I personaggi di questa HanaRu non mi appartengono e io non ci guadagno niente. E, come sempre, un bacio a Ria e un pensiero a Calipso.

 


Summer's Sun

di Nausicaa


Parte prima.- Live together.

Yohei ha un’aria davvero convinta, mentre ci espone la sua idea per il nostro lavoretto part-time. Siamo nel solito salotto a casa di Rukawa, in un bel pomeriggio dal clima già estivo.

“Allora, che ne dite?” ci chiede, entusiasta.

“Consegne? Uhm…” non è male come idea, mi secca un po’ dover ammettere di non averci pensato io.

“Sì, il negozio di alimentari vicino casa mia ha bisogno di personale per le consegne a domicilio… e dai, Hanamichi, è perfetto! Potreste usare le vostre biciclette e per degli sportivi come voi non sarebbe certo un dramma pedalare dopo gli allenamenti, anzi… potrebbe servirvi! Inoltre non sarebbe particolarmente impegnativo, in fondo i soldi vi servono per pagarvi due giorni di vacanza, non un mese: sono sicuro che non impieghereste molto tempo a guadagnarli”.

Il suo discorso non fa una piega… del resto, io sono il tensai: non mi sarei rivolto a Yohei, se non avessi saputo che avrebbe potuto aiutarmi.

“Allora?” insiste lui, curioso di conoscere il mio parere.

“Uhm…” ho solo un piccolo dubbio.

Dobbiamo sembrare due deficienti, io e Yohei, mentre ci voltiamo contemporaneamente verso Rukawa, che finora se ne è rimasto in silenzio, e attendiamo la sua opinione come se fosse un oracolo… Tanto lo sappiamo entrambi che, se dirà di no, non ci sarà verso!

“Per me va bene” è il suo responso; Kaede se ne sta sul divano e ci guarda con la sua espressione più imperturbabile, ma alle sue parole Yohei si rallegra: “Bene! Allora, Hanamichi, ti sei convinto ora?”.

Io continuo ad osservare il mio Kaede e scuoto la testa: “Guarda, Yohei, se qualcosa non mi convince in tutto questo è proprio la volpe” dico tutto d’un fiato.

La mia kitsune non muove un muscolo del volto, si limita soltanto a spostare i suoi occhi su di me: “Che diavolo dici, do’aho?” mi chiede, con una sfumatura di irritazione che probabilmente percepisco solo io.

“Devo essere io a ricordarti quante biciclette mi hai detto di aver distrutto?- punto un indice accusatorio contro di lui, mentre mi rivolgo al mio amico- Yohei, Rukawa si addormenta pure mentre pedala, lo sai vero? E tu vorresti fargli fare delle consegne? Così dovremmo ripagare la merce distrutta, altro che guadagni!!!” sbuffo, guardando malamente il mio compagno. Ma la mia volpe non si scompone.

“Ascolterò la musica per non addormentarmi…”.

A questo punto perfino Yohei è perplesso: “Rukawa, è un po’ pericoloso ascoltare la musica con le cuffiette mentre pedali… credo sia anche vietato dal codice della strada… se una macchina o un camion ti dovessero suonare il clacson o dovessero sbucare all’improvviso, tu non li sentiresti”.

“Hn”.

Sembra che lui non abbia niente da dire, invece a me il discorso di Yohei ha fatto venire i brividi! Non  voglio neanche pensarci, giuro, non so cosa farei se gli succedesse qualcosa… E la sua indifferenza mi rende furioso.

“Ah, lascia perdere! E’ fiato sprecato… A lui piace ascoltare la musica mentre va in bicicletta- sbotto io, alzando la voce- Che gliene frega se QUALCUNO si preoccupa per lui? E non un qualcuno qualsiasi, no! Il grande tensai…”.

“Torno sempre a casa vivo e vegeto, mi pare…” è la sua rassicurante osservazione.

“Ahhh… quindi non c’è problema…” ironizzo io. Ma perché è così menefreghista?!?

“Continuo a dire che per me va bene” ripete, con un tono di voce che conosco fin troppo bene. Non  ho speranze di fargli cambiare idea…

Rimaniamo d’accordo con Yohei che domani andremo a parlare con il proprietario del negozio; lui e Rukawa si salutano e io lo accompagno alla porta. Mi accorgo che ha tutta l’aria di volermi dire qualcosa in privato. E infatti, sulla soglia, si ferma e mi sorride: “Hanamichi, non essere così apprensivo… non ti ci facevo, sai?”.

Un fastidioso calore mi dice che le mie guance stanno diventando rosse.

“Be’ neanche io mi ci facevo! Ma non pretendo che tu mi capisca” lo guardo un po’ male, a dire il vero, mi sembra che mi stia prendendo in giro. Hai un bel ridere di me, Yohei, vorrei vedere te se la persona che ami riuscisse ad addormentarsi anche su di una bicicletta!! Magari ti preoccuperesti anche tu, che dici?

“Ehi, non era una critica!!!” mette le mani avanti lui.

“Vorrei vedere? Chi potrebbe osare criticare il grande tensai?”.

Ci salutiamo scherzando, ma non so quanto il mio amico mi abbia compreso; non faccio in tempo a chiudere la porta che le braccia bianche della kitsune si avvolgono intorno a me. Kaede fa aderire il suo torace alla mia schiena e appoggia dolcemente la testa sulla mia spalla.

“Prima sembravi davvero preoccupato” mi dice con la sua voce profonda.

Io poso le mani sulle sue, godendomi questo suo gesto di tenerezza: “SONO preoccupato! Del resto, se non  mi preoccupassi per te, volpino, per chi dovrei preoccuparmi?” gli chiedo. Lui non risponde.

“Be’, non ti piace quello che ho detto?!” gli chiedo un po’ bruscamente, irritato dal suo silenzio.

“No, è che non ci sono abituato” la mia volpe mi bacia leggermente il collo, poi si scioglie da me e torna verso il salotto. Io rifletto un poco sulle sue parole… non ha una madre da quando era molto piccolo e i rapporti con suo padre sono quello che sono… Non ha amici. Certo, non è abituato a che qualcuno si preoccupi per lui, deve considerarla una novità! Ehehehehe… per merito del grande tensai, d’ora in poi la volpe sperimenterà sempre esperienze nuove e diverse!!!! Uhm… magari gli dà fastidio… Ma è più forte di me, io sono espansivo e passionale, mi agito subito e tanto più per qualcosa che riguarda il mio Kaede!

