Il sole ormai morente, calava lento tuffandosi nelle fredde acque
dell'oceano, tingendo ogni cosa si porpora e oro, le vele prima candide
della nave sembravano ardere, mentre il vento le riempiva gonfiandole.
L'imponente veliero, sospinto da un vento caldo, veleggiava in direzione
di un'isola comparsa all'orizzonte ormai da qualche minuto.
A prua un giovane ufficiale, guardava la terra davanti a se con
un'espressione indecifrabile sul viso, mentre la medesima brezza che
faceva tendere le vele, gli scompigliava scherzosamente i capelli,
facendo danzare in modo distratto alcune ciocche nerissime che andavano
a sfiorare in una delicata carezza la pelle d'alabastro, gli occhi,
dello stesso colore degli abissi che si stendevano dinnanzi a lui, erano
puntati con aria di sufficienza sulla baia che andava aprendosi agli
sguardi della ciurma, ormai stanca e spossata dai lunghi giorni passati
in mare aperto.
In quel momento una mano si posò sulla spalla del moro che si voltò per
vedere chi lo aveva ridestato dai suoi pensieri, ed i suoi occhi
incrociarono quelli scuri di un altro ragazzo, poco più alto di lui, con
lunghi capelli neri che a dispetto di tutte le leggi della fisica, si
protendevano verso l'alto, il tenente Sendoh, quello che, secondo i
canoni di Rukawa più si avvicinava ad essere un amico.
"Stiamo per sbarcare, sei pronto?"
"Hn.."
Una volta raggiunto il porto e assicurate le cime agli ormeggi, gli
uomini a bordo, aiutati da altri marinai che erano in attesa sul molo,
iniziarono a scaricare le varie merci, ed in fine, anche i bagagli del
loro passeggero di riguardo, il nuovo ufficiale della marina assegnato a
quella piccola comunità confinata su quella splendida isola sperduta tra
le acque dell'oceano.
Appena sbarcato, fu scortato fino alla base militare, dove ad
attenderlo, con tutti gli onori voluti dall'occasione, c'era
l'ammiraglio, che nonostante la giovane età era riuscito, in modo a dir
poco rapido, a far sua una così importate carica in seno alla marina.
Era un giovane alto, indubbiamente di bell'aspetto, capelli castani,
portati raccolti in una morbido codino alla base della nuca, gli occhi
anch'essi castani, ed un gentile sorriso stampato sul volto, ma la luce
che illuminava il suo sguardo non era molto intonata all'aria
spensierata e gioviale che quel sorriso pareva conferirgli, decisamente
uno strano personaggio.
Dopo i soliti cerimoniali, saluti e presentazioni, durante il rinfresco,
l'ammiraglio Maki lo prese da parte conducendolo in un angolo appartato
della sala, per parlagli a quattr'occhi.
"Capitano Rukawa, permettetemi di dirvi a nome di tutti, quanto la base
della marina sia entusiasta della vostra presenza, la vostra fama di
ottimo marinaio è arrivata fin qua giù, su questo piccolo isolotto."
"Non interpretatela come una scortesia o come presunzione (O__o...oddio....ma
cosa hai fatto al mio Kaede!?!NdH - Non rompere, sta parlano con un suo
superiore!!!NdK) ma non riesco a spiegarmi il motivo della vostra
richiesta di avermi qui, dubito che ci sia realmente bisogno della mia
presenza."
"Capitano, non sottovalutate la situazione, infatti al largo delle coste
di questo piccolo angolo di paradiso, si aggirano le più efferate orde
di pirati e corsari, sfortunatamente le nostre risorse sono limitate, e
sulla terra ferma sembra che preferiscano ignorare la faccenda piuttosto
che esporsi, così facendo lasciano il campo libero a quei balordi, che
non esitano a saccheggiare e depredare ogni vascello che abbia la
sfortuna di imbattersi in loro. Nelle acque qui attorno, passano le più
importanti rotte di commercio, ed è nostro dovere renderle sicure,
sfortunatamente non è un compito facile, soprattutto negli ultimi anni,
la situazione è degenerata, ed alcune delle ciurme più pericolose e
ricercate si sono installate qui, ben sapendo della scarsa autorità che
riusciamo ad esercitare.
