto a lui e gli disse: “non riuscivo a dormire”. Hanamichi intenerito sorrise e con un braccio lo attirò a sé: “mmh…vieni…” disse scoccandogli un bacio tra i capelli, contento di quell’azione del volpino. Gli era mancato ed era andato a cercarlo. “Hana?” “Nh?” “Mio padre è rientrato in città, ti va di dormire con me nel camper?” gli chiese alzando il viso ed osservandolo. Sakuragi parve un po’ combattuto, ma dopo averlo baciato sulle labbra gli disse: “andiamo”. Raccattò un po’ di cose ed uscì dalla tenda. Prima di andare con lui però, avvisò Yohei spiegandogli brevemente il fatto, ma non era poi così sicuro che l’amico avesse capito, non era molto recettivo nel dormiveglia. Tendendo una mano alla volpe, insieme raggiunsero il camper.
Non appena furono dentro, Rukawa si appese al collo di Hanamichi baciandolo con passione, lasciandosi stringere e sollevare appena da terra solo per venire trasportato sul letto dove si stese, con il compagno sopra di lui. Continuarono a baciarsi per un tempo infinito fino a che, a questi si unirono gentili carezze sempre più focose quando, la mano di Hanamichi scese tra le gambe del moretto ad accarezzare il suo sesso, eccitandolo sempre di più con quei tocchi. Kaede sospirò pesantemente staccandosi da quella bocca assetata di lui ed aprì le gambe per permettere ad Hanamichi un movimento maggiore su di lui. Sakuragi l’aveva guardato sorridendo in modo dolce, gli baciò il viso mentre con una mano gli sbottonava la camicia levandogliela e levandosi la propria canotta, aiutato dall’amante che poi si era tuffato sul suo petto baciando la pelle dorata e calda. Hanamichi gli aveva sfilato il costume lasciandolo così nudo, steso sulle lenzuola leggere guadandolo, contemplandolo. Si abbassò a baciargli il torace bianco stuzzicando quei piccoli boccioli scuri facendolo inarcare, facendogli stringere le braccia attorno al collo, mentre emetteva dei sospiri e lunghi gemiti direttamente nell’orecchio del rosso, facendolo eccitare ancora di più. Riprese a masturbarlo sempre più velocemente costringendolo a venire nella sua mano. Mentre riprendeva fiato Hanamichi pensò bene di ripulirlo con la bocca e la lingua accarezzandolo dolcemente, baciando il suo corpo nella risalita: l’addome piatto, il petto ed il cuore che batteva velocemente. Quando si ritrovò a pochi centimetri dal suo viso, gli baciò le palpebre delicatamente, incitandolo a schiuderle e quando il moro lo fece, gli chiese: “stai bene?” “…si” Hanamichi aveva sorriso e l’aveva baciato dolcemente introducendo la lingua nella sua bocca cercando la gemella e danzando con essa. Distraendolo in quel modo, aveva fatto scendere la mano dietro la schiena e sul sedere cercando la sua apertura per introdurvi un primo dito. Rukawa però l’aveva fermato, sollevando appena il volto e sussurrandogli qualcosa all’orecchio. A quella Sakuragi era diventato del colore dei propri capelli, non si aspettava quella richiesta. Si scostò da lui per guardarlo e notò con piacere che, anche il suo volto solitamente impassibile era arrossito…e tanto stavolta. Seppur con voce roca ed un po’ tremolante, ebbe la forza di chiedergli: “lo vuoi davvero?” era strano che il moro gli avesse fatto quella proposta, ma ne era tanto felice. E quando quello assentì con la testa, gli sorrise. Si abbassò su di lui scendendo sempre più in basso, baciando ed arrossando con piccoli succhiotti quella pelle delicata, fino a trovarsi tra le sue gambe. Diede un bacio alla punta rossa del suo pene, nuovamente eretto, facendolo fremere e poi lo aiutò ad alzare il bacino. Kaede aveva puntato i piedi, piegando le ginocchia sollevandosi ed aprendo le gambe maggiormente, così che il suo amante potesse scendere di più e, accarezzandogli il glutei, cominciare a prepararlo con l’ausilio della lingua, come aveva fatto durante la loro prima volta. Stavolta però il piacere del moretto fu più grande perché sentiva su di sé anche le mani di Hanamichi toccarlo dappertutto, mentre si aiutava con quelle a separargli le natiche, riuscendo a spingere la lingua più a fondo, muovendola circolarmente, inumidendo la piccola apertura, entrando ed uscendo da quel buchino come se lo stesse penetrando. Kaede aveva cominciato a gemere tirando fuori tutta la sua voce, il suo piacere sempre crescente, un fuoco che si diradava dal petto per scorrere veloce nel sangue come fosse lava incandescente. Rukawa cominciava a non poterne più di tutte quelle piccole, dolci torture ed aveva iniziato a parlare sconnessamente incitando il compagno a smettere, lo voleva in sé adesso, quello non gli bastava più: “Ha…a…na…ti prego…” lacrime di frustrazione gli scendevano incontrollate dagli angoli degli occhi. Solo quando lo costrinse a venire per la seconda volta, senza