Strawberry fields
forever
Hanamichi si accasciò a terra stanco
morto, ansimando come se avesse corse per tre volte di seguito la Maratona
di New York.
- Bravo, hai fatto duecento canestri…-
gli disse la voce di Akagi – adesso va a farti una doccia e vai in
classe! Le lezioni inizieranno tra poco!-
" Duecento canestri?- pensò
Hanamichi rialzandosi e dirigendosi verso le docce con l’asciugamano
sulla spalla- Maledetto Gorilla, ne avrò lanciati seicento di palloni,
duecento sono quelli che sono riuscito ad infilare!"
Aprì l’acqua, calda per togliere la
fatica, e si mise sotto il getto, insaponandosi per bene.
Inevitabilmente, il pensiero gli volò ad
un’altra doccia, questa volta gelata, sotto cui l’aveva raggiunto una
certa persona e si era dichiarato, inconsapevole, come al suo solito, che
l’oggetto dei propri desideri lo stesse ascoltando alle sue spalle.
Sentì un dolore atroce attanagliargli lo
stomaco, mentre cercava disperatamente di sciogliere quel groppo che aveva
in gola: inutile, tempo dieci secondi e si ritrovò a piangere come una
fontana, con il getto d’acqua che gli lavava via le lacrime.
Quando si fu un po’ sfogato, chiuse il
rubinetto, si coprì con l’accappatoio e si preparò per le lezioni del
mattino.
" Devo farcela! Devo riuscire ad
imparare a fare i tiri da fuori area entro sabato!" si ripeteva
Hanamichi camminando per i corridoi della scuola, dirigendosi in classe.
Guadagnò il suo posto, e si sdraiò sul
banco, per cercare di riposare almeno un poco prima dell’inizio delle
lezioni.
- Ehi, eccoti qua!- lo chiamò Mito con
il suo solito tono allegro- Come vanno gli allenamenti con il Gorilla?-
Hanamichi socchiuse un occhio e guardò
dal basso il suo migliore amico, che aveva una faccia strana: sicuramente
Yohei aveva capito che era successo qualcosa tra lui e Rukawa, e, cascasse
il mondo, gli avrebbe fatto sputare il rospo anche a suon di pugni, se
fosse stato necessario.
- Mi sta massacrando, ma miglioro, sai?-
rispose Hanamichi stiracchiandosi- Ci alleniamo ogni sacrosanta mattina,
ma devo pur imparare a fare i tiri da tre punti, no?-
- Perché non hai chiesto aiuto a Rukawa,
allora?- chiese Yohei, entrando in argomento pian piano: sapeva meglio di
chiunque altro che Hanamichi avrebbe negato anche l’evidenza, era meglio
lasciare che fosse lui a confidarsi.
"Prima che lo riempia di pugni e gli
cavi di bocca le parole con le buone!" pensò Mito appoggiandosi ad
un banco vicino.
- Coooosa?- esordì Hanamichi con fare da
smargiasso- Ma stai scherzando?- concluse prima che il professore entrasse
in aula ed annunciasse un compito in classe di Chimica a sorpresa.
- Ne parliamo durante la pausa pranzo!-
sussurrò Mito all’amico, che ringraziò il Gorilla per aver fissato
degli allenamenti anche durante l’ora per il pranzo.
Quando suonò la campanella, Hanamichi
schizzò fuori dall’aula, lasciando Mito ben più preoccupato di quando
l’aveva incontrato la mattina.
" Tutto ciò non è un buon
segno…- pensò il ragazzo scrollando le spalle e raggiungendo Okosu,
Takanomiya e Noma sul retro del giardino- Deve essere successo qualcosa di
molto serio, tra lui e Rukawa, per far fuggire così Hana…"
Senza accorgersene, passò davanti alla
porta della decima sezione: mise la testa dentro e diede un’occhiata in
giro.
- Cerchi qualcuno?- gli chiese la voce
stridula di una ragazza, probabilmente una fan sfegata del "Kaede
Rukawa fan Club".
- Sì, Rukawa. L’hai forse visto?-
chiese gentilmente Mito aspettandosi una reazione isterica dalla
studentessa.
