Aaah,
finalmente è finita! Grazie, Hiwatari sensei! Spero che non mi bastonerai
dopo averla letta!
Scusatemi
tutti! *inchino* *inchino* . Non è colpa mia! C’era già tutto nella
mia testa! Perdonate i personaggi che parlano tanto! È solo una piccola
scena da delirio! Non pensavo di finirla! Polvere di diamanti!
Come
tutti sapete, i diritti eccetera amen.
Stregati
dalla luna
di Sei-chan
Shyuh…
Come sei bello quando sorridi… adoro i
tuoi occhi, il tuo viso, ti adoro, Shyuh… anche se tu non lo immagini
nemmeno, non è vero? C’è qualcun altro nel tuo cuore, qualcuno che non
potrai mai avere, che ama qualcuno che non potrà mai avere, come io non
potrò mai avere te… Shyuh… vorrei non aver accettato di rimanere quassù,
sulla base… non potrò mai sfuggire da te, dalla tua bellezza, dalla tua
indifferenza…
- …torta. L’ha fatta
Mokuren- disse Shyusuran a Shion, versandogli del tè.
- Ci ho messo anche delle
uvette. Spero che ti piacciano…- sorrise Mokuren. Shion non si svegliò
dal suo sogno ad occhi aperti.
- Shion? Ehi, ci sei,
Shion? La torta!- esclamò Shyuhkaido, toccandogli il braccio.
- Cosa?- Shion si
riscosse, e guardò i sei scienziati che lo fissavano stupiti con un’aria
assente. – Sì, certo, ne farò una domattina, ok?- disse alzandosi e
andandosene via.
- Ma che cos’ha?- disse
Shyusuran. – Che strano che è, certe volte!-
- Da qualche giorno mi
sembra un po’ assente…- disse Gyokuran - … ma non lo fa apposta!-
Shion era rimasto accanto
alla porta ad ascoltare quello che i ragazzi dicevano di lui. Tipico di
Gyoku cercare di prendere le sue difese! Non c’era niente di più
patetico, niente che odiava di più al mondo!
- Per me gli farebbe bene
restare un po’ di tempo nella serra… Le piante mi rilassano sempre!-
disse Mokuren, e Shion sorrise. I ragazzi smisero di parlare di lui e Shion
si allontanò. Forse le piante l’avrebbero rilassato davvero… chissà se
Mokuren aveva ragione. Entrò nella serra e fece una passeggiata. Guardò
l’orto: era carino come le ragazze lo avevano sistemato. La verdura
formava un bell’insieme di colori. Quando era a casa non avrebbe mai
pensato di distrarsi con dei pomodori! Continuò a camminare. Trovò un
bell’angolino, in cui c’era una piccola pianta con dei fiori in boccio.
Si sedette lì sotto e sospirò. L’aria lì dentro era migliore, e si
sentiva davvero meglio. Pensò di rimanere per una mezz’ora, giusto il
tempo di schiarirsi le idee e di farsi passare i pensieri, ma lasciò vagare
la mente per conto suo, in mezzo al verde e alle piante, e si addormentò
senza neanche accorgersene.
Non si ricordava
l’ultima volta che aveva dormito così bene. Incredibile, soprattutto per
il fatto che era sdraiato sul metallo freddo, come si accorse quasi subito.
Si stropicciò gli occhi e si tirò su… e gli sembrò di stare ancora
sognando. Era circondato da una foresta di steli d’erba, che mentre
restava seduto lo superavano di tutta la testa. Erano alti più di mezzo
metro e dovette farsi strada a tentoni per cercare la porta, dato che tutte
le pareti erano coperte da rampicanti. Uscì in qualche modo e mentre
ritornava verso la sua camera incontrò Gyoku e Hiragi, e dietro di loro si
nascondeva Mokuren, che arrossì non appena lo vide.
- Oh, Shion! Ehm… sai
che è successo? Le… le piante sono cresciute un po’…-
- Be’, le taglieremo-
ribatté Shion freddamente. In realtà non voleva essere cattivo, perché
gli aveva fatto piacere quella sorpresa nella serra, e l’aveva trovata
divertente, ma in presenza di Gyoku non riusciva a non essere brutale.
Mokuren singhiozzò dietro i ragazzi.
- Ma come è successo?-
chiese ancora Shion.
- Io… io mi sentivo un
po’ giù… e le piante mi hanno chiesto di cantare… solo un po’…-
- Sì, ma, Shion si sono
danneggiati anche i computer… le piante ci sono cresciute dentro…-
Oh, no, pensò Shion. Li
avevo appena riparati! Ma non disse nulla per non ferire ulteriormente
Mokuren, dato che non ne aveva l’intenzione.
Dopo colazione si mise
subito all’opera imprecando una volta di più contro quel vecchiume su cui
era costretto a lavorare. Non gli dispiaceva che le piante li avessero
strapazzati per bene, se non fosse perché poi gli toccava ancora metterci
le mani. A casa era abituato a lavorare sulle apparecchiature più
moderne…
- Ahia!- distrattamente
si era chiuso le dita nello sportello di un quadro di controllo. In quel
momento si spalancò la porta. C’era Shyuh.
- Ehi, Shion! Tutto bene
con i nostri macchinari? Hai bisogno di una mano?-
Shion sorrise. – No,
no, è tutto a posto, mi sono soltanto chiuso…-
- Bene, allora se non hai
bisogno andiamo ad aiutare Mokuren con le piante!- esclamò Shyuh senza
lasciarlo finire. Dietro a lui anche Gyoku lo salutò con la mano, prima che
la porta si chiudesse. Improvvisamente, quella giornata che era cominciata
così bene si rabbuiò. Shion era furioso. Lavorando vicino al condotto di
aerazione poteva sentire che gli altri, benché strappare le piante gli
costasse fatica, chiacchieravano ridendo e sembravano divertirsi un mondo.
Non sentiva bene quel che dicevano, ma era arrabbiato perché non si
ricordavano di lui. Gyoku e Shyuh erano andati da lui giusto pro forma,
tanto sapevano che avrebbe detto che non aveva bisogno. Non un cane che
venisse a fargli compagnia! Ad un tratto sentì Enjyu chiedere a voce alta
se qualcuno voleva un tè, e la sentì uscire mentre gli altri accettavano
entusiasti. Attese speranzoso, quasi aggrappandosi a quella speranza, ma
quando Enjyu tornò nella serra nessuno, di nuovo, parve pensare a lui.
Che stupido che sono! Come posso
aspettarmi che qualcuno i ricordi di me? Stanno così bene fra loro,
chiunque sta meglio senza di me! Persino quel “buon samaritano” di Gyoku
questa volta mi ha scordato… è quello che gli piacerebbe fare sempre,se
io non glielo impedissi! Scommetto che nessuno verrà a chiamarmi per il
pranzo… buon per loro! Vorrà dire che non li disturberò con la mia
presenza!
Eppure tu… forse tu dovresti
ricordarti di me. Tu non ferisci mai nessuno, io lo so. Per te è una colpa
se una persona soffre… ma forse anche tu staresti meglio in un mondo dove
io non ci fossi… in un mondo dove Gyoku starebbe meglio. In un mondo dove
le ombre di Gyoku non si possano mai vedere.
- Shion! Che ci fai
ancora qui! Il pranzo è quasi pronto, se vuoi farti una doccia ti conviene
sbrigarti!-
- Enjyu…- disse Shion,
ma la donna andò via senza ascoltarlo. -… grazie, Enjyu-.
- Shion non ha il diritto
di comportarsi così freddamente con Mokuren! Lei sentiva solo nostalgia di
casa, non va maltrattata!-
- Che strano che tu oggi
non lo difenda, Gyoku…- disse Shyusuran con leggerezza.
- E’ che il suo
comportamento è inammissibile! Mokuren è scoppiata a piangere in mezzo a
tutti!-
- In effetti però
avrebbe dovuto controllarsi- concluse Shyusuran e si allontanò.
Shion aveva sentito
tutto. A tavola non gli era riuscito di comportarsi cordialmente con Mokuren…
anche se non aveva ragioni per prendersela con lei. Quella mattina era stato
quasi contento del guaio che lei aveva combinato! Eppure un po’ di colpa
l’aveva… era per causa sua che tutti lo avevano abbandonato, non perché
aveva cantato ma perché era stata costretta a strappare tutte le piante, e
siccome era una kicie tutti si erano sentiti in dovere di aiutarla. Lui,
siccome era un orfano di guerra, nessuno si era sentito in dovere di
aiutarlo… di portargli del tè.
Oh, no, stava ritornando
quello stupido complesso! Erano anni che non si sentiva più perseguitato
come “orfano di guerra”! Quella stramaledetta base gli stava dando alla
testa! No, non riusciva a perdonare Mokuren… avrebbe dovuto avercela anche
con gli altri, ma lei era una kicies… e lo faceva impazzire il fatto che
si fosse dimenticata di lui. No, non lei, ma… c’era qualcun altro a cui
avrebbe voluto stare a cuore… ma non riusciva a fargliene una colpa. E su
Mokuren poteva sfogarsi.
- Non è arrivata posta
per lui, non è vero? Mi sento in colpa quando la porta a noi, ha un’aria
così abbattuta…-
- Mi sembra che oggi
abbia ricevuto qualcosa…-
- Una lettera dalla sua
ragazza?- disse Hiragi scherzosamente, ma l’occhiata che gli gettò Gyoku
lo gelò all’istante.
- Forse è il caso che
vada a vedere come sta… era un po’ pallido, avete notato anche voi?-
Shyuh uscì il più in fretta possibile, non gli andava di stare a sentire
se Gyoku avesse deciso di spiattellare le vicende delle ragazze a cui Shion
aveva spezzato il cuore… e sapeva che in quel momento era capace di farlo.
- Ehi, Shion…- Shyuh
aveva bussato e poi si era azzardato ad entrare. Shion gli dava le spalle
e guardava lo schermo della posta. C’era uno strano animale che si
muoveva.
- Che c’è?-
- Shion, stai bene? Ti ho
visto un po’ giù prima, c’è qualcosa che…oh…- Shion aveva tenuto
il suo viso nascosto a Shyuh finché ci era riuscito, ma poi l’amico
l’aveva visto.
Stava piangendo.
- Che cosa c’è, non
stai bene?- Shyuh si allarmò. Lui era il medico e se Shion stava male
avrebbe dovuto capirlo subito.
Shion si asciugò gli
occhi e riprese la sua abituale espressione imperturbabile.
- Niente- sorrise. –
Solo la posta…-
- Quello è il tuo gatto?
Mi sembra un animale un po’ strano…-
- E’…un ricordo…
l’ho dovuto lasciare alle lian ma mi manca molto… lui…- Shion guardò
Shyuh, chiedendosi se avrebbe capito. – Lui… stava con me anche se non
glielo chiedevo…-
Shyuh annuì,
imbarazzato. Ora che avrebbe dovuto dire? Che cosa si aspettava Shion?