Avrete quindi intuito quale sarà il vostro compito....."
"Immagino di dovermi occupare di questi...'briganti'...."
"Esattamente e...."
La conversazione fu prontamente interrotta da Sendoh, che conoscendo
l'indole scontrosa e riservata del suo amico era accorso in suo aiuto
per “trarlo in salvo” dalla, di sicuro, noiosa conversazione in cui era
stato coinvolto.(Visto come sono premuroso?NdAki - Ma se non sai neanche
di che parlavano, magari era importante ¬_¬ NdK - Ma figurati...^___^NdAki
- Ci rinuncio...-__-'...Hey socia, vieni a riprenderti il tuo pupillo...NdK)
"Capitano...mi spiace interrompere la vostra discussione ma...."
"Tenente, non mi sembra il momento..."
"Suvvia Rukawa, non sia così formale!!"
"La ringrazio ammiraglio!" rispose sollevato Akira.
"Sà capitano, in questa base, ci conosciamo praticamente tutti, e con
l'andare del tempo abbiamo un po' perso quella rigorosa etichetta a cui
siamo stati addestrati, siamo molto meno fiscali..."
"Capisco. Ammiraglio, le chiedo il permesso di ritirarmi..."
"Ma certo, immagino che siate estremamente stanchi dopo il lungo viaggio
che avete dovuto affrontare, andate a riposare, avremo altre occasioni
per parlare."
Rukawa seguì silenziosamente Sendoh, ascoltando distrattamente il
monologo che questi aveva intavolato non appena avevano lasciato la
stanza del ricevimento, in effetti era parecchio stanco, e non vedeva
l'ora di potersi abbandonare al sonno.
Appena fu nella stanza assegnatagli, si chiuse con decisione la porta
alle spalle appoggiandovi poi la schiena, si guardò intorno, la stanza
non era grande, ma era comunque spaziosa, sulla parete di fronte c'erano
una porta finestra e più a sinistra una finestra, entrambe si
affacciavano su un piccolo terrazzo, sotto la finestra era posizionata
una vecchia scrivania, mentre sul lato opposto c'era il letto, e
nell'angolo alla sua destra si ergeva un imponente armadio, ai piedi del
quale giacevano ammassati i suoi bagagli, tirò un sospiro di sollievo e
si sbottonò la rigida giubba della divisa, eccessivamente calda per quel
clima tropicale, e dopo averla distrattamente gettata sullo schienale
della sedia alla scrivania, si diresse alla porta-finestra
spalancandola, l'aria fresca della sera lo travolse penetrando nella
camera carica di profumi e suoni.
La base si trovava sul margine sinistro della città, lievemente rialzata
rispetto alle altre costruzioni, uscito sul balcone, si appoggiò
stancamente alla ringhiera, da lassù poteva ammirare davanti a sé, il
borgo che gli si presentava brulicante di vita, le piccole case che si
stendevano fino a perdersi nell'oscurità della notte ormai incalzante,
poco distante dalle mura della base, si trovava una locanda, più avanti
nel centro della città si scorgeva quella che doveva essere la piazza
principale, le vie erano illuminate, e la gente girovagava allegra in
quel tripudio di colori e suoni, ma si stancò abbastanza presto di
quella vista, così volse lo sguardo verso il porto alla sua destra, la
baia, il mare....i suoi occhi lo percorsero fino all'orizzonte, poi
varcarono anche quel confine spaziando su una distesa altrettanto
immensa, altrettanto buia e profonda, finché non si posarono stanchi
sulla superficie pallida della luna che, piena, svettava nel cielo nero
della notte facendo impallidire persino le stelle, riflettendosi in
timidi giochi luminosi sull'acqua increspata dell'oceano.
Quando l'aria si fece più fresca, decise di rientrare, esausto si
trascinò fino al letto e ci si lasciò cadere....
