Strawberry fields
forever
Parte VII
di Francine
Kaede entrò nell’ofuro posto al
pian terreno della pensione Yamamoto: si sedette su un sedile di legno di
cedro laccato, s’insaponò i capelli e prese a lavarsi furiosamente la
schiena.
Le piastrelle bianche a motivi geometrici
blu, poste davanti al ragazzo, riflettevano la sua figura slanciata e la
sua carnagione pallida.
Prese la manopola della doccia e sciacquò
via il bagnoschiuma al muschio bianco, che portò con sé, oltre allo
sporco, anche la stanchezza accumulata durante quella giornata.
Chiuse l’acqua, rimise a posto le sue
cose ed entrò nella vasca, piena d’acqua calda, posta in fondo alla
stanza.
Il suo corpo si rilassò non appena entrò
in acqua: socchiuse gli occhi e lasciò andare la mente a briglia sciolta.
"La giornata non è stata delle più
esaltanti…- pensò il ragazzo appoggiando la testa al bordo della vasca,
gli occhi socchiusi per filtrare la flebile illuminazione della stanza- ma
ho dalla mia il fatto di passare qui un’intera settimana…"
Sorrise: sarebbe riuscito a far
capitolare e ragionare quel testone di Hanamichi.
" O non mi chiamo più Kaede Rukawa!"
si disse per l’ennesima volta da quando Akagi aveva comunicato a tutta
la squadra del ritiro in vista della partita contro il Kainan.
Aveva preso la sua decisione: se
Hanamichi non fosse tornato in sé, lui avrebbe parlato al signor Anzai
del suo proposito.
In realtà, Rukawa aveva già discusso
con il proprio allenatore circa l’opportunità di andare a giocare negli
Stati Uniti per diventare un professionista del NBA; tuttavia, considerato
anche il parere negativo datogli da Anzai, aveva deciso di rimandare la
partenza fino al momento in cui sarebbe stato effettivamente pronto per
quel salto.
" Però… vedere Hacchan tutti i
santi giorni e non poter fare nulla per ribaltare la situazione è troppo
stressante! Tanto vale cercare di emigrare, sperando di
dimenticarlo!" aveva pensato il ragazzo uscendo da casa del proprio
allenatore.
Non appena aveva saputo del ritiro, aveva
preso la sua decisione: sarebbe partito immediatamente per gli USA se non
fosse riuscito a far pace con Hanamichi.
Stava per appisolarsi, quando il rumore
della porta scorrevole destò in lui un minimo bagliore di lucidità.
Volse gli occhi blu verso l’entrata e
vide il suo Hacchan, con indosso un leggero yukata azzurro polvere,
avanzare nella stanza e posare le sue cose accanto allo stesso sedile che
aveva usato lui poco prima.
Hanamichi, accortosi della presenza di
Rukawa, proseguì dritto, senza dare a vedere di essere emozionato: il suo
orgoglio gli impediva di palesare apertamente quali sentimenti nutriva in
realtà per il suo Kacchan.
" Hai fatto la scelta giusta,
Hanamichi…" si ripeteva il ragazzo camminando in direzione
dell’oggetto dei suoi desideri, che sembrava dormire sprofondato nella
vasca da bagno.
Accortosi del fatto che in realtà Rukawa
era ancora sveglio, seppure per poco, si fermò bruscamente prima e posò
le sue cose accanto al sedile di lacca nera.
Era talmente emozionato da non accorgersi
di muoversi a scatti, tanto che lo shampoo e il doccia schiuma gli caddero
a terra, uno a destra e l’altro a manca.
Rukawa, che si stava gustando la scena
con la coda dell’occhio, sorrise, sicuro che le sue labbra non potessero
essere viste da dentro l’acqua.
" Che imbranato…- pensò il
ragazzo, sollevato di generare quell’effetto in Hanamichi- Allora non
gli sono del tutto indifferente…"
Mentre Hanamichi raccoglieva le sue cose,
che continuavano a sgusciargli via dalle mani, Rukawa uscì dall’acqua e
raccolse il bagnoschiuma del compagno.
Questi, voltosi a cercare la boccetta di
plastica blu, notò due mani affusolate porgergliela con eleganza: alzò
gli occhi e vide davanti a sé Rukawa, in versione nature,
passargli il bagnoschiuma con fare interrogatorio.
- Credo sia tuo- gli disse con voce calda
e roca il ragazzo.
Hanamichi distolse immediatamente lo
sguardo e afferrò in malo modo la bottiglia.
- Grazie…- disse a mezza voce, aprendo
la confezione e versandosi un po’ di sapone sulle mani.
