DISCLAMER: I personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma non temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'

NOTE: Riporto qui sotto un mini albero genealogico della famiglia Rukawa, quelli tra parentesi sono i soprannomi che ha dato loro Hanamichi.^^''

Kikyo-san: nonnina-hentai, madre di Kyosuke.
Kyosuke: il capofamiglia, inventore.
Katy: moglie di Kyosuke, pittrice e scultrice.
Akira Sendoh: nato dal precedente matrimonio di Kyosuke (porcospino)
Kaede: primogenito di Kyosuke e Katy (Kitsune=volpe ^^)
Kurumi: gemella di Kazuya, ama solo il denaro e sogna di diventare miliardaria. (Ookami=lupo)
Kazuya: gemello di Kurumi, è appassionato di fotografia (Kojika=cerbiatto)
Kanata: amante della lettura (Nezumi=topo)
Kikyo: l'ultima arrivata in famiglia (koala)
Karen: 'sorella' di Kyosuke

Kei: figlio di Karen, coetaneo di Kaede e Hanamichi (Itachi=donnola)


Altri personaggi:

Hikaru Sakuragi: sorella minore di Hanamichi.
Michael Kant: allenatore in seconda di Anzai (Shiro=bianco)
Arthur Kant: fratello minore di Michael, è un fotografo professionista.

 

Mayuka Odagi: amica del cuore di nonna Kikyo, era un'attrice porno

Reika: nipote di Mayuka, asso del pc e di tutto ciò che è tecnologico, coetanea di Kanata

Madoka: mamma di Reika, scrive romanzi yaoi. (Fukurou=gufo)

Masaki: fratello minore di Reika.

Hélène: mamma di Hanamichi e Hikaru, ha altri due figli, Hanako e Hiroki, è sposata con Philippe Berrauly.

 

Ryosuke Dori: presidente effettivo della Dorian Production.

Takeshi Dori: padre di Ryosuke.

Susan Dori: mamma di Ryosuke, presenta show per bambini.

 

Toshi Ikeda: preside del liceo Shohoku, gemello di Tomo, fidanzato con Karen.

Tomo Ikeda: gemello di  rettore dell'università di Kanangawa, è il compagno di Susan.

 

Lamia: segretaria personale e confidente di Ryosuke.

 

Strange Family IV

parte XIII

di Gojyina-chan

 

Kaede circondò le spalle del suo Do'hao con il braccio, con fare protettivo.

Si rendeva perfettamente conto che il suo ragazzo aveva superato i suoi limiti.

Quella notte era stata terribile per tutta la sua famiglia che, alla notizia del rapimento di Kei e di Ryosuke Dori, si era subito riunita nel soggiorno, con tanto di amici e polizia, tutti in attesa della telefonata dei malviventi.

L'ispettore aveva fatto deviare le chiamate di villa Dori dai Rukawa, così da poter essere tutti insieme nello stesso posto.

 

Dai bambini, ancora ammalati e che non dovevano sospettare nulla, erano rimasti la volpe e Hanamichi, con le rispettive sorelle e i fidanzati, che tenevano impegnati i quattro piccoli con l'aiuto di Kanata e Reika, anche loro allontanati dalla casa patronale.

 

Kaede passò una mano sul viso insolitamente pallido del suo rossino.

Non dormiva decentemente da più di una settimana a causa del morbillo dei bambini e lo shock del rapimento lo aveva scosso profondamente.

 

“L'ho anche salutato! La visiera del cappello gli copriva mezza faccia, ma ero convinto che fosse Matsuya-san, dannazione!” stava borbottando il Tensai, senza darsi pace.

L'autista era stato ritrovato dentro lo sgabuzzino accanto alla guardiola, in boxer e maglietta, legato e imbavagliato e con tanto di bernoccolo in testa.

“Hn.”

“Se solo me ne fossi accorto, io...”

“Saresti stato in pericolo anche tu!” concluse per lui la volpe.

“Ma io...!”

“Sei stanco Do'hao e stai sragionando più del solito.”

“Ma...!”

“Ok, aspettami qui! – sentenziò la volpe, alzandosi dalla poltrona che condivideva con lui, per andare vicino ai quattro bimbi che stavano colorando un libro di favole – Hn. Hanamichi non si sente bene.”

“No male mamma!” si allarmò immediatamente il koala, posandosi le manine sulle guanciotte con uno sguardo preoccupatissimo.

“Deve dormire un po'. Lo porto nella stanza accanto e poi ritorna, ok?”

“Prendi cura di mamma mio o... sai che ti faccio!” s'imbronciò la piccola, mostrandogli il pungo.

“Hn!” annuì la volpe, che subito dopo trascinò un imbarazzatissimo Do'hao verso il bagno.

 

Il rossino sapeva bene che Kaede aveva ragione, ma mostrare le proprie debolezze lo faceva sentire a disagio.

Hanamichi.” ringhiò Rukawa, stroncando sul nascere le sue rimostranze.

 

Sakuragi si acquietò definitivamente e rimase fermo e in silenzio mentre Kaede riempiva la vasca, spogliava entrambi e si immergeva nell'acqua profumata, portandolo con sé.

 

Una volta posata la schiena sul petto del suo ragazzo, Hanamichi si rilassò, sentendo il peso dei giorni passati. Sparita l'adrenalina che gli permetteva di muoversi, rimaneva solo un'immensa stanchezza.

 

Kaede passò le grandi mani sul petto del suo amato, senza spingersi oltre. Lo desiderava come sempre, ovviamente, ma sia lo stato in cui versava il rossino, che la presenza dei mocciosi nella stanza accanto, inibivano la volpe che si limitò a sciacquarlo e asciugarlo con cura, per poi condurlo in camera da letto.

 

Usciti dal bagno, la piccola Kikyo guardò il fratello maggiore, mostrandogli i pugni con il pollice verso l'alto e la volpe ricambiò il gesto, strizzandole l'occhio, per rassicurarla.

 

Hanamichi si addormentò ancora prima di toccare il cuscino con la testa e Kaede decise di vegliare il suo sonno per tutto il tempo che sarebbe stato necessario.

 

 

 

 

Michael stava vivendo un incubo lungo cinque ore.

Quando era arrivata la telefonata di Hanamichi, che li avvertiva del rapimento del suo Kei, aveva creduto di morire.

Viveva nell'angoscia da allora e il silenzio dei rapitori lo spaventava sempre di più. Ma anche suo fratello non godeva di buona salute.

Seduto sul divano accanto a lui, Arthur era pallido e teso.

Continuava a torturarsi le mani e a muovere freneticamente le gambe.

Entrambi erano preoccupati per i due ragazzi e pregavano Kami che stessero bene e che la polizia li trovasse al più presto.

 

“Tsk! Persino la Yakuza ci sta alla larga. Questi devono essere teppistelli di quart'ordine!” sibilò la nonnina, oltraggiata per quanto accaduto.

“E per questo sono i più pericolosi! – le fece notare Katy – Ispettore, lei cosa ne pensa? Stanno bene?” chiese all'uomo in piedi, al centro della sala.

 

“Devo essere sincero? La follia di voi Rukawa è direttamente proporzionata alla furia che manifestate quando qualcuno osa sfiorare un vostro familiare. Questo rapimento è assurdo. A meno che i due malviventi non siano davvero degli sprovveduti. Ryosuke sicuramente è vivo, dato che vogliono il riscatto... ma vostro nipote... Credo lo abbiano rapito perché era insieme al presidente. Dubito che sappiano chi sia. Spero abbiano la furbizia di chiedere un doppio riscatto, altrimenti lo potrebbero...” non terminò la frase, ma tutti i presenti intuirono perfettamente il senso del suo discorso e il terrore si impadronì di loro.

 

“Vado in giardino a chiedere aiuto agli spiriti!” sentenziò il vecchio bonzo che aveva deciso, d'accordo con Kikyo-san, di sotterrare l'ascia di guerra fino a quando i due ragazzi non fossero tornati a casa.