< In che razza di posto sono andato a finire....>
Sospirò pesantemente e si lasciò invadere e travolgere dai suoi pensieri
e dai suoi ricordi.
Ho quasi dimenticato i primi anni della mia infanzia, mia madre morì
quando ero molto piccolo, e non mi ricordo quasi più il suo volto o la
sua voce, ma rammento con precisione il fatto che fosse sempre triste,
soffriva della lontananza di suo marito.....mio padre....già allora era
praticamente assente dalla mia vita.
Era sempre in giro su qualche nave, ad eseguire chissà quale missione, o
in qualche base della marina in paesi di cui a fatica riuscirei a
pronunciare il nome, viveva per il suo lavoro, la marina era la sua
famiglia, e non gli importava né di sua moglie, né tantomeno di me, per
cui non c'era da meravigliarsi del fatto che in seguito alla morte di
mia madre, trovandosi me così tra capo e collo e non sapendo che fare,
mi spedì in un collegio militare.
Ma non mi trovavo poi così male anzi, in breve tempo mi adattai
perfettamente, già allora ero un bambino abbastanza...freddo, ed ero
indubbiamente molto maturo per la mia età, e così mi distinsi subito.
Man mano che crescevo, dimostravo tutta la mia abilità, appena mi fu
possibile mi iscrissi ai corsi per ufficiali, e da li fui
automaticamente arruolato nella marina.
E così...alla fine sono diventato esattamente come lui....che schifo!
Fu il suo ultimo pensiero, prima di lasciarsi vincere dalla stanchezza
accumulata negli ultimi giorni, e di abbandonarsi ad un sonno profondo.
Quella stessa notte, un altro giovane, rannicchiato nella coffa della
sua nave, si teneva compagnia coi suoi pensieri, mentre osservava dal
suo rifugio, l'immensità dell'atlantico e lo splendore della volta
celeste, poi cullato dalla brezza marina e dal moto lento delle onde, si
lasciò condurre nel mondo dei sogni.
Era stanco, incredibilmente stanco, gli sembrava di aver appena chiuso
gli occhi quando una voce decisamente troppo alta, squillante e vicina,
gli trapanò senza pietà un timpano.
Preso alla sprovvista rischiò di cadere dall'albero della nave.
"HANAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!"
"KAMI!!!.....Ryota ma sei impazzito?! Che ti prende...hai deciso di
farmi secco? Questo si chiama ammutinamento!!! >__<"
"Smettila, accidenti dovevi stare di vedetta!! Hai deciso tu di darmi il
cambio ieri sera, ed invece che fai? Ti addormenti...e dire che tu
saresti il capitano..."
"Hem...sai com'è...devo aver esagerato un po' con la birra ieri
sera...."
"...un po'?!Hana ti sei scolato tre pinte di birra tutto da solo...ormai
sono più che convinto che nelle vene ti scorra alcool puro!! A
proposito, le scorte di viveri sono ormai esaurite, ci basteranno per
due o tre giorni al massimo, cos'hai intenzione di fare?"
"Bhe, mi sembra ovvio, attracchiamo all'isola più vicina e..."
"L'isola più vicina è quella di Nagua..."
"...bhe, ce ne sarà un'altra abbastanza vicina..."
"Non a meno di cinque giorni di viaggio in mare aperto....e le scorte
non basterebbero..."
"Ma porca...vorrà dire che stringeremo i denti fino a Tortuga..."
"Hanamichi non essere testardo!!! Attracchiamo a Nagua e basta!!"
"MALEDIZIONE!"
"Hana...non..."
"Non preoccuparti, so cosa vuoi dirmi, e hai ragione....ma non mi piace
l'idea di andarmi a cacciare nella tana di quel vecchiaccio
dell'ammiraglio Maki..."
"Ti preeeeeegooooooooo...." esordì con sguardo supplice l’altro.
"..risparmiati sta scena, lo so benissimo che fai tutte queste storie
perchè vuoi andare a trovare Ayako."
"....e allora? cosa vuoi fare??"
