Strawberry
fields forever
Parte III
di
Francine
- Dove diavolo è Sakuragi?-
I membri del club di basket dello Shohoku
si guardarono l’un l’altro per avere la risposta alla domanda mossa
dal capitano Akagi.
Questi, vedendo che nessuno rispondeva,
scrollò la testa, con fare rassegnato.
- Sta a vedere che è ancora a casa, a
vergognarsi dell’errore che ha fatto!- sbottò Mitsui con una nota di
acidità nella voce- Passare la palla a Takasago! Incredibile!-
- Può succedere, no? Ha sbagliato…-
intervenne Miyagi, in difesa dell’amico assente.
- Sì, come no…ha sbagliato Gorilla!-
rincarò la dose Mitsui, prima di beccarsi un bel pugno sulla testa da
parte di Akagi.
- Chi è che hai chiamato Gorilla,
amico?- chiese il capitano, con una vena sulla tempia che pulsava
pericolosamente.
La voce di Ayako attirò su di sé
l’attenzione dei ragazzi.
- Adesso basta! Guardate un po’ qua!-
disse la ragazza euforica srotolando un cartellone che teneva sotto il
braccio.
Tutti i presenti si mostrarono
interessati, e anche un po’ curiosi, dal manifesto che Ayako stava
appuntando al muro con del nastro adesivo.
- Ecco qua!- disse la ragazza,
soddisfatta del proprio operato.
- " Datevi una svegliata!" ?-
lesse per tutti Mitsui- Ma, Ayako, che razza di slogan è?- chiese il
ragazzo indicando il manifesto con un dito.
- I motti scelti dalla mia Ayako non si
discutono!- intervenne Miyagi, difendendo la ragazza.
Questa, come da copione, prese il suo
ventaglio e lo sbatté per bene sulla testa del playmaker.
- Chi sarebbe la "tua" Ayako?
Una che conosco?- chiese la ragazza con fare gelido, prima che il capitano
riprendesse le redini di quel branco di scalmanati, riportando ordine e
concentrazione.
- Statemi bene a sentire…- proruppe il
ragazzo con tono minaccioso- sabato abbiamo la partita contro il Takezato;
se vogliamo andare in finale, dobbiamo VINCERE questa partita, chiaro?-
Il quintetto base dello Shohoku assentì
con cenni vigorosi del capo alle parole del capitano, che li spronò a
riprendere gli allenamenti.
Proprio mentre i ragazzi stavano
iniziando ad effettuare i primi giri di campo, entrò in palestra il
signor Anzai, l’allenatore soprannominato " Buddha dai capelli
bianchi".
- Vedo che la tua caviglia ti consente di
stare in piedi, Akagi…- disse l’uomo guardando il ragazzo, il quale
rispose immediatamente :- Sì, signore, sto bene. Mi basterà tenere la
gamba a riposo e sabato potrò giocare anch’io.-
L’uomo si sedette, prese la tazza di
tea che Ayako gli stava porgendo e rispose – Bene, sono sollevato. Ma
ora dimmi, dov’è Sakuragi?- chiese tutto d’un fiato, effettuando una
pausa per bere il liquido verde nella tazza.
- Non lo so, signore, pare che oggi non
sia venuto a scuola…-
Intanto gli altri ragazzi correvano lungo
il perimetro dell’intera palestra, con la mente concentrata sulla
partita che avrebbero giocato alla fine della settimana.
Eppure, qualcuno pensava a tutto, tranne
che alla partita di sabato.
Kaede Rukawa, giro dopo giro, non faceva
che ripetersi la stessa domanda.
" Hana…. Dove cazzo sei?"
Hana, vale a dire Hanamichi Sakuragi,
quella mattina non se l’era sentita di andare a scuola: non sarebbe
riuscito a sopportare la vista dei suoi compagni, dopo che li aveva delusi
con il suo comportamento da irresponsabile.
Aveva urlato frasi altisonanti,
pretendendo d’insegnare il mestiere a persone più esperte di lui, che
giocavano a basket da più di tre mesi.
E che cosa aveva fatto quando si era
trattato di tirare fuori le palle?
Aveva scambiato un avversario per il suo
capitano, e a due secondi dalla fine gli aveva passato la palla.
Incredibile.
Eppure era riuscito a fare una cazzata
simile.
" Imbecille!" si disse
stringendo le dita contro la recinzione metallica di un giardino pubblico.
Con che faccia poteva ripresentarsi a
scuola?