Rukawa prese un asciugamano, se lo fissò
in vita e si diresse verso il disimpegno del bagno, dove aveva lasciato lo
yukata fornito loro dalla pensione.
Chiuse la porta alle sue spalle senza
voltarsi verso Hanamichi: si asciugò in fretta, si rivestì e fece per
andarsene, quando incontrò nel corridoio Mitsui e Miyagi.
- Hai visto per caso Hanamichi?- gli
chiese il playmaker.
- E’ dentro…- rispose il ragazzo
superandoli e sparendo su per le scale.
I due giocatori si guardarono e decisero
di entrare immediatamente nel bagno.
Come varcarono la porta, videro Hanamichi
intento a lavarsi la testa: la foga che il ragazzo metteva nel gesto era
immotivata, data la scarsissima lunghezza della sua chioma.
- Vuoi diventare calvo?- gli chiese
Mitsui accomodandosi accanto a lui ed iniziando a sciacquarsi.
Ryota, poiché Hanamichi non aveva
risposto alla provocazione, decise di sporgersi verso il compagno e solo
allora si accorse che stava piangendo.
- Che cavolo ti è successo?- chiese
preoccupato il ragazzo.
- Niente…- rispose Hanamichi passandosi
rapidamente una mano sugli occhi arrossati- Mi è andato dello shampoo
negli occhi. Adesso mi sciacquo e passa tutto…- disse prendendo la
manopola della doccia ed aprendo il getto al massimo.
Si sciacquò velocemente, sotto lo
sguardo attento di Mitsui e Miyagi ed imboccò l’uscita frettolosamente.
- Ma Hanamichi…- lo trattenne la voce
di Ryota – Non ti immergi nell’acqua?-
- Sono troppo stanco…- disse il ragazzo
uscendo alla chetichella dalla stanza.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo
d’intesa e finirono di lavarsi.
Entrati nella vasca, Miyagi, preoccupato
seriamente per l’amico, si girò verso Mitsui ed aprì il discorso.
- Che cavolo credi gli sia successo?-
Mitsui rimase per un po’ in silenzio,
quindi, guardando il compagno, scosse semplicemente il capo.
- Credo che abbia agito d’istinto,
pentendosi poi a danno fatto…- sentenziò la seconda guardia dello
Shohoku incrociando le braccia sul petto.
- Tu credi che c’entri in qualche modo
Rukawa?- chiese Miyagi prima d’immergersi nella vasca.
- Sì… non so in che modo, ma c’entra
lui, mi ci gioco le palle!- rispose il ragazzo assumendo un’espressione
seria.
Ryota riemerse dall’acqua e guardò
fisso l’amico.
- Che intenzioni hai?-
- Beh, la cosa più sensata da fare
sarebbe parlare con Rukawa, ma so già che negherebbe tutto, anche sotto
tortura.- ammise il ragazzo abbassando la testa- Da Hanamichi riceverei
una bella testata, e non caveremmo un ragno dal buco ugualmente…-
- Prima di andare a pranzo mi avevi detto
di avere un piano…- disse Ryota all’amico, curioso di sapere cosa
avesse in mente l’ex teppista della squadra.
- Prima capiamo cosa c’è sotto, poi
agiremo di conseguenza- rispose Mitsui sorridendo- Anche se credo che un
po’ di sana gelosia aiuterebbe quei due a riavvicinarsi…-
- Dici?- chiese Miyagi, non troppo sicuro
dell’idea che aveva avuto il suo compagno- e se dovessimo peggiorare la
situazione?-
Rukawa scese al pian terreno ed entrò
nella sala da pranzo della pensione. Trovò i suoi compagni ad attenderlo
al tavolo, mancavano solo Miyagi, Mitsui e Sakuragi.
- Rukawa, dov’è Sakuragi?- chiese
Akagi all’ala piccola.
- Non so…- rispose questi con
noncuranza, sedendosi al tavolo in disparte.
Il centro si scambiò un’occhiata con
Kogure, quindi si rivolse all’ultimo arrivato.
- Rukawa, fin tanto che staremo qui,
sarete responsabili gli uni verso gli altri. Hanamichi è il tuo compagno
di stanza, quindi ESIGO che tu sia informato di ogni suo singolo
spostamento, CHIARO?!!!- disse il ragazzo alzando la voce.
- Non sono la sua balia…- fu la
risposta che diede Rukawa, scrollando le spalle.
- Ebbene, lo diventerai seduta stante, se
ti preme mettere qualcosa nello stomaco!- tuonò Akagi battendo un pugno
sul tavolo- Trova Sakuragi e portalo qui, anche di peso!-
Kaede, riluttante, si alzò e si diresse
a spron battuto verso la stanza che divideva con Hanamichi, scontrandosi
con Miyagi e Mitsui sulla soglia della sala da pranzo.