 

“Deve stare bene. Deve stare bene!” sussurrò Michael, stringendo forte i pugni.

Il senso di impotenza che provava lo stava dilaniando.

 

Rivoleva il suo ragazzo. Lo rivoleva subito!

 

 

 

 

 

 

 

Ryosuke aprì gli occhi a fatica, ancora stordito dal cloroformio.

La prima cosa che realizzò fu quella di essere imbavagliato e legato sia ai polsi che alle caviglie, la seconda, era che Kei era con lui e si stava riprendendo a sua volta.

Il luogo in cui si trovavano era buio e umido, una cantina, probabilmente, o un garage.

L'oscurità non gli permetteva di capire la grandezza del luogo.

 

“Bene, bene! I principini si sono svegliati!” esclamò una voce sconosciuta.

I due malviventi che li avevano rapiti erano a pochi passi da loro e li guardavano con scherno.

Uno dei due aveva il viso sfregiato da una cicatrice sulla guancia destra e l'aria di avere pessime intenzioni. L'altro era molto più alto e magro e si rigirava un coltello a serramanico tra le dita.

 

“Ora dobbiamo capire chi dei due sia il presidente!” disse quest'ultimo, togliendo il bavaglio ai due ragazzi.

“Si somigliano... ma il capo ha gli occhi viola. È famoso per questo. Eccolo, è lui!” dichiarò lo sfregiato, dopo aver puntato una torcia sui volti dei due prigionieri.

 

“È vero? Sei tu Ryosuke Dori?” chiese conferma l'altro, tirando un leggero calcio sulla gamba di Ryosuke.

Non ricevendo risposta, il suo compare afferrò in malo modo Kei e si fece dare il coltello dal complice.

“Allora tu non ci servi!” sentenziò con una luce cattiva nello sguardo.

“RUKAWA!” gridò il presidente, cercando di alzarsi.

 

 

 

Arthur si passò una mano sugli occhi stanchi.

Quell'attesa snervante lo stava uccidendo.

Si sentiva dannatamente responsabile per quanto accaduto. Se non avesse sollecitato Ryosuke ad uscire, non sarebbe successo nulla.

Era colpa sua. Tutta colpa sua.

Se fosse capitato qualcosa ai due ragazzi non se lo sarebbe mai perdonato.

Dei due chi era più in pericolo era Kei e suo fratello sarebbe sicuramente morto se fosse successo qualcosa al ragazzo.

No, non doveva succedere nulla di male.

Non ora che aveva capito quanto ci tenesse al suo modello e non al piccolo Kei, dannazione.

 

“Se non avessi insistito per...” sussurrò a se stesso, dando voce ai suoi rimorsi.

“TACI! Non è il momento per simili stronzate! – lo sgridò il fratello maggiore – È evidente che quei due avevano progettato tutto da tempo e hanno colto la prima occasione per agire. Non ho voglia di stare a sentire le tue stupidaggini! Rivoglio Kei il prima possibile!” dichiarò, guardando l'ispettore con un'occhiata eloquente.

 

“Stiamo facendo il possibile. L'auto è stata ritrovata vicino alla scogliera e i miei agenti stanno perlustrando la zona.” li rassicurò l'uomo.

 

“Kei...” sussurrò Kant, stringendo i pugni con forza, puntando lo sguardo su quel dannato telefono che non si decideva a squillare.

 

 

 

 

“R-Rukawa?!” balbettò lo sfregiato, mollando la presa dal ragazzo.

“S-Sì. Mi chiamo Kei Rukawa!” affermò il giovane dai capelli azzurri.

 

“Oh. Kami-Kami-Kami! – cantilenò l'altro, terrorizzato – Tu hai...? Cioè, tu sei...? Kikyo-san è tua nonna?!” riuscì finalmente a chiedere.

“Sì! – dichiarò il ragazzo, che cominciò ad intuire la situazione – E sarà molto arrabbiata per ciò che è successo.” buttò lì, fingendo di sbadigliare.”

“Dobbiamo liberarli!” dichiarò l'ossuto malvivente.

“E rinunciare ai milioni!? Sei pazzo!” ringhiò il complice.

“Ma quali milioni e milioni! Ti ricordi cosa ha fatto a Takaru Minomino?! Cosa ce ne facciamo dei milioni se lei poi ci... poi...” l'uomo non riuscì a terminare la frase, talmente spaventato da faticare a stare in piedi.

 

“Liberiamo Rukawa-san e teniamoci Dori!” propose lo sfregiato, tentando di non mostrare la paura che provava.

“Se volete rischiare...!” borbottò Kei.

“P-Perché?!” chiesero in coro i due rapitori.

“Vi siete chiesti come mai nessuno abbia mai mosso un dito contro la Dorian? Ryosuke è il preferito della nonna!” spiegò loro il giovane Rukawa, scuotendo il capo sconsolato, come se stesse dimostrando biasimo per i due malfattori.

 

“Vi chiamo immediatamente un taxi!” esclamò lo sfregiato, uscendo fuori da quello che era un magazzino, alla ricerca di campo per il cellulare.

 

“L-La prego: avverta Kikyo-san che c'è stato un malinteso. Le dica che vi abbiamo trattato bene! Ho moglie e cinque figli! La prego!” balbettò il secondo delinquente, liberando i ragazzi in tutta fretta.

“E sia! Ma ricordatevi della mia generosità e avvertite i vostri simili: la famiglia Dori è una protetta dei Rukawa. Guai a voi se ricapita un errore del genere!” li sgridò Kei, che stava cominciando a prenderci gusto, il tutto sotto lo sguardo scioccato di Ryosuke, naturalmente.

Espressione che non mutò nemmeno una volta saliti sul taxi.

 

 

 

 

“Quest'attesa è assurda!” sbottò Arthur, alzandosi in piedi per avvicinarsi alla finestra.

Quel dannato telefono non si decideva a squillare e il silenzio della stanza lo stava soffocando.

Aveva una gran voglia di menare le mani, giusto per sfogare la rabbia che provava dentro.

Se avesse avuto davanti quei due bastardi, li avrebbe disintegrati, così sarebbe passata loro la voglia di rapire i fidanzati altrui.

 

Cioè, il fidanzato del fratello e... poi c'era... c'era Ryosuke, ecco.

Non che fosse il suo ragazzo per il momento e... cioè, non per il momento... non era il suo ragazzo, punto. Ok, gli interessava molto e lo rivoleva. Ci teneva più di quanto avesse mai immaginato... cioè, un po' lo aveva capito già, ma quella situazione gli aveva dato la certezza che... che... insomma, lui era...

 

“Ehi? Cerca di mantenere la calma!” gli consigliò il fratello maggiore, andandogli vicino per dargli una pacca sulla spalla, interrompendo involontariamente quel suo insensato monologo interiore.

 

Michael posò la testa sul vetro della finestra e, poco dopo, fu attirato dal rumore di un automobile che si stava avvicinando.

 

“Se sono dei giornalisti, io...!” sibilò adirato.

 

Attese alcuni minuti e poi vide un taxi fermarsi davanti al loro cancello, un evento più unico che raro.

Quando vide chi fossero i passeggeri non poté fare a meno di urlare un disperato “KEI!” e fiondarsi poi fuori di casa seguito a ruota da Arthur.

 

 

 

 

“Ma le vorrei pagare la corsa... no, non chiamo mia nonna, lo giuro! Ehi!” gridò il modello, mentre l'autista faceva retromarcia a gran velocità.

“Ma si può sapere cosa combina quella donna?!” gli domandò Dori, ancora scosso per quanto successo nelle ultime ore.

 

“Mi rovina i rapporti sociali, ecco cosa! Anche se devo ammettere che oggi la sua vita sregolata ci ha salvato la...! – il ragazzo s'interruppe, sentendosi chiamare – MICHAEL!” esclamò felice, notando finalmente i due Kant che stavano aprendo il cancello.