Con che faccia poteva ripresentarsi
davanti ad Akagi?
E con che coraggio si sarebbe presentato
a Rukawa?
" Maledetto idiota che non sono
altro!!" si maledisse il ragazzo, senza essersi accorto che qualcuno
l’aveva raggiunto alle spalle.
- hai saltato la scuola?- gli chiese la
fresca voce di Haruko.
Hanamichi non riuscì a voltarsi verso la
ragazza, che continuò a parlargli dolcemente, cercando di rassicurarlo.
- Ieri sei stato bravissimo! Dico sul
serio!- proseguì la ragazza con un sorriso a trecentosessanta gradi
stampato sul viso.
- Haruko…- mormorò lui trovando
finalmente il coraggio di voltarsi verso di lei.
La ragazza sorrise nuovamente,
scimmiottando i modi dei giornalisti.
- Ci dica signor Sakuragi, come si sente
dopo aver realizzato quel superbo Slam Dunk?-
- Haruko…- ripeté Hanamichi, mentre
sentiva le lacrime reclamare con prepotenza una via d’uscita.
- So come puoi sentirti..- disse la
ragazza piegando la testa da un lato- …ma sono errori che è possibile
commettere, anche i giocatori professionisti sbagliano, lo sai?-
Hanamichi rimase a guardarla stupefatto:
lei riusciva a trovare la parole per consolarlo, per lenire in parte la
pena che aveva nel cuore.
Peccato che quelle erano le stesse parole
che avrebbe voluto sentirsi dire da un’altra persona. Una persona alta
un metro e ottanta, dai capelli neri e gli occhi di un intenso blu notte.
Kaede Rukawa.
- Coraggio, Hanamichi!- gli disse la
ragazza dandogli una pacca sulla spalla- Vedrai, devi solo avere più
fiducia in te stesso!- gli disse prima di allontanarsi in direzione della
scuola.
Hanamichi osservò la delicata figura
della ragazza essere assorbita dalla luce del sole al tramonto, prima di
voltarsi e notare che qualcuno aveva osservato la conversazione tra lui ed
Haruko.
Dal campetto di basket interno al parco,
cinque ragazzi l’avevano scrutato per bene, finché quattro di loro non
erano andati da lui, dicendogli che il tizio rimasto all’interno del
campo voleva parlare con lui.
A testate li aveva respinti, rimanendo a
fissare in cagnesco quella brutta faccia che non aveva perso un suo
singolo movimento.
La pioggia aveva iniziato a cadere
dolcemente sulla città, sorprendendo un po’ tutti.
Finiti gli allenamenti, Miyagi aveva
offerto ad Ayako un passaggio sotto il suo ombrello, che era stato
requisito dalla ragazza, che si era allontanata da sola verso casa.
Il povero Ryota era stato aiutato da
Kogure, che gli aveva prestato un ombrello che era solito tenere di scorta
nell’armadietto.
Mitsui era corso a casa, bestemmiando
contro la pioggia e il suo modo di arrivare senza un minimo preavviso, un
po’ come tutti gli altri componenti dello Shohoku.
Hanamichi, dopo aver vagato senza meta
per la città, aveva deciso di cercare un po’ di pace in palestra: gli
allenamenti erano finiti da un pezzo, e non avrebbe trovato nessuno negli
spogliatoi.
" Forse troverò un posto dove
starmene solo.." pensò il ragazzo entrando negli spogliatoi del
club: si sedette sotto la finestra, del tutto incurante del fatto di
essere bagnato fradicio e di aver lasciato dietro di sé una visibile scia
d’acqua.
Prese un pallone dal cesto e lo strinse
forte, come fosse l’orsacchiotto di pezza di un bambino spaventato.
" Sono solo un idiota…." si
ripeteva il ragazzo, come ossessionato dall’errore che aveva commesso.
All’improvviso sentì un’altra
presenza oltre alla sua: alzò lo sguardo e vide, oltre la soglia del
club, una figura stagliarsi nell’oscurità. Come questa fu certa del
fatto che Hanamichi lo stesse fissando, accese la luce con un movimento
fulmineo.
Kaede Rukawa comparve al di là della
porta, fissando il suo Hanamichi con un’espressione di rimprovero.
- Ah, sei qui…- disse con un tono
freddo: aveva pensato a lui per tutto il giorno, scervellandosi sul dove
mai avesse potuto rifugiarsi quel mentecatto del suo ragazzo.