Raggiungo la mia volpe, che sta fissando stranamente i suoi innumerevoli cd, ben disposti sullo scaffale.

“Oi kitsune, dunque, riesaminando il tutto…” e mi lancio in un riassunto delle notizie dateci da Yohei; espongo brillantemente i pro e i contro di un simile lavoro; propongo la maniera adatta di presentarci al negoziante, domani. Per accorgermi che Rukawa non deve aver ascoltato una sola parola delle centinaia che gli ho rovesciato addosso!!!! Continua a fissare quei dannati cd, ma cosa ci troverà?! Ora glieli butto per aria…

“KITSUNE, MA MI ASCOLTI?!?!” gli grido. Accidenti, io non sopporto di essere ignorato e lui lo sa benissimo!!!

“Hn? Stavi parlando con me?” Kaede si gira verso di me con un viso leggermente stupito. Possibile che non mi sentisse? Conto mentalmente fino a venti per non dare in escandescenze, poi respiro profondamente: “Sì, stupida volpe, stavo parlando con te! Ma si può sapere cosa ci trovi di così interessante in quello scaffale?” a questo punto sono curioso, devo ammetterlo.

“Cercavo di decidere quale musica fosse più adatta a tenermi sveglio” dice lui, come se fosse la cosa più normale del mondo.

“AAAARGHH!!! Kitsune! Tu… tu…” lui?

“Io, cosa?”.

“Niente…” ci rinuncio!

 

 

Hanamichi si è addormentato addosso a me.

Non è certo il modo più comodo per dormire, ma incredibilmente, invece di scostarlo, mi muovo appena  per abbracciarlo senza svegliarlo. Sembra proprio che stanotte non voglia staccarsi da me; è capitato altre volte, certo, ma oggi è diverso: è preoccupato per me e sentirmi così vicino lo rassicura. Non so perché abbia reagito in questo modo, in fondo lo sa da sempre che mi addormento in bicicletta… non è vero, lo so benissimo il perché della sua reazione: è il ricordo di suo padre, la paura che succeda qualcosa ad una persona che ama e che lui non possa farci niente neanche questa volta… E non è che io non apprezzi la sua attenzione per me, è solo che non ci sono abituato…

Lo stringo forte per fargli capire, anche nel sonno, che io sono con lui e che non mi capiterà mai niente.

“Mm… kitsune, sei sveglio?” borbotta lui; forse l’ho stretto troppo…

“Hn…” veramente sto per addormentarmi. Lui alza il viso e mi bacia, poi si solleva sulle braccia e fa per scivolare al mio fianco, ma io lo trattengo.

“Rimani pure così, Hanamichi” mormoro.

“Ma se mi sposto, starai più comodo”.

“Preferisco averti addosso…”.

“Ma tu…”.

“Ti ho detto di non muoverti, do’aho!” gli sibilo io, irritato.

“Come vuoi!- replica lui, prima di cadermi letteralmente sopra a peso morto- Contento ora, kitsune?” sogghigna soddisfatto.

“A parte questo principio di soffocamento e le costole incrinate…” borbotto, cercando di scostare i suoi capelli dal mio viso. Già, ormai gli sono ricresciuti parecchio, è molto più carino così…

Hanamichi ride, poi si sposta veramente per aderirmi al fianco; mi guarda con occhi allegri, ma la sua voce diventa sorprendentemente seria quando mi chiede: “Kaede, starai attento su quella bici, vero?”.

“Tranquillo, se deciderò di non dormire non dormirò” lo rassicuro, carezzandogli una guancia. E lui mi bacia in fronte prima di addormentarsi insieme a me.

 

 

Bene, tutto si è risolto per il meglio. Credo sia superfluo precisare che lo Shohoku si è qualificato per partecipare al Campionato Nazionale, arrivando al primo posto nella prefettura di Kanagawa. Uh? Chi è arrivato al secondo posto? Ah, già… quella squadraccia… il… mpft… mi fa senso dirlo… bleah… il Ryonan, ecco! Così mi ritroverò tra i piedi quel qualcuno che ha approfittato della partita fra le nostre due squadre per strusciarsi continuamente contro Rukawa con la scusa di marcarlo! Brutto porcosp… no! No, stavolta non lo devo neanche nominare, non c’è posto  per lui in questa fic!!

Io e Rukawa abbiamo lavorato, nonostante gli allenamenti e le partite; abbiamo guadagnato i soldi che ci servivano in un tempo relativamente breve e, soprattutto, la mia volpe non si è mai addormentato sulla bicicletta!! O almeno questo è quanto ha detto lui… be’ comunque è tornato a casa sempre sano e salvo!!!

E a proposito delle partite… è stato strano giocare con lui; sì, perché durante lo scorso campionato non eravamo ancora compagni e amanti, ma quest’anno sì. E’ stato esaltante, in campo, sentire i suoi occhi su di me, che mi incitavano a dare il massimo; non ho mai dimenticato cosa mi disse una volta: “Io sono felice quando posso essere fiero di te!”… ormai lo so che Rukawa mi considera un buon giocatore (io preferirei che usasse altre definizioni, tipo re dei rimbalzi, mito vivente, genio del basket… ma va bene anche “buon giocatore”, se detto da lui!): è stato elettrizzante scorgere l’approvazione e l’orgoglio negli occhi della mia volpe, quando prendevo i rimbalzi o segnavo dei punti; ma soprattutto era stupendo vederlo andare a canestro o fare una di quelle sue magnifiche schiacciate… eh, sì in certi momenti è stato difficile concentrarsi sul gioco! Ma poi ci sono sempre riuscito. Voglio dire, la kitsune ci riusciva, nonostante gli sguardi che ci lanciavamo! Poteva forse il genio Sakuragi essere da meno? Che altro c’è da dire… niente mi pare… ah, no… be’ ecco, una volta ho fatto canestro su passaggio del mio adorato volpino! Soltanto, vorrei che qualcuno mi spiegasse perché tutti si sono complimentati prima con lui per il passaggio e POI con me per il canestro!!! Squadra crudele e ingrata… 

Comunque, visto che siamo stati così bravi ci prenderemo due meritatissimi giorni di riposo, prima di gettarci a capofitto nella preparazione per il torneo nazionale. Tra l’altro, devo dire che con tutto l’impegno e la fatica di quest’ultimo periodo io e Rukawa… be’, come dire… lo abbiamo fatto molto meno del solito, ecco! E ora dobbiamo recuperare il tempo perduto…

In questi giorni il tepore estivo fa venire voglia di stare all’aperto, così noi due trascorriamo molto tempo nel giardino della sua casa, proprio come ora.