D'improvviso si ritrovò nell'abbraccio spasmodico del suo uomo.

“Come...? Cosa...? Tu stai...?” gli domandò l'ex allenatore, agitatissimo.

“Sì, sì! Tutto bene! Appena hanno sentito il cognome Rukawa ci hanno chiamato un taxi e liberato. – si affrettò a spiegargli – Vero, Ryo? Anche tu stai... Eh?!” il giovane modello rimase basito nel vedere Arthur che abbracciava un imbarazzatissimo Ryosuke, leggermente arrossito sulle gote.

 

“Ah! Beh! Io ero... S-Sei il.. il mio modello! Non potevo finire il servizio, io!” balbettò il fotografo, mollando immediatamente la presa.

 

Il resto dei parenti, accorsi fuori al grido di Michael, si persero in mille baci, abbracci e un paio di palpatine da parte delle due vecchiette presenti, dopodiché i due ragazzi furono condotti in casa, dove l'ispettore li stava aspettando.

 

“...E vi hanno lasciati andare?!” chiesero in coro Katy e Karen, a dir poco basite.

“Già. Nonna? A proposito, chi diamine è Takaru Minomino?!” volle sapere il nipote.

 

La vecchietta si guardò con cura le unghie, mentre l'ispettore controllò la punta delle sue scarpe.

 

“Mamma? Nella tua vita hai mai fatto qualcosa di legale e di non violento?!” domandò l'inventore, sempre più allibito.

La vecchietta si accigliò pensierosa.

“Mmm... Quanto tempo ho per rispondere?”

“Lasciamo stare!” sospirò il figlio, scuotendo mestamente il capo.

 

“Ma Ryosuke perché lo hanno liberato? Avrebbero potuto...” ricominciò a domandare l'ispettore.

“Merito di Rukawa!” dichiarò Ryosuke, che cercava di guardare chiunque, tranne che il fotografo seduto di fronte a lui.

“Gli ho detto che era il preferito della nonna e loro ci hanno chiamato subito il taxi!” rise Kei, stringendo la mano del suo frastornato fidanzato.

 

“Davvero?! Per me va benone!” trillò la vecchietta, puntando le mani verso il povero presidente, sempre più terrorizzato dall'arzilla ottuagenaria.

 

“NONNA!” tuonarono i nipoti, fermandola appena in tempo.

“Mi tarpate le ali!” si lagnò la vecchina, imbronciatissima.

 

“Non farmi mai più prendere uno spavento simile!” lo sgridò Michael, baciando la fronte del suo ragazzo.

“Promesso!” sorrise Kei, sentendosi finalmente a casa, stretto tra le sue braccia.

 

“Vado in centrale. I miei uomini hanno scovato il nascondiglio dei due rapitori e dalle vostre descrizioni non sarà difficile trovarli. Arrivederci!” li salutò l'ispettore.

 

 

 

 

Svegliatosi al rumore della porta che veniva chiusa, Kato, che stava dormendo appollaiato sul suo mobile del soggiorno preferito, si accorse della presenta di un nuovo arrivato: Ryosuke.

Lo puntò, fece leva sugli arti posteriori e spiccò un balzo a volo d'angelo, gridando come un ossesso, tanto che il povero ragazzo dovette soccombere a quell'attacco improvviso.

“Ma che diamine...?!” sbottò Ryosuke, impiegando diversi minuti per capire che si trattava di un gatto.

L'animale lo guardò dritto negli occhi e decise che gli piaceva.

 

“Ma cosa...?!” continuò a balbettare il ragazzo, trovandosi la bestia appollaiata sulla testa.

Era per le stranezze di quella famiglia che in quella casa non ci aveva mai voluto mettere piede.

 

La sua attenzione si spostò verso il muro, dove un grosso cane nero stava strisciando lungo la parete.

Voltandosi verso il nuovo ospite, Kuro si esibì nel suo animale preferito: il geco.

Guardò Ryosuke e tirò fuori la lingua a ripetizione, certo di aver realizzato la migliore interpretazione della sua vita.

 

Dori non aveva mai visto un animale con una faccia più scema di quella e non resistette più.

Cadde in ginocchio, con il volto coperto dalle mani e il corpo tremante.

Arthur gli andò vicino preoccupato, ma si fermò prima di toccargli una spalla.

Il giovane si era piegato in avanti ed era scoppiato in una fragorosa risata, limpida e allegra, che aveva reso ancora più bello il suo volto sempre impassibile.

Rise così tanto da piangere e avere il mal di stomaco.

 

Quando si fu ripreso, diversi minuti dopo, si rese conto imbarazzato di quello che aveva fatto.

Non gli era mai successo prima e non sapeva dire se fosse una cosa buona o disdicevole.

Trovarsi poi oggetto dello sguardo intenerito del fotografo, non migliorò né il suo umore, né la sua confusione.

 

“Beh? Non me la scatti la foto?” lo provocò risentito.

“Oh, no. Questo spettacolo lo voglio tutto per me.” sussurrò Arthur, aiutandolo a rialzarsi.

Ryosuke lo guardò stupito e, di nuovo, le sue gote si tinsero di un intenso rosso e gli occhi viola diventarono ametista, tanto erano brillanti.

 

“È un miracolo!” sussurrarono in coro Lamia e Dori-san, stringendosi la mano commossi.

“Gli dovrò confezionare l'abito bianco: chiamerò la sarta!” sentenziò Susan, sorridendo felice al proprio compagno.

 

“Matrimonio doppio!” sorrise Karen, indicando suo figlio e Michael.

“E doppia palpata!” trillò Kikyo-san.

“NONNA!”

“Uffa, però!”

 

 

 

 

Hanamichi si svegliò a metà pomeriggio e si stiracchiò come un gatto, destando la sua volpetta, assopitasi solo un'ora prima.

Si infilò un paio di boxer e il pantalone di una tuta e si recò in cucina alla ricerca del caffè.

 

 

 

Kurumi e Hikki erano lì che lavavano alcuni piatti.

 

“... Sì, un po' sì! – stava dicendo la rossina – Ho un ritardo di due settimane e...”

 

A quella frase, Hanamichi rovesciò gli occhi all'indietro e svenne all'istante.

Non cadde in terra solo grazie ai riflessi pronti della sua volpe, che lo aveva seguito fino a lì.

 

“Oh, Kami!” esclamò Hikaru, rendendosi conto che il fratello aveva sentito tutto.

“Hn! Me lo volete ammazzare?” le sgridò la volpe, fulminandole con un'occhiataccia.

 

“Corro a fare le valigie a Kazuya: Hana lo ucciderà di sicuro!” sentenziò la bella Rukawa, facendo per uscire dalla dependance.

“Fermi tutti! – esclamò Kanata – Manteniamo la calma! Kaede, riportalo in camera e sposta indietro la sveglia di cinque minuti. Anche voi fate lo stesso con gli orologi di tutta la casa. Così penserà di aver sognato!”

“Hn! – annuì la volpe – Hn?” 'domandò' alla sorella del suo Do'hao.

“Non sono incita, solo un po' di stress!” lo rassicurò, alzando entrambe le mani.

“Hn...” annuì la volpe soddisfatta.

Aveva evitato di ritrovarsi un fuggitivo come fratello minore.

 

Kazuya, uscito dal bagno dove era andato a sciacquarsi il viso e, soprattutto, per sfuggire alle domande imbarazzanti del fratellino col suo stramaledetto block notes, guardò quel trambusto a dir poco sconcertato.

“Ehi, che succede?!”

“Ti salviamo la vita, scemo!” tuonarono i fratelli, guardandolo torvi.

“Ma che ho fatto?!” si chiese l'aiuto fotografo, allibito.

“Ringrazia Kami che Kikyo-chan non era sveglia, altrimenti eri un uomo morto!” si limitò a dire il topino, correndo verso l'orologio del lettore DVD.

 

 

Hanamichi si svegliò, stiracchiandosi come un gatto e... spalancò gli occhi, guardandosi attorno stranito.