- No, è sparito subito dopo che è
suonata la campanella, intimandoci di non seguirlo…- rispose la ragazza.
Mito, fattosi un’idea di come potesse
sentirsi Kaede, la ringraziò ed andò a cercarlo sulla terrazza.
Hanamichi rientrò in classe in tempo,
sedendosi trafelato sul suo banco. Il suo vicino gli porse una pallottola
di carta, mentre il professore spiegava loro l’era Heian leggendo ai sui
alunni un capitolo del Genji Monogatari.
" Ci vediamo sul retro dopo le
lezioni.
Guai a te se scappi come oggi.
Yohei."
"Mm… meglio che vada, altrimenti
verrà a prendermi sotto casa!" si disse rassegnato Hanamichi,
riponendo il biglietto sotto il banco ed ascoltando la lezione di
letteratura.
Almeno ci provò, dato che dopo dieci
minuti la sua testa era già fuori da quell’aula, intenta a pensare ad
un canestro, un pallone a spicchi rosso ed un ragazzo dai capelli corvini
e lo sguardo di ghiaccio. Un ragazzo che non avrebbe avuto nulla da
invidiare a quel Genji, tanto rinomato per aver una profumo meraviglioso
ed una personalità affascinante.
Hanamichi, senza rendersene conto, provò
ad inspirare un po’ d’aria, come per richiamare alla memoria il
profumo della pelle di Kaede.
" Vaniglia…" pensò,
guardando il letto di fronde verdi che si stagliava nel cielo del meriggio
di fine Giugno.
- Che cazzo hai detto a Rukawa?- chiese
Yohei all’amico non appena questi arrivò sul luogo dell’appuntamento.
Hanamichi fece una delle sue solite
smorfie, per far desistere l’amico dall’iniziare uno sterile
interrogatorio.
- Non ho voglia di parlartene, Yohei!-
rispose brusco, mentre l’amico, rapido come una saetta, gli sferrò un
diretto alla mascella che lo fece indietreggiare.
Il ragazzo cadde a terra, portandosi poi
una mano sotto il mento e guardando quanto fosse arrabbiato il suo
migliore amico.
- No, Hanamichi, non sono arrabbiato-
disse questi, come se sapesse leggere nella mente del ragazzo dai capelli
rossi- Sono incazzato nero!-
- Che vuoi saperne, tu!?- gli urlò
Sakuragi alzandosi e prendendolo per il bavero della giacca.
- Ne so quanto basta per sapere che ti
sei comportato da vigliacco ed orgoglioso, come al tuo solito…- rispose
placidamente Yohei fissandolo dritto negli occhi.
Hanamichi, persa la pazienza, scrollò il
ragazzo a terra e fece per allontanarsi, quando la voce dell’amico lo
fermò con la gamba a mezz’aria.
- Che cosa hai intenzione di fare?- gli
chiese Yohei spolverandosi i vestiti- Rukawa è a pezzi, proprio come te:
qualsiasi screzio ci sia stato fra voi, metti da parte l’orgoglio e fate
pace! Chiaro?-
Per tutta risposta, Hanamichi scosse la
testa, come se il consiglio dato dall’amico costituisse un rimedio
peggiore del male.
" La fai facile, tu, Yohei!- pensò
il ragazzo dirigendosi verso la palestra- Tu non hai deluso nessuno: io,
invece sono troppo debole, tanto che sarei una palla al piede per Kacchan.
Voglio tornare da lui, ma lo farò solo quando sarò diventato abbastanza
forte per sfidarlo e batterlo sul suo stesso campo."
I giorni seguenti, Hanamichi si sottopose
a massacranti allenamenti, sotto la supervisione di Akagi e Kogure.
I tre lavorarono sodo, ignari che
qualcuno li stesse spiando da dietro le porte.
Quel qualcuno, vedendo che Hanamichi si
era rivolto al Gorilla per imparare a fare i tiri da tre punti, e che
accettava persino l’aiuto di Kogure, piuttosto che il suo, si sentiva
morire e aveva una voglia matta di aprire quella testa rossa per vedere
che cosa vi fosse dentro.