"Per prima cosa butterò a mare quella fogna di Takamiya, è colpa sua se
le provviste scarseggiano sempre! E poi faremo rotta per l'isola di
Nagua."
"Evvai!"
"Ma ti avvero, sbarchiamo dopo il tramonto e ripartiamo prima
dell'alba....quindi vedi di non fare storie, e fatti trovare pronto
quando dovremo ripartire, non so se mi spiego..."
"Si si si! Grazie!!"
TOK-TOK-TOK
Era ancora immerso tra il sonno e la veglia, quando qualche idiota
decisamente stufo di vivere era andato ad importunarlo per chissà quale
assurdo motivo.
Il capitano Rukawa era stato in mare per gli ultimi due giorni, a
condurre delle esercitazioni di manovre militari con le navi
assegnategli.
Era rientrato alla base solo poche ore prima, completamente esausto, il
lavoro di per sé si era rivelato più sfiancante del previsto, e quel
caldo torrido ed umido tipico di quei luoghi a cui lui non era avvezzo,
non lo aveva di certo facilitato.
Dopo aver dato precise disposizioni affinché non lo disturbassero,
Rukawa si era infilato nella sua camera desideroso solo di potersi dare
una rinfrescata e di godersi un meritato riposo, ma evidentemente
l'individuo fuori dalla sua porta, aveva deciso che la propria vita non
fosse più degna d'esser vissuta, dato che nonostante le mancate risposte
ai primi appelli, continuava imperterrito a tamburellare sulla porta.
Con un sospiro dettato dall'irritazione, Kaede si alzò dal letto e si
avventò sull'uscio, deciso ad affrontare e distruggere chiunque si fosse
trovato dall'altra parte.
Spalancò la porta, ed in contemporanea fece scattare il suo pugno, fece
appena in tempo a vedere con la coda dell'occhio, un'assurda
capigliatura scartare nella direzione opposta per schivare il colpo.
"Ciao!" Fu l’allegro saluto del tenente.
"Hn..."
Akira infatti, ben conoscendo le abitudini e le reazioni dell'altro, non
aveva avuto problemi ad evitare il pugno, e prima che l'altro gli
sbattesse la porta in faccia, si infilò nella stanza.
"Hey Ru....ti va di uscire sta sera?"
"Scordatelo"
"Eddaaaiiiiiii!Non fare l'orso come al solito"
"Akira, è da tanti anni che ci conosciamo..."
"Si è vero, dal corso per ufficiali in accademia..."
"Già....e in tutto questo tempo...ti ho mai dato retta?!"
"...no..." ammise costernato.
"Allora rinuncia!"
"Bhe, sai come si dice, 'Tentar non nuoce'...."
"…"
"....o almeno spero.....avanti Kaede non farti pregare, fammi contento,
e poi...."
< Ok, 3, 2, 1...ecco che si gira e mi guarda col solito sopracciglio
alzato, detesta quando qualcuno lascia in sospeso le frasi,
s'incuriosisce... sta per cadere nella mia trappola!!>
"Bhe?"
"...ecco vedi, è che ieri era il mio compleanno, ma eravamo in
'missione' quindi...bhe ecco io...ci tenevo a festeggiarlo...."
< Ora sfodero la mia migliore espressione da cucciolo bastonato, giusto
per impietosirlo un po'....ed è mio!!>
"Deficente!! Il tuo compleanno è il mese prossimo!!"
"He he...allora te lo ricordavi..." <Merda! Merda! Merda!>
"Se devi mentire, almeno racconta una balla che sia credibile..."
"...bhe, il fatto stesso che io ti abbia mentito, dimostra quanto io ci
tenga...ti preeeeeeeegooooooooo....."
"...uff....ok, ma non ti ci abituare!"
< Meno male, per fortuna non se l'è presa per la storia del
compleanno....ma non potevo certo dirgli...'ti prego ho bisogno di
rimorchiare perchè è giorni che non faccio sesso e sto andando in
crisi...questo come minimo mi fa fucilare...>
"Vedrai, alcuni marinai mi hanno parlato di una locanda qui vicino, ci
divertiremo!!"
