genere: yaoi songfic

pairing: mitsen

rating: nc-17, la lemon è la schifezza delle schifezze, purtroppo mentre la scrivevo ero di corsa... che schifo -_____-;;;; non è per niente degna di quei quei hentai di protagonisti

disclaimers: i personaggi sono di papino Inoue e degli aventi diritto, purtroppo per me posso solo limitarmi a torturarli un pochetto... anche perchè, se fosse stato per me, slam dunk sarebbe stato un manga a luci rosse... la canzone è di Nek

dedica1: a me stessa, perchè sono in crisi d'astinenza da mitsen-__-

dedica2: a Hisashi, perchè oggi è il suo compleanno^^, auguri al mio puccetto preferito^^

Buona Lettura! per ogni commento shadow_ladi@yahoo.it



Sul Treno

di  Aimi_fantasy

Esco di casa, trascinandomi dietro un borsone pieno di vestiti e solo ora mi rendo conto che ha cominciato a nevicare… m’incanto ad osservare la dolce danza dei cristalli che volteggiano nell’aria fredda del mattino, sentendo la loro carezza mentre mi sfiorano il viso, imbiancandomi i capelli neri… mi perso per un istante ad ascoltare il silenzio ovattato che solo questo manto bianco riesce a donare al mio quartiere, allargo le braccia per inspirare il profumo della neve e poi m’incammino il più velocemente possibile, sono (come sempre) in ritardo….

Corro a perdifiato verso la stazione e, non so come, riesco ad arrivare in tempo.

-un biglietto per Kanagawa- chiedo, sfoggiando uno dei miei migliori sorrisi di cortesia

-solo andata o anche ritorno?- domanda la donna seduta dietro lo sportello, alzando lo sguardo su di me; rimango in silenzio. L’istinto mi grida di prendere un sola andata e ripartire da dove ho lasciato, ormai quattro anni or sono, ma la ragione, che in questi anni ho imparato ad ascoltare, mi sussurra dolcemente di fare sciocchezze, che non posso mollare tutto per tornare al punto di partenza. O no?!

-allora?!- la donna mi guarda spazientita con espressione arcigna

-andata e ritorno…- balbetto, sentendomi un idiota

-ma si sbriga?- sento borbottare da qualcuno dietro le mie spalle; faccio finta di nulla, afferro il mio biglietto e fuggo al binario tre, ma so che non potrò fuggire a lungo dai dubbi e dalle paure che ormai da due settimane mi stanno attanagliando lo stomaco, da quando ho deciso che sarei tornato indietro, giusto per rivedere ciò che mi sono lasciato alle spalle…. Mi metto le mani in tasca e mi stringo nel giubbino, la neve a portato con sé un vento gelido che penetra sotto i vestiti, facendomi rabbrividire, anche se forse a procurami questi brividi non è la brezza mattutina, ma il gelo che mi stringe il cuore….

Fortunatamente il treno giunge presto e il nodo che mi serra lo stomaco sembra stringersi maggiormente: lo stesso, identico treno che presi per venire qui, lo riconosco dai graffiti che ne ornano la fiancata….

Alle porte si accalca una piccola folla di una ventina di persone, io rimango indietro, non m’importa di prendere dei buoni posti, mi accontento di quello che capiterà, mi andrebbe bene anche accanto a una vecchietta logorroica, almeno mi distrarrebbe dai miei pensieri…

Nonostante le mie pessimistiche previsioni riesco addirittura a trovare uno scomparto praticamente vuoto, eccezion fatta per una donna sui quarant’anni di massicce dimensioni, avvolta in un giaccone beige, con le labbra serrate e le sopracciglia inarcate in un’espressione seccata; l’altro è un uomo di circa venticinque anni, in un completo giacca e cravatta, troppo impegnato a seguire che il suo PC portatile gli fornisce mentre fuma un sigaretta, per accorgersi di me…