- Ehi, pivello, guarda un po’ dove
vai!!- tuonò il ragazzo dai capelli corvini lanciando un’occhiataccia a
Rukawa.
La voce di Akagi intimò loro di entrare
e non appena giunti al tavolo, il capitano dello Shohoku fece loro lo
stesso discorso fatto a Rukawa.
Mitsui sorrise: adesso sapeva cosa fare
per aiutare quei due a fare pace.
Rukawa entrò nella sua stanza come una
furia.
Hanamichi giaceva sdraiato sul tatami, lo
yukata semi aperto, completamente addormentato ed indifeso.
Kaede sentì il proprio stomaco contrarsi
ed una sensazione di fuoco misto a gelo propagarsi dentro di lui. Si chinò
sul compagno, seguendo i contorni del viso con il dito indice.
" Quanto sei bello, amore
mio.." pensò il ragazzo ammirando il viso soave e disteso del suo
Hacchan.
" …se rimane così si buscherà un
accidenti…" osservò notando che non si era asciugato
completamente.
Aprì lo shoji ed estrasse un futon
che distese per terra: lo aprì e vi adagiò sopra Hanamichi, il quale,
avendo un sonno molto pesante, non si accorse di nulla.
Rukawa indugiò ancora ad osservare il
viso disteso del ragazzo mentre questi dormiva. Accertatosi che stesse
bene, posò sulla sua fronte un bacio in punta di labbra e scese a
mangiare.
Quando si risvegliò, Hanamichi fece
fatica a riconoscere la stanza in cui si trovava. Sbattè le palpebre un
paio di volte, per svegliarsi per bene, e si mise seduto sul futon.
" Mmh… mi trovo in un letto che
non è il MIO… con indosso un pigiama che non è il MIO…" si
disse il ragazzo esaminando lo yukata che aveva indosso.
Si voltò alla sua destra e oper poco non
fu vittima di un infarto: Kaede Rukawa dormiva sdraiato al suo fianco.
Per un attimo, Hanamichi credette che
tutto quello che era successo in quelle ultime due settimane fosse stato
solo un brutto sogno; tuttavia, quando si passò una mano tra i capelli,
si accorse, suo malgrado, che invece era la pura realtà. Lui e Kacchan si
erano lasciati.
"Anzi, a dirla tutta sono stato io a
lasciare Kacchan… che idiota…" pensò il ragazzo guardando il
viso di Rukawa illuminato dai raggi del sole mattutino. I suoi capelli e
le sue gote erano piacevolmente illuminati da un sottile filo d’oro, che
donava un po’ di luce alla diafana pelle del ragazzo, creando un
contrasto cromatico piacevole.
Hanamichi sentì l’impulso
irrefrenabile di abbracciare quel ragazzo e sommergerlo di baci, quegli
stessi baci che da tempo sognava di regalare alla persona che gli aveva
rubato il cuore.
All’improvviso, un assolo di chitarra
elettrica fece balzare il cuore in gola al ragazzo.
It's so easy love because you got friends
you can trust
Friends will be friends, When you're in need of love they give you care
and attention
Friends will be friends, When you're through with life and all hope is
lost
Hold out your hands because friends will be friends, right till the end
Friends will be friends, When you're in need of love they give you care
and attention
Friends will be friends, When you're through with life and all hope is
lost
Hold out your hands because right till the end
Friends will be friends
La radio sveglia di Rukawa era entrata in
funzione, trasmettendo una canzone dei Queen a tutto volume, riempiendo la
calma tranquillità della pensione Yamamoto.
- Maledizione!!!!- sbraitava Hanamichi
cercando dove diavolo potesse essere quella radiosveglia.
Frattanto, Akagi e Mitsui erano
letteralmente piombati nella stanza delle due matricole pronti a fare a
pezzi chiunque fosse stato a fare quel casino di prima mattina.
- CHE DIAMINE STAI FACENDO, PEZZO
D’IDIOTA?!!!- fu il saluto che Hanamichi ricevette dal suo capitano,
prima che un pugno ben assestato piombasse sulla sua testa.
- DEFICIENTE; VUOI CHE CI SBATANO
FUORI?!!!- tuonò un inviperito Mitsui, volgendo al ragazzo dai capelli
rossi un dito medio ben alzato.
- Non è colpa mia…- pigolò Hanamichi
mentre un DJ aveva preso il posto della musica e parlava a tutta manetta
di chissà cosa.