La kitsune fa ruotare il pallone sulle sue dita, mentre io mi gusto una vaschetta di gelato, appoggiato al muro. Lo guardo sorridendo.

“Insisto a dire che potresti montare un canestro qui in giardino” gli faccio notare.

“Hn. Potremmo andare a comprarlo lunedì” dice lui.

Mi ha dato ragione… il mio volpino adorato si sta finalmente arrendendo all’idea di stare con un genio assoluto!!!!

“Comunque ho deciso che partiremo sabato mattina, non venerdì pomeriggio” aggiunge con voce fredda.

Come non detto…

“E perché?” gli chiedo con una specie di ringhio.

“Venerdì pomeriggio continueremo ad allenarci” è la sua concisa spiegazione.

“Grrr…a me non va di partire sabato, perché diavolo dovrei farlo?” gli grido addosso, fortemente irritato.

“Perché lo dico io” la sua lapidaria risposta mi manda in bestia.

“KITSUNEEEE!!! Quando imparerai a stare zitmmmhhh…” mi ha baciato all’improvviso, lasciandomi senza fiato; la sua lingua accarezza dolcemente la mia, provocandomi brividi lungo la schiena.

“Sai di cioccolato…” mi mormora Kaede a fior di labbra.

Ecco, lo sapevo, sono completamente andato… proprio non avrò mai speranze di oppormi ad una sua decisione…

Quando ci separiamo, mi siedo per terra e riprendo a mangiare il mio gelato, borbottando: “Il tuo gioco è sleale, kitsune…”.

Lui si siede accanto a me, mi osserva mentre ingurgito un’altra porzione di cioccolato e si protende: “Ne voglio anch’io…”.

Sto per offrirgliene, ma mi rendo ben presto conto che le sue intenzioni sono altre: la sua bocca si incolla alla mia, la sua pressione mi induce a schiudere le labbra e a lasciarmi trascinare dal suo ardore. Io non ho spesso di queste idee così audaci, com’è? Cioè, le ho, ma a volte sono un po’ timido nel proporgli di fare qualcosa… Non importa, lui propone per tutti e due…

“Preferisco assaggiarlo così…” mi dice la volpe, dopo essersi allontanato da me; poi si alza agilmente e ricomincia a palleggiare. Io mando giù l’ultima cucchiaiata di gelato, poi lo raggiungo con tutta l’intenzione di stuzzicarlo un po’…

“Kitsune, vedrai che quest’anno alle nazionali sarò più bravo di te! E sai perché?”.

Lui alza le spalle: “Non riesco ad immaginarlo…” dice con indifferenza.

“Perché sono diventato ancora più alto! Hahahahaha… ormai sono alto 1.95!!! E tu, kitsune? Mi sembra che tu sia ancora fermo sugli 1.90!!! Io sono cresciuto più di te!!!!” e rido di gusto.

“E allora? Il più bravo resto io. E comunque crescerò ancora, ne sono sicuro” replica la mia volpe, scrutandomi con il suo bellissimo sguardo fiero.

Ci punzecchiamo ancora un po’, più o meno fino all’ora di cena, quando la smettiamo. E io lo fisso sogghignando.

“Oi kitsune, io ho fame!” già, il messaggio che mi manda il mio stomaco è inequivocabile.

“Hn. E allora?”.

“E allora stasera tocca a te cucinare!” non provare a fare il finto tonto, volpacchiotto!

“Hn” e rimane fermo in mezzo al giardino.

“Stupida volpe, hai deciso di farmi morire di fame, eh? Oppure  non vuoi che mi nutra a sufficienza per crescere ancora!!! Così tu mi supererai in altezza! Ma il grande tensai ha intuito subito il tuo piano…” ma lui non si smuove di una virgola al mio ennesimo proclama, che nervi!!!

“Hn. Ti dirò… non mi va di preparare niente: stasera mangiamo fuori, offro io”.

Mi guarda tranquillo, ma io mi sento emozionato: è da un po’ che non usciamo insieme la sera e ora, a questa prospettiva, sono felicissimo.

“Davvero, kitsune?” ooohhh… sono proprio su di giri…

“Davvero. Andiamo a vestirci”.

Già, siamo ancora in tenuta sportiva…

Forse sembrerò infantile, ma per me è bellissimo uscire con lui; magari voi mi chiederete: “praticamente ci vivi insieme, che vuoi di più?”. Non so spiegarlo. Ma ora siamo qui per strada, dobbiamo decidere dove mangiare, io mi agito per indicargli i posti che preferisco e lui mi parla sommessamente e la gente a volte ci osserva e, ci scommetto, mi invidia perché Kaede guarda solo me e io sono con lui…

E’ così semplice, quotidiano, quello che stiamo vivendo adesso… Qualcosa che fanno tutte le coppie del mondo. Eppure per me è la conferma che l’amore, l’amicizia e il desiderio si sono saldati definitivamente per creare qualcosa di unico, che li supera tutti.

 

Parte seconda.- You are here.

 

E’ sabato mattina e io e la mia volpe siamo sul treno, ciascuno con il suo borsone. Dove stiamo andando? Be’… ecco… come dire… AL MARE!!! Sì, lo so! Avevo detto che non ci sarei andato e, invece, eccomi qui! Ma questa dannata kitsune ha continuato a dire che voleva andare al mare e io avevo solo due possibilità: o strozzarlo o accontentarlo… e così il grande tensai si è degnato di dare retta alla stupidissima volpe… Sì, ecco, così il concetto mi piace molto di più! Non è lui che si è imposto, sono IO che l’ho accontentato!!!! Lasciatemi illudere, vi prego…

Ogni tanto gli lancio occhiatacce, anche se è perfettamente inutile, dato che non può vederle: non credo ci sia bisogno di precisare che, non appena si è seduto sul sedile, Rukawa si è addormentato. Lo sveglio solo quando mi accorgo che siamo arrivati.

