DISCLAMER:
I personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma non
temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-' Kei: figlio di Karen, coetaneo di Kaede e Hanamichi (Itachi=donnola)
Mayuka Odagi: amica del cuore di nonna Kikyo, era un'attrice porno Reika: nipote di Mayuka, asso del pc e di tutto ciò che è tecnologico, coetanea di Kanata Madoka: mamma di Reika, scrive romanzi yaoi. (Fukurou=gufo) Masaki: fratello minore di Reika.
Ryosuke Dori: presidente effettivo della Dorian Production. Hélène: mamma di Hanamichi e Hikaru, ha altri due figli, Hanako e Hiroki è sposata con Philippe Berrauly. Strange Family IV parte XI di Gojyina-chan
Al suono della sveglia, Hanamichi si affrettò a spegnere l'infernale congegno, prima che Kaede iniziasse a lamentarsi. Sospirando piano il rossino gli accarezzò la testa scura, posata ovviamente sulla sua spalla. Quel giorno non avevano impegni universitari; per questo motivo avevano deciso, di comune accordo con Hisashi e Akira, di fare il cambio di abitazione. Nonostante ciò, Sakuragi non aveva alcuna voglia di abbandonare né il suo caldo giaciglio, né tanto meno il corpo della sua volpetta. Adorava rimanere semplicemente a letto abbracciato a lui, senza fretta né impegni. Avrebbe anche dovuto andare a preparare la colazione, pensò il rossino. Forse più per abitudine che per dovere vero e proprio, dato che non era più obbligato a cucinare per nessuno. Ad essere sinceri, sia la sorella che Mitsui e Michael, si irritavano parecchio quando lo trovavano a preparare da mangiare per tutti. Molto probabilmente, in quel preciso momento, Hikaru e la guardia erano già all'opera. Doveva andare ad aiutarli, si disse, rimboccando le coperte alla sua volpe. Decisamente, doveva scendere giù. Era facile: bastava uscire dal letto. Abbandonare il tepore delle coltri e soprattutto quello di Kaede. Decisamente, doveva scendere giù. Un'ora dopo, il Tensai era ancora lì che accarezzava la testa e la schiena di Kaede. Da quando stava con Rukawa era diventato un gran pigrone: Baka contagioso!
Che sonno... D'improvviso udì la voce di sua madre canticchiare una canzoncina per bambini. In linea d'aria erano a pochissimi metri di distanza. Ancora non riusciva a crederci. Sorrise felice e ricominciò ad accarezzare i capelli di Kaede, il quale sfregò il musetto sul suo petto per poi accucciarsi nuovamente sulla sua spalla ambrata.
Sentire il profumo della pelle del suo Do'hao nel dormiveglia e sapere che non c'era alcuna fretta di alzarsi, era un vero e proprio paradiso. In più il suo Hana era anche in vena di coccole. Avrebbe fatto volentieri le fusa, ma poi il rossino si sarebbe accorto che era sveglio e di certo avrebbe smesso.
Rukawa udì indistintamente le voci di sua nonna e del bonzo che stavano battibeccando giù in giardino, le tende della camera erano chiuse... Baciò un capezzolo di Hanamichi, mentre con una mano andava a cercare il sesso del suo ragazzo che sobbalzò impreparato a quell'assalto.
“Imbroglione!” rise Sakuragi, affondando le mani nei suoi capelli corvini. “Ti va di giocare, piccolo?” domandò Kaede sulle sue labbra. “Il bonzo è distratto... perché non sfruttare l'occasione?” sorrise maliziosamente il Tensai, dedicandosi al sesso teso del suo compagno. Dopo essersi accarezzati l'un l'altro, Rukawa si posizionò tra le lunghe gambe del suo Do'hao. Era troppo tempo che non lo facevano ed entrambi provavano un profondo moto di impazienza. La volpe si appigliò ad un barlume di lucidità e, prima di penetrarlo, si prese cura del corpo teso di Hanamichi, preparandolo ad accoglierlo. Bastarono poche spinte per far perdere il controllo ad entrambi. Spinsero e gridarono fino a quando non si riversarono l'uno nel corpo dell'altro.
Stesi fianco a fianco, i due amanti si guardarono a lungo negli occhi. “Come si sta bene qui!” si lasciò sfuggire il rossino. “Hn!” “Adesso però dovrei...” Kaede lo attirò a sé, impedendogli di continuare. “Ru?” “Hn? “Doccia e poi torta?” “Hn!” “Va bene. Ma devo andare adesso, altrimenti si farà troppo tardi!” gli spiegò il Tensai, controllando l'orologio. La volpe gli si adagiò sopra, stringendolo con forza. “Sta cucinando tua sorella!” sentenziò la volpetta, annusando l'aria. “Stai scherzando, vero?! Non dirmi che riesci a sentire l'odore del cibo fino a qui!” domandò il Tensai sbigottito. “Do'hao! Non del cibo: dei dolci.” mugugnò Kaede, accucciandosi sul suo allibito ragazzo. Sakuragi aveva ormai imparato che era del tutto inutile porsi domande logiche quando si aveva a che fare con uno dei componenti di quella strampalata famiglia.
A contatto con il corpo caldo di Kaede, Hanamichi cominciò ad agitarsi, imbarazzatissimo. Da quando quello strampalato monaco era comparso nelle loro vite, non lo facevano più molto spesso; tuttavia questo non giustificava il calore infernale che sentiva dentro di sé. Nonostante i tentativi di nascondere la sua nuova erezione, l'attenta volpe la notò immediatamente e sorrise sul suo petto ambrato.