Kaede finse di svegliarsi e lo vide infilarsi in fretta un paio di boxer e un pantalone per precipitarsi poi in cucina dove, con sommo sgomento, vide le due ragazze intente a lavare i piatti.

 

“E-ehm... Tutto bene! La polizia ha arrestato i due rapitori e...” stava dicendo Kurumi, accortasi della presenza del rossino.

“C-Cosa? Kei e Ryo stanno bene?” domandò subito il Tensai, dimenticandosi dello strano 'sogno' che aveva fatto.

 

“Ciao Hana! Sì tutto bene! Kei è con Michael e Arthur ha accompagnato Dori a casa sua. Abita un paio di ville più in là!” gli disse la ragazza, indicandogli il cancello con la testa.

 

“Kami, ti ringrazio!” sussurrò il rossino, posandosi una mano sul petto.

“Hn... Vogliamo fare due tiri, Do'hao?” propose la volpe, segretamente felice che tutto fosse finito bene.

“Certo! Il Tensai ti straccerà!” dichiarò il rinvigorito rossino, schioccandogli un veloce bacio sulle labbra.

Vederlo così raggiante era una gioia anche per la volpe, che però non perse l'occasione per punzecchiarlo un po'.

“Tra un milione di anni, Do'hao!” lo prese in giro, aspettandolo sulla soglia della porta.

“Ringrazia che i bambini dormono o sai bene come ti rispondevo!” mugugnò Sakuragi, uscendo dalla casetta.

Prima di chiudere la porta alle sue spalle, Kaede indicò al topino di risistemare gli orologi e gli fece l'occhiolino, a mo' di ringraziamento.

“Senza di me questa famiglia sarebbe persa! – disse il bimbo con una punta di saccenza nella voce – Bene, tornando a noi due...!” dichiarò il bimbo che, munito di block notes, si decise a riprendere la sfilza di domande a Kazuya e a Mito.

“Oh, no! Di nuovo!” gemette Yohei, nascondendosi il viso paonazzo con entrambe le mani.

 

 

 

 

Akira osservò con attenzione il suo ragazzo, che si aggirava per la loro cucina con palese nervosismo.

Nell'ultima settimana Hisashi si era comportato in modo un po' strano.

Akira aveva l'impressione che stesse evitando di stare nell'appartamento sul garage.

Ancora non aveva dormito nel loro letto nemmeno una volta.

Ma se prima lo aveva giustificato con il morbillo dei bambini e poi col rapimento del cugino, adesso Sendoh aveva la certezza che la sua non era solo una sensazione.

 

“Hisa, qualcosa non va?” gli chiese preoccupato.

“Ma no! Voglio dire... tutto bene... è solo che...” tentò di spiegargli la guardia, a disagio.

“Dimmi!” lo incitò il porcospino, abbracciandolo da dietro.

“So che sembra sciocco, dato che abbiamo vissuto qui per molto tempo... ma essere tornati in questo appartamento...”

“Mmm... ti ha ricordato la disintossicazione?” azzardò il ragazzo dai capelli a punta.

“Sì. Ti sembra stupido?” gli chiese Mitsui, imbarazzato.

“No, assolutamente! – lo rassicurò baciandogli una guancia – Vuoi cambiare l'arredamento? Così sembrerà tutto diverso!” gli propose con entusiasmo.

“Sarebbe bello rendere questa casa un po' più nostra. Ma useremo i soldi del mio primo stipendio alla Dorian!” sentenziò l'altro, irremovibile.

“Aggiudicato!” concordò solennemente Akira, andando ad aprire il loro divano letto.

“Mi spiace crearti sempre casini...” sussurrò Mitsui, vergognandosi un po'.

“Non lo fai mai! – lo rassicurò Sendoh, tornandogli vicino per poterlo baciare – E poi... lì non lo avevamo ancora fatto!” trillò sorridendogli divertito.

“Ti amo, hentai!”

“Anch'io, tesoro!”

 

 

 

 

 

 

Ryosuke si chiuse la porta di casa alle spalle e andò a preparare il caffè per il suo ospite, mentre il fotografo si accomodava sul divano.

 

I due sapevano di dover parlare, ma nessuno dei due sapeva bene da che parte cominciare.

 

In soggiorno, Dori porse la tazza all'uomo e cominciarono a bere in silenzio.

Una volta finito, il presidente tornò in cucina a posare le tazze.

Trasse un profondo sospiro e ritorno di nuovo in sala ma, con sua grande sorpresa, trovò Arthur ad aspettarlo vicino alla porta.

 

“Quando non sapevo dov'eri... è stato terribile, davvero!” ammise l'uomo, accarezzandogli una ciocca di capelli.

Il ragazzo posò la schiena contro la parete e annuì.

“In quei momenti io... il tuo viso era l'unica cosa a cui... pensavo solo a...” tentò di spiegare, distratto dal volto dell'altro vicino al suo.

L'istante successivo si ritrovarono avvinghiati in un abbraccio selvaggio, mentre le loro lingue duellavano l'una contro l'altra.

 

Ryo stava andando letteralmente a fuoco, si rese conto vagamente, mentre veniva spogliato con urgenza dal suo amante.

Arthur gli afferrò le natiche sode e lo isso di svariati centimetri, intrappolandolo tra il suo corpo e la parete.

Ryo allacciò le lunghe gambe attorno alla sua vita e gli circondò le spalle con le braccia, pronto come non lo era mai stato in vita sua.

 

Il fotografo lo fece scendere lentamente e lo penetrò con una spinta profonda, facendolo inarcare e gemere di piacere misto ad una punta di dolore.

Come animato da un demone, l'uomo si mosse velocemente, colpendolo a ripetizione, fino a farlo venire sul proprio ventre.

Il giovane si accasciò sulla sua spalla privo di forze, godendo smodatamente non appena sentì il seme del suo uomo inondare il proprio corpo accaldato.

 

Quando il respirò tornò normale, Arthur si decise a compiere quei pochi passi che gli permisero di tornare a sedersi sul divano, con il ragazzo ancora stretto attorno a sé.

Lo coprì con la propria giacca e lo cullò con infinita tenerezza, godendosi lo spettacolo del viso arrossato e appagato del suo modello preferito.

I due rimasero in un silenzio carico d'affetto, rendendosi conto che non sempre le parole erano necessarie.

 

 

 

 

 

La festa per lo scampato pericolo corso da Kei e Ryosuke, organizzata da Katy e Karen, fu l'occasione giusta per rendere ufficiali alcuni fidanzamenti, come quello di Lamia e Dori-san, insieme al neonato rapporto fra Ryosuke e Arthur.

 

Hanamichi si guardò attorno sconsolato.

Madoka lo fissava con il suo sguardo penetrante, intenta a creare qualche paragrafo del suo nuovo romanzo.

Kikyo-san sospirava alla vista dei suoi bicipiti ambrati e Mayuka-san batteva le mani fiera della sua migliore amica.

La piccola Kikyo, perfettamente guarita come gli altri tre bambini, controllava che baciasse Kaede, in modo tale che si sposassero anche quel giorno, così Sakuragi sarebbe stato ancora il suo mamma. Il vecchio bonzo tentava come al solito di esorcizzarlo e si era anche preso il merito sia della guarigione dei piccoli, causata secondo lui dall'Oni (alias il rossino) che dell'arresto dei rapitori di Kei e Ryosuke (avvenuta, sempre secondo lui, grazie ai suoi immensi poteri spiritici).

Kanata invece, con il suo block notes in mano, gli poneva domande sempre più imbarazzanti, cercando di capire cosa fosse l'amore e come diventarne immune.

 

“Poteva andarmi peggio!” sentenziò il Tensai.

“Hn?”

“Potevo essere nudo.”

“Hn?!”

“Se fossi stato nudo, sarebbe stato ancora più imbarazzante!” disse cercando, come al solito, di trovare il lato positivo in ogni cosa.

“Do'hao!”