Prendo posto accanto al finestrino, vi appoggio la fronte e chiudo gli occhi, godendomi i tenui raggi di sole che sono riusciti a trapelare tra le spesse nuvole che coprono il cielo…. Quando li riapro il treno è ormai partito da parecchio tempo, solo in quest’istante realizzo che qualcuno si è seduto dinanzi a me, osservo le scarpe da ginnastica dell’individuo, per poi alzare lo sguardo sulle gambe fasciate da un paio di jeans scoloriti, sul petto coperto da un largo maglione beige dallo scollo a V, e mentre incontro gli occhi blu di questo ragazzo, sento l’aria venirmi meno…

 

/come stai/cosa fai/ come mai su questo treno/ dove vai/

 

Tento di sollevare le mie labbra in un sorriso, che risulta molto stentato, e lo saluto con voce incerta, che stento a riconoscere come mia. Lui risponde con semplice cenno del capo, spostando lo sguardo sul paesaggio esterno, leggermente imbiancato da spruzzi di neve, come macchie di colore

-come va?- domanda, perseverando a osservare lo scenario, con un tono di voce così distaccato che pare averlo chiesto solamente per spezzare il silenzio

-bhè… tutto ok, torno a Kanagawa per le vacanze; la squadra non riprende gli allenamenti fino a metà gennaio e…- capisco di aver fatto un gaffes quando mi fulmina con lo sguardo

-e tu? Come mai sei qui?- domando tentando di mantenere la mia faccia tosta

-per il tuo identico motivo… solo che io riprendo il tre gennaio…- mormora con un’evidente punta d’orgoglio, in effetti la squadra in cui milita adesso di è classificata al primo posto nei campionati… mi viene spontaneo sorridere pensando che sembra cambiato così poco in questi anni, i suoi lineamenti sono certamente più induriti, ma comunque così uguale a quell’immagine di lui che avevo impressa a fuoco nella mente…

In questo momento non so nemmeno se sono triste o felice di averlo di nuovo di fronte a me, se sono contento perché è qui e per una volta so che se aprirò gli occhi non sparirà e io non mi ritroverò di nuovo solo nel mio letto, oppure mesto perché so che tra noi è finita da tempo…. L’ultima volta che l’ho visto prima di oggi è stato l’anno scorso, durante il campionato, quando la mia squadra ha giocato contro la sua, quel giorno vederlo così vicino eppure così lontano mi aveva straziato il cuore…

 

/con chi sei/ vedi ancora quello che non ride mai/

 

-e Rukawa?! L’hai più sentito?- chiedo incerto, e per la prima volta mi guarda, e io posso specchiarmi nei suoi occhi scuri, ma non riesco più a leggervi dentro come un tempo

-sì, mi ha detto che lui e Hana in America stanno benone, ma che a Sakuragi manca tanto il Giappone… settimana scorsa c’era una loro partita sul satellite…- io mi sento un povero idiota, troppo impegnato ad osservare il suo viso per avere ascoltato completamente ciò che diceva, certamente si aspetterà un mio commento… così provo a dir qualcosa, pregando di non fare la figura dello stupido…

-io non ci riuscirei… a partire dico… ora come ora non me la sento di lasciare la mia nazione, forse tra qualche anno, ma ora…-

-due anni fa però non ti sei fatto scrupoli a lasciare Kanagawa da un giorno all’altro per quell’ingaggio, no?!- l’espressione di Hisashi s’indurisce improvvisamente, mentre riporta lo sguardo fuori dalla finestra

-sei insieme a qualcuno?- questa domanda, che mi frulla in testa da quando ho incrociato il suo sguardo, prende vita propria e mi sfugge dalle labbra, ma Hisa pare non intenzionato a rispondermi, ostinandosi a guardar fuori. Mi metto pure io a fissare il paesaggio rassegnato…. Due anni di lontananza hanno costruito fra noi un muro invisibile, ma spesso, un muro che m’impedisce di vedere cosa si agita in fondo al suo sguardo, che un tempo sapevo leggere come un libro… comincio ad odiare questa situazione, e mia madre perché mi ha convinto a passare il Natale in famiglia, e l’allenatore per averci concesso queste vacanze, e…

ma in fondo sono sole menzogne che racconto a me stesso, perché in realtà sono felice di essere qui, di essere con lui, di poter respirare la sua stessa aria e il suo profumo, che come un incantesimo sta sciogliendo il ghiaccio che mi gelava il cuore….