"hn…"
"...ci vediamo alle 9 nel cortile principale...ah, quasi dimenticavo, mi
raccomando...NIENTE UNIFORMI"
Poi infilata la porta, sparì con una rapidità a dir poco sorprendente,
lasciando il suo interlocutore completamente spiazzato.
< Maledetto...ormai ho detto di si, e non posso più tirami
indietro....ma porca...e va bhe...approfittiamone per dormire ancora un
po', e per sta sera....speriamo bene...-__- >
Dopo aver ormeggiato il Leviathan (Bello come nome x la mia nave!!! NdH
- Ovvio, avevi per caso dubbi sul mio buon gusto??NdK - Non c'è la
domanda di riserva??NdH – Guarda che ti affondo come e quando voglio!!
>__< NdK) al riparo di un'insenatura della costa, il famigerato "Demone
Rosso", seguito dalla sua ciurma, si accinse a sbarcare sulla spiaggia
con l'ausilio di alcune scialuppe.
Avevano pazientemente atteso che calasse il sole prima di muoversi, e
ora, con l'aiuto delle tenebre ormai incalzanti, si aggiravano furtivi
per le vie deserte della periferia della città.
Si muovevano silenziosamente, i loro corpi ammantati da lunghi mantelli
per non farsi riconoscere dalla marina, o da qualche cacciatore di
taglie desideroso di intascare quelle che pendevano sulle loro teste.
Hanamichi guidò il resto del gruppo in uno stretto e buio vicolo...
Eccoci, ci siamo quasi, fin'ora è andato tutto bene...
Sento un rumore alle nostre spalle e in meno di un secondo, di noi non
rimane traccia, premuti contro le pareti, dileguati come le ombre che
silenziose si ritraggono al sorgere del sole.
Il pericolo è passato, fortunatamente si trattava solo di un vecchio che
evidentemente ha alzato un po' il gomito, con un segnale indico ai miei
di uscire allo scoperto, e rapidamente riprendiamo a muoverci finché non
giungiamo ad una piccola e logora porta di legno.
Miyagi mi si affianca, e dopo un mio cenno di assenso bussa alla porta,
porto il cappuccio del mantello a coprirmi il capo, mentre gli altri
tornano a fondersi col buio del vicolo.
Poco dopo la porta si apre cigolando sinistramente, dietro di essa fa la
sua comparsa un uomo, non molto alto, con occhi scuri ed indagatori, si
pulisce distrattamente le mani con uno straccio che porta alla cintura
senza toglierci gli occhi di dosso, non mi piace granché sto tipo, mi sa
di viscido, la voce di Ryota mi distrae dalle mie considerazioni, mentre
lo sento chiedere di Ayako.
L'altro, dopo averlo studiato minuziosamente con sguardo poco convinto,
si gira verso l'interno del locale chiamando a gran voce la ragazza.
Qualche istante dopo vediamo il viso sorridente della giovane mentre ci
si fa incontro, ci invita ad entrare, ovviamente non ce lo facciamo
ripetere.
Appena entrati, una zaffata carica dei profumi provenienti dalla cucina
ci assale mentre Ayako ci fa strada attraverso il magazzino del suo
locale, un concentrato di spezie, aromi, birra e una varietà di cibarie,
e solo ora mi accorgo di essere terribilmente affamato, ed il mio
stomaco non tarda a renderlo noto anche agli altri.
Ayako mi rivolge un sorriso comprensivo, e una volta giunti alla porta
che dalle cucine porta alla vera e propria locanda, ci indica un tavolo
un po' in disparte rispetto agli altri.
La ringrazio, e seguito dai miei compagni, ci accomodiamo al tavolo, in
men che non si dica ci viene servita un'abbondante cena.
Mangiamo voracemente, e in brevissimo tempo abbiamo svuotato i piatti,
finalmente un pasto degno di tale nome, Mit-chi non ci sa proprio fare
ai fornelli, e prima o poi qualcuno dovrà pur dirglielo, è per il nostro
bene....non tanto per colui che dovrà spiegarlo al nostro...cheff...