“Baka Kitsune! Ti ricordo che sono in questa situazione assurda per colpa tua!”

“...”

“Bene!” esclamò vittorioso, posando la testa sulla spalla della sua volpe.

 

“Abbiamo preparato le torte!” annunciarono in coro Michael e Hisashi, orgogliosi delle loro creazioni. La torta paradiso era il loro cavallo di battaglia e ne andavano molto fieri.

 

Per l'occasione, l'avevano farcita con due strati di cioccolato fondente, rendendo felicissimi tutti gli psicopatici presenti.

 

“In braccio mamma!” trillò Kikyo-chan, arrampicandosi sul divano per essere coccolata dal suo rossino preferito.

“Come mai tu non mugugni?” indagò il Tensai, scrutando il suo ragazzo con grande sospetto.

“Hn...”

La piccola prese a guardarsi le manine, ad un tratto divenute interessantissime, mentre la volpe si mise ad osservare attentamente lo spigolo del tavolino.

“Il primo che parla stasera avrà doppio budino.” dichiarò il rosso.

“Patto!” esclamarono i due in coro.

“Prima di pappa mamma mio sta con me, la ninna la fa con Dede così no bisticciamo più.” gli spiegò il koala, sorridendo felice.

“Hn!” annuì Rukawa, con grande serietà.

“Questo potrebbe rendere meno complicata la mia vita.” ammise il Tensai, accarezzando la testa scura di entrambi.

 

“Hana? Un paio di domande, per favore!” esclamò Kanata, andandogli vicino con il suo quaderno, che ormai era detestato da mezza famiglia.

Reika guardò il coetaneo sbuffando stizzita: lo aveva lasciato giocare fin troppo, era giunto il momento di porre fine a quella rottura di scatole.

 

“Tzè! È inutile che ti affanni a cercare una cura, tanto l'amore è una cosa noiosissima!” dichiarò a braccia conserte.

“C-Cosa?!” le chiese il topino, sbigottito.

“Già-già! Non interessa a nessuno, nemmeno a me!”

“Come no?!” domandò il piccolo che non aveva minimamente considerato quella eventualità.

 

Reika gli diede le spalle, strizzò l'occhio ad Hana e a Kaede poi, con un sorriso trionfale, trotterellò fino in cucina, seguita a ruota dal topino disperato.

 

“Aspetta un attimo!” la chiamò il piccolo, abbandonando definitivamente il suo block notes sul tavolo per rincorrere la bambina.

 

“Impressionante! L'ha accalappiato in meno di un minuto! È un record di sicuro!” esclamò il Tensai.

“Hn!”

“Immagino che adesso vuoi la tua ricompensa per avermi salvato da Haruko, giusto?” sbuffò il rossino, guardando il compagno di sbieco.

“Hn!” annuì di nuovo la volpe.

“Mangia la torta e taci.” gli intimò Hanamichi.

“Hn...”

“Cosa vorresti?” concesse il Tensai.

“Viaggio!”

“Un viaggio?! E dove vorresti andare pigro come sei?!” gli chiese il compagno allibito.

“Scozia.” gli rispose Kaede a sorpresa.

“In Scozia?! Perché proprio lì?”

 

“Culetto d'oro, non lo capisci? – gli sorrise la nonnina hentai – Per il kilt!”

 

“Kitsune, io ti farò molto male!” gli comunicò Hanamichi, più rosso dei suoi capelli.

“No fare male a Dede! – esclamò il koala preoccupatissimo – Se Dede muore mamma mio ha sindone cuore rotto e muore!”

“Cosa mi viene?!” domandò Sakuragi, guardandola confuso.

“Sindone cuore rotto!” ripeté Kikyo-chan.

“Sindone? Ma se siamo buddisti! Aspetta un attimo... Signore, di cosa avete parlato davanti a lei, ben sapendo che capisce tutto?” chiese alle donne presenti, sollevando ritmicamente un sopracciglio scuro, sintomo della sua grande irritazione.

Aveva ripetuto loro all'infinito di stare attente a ciò che dicevano davanti alla piccola.

Katy e Karen tossirono imbarazzate.

“E-ehm deve averci sentito parlare della 'sindrome del cuore spezzato'... sai, quando una persona perde il suo grande amore... poi muore davvero di dolore. Era una puntata di Scrubs!” si difese l'artista, sollevando entrambe la mani.

“Che pazienza che ci vuole!” sospirò il povero rossino.

“Allora se Dede muore tu stai bene uguale, mamma?” domandò il koala, alla ricerca di certezze.

“Beh io.. voglio dire... io... – balbettò il giovane, per poi voltarsi verso il suo ragazzo per guardarlo malissimo – Bada alla tua salute!” gli intimò imbronciato.

 

Kaede gli diede un dolcissimo bacio sulle labbra, avendo perfettamente capito cosa gli stesse dicendo il suo Do'hao.

“Anche oggi è mamma mio!” trillò il koala, scendendo lungo la gamba del rossino per potersi abbarbicare al suo polpaccio e usare il suo grande piede come sedile, così da poter stare sia con lui che con gli altri tre bambini seduti sul tappeto.

 

“Mmm... Mamma mio?”

“Dimmi, cucciola!” le sorrise Hanamichi.

“C'è bimbo al cancello.” lo avvertì, avendolo notato mentre si arrampicava.

“Cos'è che c'è?” domandò il Tensai, guardando dalla finestra.

Effettivamente c'era qualcuno.

“Hn... Ha un futuro come spia internazionale.” commentò la volpe appollaiata sul suo Do'hao, con la testa sul suo petto e gli arti attorno al suo corpo ambrato.

 

“Bene, bene!” trillarono la nonnina, Karen e Katy, che andarono incontro allo sconosciuto dall'aria parecchio terrorizzata.

Hanamichi le vide firmare alcuni fogli, Kikyo-san palpare il sedere del ragazzo e quest'ultimo che scappa via a gambe levate, urlando come un ossesso.

 

“Non capisco come non sia mai finita in galera.” si limitò a commentare il rossino, accarezzando distrattamente la testa del suo Kaede.

 

“Tutto ok! – annunciò Katy, strizzando l'occhio alla mamma dei rossini – Ma guardate! Si è addormentata!” sorrise la donna, osservando con tenerezza la sua ultimogenita che stava ronfando abbarbicata sul suo mamma, con la guanciotta premuta contro la sua gamba.

 

“Cara?” la chiamò il marito.

“Hai ragione. Mi ricorda qualcosa...” sussurrò meditabonda, dirigendosi verso il primo cassetto del mobiletto più basso della sala.

“NO, QUEL CASSETTO NO!” tuonarono i figli, tentando di nascondersi chi sotto al divano, chi dietro le tende delle finestre.

Lì dentro Katy teneva gli album di famiglia e quello era sinonimo di una cosa sola: imbarazzo totale.

 

“Ah, eccola qui!” trillò la pittrice, mostrando una foto ad Hanamichi, per la somma irritazione della volpe, arrossita preventivamente.

“Sta un po' fermo, Baka!” lo sgridò il Tensai.

L'istante dopo si ritrovò ad osservare una volpetta in miniatura che, seduta per terra, era abbarbicata ad un pallone da basket che sembrava gigantesco, con la guancia premuta su di esso.

 

“Identici!” sentenziò l'inventore, che stava fotografando il piccolo koala.

 

“Eri molto carino, lo sai?” gli disse Sakuragi, baciando la fronte della sua imbarazzatissima volpe.

“Hn...”

“Forse un premio te lo meriti davvero.” gli sorrise il rossino, guardandolo con immenso amore.

Eh, sì! Era davvero un ragazzo fortunato, si disse il giocatore, sfregando il musino contro il petto del suo Do'hao.

 

“E-ehm... Per evitare che Katy tiri fuori foto che nessuno di noi vuole vedere, colgo l'occasione per avvertirvi che io e Hisashi abbiamo deciso di cambiare l'arredamento della nostra casa perciò, quando arriveranno i facchini del negozio, tenente la nonna legata!” dichiarò il porcospino, con grande fermezza.

