Strawberry
fields forever
parte I
di
Francine
Il sole fece capolino nella stanza
attraverso le tende di mussola bianca, finendo per accarezzare con i suoi
caldi raggi la pelle diafana del ragazzo steso nel letto.
La radiosveglia, posta sul comodino alla destra del letto, si accese e
diffuse nella stanza le note del pezzo selezionato. La musica dei Beatles
s'impadronì dolcemente della stanza.
When I find my-self in time of trouble
Mother Mary comes to me
Wispers words of wisdom
Let it be
And in my hours of darkenss
She is standing
Right in front on me
Wispers words of wisdom
Let it be...
Let it be...
Let it be...
Let it be...
Let it be...
Wispers words of wisdom
Let it be...
Il ragazzo allungò una mano da sotto le lenzuola per spegnere la sveglia,
procedendo tastoni verso l'oggetto che l'aveva sottratto al mondo dei
sogni.
La musica cessò, lasciando la stanza nel silenzio, rotto solo dal
cinguettio degli uccellini.
Il ragazzo si voltò dall'altra parte, verso il muro, deciso a riprendere
un bellissimo sogno dal punto in cui era stato interrotto, ma qualcosa
d'umidiccio gli sfiorò una mano ripetutamente. Fece per ignorare il
richiamo che gli era stato fatto e riprendere a dormire, quando fu
perentoriamente richiamato da una serie d'insistenti miagolii.
Aprì gli occhi e vide il suo micetto, a pochi centimetri dal proprio naso,
miagolare come se fosse digiuno da giorni.
- Buongiorno anche a te...- disse il ragazzo carezzando la testa
dell'animale, che continuò imperterrito a richiedere la sua colazione.
- Mh...- mugugnò alzandosi e dirigendosi verso la cucina, seguito dal
gatto che gli trotterellava dietro.
La casa era avvolta nel silenzio: entrato in cucina, trovò la colazione
già pronta sul tavolo e la ciotola del gatto riempita di cibo. L'animale
si diresse verso il piattino di plastica rossa su cui era stato fatto
incidere il suo nome. Più che incidere, il ragazzo l'aveva scritto con un
pennarello indelebile nero, in caratteri latini.
"Hanamichi".
Scostò una sedia e si mise seduto: guardò i cereali nella scatola, il
latte nella caraffa di vetro bianco e la tazza con Michey Mouse con cui
era solito fare colazione. Rimase a fissare quegli oggetti per dieci
minuti buoni, quindi versò i fiocchi d'avena nella tazza, aggiunse il
latte e mandò giù la prima cucchiaiata.
Accese il televisore e cercò un canale su cui stessero trasmettendo un
telegiornale locale. Dopo una breve ricerca, trovò un servizio sulla
partita che la squadra della sua scuola aveva giocato il giorno
precedente. Il cronista aveva concluso il servizio con l'immagine di un
ragazzo, dalla chioma di un improbabile color rosso, che effettuava un
favoloso slam dunk.
- Per essere solo una matricola, il giovane Hanamichi Sakuragi ha dato
mostra di possedere ottime doti atletiche ed una forza fuori del comune.
Con lui, la già florida rosa dello Shohoku, che può inoltre contare su
validi elementi come Akagi, Mitsui, Miyagi e Rukawa, ha buone probabilità
di passare le selezioni per le gare interne della nostra prefet...-
Rukawa spense il televisore, sorridendo.
In altre circostanze sarebbe stato invidioso dello spazio che quel
mentecatto si era guadagnato, ma ormai erano cose che appartenevano al
passato.
" Ottimo elemento..." pensò il ragazzo uscendo dalla cucina e dirigendosi
in bagno: anche se Sakuragi gli aveva rubato la scena, il cronista aveva
speso per lui parole di lode, e questo non poteva che fargli piacere.
Aprì la porta del bagno e accese la luce.
Per poco non si spaventò da solo quando osservò la sua immagine riflessa
nello specchio. Faceva letteralmente paura!
- Oddio...- disse esaminando le occhiaie che segnavano i suoi occhi blu -
sembro un vampiro...-
Aprì l'acqua calda e raccolse un po' di liquido tra le mani chiuse a
coppa. Il contatto con l'acqua calda rilassò i tessuti del suo viso: prese
il sapone e iniziò a lavarsi.
La sua mente continuava a proiettargli davanti l'immagine del compagno che
volava a canestro, travolgendo la difesa avversaria.
