Strawberry fields
forever
Parte VIII
di Francine
Hanamichi corse a rotta di collo per la
discesa che portava alla spiaggia, travolgendo con la sua foga un paio di
ragazzi che passeggiavano per strada.
- Guarda dove vai, idiota!- gli ringhiò
dietro una voce sconosciuta, cui Hanamichi rispose : - Scusatemi!- senza
voltarsi.
Sentiva i polmoni ardere sotto la sua
pelle, tanto il suo respiro era frazionato; tuttavia, schivando
miracolosamente un paio di automobili, giunse fino alla spiaggia e si
lasciò cadere in ginocchio sulla sabbia.
Respirò avidamente la brezza salmastra
che gli arrivava da quella massa nera che doveva essere il mare, la testa
reclinata all’indietro, mentre il sudore colava lungo le tempie ed il
collo.
Aprì gli occhi abbracciando l’immensità
dell’estivo cielo stellato.
Assoluto.
Fu la prima parola che gli venne in
mente, seguita dall’immagine del suo adorato Kacchan.
Strinse le mani sulla stoffa dei leggeri
pantaloni estivi che indossava: probabilmente, adesso il suo Kacchan stava
osservando quelle medesime stelle assieme a Mitsui.
La rabbia s’impossessò di ogni singola
fibra del suo essere, tanto che le nocche del ragazzo sbiancarono e sentì
la smania irrefrenabile di sfogarsi.
In un attimo, caricò un pugno e lo
scagliò contro la sabbia.
" Come è stato possibile?"
pensò il ragazzo mantenendo la posizione.
" Quando è successo?" si
chiese sferrando un altro colpo con la mano destra.
" Perché sono stato così
idiota?" proseguì prima di sfogare tutta la rabbia che aveva in
corpo contro la calda sabbia su cui si trovava.
- Mitsui senpai…-
La voce fresca di Ayako chiamò Hisashi
mentre scendeva a mangiare. Il ragazzo la guardò chinando la testa da un
lato: che diavolo poteva volere da lui Ayako?
Scese con fare noncurante e si rivolse
alla ragazza fissando un punto non ben definito del suo viso.
- Che ti occorre?-
Ayako fece una moina e sorrise al
ragazzo.
- Vorrei parlarti… ma non adesso, non
vorrei che Ryota ci vedesse…- gli sussurrò la ragazza accompagnando le
sue parole con uno sguardo molto eloquente.
Mitsui si sentì avvampare: che Ayako si
fosse presa una cotta per lui?
Il suo ego maschile urlò
prepotentemente, mentre sorrideva a sua volta alla bella manager della
squadra.
- E quando, allora?- rispose sfoderando
uno dei suoi migliori sorrisi.
- Dopo cena, nel giardino sul retro…-
sussurrò la ragazza entrando in sala da pranzo con un guizzo.
" Vecchio mio, il tuo fascino non ha
subito danni da quando ti sei tagliato i capelli…" si disse Mitsui
con un sorriso compiaciuto e sicuro.
Entrò nella stanza, sedendosi al fianco
di Kogure.
- Dov’è Miyagi?- chiese Akagi senza
fissare il ragazzo.
- Arriva, arriva, si stava solo cambiando
per la cena…- rispose Mitsui sollevando il coperchio dal piattino che
era davanti al suo posto.
Finita la cena, il ragazzo se la svignò
alla chetichella, approfittando della serata libera che aveva concesso
loro il Gorilla.
Uscì dalla pensione e, assicuratosi di
non essere seguito da nessuno, girò al primo angolo e scavalcò la
recinzione di legno: piombò nel giardino sul retro della costruzione e si
accoccolò da un lato, non appena si accorse che qualcuno si stava
avvicinando.
" Sarà Ayako, ma è meglio non
farsi vedere…" pensò spostando un cespuglio davanti ai suoi occhi,
in modo che non gli coprisse la visuale.
Una figura sul metro e settanta si
avvicinò lentamente verso il giardino, avendo cura di restare nel cono
d’ombra prodotta dalle nuvole.
- Sei qui?- chiese la voce di Ayako,
protesa verso il buio.