 

“Nipote degenere! Con tutto quello che ti ho insegnato per rendere felice Hisa-amore, è questo il tuo ringraziamento?” domandò la vecchina, oltraggiata da tanta irriconoscenza.

“Io non ho sentito niente, io non ho sentito niente, io non ho sentito niente!” cantilenò la guardia, coprendosi le orecchie con le mani.

 

“Ma se ti ho regalato l'altalena erotica che ha comprato Hana!” s'imbronciò il porcospino.

“Io non ho comprato proprio niente e stai zitto che c'è mia madre! Ti prenderò a testate!” inveì il Tensai, non potendo muoversi a causa del koala e della volpe che aveva addosso.

 

“Akira, aspetta un attimo!” sorrise Katy, che decise di spiegare ai presenti la questione delle ville acquistate, di cui il giovane agente immobiliare, arrivato poco prima, aveva portato gli ultimi documenti.

 

“COSA?!” tuonarono in coro sia Michael che Hanamichi.

 

“La casa in America la prendo io!” sentenziò il Tensai irremovibile.

La vecchina brandì il bastone e lo fece roteare attorno al naso dei due insorti.

“Cosa?” sibilò l'arzilla ottuagenaria, socchiudendo pericolosamente gli occhi.

“Mi siedo e sto zitto.” sentenziarono in coro Sakuragi e Kant, cercando conforto dai rispettivi fidanzati.

 

“Tua nonna mi ha minacciato.” si lagnò il rossino, imbronciatissimo.

“Hai idea di quello che ti poteva fare con quel bastone? Considerati fortunato, Do'hao!”

 

“Hanamichi, so che vuoi prenderti cura delle persone che ami, ma anche noi vogliamo fare lo stesso. – gli spiegò Katy – Il nostro è un gesto d'affetto. Non sentirti minacciato nella virilità!''

“Esatto! – esclamò Kikyo-san – Sono a due metri da te!”

 

“Non mi riferivo a 'quella' virilità!” sospirò la pittrice.

“Ah no? Perché, ce ne sono altre?” chiese l'anziana, con grande interesse.

 

“Taci, vecchia svergognata!” la sgridò il bonzo.

“Zitto tu, rimbambito!”

“Donnaccia!”

“Pelato!”

 

I due vecchietti si guardarono in cagnesco per diversi minuti, per poi avvinghiarsi l'uno all'altra in un bacio selvaggio.

“OH, KAMI SAMA!” tuonarono tutti i presenti, profondamente scioccati.

 

 

.

“No, la lingua no! – gemette il rossino – Ru, cosa...? R-Ru? Kaede? KAEDE!” gridò il rossino, rendendosi conto dello stato in cui versava la volpe.

Kaede era pallido come uno spettro e con il cuore fermo.

Sakuragi lo prese ripetutamente a schiaffi, riuscendo a farlo tornare in sé.

“H-Hn... H-Hn...!” balbettò Rukawa, incapace di distogliere lo sguardo da quella scena raccapricciante.

“Sì, lo so. Sta calmo, su! Mi hai fatto prendere un accidenti!” sussurrò il rossino, abbracciandolo stretto.

“Scusate, ma lui non è un monaco?!” chiese l'inventore, scioccato più da quello che dal bacio in sé.

 

“Veramente io mi chiamo Bonzo.” gli rispose il vecchietto, dopo essersi separato dalla sua novella compagna.

“Mi perdoni, ma non ho capito.” ammise Rukawa-san.

 

“Io mi chiamo Bonzo di nome e Naoto di cognome.” spiegò l'anziano.

“Aspetta, fammi capire... Tu mi stai rincorrendo da mesi lanciandomi addosso tonnellate di foglietti di carta e non sei nemmeno un monaco vero?!” sibilò il rossino, spalancando gli occhi per l'ira.

 

“E allora? La forza spiritica non si misura con i titoli di studio! – sentenzio il vecchietto, profondamente oltraggiato – Andiamo di sopra cara!” decise poi, prendendo per mano Kikyo-san.

“A dopo cari. Cercheremo di non fare troppo rumore. Sapete, ci sono i bambini!” trillò la vecchina, trascinando il compagno in camera sua.

 

“Bene! Festeggiamo un altro fidanzamento!” annunciò l'inventore, ricevendo l'appoggio degli adulti e uno sguardo allibito da parte dei più giovani.

 

“Sono tutti matti! Non so come faccia a vivere ancora qui!” borbottò Sakuragi, ancora infuriato per quello che aveva appena appreso su falso monaco.

 

“Do'hao, noi due staremo insieme per sempre!” borbottò Kaede, sfregando il musino su di lui.

“Per sempre, volpe?” chiese il rossino, sorridendogli con dolcezza.

“Hn!” annuì, baciandolo con passione.

 

 

 

 

 

 

“Questa è la cosa più ridicola che abbia mai fatto in vita mia!” sibilò Mitsui, guardandosi ancora una volta allo specchio.

“E dai, Michy! È una foto divertente! È solo per promuovere in modo simpatico il videogioco!” gli rispose Hanamichi, a pochi passi da lui.

“Non chiamarmi Michy! Uffa, lo so che serve a quello e al videogioco un po' ci tengo... ma vestirmi come il personaggio che doppio mi fa sentire a disagio! Non mi piace stare al centro dell'attenzione!” mugugnò la guardia, vestita da liceale.

 

“Scherzi, vero? E io che dovrei dire?! – esclamò il rossino, che indossava i panni di un'avvenente cameriera, con tanto di calze a rete e tanga in pizzo – IO mi sento ridicolo. Ma la foto deve essere comica, no?”

Gli altri personaggi del gioco erano una dottoressa, Ryosuke, e una giovane infermiera, Kei.

I quattro uscirono dal camerino e andarono a prendere posto sotto i riflettori, dove Arthur li stava aspettando in compagnia, per l'occasione, dei fidanzati degli altri tre modelli.

 

“Com'è carino Hisa! Sarà di umore nero. Stasera saranno dolori!” guaì il porcospino, escogitando subito un modo per far divertire il suo ragazzo. Con l'aiuto di Happy, ovviamente.

 

Non ricevendo nessun mugugno da Kaede, si voltò verso di lui, ridendo sommessamente della sua espressione basita.

 

La volpe stava guardando il suo Do'hao ad occhi sbarrati e labbra socchiuse.

 

“Mmm... carino Ryo, vero?” gongolò Arty, facendo l'occhiolino al fratello maggiore.

“Smettila maniaco! Stai lavorando!” lo prese in giro Michael.

“Maniaco a chi?! Tra te e Kei c'è più differenza d'età rispetto che a me e Ryo! Vecchio porco!”

 

“Uffa. Deve essere di famiglia!” borbottò l'ex allenatore meditabondo.

“Ragazzi, abbiamo finito! – annunciò il fotografo – Adesso che ci penso, forse hai ragione. Mamma ha quindici anni meno di papà!”

“Mamma? – gli fece eco Kei, andando loro vicino – Pensavo foste orfani. Perché non mi hai mai parlato dei tuoi?!” volle sapere il ragazzo dai lunghi capelli neri e blu.

 

“Beh... loro sono dispersi come al solito... non li vediamo da anni, ormai!” fu la laconica risposta del biondo.

“Che vuol dire dispersi?!” chiese allibito il ragazzo.

“I nostri genitori sono due archeologi del tutto sprovvisti di senso dell'orientamento, perciò passano metà della vita a perdersi e l'altra metà a recuperare reperti importantissimi nei posti in cui si perdono. Hanno una fortuna assurda!” spiegò Arthur, afferrando per la vita il suo presidente.

 

”E osi lamentarti della mia famiglia?” chiese Kei, indignato.

“Dopo aver visto baciarsi tua nonna e il mai-stato-monaco? Sì!” sentenziò Michael, che non si era ancora ripreso da quello shock.

 

Dori si grattò la punta del naso, divertito da quella storia.