- Vedi, non… non mi era
utile ma avevo bisogno di lui… e non serviva un motivo…-
- Shion… che cosa mi
vuoi dire? Non capisco…-
- Lo sapevo, non fa
niente…- sospirò Shion.
- No, ora me lo devi
dire… senti, forse non sono un genio, ma ho capito che hai qualcosa che
non va… qualcosa che ti abbiamo fatto noi. Non sarai ancora arrabbiato per
le piante o… oh cielo…-
- Non ci avete
minimamente pensato, vero? Quando fate tutti gruppo attorno a Mokuren
improvvisamente diventate sei, non è vero? Io compaio solo quando… per
infastidirvi.
- Ci sei rimasto male
quando non io e Gyoku non siamo rimasti? Ma sai benissimo che non avremmo
saputo dove mettere le mani e ti avremmo dato solo fastidio!-
Shion lo guardò
intensamente. – Va bene, come non detto. Ora ti sei scaricato la
coscienza? Puoi anche andare-.
E così Shion se l’era
presa… forse si era offeso sentendo che loro, nonostante tutto, si
divertivano. Forse era un po’ geloso… di Mokuren? Il fatto che tutti
fossero con lei e lui invece non potesse… ma certo, forse a Shion piaceva
Mokuren! Shyuh sorrise. Non l’aveva mai visto prendersela così tanto per
una ragazza, forse stavolta era proprio quella giusta! Già, solo che era
una kicies! Shion non si sceglieva certo la via più semplice, accidenti a
lui!
- Allora, come sta Shion?-
gli chiese Enjyu incontrandolo in corridoio.
- Niente, solo un piccolo
attacco di nostalgia…-
- Anche lui? Ci dev’essere
un virus, allora… anche Shyusuran è appena scoppiata a piangere nella
torre…-
- Oh, no, e ora sta
bene?-
- Mokuren la sta
consolando… le sta facendo vedere la sua casa col sarces, io sono venuta a
prenderle un bicchiere d’acqua ma torno su subito e…-
- Glielo vuoi chiedere
anche tu, eh? Mi sa che vengo anche io…-
Tornarono insieme sulla
torre, e trovarono che anche tutti gli altri li avevano preceduti. Tutti
tranne Shion… forse era il caso di chiamarlo, ma probabilmente non voleva
far vedere agli altri che aveva appena pianto. Più tardi gliel’avrebbe
detto e avrebbe convinto Mokuren ad andare anche da lui.
- Cosa è successo sulla
torre? C’era un po’ di casino prima…-
- Sì, Shyusuran ha avuto
un attacco di nostalgia e Mokuren l’ha consolata facendole vedere la sua
casa… e dopo l’ha fatta vedere a tutti! Non ti ho chiamato perché…-
- Hai fatto bene- tagliò
corto Shion – Dopotutto io una casa non ce l’ho- e si allontanò come
seccato. Shyuh sapeva che la sua casa era stata distrutta dalla guerra, e
Shion era comunque troppo piccolo per averne un ricordo; il tempio in cui
era stato allevato non l’aveva mai considerato casa sua e forse si sarebbe
sentito a disagio con gli altri, entusiasti… una volta di più si chiese
che cosa avrebbe potuto fare per Shion, e una volta di più concluse che non
poteva fare proprio niente. Forse non poteva nemmeno Sarjarim.
C’è solo un posto che considero la
mia casa… solo un posto dove mi sento al sicuro. Non indovini qual è,
vero, Shyuh? Nessuno lo indovinerebbe. È chiuso qui dentro di me, e
soltanto lì mi sento al sicuro… a casa. Sì, a casa. Io non provo
nostalgia, non è per quello che mi hai visto piangere… Kyaah jr… e
Kyaah e Lazlo… solo loro potrebbero capire… solo loro hanno voluto
formare una famiglia con me, anche solo per finta… ma la mia casa e la mia
famiglia vera è solo una, e io lo so. E so che anche se lo desidero tanto,
non accadrà mai. Era per questo che piangevo, ma nessuno di voi lo saprà
mai. Non vi importa…
Shion era sceso in cucina
per mangiare una fetta di torta (Mokuren sembrava non fare altro dalla
mattina alla sera e Shion di certo non la voleva offendere!) e aveva deciso
di farsi anche una tazza di tè. Mentre aspettava che l’acqua bollisse
aveva ripensato a Kyaah, alla lettera che le lian gli avevano scritto per
dirgli che stava bene e si comportava molto educatamente, e il pensiero gli
era subito corso al loro primo incontro… sembrava che l’animale
l’avesse quasi riconosciuto… ricordava ancora benissimo la sensazione
che gli aveva dato il posare le sue dita sulle zampe del gatto attraverso le
sbarre… e aveva ricordato quegli settantotto giorni che erano stati
migliori di tutti gli altri… svegliarsi con Kyaah sul letto e dormire
abbracciato e caldo con lui… questo era quello che gli mancava…
com’era bella quella sensazione… ancora adesso, pensandoci, gli veniva
un caldo e un sonno…
Mokuren entrò in cucina
e lo trovò addormentato come un bambino sul tavolo. Sorrise e gli si
avvicinò, prendendo la sua testa sulla spalla e poggiando la fronte contro
la sua. Lui era l’unico che non si era presentato a cercare l’immagine
di casa sua e lei voleva fargli quel regalo. Liberò il sarces chiudendo gli
occhi, e chiamò nella mente di Shion… le immagini che vide furono diverse
da quelle di tutti gli altri. Non c’erano case e prati verdi o laghi o
montagne, ma solo un viso. Un viso in tutte le sue espressioni, ora rideva,
ora era serio, ora socchiudeva gli occhi in un grande sorriso… cosa voleva
dire, quella era la “casa” per Shion?
Il ragazzo si svegliò di
colpo. Mokuren si spaventò.
- Voi kicies entrate
sempre senza permesso nella testa delle persone?-
- Io… mi dispiace,
volevo farti vedere la tua casa, ma… mi sembrava che anche tu soffrissi di
nostalgia. Quello che ho visto…-
- Sì, è la mia casa. I
suoi occhi sono l’unico posto dove mi sento a casa mia, l’unico posto
per cui sento nostalgia…-
Una casa che per lui
sarebbe sempre stata chiusa a chiave, ironia della sorte. Anche Mokuren
doveva averlo capito.
- Be’, io… non lo dirò
a nessuno, comunque, Shion… davvero. Scusa se ho…-
Shion alzò le spalle.
– Tanto sapevo già dove stava il mio cuore- e sorrise. Mokuren uscì e
lui rimase di nuovo solo.
Già, proprio chiusa a
chiave. E per cercare di dimenticare ne aveva già aperte, di porte, ma
nessuna era la sua. Soltanto quando quel viso era felice lo era anche lui.
Era triste che ora fosse infelice per qualcuno che non sapeva nemmeno quasi
della sua esistenza.
Lazlo è morto.
Che cosa? Non era possibile… non dopo
così poco tempo… Lian, non è vero, non è vero… Se questo è un sogno,
devo riuscire a svegliarmi.
Sono sveglio. È un sogno. Non sono
passati solo settantotto giorni, è passato molto di più…
Aveva bisogno solo di un bacio. Lazlo gli aveva insegnato a volerli, e
adesso… Si ricordò che non era neanche andato sulla sua tomba a
salutarlo, e non solo perché gliel’aveva detto la lian.
- Sì, ma lei deve
imparare a controllarsi! Sembra che siamo venuti qui per strappare piante!-
Il nuovo incidente della
canzone di Mokuren era stato solo l’ultimo pretesto per far scoppiare la
lite fra Shion e Gyokuran. Shion non ce l’aveva affatto con Mokuren, ma il
fatto che Gyoku lo braccasse ogni minuto per ergersi a paladino della kicies
era un’occasione troppo ghiotta per farsela sfuggire.
- Basta ragazzi, non
litigate!- implorò Mokuren.
- Fatti da parte, donna!-
disse Shion con un finto gesto drammatico. Mokuren non poté fare a meno di
ridere. Da quando avevano quel segreto, erano diventati molto più complici,
anche se gli altri non l’avevano minimamente notato. Era per questo che
Mokuren era molto più spaventata del solito: anche se Shion non era
arrabbiato sul serio con lei, invece con Gyoku non stava affatto scherzando.
- Ehi! Non la puoi
trattare così!-
- E perché? Con tutti i
casini che combina! Sembra una kicies, ma in realtà è solo una
rompiscatole!-
- Come ti permetti!-
Successe tutto in un
attimo. Gyoku perse il controllo e si gettò contro Shion cercando di
colpirlo, e Shion a sua volta colpì il suo braccio col taglio della mano,
violentemente. Aveva reagito senza nemmeno pensarci, ma era sconcertato: non
si aspettava che Gyoku alzasse le mani contro di lui né che i suoi riflessi
fossero così fulminei e incontrollabili.
Gyoku urlò, tenendosi il
braccio. Mokuren sembrava sconvolta, e in quel momento, attirata dal
baccano, entrò Shyusuran.
- Ma che è successo?-
- Mi ha rotto il
braccio!- gridò Gyoku fuori di sé. – Mi ha rotto il braccio!-
Shyusuran si spaventò ed
uscì subito chiamando Hiragi. Quando il comandante arrivò, tirandosi
dietro tutti gli altri scienziati, Gyoku stava ancora urlando e Shion aveva
un’espressione perfettamente calma e serena, anche se stringeva forte il
pugno della mano destra, senza darlo a vedere.
- Shion!- disse Hiragi
– Ti rendi conto di quello che hai fatto? Qui non possiamo tollerare la
violenza gratuita… hai qualcosa da dire?-
- No- disse Shion,
impassibile. – Gyoku le ha prese perché se lo meritava-.
- Shion!- gridò Mokuren,
ma il ragazzo non le diede retta.
- Se le meritava e gliele
ho date! E sono contento per quello che ho fatto!-
- Allora non ho altra
scelta… dovremo chiuderti in isolamento per… fin quando non ti sarai
calmato-. Hiragi e Shyuhkaido lo scortarono fuori, e Shion vide l’odio
sulla faccia di Gyoku e il disprezzo su quella di Enjyu e Shyusuran, e anche
sui due ragazzi che lo stavano scortando. Solo Mokuren sembrava sull’orlo
delle lacrime e quando Shion uscì, scoppiò a piangere.
- Mokuren!- la soccorse
Enjyu. – Che cos’hai? Ti sei spaventata?-
- Shion stava per colpire
anche lei- disse asciutto Gyoku. Mokuren voleva ribattere qualcosa ma prima
voleva sapere perché Shion si era lasciato accusare. A cena litigarono:
Mokuren non voleva parlare a Gyoku e Shyusuran non era d’accordo che Shion
stesse isolato: dopotutto, avrebbero potuto parlargli ed erano a conoscenza
del suo caratteraccio… e anche Enjyu e Shyuh notarono era stato un
episodio isolato e bisognava dargli il beneficio del dubbio. Ma Gyoku restò
fermo sulle sue posizioni, e Hiragi non voleva farsi influenzare dagli umori
di suoi sottoposti: se dava e toglieva le punizioni a caso…
Gyoku era dell’opinione
che dovessero lasciare a digiuno Shion. Le donne si opposero recisamente e
Shyusuran gli portò la cena, senza entrare nella stanza e senza parlare con
lui; Shion restò nell’angolo più buio finché lei non se ne fu andata e
non si alzò nemmeno dopo, lasciando intatto il vassoio del cibo. Più tardi
Enjyu passò a ritirarlo e notò che non l’aveva minimamente toccato.
