Strawberry fields forever

Parte IX

di Francine

 

- Ragazzi, dato che questa è l’ultima sera che passiamo qui, ho deciso di lasciarvela libera- disse Akagi pulendosi la bocca con un tovagliolo.

- Dato che stasera è la festa di Tanabata, potremmo andare tutti assieme in paese a vedere la fiera, che ne pensate?- propose Kogure guardando a destra e a manca in cerca di consensi.

- Mi sembra una buona idea…- commentò il capitano passandosi una mano sotto il mento- E già che ci siamo, andremo tutti al tempio a pregare per la buona riuscita del campionato e per la pronta guarigione del signor Anzai…-

I ragazzi dello Shohoku si alzarono da tavola e raggiunsero le scale della pensione Yamamoto.

Erano le otto di sera, ma c’era ancora luce e l’eco della festa giungeva fino in cima alla collinetta su cui si trovava la pensione.

- Vi aspetto qui sotto tra un quarto d’ora!- fece categorico Akagi imboccando la rampa di scale in legno di faggio.

Hanamichi salì distrattamente in camera, dopo aver osservato il cielo estivo volgere dall’azzurro al porpora e sfumare, in seguito, verso i toni del blu.

Come aprì la porta della stanza, trovò Rukawa intento a fare i bagagli per il giorno dopo. A quella vista gli si strinse il cuore: il pensiero volò subito ad un’altra partenza, ben più seria.

" Kacchan partirà per gli USA non appena finiranno i campionati nazionali…" si ricordò Hanamichi serrando i pugni.

Entrò come una furia nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle con uno scatto secco.

- Che diamine stai facendo?- chiese a Rukawa con gli occhi fiammeggianti dalla rabbia.

L’altro, senza alzare la testa verso il compagno, rispose placidamente:- I bagagli…-

Hanamichi prese il polso di Kaede, serrandolo forte tra le mani: questi si voltò verso di lui, fulminandolo con lo sguardo.

- Che ti prende?- intimò gelido Rukawa, strattonando il polso prigioniero.

Sakuragi fissò la faccia incollerita del suo Kacchan, quindi, senza trovare due parole di senso compiuto, lasciò la presa e scosse la testa.

- Scusami…- disse alzandosi e uscendo dalla stanza.

Kaede lo vide uscire senza dire una sola parola.

Quella era la prima volta che, dal loro litigio in palestra, scambiavano mezza parola.

" Hacchan… che cosa aspetti a chiedermi di tornare insieme?" pensò Rukawa abbassando la testa e riprendendo a fare la valigia.

Prese le ultime maglie e le sbatté con violenza all’interno della sua sacca blu notte. Chiuse la chiusura lampo, si mise un berretto in testa e scese all’appuntamento con il resto della squadra.

La via che portava al tempio principale era costellata di bancarelle coloratissime: c’erano chioschi che vendevano anguilla affumicata, takoyaki, maschere per bambini e tanto altro ancora.

Tra la folla spensierata, i ragazzi incontrarono anche le figlie della signora Yamamoto, con indosso due splendidi yukata color carta da zucchero.

- Buona sera…- fece loro Yoko, la figlia maggiore, una ragazza paffutella e sempre sorridente.

- Buonasera a lei, signorina…- fece Akagi aggiungendo al saluto un compito inchino.

Yoko sorrise, mentre sua sorella minore squadrò i ragazzi con aria truce.

- Chi sono questi?- chiese con voce acida la ragazza dai lunghi capelli castano scuro.

- Tsugumi!- la riprese la sorella dandole una pacca con il gomito- Loro sono nostri ospiti!-

- Sì, sì…- fece la ragazza fissando Mitsui- Io vado a cercare Maria…-

Detto ciò, quella bambolina dalla voce antipatica si allontanò dalla comitiva e si diresse tra la folla, alla ricerca di qualcuno.