Era pressoché certo di trovarvi delle
pigne, o al massimo della segatura, ma voleva constatare di persona quale
fosse il reale contenuto del cervello di Sakuragi.
" Io potrei esserti di maggior
aiuto, maledetto idiota!" imprecava il ragazzo osservando quegli
allenamenti e stringendo i pugni fino a ché le nocche non gli divenivano
bianche.
- Adesso basta!- disse ad un certo punto
la voce di Akagi, rivelando al ragazzo che gli allenamenti erano finiti:
domani ci sarebbe stata la partita contro il Takezato, e non potevano
permettersi di perdere.
"Perdere con una squadra così
sarebbe veramente il massimo del ridicolo!" pensò il ragazzo salendo
sulla propria bici ed iniziando a pedalare verso casa.
" Hacchan- continuò a ripetersi per
tutto il percorso- perché sei così idiota?"
Entrò in casa, dopo aver legato la bici
alla catena, chiuse la porta di casa e si diresse verso la sua stanza,
accolto dalle fusa del suo gatto.
- Hai fame?- gli chiese carezzandolo
sulla testa e scendendo con la mano ad accarezzare la schiena
dell’animale.
Questi si strusciò sulle gambe del
padrone ed iniziò a miagolare senza freno, costringendo Rukawa ad entrare
in cucina e d aprirgli una scatoletta di cibo.
Guardò il piccolo animale mangiare di
gusto la sua pappa, affondando la testa e anche parte delle zampe nella
ciotola.
Si alzò all’improvviso e si diresse in
camera, preparando la borsa per il giorno dopo: avrebbero giocato contro
il Takezato, doveva assolutamente concentrarsi per arrivare caricato
all’incontro.
" Se solo ci fosse Hana, qui con
me…" pensò il ragazzo infilando dei boxer puliti nella sacca.
Sospirò: quell’atteggiamento non
l’avrebbe portato da nessuna parte, men che meno a vincere una partita.
" Basta, gli parlerò dopo la
partita!" si impose Rukawa, iniziando a riempire la borsa con più
lena.
Alle cinque del mattino, un assolo della
chitarra elettrica di Slash invase la stanza di Hanamichi, facendo
letteralmente balzare giù dal letto il ragazzo e sua madre.
And please remember that I never lied
And please remember
how I felt inside now honey
You gotta make it your own way
But you'll be alright now sugar
You'll feel better tomorrow
Come the morning light now baby
And don't you cry tonight
An don't you cry tonight
An don't you cry tonight
there's a heaven above you baby
And don't you cry
Don't you ever cry
Don't you cry tonight
Baby maybe someday
Don't you cry
Don't you ever cry
Don't you cry
Tonight
- Hanamichi!!!!! Ma sei impazzito?!!!
Fare questo fracasso alle cinque del mattino?!!!-
Sua madre stava urlando sugli acuti di
Axl Rose, coprendoli per giunta, mentre Hanamichi cercava dove diavolo
fosse finito il pulsante di spegnimento.
Disperato, prima che sua madre ed i
vicini buttassero giù la porta a calci, trovò la spina e la staccò dal
muro.
La musica cessò, ma non così i pugni
che sua madre dava alla porta della camera da letto del ragazzo: questi,
deglutendo, si avvicinò e l’aprì cautamente, pronto ad essere sbranato
vivo dalla donna.
- Sei impazzito?!!!- gli disse la donna
prendendolo per un orecchio e tirandoglielo fino a fargli del male.
- Ahi!!! – pigolò il ragazzo, mentre
la donna non aveva nessunissima intenzione di mollare la presa- Mamma, mi
fai male!!-
- Ahi un corno!!- tuonò la donna, ancora
scossa per il modo in cui era stata svegliata – Rifallo un’altra volta
e ti mando a vivere sotto i ponti, mi sono spiegata?!!- continuò
lasciando l’orecchio del figlio ed unendo alle minacce un perentorio
indice ammonitore.
- sì, mamma, scusa…- si lagnò il
ragazzo tenendosi la parte indolenzita, mentre la donna usciva dalla
stanza e richiudeva la porta alle sue spalle.