 

/stai bene insieme a lui?/dormi qua/ se ti va/io mi fermo su a Milano/ vuoi un caffè/ bè che c’è/ nel vagone letto non c’è un’anima/ puoi star tranquilla/ ma dai!/

 

-sto con un mio ex-compagno delle medie, ma non è nulla d’importante…- sbotta improvvisamente e io impiego diversi secondi a capire che è la risposta alla mia domanda, respiro a fondo, sono deluso… non so neanche perché, ma devo ammettere che anche adesso, dopo quattro anni, speravo… speravo in cosa? Bhè, forse che la bella principessa rifiuti tutti i corteggiatori per aspettare il cavaliere partito per le crociate, ma non ancora tornato; una moderna Penelope che tesse in attesa del suo Ulisse….

Bel coraggio per paragonare Hisashi a una principessa, a parte che se ne venisse a conoscenza, probabilmente mi mostrerebbe quanto possano far male i pugni della figlia del re, inoltre il rosa, il tulle e  tutte quelle smancerie inutili e troppo smielate non gli si addicono affatto…

Per spezzare il silenzio dopo il mio brillante “ah!” in risposta alla sua affermazione borbotto

-visto che per arrivare a Kanagawa dobbiamo passare qui ancora parecchie ore… rimani in questo vagone?- sinceramente non me la sento di chiedergli informazioni sul suo flirt, so che la gelosia mi dilanierebbe…

-bè, credo che rimarrò, a meno che non faccia il resto del tragitto seduto sul tetto….- mormora con un mezzo sorriso ironico;. Sento il sangue affluirmi velocemente alle guance, ma perché ho fatto una domanda tanto idiota? Forse solo per masochismo, visto che anche se Hisashi non farà mai la principessa, probabilmente io l’incarnerei perfettamente, dato che sono qui, all’alba di quarantotto mesi passati distanti, a piangere sui cocci di una relazione che IO ho rotto, rifiutando ogni nuovo pretendente, sperando che le crociate finiscano e che il mio cavaliere rimpatri… insomma… un vero idiota

-già…- mormoro, accorgendomi solo in quest’istante che la grassa signora e il businessman sono fuggiti chissà dove, magari scesi alla loro fermata, mentre io nemmeno mi accorgo del tempo che passa….

-vuoi un caffè?- chiedo velocemente, con voce stridula, quando scorgo una donna che trascina un carrello per le vivande troppo pesante per lei

-sì, grazie…- mormora lui, però evidentemente restio all’idea di farsi offrire qualcosa da me

la ragazza ci versa due caffè e dato il suo impaccio nei movimenti è evidente la sua scarsa esperienza, ma Hisashi le lancia lunghe occhiate interessate, sorridendole seducente e malizioso quando si chiana a porgergli il caffè.

Lei pare riconoscerci e ci porge carta e penna scongiurando per un autografo, Hisashi acconsente a prezzo del cellulare della donna, rilasciandole una lunga dedica, probabilmente farcita di proposte e sconcerie, la mia gelosia sale velocemente, tanto che la S del mio cognome, di solito arcuata, risulta uno scarabocchio poco differente da una I; so benissimo che lui non la chiamerò mai, è gay per davvero, non per hobby, ma odio questo suo comportamento, soprattutto oggi: perché non ho diritto di essere geloso, perché non lo dovrei essere, ma soprattutto, perché lo sono….