Il suo compagno.
Il suo amico.
Il suo ragazzo.
Hanamichi Sakuragi.
" Ancora non ci posso credere...- pensò il ragazzo fissandosi allo
specchio - eppure è successo! Io e Hacchan stiamo insieme!"
Goccioline d'acqua imperlavano il viso di porcellana, mettendo in risalto
i suoi occhi blu: era bello, e sebbene avesse quei segnacci sotto gli
occhi, provava piacere nel sapere che al suo amore piacessero tanto i suoi
lineamenti delicati.
Con un brivido che gli corse lungo la pelle, ricordò quando, appena la
sera prima, il suo Hacchan gli aveva passato un dito sul suo profilo,
indugiando sulle caratteristiche che più apprezzava.
- Il tuo naso, dritto e delicato...- gli aveva detto il ragazzo dalla
chioma come il sole al tramonto - il taglio tipicamente giapponese dei
tuoi occhi... le tue labbra carnose... e il tuo viso... così appuntito da
ricordare una volpe...-
A quel complimento si era ritratto, fingendosi offeso e provocando
l'ilarità del suo compagno, che l'aveva abbracciato e consolato con un
bacio dolcissimo.
Chiuse gli occhi e curvò le labbra in un sorriso amaro: per quanto tempo
avrebbe potuto resistere senza abbracciarlo o baciarlo?
- Sarà una vera tortura...- commentò prendendo lo spazzolino ed il
dentifricio da una tazza in ceramica- ...per fortuna che non stiamo in
classe insieme...-
Mentre si stava sciacquando i denti, il suo sguardo incrociò per caso
l'orologio rotondo che era appeso sulla parete azzurra alle sue spalle:
segnava le otto meno dieci.
- Porca...- imprecò il ragazzo lasciando cadere nel lavabo lo spazzolino
ed un bicchiere di plastica colmo d'acqua - Se non mi spiccio farò
tardi!!! Maledizione!!!!!!!-
Portò una sorsata alla bocca, si sciacquò il viso e chiuse il rubinetto.
Iniziò a togliersi il pigiama percorrendo il corridoio che conduceva alla
sua camera da letto, abbandonando la casacca e i pantaloni strada facendo.
Aprì l'armadio, ne trasse fuori la divisa estiva e iniziò a vestirsi.
" ...presto, presto, presto!!!" si ripeteva ansioso mentre allacciava i
bottoni della camicia bianca e tirava su la chiusura lampo dei pantaloni
neri.
Prese la cartella e la borsa per gli allenamenti e si diresse
all'ingresso: aprì l'armadietto posto accanto alla porta e ne trasse fuori
un paio di scarpe da ginnastica, che infilò senza neanche averle
slacciate.
" SONO IN RITARDO; MALEDIZIONE!!!!" imprecava mentre prendeva le chiavi di
casa e si chiudeva la pesante porta d'ingresso alle spalle.
Corse verso la sua bicicletta, slegò la catena e partì a razzo in
direzione della scuola, dimenticandosi di chiudere il cancelletto dietro
di sé.
Pedalò furiosamente, incurante dei passanti che evitava all'ultimo
istante, finché non vide in lontananza il tetto della sua scuola.
Come raggiunse gli studenti che varcavano il cancello d'ingresso, fu
accolto da gridolini femminili, che, come ogni santo giorno, annunciavano
a tutti gli studenti dello Shohoku l'arrivo della matricola Kaede Rukawa.
- Wahhhh!!! C'è Rukawa!!!- gridò una ragazza indicandolo ad un'amica,
mentre pian piano scorgeva in fondo al piazzale una testa particolarmente
familiare.
Il suo Hacchan stava distribuendo qualcosa agli altri studenti e aveva
formato un cospicuo capannello attorno a sé.
Con disappunto, Rukawa notò anche la presenza di Akagi e del capitano del
club di Judo... come diavolo si chiamava quell'energumeno? Sembrava che
stessero discutendo del suo Hanamichi...
Con la coda dell'occhio vide una ragazza che gli si stava lanciando
addosso, rischiando di far cadere entrambi a terra: aumentò la velocità,
ma finì per sbattere contro Hanamichi, che gli si rigirò in malo modo.
- RUKAWA!!!!TU!!!!! SEI INVIDIOSO, VERO?- tuonò il ragazzo dai capelli
rossi sventolando sotto il naso del moretto un foglio di carta sgualcito.