- Sì!- dissero all’unisono Mitsui e
Miyagi, uscendo dai loro nascondigli.
Entrambi rimasero spiazzati dalla
presenza dell’altro: Mitsui sgranò gli occhi, mentre Miyagi stava per
avventarsi contro il rivale.
- Che ci fai tu qui?- chiese stupefatto
Mitsui, guardando ora Ayako, ora Ryota.
- Ayacuccia mia…- pigolò il playmaker
in lacrime – Come hai potuto farmi questo?- concluse con un tono degno
della peggior soap opera.
Ayako, per tutta risposta, fissava
compiaciuta i due ragazzi, che, foglie tra i capelli e i vestiti, la
squadravano prima perplessi, poi torvi.
- Ayako, rispondi alla mia domanda!-
disse infine Mitsui con tono imperioso- Che ci fa Miyagi qui?-
- Bada al tono che usi per rivolgerti a
lei!- ringhiò Ryota afferrando l’altro per il bavero della maglia.
Il ventaglio della ragazza piombò sulle
loro teste, smorzando i toni velenosi che la faccenda stava prendendo.
- Avete finito?- li sgridò incrociando
le braccia al petto – Mentecatti!-
- Bada a come parli!- la riprese Mitsui-
io sono pur sempre un tuo senpai!-
Il ventaglio di Ayako si abbatté
nuovamente sulla testa dell’ex teppista, che si portò le mani sul capo.
- Imbecilli che non siete altro!- proseguì
la ragazza portandosi la preziosa arma sulla mano sinistra- Mi spiegate
che avete fatto a Rukawa e Sakuragi?- chiese sporgendosi verso di loro.
I due, sentendosi colti in castagna,
assunsero un’espressione disinvolta che confermò ad Ayako le sue
ipotesi: quei due avevano messo lo zampino in qualcosa di già incasinato,
finendo per peggiorare la situazione.
- Non so a cosa tu ti riferisca, Ayako…-
fece Mitsui rialzandosi ed aggiustandosi i vestiti.
- Ma davvero…- fece la ragazza
sorridendo- e allora perché mai oggi ti sei strusciato contro Rukawa?-
chiese rivolgendo il ventaglio contro il suo interlocutore.
- L’ho solo placcato stretto, come mi
aveva chiesto Akagi…- si giustificò questi sollevando le spalle e
mettendosi le mani in tasca.
- A me quello tutto sembrava tranne che
un placcaggio…- sentenziò Ayako inarcando un sopracciglio- Qui le cose
sono due: o ti sei divertito a mettere zizzania tra quei due, oppure devo
dedurre che tu ti sia innamorato di Rukawa…-
Mitsui si sentì scoperto.
- E’ vero… le cose stanno così: io
amo Rukawa, ma non so come farglielo capire…- disse il ragazzo
inscenando una scena madre degna di quella di Ryota.
- Ah sì? Peccato che l’espressione da
porco che avevi quando ti ho chiesto d’incontrarci dimostri
tutt’altro, Mitsui…- rispose Ayako con un sorriso di scherno.
- Tana!- disse Ryota alzando le mani, tra
gli insulti del compagno.
- Volete decidervi a dirmi che cavolo
avete in testa, voi tre?- sbottò Ayako avvicinandosi ai due con fare
minaccioso.
I due giocatori si guardarono l’un
l’altro, finendo per sospirare.
- Sediamoci, Ayacuccia, è una storia
molto lunga…- le disse Miyagi indicando una panchina di pietra arenaria
posta in fondo al giardino.
Rukawa corse per tutto il paese, cercando
e chiamando il suo Hacchan a gran voce.
Non aveva mangiato ed era corso per
strada così com’era, giusto il tempo d’indossare un paio di scarpe da
ginnastica.
Aveva corso di qua e di là, ma invano:
Hanamichi sembrava essersi dissolto nel nulla.
" Maledizione!!!- si disse il
ragazzo voltando la testa a destra e a sinistra- Dove diavolo sei,
Hanamichi?"
Nella foga, si scontrò con qualcosa di
duro. Due ceffi dalle facce poco raccomandabili lo stavano fissando con
aria di sfida.