Scendiamo dal treno e ci incamminiamo senza fretta; oggi è davvero una giornata caldissima, di quelle in cui senti il calore arrivare fino alle ossa.

“Kitsune, tu lo sai dove stiamo andando, vero?” gli chiedo, in tono un po’ polemico, mentre mi guardo intorno per orientarmi in questo luogo sconosciuto.

“Io so sempre dove vado”.

“Manca molto? Ho bisogno di farmi una doccia, sono tutto sudato” mentre parlo, sfioro con lo sguardo il suo profilo perfetto e sento che la rabbia inizia a scomparire. Perché, al di là di ogni cosa, io e il mio ragazzo trascorreremo un paio di giorni da SOLI! Completamente soli, distanti da casa… che meraviglia!!

“Tra poco saremo arrivati: l’albergo si affaccia sul mare” mi dice Rukawa a bassa voce.

“Ah! E tu che ne sai?- quando mi ha detto che ci avrebbe pensato lui all’albergo, non avevo capito che ci era già stato… ahhhh, dubbio terribile!- Ci sei già stato, eh?! Con chi? Con quale maniaco perver…” strepito, mentre le guance mi diventano rosse.

“Do’aho! Ma sei deficiente o cosa?” mi sibila la mia volpe, senza neanche guardarmi. In effetti questa me la potevo risparmiare: so bene di essere stato il primo per lui, come lui lo è stato per me. Primo e unico… Ma l’insicurezza degli innamorati è irrazionale, vero? Comunque, per una volta Rukawa non si fa pregare e decide di darmi spiegazioni di sua iniziativa.

“Alle medie ero capitano della Tomigaoka, lo sai: una volta venimmo qui per disputare una partita contro una squadra di cui neanche mi ricordo il nome… Mentre raggiungevamo la loro scuola, notai quell’albergo e mi piacque subito. Decisi che prima o poi ci sarei tornato” la mia volpe parla lentamente, continuando a camminare, ricordando un’epoca in cui ignoravamo la reciproca esistenza e ora mi sembra incredibile che sia esistito un simile periodo… 

“E perché ti era piaciuto? Cos’ha di speciale?” gli chiedo io.

“Hn. Niente, ma dalle finestre si vede il mare. E la spiaggia su cui affaccia è decisamente isolata” e rimane in silenzio. A me la sua ultima affermazione piace un sacco: “BENE!- proclamo ad alta voce- Niente occhi indiscreti puntati su di te!! Ricordati questo, kitsune: al primo sguardo da maniaco che ti rivolgono io ti chiudo a chiave nella camera dell’albergo!!!” spero che mi prenda sul serio, perché lo sto davvero DICENDO SUL SERIO!!!!

“A parte che tu non mi chiudi da nessuna parte, se non voglio… non ti preoccupare, che non voglio mica stare troppo in spiaggia: non mi piace molto…”.

Eh? Che cosa?! Ora esplodo…

“KITSUNEEEEE! E ALLORA PERCHE’ DIAVOLO MI HAI TRASCINATO QUI AL MARE?!?!” grido; mi sto davvero inca**ando: lo sapeva che avrei preferito un’altra destinazione, invece non ha voluto sentire ragioni con questo cavolo di mare e ora mi viene a dir che non gli piace?!?!

“Mi piace il mare, non la spiaggia! Sono due cose diverse, do’aho- finalmente si volta verso di me, puntandomi addosso i suoi stupendi occhi blu- Ma stai tranquillo: sono sicuro che lì saremo solo noi”.

Mmm… spero per lui che abbia ragione…

Finalmente arriviamo all’albergo, che è carino senza essere di lusso. Scopro con una certa emozione che nella nostra stanza c’è un ampio letto all’occidentale.

“Kitsune! Pensa che bello… non lo abbiamo mai fatto su di un letto simile!!!- esulto io- Ma in Occidente hanno dei letti così grandi?” chiedo subito dopo.

“E’ un letto doppio… volendo, si potrebbe dividere” la mia volpe getta a terra il suo borsone, guardandosi intorno, e io lo imito.

“No, no! Quel letto sta bene così com’è… Senti, io vado a farmi una doccia, d’accordo?” ne ho proprio bisogno.

“Hn” credo che sia un sì; faccio per entrare nel bagno, quando lo vedo aprire la finestra e inspirare l’aria salata del mare. Ha un viso stupendo, mentre fissa il mare… Mentre chiudo la porta, mi dico che sono felice di averlo accontentato…

 

Ahhh, una bella doccia era proprio quello che ci voleva! Non che sia stato un viaggio lungo, intendiamoci, ma l’acqua si è portata via sudore e calura e ora mi sento invece di nuovo nel pieno delle mie forze. Quando torno nella stanza, vedo che Rukawa è ancora affacciato alla finestra; sembra che non si sia mosso di un millimetro: che si sia addormentato in piedi?

“Oi kitsune, sei sveglio?” ridacchio rivestendomi.

“Hn. Se hai finito, vado a farmela io una doccia”.

Adesso è la mia volta di ascoltare il rumore dell’acqua proveniente dal bagno, mentre mi affaccio alla finestra: è davvero un bel posto, devo ammetterlo, e la spiaggia è isolata proprio come aveva detto la mia volpe. Mi volto verso la camera e scopro che invece Kaede si era mosso, in mia assenza: ha cominciato a sistemare il suo bagaglio e… ehi, e quello che diavolo è?! Cioè, cos’è lo vedo anch’io! E’ un pallone da basket… ma doveva proprio portarselo anche qui?! Era nel borsone, non me ne ero accorto… oddio, non che avrebbe fatto differenza per lui…

La porta del bagno si apre e ne esce la mia kitsune, con indosso solo un asciugamano stretto attorno ai fianchi. Deglutisco a fatica, ma non rinuncio a manifestare la mia irritazione: “Dannato volpino, perché ti sei portato dietro il pallone? Non potevamo staccare la spina dal campionato almeno per questi due giorni?” possibile che non riesca a pensare ad altro?