 

/storie ne ho quando capita/niente di serio però/ chiudi le tende sul sole che scende tre noi/ e tu/ sul treno che va lassù/ e non so se è un caso o no/

 

-e tu?- lo guardo interrogativo, non capendo cosa intende

-prima mi hai chiesto se frequento qualcuno…. Di te che mi dici? Io ti ho risposto…- mi ricorda, come per assicurarsi una mia dovuta risposta,

perché me lo chiede? Gli interessa o è solo un modo per non lasciar cadere quel silenzio imbarazzante che tra noi stride più di una vecchia altalena arrugginita…

-no, con nessuno regolarmente, solitamente il risultato di una sbronza…- ammetto, perché solo l’oblio dell’alcool mi può dare la forza di sfiorare un altro e quando quella dolce amnesia svanisce torno alla realtà, sentendomi come se lo avessi tradito, come se stessimo ancora insieme…

lui storce il naso e serra la mascella, annuendo e nonostante il suo impegno il silenzio ci avvolge ancora con le sue trasparenti spire di serpente

-perché sei salito sul treno alla mia stazione?!- l’illuminazione mi coglie all’improvviso, ero troppo inebriato dalla sua visione per rendermi conto che transita in una squadra la cui sede è dall’altra parte del paese rispetto alla mia… so anche bene come si possa raggiungere, perché tante volte sono arrivato a un passo dal mollare tutto, per raggiungerlo e buttarmi ai suoi piedi, pregandolo perché mi desse la possibilità di ricominciare da capo…. M a ogni volta mi fermavo, ripetendomi che mollare la carriera sarebbe stato da pazzi, ma so bene che la mia era ed è , in realtà, solo codardia…

Hisahi si mordicchia il labbro inferiore a disagio

-alla tua fermata?! Perché… ehm…- la sua voce, partita sicura, con quella nota di spavalderia che la contraddistingue, si affievolisce e muore, mentre cerca un motivo da propinarmi, che non sia la verità

-guarda che sono cose tue personali, non sei costretto a dirm…-

-zitto!- ringhia, chiudendo le tende di scatto per poi ricomporsi, intrecciando le dita in grembo, e pentendosi di aver oscurato la vista sul paesaggio, non potendo riaprirla senza trarne una magra figura, non può guardare me, troppo imbarazzante e si sentirebbe obbligato a rispondere alla mia domanda, cosa che palesemente non vuole fare; afferra il suo zaino, pregando che, miracolosamente, si materializzi un libro o un lettore CD, un qualcosa che lo faccia fuggire da questa situazione….

 

/tu di là/io di qua/il silenzio è imbarazzante/zitto io/zitta tu/fisso le mie scarpe, ma ti bacerei/tu ti avvicini e lo fai/e come sempre fai quel che vuoi/e sa di buono lo sai/il tuo profumo/l’odore di fumo/che hai/

 

Appoggio la fronte al finestrino fresco, mentre osservo abbagliato il sole morente, riuscito a farsi spazio tra le nuvole, che bagna di rosso tutto ciò che illumina, lo sento muoversi e borbottare qualcosa, cerco di guardarlo con la cosa dell’occhio e lo scopro ancora a frugare tra le sue cose… e il sentirlo così vicino mi riempie il cuore di felicità, mi mancava la sua presenza, la sua voce, il suo respiro, le sue labbra… Kami… quanto vorrei alzarmi e baciarlo, fregandomene delle conseguenze, baciarlo e chiedergli una seconda possibilità, baciarlo e fargli capire che per me non è mai esistito nessun altro., baciarlo e poi fare l’amore qui, in questo vagone, senza pensare a chi potrebbe vederci…

Senza pensare… ma non ci riesco!!!!! Non riesco a buttarmi senza pensare, e non è perché il mio sentimento per lui sia così debole da farlo soffocare dai dubbi, ma è così forte che ho il terrore di commettere il passo falso che comprometta tutto quello che mi rimane… come se di lui mi rimanesse molto…. Picchio leggermente la fronte contro il vetro un paio di volte e mi lascio sfuggire un forte sospiro. Guardo fuori senza realmente vedere… sento ancora come fosse adesso il calore del suo corpo sul mio, le sue labbra sul mio viso, il sussurro tutto speciale con cui confessava di amarmi… so bene quanto le dichiarazioni di questo genere lo imbarazzassero e proprio per questo credo che neanche se avesse gridato i suoi sentimenti ai quattro venti, io sarei stato così felice, perché era una cosa mia, una casa nostra….