Ora che ho lo stomaco pieno, posso permettermi di guardarmi attorno, la
sala e spaziosa, poco illuminata dalle lanterne che pendono dal soffitto
agganciate a delle catene, l'ambiente è molto accogliente, e in un
angolo ci sono alcuni suonatori, e devo dire che se la cavano, la musica
è allegra e ritmata, mi piace.
Ai tavoli ed al bancone ci sono parecchie persone, e per le scale che
portano al piano superiore c'è un gran viavai, ovviamente non posso non
notare che molti dei clienti sono membri della marina, e la cosa non mi
entusiasma, abbasso ancora di più il cappuccio sulla mia testa,
lasciando scoperti solo gli occhi, e una volta che i miei compagni hanno
finito di mangiare, gli spiego i loro compiti, Mito, Noma, Okuso e
Takamiya, dopo avermi ascoltato si alzano, e senza dare nell'occhio
tornano nel retro, devono acquistare da Ayako le provviste e portarle
alla spiaggia, dopo di che le dovranno imbarcare sulla nostra nave, non
sarà una cosa facile, ma so di potermi fidare ciecamente di loro,
soprattutto di Yohei.
Dopo che se ne sono andati, al tavolo restiamo solo io, Ryo-chan e
Mit-chi.
Noto che i miei amici si comportano con naturalezza, mentre io...bhe,
non sono abituato a stare in mezzo a tanta gente, non che la cosa mi dia
fastidio, ma sono abituato a vivere in mare, e mi sento un po' a
disagio.
Vivo in mare da quando ho 6 anni....già.....ne è passato di tempo...
Mito e gli altri sono appena andati via, e ora anche il tapp...hem...Ryota,
si dilegua, in effetti ha resistito più di quanto mi aspettassi prima di
iniziare a correre dietro ad Ayako...è senza speranze....
Io continuo a sorseggiare tranquillamente la mia birra, osservando
distrattamente i clienti della locanda, e devo dire che a parte qualche
brutto ceffo, sembra un raduno della marina...speriamo che vada tutto
bene...
Come ogni volta che sono pensieroso, passo distrattamente l'indice sulla
piccola cicatrice che ho sul mento, ricordo della mia prima vera
rissa....poi mi volto a guardare Hana, bhe se io sono pensieroso, il
capitano mi batte alla grande, lo guardo per un po' mentre osserva con
sguardo vacuo il fondo del suo boccale ormai quasi vuoto...
Lo conosco bene quello sguardo, infondo ci conosciamo da tanto, e sono
pronto a scommettere che in questo preciso momento sta rivangando il suo
passato, non ne so molto, non gli ho mai chiesto niente e non sono cose
che mi riguardano però, mi ricordo di una volta che si era ubriacato
alla grande, l'ho dovuto riportare a casa di peso...tsé a 'casa', sul
Leviathan, comunque sia, mi ricordo che si mise a farfugliare qualcosa,
non ho capito molto bene, e non so quanto potesse essere attendibile in
quelle condizioni, per farla breve, mi raccontò di aver perso entrambi i
genitori quando era molto piccolo, dopo di che ha vissuto per le strade,
fino a quando, non so come, si è ritrovato su una nave pirata....e penso
che da lì ad oggi, il percorso sia abbastanza facile da immaginare....
Bhe, non tutti hanno un passato tragico alle spalle, e non è un
requisito fondamentale per diventare pirata, io ad esempio sono nato e
cresciuto in una famiglia abbastanza benestante, i miei erano molto
uniti, nonostante ciò, non ci ho messo molto a diventare un teppistello
di strada, e più crescevo, e più erano gravi i reati che commettevo,
finché non mi sono ritrovato con una bella taglia sulla testa e un
discreto numero di cacciatori alle calcagna, diciamo che imbarcarsi mi è
sembrata la scelta migliore.
Eeh...non ero mai salito su di una nave, e l'idea di rimanere isolato
dal resto del mondo con un branco di delinquenti di prima categoria, non
era la mia massima aspirazione, ma mi sono dovuto ricredere, in questa
sgangherata banda di pazzi mi ci trovo bene, ora sono loro la mia
famiglia....