- Stai bene, Shion?-
Nessuna risposta. Shion
teneva il viso girato verso la parete.
- Shion, non hai fame?-
- Come sta Gyoku?- le
disse sprezzante girandosi appena. – Scommetto che si sta ancora
lamentando, vero?-
- Be’, tu non dovevi
colpirlo, ma… non si è fatto niente. Ti lascio qui la cena?-
- Ma no, portala via-
- Se vuoi più tardi ti
porto del dolce… quando nessuno mi vede-.
- Non ti preoccupare-
concluse Shion, gelido, e non le rispose più. Non si mosse nemmeno per
andare a letto, perché non dormì. Sperava almeno che Gyoku per quello che
aveva subito fosse eletto “eroe del mese”… non toccò nemmeno la
colazione, e stavolta Enjyu lo tartassò finché non si alzò e si mise
davanti a lei, dietro al vetro.
- Senti, non ho fame e
non ho voglia di mangiare. Se lo dici a Gyoku lo fai contento, non sei
innamorata di lui? E allora lasciami in pace-.
- Anche se lo hai
picchiato rimani sempre un essere umano. Io non sono d’accordo a lasciarti
qui dentro, se lo vuoi sapere- ribatté la donna, acida.
Shion rimase sconcertato.
- Enjyu…- disse a bassa
voce, e lei restò ad ascoltare per un po’; ma Shion non disse più
niente.
A portargli il pranzo fu
Mokuren, ed entrò per essere sicura che lo prendesse.
- Shion, ti senti male?
Enjyu mi ha detto che non vuoi mangiare-.
- Vai via-.
- Shion, perché non hai
detto la verità? Perché ti sei preso la colpa? È Gyoku che ha tentato di
colpirti!-
- Non volevo rovinare
l’immagine santa e pura che Gyoku si è fatto su questa base… se adesso
qui dentro ci fosse lui sarebbero tutti sconvolti… Se ci sono io è
normale-.
- Sbagli, sono tutti
sconvolti lo stesso… Gyoku si sta isolando, ma Hiragi non vuole lasciarsi
convincere a farti uscire… Shion, ma non è colpa tua!-
- E’ meglio così, alla
fine l’ha sempre vinta lui… starebbe malissimo se si rendesse conto che
il suo animo è violento proprio come il mio…-
- Non dirmi che stai qui
dentro per lui! E comunque… gli altri devono sapere la verità… ma Shion,
che cos’hai?- Mokuren aveva notato che Shion si stringeva la mano destra e
che il suo dito mignolo era gonfio e livido. Lo toccò, ma Shion la scostò
subito.
- Ahia!-
- Ti fa male?-
- Ah… no, non è
niente… questa sera mi passa-.
- Ma dai, non ha un
bell’aspetto… fammi vedere… è meglio che chiami Shyuh, eh? Magari è
rotto…-
- No, è tutto a posto…
davvero…-
Mokuren non si lasciò
convincere, e tornò pochi minuti dopo con Shyuh.
- Dai, Shion, non fare il
bambino!-
- Ma l’ho già detto a
lei, non è niente!-
- Il dottore sono io, se
permetti… accidenti, è proprio rotto! Ti fa male?- chiese Shyuh, ma
appena vide le lacrime agli occhi di Shion capì da solo. Nel frattempo era
arrivata anche Enjyu, che si preoccupò moltissimo appena vide Shyuhkaido.
- Oddio, Shion sta male?-
- Ma no, non ti
preoccupare… vieni, andiamo via, lasciamolo tranquillo…- disse Mokuren,
e le due donne si allontanarono.
- E’ da ieri, non è
vero? Perché non mi hai chiamato subito?-
- Non era il caso…-
- E perché? Guarda che
ho capito… ho capito che non hai cominciato tu… se non l’avessi
fermato, adesso avresti il naso rotto, invece della mano! Gyoku non si è
fatto niente, a parte il livido, anche se continua a dire che il suo braccio
non tornerà mai più come prima. Ho capito da come lo tratta Mokuren che
sta raccontando solo delle balle… perché non hai detto la verità?-
- Tu a chi avresti
creduto? Al sant’uomo ferito o al demonio?-
- Stupido… dai, adesso
devo fasciartelo… stringi i denti-.
- Ah! Macellaio!- disse
Shion dolcemente
- Finito. C’era bisogno
di tante scene? Fra pochi giorni sarà come nuovo. Shion… Enjyu mi ha
detto che non mangi. Sei sicuro di stare bene?-
Shion annuì, e Shyuh non
riuscì a cavargli un’altra parola di bocca. Alla fine, Shion si trovava
sempre in mezzo ai guai, e non pareva che gli importasse molto. Invece Shyuh
era convinto che gli importava eccome, e che faceva di tutto per
dimenticarsene, per levarsi dalla testa che era un essere umano e voleva
disperatamente essere trattato come tale, come tutti.
Dio, che male…
Shyuh, sarai un bravo medico ma me
l’hai distrutta, questa mano, altroché… e così hai capito tutto anche
tu? Non posso mica far notare a Gyoku che era lui a volermi picchiare, lui
vive in funzione della cattiveria gratuita di Shion… se non ci fossi io,
sarebbe soltanto una persona frustrata che soffoca i suoi istinti per
piacere alla gente… invece con me diventa davvero buono, diventa davvero
il difensore dei deboli e degli oppressi, il paladino del quieto vivere…
Shyuh, Mokuren, come pensate che io possa distruggere così le sue certezze?
Il suo teatro personale si sfascerebbe, il suo ruolo cambierebbe
radicalmente…
E cambierebbe anche il mio. Chi farebbe
caso a me, poi? Da chi elemosinerei un attimo di attenzione? Da voi, forse?
Da te, amore mio?
- Dai, almeno oggi mangia
qualcosa, altrimenti non me ne vado! Ti prego, starai male, altrimenti!-
- Ti preoccupi per me,
Enjyu? Sei davvero ammirevole-.
- Shion, non sto
scherzando, guarda che vado a prendere una sedia!-
Improvvisamente Shion si
alzò e si mise davanti a lei. Enjyu dimenticò il vetro per un attimo e
istintivamente si tirò indietro.
- Enjyu…-
- Si?- disse lei, un
po’ tremante. Shion aveva uno strano sguardo.
- Enjyu… che diresti se
io… ti chiedessi se vuoi sposarmi?-
Enjyu trattenne il fiato
per un attimo, ma poi il suo viso si rabbuiò.
- Mi arrabbierei molto,
Shion, perché saprei che mi stai prendendo in giro!- disse in un fiato,
trattenendo a stento le lacrime, e poi corse via. Shion scosse la testa e
sbatté forte il pugno sul tavolo.
- Oh, cavolo, Enjyu!-
A portargli la cena e a
ritirare il vassoio del pranzo ancora intatto, quella sera, fu Shyuh. Entrò
senza chiedergli il permesso, tanto più che Shion era sdraiato sul letto
guardando il muro.
- Shion, lo sai che Enjyu
è sconvolta? Ha detto che non sarebbe più venuta a portarti da mangiare e
che ti sei preso gioco di lei, e neanche Shyusuran vuole vederti. Spero tu
sia contento. Ehi, Shion, mi ascolti? Shion?-
Shion sussultò. – Eh?
Che c’è?-
- Ma stavi dormendo?-
- No, no, scusa, stavo
pensando… non avevo mica intenzione di ferire Enjyu, davvero… è lei che
ha frainteso…-
- Guarda, non so che le
hai detto, ma le è venuta una crisi di pianto,e
se non ne avevi intenzione…-
Shion abbassò gli occhi.
- E va bene, adesso fammi
vedere questa mano… mi sembra che stia migliorando!-
- Ah, sì? A me fa un
male cane!-
- Ti ho portato qualche
antidolorifico… Shion, ma cos’è quella faccia? Hai un’aria strana,
non è che hai la febbre?-
- Sai, Shyuh, lo sai che
cosa mi manca?-
- Che cosa?-
- La pioggia. Sai, quel
rumore che fa sul tetto, contro le finestre… mi manca molto-.
- Be’, forse abbiamo
delle registrazioni della pioggia su KK… se vuoi…-
- No, non sarebbe la
stessa cosa… ah, quanto mi manca…- Shion rise.
- Ecco, mi stai prendendo
in giro! Lo sapevo che non dovevo cascarci-.
- Guarda che dico la
verità… Shyuh-.
Improvvisamente Shion era
diventato serio. Con quell’espressione in viso era decisamente
inquietante… ma anche terribilmente bello. Shyuh non riuscì ad inventarsi
una scusa per togliersi dai piedi.
Shion lo guardava
intensamente. Shyuh era così vicino… oh, troppo. Si gettò a faccia in giù
sul letto sperando che se ne andasse; ma avrebbe dovuto intuire che…
Shyuh si chinò su di
lui, cercando di guardarlo in viso per capire che cosa gli era preso… di
nuovo quello sguardo inquietante. Gli fece venire i brividi, ma… in un
attimo le labbra di Shion si catapultarono sulle sue. Shion era più forte:
riuscì a fargli appoggiare la testa sul letto senza interrompere il bacio,
e per un attimo, prima di riprendersi dalla sorpresa, anche Shyuh lo
assecondò, assaporandolo con gli occhi chiusi. Ma l’illusione durò poco:
Shion sentì subito i muscoli delle sue braccia, prigionieri della sua
stretta, gonfiarsi nel tentativo di liberarsi da lui. Shyuh cominciò a
divincolarsi.
- No, Shion!- gridò.
Shion lo guardò un attimo, stranito, quel corpo sotto il suo che
strattonava per liberarsi. Shyuh si accorse che non lo vedeva davvero: i
suoi occhi erano offuscati da qualcosa.
- Oh, mio dio!- gemette
Shyuh, comprendendo, lottando ancora più violentemente per sfuggire. Fece
leva sulle gambe per scaraventare Shion giù dal letto: non ci riuscì del
tutto, lo fece solo spostare finché rimase appoggiato sul letto con un solo
ginocchio, ma fu abbastanza per alzarsi e scappare… solo che nella fretta
restò intrappolato fra Shion ed il muro. Cercò di afferrare qualcosa per
tirarglielo, ma una forza improvvisa lo gettò contro la parete,
stordendolo. Il sarces. Quello di Shion era più forte del suo,
innegabilmente, ed il tentativo di controbattere contribuì soltanto a
sfinirlo. E Shion ne approfittò.