Negli ultimi mesi, da quando stava con Arthur, aveva scoperto che c'erano un sacco di cose che lo facevano ridere.

Notando i suoi occhi color ametista, il fotografo si chinò a dare un bacio al suo bellissimo ragazzo.

Vedergli quello sguardo felice era diventata la ragione della sua vita.

Aveva imparato che le foto perfette non necessariamente andavano scattate, ma solo ricordate per sempre.

 

 

“Ti sei annoiato, volpe? – domandò il rossino, prendendo per mano il suo compagno – Volpe? Stai dormendo di nuovo con gli occhi aperti? Oh, Kami! Kae ti sta uscendo sangue dal naso!” sussurrò allarmato.

Ma prima che potesse aggiungere altro, Rukawa lo trascinò nel camerino, sbattendolo contro la porta solo dopo averla chiusa a chiave.

“Hn... Sono di pizzo?” gli domandò sollevandogli la gonna vaporosa, per controllare i candidi slip che indossava l'altro.

“Maniaco!” rise Sakuragi, allacciandogli le braccia intorno al collo.

“Mi devi un cosplay!”

“Ero stato avvelenato!” sbuffò il Tensai.

“Hn. È lo stesso!” tagliò corto la volpe, penetrandolo con urgenza.

 

La foto era effettivamente divertente, ma Hanamichi vestito da cameriera era quanto di più sexy Kaede avesse mai visto in vita sua.

Non aveva potuto resiste.

Non che il rossino si lamentasse, vista la passione e la rapidità con cui rispondeva alle sue spinte.

Vennero quasi simultaneamente, accrescendo così il piacere reciproco, per poi rimanere abbracciati ad ascoltare soltanto il suono dei loro respiri.

“Che vergogna! Io qui dentro mi cambio tutti i giorni!” mugugnò il Tensai, imbarazzato.

“Hn. Così penserai sempre a me!”

“Baka! – lo sgridò il rossino – Io penso sempre a te!” aggiunse poi, arrossendo furiosamente.

“Anch'io Do'hao. Sempre.”

“Per sempre?” chiese Sakuragi, inclinando la testa di lato, per posarla sulla spalla candida del suo amore.

“Per sempre!” promise la volpe.

“Ru?”

“Hn?”

“Non lo affitti questo costume, è chiaro?”

“Uffa, Do'hao!” s'imbronciò Kaede, cessando immediatamente di scodinzolare.

“Kitsune hentai!” mugugnò Hanamichi.

Quella dannata volpaccia riusciva sempre a rovinare ogni momento romantico!

 

 

 

 

Epilogo

 

 

“Cerca di stare calmo!” gli consigliò Hanamichi, guardandolo con comprensione.

“Hn.”

“Fai un respiro profondo!”

“Hn.”

“Almeno siediti un attimo!”

“Hn.”

“Kitsune: non mi sei di nessun aiuto!” lo avvertì il Tensai, guardando malissimo la sua narcolettica volpaccia, che si limitava a restare seduta sul letto a mugugnare, mentre attorno a loro si scatenava la catastrofe.

 

“Non lo posso fare!” annunciò Hiroki, guardando il proprio riflesso allo specchio.

“Hn?!”

“Non ne sono in grado! Guardate! Non riesco nemmeno a mettere questa dannata cravatta!”

“Hiro?”

“Sì, Hana?”

“Quello è un calzino.” gli comunicò il fratello maggiore, senza battere ciglio.

“BENE! Vedi? Non riesco nemmeno ad annodarmi un calzino: non posso sposarmi!” esclamò il giovane rossino, in pieno attacco di panico.

 

“Ok, adesso ti devi proprio sedere.” sentenziò Sakuragi, afferrandolo di peso e facendolo accomodare tra lui e la volpe.

 

“Davvero, fratellone: sono un incapace! Lei è perfetta, energica, forte! Io non sono niente!” si disperò Hiroki, con la calza che ancora gli penzolava sulle spalle.

 

“La ami. È naturale che tu abbia paura di non saperla rendere felice. E poi non è vero che non vali niente, sei un bravissimo scenografo e hai una carriera brillante! Vedrai, andrà tutto benissimo!” lo rassicurò il campione di basket.

“E tu che ne sai dei dubbi in amore?! Voi due siete siamesi!”  s'imbronciò Hiroki, guardandolo torvo.

“Scemo! Anche io li ho avuti il giorno del mio matrimonio!”

“HN?!”

“Volpe: taci – gli intimò il marito – Dicevo che anche io ho avuto paura di non sapermi prendere cura della Kitsune. Ma poi ho capito che avrei semplicemente continuato a fare tutto ciò che faccio da anni e anni! Un anello non ti cambia la vita. Devi cercare di sposarti ogni giorno... e io ne so qualcosa!” scherzò poi, riuscendo a fare ridere il futuro sposo.

“Hn!” annuì la volpe, ancora grata al giovane rossino per tutti i pomeriggi passati a baciare impunemente il suo Do'hao, grazie alla scusa fornitagli involontariamente proprio da Hiroki.

 

“Adesso stai fermo che ti metto la cravatta, così possiamo andare in giardino. Katy e Kyosuke hanno costruito un gazebo bellissimo e ci stanno aspettando.” gli disse Hanamichi, annodando la cravatta al fratellino.

 

“Hn. Non spaventarti quando sentirai dei botti. Quell'affare ha dei fuochi d'artificio incorporati.” lo avvertì la volpe.

“Spero abbiano sistemato 'quel problema'...” sussurrò Sakuragi.

 

Quando avevano collaudato i fuochi d'artificio, il gazebo era saltato fino al tetto della villa.

Senza la presenza dei Vigili del fuoco, che mai avrebbero messo piede nella proprietà di un Rukawa, erano serviti tutti i componenti della famiglia per tirare giù quell'affare.

 

“Sono pronto! No, aspetta un attimo!” cambiò idea Hiroki, posandosi una mano sul cuore che stava battendo a mille.

“Hn. Ehi?”

“S-Sì?”

“Se non ti sbrighi la nonna verrà a cercarti.” lo avvertì la volpe.

“Andiamo!” sentenziò il novello sposo, correndo verso la porta d'ingresso.

“Minacciarlo non vale!” s'imbronciò Hanamichi.

“Almeno si è dato una mossa. Ho vinto io, Do'hao. Come sempre!”

“Kitsune, ringrazia il cielo che non ho tempo per prenderti a testate!” ringhiò suo marito, guardandolo storto.

“Hn?”

“Mi sono ricordato di quanto sia stato magnanimo a sposarti: animale!” sibilò il rossino, adombrandosi.

 

Dieci anni prima, a fine campionato, Kanata e Reika li erano andati a trovare. I due erano appena tornati dal Belgio e il topino aveva cominciato a descrivere alla volpe i dolci tipici di quel Paese. Kaede era andato letteralmente in visibilio per le crepes alla kriek e la flan di mele di Brugge.

 

Quando Hanamichi era ritornato dai suoi ospiti con il caffè, Rukawa si era alzato in piedi di scatto, guardandolo serio.

 

“Do'hao! Preparami i budini da viaggio: si parte per il Belgio!” aveva sentenziato con tono perentorio.

“E che ci andiamo a fare laggiù?!” aveva replicato il rosso, a dir poco esterrefatto.

“Impari le loro ricette!”

“Ma sei scemo?!”

“Hn... E già che ci siamo, ci sposiamo anche!” aveva aggiunto senza fare una piega.

La testata che aveva colpito la volpe lo aveva lasciato tramortito per una buona mezz'ora.

Il tempo che era servito al rossino per sbollire la rabbia.

 

“Ma era una proposta di matrimonio quella?!” sbraitò Hanamichi, imbronciatissimo.

“Hn! – annuì Kaede, per nulla pentito – Mi hai detto di sì!” sussurrò la volpetta, sulle sue belle labbra carnose.