Ma ormai non sento più quelle parole da lungo tempo… quattro anni e tre mesi…. Saprei perfettamente dire anche i giorni, ma non voglio farlo per non vedere ancor più patetico il riflesso di me che il vetro mi restituisce; e mentre inizio a realizzare che ho sbagliato tutto, che ciò che ho ora non mi rende felice come allora, sento un rumore brusco del sedile di fronte a me… mi giro di scatto spaventato: no, non può andarsene ora… ti prego, Hisashi, rimani!

È un secondo, un battito d’ali e lui è su di me, le sue labbra sulle mie, mentre vengo travolto da sensazioni che credevo di ricordare, ma che scopro fossero sbiadite e smorzate dal tempo, perché quello che provo ora è indescrivibile, infinito, come i suoi occji, come questo momento, come l’amore che gli porto…

Mi circonda il viso con le sue mani, accarezzandomi dolcemente le guance, mentre chiede l’accesso alla mia bocca, accendendo uno scontro fra le nostre lingue, sento il cuore esplodermi in petto per la felicità, lo sento battere in petto forsennatamente mentre allungo le braccia attorno al suo collo, attirandolo a me per approfondire ulteriormente il nostro bacio… nostro…. Che parola dolce, quando indica me e Hisa in un’unica parola….

Mi sembra di essere tornato indietro, a prima che partissi, ma un “prima” implica anche un “durate” e infatti mi travolgono i ricordi delle ultime ore della nostra storia, e non posso fare a meno di sentirmi uno stronzo, mentre lo rivedo entrare in camera, chiedendomi perché sto facendo i bagagli, mi rivedo mentre gli rispondo che ho ricevuto un ingaggio da una squadra di basket dall’altra parte del paese. E che ho accettato. Lo rivedo mentre sgrana gli occhi oltremare, realizzando che avevo preso quella decisione da solo, che avevo decretato la fine della nostra storia senza consultarlo, che sarei partito per andare lontano, che la carriera si era rivelata più importante di noi e che “noi” finiva in quell’istante….

 

E ora, ora che rivedo tutto, Hisashi.. giuro che non volevo, che io ti amavo e che ti amo, che sono stato soltanto un idiota, un baka, un do’hao, che forse ho avuto solo paura, paura di dove ci avrebbe portato la nostra relazione, non ho avuto il coraggio di affrontarla e di affrontare i miei sentimenti….

Mi sento un debole, perché non ho avuto il coraggio di Hanamichi che quando Rukawa gli ha chiesto di seguirlo in America, non ha esitato a fare i bagagli per seguirlo, o la pazienza di Kaede che ha aspettato che qualcuno dell’NBA proponesse un ingaggio a Sakuragi prima di partire….

Insomma, sono un debole e lo ammetto, ma ti amo Hisashi, anche se tu non mi ricambi più, anche se sei lontano, anche se vorrai partire per l’America… ti amo….

 

Una lacrima solitaria di gioia e di dolore mi solca il volto, poggiandosi sulla sua mano, mentre io inspiro avido il suo profumo, mischiato a quello leggero del fumo della sigaretta che un passeggero aveva fumato….

 

/e tu sul treno che va lassù/mi abbracci e già sei/sui miei/punti più deboli/

 

tra noi si accende una strana frenesia, abbiamo così tanta voglia l’uno dell’altro da sentir quasi un dolore fisico, scende a baciarmi il collo, a mordicchiare la giugulare, a succhiare la clavicola e io cedo, perdendo la mia già debole difesa, mi lascio andare come un tempo ho già fatto tante volte, perché, anche se non lo sa, è stato l’unico che mi abbia mai posseduto…

-mi sei mancato… tanto…- riesco a sussurrare tra i gemiti, mentre lui è disceso a baciarmi il petto, nei punti lasciati liberi dalla camicia, quasi completamente slacciata, si ferma di colpo e mi guarda attonito, mentre io fisso quei suoi pozzi blu con i quali vorrei fondermi… è il timore che io poco fa lo respingessi quello che leggo in fondo al suo sguardo?