" Ahia… che male!" pensò il
ragazzo avvicinandosi allo specchio ed esaminando i danni fatti dalla
stretta prodigiosa della madre. Il lobo sinistro era rosso quasi come i
suoi capelli e pulsava da far paura.
" Dove cavolo la trova tutta questa
forza una piccola come mia madre?!" si chiese perplesso Hanamichi
allontanandosi dallo specchio e grattandosi la testa.
Si stiracchiò, ed iniziò a prepararsi
per andare a fare un allenamento extra: si tolse il pigiama, andò a
lavarsi la faccia, si vestì e scrisse due righe per la mamma.
" Ciao, ma’, vado ad allenarmi e
poi alla partita.
Siccome dovremo assistere anche a quella
in programma dopo di noi, non so se tornerò per pranzo ( non credo), ma
di sicuro sarò a casa per cena.
Non è che cucineresti al tuo campione un
bel sukiyaki?
Grazie tante!
A stasera
Hanamichi"
Guardò la sua calligrafia incerta, da
bambino e la paragonò a quella più virile e sicura di una sua vecchia
conoscenza.
Sospirò, piegando il foglio e mettendolo
sotto un bicchiere sul tavolo.
Prese la sacca e uscì di casa,
dirigendosi presso il campetto a pochi isolati da casa sua.
Il palazzetto era gremito di gente, che ,
assiepata sugli spalti, aspettava di poter assistere all’incontro tra lo
Shohoku ed il Takezato.
Le squadre stavano effettuando il
riscaldamento, mentre Akagi guardava in direzione della porta che dava
accesso allo spogliatoio.
- DOVE DIAVOLO è QUELL’IMBECILLE DI
SAKURAGI?!!!!!- chiese il ragazzo, quasi in preda ad un travaso di bile.
- Sta tranquillo, arriverà…- cercò di
tranquillizzarlo Kogure, non riuscendo pienamente nel suo scopo.
Rukawa, che stava palleggiando a bordo
campo, aveva notato l’assenza del suo ex, e si stava lambiccando il
cervello per cercare di capire che cosa stesse facendo in quel momento.
" Speriamo che non gli sia successo
qualcosa…" pensò il ragazzo indossando la sua fascia nera al
braccio ed entrando in campo insieme ai suoi compagni.
La partita si svolse con relativa facilità,
ma non per il ragazzo dai capelli a cespuglio, che sbagliò dei passaggi
facili all’inizio del secondo tempo.
" Hanamichi, dove cazzo sei?"
si chiese spesso il ragazzo, lanciando delle eloquenti occhiate alla
porta: niente, del suo Hacchan non c’era nessuna traccia.
L’allenatore Anzai chiamò un time-out.
- Ragazzi- fece loro l’uomo non appena
si furono avvicinati- Cercate di mantenere i nervi saldi, e giocate
tranquillamente. Intesi?-
- Sì, mister!- fu la risposta unanime
che diedero i ragazzi urlando a pieni polmoni, tranne Rukawa, che si limitò
a mormorare qualcosa d’incomprensibile.
Mentre i ragazzi ritornavano in campo,
Anzai chiamò in disparte Rukawa.
- L’ansia che attanaglia il tuo
cuore…- esordì l’uomo sistemandosi meglio gli occhiali – usala per
mettere la palla nel canestro!-
Kaede guardò il vecchio allenatore:
possibile che avesse capito cosa provava per Hanamichi?
- Mister, io…- fece il ragazzo per
spiegare a grandi linee la situazione, ma le parole dell’uomo
interruppero il suo discorso.
- Trasforma la tua ansia in energia:
bruciala, come se fosse benzina per il tuo corpo!- lo esortò il suo
allenatore, prima di lasciarlo tornare a giocare.
Kaede emise un profondo respiro ad occhi
chiusi, quindi si asciugò il sudore con la sua fascia e s’impose di
concentrarsi solo ed esclusivamente sulla partita.
A due minuti dalla fine, Sakuragi fece il
suo ingresso nel palazzetto, fiato grosso e sacca sotto il braccio.