Era arrabbiato, ma non per l’errore
commesso da Sakuragi, che in un primo momento gli aveva fatto venire la
voglia di prenderlo sul serio a pugni, quanto, piuttosto, dal fatto che
Hanamichi non avesse sfogato con lui le sue pene: era o no il suo ragazzo?
- Che cosa vuoi Rukawa?- fu la risposta
di Hanamichi, che arrivò al cuore dell’ala piccola come un uppercut ben
piazzato.
- Mh?- rispose il ragazzo dai capelli
neri, cercando di mantenere il suo proverbiale sangue freddo.
- So bene che stai aspettando solo il
momento in cui potrai vomitarmi addosso tutto il tuo disprezzo, vero?- urlò
Sakuragi alzandosi in piedi e facendo un paio di passi verso il suo
compagno.
Per tutta risposta, Kaede scosse il capo
e se ne andò, scomparendo nel buio.
- RUKAWA!!! ASPETTAMI!!!!- gli urlò
dietro Hanamichi, seguendolo per il corridoio avvolto nell’oscurità.
I due ragazzi si ritrovarono sotto
canestro, Rukawa con un pallone tra le mani, preso per evitare di sfogare
addosso al compagno tutta la rabbia che aveva in corpo.
- Allora, Rukawa?- gli chiese Sakuragi
dopo averlo fissato per bene: non sopportava di vederlo così, ma
soprattutto non sopportava l’idea di aver tradito la sua fiducia!
L’aveva udito chiaramente, quando, poco prima che Maki l’atterrasse,
gli aveva urlato " METTILA DENTRO!!!!!!" alzandosi dalla sedia
su cui era seduto.
Era penoso per Hanamichi, star lì
davanti a Rukawa, che quasi sicuramente deluso dal comportamento in campo
del suo ragazzo: già durante la partita gli era stato dietro,
correggendolo e mettendo una pezza ai suoi errori.
" Possibile che ti debba star sempre
dietro?" gli aveva detto mentre saltava dietro di lui per impedire a
Kiyota di far canestro.
- Presuntuoso!-
La voce calda e roca di Kaede l’aveva
fatto riemergere dai suoi pensieri.
- Che cosa?!- gli aveva urlato , alzando
il dito medio contro di lui.
- E’ piccolo…- rispose l’altro.
- Che cosa?- chiese con timore Hanamichi,
pensando che stesse facendo apprezzamenti sul suo "amico":
gliel’avrebbe fatto ben vedere se era piccolo!
Rukawa avvicinò il pollice e l’indice
della sua mano destra, mostrandoli al suo ragazzo.
- Il tuo contributo è piccolo così! Sei
solo un presuntuoso se pensi che il risultato della partita possa
dipendere da te!-
- Come osi?- urlò inviperito Hanamichi.
- Giochi a basket da meno di tre mesi!
Nessuno di noi si aspettava che tu fossi determinante per vincere la
partita! Sarebbe stato assurdo pretendere una cosa del genere da un
principiante come te! – disse tutto di seguito Rukawa, stupendo
l’altro per la quantità di parole che aveva pronunciato.
- La colpa, se abbiamo perso, è solo
mia…- disse poi Kaede, abbassando gli occhi.
- Ma che dici?! Sei solo uno stupido
ragazzino borioso!- ribatté Sakuragi- La colpa è mia!-
- NO!- tuonò l’altro, fissando il
compagno negli occhi- Io non dovevo cedere! E’ solo colpa mia!-
Hanamichi, al massimo
dell’esasperazione, caricò un pugno e con un balzo raggiunse Rukawa,
fermandosi a pochi millimetri dallo stomaco del ragazzo.
- Sarebbe troppo facile… se io ti
colpissi ora, sarebbe troppo facile! Avrei ragione di te per via della mia
forza, e invece io voglio batterti sul tuo stesso piano!- disse irato
Sakuragi, arretrando di un passo- Fino ad allora, noi due abbiamo chiuso!-
Quelle ultime parole, dette come se
stesse parlando del tempo, ferirono profondamente Rukawa: sentì il suo
cuore tranciato in due da una lama, e il freddo del metallo inquinargli le
membra.
- Prima vedi di crescere!- rispose dando
il via ad una scazzottata che si protrasse per ore, tra pugni, calci e
reciproche rivendicazioni di colpa.
Il giorno seguente, Hanamichi risultò
nuovamente assente.