- Ma di che stai parlando, idiota?- gli rispose stando al gioco, ma
lanciandogli un'occhiata che il compagno afferrò al volo.
- Ma di questo, caro mio...- rispose Hanamichi mostrandogli bene una
fotocopia di una pagina di un giornale che lo ritraeva nell'atto di
infilare il suo ormai famoso dunk.
- Idiozie...- commentò Rukawa posando la bici ed entrando nell'edificio.
- COME OSI?- tuonò Hanamichi, prima che un pugno ben assestato di Akagi
gli piombasse sulla testa.
- La vuoi finire?- gli chiese il suo capitano, anticipando le lamentele
che il ragazzo era solito fare ogni qual volta lo riprendeva.
Rukawa si era voltato a guardare la scena e stava per intervenire, quando
vide con la coda dell'occhio Mitsui e Miyagi avvicinarsi ai suoi due
compagni e riprendere anch'essi Sakuragi.
Si limitò a fissare il suo Hacchan, senza spiccicare parola, pregando che
la sua solita espressione indifferente non l'abbandonasse proprio in quel
momento.
- Siamo fortunati! Quest'anno lo Shohoku ha buone probabilità di vincere,
arrivando alle fasi finali!!- disse un ragazzo con tono entusiasta.
- Sì, con gente come loro in squadra, possiamo farcela!- gli fece eco un
altro.
Hanamichi riacquistò la posa eretta e iniziò a pavoneggiarsi, gonfiando il
petto.
- AH!AH!AH! Finché in squadra ci sarò IO, Hanamichi Sakuragi, il Genio del
basket, il Re dei rimbalzi, abbiamo la vittoria in tasca!!!-
Akagi scrollò il capo ed entrò nell'edificio, seguito a ruota dagli altri
compagni, ultimo Rukawa, che lanciò un bonario, ma non troppo, "idiota"
all'indirizzo del suo amore.
Mito pose una mano sulla spalla dell'amico e lo invitò ad entrare, prima
che suonasse la campanella.
- Avanti! Un Genio non può arrivare in ritardo, no?- gli disse sorridendo
ed avviandosi verso gli armadietti, seguito a ruota dall'amico.
- Hai proprio ragione!- gli fece eco Hanamichi raggiungendolo.
La campanella che segnava l'intervallo per il pranzo ridestò Rukawa dal
suo sonno catalettico.
Aprì di scatto gli occhi e sovrastò le solite ragazzine che l'avevano
attorniato portandogli il pranzo.
- Ru...Rukawa...- iniziò a dire una di esse balbettando - questo l'ho
fatto per te... spero che ti piaccia...- gli disse avvicinando un
pacchetto avvolto con cura in un fazzoletto rosa con su ricamato un
pulcino.
Il ragazzo la fissò senza spiccicare alcuna parola.
- Mi dispiace, ma ho già il pranzo...- le disse prima che le altre gli
saltassero al collo e ricominciassero a pigolare.
Si voltò ed uscì dall'aula, dirigendosi verso la terrazza, lasciando
dietro di sé uno stuolo di ragazze adoranti.
Salì le scale e aprì la porta: il vento soffiava allegro, accompagnato dai
caldi raggi del sole e dal volo di due rondini.
Rukawa si guardò attorno, per sincerarsi che fosse solo, e cercò un posto
all'ombra dove poter attendere il suo Hacchan.
Hacchan, cioè niente altri che Hanamichi Sakuragi, stava chiacchierando
con i componenti dell'Armata Sakuragi lungo i corridoi del primo piano.
Aveva sperato di vedere in santa pace il suo Kacchan, ma i suoi amici gli
si erano appiccicati alle costole e dovette faticare parecchio, ma non
riuscì a scrollarseli di dosso.
" Kacchan mi ucciderà..." pensava Hanamichi, cercando con la coda
dell'occhio una via per raggiungere Kaede sul tetto.
Mito, il suo migliore amico, si accorse dell'espressione di Hanamichi, ed
escogitò su due piedi una scappatoia per l'amico.
- Ma che bella tipa che è passata...- disse volgendosi ad osservare una
fantomatica ragazza.
Immediatamente gli altri tre ragazzi si voltarono verso di lui e chiesero
in coro - DOV'E'? DOV'E'?- volgendo la testa a destra e a manca nel vano
tentativo di scorgerla.