-non va bene…- sussurra, staccandosi dal mio corpo, quasi riluttante, guardando fisso davanti a sé

-e invece va bene!- non so nemmeno come ma mi alzo e lo abbraccio, un abbraccio in cui riverso tutta la nostalgia che ho avuto di lui, la malinconia di infinite giornate con la disperazione dell’assenza del mio sole….

Lui fissa i suoi occhi, annebbiati dalla passione su di me, poi si china sulle mie labbra sussurrando, prima di appoggiare le sue sulle mie

-tutto ciò che vuoi… è un ordine….- e mente mi bacia il collo io inizio a spogliarlo, accarezzando il corpo scolpito con riverenza e bisogno allo stesso tempo

presto ci ritroviamo nudi, le nostre virilità a contatto, mentre i nostri petti si alzano ed abbassano a velocità raddoppiata

-neanche una partita mi stanca come te… Akira…- sussurra lui divertito per poi abbassarsi a sfiorare la mia erezione, mi mordo le labbra per non gridare, quando inizia la sua opera di sunzione, cominciando a prepararmi con un dito, mi strappa l’orgasmo per poi allungarsi a baciarmi le labbra e mentre iniziamo un piccolo duello di lingue aggiunge il secondo dito e io soffoco un gemito sulle sue labbra, senza che nemmeno me ne accorga aumenta il numero e poi sostituisce le dita con qualcos’altro, io vengo colto impreparato dal dolore e affondo i denti nella sua spalla, lo sento fermarsi e sussurrarmi preoccupato

-ti ho fatto male?- domanda, tempestandomi di baci la mascella –perdonami…-

-continua…- gemo al suo orecchio e mentre mi dice dolcemente

-ogni tuo desiderio….- affonda in me con un’unica spinta, non appena mi sono abituato all’intrusione  inizio a spingere il bacino verso di lui con urgenza, mentre lui afferra il mio membro, pompando allo stesso ritmo delle spinte. Veniamo nello stesso momento, sussurrando l’uno il nome dell’altro….

 

/e tu sul treno che va lassù/riapri una storia che/è chiusa ormai con te/poi ti rivesti/[forse è meglio così, ma sì!]/vorrei parlarti/ma mi accorgo che/un argomento non c’è/

 

Abbiamo fatto l’amore e so che lo era, che non era sesso, lo so perché tra noi non c’è mai stato sesso, solo amore… l’avevi imposta tu questa regola, ricordi? Ma adesso… lo vedo nei tuoi occhi, lo sento nel mio cuore, è insicuro…. Possiamo davvero rincominciare la nostra storia? O meglio, è mai finita? No, lo sa lui, come lo so io, i nostri cuori sono legati indissolubilmente per sempre… ma noi? Possiamo davvero buttarci tutto alle spalle? Lo guardo in una muta richiesta. Ma rimane in silenzio, si veste e si risiede al posto di prima, guardandomi con un’espressione indecifrabile e uno sguardo di pietra, che non lascia trapelare la minima emozione…. È questa la sua risposta? Non intende far nulla? No… non può essere… io… io non ho il coraggio di farmi avanti, non ho la forza di chiedere scusa, ma lui non ha intenzione di fare la prima mossa.. cosa vuol dire questo? In un altro momento non avrei avuto dubbi e avrei chiesto in ginocchio un’altra possibilità, ma ora…

Sento le lacrime premermi agli occhi

…non ce la faccio…. Non ce la faccio perché sono sicuro che in fondo a quegli occhi ora freddi come il ghiaccio non si nasconde più nemmeno un poco d’amore, prima mi sono solo illuso, ho palesato che se io ti amassi ancora per te sarebbe stato lo stesso… che stupido….