- Spegni quell’affare, prima che ti
disintegri…- sibilò con fare truce Akagi guardando Hanamichi come se
stesse per polverizzarlo all’istante.
- Se solo sapessi dove diamine è quella
sveglia, lo farei!- rispose quest’ultimo, ripromettendosi di far pagare
al suo Kacchan quello scherzetto.
Rukawa, intanto, si era girato verso i
tre, ed aveva aperto di poco gli occhi: aveva allungato una mano verso il
cuscino di Hanamichi traendone fuori l’oggetto incriminato e premendo un
tasto.
La musica cessò di botto e la pensione
ripiombò nella quiete mattutina.
Rukawa, come se niente fosse, si sdraiò
di nuovo e riprese a dormire.
Akagi, Mitsui e Sakuragi, furenti per
essere stati svegliati in modo così poco piacevole, presero di peso il
ragazzo e lo trascinarono fino al laghetto artificiale del giardino della
pensione, lanciandovelo dentro senza tante cerimonie.
Rukawa saltò fuori dall’acqua , gli
occhi sgranati e completamente zuppo come un pulcino. Si guardò attorno e
vide solo Sakuragi ridere come un matto: balzò fuori dall’acqua e si
avventò addosso al ragazzo con tutta la foga che aveva in corpo.
- Maledetto imbecille!!!- tuonò Kaede
picchiando Hanamichi, che cadde a terra di schiena.
Akagi prese Rukawa per la collottola,
neanche fosse stato un gatto, e lo scrollò energicamente.
- Abbiamo finito di dare spettacolo?-
sibilo fissando l’ala piccola dritta negli occhi. Questi, ancora furente
per il modo in cui era stato svegliato, ringhiò qualcosa
d’incomprensibile all’indirizzo del suo capitano.
- Fatemi ancora uno scherzo del genere e
vi sbatto a dormire nella palestra della scuola! CHIARO?!!!!- tuonò Akagi
fissando ora l’uno ora l’altro dei due mentecatti che aveva portato
con sé- Ed ora, filate! Dieci giri di corsa prima di fare colazione!
Muoversi!-
- Forse sarà il caso che prima si
vestano…- suggerì Mitsui rientrando nell’edificio, seguito da un
abbattutissimo Sakuragi.
"… maledetto Rukawa… maledetto
Rukawa… maledetto Rukawa…" si ripeteva come un disco rotto
Hanamichi effettuando il sesto giro del corso principale del paesino.
Il "maledetto Rukawa" lo
precedeva di pochi passi, estremamente seccato dal sentirsi addosso gli
occhi delle ragazze del paese che incontravano strada facendo.
" Che avete da guardare stupide
oche?" si chiedeva il ragazzo lanciando alle donne sguardi capaci di
congelare persino un frigorifero; queste, però, erano inspiegabilmente
attratte dai suoi magnetici occhi blu e scambiavano gli sguardi che il
ragazzo lanciava loro come una sorta di compiacenza che questi provava nei
loro confronti.
Hanamichi, smesso di maledire il nome del
compagno, notò anch’egli le facce estasiate delle ragazze che
squadravano il suo Kacchan, mangiandoselo con gli occhi.
" Come si permettono? Lui è
mi…" pensò il ragazzo, interrompendosi all’ultima parola.
" Kacchan non è più mio… sono
stato io stesso ad allontanarlo da me…" rammentò a se stesso il
ragazzo, rallentando il passo ed assumendo un’espressione contrita.
Rukawa notò con la coda dell’occhio il
compagno rallentare e tornò indietro verso di lui.
- Che hai?- gli chiese fermandosi a pochi
passi da lui.
- Niente…- rispose questi senza
degnarlo di un solo sguardo.
Rukawa, esasperato da quel comportamento,
lo prese per un polso e se lo trascinò dietro fino alla pensione.
Varcarono la porta della loro stanza e solo allora Kaede lasciò il polso
di Hanamichi, che si lamentò per il modo in cui era stato trattato.
- Ma sei impazzito?- chiese con voce
rabbiosa all’altro, che lo squadrò dall’alto in basso, le braccia
appoggiate sul petto.
Rukawa continuò a fissare Hanamichi con
un’espressione seria e scura in volto finché Mitsui non fece capolino
da dietro la porta.
- Rukawa?- chiese il ragazzo dopo aver
bussato sull’intelaiatura di legno- Posso parlarti un istante?-
Kaede guardò la guardia della squadra,
annuendo ed intimando ad Hanamichi, con voce che non ammette diniego:- Noi
non abbiamo ancora finito…-
Quindi, uscì dalla stanza e andò via
assieme a Mitsui.