Mito, che non sapeva che pesci pigliare
con il suo migliore amico, decise che gli avrebbe fatto una visita dopo le
lezioni.
" Vediamo un po’ che cavolo ha
quell’idiota!" si disse il ragazzo, prima di essere raggiunto dalla
vocina pigolante di Haruko.
- Mito! Scusami, sai se Hanamichi è
venuto a scuola, oggi?- gli chiese la ragazza sgranando gli occhi castani.
Il ragazzo si sentì morire tuffandosi in
quelle iridi di cioccolato: sorrise imbarazzato alla ragazza e rispose con
cortesia alla domanda che gli aveva porto.
- No, Haruko, stavo appunto andando a
casa sua per vedere che gli succede…-
- Così Sakuragi non c’è neanche
oggi…- disse Miyagi, sentendo il discorso tra i due.
Haruko e Mito si voltarono verso Ryota e
videro arrivare Mitsui, che raggiunse il gruppetto proprio davanti agli
spogliatoi.
- Andiamo, Miyagi…- disse semplicemente
l’ex teppista, salutando gli altri con un cenno della mano e tirando
dritto verso la palestra.
Mitsui fissò il buffo modo che aveva
Ryota di portare la sua borsa: come poteva essere comodo portare una sacca
mettendosi le cinghie sulla testa?
- Ho sentito dire che Hanamichi non è
venuto neanche oggi…- disse Miyagi, mettendo al corrente il compagno
della situazione- Che sia ancora a casa a piangere per via del suo
errore?- chiese voltandosi verso il compagno più alto.
Questi abbassò un po’ la testa e
rispose, chiudendo gli occhi con aria di saperla lunga:- No, non è così
sensibile, quel buzzurro! Secondo me…-
Ma non fece in tempo a finire la frase
che notò uno strano tipo pulire il pavimento della palestra; Miyagi volse
lo sguardo verso ciò che aveva lasciato spiazzato il compagno, restando
anch’egli di stucco.
- Beh? Non è un po’ tardi?-
Il tipo con la testa rossa rapata quasi a
zero, altri non era che Hanamichi, la faccia coperta di cerotti e lividi.
I due sbottarono a ridere come pazzi,
richiamando l’attenzione di Mito e degli altri, che accorsero
immediatamente in palestra: anche loro, una volta visto come diamine si
fosse conciato Hanamichi, presero a ridere come pazzi. Mito si accasciò a
terra e rise a crepapelle, incurante delle maledizioni che il suo miglior
amico gli stava lanciando.
Rukawa, giunto anch’egli in palestra,
fissò incredulo la testa del suo adorato Hacchan.
"Che fine hanno fatto i suoi bei
capelli rossi?" si chiese perplesso guardando la nuova acconciatura
del ragazzo.
Si avvicinò agli altri, si mise a sedere
e s’infilò le scarpe da ginnastica in silenzio, lanciando occhiatacce
torve alla Akagi, che dava segno di apprezzare la mise di Hacchan.
Poco dopo, entrati Anzai e il capitano
Akagi, iniziarono gli allenamenti, in vista della partita di sabato contro
il Takezato.
- Sakuragi, Rukawa! Tocca a voi pulire la
palestra, muovetevi!- tuonò Akagi alla fine dell’allenamento intenso
cui aveva sottoposto i suoi compagni.
I due bofonchiarono qualcosa, ma si
misero a raccattare palloni e a prendere gli spazzoloni dall’armadietto
delle scope.
Hanamichi raccolse tutti i palloni,
mentre Rukawa correva per il parquet passando lo straccio con una foga
dettata dalla rabbia: non vedeva l’ora di poter restare solo con il suo
Hacchan e chiarire tutta quella maledettissima faccenda.
La sera prima si era addormentato dopo
aver ricevuto l’ennesimo pugno allo stomaco, e si era svegliato solo
dopo un paio di ore: Hanamichi se n’era già andato.
Adesso però, anche a costo di usare il
proprio peso, l’avrebbe inchiodato al muro e gli avrebbe spiegato che,
come al solito, aveva frainteso il senso delle sue parole.
Come l’ultimo dei giocatori uscì dalla
palestra, Rukawa lanciò un’occhiata eloquente a Sakuragi, il quale
rispose semplicemente:- va pure a farti la doccia, io faccio un altro paio
di tiri…-
- Posso aiutarti, se vuoi…- si offrì
l’altro, sperando in una riconciliazione con il suo amato.