- Vi prego di scusarla…- fece Yoko mortificata- Mia sorella ha un carattere impossibile…-

- Non si preoccupi, signorina Yoko- la rassicurò Akagi- Anche nella nostra squadra ci sono dei ceffi con un carattere assurdo…- disse lanciando un’occhiataccia all’indirizzo del quintetto base della squadra.

- Siete venuti a pregare al tempio?- chiese Yoko cambiando volutamente argomento.

- Sì, speriamo di poter vincere i campionati nazionali e che il nostro allenatore si ristabilisca al più presto…- confessò Akagi con aria sicura.

- ma allora qui urge una terapia d’urto!- disse la ragazza con fare serio- Mia madre vi ha messo del bambù nano in camera, l’avete visto?- proseguì sorridendo al capitano dello Shohoku.

- Sì, ma cosa c’entra?- chiese questi alla ragazza.

All’interno degli shoji troverete delle pergamene e dell’inchiostro per vergare i rotolini ed appenderli al bambù nano. Il cielo è sereno, e la Tessitrice ed il Pastore riusciranno ad incontrarsi!- concluse la ragazza strizzando l’occhio.

- Grazie mille- fece Akagi inchinandosi davanti alla ragazza- Noi andiamo al tempio. Buonasera.-

- Buonasera a voi…- rispose la ragazza profondendosi a sua volta in un inchino compito.

I ragazzi ripresero la loro marcia alla volta del tempio, che dominava la collina a picco sul mare.

Giunti davanti all’altare maggiore, si disposero ordinatamente in fila ed Akagi si avvicinò al cordame rosso e bianco. Introdusse una monetina da cento yen nella fessura posta sotto al cordame e tirò energicamente il paramento, generando un allegro e tintinnante scampanellio.

Akagi batté per tre volte le mani, imitato all’unisono dai compagni, quindi si voltò verso di loro.

- E adesso pregate per quello che volete… Siete liberi di andarvene in giro, ma badate di rincasare per le ventitré. Chiaro?- disse il ragazzo squadrando i suoi compagni, fermandosi principalmente su Sakuragi, Mitsui e Rukawa.

Il gruppo si dissolse in tante piccole comitive, mentre Hanamichi si avvicinava anch’egli al cordame e richiamava l’attenzione degli dei sul suo desiderio.

" Fa che io possa diventare abile al punto da non intralciare più Kacchan nel basket! E fa che sia felice negli Stati Uniti!" pregò con tutto il cuore il ragazzo battendo le mani e tirando le campanelle.

Si voltò: non vedeva nessuno accanto a sé, tutti quanti se ne stavano andando verso la via principale, ricca di attrazioni e cibarie.

Hanamichi scosse la testa e si diresse a spron battuto verso la pensione Yamamoto.

Entrò in camera e notò la sacca di Rukawa già bella e pronta in un angolo della stanza.

Non aveva voglia di fare la sua, quindi estrasse il futon dallo shoji e si preparò a stenderlo sul tatami.

Notò qualcosa di nero, posto alla destra dei due trapuntini: lo prese e vide che si trattava di un astuccio per l’inchiostro.

Era stato usato da poco, ma l’avevano accuratamente ripulito e riposto nell’armadio.

Tutt’a un tratto si ricordò del discorso fatto dalla figlia del proprietario: si voltò verso la finestra e notò una piantina di bambù nano.

Si avvicinò, col cuore a mille: se avevano usato l’inchiostro, voleva poter dire una cosa sola.

Rukawa aveva scritto il suo desiderio per Tanabata e l’aveva legato alla pianta.

Trovò, infatti, un cartoccio di pergamena sistemato sul retro della pianta, ben nascosto da sguardi indiscreti.

L’aprì con il cuore in gola.

" So che non è giusto, ma devo sapere che cosa prova per me!- si disse Hanamichi srotolando con lentezza esasperante quel pezzo di carta- Devo sapere se sono ancora in tempo!"