“No… non del tutto”.

Io mi avvicino e gli poso una mano sulla spalla: “Senti, kitsune, perché non provi a rilassarti un po’? Guarda  qui, i tuoi muscoli sono tesissimi!- e subito mi viene uno dei miei folgoranti colpi di genio- Idea! Avanti, Kaede, sdraiati sul letto a pancia sotto che ti faccio un bel massaggio!!!” gli propongo.

“Ora si chiama massaggio…” dice lui, guardandomi maliziosamente.

“E poi sarei io il maniaco, eh?! Sto parlando di un vero massaggio, stupida volpe!” arrossisco e intanto cerco di spingerlo verso il letto. Ah, perché basta una sua occhiata per farmi battere il cuore a mille?

“Sei sicuro di esserne capace?” mi chiede la kitsune, con voce sospettosa.

Che cosa? Mette in dubbio la mia capacità di poter fare qualunque cosa?!?!

“STUPIDA VOLPE, COME OSI? Sappi che un’amica di mia madre è specializzata in massaggi, lavora anche in fisioterapia, e ha insegnato sia a me che a mia madre! Dovrebbe essere superfluo dire che l’allievo ha superato la maestra…” respiro profondamente per riprendere fiato e darmi una calmata.

“Hn. Ora vedremo” Kaede mi sta sfidando, non c’è dubbio! Comunque, si sdraia a pancia sotto e appoggia la testa sulle braccia incrociate. Io devo stare in ginocchio sul letto, non è molto comodo per la verità, ma non importa; devo ammetterlo: non appena le mie mani si posano sulla sua pelle fresca e profumata, nella mia mente si formano fantasie che non hanno niente a che vedere con i massaggi…

Calma, Hanamichi, non è il momento, ecco!

“Fai un bel respiro, kitsune, e rilassati… qui, i muscoli della tua schiena sono tesissimi- inizio a parlare a ruota libera per distrarmi- Sicuramente non è un bene per uno sportivo: vedrai che quando il grande tensai avrà finito ti sentirai molto meglio. Se il tuo gioco ne avrà giovamento, sarà merito mio… hahahaha… ecco, bravo volpino, rilassati… va già meglio, vero kitsune? Sono un genio, potrei anche farmi assumere come massaggiatore dello Shohoku, sarei giocatore e fisioterapista, avrei in pugno la squadra! Hahahaha… che ne dici, kitsune? Oi kitsune, mi rispondi? KITSUNE, DETESTO QUANDO MI IGNORI!!! Kit… Kaede? Ma questo dorme!!! Ecco, si è rilassato troppo…” ma in realtà sorrido alla vista del suo viso addormentato; le mie mani si muovono lentamente, scivolano sulla sua pelle morbida in una ininterrotta e sensuale carezza. Continuo a lungo, fino a che non posso più resistere: mi chino e comincio a baciargli la nuca, le spalle, la schiena… una cascata di piccoli baci… Le mie labbra si fermano solo quando arrivano all’asciugamano… mi basterebbe così poco per strapparglielo di dosso… sì, però vorrei che anche lui fosse sveglio! Be’ ha dormito per diversi minuti, posso anche svegliarlo, no?

“Kaede…” gli sussurro all’orecchio, baciandolo sulla guancia.

“Hn…” lui si muove piano, voltando appena il viso verso di me.

“Kaede, svegliati…” svegliati, per favore, ho bisogno di te, adesso.

Kaede si gira e socchiude gli occhi; è ancora mezzo addormentato, ma cerca di districarsi dal sonno: mi passa un braccio intorno al collo, mi induce a baciarlo e io non mi faccio certo pregare, dato che era quello che volevo. Sigillo le mie labbra sulle sue, gustando quel suo sapore così particolare, lasciando che la sua lingua esplori la mia bocca. Rukawa si gira del tutto, sdraiandosi sulla schiena e io gli finisco addosso; le mie mani gli accarezzano lentamente il torace, mi eccito sentendo il brivido che percorre la sua pelle. La mia volpe continua a baciarmi, ma a me non basta più: voglio sentire i suoi sospiri, voglio riempirmi la mente con i suoi gemiti… mi sento incredibilmente forte quando gli procuro piacere: credo sia l’unico momento in cui lui è vulnerabile davanti a me e questo mi piace da impazzire. Poso una mano sul suo petto, mi arriva il battito del suo cuore, lo avverto come se stesse battendo appena sotto il mio palmo; mi chino e comincio a baciarlo e mordicchiarlo su quella parte di pelle un po’ più rosata… ecco i suoi sospiri… la mia bocca scende ancora lungo il suo corpo… io alzo gli occhi e vedo i suoi lineamenti che iniziano a essere quasi luminosi per il piacere; non so perché mi tremano le mani mentre sciolgo l’asciugamano dai suoi fianchi, in fondo lo vedo nudo tutti i giorni. Ma la verità è che, dopo mesi, non mi sono ancora abituato ad avere una simile bellezza tutta per me. Chino nuovamente il viso sul suo corpo e lo sento fremere sotto la mia bocca, mentre i suoi gemiti si fanno sempre più intensi. Le mani di Kaede affondano nei miei capelli, incitandomi a continuare, ma io non ho bisogno di essere incitato, continuo fino a sentire le sue grida di piacere, che mi eccitano terribilmente e mi rendono felicissimo; rialzo il viso e lo guardo: con le gote arrossate, le labbra socchiuse, i suoi occhi nei miei… mi sento riscaldato dal suo calore, anche se so che un tempo mi sarebbe sembrata la più grande contraddizione del mondo  riferirmi così al ghiacciolo umano per antonomasia…

“Hanamichi…” la sua voce è insolitamente dolce.

“Questi due giorni sono iniziati proprio bene, eh kitsune?” mormoro sulle sue labbra.

“Benissimo…”.

“Non poteva non essere così con il tensai!” rido, compiaciuto.

“Do’aho!”.

 

 

 

Esco dall’acqua e sento il calore del Sole su di me. Mi volto a guardare il mio do’aho che mi raggiunge, un po’ ansimante per aver nuotato con me tutto il pomeriggio.