Si gettò di nuovo contro
di lui, baciandolo brutalmente, e Shyuh si accorse con orrore che era anche
eccitato… voleva arrivare fino in fondo! Cominciò a colpirlo alla cieca,
gridando di stargli lontano, ma fu facile per l’altro afferrargli i polsi
ed immobilizzarlo, e poi con una torsione costringerlo a girarsi contro il
muro, tremante per il dolore al braccio.
La mano di Shion si tuffò
fra i bottoni della sua tunica, sotto la biancheria. Shyuh fu sorpreso da un
conato di vomito. Continuò a divincolarsi con tutte le sue forze, ma
otteneva solo che Shion si eccitasse di più; nondimeno, lo stava
innervosendo perché non collaborava… lo colpì ancora un paio di volte,
finché smise di dibattersi, e poi con uno sguardo lubrico lo spogliò
completamente, tornando a gettarlo sul letto.
Oddio, piangeva. Che
razza di uomo isterico! pensò Shion, infastidito da quei deboli pugni
piagnucolanti… facciamola finita. Ormai era andato fin troppo oltre per
aspettare ancora.
Appena Shyuh vide che
Shion si stava spogliando abbastanza per fargli del male, tirò fuori tutta
la sua forza e se lo tolse di dosso, correndo lontano da lui, nell’angolo.
Era nudo e sfinito, e adesso non poteva far altro che piangere e supplicare
Shion di smetterla…
Shion si avvicinò
furioso a Shyuh. Non voleva fargli male, ma ora… se la metteva così…
Shyuh si accasciò a terra, e Shion lo vide. Lo vide davvero, fu come
tornare a galla dopo essere rimasto sott’acqua troppo a lungo. Shyuh si
era rannicchiato contro l’angolo, piangendo, scosso da violenti tremiti, e
lui era lì, in piedi, parzialmente svestito, in atteggiamento
inequivocabile. Si sentì svenire. Ma che cosa aveva cercato di fare? Doveva
essere impazzito, ma non ricordava che cosa aveva fatto Shyuh per spingerlo
a tanto… per quel che ne sapeva poteva anche essersi limitato a prendergli
la mano per esaminare il dito rotto, ma lui si era represso per troppo
tempo… e stare lì da solo, non l’avrebbe mai ammesso, lo portava a un
nervosismo che non aveva mai provato, ma… cercare di “sfogarsi” con
Shyuh, con colui che…
Si buttò sul letto, col
cuore a pezzi, ma non riuscì a piangere. Shyuh nell’angolo, gettato lì
come un pupazzo continuava a piangere piano come un bambino che chiedesse
aiuto. Shion aveva paura, temeva che Shyuh non lo avrebbe mai perdonato…
proprio adesso che aveva capito i sentimenti che aveva verso di lui… o
almeno, una parte di quei sentimenti.
- Shyuh…- lo chiamò
piano, avvicinandosi e posandogli il suo vestito sulle spalle. – Shyuh, ti
prego, perdonami… forse è meglio che torni… nella tua camera-.
Improvvisamente Shyuh si
alzò e corse fuori della cella, senza nemmeno rivestirsi, e senza guardarlo
in faccia. Shion cadde in ginocchio in quell’angolo dove Shyuh si era
rifugiato e desiderò di morire lì, in quel momento, e che Sarjarim
lo punisse molto più di quanto non avesse fatto finora.
Shyuh, amore mio, che cosa ti ho fatto?
Sono… un essere spregevole, non dovevo
nemmeno pensare a te… al tuo amore… ma non sai quanto ti volevo… e tu
non lo immaginavi neanche, non pensavi che un tuo amico potesse farti
qualcosa del genere… e tu credevi che fossi tuo amico! No, io non sono tuo
amico… non lo volevo essere prima, e ora… non potrò esserlo mai più!
Io ti amo, sei tu la mia casa, sei l’unico rifugio che avessi, e
ora…
Si alzò di corsa e andò
in bagno, e vomitò finché non si sentì del tutto vuoto e sfinito. Non
aveva più niente nella testa, se qualcuno gli avesse parlato, non avrebbe
potuto nemmeno accorgersi di ascoltarlo.
- Shion, insomma, ti sei
guardato allo specchio? Sei così pallido che se ti alzassi in piedi
sverresti, Shion, mi ascolti? Devi mangiare qualcosa, è più di una
settimana che non tocchi cibo!-
Mokuren era preoccupata.
Attraverso il vetro non riusciva ad essere del tutto sicura che respirasse,
e il suo sarces era talmente debole che avrebbe potuto benissimo non
esserci… entrò per essere sicura.
- Shion, non fare così,
parlami, guardami!-
- Che cosa gli ho
fatto… che cosa gli ho fatto, sono… un mostro!- mormorava il ragazzo
come una litania, il viso sfatto dalle lacrime, i capelli spettinati e gli
occhi spenti.
- Ho… ho visto Shyuh…
non era in forma, ieri, dopo che è venuto da te… non voglio chiederti che
cosa è successo, ma…-
Le sue parole provocarono
un altro sfogo di singhiozzi, e lei temette davvero che Shion soffocasse, in
quel momento.
- Forse non dovrei
dirtelo, ma… è a letto con la febbre. Non molto, ma… sai che è
cagionevole…-
- Io… io…-
Mokuren gli toccò la
fronte. Lo sospettava, anche lui aveva la febbre; scottava molto più di
Shyuh, questo è sicuro.
- Shion, ascolta…
prendi almeno una tazza di tè, se vuoi… vuoi che te lo faccia vedere di
nuovo?-
- No!- Shion la allontanò
con una forza che non si aspettava dal suo corpo indebolito. – Ora…ora
non lo posso guardare!…- Se Mokuren avesse cercato Shyuh nella sua mente,
avrebbe visto solo il suo volto che lo implorava di smetterla, di non
torturarlo… di non violentarlo. E grazie al cielo si era fermato prima…
Mokuren lo abbracciò,
cullandolo, non come una kicies, ma come una donna, come l’amica, la madre
e la sorella che Shion non aveva mai avuto, finché lui non si addormentò.
Mokuren pregò silenziosamente perché Shion non si ammalasse più
gravemente di come era già, perché di sicuro ne sarebbe morto.
Per fortuna non accadde.
Le donne discussero di continuo con Gyoku e Hiragi per far uscire Shion
dalla cella e curarlo, ma Gyoku sostenne che Shion aveva fatto il ribelle
fino ad allora, rifiutandosi di mangiare per punirli, e che non perdeva
occasione per minare la loro tranquillità… come aveva fatto prendendo
crudelmente in giro Enjyu.
- Non si è mai curato di
me, ma ora che gli torna utile contro Shion sembra che debba proteggermi dai
mali del mondo… l’ha chiuso lì dentro perché se l’era presa con te,
ma ora che anche tu lo difendi è solo una questione di principio!-
- Vuole essere l’unico
gallo del pollaio…- continuò Shyusuran. Sia loro che Shyuhkaido evitavano
di parlargli, anzi Shyuhkaido non parlava con nessuno, e Gyoku era rimasto
isolato dietro un muro di silenzio… ma insisteva nel tenere Shion malato e
digiuno nella cella finché non si fosse scusato.
Mokuren e le ragazze
prepararono per Shion alcuni infusi di erbe che lo tirarono un po’ su.
Shyuh ogni tanto passava davanti alla cella, ma non alzava nemmeno lo
sguardo da terra; nonostante questo, Mokuren lo convinse a riprendere a
mangiare. Cominciò a sentirsi meglio, e da quel che gli diceva la kicies
Shyuh non sembrava avercela con lui, anche se aveva spesso uno sguardo perso
nel vuoto e le lacrime agli occhi. Probabilmente aveva capito che Shion non
lo vedeva semplicemente come un amico e si stava chiedendo quali fossero i
suoi sentimenti, sosteneva Mokuren, anche se il medico non si era mai
confidato con lei.
E poi, una decina di
giorni dopo, Shyuhkaido ricomparve sulla porta della cella di Shion con un
sorriso.
- Sono venuto a vedere
come sta la tua mano- gli disse amabilmente. Shion era emozionato e anche
imbarazzato mentre lui gli si sedeva disinvoltamente accanto per guardargli
la mano… e gli parve di impazzire quando in un istante le labbra di Shyuh
lo toccarono. A parti invertite, pensò Shion, e si stava lasciando andare
quando avvertì il tremito e la rigidezza del volto di Shyuh. Si tirò
indietro.
- No- disse.
- Shion…-
- No. Tu… tu non sei
sincero, lo sento. Mi vuoi punire?-
- No! No, assolutamente.
L’altro giorno… sono stato precipitoso, avrei dovuto lasciarmi andare di
più…-
Ma ti stavo violentando!
avrebbe voluto urlare Shion. No, tutto questo non va bene… tu non vuoi
davvero.
- Shion, ti prego,
facciamo l’amore…- Shyuh si sdraiò sul letto e cercò di attirare Shion
sopra di sé. Questi gli prese il viso fra le mani, e gli sorrise.
- Shyuh, che cosa c’è?
Perché ti vuoi buttare via così? Oh, ho capito… Gyoku ti ha rifiutato,
vero?-
- No!- disse
precipitosamente Shyuh, ma la sia fretta ed il suo sarces lo tradirono
immediatamente. Uno dei suoi segreti, che Shion conosceva bene, era che se
si agitava la sua mente, per chi ne aveva il potere, diventava un libro
aperto.
- Ti ha scacciato, vero?
Scommetto che ti ha detto senza mezzi termini che… che gli fai schifo!
Scommetto che non vuole più avere niente a che fare con te…- Aveva colto
nel segno.
- Shion, smettila, ti
prego…-
- Uno come lui non ti
merita. Non si merita nessuno, lui ama solo sé stesso e l’impressione che
sa dare agli altri… e lo sai. Ma perché tutti quanti vi lasciate
abbagliare da uno come lui? Shyuh, tu ormai l’hai capito, io ti amo, ma…
non potrei mai volerti solo per fare un dispetto a Gyoku… non potrei mai
volerti se anche tu non vuoi, specialmente dopo quel che è successo. Io…
sono certo che anche tu non vuoi che sia così…-
Shyuh piegò la testa e
scoppiò a piangere. Shion aveva capito perfettamente! E lui che voleva
“usarlo” per vendicarsi di Gyoku, avrebbe voluto mostrargli che poteva
usare il suo corpo come voleva, anche se a lui faceva schifo… voleva
vendicarsi mostrandogli di preferire Shion, al contrario delle donne che
correvano da lui con il cuore infranto dal ragazzo di Shia…
- Shion, ti prego,
perdonami…-
- Non sono io che ti devo
perdonare. Sono… contento che tu sia venuto da me, credevo di aver
rovinato tutto…-
- Anche… anche se amo
Gyoku?-
- Non posso cambiare i
tuoi sentimenti… come non posso cambiare i miei. Ma posso sperare che tu
sia felice-.