- Scusatemi, non vi avevo visto…- disse
spicciamente il ragazzo superando i due figuri.
- Aspetta un attimo…- disse uno dei
due, mentre l’altro si era rimesso a terra- Il mio amico, qui, si è
fatto molto male…- proseguì indicando il compare che, tenendosi una
mano, si lamentava per il doloro che diceva di provare.
Rukawa li fissò con sguardo gelido.
" Teppisti…" formulò mentre
malediceva ogni prezioso istante che passava con loro invece che andare
alla ricerca di Hanamichi.
- Non posso essere stato io…- sentenziò
il ragazzo facendo per andarsene.
- Non ancora…- gli disse l’altro,
prendendolo saldamente per un polso.
Rukawa si voltò ad osservare il suo
seccatore: era poco più basso di lui, ma aveva dalla sua il fatto di
essere più robusto, mentre l’altro, che adesso si era rialzato, era ben
piazzato.
- Credo che tu dovrai darci un po’ di
soldoni, se vorrai che ti lasciamo andare…- minacciò il più alto,
mimando il gesto con la mano libera.
- Dacci tutto quello che hai in tasca,
amico…- caldeggiò l’altro, accerchiando Rukawa alle spalle.
- Mi dispiace per voi- rispose questi
impassibile- ma sono uscito così com’ero e non ho che poche cartacce in
tasca.-
- Ma davvero?- disse il capo banda- Vorrà
dire che per ripagarci, ci permetterai di pestare a sangue questo bel
visetto…-
- Mi sa che ti andrà buca, da ora in
poi, con le ragazze…- sghignazzò l’altro fermando Rukawa per le
spalle.
- LASCIAMI!- gli ordinò l’ala piccola,
cercando di divincolarsi dalla stretta dell’avversario.
Un primo pugno si fermò sulla guancia
sinistra di Rukawa, mentre il secondo gli arrivò alla bocca dello
stomaco, mozzandogli il respiro.
- Beh, adesso che hai sentito i miei
pugni non fai più tanto lo sbruffone, eh?- lo canzonò il capo branco
prendendogli il viso tra due dita.
Rukawa lo fulminò con gli occhi e gli
sputò in faccia.
- …maledetto bastardo!- imprecò
l’altro- Adesso te la faccio passare io, la voglia di fare lo stronzo
con me!!!!- disse caricando un altro pugno e stampandolo ben in faccia
alla sua vittima.
Il pestaggio proseguì per alcuni minuti
tra gli sghignazzi e le risa sadiche dei due.
" Maledetti… devo trovare
Hanamichi…" pensava il ragazzo mentre era pestato a sangue dal
teppista.
- Hana…- sospirò tra un pugno e
l’altro, come a voler invocare il nome dell’amato.
- Che hai detto, femminuccia?- gli chiese
il teppista avvicinandosi al suo viso- Hai chiamato la tua troietta?-
- Perché non glielo prendi a calci,
capo?- suggerì l’altro, sghignazzando di sadico piacere.
- Perché non la finisci di dire cazzate?-
disse una voce sconosciuta ai due, ma ben nota alla vittima.
Hanamichi Sakuragi aveva visto da lontano
quel pestaggio, e, non ritenendo poco onorevole uno scontro due contro
uno, aveva deciso d’intervenire.
- Che c’è? Sei bravo a prendertela
solo con chi non si può difendere?- chiese Hanamichi portandosi le mani
sui fianchi ed avanzando verso i due teppisti.
- Che cavolo vuoi, stronzo?!- rispose il
caporione incenerendolo con lo sguardo- Non sono fatti tuoi!-
Sakuragi si avvicinò ancora, scorgendo
la fisionomia della vittima: quello pestato da quei due balordi era
proprio il suo amato Kacchan.
- MALEDETTISSIMI BASTARDI!!!!!!!- tuonò
Hanamichi sferrando un diretto portentoso alla mascella del capo banda.
Questi cadde al suolo come se fosse stato
di carta. Il suo braccio destro, intimorito dalla fine poco gloriosa del
suo capo, mollò la presa su Rukawa all’istante, indietreggiando di un
passo.