Aprì con cura il rotolo, lo stirò un po’ con i polpastrelli e lesse il desiderio che il suo Kacchan aveva affidato alle stelle.

"Fa che il mio amato Hanamichi torni sui suoi passi.

Vorrei tanto tornare a stare con lui!"

Hanamichi sentì le lacrime inondargli gli occhi.

- Kacchan… amore mio…- singhiozzò il ragazzo stringendo quel foglio come se fosse una reliquia.

In quel momento squillò il cellulare.

Sulle prime, Hanamichi non lo sentì neppure, tutto preso com’era dal desiderio che aveva espresso Rukawa. Verso il decimo squillo, il ragazzo estrasse l’apparecchio dallaa tasca dei pantaloni e rispose ruggendo al malcapitato di turno.

- E’ così che si risponde agli amici?- gli chiese la voce di Mito dall’altra aprte del telefono.

- Yohei! Grazie al cielo!- disse Sakuragi all’amico- Stammi a sentire e dammi un consiglio…-

Raccontò all’amico per filo e per segno tutto ciò che era successo durante quel ritiro, senza omettere alcun particolare.

Yohei ascoltò pazientemente, incurante della bolletta astronomica che sarebbe arrivata ai suoi, quindi, come l’amico gli ebbe chiesto cosa dovesse fare, sospirò e chiuse gli occhi.

- Hana… va da lui e fate pace!- disse semplicemente il ragazzo.

- ma, ma.. lui deve andare negli USA… se gli dicessi che lo amo non credo che partirebbe!- disse Hanamichi in supporto alla sua teoria.

- Ascoltami: quanti anni avete tu e Rukawa?- chiese Mito facendo ricorso a tutta la sua pazienza.

- Quindici, perché?- disse Hanamichi con un’ingenuità disarmante.

- E tu pensi che se fosse così in gamba da giocare nel NBA a quindici anni, non l’avrebbero già preso? Vai da lui, ADESSO! E non tornare a casa senza aver fatto pace con Rukawa! CHIARO?- tuonò il suo migliore amico dall’altra parte della prefettura.

- Ma..ma..-

- NIENTE MA! E ADESSO SBRIGATI! CHIARO?!!!- urlò Mito attaccando la cornetta in faccia al suo migliore amico.

" Maledetto cretino!" pensò il ragazzo incrociando le braccia al petto e chiedendosi come potesse esistere gente così beota come il suo amico Hanamichi.

Il beota, spinto dalle parole di Mito, si ficcò in tasca il cellulare e scese per le scale a rotta di collo.

Corse fino in paese, alla ricerca di Rukawa o di qualcuno che l’avesse visto.

Trovò Yasuda, che assieme a Kogure e Shiozaki, stavano mangiando dei takoyaki davanti ad un chiosco.

- Quattrocchi!- urlò Hanamichi a Kogure, che per poco non si strozzò con un pezzo di polipo- Hai visto Rukawa?-

- Hanamichi, calmati. Io non l’ho visto dalla visita al tempio. Perché è successo qualcosa?- gli chiese il vice capitano preoccupato. Non aveva mai visto Sakuragi sconvolto a quella maniera, tantomeno per Rukawa.

- Maledizione!- imprecò il ragazzo dai capelli rossi cercando di scorgere tra i passanti il suo volpastro.

Senza rispondere alla domanda fattagli da Kogure, l’ala grande dello Shohoku riprese la sua folle corsa alla ricerca dell’amato.

" Qualcosa non va… Sarà meglio chiamare Akagi!" pensò Kogure andando alla ricerca del capitano.

- Yohei! Sono io… E’ successo un casino! Non trovo Rukawa da nessuna parte!- disse Sakuragi non appena l’amico prese la comunicazione- Dove posso cercarlo?-

Mito scosse la testa e sospirò.