- Non avrei mai pensato
di sentirti parlare così… forse non sono io che sono malato, ma è
lui…-
Shion annuì, ma quando
Shyuh se ne fu andato, fu invaso dallo sconforto; non perché Shyuh gli
aveva confessato di amare Gyoku e non lui, ma perché ricordava le parole
della lian Kasshu.
“Quand’è che ci si sente felici?”
“Quando si può amare qualcuno e
quando si può sentire che questo qualcuno è felice”
“… un giorno incontrerai la persona
di cui vorrai veramente la felicità”
E’ per questo che sono triste per te,
Shyuh. Se mi avessi detto che sei felice con Gyokuran, avrei cercato di
essere anche io felice per te, ma se tu soffri, che cosa dovrei fare, Shyuh?
Io voglio davvero che tu sia felice, non m’importa di me, spezzami il
cuore se puoi essere felice… io ti amo. È lui che non ti ama… se ti
volesse anche solo un po’ di bene non ti avrebbe cacciato via come un
insetto fastidioso… forse non vuole ricambiarti, è giusto, ma ti ha fatto
piangere! E anch’io. Non vorrei mai farti piangere, preferisco piangere io
per te…
- Shion… ecco, mi
sembrava giusto dirtelo. Shyuh si è ammalato di nuovo. Ma stavolta… è
una cosa grave. Ha la febbre altissima-.
- Cosa?- Shion era
sbiancato. Shyuh…
- E’ successo… dopo
l’ultima volta che è stato qui da te-.
- Cosa?- ripeté Shion.
Non aveva in mente altro. Tre giorni? Shyuh stava male già da tre giorni e
nessuno gliel’aveva detto?
- Appena è uscito da
qui… insomma, è svenuto, e Gyoku l’ha soccorso…-
- Gyoku!-
- … e c’è
dell’altro. Gyoku dice che è per qualcosa che gli hai fatto tu, e non ti
vuol far uscire almeno finché Shyuh non si sveglia e gli dice come sono
andate le cose-.
- No! Mokuren, devi farmi
uscire, io… io devo vederlo, ti prego…-
- Ma io, Shion… e va
bene, dammi un quarto d’ora, vado a mettermi d’accordo con le ragazze-.
Mokuren uscì, e tornò
di corsa poco dopo. A Shion quei minuti che aveva passato attaccato alla
porta erano sembrati ore, anni. Quando la kicies gli aprì corse subito
nella stanza di Shyuh, incurante del fatto che Gyoku o Hiragi avrebbero
potuto scoprirlo; ma Enjyu e Shyusuran facevano i pali alle estremità dei
corridoi e Mokuren vigilava fuori dalla porta. Se Gyoku si fosse avvicinato,
l’avrebbero trattenuto abbastanza per permettere a Shion di scappare.
Shion si inginocchiò
vicino a Shyuh, che aveva il volto sudato e arrossato.
- Shyuh… Shyuh, mi
senti? Non sapevo che tu… stessi male… scusami…- Shion non sapeva che
altro dirgli. Aveva solo voglia di piangere, di gridare e di scuoterlo finché
non si fosse svegliato. Non aveva nemmeno il coraggio di prendergli la mano,
ma moriva dalla voglia di stringerlo…
- Dai, Shion, andiamo,
sembra che stia arrivando qualcuno…- lo chiamò Mokuren Tornò in tutta
fretta alla cella, e con l’aiuto delle ragazze continuò quelle visite
segrete per i cinque giorni successivi, ma Shyuh non dava alcun segno di
miglioramento. Mokuren lo consolava dicendo che se era per quello non
peggiorava neanche, e almeno era un bene, ma il quinto giorno c’era
un’espressione diversa sul viso della kicies.
- La febbre si è alzata
ancora…- gli disse gravemente. Shion si sentì mancare la terra sotto i
piedi. Sedette accanto al letto tenendogli la mano – nel frattempo aveva
superato la sua paura- e parlandogli, illudendosi che la sua voce potesse
aiutarlo a riprendersi. Cercava anche il suo sarces, cercava di parlargli
con i poteri della mente, ma Shyuh non lo sentiva e non gli rispondeva. E
Shion stava cominciando ad arrendersi.
Non avrebbe mai voluto
abbandonarlo, ma pareva che Gyoku avesse scelto proprio quel momento per
andarlo gentilmente a trovare, e Mokuren dovette letteralmente strapparlo
via dalla sedia con la forza.
Non può andare peggio di
così, pensava Shion torturandosi fra le lacrime senza riuscire a dormire.
Invece poteva.
Mokuren corse a
svegliarlo nel cuore della notte, in vestaglia e coi capelli in disordine, e
lui riuscì a capire soltanto poche parole sconnesse perché anche lei stava
piangendo. Era successo qualcosa a Shyuh… era peggiorato ancora? Non
poteva… sarebbe morto… il pensiero lo tagliò in due come un colpo di
spada. Non stette ad ascoltare la donna e corse subito da Shyuh. Si sentiva
come se gli avessero strappato un pezzo di cuore e lui dovesse correre per
riprenderlo, altrimenti sarebbe morto.
Shyuh respirava a fatica,
e scottava in una maniera impressionante. Shion e Mokuren si inginocchiarono
accanto a lui, ma non c’era niente che potessero fare. Ad un tratto Shion
gridò:
- Tu sei una kicies!
Salvalo con il tuo potere, ti prego!-
Il ragazzo non si spiegò
perché a Mokuren venne quasi una crisi isterica. Pianse ancora più forte,
e poi si alzò barcollando, balbettando qualche parola fra i singhiozzo e
poi accasciandosi contro il muro. Shion l’afferrò per le spalle e la
scosse, incitandola ad aiutare Shyuh. Mokuren cercò di tapparsi le orecchie
con le mani, facendo di no con la testa, poi all’improvviso gridò:
- Non posso! Noi kicies
non possiamo guarire! Non posso, io so soltanto cantare!!-
Shion la guardò come da
lontano, con uno sguardo sfinito:
- E allora canta-.
- Non servirebbe a
niente… solo a fare altro caos. Mi dispiace, io non posso…-
Mokuren si era calmata.
Shion la strinse fra le braccia finché lei non si staccò e tornò da
Shyuhkaido. Shion gli tenne la mano, e Mokuren gli raccontò del suo amico
Sev Ohlu che avrebbe voluto aiutare più di ogni altra cosa al mondo, e che
invece aveva dovuto abbandonare, e di suo padre che le diceva che i kicies
possono solo cantare e piangere, e che anche lei era disperata e avrebbe
fatto qualsiasi cosa per salvare Shyuh o un altro dei suoi amici. Avrebbe
dato anche la sua vita e la sua kicie, se fosse stato necessario.
- E io che credevo che
voi kicies foste solo dei privilegiati! Non avrei mai creduto che… una di
loro mi dicesse che anche loro piangono… voi siete i prediletti di
Sarjarim-.
- La kicie mi ha fatto
solo soffrire fino adesso-.
- Non c’è differenza
fra un kicie sarjarian e un orfano di guerra!- disse Shion un po’
sollevato. Avrebbe voluto tanto che con qualche parola di chiarimento anche
Shyuh potesse guarire…
- Vado a prendere un
po’ d’acqua, va bene? Torno subito…- disse Mokuren. Shion posò la
testa sulle coperte accanto a Shyuh e chiuse gli occhi. Da quella posizione
poteva sentire chiaro, anche se debole, il battito del suo cuore. Se non
avesse saputo che era febbricitante, avrebbe detto che stava soltanto
dormendo. Il suo battito era molto regolare, e Shion si lasciò cullare
piano. Era come una musica rilassante, e anche il suo cuore si adeguò a
quel ritmo… tenendo la mano di Shyuh, pian piano scivolò nel dormiveglia.
Com’è caldo e bello il tuo sarces…
sembra una luce dorata. È dello stesso colore dei tuoi occhi, Shyuh… devi
stare davvero bene qui dentro, ecco perché non ti vuoi svegliare!
Vorrei stare per sempre qui anche io…
dentro di te… starei bene nel tuo cuore, è così grande… stai
sorridendo, vero? Chissà se stai sognando… forse posso riuscire a vedere
che cosa sogni… stai sognando me? Spero di no, altrimenti sarebbe un
incubo!
Sul serio, Shyuh, ci stai facendo morire
di preoccupazione… le ragazze sono disperate, almeno per la povera
Shyusuran, che si sta strappando tutti i capelli, dacci un segno,
riprenditi! Fallo per loro, se non vuoi farlo… per me.
Ci manchi tantissimo, Shyuh, mi manchi
tantissimo. Ti prego, non mollare, non sono pronto… a perderti. Shyuh, ti
prego…
- Shion, presto, sta
arrivando Gyoku!-
- Eh?- Shion si svegliò
di colpo, doveva essersi appisolato accanto a Shyuh.
- Dai, sbrigati, se ti
trova…-
- Shion…-
Mokuren ammutolì.
- Shion…-
Entrambi guardarono verso
Shyuh. Era lui che stava mormorando, sembrava dare segni di vita,
finalmente.
- Che è successo, Shion?-
- Non… lo so-.
Si erano scordati di
Gyoku. Adesso Shion sentiva che l’altro gli stringeva la mano, pur
restando incosciente.
- Mokuren, mi stringe la
mano!-
- Che succede qui?-
Gyoku era entrato senza che nessuno lo fermasse.
- E tu che ci fai qui?
Come sei uscito? Torna subito in cella, o Hiragi…-
- Adesso basta, Gyoku,
hai parlato anche troppo! Esci subito, Shion resterà con Shyuh finché vorrà!-
Mokuren spinse fuori
Gyoku e si chiuse la porta alle spalle, e Shion sentì che stavano litigando
animatamente, ma smise presto di ascoltarli, e tornò a concentrarsi su
Shyuh. Non ricordava che sogno stava facendo prima di essere svegliato, ma
non vedeva l’ora di riprovare. Era stata una sensazione talmente bella…
Kyaah…
È
il tuo gatto, vero?
Kyaah lo mangia, il sarces… perché
non gliene dai un po’?
Mi
piacerebbe conoscerlo… se stare qui è così simile a dormire con lui…
Allora, vieni, se ti svegli poi potrai
conoscerlo.
Gyoku
è lì?
No… lui non c’è.
Meno
male. Il suo viso non è la prima cosa che vorrei vedere, ora come ora.
E cosa vorresti vedere?
Qualcuno
che mi vuole davvero bene… qualcuno che è venuto a prendermi fino in
fondo al mio animo.
Shyuh, io ti…
Lo
so. Sono felice che sia proprio tu, sì, questo mi rende veramente felice..
Shion aprì gli occhi,
in tempo per vedere gli occhi di Shyuh aprirsi e affogarsi nei suoi. Gli
sembrò che il cuore gli scoppiasse nel petto e che stesse volando a dieci
metri da terra, leggero come un palloncino.
Avevi ragione, lian Kosshu!
- … non ti permetterò
di…-
Mokuren non era riuscito a trattenere oltre Gyoku.