Hanamichi, frattanto aveva cominciato a
riempire di calci il malcapitato che aveva deciso di pestare Rukawa.
- Bastardo!- ringhiò il ragazzo
sferrando l’ennesimo calcio al corpo del teppista.
Un gemito di dolore richiamò
l’attenzione del ragazzo verso il compagno: Rukawa era a terra, mentre
del suo aggressore non c’era più traccia.
- Kacchan come stai?- chiese preoccupato
Hanamichi, avvicinandosi al suo amato volpino.
L’altro teppista ne approfittò per
darsi alla fuga, ma Hanamichi sembrò non accorgersi più di lui,
dimentico del tutto di stare nel bel mezzo di una zuffa.
Il ragazzo dai capelli rossi diede una
prima occhiata alle ferite riportate dal compagno, quindi se lo mise su
una spalla e iniziò ad avviarsi verso la palestra della scuola media del
paese.
Come arrivò davanti alla palestra, si
frugò nelle tasche, alla ricerca delle chiavi.
- Che stai facendo?- gli chiese Kaede
volgendo verso di lui un occhio pesto da far paura.
- Abbiamo pulito la palestra Kogure ed
io, oggi, per cui devo avere ancora le chiavi in tasca… Eccole qua!-
concluse il ragazzo estraendo dalla tasca un mazzo tintinnante.
Introdusse una chiave blu nella toppa ed
aprì il lucchetto della porta, trascinandovi dentro il suo Kacchan.
Depose il prezioso carico sul pavimento,
assicurandosi di chiudere la porta alle sue spalle, quindi si diresse di
buona lena verso gli spogliatoi.
Tornò dopo poco reggendo tra le mani la
cassetta del pronto soccorso: l’appoggiò a terra ed esaminò le ferite
riportate da Rukawa.
Il ragazzo aveva un occhio nero e
sembrava aver preso diversi pugni sul viso e alla bocca dello stomaco.
Sakuragi tolse la maglia al compagno cercando di decidere quale parte del
corpo necessitava di cure immediate.
- maledetti bastardi!- imprecava
Hanamichi aprendo la cassetta ed estraendone garza, bende e disinfettante-
Ma si può sapere che cazzo ci facevi da solo in quella strada? E dove
cazzo era Mitsui? Questa me la paga!!!-
Rukawa guardava estasiato quel ragazzo
passargli un po’ di tintura di iodio sulle ferite, tanto che non sentì
alcun bruciore quando il medicinale toccò la carne viva.
" Hacchan…" pensava il
ragazzo fissando con occhi adoranti il suo amore.
Le lacrime, represse per tanto, troppo
tempo, iniziarono a chiedere spazio e trovarono senza fatica una via
d’uscita.
Hanamichi alzò la testa, accorgendosi
che il suo Kacchan stava piangendo.
- Ti fa male?- chiese ingenuamente
fissando l’altro nei suoi profondi occhi scuri.
Rukawa scosse il capo.
- Ma allora perché stai piangendo?-
chiese Hanamichi con aria perplessa.
- Idiota!- disse Kaede prima di
abbracciarlo con tutta la forza che aveva e di trascinarlo con sé sul
pavimento.
Sakuragi affondò con il viso nella massa
di seta nera che adornava la testa del suo amato volpino, annusando
l’odore speziato della pelle del ragazzo.
Chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal
battito del cuore di Rukawa, che sentiva battere da sotto la pelle del
ragazzo.
- Hacchan…- disse questi tra i
singhiozzi- Io ti amo…-
Hanamichi aprì gli occhi di scatto e si
divincolò dalla presa dell’altro.
- Mi dispiace, Rukawa, ma tra noi è
tutto finito…- mormorò l’ala grande alzandosi ed iniziando a riporre
le garze nella cassetta.
- NO!!!!- gridò l’altro con quanto
fiato aveva in gola, facendo tremare i vetri della palestra.
- Adesso smettila…- gl’intimò
Hanamichi con sguardo severo.
- Adesso smettila un cazzo!!!- ringhiò
Rukawa prendendolo per le spalle ed incatenando il suo sguardo in quello
dell’altro.