- Possibile che lo conosca più io di te?- gli chiese il ragazzo esasperato- Dove cazzo vuoi che stia un asociale come lui, se non a dormire o ad allenarsi in palestra? Se non è già tornato alla pensione, vai a vedere a scuola! Pezzo d’idiota!-

Yohei attaccò il telefono in faccia all’amico.

" Devo ricordarmi di fargli ripassare il galateo!" si promise Hanamichi ricacciando in tasca il cellulare e riprendendo a cercare Rukawa. Tra la folle vide Ayako che, assieme a Mitsui, faceva il tifo per Miyagi, intento a pescare con un retino di carta un pesce rosso da una vasca.

- Ayako!- la chiamò il ragazzo trafelato ed ansimando per la corsa- Hai dato a Rukawa il mazzo delle chiavi della palestra?- chiese esalando profondi respiri.

La ragazza lo guardò perplessa.

" Hanamichi che si preoccupa per Rukawa? Domani nevicherà blu!" pensò la ragazza rispondendo al compagno.

- Sì, le ho date a lui, perché?-

Non ebbe risposta: Hanamichi girò sui tacchi e corse come un fulmine verso la scuola media Takezawa.

 

Le luci accese ed il ritmico tamburellare della palla sul parquet confermarono la presenza di Rukawa all’interno della costruzione.

Hanamichi scostò un poco la porta d’ingresso e vide la luce dei suoi occhi portarsi sotto canestro provando dei tiri liberi.

Fissò l’anello, tese i muscoli, alzò le braccia tirò e… fuori.

Per poco Hanamichi non cadde sulle ginocchia.

Kaede Rukawa, la stella del basket delle superiori aveva sbagliato un canestro!

" Ci sarei riuscito anch’io!" pensò con molto ottimismo il ragazzo.

Deglutì a vuoto, vedendo che il suo Kacchan si era inginocchiato e si era preso la testa tra le mani.

- Perché… perché?…- mormorava piano.

- Sbagli tutto!- disse Hanamichi prendendo il coraggio a due mani e varcando la soglia della palestra.

- Le gambe vanno messe così e il busto deve stare in questa posizione. E poi ricorda: una mano tira, l’altra serve solo d’appoggio…- disse Hanamichi posizionando Rukawa nella mezzaluna di tiro.

Quest’ultimo lo lasciò fare curioso di sapere che diavolo avesse in testa quel mentecatto di cui si era innamorato.

I loro sguardi s’incrociarono, incatenandosi l’uno nell’altro.

Fu Hanamichi a rompere il silenzio.

- Scusami, se puoi…- disse accarezzando con il dorso della mano la guancia destra di Rukawa.

- So che non ho alcun diritto di chiederti di restare qui, invece che andare negli USA, ma vorrei che sapessi che se ho scelto di rompere, è stato perché sentivo di aver tradito la tua fiducia e non volevo essere una palla al piede per te…-

Kaede lo guardò con aria interrogativa.

- Che cazzo stai dicendo? Sei scemo? Quando mai io ti avrei ritenuto una palla al piede?- chiese questi inarcando un sopracciglio- Io ti amo, Hacchan! Ti AMO!- concluse prendendo il viso dell’altro tra le mani.

- Io non sono alla tua altezza… Non vorrei che tu restassi indietro per colpa mia…-

- La finisci di dire cazzate?- gl’intimò dolcemente Rukawa avvicinando le proprie labbra a quelle del suo ragazzo e baciandole con riverenza, come se fossero una reliquia.

Cinse il busto di Hanamichi con le sua braccia affusolate e gli carezzò la schiena con movimenti ampi e lenti.

- Io ti amo…- sussurrò all’orecchio del suo "imbecille", mordendo il lobo destro- Voglio stare con te e basta! Al diavolo tutto, al diavolo anche il basket!-

- Kacchan, che dici?- intervenne Hanamichi allontanandosi dall’altro e fissandolo nei suoi occhi blu- Se tu andassi negli States faresti una carriera folgorante! Non è giusto che tu rimanga qui solo per me!-

Rukawa, stanco di parlare, intrappolò la bocca di Hanamichi con le proprie labbra: l’altro, perplesso e stupito, ricambiò quel bacio con passione, staccandosi solo per respirare.