ulteriori stimoli, Hanamichi si staccò da lui; e mentre lo stesso seme di Kaede gli colava tra le gambe, scendendo, arrivando a bagnargli la linea del sedere, data la posizione, Sakuragi agì: tempo di togliersi l’ormai strettissimo costume, con un colpo solo, veloce e profondo entrò in lui facendo inarcare Rukawa, che ricadde spossato sul letto ed Hanamichi si inarcò a sua volta all’indietro ansimando pesantemente. Era rimasto fermo in lui per permettere ad entrambi di riprendere un minimo di fiato e si era lasciato subito andare in avanti tenendosi però ben saldo sui muscoli delle braccia, posando le mani sul materasso ai lati delle spalle di Kaede, guardandolo da quella posizione. Hanamichi si accorse solo in quel momento che, il compagno aveva le lacrime agli occhi: “anf…anf…Kae…stai piangendo”. Rukawa aveva aperto gli occhi, guardandolo oltre il velo di passione che li rendeva ancora più scuri ed aveva risposto: “e…anf…e secondo te di chi…è la colpa doaho!!” Aggrappandosi alle sue braccia si era sollevato per baciarlo prima di ordinargli: “e adesso…muoviti”. Sakuragi aveva obbedito assestando la prima spinta, immediatamente seguita da altre più veloci e sempre profonde, uscendo quasi completamente da lui e affondando nuovamente con passione. Ad ogni affondo gli ripeteva il suo amore, mentre Rukawa stringendogli il collo aderiva a lui in modo perfetto, per sentirlo maggiormente dentro di sé, mischiando i loro odori, il loro sudore, il loro respiro frettoloso. Hanamichi, con un braccio gli circondava la vita per tenerlo stretto a sé e con l’altro andava ad eccitarlo per la terza volta. E per la terza volta Rukawa venne su di loro ed Hanamichi dentro di lui, finendo poi esausti sul letto sfatto, ancora uniti. Seppur stanco, Hanamichi trovò la forza di uscire da lui e rotolare al suo fianco stringendolo subito dopo, sentendo il respiro caldo del suo amante sul collo. Si addormentò, cullato dal sonno regolare, che aveva già intrappolato nella sua rete, la volpe.
Rukawa si era svegliato per primo, con la tenue luce del sole che sorgeva, infastidendogli occhi. Tentò di muoversi, ma Hanamichi lo teneva stretto a sé e sistemandosi meglio nel suo abbraccio si fermò ad osservarlo che dormiva, rilassato accanto a lui, giocando distrattamente con le sue ciocche carminie. In un sussurro ad un soffio dalle sue labbra gli confessò: “ti amo”. Senza svegliarlo riuscì a districarsi dal suo abbraccio ed uscì a respirare la brezza del mare che, a quell’ora era ancora più frizzante. Si coprì con una giacca leggera della tuta ed andò a sedersi sull’amaca. Poco dopo sentì dei passi e subito, senza neanche avere il tempo di voltarsi, avvertì due forti braccia stringerlo e un bacio posarsi tra i suoi capelli, mentre l’amaca dondolò un poco sotto il peso del nuovo arrivato che si era steso accanto a lui. Si rilassò contro il corpo dietro il suo, chiudendo gli occhi. Non c’era niente da fare, stava troppo bene tra le braccia del suo Hanamichi che restava in silenzio ad osservare con lui il sole nascere. Poi lo sentì muoversi spostandosi accanto al suo viso, sentiva le sue labbra sull’orecchio sfiorarlo leggermente, una mano che si intrecciava alla sua in una stretta dolce e possessiva, infine la sua voce morbida e dolce…felice. “Ti ho sentito sai volpe…ti amo tantissimo anche io, neanche te lo puoi immaginare” sussurrò, mentre se lo stringeva addosso inspirando il suo buon profumo. Rukawa percepì il sorriso con il quale gli aveva fatto quella confessione ed Hanamichi, dal modo in cui Kaede l’aveva ripreso con il solito “doaho” aveva capito che anche lui stava sorridendo.
Fine
Nota: questa fic per me ha un valore molto speciale, ci sono molto affezionata per svariati motivi e per questo vorrei ritagliare un ultimo spazio per delle dediche speciali. Anche se queste persone, non la leggeranno mai, ci tengo ugualmente a dedicargliela in fondo anche se loro non lo sanno, hanno fatto si che questa fic nascesse: A Maura, perché siamo sulla stessa lunghezza d’onda e la sua passione per il campeggio mi ha dato lo spunto per la location A Cinzia, perché una ne pensa e cento ne fa, e non è solo un modo di dire: lei l’ha legato sul serio un suo amico ad un camper con delle manette, lasciandolo poi in balia del caso. Ed il bello è che, il fatto di essere incinta di diversi mesi non le ha impedito di farlo ^^ A Sonia, perché è una ragazza fantastica, un’insegnante bravissima, e mi guida verso la realizzazione del mio sogno Ad Andrea, perché…perché semplicemente non fa altro che tormentarmi e rendermi la vita impossibile ^^ A tutti e quattro, il mio GRAZIE, perché con loro passo dei pomeriggi bellissimi e mi danno tanto ognuno a modo suo…
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