Hanamichi rimase sbalordito: che diamine
voleva dire con quelle parole?
E poi, per quale motivo Mitsui era venuto
a chiamare Rukawa?
" Fra quei due non è mai corso buon
sangue…" pensò il ragazzo prendendosi il mento nell’incavo della
mano destra.
Rimase qualche minuto a pensare a quella
strana visita.
" Qui gatta ci cova…" pensò
Hanamichi scendendo a fare colazione.
Dopo aver trascorso tutta la giornata ad
allenarsi, lo Shohoku rientro sfinito dalla palestra che la scuola media
Takezawa aveva messo a loro disposizione per gli allenamenti.
Durante tutto il tragitto fino alla
pensione, Sakuragi aveva mandato sguardi inceneritori all’indirizzo di
Mitsui, che, durante la partitella d’allenamento, aveva marcato Rukawa a
uomo.
"Un po’ troppo a uomo…"
secondo il pensiero che Sakuragi, roso dalla gelosia, aveva espresso su
come si erano svolti i fatti.
Mitsui si era strusciato con il corpo
addosso a Kaede, con movimenti ai limiti della decenza, cosa che aveva
fatto andare il sangue al cervello all’ala grande della squadra.
Il Genio del basket avrebbe tanto voluto
strozzare con le proprie mani quel pagliaccio di Mitsui, mentre il resto
della squadra guardava con un po’ di stupore Rukawa subire il pressing
dell’avversario.
" Rukawa… come puoi non riuscire a
smarcarti da Mitsui? Coma fai a non prenderlo a pugni?- pensava Sakuragi
digrignando i denti- Io l’ho visto strusciarsi addosso a te!!! E con un
fine ben diverso da quello della marcatura!!!!"
Entrati in camera, Hanamichi buttò la
propria borsa per terra e si gettò di schiena sul tatami.
" Al diavolo, maledetto imbecille!!!
Se ti piace tanto Mitsui, prenditelo pure!"
- Mi ascolti, idiota?-
La voce di Rukawa strappò Hanamichi ai
suoi foschi pensieri.
- Che vuoi, volpastro?…- rispose
digrignando i denti e fissando Rukawa con odio.
- Dobbiamo scendere a cena e Akagi si è
raccomandato che io non ti perda di vista. Andiamo?-
Sakuragi si alzò in piedi e si diresse
verso Rukawa con fare minaccioso.
- Già… immagino che preferiresti
occuparti più da vicino di Mitsui, vero?- insinuò il ragazzo con
un’espressione omicida negli occhi.
- Ma che idiozie dici?- replicò Rukawa,
sbalordito dalla reazione del compagno: che il piano di Mitsui stesse
dando i suoi frutti?
- Non fingere… Ho visto come ti
marcava, oggi, e come tu non volessi liberarti della sua presenza…
Almeno non essere ipocrita con me!- sbottò Hanamichi ad un passo dal naso
di Kaede.
- Sei per caso geloso, Hanamichi Sakuragi?-
chiese l’altro inarcando elegantemente un sopracciglio.
- Ma non dire assurdità!!!- sbottò
Hanamichi, rosso come un peperone.
- E allora perché mai stai facendo tutto
questo casino?- chiese a sua volta Rukawa, avvicinandosi al ragazzo, le
mani sui fianchi.
- Già… questa è una bella domanda!-
ringhiò l’altro uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta scorrevole
alle spalle con uno schianto.
Come sentì i passi di Hanamichi perdersi
per le scale, Rukawa prese il coraggio a due mani e decise di porre fine,
una volta per tutte, all’ostinazione del suo adorato "idiota".
Scese le scale a rotta di collo,
incrociando Mitsui nell’atrio della pensione.
- Che è successo? Ho visto Sakuragi
inviperito…- chiese il ragazzo all’altro, che lo superò dicendo solo
: - Il pesce ha abboccato all’amo.-
Glossario:
ofuro:
tipica sala da bagno giapponese, con un piatto doccia separato da una
vasca riempita d’acqua. Ci si lava nel piatto doccia e poi ci si
immerge, PULITI, nella vasca, per rilassare e purificare il corpo.
Tatami: stuoia
di paglia intrecciata che ricopre il pavimento delle case tradizionali
giapponesi.
Shoji:
ante scorrevoli degli armadi a muro. Vi si ripongono dentro i futon
durante il giorno.
Futon:
caratteristico letto alla giapponese, composto da trapuntino e materassino
da stendere direttamente sul tatami.
Yukata:
leggero kimono estivo. Viene fornito dalle pensioni tipiche ai clienti e
spesso funge come pigiama.
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