Entrando videro Shyuh sorridente, con gli occhi aperti, e Shion che
stupidamente piangeva affondandogli il viso nel petto. Furono dieci secondi
che nessuno notò, ma che avrebbero potuto costare a Gyoku la vergogna più
grande della sua vita. Il suo viso era diventato completamente di fuoco ed i
muscoli del suo viso erano completamente svenuti, facendogli spalancare la
bocca fin quasi all’ombelico. Avrebbe quasi pianto. Quel buono a nulla di
Shion era riuscito a far guarire Shyuh, mentre lui era stato a trovarlo ben due volte e non era riuscito nemmeno a farlo muovere! (a
tutti i fan di Gyoku: mi dispiace […mica tanto…] ma Gyoku mi sta proprio
antipatico! Lo odio! Lo detesto! Lo aborro! Spero si sia capito. Grazie a
tutti) Quando Mokuren lo guardò, si era ripreso quasi del tutto.
Con voce soltanto un po’ alterata, disse:
- Shion, è meglio che
torni nella cella. Domattina ce la vedremo. Mokuren, prenditi cura di Shyuh.
Buon anno… buona notte-.
- Starà bene?- rise
Shion quando se ne fu andato.
- Per me è impazzito
del tutto. Shyuh non si è svegliato per lui che è Sarjarim sceso in terra
e l’ha fatto per te? Assurdo-.
- Mi sono perso
qualcosa?- chiese candidamente Shyuh, ed entrambi l’abbracciarono.
Quando Shion ritornò
nella sua cella, deciso a riposare per un paio d’ore, si accorse che non
c’era verso di dormire, con il cuore che gli batteva a mille e la testa
ancora posata sulla pelle tenera di Shyuh. Tuttavia quando Gyoku venne ad
esigere la sua vendetta – e magari un piccolo sacrificio umano- si sentiva
ancora leggero e contento,e gli sorrise, perfino.
- Shion, vogliamo sapere
come hai fatto ad uscire da qui. C’è qualcuno che ti ha aiutato?-disse
subito Gyoku.
- A parte che non ho
capito bene quand’è che sei diventato comandante supremo della stazione e
dio dell’universo – Hiragi arrossì fino alle orecchie – be’, non
l’immagini come sono uscito?- Mokuren fece un passo avanti, ben decisa che
Shion non si prendesse la colpa anche stavolta. – Ho usato il sarces-
concluse. Le tre ragazze rimasero interdette, ma Gyoku era deciso a
credere a Shion. Per una volta nella vita.
- Sei un demonio! Perché
diavolo continui a ribellarti, dannazione? Se fossi rimasto qui tranquillo a
quest’ora saresti anche potuto essere fuori. Ma no, lui deve sempre
strafare! Anche se la cella è a prova di sarces, lui si impegna per uscire
lo stesso, certo! Shion, tu di qui non verrai mai fuori se continui così!
Adesso aumenteremo la sicurezza della cella, e guai a te se uscirai ancora,
ma sarà impossibile! Hai capito?-
- La tua parola è
legge- lo prese in giro Shion. – Sicuro che respirare non ti serva?-
- Shion, ma perché
l’hai fatto? Così ti puniscono sempre per niente, avresti dovuto dire la
verità!- piagnucolò Shyusuran.
- No, sarebbe sembrato
solo un ammutinamento, e avrei seminato la discordia. Dai, è andato tutto
bene…-
- Lui ha ragione,
ragazze, anche se Gyoku è furioso Hiragi non potrà non tener conto che
Shion che ha svegliato Shyuh, e Shyuh stesso dirà che non è stato male per
colpa di Shion… uscirai presto, vedrai!-
Mokuren era proprio una
kicies. Non soltanto era in grado di rendere l’aria pura e dolcissima, ma
riusciva a dissolvere la tensione in un attimo.
- Grazie, Mokuren!-
- Ora dormi, altrimenti
cadi per terra quando meno te l’aspetti!-
Shion decise di seguire
il suo consiglio. D’improvviso si sentiva molto stanco e molto desideroso
del calore del suo letto, senza contare che era guardato a vista da Gyoku e
nessuno avrebbe potuto farlo uscire, nemmeno Mokuren. La kicies comunque lo
aggiornava sulla rapida ripresa di Shyuh e sulla difesa che anche lui stava
portando avanti per tirarlo fuori, e tutti avevano la sensazione che Hiragi
stesse per cedere.
Comunque passarono altri
cinque giorni senza avvenimenti notevoli. Sei giorni dopo il suo risveglio,
fu Shyuh a venire a ritirare il vassoio del suo pranzo, e ne approfittò per
entrare e sedersi con lui.
- Allora, come sta la
tua mano?-
- Molto bene, grazie,
Mokuren me l’ha curata al posto tuo-.
- Sembra che tu e lei vi
intendiate benissimo-.
Shion arrossì. – Già,
è molto buona con me… credo che lei pensi che dentro non sono come appaio
fuori!-.
- Shion, quella…
sincronizzazione, che abbiamo fatto quando ero malato… com’era stare
dentro di me?-
- Shyuh, era bellissimo.
Era tutto caldo e dorato, e ho pensato che non sarei mai voluto andarmene…
mi sentivo…-
- Sai, Mokuren mi ha
detto che cosa… che cosa ti ha fatto vedere quando avete guardato la tua
casa…- ora toccò a Shyuh arrossire.
- Be’, ormai devi
averlo capito, io mi sento bene se sto con te… come adesso-.
- Shion… voglio che tu
stia bene, voglio che stia bene davvero-.
Il medico si avvicinò
per baciarlo, come aveva fatto quando Gyoku l’aveva respinto.
- Non è né per Gyoku né
per nessun altro, questa volta. Solo per te. E per me. Ci siamo solo noi
due, Shion-.
Shion si sentì invadere
da un’ondata di calore quando Shyuh lo toccò. Teneva le mani sulle sue
spalle e la sua bocca era timidamente poggiata su quella di Shion; questi
aveva voglia di attraversare quella barriera, ma non era certo dei
sentimenti di Shyuh. Lo allontanò dolcemente.
- Shyuh, sei sicuro?
Io… voglio che sia proprio quello che desideri… solo quello che vuoi tu.
Non importa se non accadrà nulla fra di noi, dev’essere solo quello che
vogliamo entrambi-.
- Perché, tu non vuoi?
Io sono sicuro, non sono mai stato più sicuro di qualcosa durante la mia
vita… voglio stare con te, Shion. Voglio darti il mio corpo… come tu mi
hai dato tutto di te. Senza che io ti costringessi-.
Shyuh si mise in piedi
davanti a Shion e si fece scivolare di dosso la tunica. Sotto non aveva
niente, ed era bellissimo. Shion fece per raccogliere il suo abito e
rimetterglielo, ma il medico si sedette sul letto, accanto a lui, e Shion
non osò muoversi. Shyuh si diceva sicuro, ma forse era confuso, e lui
sapeva che sarebbe stata la sua prima volta.
- Shion, non ti piaccio
più? Quando penso a te… mi batte forte il cuore, io… io mi sono
innamorato di te! Ne sono certo!-
- E’ solo perché
qualche giorno fa ti ho svegliato dal coma. Se vuoi dimostrarmi la tua
gratitudine, questo mi basta, non…-
- Io voglio te! Ti
prego, possiamo essere felici… entrambi. Voglio che tu sia davvero a casa
tua… dentro di me-.
Gli occhi di Shyuh erano
sinceri. Non gli avevano mai mentito, perché non ne erano capaci. Ora lui
gli si offriva, ed era la cosa che Shion desiderava di più al mondo… ma
non a prezzo della sua infelicità. Adesso Shyuh voleva essere suo…
Shion lo spinse con
delicatezza sul letto, sotto di lui, baciandolo e violando le sue labbra con
la lingua. Shyuh rispose immediatamente, si lasciò andare e prese a
carezzare la testa di Shion, imprimendo un leggero ritmo al bacio. Shion si
staccò e lo guardò: era ansante e sorridente, e si sentì le lacrime agli
occhi da quanto era felice. Si spogliò rapidamente e si lasciò guardare
prima di sdraiarsi di nuovo su Shyuh. Voleva accarezzarlo tutto, godere e
fargli godere di tutto, portarlo al piacere per mano senza farlo spaventare
e senza fargli male. Doveva innanzitutto combattere con la sua voglia matta
di averlo al più presto, con l’urgenza che quel corpo di alabastro gli
dettava. Lo baciò sul collo e Shyuh rispose con dei gemiti divertiti. Forse
gli stava facendo il solletico! Le dita di Shyuh si immergevano nei suoi
capelli e lo massaggiavano voluttuosamente, e sembravano impazienti di
cominciare qualcosa di nuovo. Shion gli afferrò i polsi e gli stese le
braccia lungo i fianchi,poi gliele lasciò e cominciò a baciarlo più
sotto, sul petto, accarezzandogli l’addome e il ventre. Shyuh non sapeva
che fare; si mosse sotto Shion e sentì fra le gambe il membro dell’altro
contro il suo. Shion si sollevò un poco seguendo il suo sguardo. Rise
vedendo che anche lui era completamente eccitato.
- Che c’è?- gli
chiese. Shyuh non rispose. Mosse un paio di volte la mano ma non andò mai a
toccarlo. Shion allora glielo accarezzò lui, strappandogli un ansito
d’estasi; Shyuh piegò una gamba cercando di godere il più possibile di
quella carezza; voleva ricambiare quell’onda pulsante di piacere, e
cominciò ad accarezzare il petto dell’altro con le mani aperte, regolando
la pressione su quella che l’altro faceva sul suo sesso. Continuò a
scendere man mano che il piacere cresceva, e timidamente cercò di
ricambiare la carezza intima di Shion. Quest’ultimo cadde quasi in delirio
quando sentì quel tocco, e smise di accarezzare Shyuh, in attesa. Anche
Shyuh si fermò, temendo di aver sbagliato.
- Sì… bene…-
bisbigliò Shion, cercando di controllarsi. Ma non era più possibile.
Cominciò a spingere nella mano di Shyuh, guidandolo con la sua, mentre
portava l’altra ad accarezzarlo dietro, sotto l’apertura. Raggiunse il
piacere, e fu l’orgasmo più intenso della sua vita. Si premette contro
Shyuh e cercò di pensare a lui, che non era ancora venuto. Gli accarezzò
le natiche e l’interno delle cosce, facendolo tremare convulsamente, e
facendolo sussultare dalla sorpresa quando gli accarezzò il membro con la
lingua. Shyuh strinse i denti, cercando di contrastare le spinte convulse
del suo bacino nella bocca di Shion, ma ben presto fu inutile, e lasciò che
il suo corpo si lasciasse andare e si liberò nella bocca dell’altro.