 

/c’è il tuo profumo/l’odore di fumo/su me/ma tu/sul treno che va lassù/ti guardi allo specchio e/sei già lontanissima/e tu/sul treno che va lassù/mi chiedi che ora è/riapri la tenda e/non ci sei più/

 

scuoto il capo, intontito dal suo profumo sui miei abiti, lui apre la tenda del finestrino e cerca di sistemarsi i corti capelli neri nel riflesso del vetro.

Il suo telefono cellulare comincia a squillare, risponde prontamente dopo aver lanciato un’occhiata distratta al display,

-ciao tesoro…- risponde tranquillo, continuando a specchiarsi nel vetro -…sì, fra poco sarò a casa, ti chiamo quando arrivo a casa, ok?… passi da me?! Sì, per me non c’è problema… ci vediamo dopo, allora… mi sei mancato anche tu, ciao…-

io lo osservo incredulo, quello al telefono era il suo ragazzo? Come ha potuto parlargli con tanta tranquillità dopo aver fatto l’amore con me?! Amore… forse non è nemmeno il caso di considerarlo tale… mi strofino gli occhi lucidi furioso, cos’è stato quello di prima? Sesso? Vendetta? Voleva solo illudermi? Mi sono sempre addossato tutte le colpe della nostra rottura, così era, d’altronde, ho sofferto pensando a come mi ero comportato nei suoi confronti, sofferto così tanto come non avevo mai fatto per nessuno, ma ora… lui non ha e non avrà mai il diritto di usarmi come bambolina giocattolo!!!!!! Io sono Akira Sendoh, avrò anche fatto un sacco di cazzate, ma non mi merito questo trattamento, soprattutto da lui….

Sento il dolore che mi scorreva nelle vene trasformarsi in rabbia

-COS’è STATO?!- sibilo tra i denti, in tono collerico, ma lui si ostina a chiudersi in un silenzio tagliente quanto una lama

-COS’è STATO?!- sillabo con furia crescente, che mi accelera il respiro e mi fa girare la testa, ma nulla, Hisashi in questo momento è più freddo di quanto lo sia mai stato Rukawa in tutta la sua vita e l’ira che mi monta nelle vene si sta tramutando in odio

-UN GIOCO?! HISASHI, è STATO UN GIOCO? VOLEVI DIVERTIRTI CON IL PRIMO CHE TI CAPITAVA SOTTO MANO, MENTRE IL TUO FIDANZATINO TI ASPETTAVA A CASA?- lo grido, buttando fuori la mia frustrazione

-che ora sono?- mi chiede con tono fermo e distaccato, io di riflesso mi guardo il polso e borbotto

-le quattro…- lui mi guarda, afferra il suo zaino, mi volta le spalle

-addio Ak…Sendoh…- mormora uscendo dal vagone; guardo attonito dove è scomparso, per poi rincorrerlo, accorgendomi solo nel momento in cui esco dallo scomparto che il treno è arrivato a Kanagawa, esco di corsa tra la folla cercandolo, eccolo! Lo vedo per un istante, poi sparisce inglobato dalla moltitudine di gente che va e che viene. Rimango fermo a fissare quel punto in cui l’ho visto l’ultima volta, mentre le persone che mi passano accanto mi urtano e spintonano

 

/e non ci sei più/

 

END

 

Mitchi&Aki: cheeeeeeeeeeeeeeeeeeeee??????!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Ai: sìììì^^?????

Mitchi: ma ti sembra un bel regalo di compleanno??????

Ai: in effetti no… ma ho dovuto riutilizzare questo racconto che avevo lì non pubblicato, anche se fa schifo… ho troppo poco per scrivere, pensa te che devo pure finire i regalini per tes e naika(prima o poi le finirò quelle fic, promesso^^)

Mitchi: almeno scriverai il lieto fine????

Ai:perché mai??? Mica tutte le storie d’amore finiscono bene!!!!

Mitchi:ma perché deve essere proprio la mia a finire male???T_T

Ai:okkei, ci penserò…. Fatemi sapere voi se farlo o no il mini seguito^^

Kisses Aimi_Fantasy

 


 

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