- Ha girato adesso l'angolo... Se vi sbrigate, forse fate ancora in tempo
a raggiungerla...- disse Mito dando loro una falsa indicazione.
I tre partirono a razzo, per tentare di accalappiare la sventola di cui
aveva parlato Mito, lasciando i due amici soli nel corridoio.
- Finalmente...- sospirò Sakuragi- Pensavo che non mi avrebbero più
lasciato andare!-
- Meno male che ci sono io...- disse Yohei sorridendo.
Hanamichi lo guardò perplesso, chinando la testa a destra.
- Ma che...?-
- Lascia perdere, e vai dal tuo Kacchan!- gli disse Mito, accompagnando le
sue parole con una pacca sulla spalla.
Hanamichi annuì e si diresse a razzo verso il tetto.
Corse per le scale salendo i gradini a due a due: era dalla sera
precedente che non aspettava altro che di poter abbracciare nuovamente il
suo adorato volpacchiotto. Aveva passato la notte rigirandosi nel letto,
abbracciando il cuscino per supplire la mancanza del benamato e aveva
atteso sveglio il mattino per poterlo rivedere.
Poco prima di uscire, però, si ricordò del fatto che ci fosse qualcun
altro, oltre ai due diretti interessati, a conoscenza del sentimento che
lo legava al suo volpino.
Yohei Mito.
- Giusto, ecco quello che dovevo fare!- si era detto Hanamichi battendo il
suo pugno destro sul palmo aperto della mano sinistra.
Ormai era l'alba, tanto valeva alzarsi e andare a fare quattro chiacchiere
con il suo migliore amico.
Si era vestito quatto quatto ed era uscito senza far rumore, lasciando un
biglietto che spiegasse la sua assenza, affinché la madre non si
preoccupasse.
Era uscito da casa ed aveva imboccato la ripida salita che portava a casa
di Mito. Il suo amico abitava in una casetta bassa alla fine della strada,
allineata assieme ad altre case dello stesso tipo e colore.
Aveva suonato il campanello ed aveva atteso risposta.
" Avanti, Yohei...sveglia che ti devo parlare!" pensava Hanamichi
aspettando che gli rispondessero.
Seccato dall'inutile attesa, aveva optato per girare sul retro della casa
e scavalcare il muro di cinta: la camera di Yohei era dall'altra parte
della casa, avrebbe bussato direttamente alla finestra.
" Se continuo, finirò per svegliare anche suo padre... e mi ammazzerà!"
aveva pensato il ragazzo assestandosi il collo della camicia.
Stava per mettere in atto il suo piano geniale, quando due occhietti
assonnati avevano fatto capolino da dietro la porta.
- Hanamichi?...- gli aveva chiesto una voce impastata dal sonno, che il
ragazzo aveva riconosciuto essere quella di Mito.
- Sì, Yohei sono io...- aveva risposto tranquillo.
- Ma sei pazzo? Lo sai che ore sono?- l'aveva rimproverato l'altro
strofinandosi gli occhi assonnati.
- Dai, non fare tante storie!- aveva protestato seccato Hanamichi-
andiamo! Vestiti e seguimi!- aveva aggiunto il ragazzo dai capelli rossi
all'amico. Questi, che sapeva come con Hanamichi fosse impossibile
ragionare quando si fosse messo in testa qualcosa, gli aveva risposto che
l'avrebbe raggiunto subito.
Dopo dieci minuti, Mito era pronto e si era diretto assieme all'amico
verso la scuola, chiacchierando del più e del meno; giunti in palestra,
Hanamichi si era cambiato e si era portato sotto canestro, un pallone tra
le mani, ripassando il discorsetto che aveva in mente di fare al suo amico
Yohei.
" YOHEI! Perché non mi hai detto che sapevi cosa provava Rukawa per me?!!!
E perché non mi hai detto che io ne ero innamorato?!"
aveva pensato il ragazzo, notando che c'era un quid che non quadrava nel
suo ragionamento.
Guardava la palla che teneva tra le mani, rigirandola tra le dita, come in
cerca dell'illuminazione.
Aveva perso subito l'attenzione e fu sopraffatto dall'impulso
irrefrenabile di andare a canestro.