- SCORDATELO! PIUTTOSTO MORTO!!!- tuonò
Hanamichi, voltandosi verso Kaede.
- Io devo parlarti. Seriamente- proseguì
questi, incurante delle fiamme che sprigionavano gli occhi dell’altro
ragazzo.
- Io no.- fu la secca risposta di
Sakuragi, che prese a raccogliere alcuni palloni e a portarsi sotto
canestro.
- Ascoltami!- ordinò Rukawa, prendendolo
per un polso- Dammi solo un minuto, e poi potrai fare quel che più ti
aggrada!-
- No, Rukawa, ascoltami tu!- rispose
Hanamichi sottraendosi alla sua stretta- Io mi sono ripromesso di batterti
sul tuo stesso terreno. Quindi, capisci bene che tra noi non può più
esserci nulla!- concluse tenendo gli occhi fissi in quelli dell’altro
ragazzo.
- Perché…?- chiese Rukawa, sentendo
una lacrima far capolino tra le ciglia nere.
- Perché io non posso sopportare di
essere inferiore a te, non ci sarebbe un rapporto di parità tra noi.-
spiegò il ragazzo dalla zazzera rossa.
- Ma che stronzate stai dicendo?!!!!!!!-
sbottò Kaede al limite della sopportazione- Io volevo solo spronarti, per
far uscire quel gran talento che hai!-
- Mi spiace, ma…-
- Il divario che c’è tra noi potrà
essere colmato, FORSE, tra qualche anno! Ti rendi conto di ciò che mi
stai chiedendo?!!!- proseguì impedendo all’altro di parlare.
- Mi spiace, Kacchan..-
- E non chiamarmi "Kacchan",
ipocrita!- urlò quest’ultimo schiaffeggiando Hanamichi e correndo negli
spogliatoi in lacrime.
Ne riuscì dopo poco, la sacca sotto
braccio, senza nemmeno essersi fatto la doccia, passò davanti al
compagno, ignorandolo e sbattendo fragorosamente la porta alle sue spalle.
Hanamichi si voltò dopo un po’, ma non
riuscì a vedere bene a causa delle lacrime che offuscavano la sua vista.
Strinse gli occhi, cercando di calmarsi, dicendosi che era la cosa
migliore per entrambi, che aveva fatto bene ad agire così.
" Ma allora, perché diamine
continuo a sentirmi morto?" si chiese il ragazzo accasciandosi sulle
ginocchia e lasciandosi andare ad un pianto liberatorio.
Rukawa pedalava furiosamente, per sfogare
in qualche modo la rabbia che aveva in corpo, senza badare alle urla che i
passanti gli rivolgevano; non poteva saperlo, ma aveva rischiato di
travolgere due anziane signore e tre bambini sotto le ruote della sua
bici.
Scese dal sellino e si frugò tra le
tasche alla ricerca delle chiavi di casa. Aprì il cancello e la porta
d’ingresso, accolto dal miagolio del suo gatto; senza curarsi di
nessuno, corse verso la sua stanza e si gettò, ormai in lacrime, sul
letto dove pianse per la fine di quell’amore fino ad addormentarsi.
Il giorno seguente, Rukawa si alzò con
un gran mal di testa, tanto che decise di restarsene a casa a riposare:
avrebbe saltato le lezioni, ma si sarebbe presentato agli allenamenti di
basket, come d’abitudine.
Nello stesso momento in cui richiuse gli
occhi, la voce dolce di Paul McCartney invase la sua camera da letto.
And when the broken hearted people
Living in the world agree,
There will be an answer, let it be.
For though they may be parted there is
Still a chance that they will see
There will be an answer, let it be.
Let it be, let it be
Let it be, let it be.
Yeah there will be an answer, let it be.
Let it be, let it be
Let it be, let it be.
Whisper words of wisdom, let it be.
" Ci sarà una risposta…"
sussurrò il ragazzo ascoltando la canzone e pensando che, forse, poteva
valere anche per lui.
" Di sicuro Hanamichi mi ama. Resta
solo da capire perché si stia comportando da idiota a questa
maniera!" pensò il ragazzo, incurante delle proteste del suo gatto
affamato.
Con un movimento rapido prese l’animale
per la collottola e se lo mise dritto davanti agli occhi, specchiandosi
nelle iridi verdi del gatto.
- Prega che le tue risposte siano
convincenti, Hacchan…- disse Rukawa alzandosi e preparandosi per
affrontare un’altra giornata scolastica.
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