- Oh, mi dispiace,
io…-
Shion lo zittì
baciandolo. La sua lingua assaggiò il sapore del suo seme dalla bocca di
Shion, e il suo corpo si lasciò guidare di nuovo da quello dell’altro
nelle carezze e nei baci. C’erano zone del suo copro che non credeva
nemmeno di avere, ed ora le avvertiva così sensibili ed eccitate… Shion
era caldo e tenero sopra di lui, e improvvisamente sentì di nuovo un calore
e una tensione salire dal suo inguine. Vide che anche Shion aveva di nuovo
un’erezione e si chiese se adesso toccava a lui, ma… Shion aveva altri
piani in mente, e Shyuh sapeva quali. Era stato lui stesso a dirgli che
voleva tenerlo dentro di sé. La sua apertura pulsava, e la paura che aveva
prima si era dissolta, espulsa con il suo seme quando Shion l’aveva
portato all’orgasmo.
Shion vi girò attorno
stimolandolo con i polpastrelli, poi portò di nuovo la testa fra le sue
gambe, e si assicurò di lubrificarlo prima con la lingua e poi con le dita
che spinse all’interno. Shyuh si irrigidì, impreparato.
- Dai… rilassati…
starai meglio…-
- Sì… sì…-
Il respiro caldo di
Shion fra le sue cosce lo stava facendo impazzire. Appena l’altro tornò
sopra di lui o accarezzò con veemenza, ansioso di ricambiarlo. Shion spinse
via la sua mano troppo irruente sorridendogli: - Piano, Shyuh…-
- Dimmelo, se vuoi che
smetta…- gli sussurrò Shion, togliendo le dita da dentro di lui
- No, continua… con…tinua-
gemette Shyuh, preso di sorpresa dal membro dell’altro che si appoggiò
fra le sue natiche. Shion continuò ad accarezzarlo e a baciarlo,
cominciando a muovere impercettibilmente i fianchi verso di lui, spingendo
lentamente.
- Ah!- Shyuh puntò le
mani contro il petto di Shion, opponendosi alla penetrazione, ma trasformò
il suo gesto in una carezza, tranquillizzato dal sorriso dell’altro.
- Rilassati, Shyuh, o ti
farà male…- Shion sperava che Shyuh si lasciasse andare, perché
altrimenti sarebbe stato terribile per lui e poi perché, al punto in cui
era arrivato, non sarebbe riuscito a tirarsi indietro anche se lui non
voleva più… per fortuna Shyuh respirò profondamente, cercando di calmare
il tremito che lo scuoteva, rilassò i muscoli e aprì un po’ di più le
gambe, affidandosi completamente a lui. Shion si mosse lentissimamente, il
più piano possibile, e Shyuh gettò indietro la testa, sorpreso da quel
piacere insolito. Shion cercò di moderare le sue spinte per dargli modo di
abituarsi al dolore, che comunque, a giudicare da come Shyuh pareva godere,
doveva essere sopportabile. Gli passò le mani sotto le ginocchia facendogli
piegare le gambe e spingendosi più profondamente. Shyuh lo aiutò
intrecciando le gambe sulla sua schiena e afferrandogli le spalle,
aggrappandosi completamente a lui. Il suo sesso era stretto fra i loro
corpi, e vibrava reclamando una carezza. Shion vi strinse attorno una mano,
strofinandolo con delicatezza, ma Shyuh mise la sua mano su quella
dell’altro facendola muovere più forte, più stretta, desiderando solo
avere piacere, e piacere.
Shion affondava il viso
sopra la sua spalla, e usava la lingua e i denti per moltiplicare le
stimolazioni e la tensione. Shyuh era del tutto fuori di sé e pensava che
non avrebbe mai più ripreso il controllo. Non credeva che due corpi
potessero darsi e ricevere reciprocamente tanto piacere, essere così
compenetrati da godere soltanto dell’espressione dell’altro. Shion
entrava sempre più profondamente in lui, sempre più veloce, e Shyuh non
poteva più controllare le spinte dei suoi fianchi, uguali e contrarie a
quelle dell’altro, e gli conficcava le unghie nella pelle, gridando parole
sconnesse che nella sua testa dovevano essere il nome di Shion. Era
bellissimo, ne voleva di più, di più… la mano di Shion che lo stringeva,
ed il suo sesso dentro di lui erano sensazioni talmente vive e vivide che
gli sembrava che i suoi sensi stessero impazzendo. Il suo seme schizzò
fuori inondando i loro due corpi stretti e anche Shion, con un’ultima,
vigorosa spinta venne dentro di lui riempiendolo con un’ondata calda che
gli strappò un ultimo gemito, e poi si accasciò su di lui, restandogli
dentro.
Shyuh voltò la testa da
un lato e cercò di asciugarsi gli occhi prima che Shion lo vedesse. Era
solo una lacrima furtiva, ma non voleva che l’altro lo vedesse! Non voleva
certo piangere dopo la sua prima volta!
- Shyuh, che c’è?…
ti ho fatto male?-
- No, no, è tutto a
posto… anzi…-
- Shyuh, se io…-
- No! Non volevo
piangere, non è colpa tua, è… è stato talmente bello, Shion!-
Shion uscì delicatamente da lui e gli si
stese accanto, una mano sotto il viso.
- Shyuh…- mormorò, spostandogli dalla
fronte una ciocca di capelli appiccicati dal sudore. Se gli avesse
confessato che anche lui adesso aveva voglia di piangere dalla gioia! Ciò
che aveva desiderato per tutto quel tempo si era finalmente avverato, e non
intendeva solo il sesso, ma il fatto che Shyuh, ora, ricambiasse il suo
sentimento a tal punto…
- Allora, come… come è stato? Ti
piace… la tua casa?- gli chiese Shyuh guardandolo con uno sguardo
malizioso che Shion non ricordava di aver mai notato sul suo viso.
- La mia casa non è solo… questo. È
anche qui- gli sfiorò gli occhi- e qui – la bocca- e qui- concluse
posando un dito sul suo torace, all’altezza del cuore. – Il sesso è una
cosa, ma è il tuo cuore quello che voglio-.
- Tu non sei mai contento- disse Shyuh
sorridendo. – Ma questa volta ti va male, perché da me avrai tutto quello
che desideri-.
Shion tornò sulle sue labbra e le baciò,
e Shyuh lo ricambiò con tenerezza, con voluttà, sentendosi ancora invadere
d’amore. Poi Shion si alzò a sedere e tirò le coperte sopra di loro,
nascondendoli in un nido caldo che li avrebbe protetti, almeno per un po’;
Shyuh gli circondò la vita con le braccia e prese la sua testa contro il
petto. Quando parlò, Shion si sorprese ad ascoltare intensamente le
vibrazioni che salivano dal suo petto, e quasi non sentì quello che
l’altro gli diceva.
- Sai, finora, mi sono sempre sentito
“diverso”, e non mi piaceva… non mi piacevo… e anche adesso con
Gyoku…-
- Gyoku?-
- Sì, quello che mi ha detto, come mi ha
respinto… ho sempre pensato di essere sbagliato, di avere qualcosa che non
va… ma quello che è successo fra noi non può essere così sbagliato…-
Shion rise piano, sorpreso da come fosse
buffa la cosa vista da due prospettive così diverse fra di loro.
- Io mi sono sempre sentito diverso, per
tutta la mia vita, ma non per questo… sono sempre stato l’orfano di
guerra, il bambino di cui anche le lian avevano paura, il bambino che non
aveva una vera famiglia ma solo un vida, quello che faceva sempre a botte, e
poi quello strano ragazzino che prendeva sempre ottimi voti e non faceva
amicizia con nessuno… io lo sapevo, come mi guardavano gli altri, e quello
che provavo per te… era l’unica cosa normale, per me. Non mi sono mai
sentito diverso o sbagliato, per questo-.
- Allora… sono contento di averti
sollevato un po’ il morale!-
Shion lo strinse, e per un po’ non
dissero niente. Poi Shion si alzò a sedere.
- Forse ora è meglio se torni nella tua
stanza…-
- Come? Vuoi già che me ne vada?-
- No, ma… se cominciano a cercarti e ti
trovano qui, scoppia il finimondo!-
- Ma perché? Non abbiamo fatto niente di
male, anzi…-
Ma Shion pareva davvero temere le reazioni
degli altri. Paradossalmente, adesso i ruoli si erano invertiti. Per
Shyuhkaido non ci sarebbe stato niente di più naturale che gridare a tutto
il mondo il suo amore per Shion, ma alla fine si lasciò convincere. Pensava
che quando finalmente Shion fosse uscito dalla cella tutto sarebbe andato a
posto, e invece non accadde nemmeno questo. Shion si rifiutava di rendere
pubblica la loro storia, e Shyuh ci stava male. Era forse perché non lo
riteneva alla sua altezza?
Anche Shion si stupiva del fatto che
continuava a trovare scuse con tutti. Soprattutto con Mokuren, non era
riuscito nemmeno a confidarle
che ormai lui e Shyuh stavano insieme… e anche se la kicie aveva capito
qualcosa, ad ogni sua domanda Shion glissava, insospettendola ancora di più.
Fu Shyusuran a fargli capire che cosa c’era che non andava.
- Ragazzi, questa è l’ultima consegna
di materiale! Col prossimo carico arriveranno i nuovi sette sfigati che si
chiuderanno qui dentro! Propongo un brindisi!-
Mentre la ragazza gli versava da bere,
Shion si accorse che la sua reazione era diversa da quella di tutti gli
altri. Loro brindavano perché fra tre settimane soltanto, finalmente,
sarebbero tornati a casa, sul loro pianeta, sulla terraferma in un posto con
tanto sole, aria vera… e tutti i loro amici e parenti. Lui avrebbe voluto
rimanere lì ancora perché… sì, perché lassù aveva Shyuhkaido tutto
per sé, e in verità nessuno gli rubava la sua attenzione… gli altri
cinque, in fondo, erano un male necessario e non erano poi così fastidiosi.
Ma tornati a casa… Shyuh aveva i suoi genitori, i suoi fratelli, i suoi
amici… e Shion aveva solo lui. Avrebbe dovuto dividerlo con tutti gli
altri e… gliene sarebbe rimasto ben poco. Voleva tenere il loro amore
tutto per sé anche lì sulla base perché nessuno li disturbasse, nessuno
desse loro fastidio e interrompesse il loro equilibrio. No, non voleva che
altre persone si mettessero in mezzo… divenne freddo, impercettibilmente
più distante da Shyuh, che se ne accorse ma fece finta di niente. D’altra
parte, anche lui era emozionato per il ritorno e un po’ preoccupato per
come sarebbero andate ora le cose fra di loro.
Le autorità avevano deciso di tenere
segreto per qualche settimana il loro rientro, in modo da acquisire senza
problemi i dati che avevano riportato dalla base lunare e per controllare se
ci fossero state contaminazioni o problemi. Avevano avuto il permesso di
contattare soltanto gli stretti familiari, e Shion non aveva chiamato
nessuno. Assistette da lontano ai saluti che le persone che li attendevano
rivolgevano alla navicella da quando l’avevano vista. Nessuno salutava
lui. Appena scesi, gli altri scienziati si fiondarono nelle braccia dei loro
parenti; vide che Mokuren abbracciava una donna senza capelli e con gli
occhi grandi; Gyoku era circondato dalla sua famiglia, e i fratelli gli si
accalcavano tutt’intorno; Hiragi baciava teneramente la sua fidanzata, e
anche Shyusuran ed Enjyu erano strette fra una decina di persone, e stavano
baciando e abbracciando tutti. Shyuh rideva fra le braccia di sua madre e
suo padre, e lui stava in mezzo a loro, in piedi, da solo, come un
deficiente. Comunque, anche se avesse avvertito la lian, dubitava che
sarebbe venuta ad accoglierlo. Magari invece avrebbe portato Kyaah… si
sentiva uno stupido per essersi volontariamente fatto del male.