"...idiota!"
< Sono un idiota! Come m'è venuto in mente di accettare di uscire?! Devo
essere completamente impazzito, il caldo mi ha dato alla testa....>
Questo è quello che continuo a ripetermi, anche ora mentre, non ancora
del tutto rassegnato, mi appresto ad indossare degli abiti 'civili'.
Un paio di pantaloni di un leggero velluto verde scuro, quasi nero, una
camicia color avorio ed una giacca dello stesso tessuto dei pantaloni,
tenuta allacciata solo in vita, ed un paio di stivali.
Do una rapida occhiata allo specchio del bagno, prima di avviarmi
sbuffando verso ciò che mi attende....
In breve tempo ho raggiunto il cortile, ma di Akira non c'è traccia, e
onestamente ne sono quasi felice, mi appoggio ad una delle colonne del
porticato in attesa.
Si sta bene qua fuori, l'aria è fresca e questo posto è molto calmo, il
cielo è limpido e la luna calante lo illumina, adombrando le stelle più
vicine e proiettando insolite ombre tra la vegetazione di questo
cortile.
< E' passato un quarto d'ora, e se quel deficiente non si fa vivo entro
trenta secondi me ne vado!!!>
Mi sto già voltando per fare ritorno ai miei alloggi, crogiolandomi
nell'idea di essere riuscito a evitare quest'uscita, quando vengo
letteralmente travolto da un tornado, dopo essermi ripreso dall'incontro
ravvicinato, mi ritrovo ad osservare un trafelato Akira che si esibisce
in una lunga sequela di scuse per il ritardo e per il 'travolgimento'.
< Maledizione, tanto per cambiare sono in ritardo....spero che non se ne
sia già andato, perchè con tutta la fatica che ho fatto per
convincerlo....>
Mentre sto correndo come un matto guardandomi attorno, nella speranza di
scorgere Ru all'interno di questo stramaledetto cortile, qualche
imbecille sbuca da dietro una colonna del porticato tagliandomi la
strada...sto già per tirargli un pugno quando mi rendo finalmente conto
di chi ho investito....bhe, per lo meno non ha fatto in tempo a
sfuggirmi...perchè sono sicuro che stava per tornarsene in camera...
Gli chiedo scusa, sia per il ritardo che per lo scontro, e dopo un suo
eloquente <Tsé> che io ovviamente interpreto come un...
'...non ti preoccupare, capisco benissimo le tue ragioni e ti
perdono...' Ok, forse viaggio un po' troppo con la fantasia, ma bene o
male il senso era quello.
...ci avviamo verso la nostra meta. Camminiamo per le strade semi
deserte della città.
L'idea è quella di andare in una piccola taverna non molto distante
dalla base, io personalmente non ci sono mai andato, ma ne ho sentito
parlare da alcuni ufficiali, pare sia abbastanza bella e ben curata, che
si mangi bene e che ci si diverta...d'altra parte, non so di quanti
altri svaghi si possa usufruire su quest'isola, quindi.....
Camminiamo in silenzio nella penombra di un vicolo quando, alla luce
tremolante di alcune fiaccole, scorgo l'insegna del locale che stavamo
cercando, faccio un cenno al mio compagno, che guarda la piccola porta
d'ingresso e l'insegna scolorita e consumata dalla salsedine con un
sopracciglio alzato, e la solita aria scettica....non posso dargli
torto, da fuori non si direbbe un granché.
Ci avviciniamo, e finalmente mi decido, poggio la mano sulla maniglia e
la abbasso aprendo la porta.
I miei occhi impiegano qualche secondo per abituarsi alla luce, la sala
è illuminata da un grosso lampadario carico di candele che pende dal
soffitto, e da delle lanterne sospese da delle catene sopra i tavoli,
l'ambiente è molto grande e a parte la zona centrale sottostante al
lampadario, il resto della stanza rimane avvolto dalle ombre, che solo
le lanterne riescono debolmente a dissipare.
< Continua >