Rukawa rifiorì: contrasse le labbra in
una sorta di sorriso e tornò a guardare i suoi avversari e la palle nelle
loro mani.
Sakuragi, dal canto suo, si beccò una
bella strigliata da Akagi, che dopo un pugno ben assestato sulla testa,
pretese di sapere quale grave motivo l’avesse fatto arrivare in ritardo.
" Ben ti sta, imbecille!" pensò
Rukawa quando vide il Gorilla picchiare il suo Hacchan: la cosa aiutò a
farlo sentire più sollevato, anche se avrebbe preferito dargliele lui
stesso di santa ragione per lo spavento che gli aveva fatto prendere.
Sakuragi si portò entrambe le mani sulla
testa.
" Oggi non me ne va dritta una!
Prima mia madre, adesso il Gorilla!" pensò il ragazzo massaggiandosi
il bernoccolo che gli era fiorito sulla zazzera.
- Allora?- intimò Akagi con un tono di
voce che non prometteva nulla di buono.
- Gorilla, io mi sono svegliato alle
cinque, te lo giuro! Ma sono andato a fare un ulteriore allenamento prima
di venire qui! Così…- prese a raccontare il ragazzo – così, dopo
aver fatto trecento canestri, mi sono sdraiato per riposare un attimo, ma
mi sono addormentato perché ero stanco…-
Akagi lo guardò raccontare ciò che gli
era successo quella mattinata: solo qualche settimana prima, avrebbe preso
quel racconto per una della sue scuse assurde, mentre adesso credeva al
suo compagno di squadra.
- E va bene, vai in panchina!- disse il
capitano indicando al ragazzo una sedia vuota.
- Ma perché?- chiese Hanamichi
allarmato- Mi sono allenato tanto, so che potrei farcela!-
- Non c’è bisogno del tuo contributo,
Hanamichi- rispose Akagi indicando al ragazzo il tabellone- Stiamo
vincendo per centotrenta a cinquanta e mancano sessanta secondi alla fine.
E poi…-
- Poi?- gli fece eco Hanamichi.
- Non voglio che il Ryonan veda quali
progressi tu abbia fatto in questi mesi!- rispose il ragazzo indicando con
lo sguardo la parte opposta del campo.
Hanamichi seguì la direzione indicatagli
dal suo capitano ed annuì.
La partita finì col punteggio di
centotrentatre a cinquanta, grazie alla realizzazione di un canestro da
fuori area di Mitsui.
Lo Shohoku lasciò il posto alle altre
due squadre, sedendosi sugli spalti per osservare con attenzione i loro
prossimi avversari in partita.
Rukawa riuscì a sedersi vicino a
Sakuragi, il quale non riuscì a impedirsi di essere felice per quella
compagnia; per evitare di guardare il suo Kacchan, s’impose di non
perdere di vista i movimenti di Kiyota e Sendo, mentre Rukawa assumeva
un’espressione divertita, come se sapesse qualcosa di cui l’altro era
all’oscuro.
- Ah, Hanamichi- fece il capitano prima
che iniziasse la partita- Tu non puoi saperlo perché sei arrivato in
ritardo…-
Rukawa sorrise chiaramente, un sorrisetto
beffardo, accavallando le lunghe gambe.
- Che c’è Gorilla?- chiese allarmato
Sakuragi.
- Il nostro allenatore ha intenzione di
portarci in ritiro in vista della partita contro il Ryonan, approfittando
delle vacanze di fine trimestre. -
- Ah, sì? – rispose il ragazzo
inarcando maldestramente un sopracciglio- Tutto qui?-
- No, c’è dell’altro…- proseguì
Akagi, lo sguardo fisso verso il suo eterno rivale, Uozumi.
Sakuragi deglutì, non riuscendo più a
trattenersi per la curiosità di sapere quale disgrazia, ormai ne era
certo, stava per abbattersi sulla sua testa.
- Abbiamo già fatto gli accoppiamenti,
per estrazione.- disse il capitano, sottolineando bene le ultime parole.
- E allora?- chiese esasperato Hanamichi,
fissando Sendo a bordo campo.
- Sei in camera con Rukawa.-
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