Hanamichi restò senza fiato sentendo le
dita d’argento del suo Kacchan toccare la sua pelle nuda, e si perse nei
profondi occhi blu del ragazzo, sebbene minacciassero tempesta.
- Io non so cosa tu abbia nel cervello,
ma io sono stufo di sentirti dire tutte queste cazzate!- sbraitò Rukawa,
gli occhi ridotti a due microscopiche fessure- Io ti amo e tu ami me…
Negalo, se ci riesci!-
Sakuragi non rispose, ammutolito
com’era da quello scatto d’orgoglio del ragazzo dai capelli neri.
- Allora perché, Cristo, PERCHE’ ti
ostini con quest’atteggiamento? – continuò Rukawa avvicinando il suo
viso a quello di Hanamichi- Non voglio aspettarti, voglio vivere con te,
adesso, il nostro amore!-
- BASTA!- sbottò l’altro
divincolandosi dalla presa di Kaede- Io adesso come adesso, sarei solo un
peso per te! E’ meglio così, per te prima di tutto…- disse il ragazzo
raccogliendo la cassetta.
CIAFF.
Hanamichi si ritrovò a terra, la guancia
destra che pulsava all’impazzata. Alzò la testa trovando gli occhi di
Kaede ardere come fuochi nella notte.
- Tu non sei un peso per me!- chiarì il
ragazzo sillabando ogni singola parola- Tu sei l’unica cosa che mi
permette di andare avanti in questo mondo di merda!-
- E il basket?- chiese Hanamichi
alzandosi in fretta e fronteggiando l’altro.
- Idiota…- sussurrò Rukawa
socchiudendo gli occhi- Pensi che il basket riempia la vita di una persona
come può farlo l’Amore?-
Sakuragi rimase stupito da
quell’affermazione: non sapeva se era perplesso dalla loquacità di
Rukawa, oppure se a sorprenderlo era quella dichiarazione appassionata.
- Il basket ti riempie la vita, ma non ti
aiuta ad affrontare i problemi, non ti è accanto quando va tutto storto,
quando avresti solo voglia di spegnare tutto e girarti dall’altra parte.
Non mangia con te, non si siede con te davanti al fuoco scoppiettante di
un camino, non resta sveglio ad ascoltare il ticchettio della pioggia sul
vetro della finestra, non condivide con te gioie e dolori, non si esalta
per un tuo successo, né ti consola dopo un fallimento!- disse il ragazzo
tutto d’un fiato stringendo saldamente i polsi di Hanamichi.
- Kaede…- sussurrò questi fissando gli
occhi adoranti del compagno riempirsi di lacrime.
Rukawa lasciò la presa.
- Io ti amo, Hacchan- proseguì chinando
la testa verso il pavimento- Ma ho anch’io il mio orgoglio, e non ti
chiederò più di tornare assieme a me. -
Sakuragi ascoltò in silenzio il discorso
che aveva iniziato Rukawa.
" Sono un imbecille…" si
disse temendo fosse troppo tardi per rimediare.
- Kacchan, io…- tentò di dire prima di
essere interrotto dalla voce atona di Rukawa.
- Non ho finito… Sappi che, se questa
è la tua ultima parola, sarò ben felice di disfarti della mia
presenza…-
- Che stai dicendo?- chiese Hanamichi
allarmato, temendo che l’altro minacciasse di fare un’idiozia.
- Che ho deciso di partire per gli USA.
Voglio andare a giocare negli States e diventare un professionista del
NBA.- chiarì il ragazzo allontanandosi di un passo- Ne parlerò con il
signor Anzai e partirò subito dopo la partita contro il Kainan.- concluse
allontanandosi e lasciando di stucco Hanamichi.
Come la porta della palestra si chiuse
davanti la schiena di Rukawa, il ragazzo dai capelli rossi cadde sulle
ginocchia, abbandonandosi ad un pianto irrefrenabile.
" Che ho fatto?" si chiese
portandosi le mani sugli occhi e lasciando che le lacrime facessero
fuoriuscire tutta l’ansia e lo sgomento provocatogli da quella
conversazione.
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