 

 

 

 

 

 

Giunti nel giardino di villa Rukawa, addobbato per le grandi occasioni, con tanto di archi fioriti e panchine in ferro battuto, Hanamichi si guardò intorno circondato dagli amici di sempre.

 

Akira e Mitsui, mano nella mano, attendevano come tutti l'arrivo della sposa con grande trepidazione. Anche loro, come il rossino e la volpe, giocavano da anni nella N.B.A.

Mitsui però aveva mantenuto il suo lavoro di doppiatore alla Dorian e questo gli permetteva di vivere serenamente il futuro ritiro, che avrebbe annunciato, insieme al suo compagno, l'anno successivo.

 

Gli adulti squinternati erano seduti nelle prime panchine, concentrati a tenere ferma la nonnina hentai che aveva puntato il giovane monaco chiamato ad officiare la funzione.

Il 'suo' di monaco, o meglio 'mai-stato-monaco', sedeva tra lei e Odagi-san, scuotendo il capo di fronte al comportamento dell'arzilla compagna.

 

Kei e Ryosuke, in compagnia dei fratelli Kant e dei loro ritrovati genitori (che si erano persi per anni in Amazzonia, nonostante la loro destinazione dovesse essere la Svezia), erano seduti davanti al porcospino e alla guardia e stavano parlottando tra loro.

Col passare degli anni l'amicizia tra Kei e Dori si era saldata sempre di più, tanto da sembrare più loro due fratelli che non Arthur e Michael.

Sia il rossino che Kei erano sotto perenne contratto della Dorian, come testimonial di svariate campagne pubblicitarie e, saltuariamente, impegnati nel doppiaggio insieme a Mitsui.

 

Anche per Hanamichi il dopo carriera era sereno, grazie al suo lavoro nel campo della pubblicità.

La volpe ancora li prendeva in giro per questo.

Non capiva ancora come fosse possibile che una persona timida come il suo Do'hao, uno che aveva detestato per anni le foto come Kei e un altro come Mitsui che non sopportava di parlare in pubblico, potessero fare quel tipo di lavoro.

La sua volpaccia malefica adorava borbottare e il rossino, da buon marito, glielo lasciava fare, a patto che non esagerasse.

 

Anche Tsume e Sato erano presenti alla cerimonia, più litigiosi e innamorati che mai. Loro erano rimasti a giocare in Giappone, diventando molto famosi e ammirati grazie alle splendide partite che facevano soprattutto con la Nazionale.

 

Di fronte al rossino c'erano Mito e Kazuya, con le rispettive mogli e pargoli al seguito.

Sia Hikaru che Kurumi avevano avuto due gemelli, un maschio e una femmina, che avevano una passione sfrenata per lo zio Hana, cosa che indispettiva ancora di più la sua scorbutica volpe, che vedeva aumentare i rivali a vista d'occhio.

La possessività di suo marito era leggendaria e il passare degli anni non aveva messo un briciolo di saggezza in quella zucca di volpe cocciuta.

Anche le due coppie avevano mantenuto i lavori alla Dorian iniziati durante l'adolescenza e non solo. Quell'anno sua sorella concorreva all'Oscar per la colonna sonora di un film Hollywoodiano, insieme ad Hanako che era diventata un paroliere di fama internazionale.

Le due rossine erano una coppia eccezionale e con Kikyo-chan come cantante i dischi di platino erano assicurati.

Kurumi e Mito erano i manager dell'intera famiglia, lavoro complicatissimo ma che amavano come sempre.

Kazuya era diventato un fotografo di alta moda, ricercato per la poesia nei suoi scatti e l'accuratezza nei particolari, imparata dal suo maestro Arthur e, di recente, si era dedicato anche alla regia, ottenendo eccellenti risultati.

 

Masaki era uno scrittore di libri fantasy diventati best seller ed era di pochi giorni prima la notizia che da una serie di suoi libri sarebbero stati tratti dei film.

Fortunatamente aveva scelto un tipo di letteratura completamente diversa da quella di sua madre. Tre scrittori di libri hard nella stessa famiglia sarebbero stati decisamente troppi.

 

Kanata era invece un critico letterario molto apprezzato e sua moglie Reika una delle programmatrici di software più richieste del pianeta. Nonostante il loro gran da fare erano riusciti ad avere tre bambine stupende, con dei bellissimi capelli biondi e gli occhi azzurri tipici dei Rukawa.

Le bimbe salutarono lo zio Hana con le manine e si rimisero sedute composte, pregustando il momento in cui avrebbero potuto giocare con lui.

 

“Hn. Sta arrivando, ricordati la scommessa!” sussurrò Kaede, guardandolo di sbieco.

“Per l'ultima volta. Al matrimonio di Hanako e Masaki io-non-ho-pianto! Mi era entrato un moscerino in un occhio!” sibilò il Tensai, indeciso se prenderlo immediatamente a testate o rimandare la rissa al rinfresco.

Ma quando arrivò la sposa, tutto il suo malumore passò d'incanto.

 

Insieme ad un emozionatissimo Kyosuke, la bella ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi azzurri e profondi, fece il suo ingresso con passo elegante ma deciso.

Hanamichi pregò tutte le divinità che conosceva affinché non facessero svenire il fratello minore.

Ma dallo sguardo estasiato di Hiroki, capì subito che non correva un simile pericolo.

In quel momento il ragazzo non si sarebbe accorto nemmeno di uno sbarco alieno.

Giunta accanto al rossino, Kikyo-chan gli tese inaspettatamente la mano, costringendolo ad alzarsi in piedi, stupito.

“Con mamma mio!” scherzò lei, che si fece così accompagnare all'altare sia dal padre che da Hanamichi che, commosso, ritornò poi a sedere accanto al suo gongolante consorte.

“Non vale! Tu lo sapevi!” lo rimproverò Sakuragi, con gli occhi lucidi e il broncio delle grandi occasioni.

“Hn. Non me lo hai chiesto, Do'hao!” mugugnò Kaede, passandogli un fazzoletto.

Aveva già una peccaminosa idea per festeggiare la sua vittoria.

L'aveva organizzata fin dal giorno in cui il koala lo aveva informato di quello che voleva fare, figuriamoci se Kaede Rukawa si faceva rovinare i piani all'ultimo momento!

 

Era certo che Hanamichi sarebbe capitolato di fronte ad una richiesta del genere.

Kikyo-chan aveva smesso di chiamarlo a quel modo in prima elementare ma ogni anno, il giorno della festa della mamma, faceva sempre un regalo sia a Katy che al suo Do'hao.

 

“Maniaco sessuale.” sibilò Hanamichi, intuendo il tipo di penitenza che avrebbe dovuto pagare.

“Hn.”

Facile per lui!

Ma Kaede aveva una lista di rivali lunga quattro fogli protocollo.

Doveva sempre ricordare al suo Do'hao chi era il suo padrone.

La loro vita di coppia era meravigliosa come sempre, con tanto di litigi e risse; la carriera li aveva soddisfatti entrambi oltre le loro più rosee aspettative e tutto perché erano e sempre sarebbero stati 'i rivali inseparabili'.

 

Parola chiave: inseparabili.

La volpe doveva difendere la sua proprietà con le unghie e con i denti.

 

La lotta per il Monopolio del Do'hao lo avrebbe impegnato per il resto della sua vita.

“Kitsune?” lo chiamò l'oggetto dei suoi desideri.

“Hn?”

“Ti amo, Baka!”

“Ti amo, Do'hao!”

 

FINE

 

 

 

Ora: non chiedetemi cosa siano i budini da viaggio: non ne ho idea.

Kaede dettava e io scrivevo. XD

 

Assurdità a parte: GRAZIE!!!!!!!

Grazie a tutti quelli che hanno seguito questa assurda serie e in particolare alla mia super-maxi-mega beta seika che ha sempre corretto i capitoli a tempo di record.

 

Ora Strange Family è davvero finita!

Un abbraccio enorme da parte mia e da parte di tutta questa folle tribù!

BACIONI!!!