“Dannata volpe, non bastava il basket! Ora anche il nuoto…” borbotta. 

“Mi piace nuotare” è la mia spiegazione.

“Non lo avrei detto, sai kitsune?” il mio do’aho si siede sulla sabbia, iniziando ad asciugarsi con il telo che ci siamo portati.

“Hn? Perché?” mi siedo accanto a lui.

“Credevo che tu fossi più un tipo da montagna… sai com’è… lunghe passeggiate silenziose nei boschi, calma ovunque… Il mare è più chiassoso, ammettilo!”.

La mia mano cerca la sua fino ad intrecciare le nostre dita, i miei occhi si fissano sull’orizzonte, mentre assaporo il piacere della sabbia calda sulla pelle: “E’ la spiaggia che è chiassosa, in genere. A me piace il mare, il mare aperto… per me rappresenta tutto ciò che è libertà”.

Questo orizzonte azzurro e illimitato, che potrei guardare in silenzio per ore ed ore senza stancarmi, che è tutto ciò che mi separa dall’America, nella mia mente è sempre stato associato alla libertà.

“Ci si può sentire liberi anche in montagna, no?” la voce di Hanamichi. La mia mano stringe più forte la sua, scuoto la testa: “No, la montagna mi fa pensare all’infinito, non alla libertà” e come si fa a raggiungere l’infinito, se non si è liberi?

“ARGH! Kitsune, ti prego, niente discorsi filosofici! Perché non ci sdraiamo qui al Sole?” dice il mio do’aho, prima di sdraiarsi davvero sulla sabbia. Io mi chino su di lui, facendogli ombra con il mio viso: “Perché, invece, non andiamo a sdraiarci a letto?”.

“Ooooh… volpe incontentabile… Noto con molto  piacere che ormai hai anche un altro interesse oltre al basket e a dormire! Ehehehe…” ridacchia lui. Io ci penso un po’, poi gli dico: “Non proprio”.

Ed ecco che subito il mio do’aho si rabbuia e borbotta: “Che cosa vorresti dire con questo, stupida volpe?!” sembra quasi preoccupato. Ma ora capirà che non ha motivo di esserlo.

“A me non interessa fare sesso, mi interessa farlo con te. Perché mi interessi tu, mi piaci tu” gli spiego.

“Eh? Sì, ma…” è chiaro che non ha capito bene

“Forse potrò sembrare un conservatore, ma per me amore e sesso sono indissolubili, credevo lo avessi capito. Mi piace farlo con te perché ti amo” in effetti mi farebbe senso essere toccato da qualcun altro; a me, che sono restio anche solo a parlare con le persone, dà fastidio perfino stringere la mano a qualcuno…

“Ooooh… allora ti interesso…” ora Hanamichi torna a sorridere.

“Sì, certo, altrimenti non starei con te, do’aho!”.

“Allora mi dici cosa ti piace di me?” mi chiede, tutto esaltato e soddisfatto. Il suo sorriso ha un effetto straordinario su di me, mi fa venire voglia di parlare! Sembra così ansioso… è vero, è da tanto tempo che mi fa questa domanda, per me ha imparato ad essere paziente, lui, che è l’impazienza fatta persona… Se lo merita, che faccia anche io uno sforzo sul mio carattere per amor suo… Mi chino nuovamente su di lui e gli mormoro all’orecchio alcuni dei pensieri che mi avevano riempito la mente qualche tempo fa, in un periodo difficile, quando proprio parlando con un altro (che ora non ho intenzione di nominare) avevo elencato dentro di me tutto ciò che amo di lui. Vedo le sue guance diventare rosse dall’emozione e un po’ mi pento di non averglielo detto prima; sono ancora un egoista, parlo quando e come voglio io, anche se so che in fondo basta così poco per far contento Hanamichi… Eppure c’è anche il rovescio della medaglia: ora sei così contento, amore mio, proprio perché è raro che ti parli in questo modo; se lo facessi continuamente, perderebbe il suo valore, non credi? Gli bacio la guancia, che è caldissima sotto le mie labbra, e accenno un sorriso che lo fa arrossire ancora di più.

“Kaede, torniamo all’albergo?” ora sei tu a chiedermelo con voce roca…

“Mmm… prima facciamoci un’altra nuotata” dico, alzandomi e correndo verso il mare.

 

E’ notte, siamo abbracciati nel letto, coperti solo dal lenzuolo.

Fra un bacio e l’altro Hanamichi trova modo di chiedermi: “Kitsune, secondo te da quando stiamo insieme quante volte l’abbiamo fatto?”.

“Mai abbastanza…” gli sussurro, prima di baciarlo e di lasciar scivolare le mie dita lungo la sua pelle; il suo respiro si fa affannato quando la mia mano trova ciò che cercavo e inizia ad accarezzarlo.

“Kaede…” le sue gote si arrossano e la sua reazione fisica è immediata, noto cono soddisfazione. Ma quando ritiro la mano, lui protesta.

“Ehi, kitsune, che scherzi sono questi?”.

“Cosa c’è? Volevi venire?” gli chiedo, in un sussurro divertito.

“Secondo te? Direi di sì…” e arrossisce.

Quanto sei carino, Hanamichi, quando sei così imbarazzato! Per un attimo lo fisso intensamente, prima di girarmi velocemente e di sedermi su di lui; quando lo sento, trattengo il fiato, poi chino il mio viso fin quasi a sfiorare il suo: “Tu devi venire solo dentro di me…” e poi inizio a perdere il contatto con la realtà e per me esiste solo il mio corpo che accoglie completamente il suo come ha imparato a fare da mesi.

“Kaede, io…” ansima lui, non sapendo trovare le parole.