- Allora? Cosa volevi dirmi?- gli aveva chiesto Mito fissandolo perplesso-
Mi hai buttato giù dal letto all'alba dicendomi che dovevi parlarmi e
ora?-
Hanamichi fu riportato violentemente al presente; strappato all'improvviso
dalle sue elucubrazioni, si era diretto in automatico verso il canestro,
infilando nella rete una delle sue potenti schiacciate.
Si era avvicinato a Mito quando si accorse della presenza di Haruko e del
Gorilla: la ragazza gli aveva porto la pagina del giornale in cui si
parlava di lui ed il ragazzo si era dimenticato completamente di tutto.
Era corso dal custode, buttandolo giù dal letto, e si era fatto aprire la
stanza in cui c'era la fotocopiatrice, accompagnando le sue gentili parole
con uno dei suoi sguardi assassini.
L'uomo, trovandosi di fronte quell'invasato, gli aveva aperto l'ufficio
ancora in pigiama ed era corso via non appena aveva finito di spiegare al
ragazzo come andasse usata la macchina.
Così non aveva parlato a Mito, né l'aveva messo al corrente degli sviluppi
della situazione tra lui e Rukawa.
Arrivò davanti alla porta della terrazza, trovandola socchiusa.
"Bene, il mio Kacchan è già arrivato!" pensò il ragazzo fregandosi le
mani. Aprì la porta e si guardò attorno con fare circospetto.
Di Rukawa non c'era alcuna traccia.
- Ma dove?...- si chiese Hanamichi dopo aver perlustrato tutta la
terrazza.
Non trovando nessuno, si era deciso e tornare sui suoi passi, nel vano
tentativo di riuscire ad incrociarlo per strada.
" Magari doveva svolgere qualche noioso lavoretto affibbiatogli da qualche
professore rompipalle!" pensò Hanamichi tornando in classe: ormai
l'intervallo per il pranzo era terminato e doveva rientrare in aula.
Lo stomaco protestava per l'assenza di cibo che si protraeva dalla sera
precedente, ma il ragazzo non vi badò: quello che più gli premeva era di
riuscire a vedere il suo Kacchan, anche soltanto di sfuggita.
Incontrò Mito, il quale capì, dalla faccia da funerale assunta dall'amico,
come questi non avesse fatto in tempo ad incontrare Rukawa.
"Probabilmente avrà avuto da fare o si era rotto di aspettare..." pensò
Yohei avvicinandosi a Hanamichi.
- Niente?- gli chiese semplicemente.
Il ragazzo dai capelli rossi scosse la testa in segno di diniego.
- Vedrai, ci sarà una ragione più che plausibile, non fare quella faccia!
- tentò di consolarlo Yohei: Hanamichi lo guardò fisso e annuì.
- Sì, glielo chiederò stasera, dopo gli allenamenti.- concluse prima di
accorgersi dell'espressione beota che aveva assunto Haruko.
La ragazza stava scribacchiando qualcosa con un portamina su un quaderno:
dallo sguardo sognante, Hanamichi poté intuire che, di qualsiasi cosa si
trattasse, il suo Kacchan ne era il protagonista assoluto.
- Guarda che faccia che ha Haruko...- disse Mito sottovoce indicando la
sorella del Gorilla con il mento.
Hanamichi si sentì invadere dalla gelosia: Haruko aveva una faccia che non
gli piaceva affatto!
La situazione non migliorò quando vide lo sguardo della ragazza
illuminarsi e andare in brodo di giuggiole: Hanamichi vide con la coda
dell'occhio che il suo volpacchiotto si stava avvicinando a lui.
Peccato che la sua espressione torva non promettesse nulla di buono!
Infatti, Kaede gli passò accanto senza degnarlo di un solo sguardo, come
se né lui, né Mito fossero presenti.
Hanamichi si voltò per vederlo mentre si allontanava dandogli la schiena e
si sentì attraversare da una marea di sentimenti opposti che non riuscì a
sovrastare.
Gelosia, perché Haruko aveva delle fantasie sul suo ragazzo.
Frustrazione, per non essere riuscito ad incontrare il suo ragazzo sul
luogo del loro primo appuntamento.
Rabbia, per essere stato volutamente ignorato proprio dalla luce dei suoi
occhi.
Hanamichi si sentì scoppiare e chiamò il ragazzo con un urlo rabbioso.
- RUKAWA!!!- gli ringhiò dietro, avanzando di un passo senza accorgersene.
Kaede non lo ascoltò e si allontanò, sparendo dietro un angolo.
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