- Negli States ci andrò dopo aver finito il liceo… Anche il signor Anzai dice che sarebbe meglio aspettare che il mio stile maturi ancora un po’, prima di spiccare il volo…- confessò Kaede accarezzando i corti capelli del suo Hacchan.

- ma allora tutto quel discorso?-

- Avevo deciso di aspettare, ma dato che era una tortura per me starti vicino senza stare con te… avevo deciso di partire ugualmente.- continuò a raccontare con il viso nell’incavo del collo di Sakuragi.

Questi strinse forte il suo ragazzo fin quasi a soffocarlo.

- Kacchan… ti prego, torna insieme a me!- sussurrò all’orecchio dell’altro con voce rotta dall’emozione.

" Sta tremando…" notò felice Rukawa, percependo sulla propria pelle i brividi che correvano lungo tutto il corpo di Hanamichi.

- Sì…- sussurrò a sua volta, perdendosi in un caldo e appassionato bacio.

I due ragazzi scivolarono sul parquet della palestra, avviluppati in un unico essere pulsante e vibrante.

- Quei due guastafeste!- borbottava Akagi dirigendosi con Kogure verso la pensione Yamamoto- Mai che si possa stare in pace con loro!-

- Anzi, sono andati fin troppo d’accordo, non credi?- sentenziò l’altro arrancando su per la salita.

- Se li ho messi insieme, non credi che volessi proprio questo?- sibilò il capitano al suo voce, voltandosi verso due note figure che venivano loro incontro.

Miyagi e Ayako stavano tornando verso il paesino, camminando mano nella mano.

- Capitano… Che ci fai qui?- chiese Ayako arrossendo, ma stringendo forte la mano di Ryota nella sua.

- Siamo venuti a cercare quei due imbecilli di Rukawa e Sakuragi- rispose Akagi lanciando un’occhiata complice a Miyagi.

- Non sono qui…- rispose questi arrossendo.

- Eh? Ma allora dove diamine sono?- sbottò Kogure preoccupato che i due si fossero dati appuntamento per un regolamento di conti.

- In palestra…- disse Ayako- Sakuragi mi aveva chiesto se per caso Rukawa si fosse recato in palestra: io gli ho detto di sì, per cui è altamente probabile che sia andato alla scuola media…-

- Forza, allora! Siamo ancora in tempo!- sbraitò Akagi girando sui tacchi ed iniziando a correre verso la scuola madia Takezawa, seguito da un preoccupato Kogure e due attoniti Ayako e Miyagi.

 

Al loro arrivo trovarono le luci accese, ma nessun suono proveniva dall’interno dell’edificio.

- Fa che non sia troppo tardi!- pregò Akagi aprendo di scatto la porta scorrevole.

Lo spettacolo che si presentò ai loro occhi li lasciò di sasso.

Hanamichi si staccò dalle labbra di Rukawa solo per riprendere fiato.

Guardò il viso del suo amore imporporato da un tenue rossore sulle guance e sul collo, mentre constatava i segni lasciati dai suoi baci alla base delle spalle.

La maglietta di Kaede era arrotolata per terra accanto a quella di Hanamichi, mentre i loro pantaloncini iniziavano a diventare troppo stretti per via della crescente eccitazione che li stava coinvolgendo.

Kaede passò una delle sue diafane mani tra i rossi capelli del suo amante.

- Il mio campo di fragole…- sussurrò dolcemente ad Hanamichi, che si chinò su di lui e gli baciò la fronte.

Come rialzò il capo, vide qualcosa con la coda dell’occhio di stonato: si voltò in quella direzione e restò di sasso.

Akagi, Kogure, Ryota e Ayako erano apparsi sulla porta e li stavano fissando.

 


 

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