Improvvisamente tutti si staccarono dai
loro abbracci e corsero a salutarsi l’un l’altro, vicino a Shion. Mentre
viaggiavano sulla navicella si erano scambiati indirizzi e numeri di
telefono, e mille promesse di risentirsi presto… Shyusuran girava
ripetendo: - Hai il mio numero? Avete tutti il mio numero? Qualcuno non ha
il mio numero?-
Si scambiarono baci e abbracci e grandi
pacche sulle spalle, amicissimi in quel quarto d’ora dopo cui finalmente
non si sarebbero rivisti mai più. Shion fu abbracciato calorosamente dalle
donne, Mokuren lo tenne stretto per un bel po’, sorridendogli, Hiragi gli
stinse la mano quasi piangendo e persino Gyoku lo salutava allegramente.
Shyuh era restato leggermente indietro. Mentre tutti, dopo aver svolto il
loro compito di bravi colleghi, tornavano dai rispettivi genitori ed amici,
loro due si guardarono immobili per un lungo istante. Che succede se ti do
un bacio, si chiedeva Shyuh. Si avvicinò, ma nel momento in cui stava per
abbracciarlo, Shion gli afferrò la mano e gliela strinse, con trasporto sì,
ma come un semplice collega. Niente di più. Quell’attimo passò e i
genitori di Shyuh tornarono a reclamarlo. Il ragazzo non riuscì a dire una
parola e andò via, insieme agli altri, per prendere il suo treno. Mokuren e
la sua amica stavano scendendo nella sotterranea, e per un pezzo le loro
strade sarebbero state le stesse.
- Vieni con noi?- disse la kicies.
- Preferisco camminare un po’. Ciao-
rispose Shion, e Moodo mormorò: - Che strano tipo-.
Il cuore di Shion era talmente in
subbuglio che si fece tutta la strada a piedi, e non servì nemmeno per
calmarlo.
- Che disastro!-
La sua casa era davvero sconfortante. Il
frigo era vuoto, e non aveva la minima voglia di fare la spesa. I teli con
cui aveva coperto i mobili erano grigi di polvere. L’aria dentro sapeva di
chiuso e l’elettricità era staccata. Ce ne sarebbe voluto per rimettere
tutto a posto… pensò a Shyuh che avrebbe trovato tutto amorevolmente
preparato dalla sua famiglia. Al diavolo! Comperò lo stretto necessario per
quella sera e poi andò subito a letto. Fra la base lunare e lì c’era un
jet-lag spaventoso. Sentiva tanto il bisogno di un corpo da stringere. Si
era abituato troppo a Shyuh nella stazione. Adesso anche Kyaah gli sarebbe
bastato.
Passarono quindici giorni. Il gatto era
tornato con lui, e la lian Kosshu lo aveva rimproverato molto per non aver
scritto e non averla avvertita del suo ritorno. La sacerdotessa aveva anche
compreso che qualcosa era successo nel cuore di Shion, ma non gli aveva
fatto domande. Quando le parlò di Mokuren, pur senza azzardare alcuna
ipotesi, la lian capì che qualcosa doveva essere cresciuto dentro il suo
protetto, che fosse dovuto al canto di una kicies oppure a qualcos’altro.
Adesso Shion soffriva meno perché Kyaah
riusciva a consolarlo, quando pensava a Shyuh. Avrebbe voluto chiamarlo, ma
se avesse risposto qualcun altro? Si sentiva un adolescente in preda alla
prima cotta, e in parte era proprio così, solo che non era un adolescente e
la sua non era una cotta. Ma per la prima volta si sentiva confuso,
spaesato, diversamente dalle storie precedenti in cui era sempre stato
spregiudicato e audace.
Poi il telefono squillò. Era una cosa
strana; nonostante le promesse, nessuno degli ex compagni lo aveva ancora
chiamato.
- Pronto?-
Silenzio.
- Pronto?-
- Shion?- Oddio, la sua voce!
- Shyuh!-
- Mi attaccherai il telefono?-
- No, ma… perché dovrei?-
- Shion, perché non mi hai più chiamato?
È già finito tutto?-
Il cuore di Shion si aprì in due.
- Che… che cosa dici? No, non… non è
finita!-
- Allora perché non mi hai voluto
salutare? Perché non mi hai più chiamato?-
- Avevo paura di disturbarti… di darti
fastidio. E poi… sarebbe troppo lungo da spiegare-.
- Ma mi vuoi ancora bene?-
- Certo!- aveva risposto con troppa
precipitazione e trasporto, ma ormai che cosa gliene importava?
- E allora potrai spiegarmi tutto di
persona. Ti va di… venire a trovarmi?-
- A… casa tua?-
- Ti prego… questo weekend, va bene?
Devi solo… prendere questo treno. L’hai scritto?-
- Sì, ma… sei sicuro, Shyuh?-
- Che c’è? Non mi vuoi più rivedere?
Mi sei mancato già troppo-.
- E va bene… d’accordo-.
A casa di Shyuh? Ricordava fin troppo bene
l’esperienza con Gyoku, era una cosa che gli era rimasta inflitta nella
mente troppo a lungo… ma anche a lui Shyuh mancava da morire. Forse ora
aveva un po’ di tempo libero da tutte le persone che volevano stare con
lui…
Alla stazione c’era solo lui ad
accoglierlo. Non voleva imbarazzarlo davanti ad estranei mentre si buttava
fra le sue braccia e lo baciava con passione.
- A casa mi spiegherai perché non mi hai
chiamato- gli disse poi a mo’ di rimprovero. Non gliel’avrebbe fatta
passare liscia!
- Mia madre non vede l’ora di
conoscerti!-
Shion non riuscì a controllare
l’imbarazzo davanti alla famiglia di Shyuh. Non sapeva davvero come
comportarsi, ma loro invece sembravano proprio sapere esattamente chi
avevano davanti. Letteralmente.
- E così tu sei il famoso Shion!- esclamò
la madre di Shyuh. – Finalmente ti conosco, Shyuh non fa che parlarmi di
te fin da prima del vostro ritorno-.
- Mamma, è più carino di quello che ci
aveva detto- disse sottovoce, arrossendo, una splendida ragazzina che
somigliava moltissimo a Shyuh, ma Shion la sentì lo stesso e arrossì.
A cena non si sentì un estraneo
catapultato in una famiglia di alieni. Lo trattavano davvero come uno di
famiglia, grazie al legame che aveva con il loro Shyuh, che fra l’altro
nessuno gli fece pesare, nemmeno il padre o i fratelli di Shyuh. La sera,
quando gli fecero vedere la stanza in cui avrebbe dormito, vide che aveva un
grande letto matrimoniale. La sua borsa era già sul letto, e stava già per
disfarla, quando entrò Shyuh lamentandosi:
- Mamma, ti avevo detto che Shion sarebbe
rimasto con me! Perché hai rifatto la stanza degli ospiti? Non trattarmi
come un bambino!-
- Poche storie, tesoro, qui Shion può
tenere le sue cose in ordine senza dover combattere con te! Se vuoi dormirà
di là ma le sue cose restano qui, intesi?-
Shion aveva assistito a quel battibecco
senza parlare, ma era arrossito fino alla radice dei capelli. Shyuh e sua
madre parlavano del fatto che avrebbero fatto sesso, quella notte – perché
di quello si trattava- senza battere ciglio.
- Ma… che cosa…-
- Che cosa credevi? Mia madre sa che cosa
c’è fra noi… lo sa fin dalla prima volta. Mi dispiace… tu volevi
tenere nascosta la nostra storia, ma… non ce l’ho fatta. Ero troppo
felice-.
- Oh, Shyuh…-
Che stupido che era stato! Shyuh aveva
subito condiviso la sua felicità con qualcuno, mentre lui non aveva fatto
altro che richiudersi in se stesso cercando di conservare intatto il loro
amore… e invece, se l’avesse condiviso con qualcuno, non avrebbe fatto
altro che accrescerlo.
- Shyuh, vorrei tanto che tu venissi a
vivere con me-.
- Speravo tanto che me lo chiedessi!
L’avevo già detto alla mamma e lei si è lamentata talmente che se adesso
mi rimangiassi la parola mi caccerebbe lei con la scopa! E così potrei
conoscere il tuo famoso Kyaah…-
- Sì! E c’è un’altra persona che
vorrei farti conoscere…-
La lian Kosshu sapeva che era tutta una
scusa. Shion in realtà non aveva avuto improvvisamente voglia di portare
Kyaah a trovare i bambini con cui aveva vissuto tanto tempo… lo si capiva
dalla sua espressione imbarazzata e da quel giovane che gli stava accanto
con il viso basso.
- Buongiorno, Shion! Qual buon vento ti
porta qui?-
- Salve, lian. Lui è Remsaine Shuyhkaido…
Shyuh-.
La lian lo guardò intensamente.
- E’ questo il “famoso” fiore che è
cresciuto nella base spaziale, allora!- esclamò alla fine, allegramente.
Shion e Shyuh arrossirono all’unisono,
ma poi Shion prese la mano dell’altro.
- Sì. E siamo tornati a casa insieme-
- Molto bene. Tu sei felice, Shion?-
Il ragazzo sorrise, comprendendo
immediatamente. Si voltò verso Shyuh.
- Tu sei felice, Shyuh?-
Shyuh non capiva il significato di quel
discorso fra i due, ma non poté trattenere un sorriso radioso.
- Sì, certo che lo sono-.
- Lo sono anche io, lian-.
- E allora anche io sono felice. Hai
capito ora?-
- Certamente. Ora possiamo tornare a casa,
Shyuh-.
Sì, a casa. In tutti i sensi. Adesso
Shion non era più solo.
- Shion-
- Dimmi-
- Che significava quel discorso fra te e
la lian? C’è qualcosa che io non so?-
- Mmm… magari un giorno te ne parlerò.
Puoi aspettare?-
- Ma certo. Posso aspettare anche per
sempre. Ormai… non te ne puoi più andare!-
- Chi è che se ne vuole andare? C’è
voluto un viaggio fino a KK-101 per farmi capire che…-
Che
la mia casa è sempre stata qui vicino, ero solo io lo stupido che non la
vedeva.
Si
può rinascere in molti modi, molte volte, anche senza morire.
Che strano, questa frase gli suonava molo
strana. Come se l’avesse pensata e detta qualcun altro. Ma che importava.
Importava solo che era vera.
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