Non essere così timido, Hanamichi! Ti imbarazza il mio linguaggio esplicito? Ma non devono esserci simili timidezze tra due amanti. Lo bacio, gli mordo le labbra: “Vieni dentro di me…” sussurro, prima di iniziare a muovermi perché lui possa possedermi in modo sempre più profondo. Se qualcuno me lo avesse detto… se qualcuno mi avesse detto che un giorno avrei mormorato una cosa simile ad un ragazzo, gli avrei dato del pazzo e forse lo avrai pure preso a pugni! E, invece, ora sono qui a far l’amore con Hanamichi, a gridare di piacere per il ritmo che abbiamo trovato, a provare una gioia difficile da descrivere quando lo sento venire dentro di me, a ritrovarmi stretto fra le sue braccia mentre lui mi mormora il suo amore…

“Dovremmo farlo più spesso così, kitsune: per me è meno faticoso prenderti” mi dice, ridendo leggermente, quando abbiamo riacquistato un minimo di lucidità per parlare.

“Hn? Da quando il tensai ha paura della fatica?” e sorrido anche io.

 

Non riesco a dormire. Guardo Kaede, addormentato al mio fianco, gli accarezzo lievemente i capelli, gli sfioro il corpo, quel corpo che ho appena posseduto. Quello che mi ha detto questo pomeriggio e quello che abbiamo da poco fatto mi rendono felicissimo, mi sento forte e sicuro, perché c’è qualcuno che vuole solo me: è la prima persona al mondo che me lo dice, la stessa che mi dà dell’idiota quasi continuamente, è vero, ma che ora è qui con me e che anche solo con il silenzio riesce a farmi sentire unico. E quella sua convinzione sull’indissolubilità tra l’amore e il sesso non fa che farmi sentire meglio: rende davvero puro tutto quello che facciamo, puro e limpido come il cuore della mia kitsune, che ama poche cose al mondo ma quelle le ama con tutta l’anima e tra queste cose ormai ci sono anche io…

Lo guardo ancora.

Sembra un meraviglioso angelo il mio Kaede, così abbandonato al sonno, fra queste lenzuola bianche come lui. Pulite. Come lui è una persona dall’animo pulito. E ora è mio. Certo non era facile una simile conquista… ma io sono pur sempre il grande tensai, no?

 

 

Parte terza.- Like the sea

 

Siamo sulla spiaggia, da soli.

Stasera torneremo a casa e per fortuna non c’è nessuno qui che ci impedisca di goderci le ultime ore di vacanza in pace. Deve essere circa mezzogiorno. La mia volpe segue con lo sguardo la scia di un aereo e io sono convinto che stia pensando all’America; credo che nella sua testa qualsiasi aereo in volo debba essere diretto in America. Non ne parla spesso neanche con me, non è di quelli che parlano in continuazione dei loro sogni, ma non mi illudo: so che ci pensa sempre. E non ne parla perché non ne ha bisogno, è sicuro di sé, sa cosa vuole e non gli interessa di renderne partecipi gli altri (per me fa una gentile eccezione…). Penso che sia questa sicurezza la fonte della sua calma.

Ora i suoi occhi si fissano sul mare.

In fondo capisco perché gli piaccia il mare: fra gli elementi naturali è quello che gli si avvicina di più, insieme al fuoco (eh, volpe contraddittoria!): non gli rimproverano tutti di essere un pezzo di ghiaccio? E il ghiaccio cos’è, se non acqua congelata? E, inoltre, nei momenti di calma il suo animo è proprio come è ora il mare che stiamo guardando: una distesa azzurra, immobile, imperturbabile; eppure non ci vuole molto perché questa stessa acqua si scateni in una tempesta che travolge tutto e tutti. Avete mai visto la mia volpe giocare contro un avversario che lo provoca? Ecco, allora avete capito cosa intendo! Non che io sia da meno, eh? Io sono moooolto competitivo… ma lui è unico, devo ammetterlo. Magari è una frase fatta, perché è chiaro che ogni persona è unica, ma io credo che ce ne siano alcune più uniche di altre (tipo me!) e decisamente Kaede Rukawa è uguale solo a se stesso…

Ma ormai mi sono stancato del suo silenzio.

“Oi kitsune, cosa…”.

“Scommetto che a te piace il tramonto, vero do’aho?” mi chiede all’improvviso.

“Ehi, stavo per farti una domanda!- protesto io, ma poi gli rispondo lo stesso- Certo che mi piace il tramonto! Il grande tensai, oltre ad essere il re dei rimbalzi, è anche il re dei romantici!!” .

Lui mi guarda con la coda dell’occhio e sbuffa leggermente: “Ci avrei giurato!”.

“Come osi, stupida volpe!- ora mi arrabbio di brutto, la sua aria di sufficienza non mi piace per niente!- Ma, già, che ne può capire una volpe dei ghiacci di quanto sia romantico un tramonto sul mare? Scommetto che a te piace l’alba!” gli ringhio.

La mia bellissima kitsune alza gli occhi verso il cielo, riparandoseli con la mano: “No, a me piace quando il Sole è nel suo punto più alto e l’acqua brilla sotto la sua luce”.

“Perché?” a dire il vero non me lo aspettavo, credevo fosse un tipo da alba…

“Perché allora il Sole è al massimo della forza”.

Già, proprio come piace a te, avrei dovuto pensarci…

“Ma comunque, in generale, io preferisco la notte” conclude il mio volpino.

Mi accorgo che il suo sguardo cerca ancora la bianca scia lasciata dall’aereo, che spicca in questa giornata senza nuvole.

“Avresti voluto essere là sopra, vero Kaede? Vedrai che presto realizzerai il tuo sogno, anche grazie al tensai naturalmente!”.

“Io non ho affatto bisogno di te…”.

Mi si gela il sangue!

 

 

“Io non ho affatto bisogno di te…”.

Vedo la faccia di Hanamichi diventare pallida quasi quanto la mia..

“…così come tu non hai bisogno di me” aggiungo.

Il mio do’aho respira profondamente: “Ma che diavolo stai dicendo, kitsune?!”.

Alzo le spalle, lo guardo dritto negli occhi: “La verità. Noi due vogliamo diventare campioni di basket. Io voglio diventare il numero uno. Ma non abbiamo bisogno l’uno dell’altro per riuscirci, ognuno di noi ha il suo talento. Io posso farcela benissimo da solo”.

Ora Hanamichi trema dalla rabbia, con il volto arrossato: “Kaede, sei impazzito? Va bene l’egocentrismo, ma non ti permetterò di sminuire la forza che può dare il sentimento che ci lega! E poi sono stufo di definirlo in questo modo generico… non ti permetterò di sminuire il nostro amore! Ecco, l’ho detto, e non me ne frega niente se lo trovi sdolcinato!!” la sua voce si sta alzando di parecchie ottave.

“Proprio non capisci, do’aho: è tutto il contrario”.

Lui mi fissa col fiato sospeso; non so se riuscirò a spiegarmi (quanto la odio questa frase: è il ritornello della mia vita!), ma decido di continuare parlando lentamente, senza fretta.

“Se io avessi bisogno di te per realizzare il mio sogno e ti amassi per questo, non sarebbe vero amore. Forse ti farebbe piacere, se venissi a dirti che senza di te non ce la farei né qui né in America; forse a me farebbe piacere sentirti dire altrettanto. Ma non credo che sarebbe giusto: l’amore è una libera scelta e tale deve rimanere, quindi per favore non dirmi più che abbiamo bisogno l’uno dell’altro per realizzare i nostri sogni sportivi. Per come sono io, penso che una vera dimostrazione d’amore sia dirti che io potrei farcela da solo, ma che invece  decido liberamente  di condividere la mia strada con te; che ho bisogno di te, ma non per realizzare un sogno… ma per viverlo con te, solo perché sei TU. E tu, Hanamichi, non pensi lo stesso?”.

Ti guardo fissarmi attonito, ti guardo sbattere più volte le palpebre, come se non avessi capito: “Io cosa?” infatti sei confuso…

“Dimmi che vuoi condividere la vita con me solo perché sono IO. Dimmi che potresti farcela da solo e che invece hai deciso di farcela con me, non perché hai bisogno del mio aiuto, ma perché hai bisogno di me… di me al tuo fianco, per vivere il tuo futuro con me” dimmelo, per favore…

Hanamichi ci pensa per qualche istante, poi sbotta a ridere: “Ahahahahaha… ma certo che non ho bisogno di te, stupido volpino! Figuriamoci se il grande tensai ha bisogno dell’aiuto di un volpacchiotto sempre addormentato!!!” poi la smette di colpo come aveva iniziato e mi guarda. Io mi avvicino, arrivo di fronte a lui.

“Ma certo, do’aho…”

Ha voluto scherzare, ma so che ha capito ciò che intendevo dire, anche se forse non  mi sono spiegato bene. Mi volto e faccio per allontanarmi, ma all’improvviso le sue braccia forti mi stringono alla vita e io mi ritrovo con il suo torace premuto contro la schiena. E’ la prima volta che ha il coraggio di fare un simile gesto all’aperto e io sono felice; non sono un esibizionista, ma che sollievo non vederti più preoccupato del giudizio altrui, amore mio! La sua stretta non si scioglie subito, il suo abbraccio dura a lungo. E poi le sue labbra si posano vicino al mio orecchio e dicono: “Kaede, non riesco a credere che ci sia stato un tempo in cui ho potuto vivere senza di te”.

Ho un sussulto a queste parole. Avverto i raggi del Sole su di noi, ma non mi importa niente, perché tanto io ho il mio Sole personale ed è solo la sua luce che desidero. Sei così luminoso, Hanamichi… Le sue braccia mi stringono possessivamente, io poso le mie mani sulle sue, che mi stringono alla vita.

“Non riesco a crederlo neanche io” ma il mio sussurro è talmente basso che non lo sente.

“Hai ragione, Kaede: ce la potremmo fare anche da soli, ma è bellissimo decidere che è meglio essere in due! Penso proprio che il tuo ragionamento sia giusto”.

“Lo so. Io dico sempre cose giuste” lui non può vedere il mio viso, ma se lo facesse scoprirebbe che sto quasi sorridendo.

“La modestia non è il tuo forte, kitsune!” protesta Hanamichi con un borbottio. Io mi giro nel suo abbraccio :”Neanche il tuo, mitico tensai” scherzo.

Hanamichi ride, mi lascia andare e mi bacia la punta del naso :”Uhm… questa te la concedo, kitsune! Sai, credo che siamo più simili di quanto si creda, io e te”.

Non so fino a che punto, ma in parte è vero. In genere proviamo le stesse emozioni, ma è diverso il modo di manifestarle. Ma non posso dirlo con sicurezza; anche se stiamo insieme da mesi e ci conosciamo dall’anno scorso, non sappiamo ancora tutto l’uno dell’altro e va bene così. Perché la più grande ed entusiasmante avventura del mondo è conoscere il proprio “io” attraverso un “tu” e per noi è appena cominciata.

“Oi kitsune, e ora dove te ne vai?” si lamenta Hanamichi, mentre io mi allontano da lui e mi dirigo verso le nostre cose, lasciate con noncuranza sulla sabbia. Ci sono due asciugamani e il mio pallone da basket. Mi chino a raccoglierlo, poi senza dire una parola gli indico il campetto, che è appena sopra la strada che porta qui alla spiaggia. Lì per lì il mio do’aho non è molto entusiasta.

“AAARGH! Kitsune, non vorrai allenarti anche oggi, l’ultimo giorno di vacanza???!!!” .

No, non voglio allenarmi, voglio giocare.

Lo guardo con sfida, per provocarlo: “Uno contro uno, Hana?”. E gli ritorna subito il buonumore, il suo sorriso va da un orecchio all’altro, mentre si avvicina a me: “Ma certo, Kaede! Stavolta vincerò io! Hahahahaha…”.

Provaci, amore mio…

Arriviamo al campetto e io mi sento veramente bene e inizio a palleggiare: sono qui con lui, il Sole è alto nel cielo come piace a me e i suoi raggi  si riflettono sull’acqua; l’aria del mare ci riempie i polmoni con quel suo odore così inconfondibile e noi stiamo giocando.

E stavolta voglio giocare senza pensare né agli allenamenti, né al campionato nazionale, né all’America o all’NBA. Voglio giocare senza altri pensieri, ora, con lui, solo per il gusto di farlo, per esprimere al meglio l’amore verso questo sport che mi ha sempre riempito la vita e che mi ha fatto conoscere LUI. Sento che in questo momento è così anche per Hanamichi. E ora, su questo campetto, ci sono soltanto due ragazzi felici di giocare a basket, insieme, innamorati.

 

Fine ( per ora? ^^)  


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