Senza proferire parola, scese con la lingua fino alla punta del redivivo Saku, regalandogli dolcissime attenzioni che, ben presto, provocarono l'ennesimo orgasmo del suo Do'hao.
“Kami, quanto ti amo!” ammise Sakuragi, coprendosi il volto arrossato con entrambe le mani. “Tsk! Ti amo anch'io, che ti credi!” mugugnò la volpetta, tornata sulla spalla del ragazzo. “Antipatico! E io che volevo farti un regalo... ma non te lo meriti, ecco!” borbottò, cercando di mantenere un'espressione seria. “Hn?” “Stasera...” buttò lì il Tensai, mentre le grosse orecchie della volpe si agitavano. “Hn?” “Cioccolato...” adesso Kaede aveva iniziato a scodinzolare. “...” “...Bianco...” “Giura!” ringhiò la volpe, guardandolo negli occhi, molto sospettoso. “La parola del Tensai è una sola!” sentenziò il ragazzo, dandogli un bacio a fior di labbra.
Il rossino inspirò il profumo dei suoi capelli corvini. Un paio di secondi dopo si agitò piano, avvampando furiosamente. “Io c-credo... cioè... è meglio... faccio la doccia e poi ti preparo la colazione, ok?” balbettò fuggendo in bagno senza aspettare la risposta di Kaede, che si era ritrovato a gambe all'aria sul loro letto matrimoniale..
Hanamichi aprì immediatamente la manopola dell'acqua fredda. Non capiva proprio cosa gli stesse succedendo. Non era sua abitudine eccitarsi tre volte consecutivamente. In effetti però, da quando c'era il bonzo a perseguitarlo, i rapporti con Kaede erano diventati quasi inesistenti... ma che ci poteva fare se era imbarazzato all'idea che il vecchiaccio li potesse vedere? Questo però non giustificava le reazioni del suo corpo. Doveva assolutamente calmarsi. Dei due era Hanamichi a tenere a freno la libido iperattiva di Kaede, non poteva diventare anche lui un erotomane come la sua baka volpaccia malefica. Perso nei suoi ragionamenti non si accorse della porta che veniva aperta piano. Sobbalzò violentemente quando le braccia di Rukawa lo strinsero con forza.
La volpe gli afferrò il sesso indurito, infilandogli al tempo stesso due dite dentro, sorridendo nel trovarlo già pronto.
Quella mattina il suo Do'hao era davvero infuocato, si disse compiaciuto, mentre il rossino veniva sbattuto contro le piastrelle della doccia a gemere di puro desiderio. Voltò il capo arrossato, affondando gli occhi color cioccolato in quelli di Rukawa, resi scuri dal desiderio.
La volpe gli sollevò una gamba abbronzata e lo penetrò con decisione. Sakuragi si inarcò, muovendosi quasi subito alla ricerca di quel piacere che non tardò ad arrivare. Scosso dai brividi, scivolò in terra, le gambe tremanti e il ventre sporco del suo stesso sperma.
Il ragazzo dai capelli corvini rimase alcuni istanti ad osservare il suo compagno con il viso arrossato e gli occhi e le labbra lucidi e socchiusi. Kami quanto lo amava, pensò la bella volpe che, dopo aver ripulito entrambi, stava prendendo due accappatoi per asciugare per bene il suo esausto ragazzo.
Quel Do'hao era ancora freddo, nonostante lo avesse sciacquato con acqua più che tiepida. Possibile che si vergognasse ancora di chiedergli di fare l'amore dopo tutto quel tempo? Sì. Ma era anche per quello che lo amava: era timido a livelli patologici.
“Hn. Letto.” sussurrò la volpe, accompagnandolo sotto le coperte ancora calde. Hanamichi rimase in silenzio, ancora imbarazzato per l'incredibile eccitazione che aveva provato quella mattina. “Hn... Benvenuto nel mio mondo.” mugugnò la volpetta, cercando di farlo sorridere. “D-Davvero anche tu provi questo?!” gli chiese il ragazzo, rosso in viso. “Ogni giorno.” “Ecco perché durante la pausa pranzo...! Ma... noi lo facciamo anche al mattino... Come è possibile che...?” ragionò il Tensai, accigliandosi. “Ho un'autonomia di otto ore, Do'hao!” gli rivelò Rukawa, abbracciandolo stretto.
“Ru... vorrei restare così per sempre...” ammise Hanamichi, sfregando il naso contro il suo petto chiaro, riscaldato dal tepore dei loro corpi allacciati in un abbraccio perfetto. “Hn. – annuì Kaede – Ma con la trapunta imbottita di budino!” aggiunse poi, rovinando l'atmosfera romantica che li circondava. “Animale!” sbottò Sakuragi coprendosi gli occhi con una mano.
Un'ora dopo, Kaede e Hanamichi passeggiavano mano nella mano in giardino, entrando in casa dalla porta di servizio. Qui furono accolti dal profumo di frittelle e tiramisù, preparati da Hikaru. "Tsk! Do'hao!" esclamò la volpe, guardandolo con aria saccente. Il fiuto della volpe era infallibile!
Prima di poterlo insultare a dovere, il Tensai fu distratto dalla faccia afflitta di Hisashi, che era seduto al tavolo e guardava sconsolato un piatto pieno di roba carbonizzata. "Hn?!" "MAMMA!!!" L'urlo della piccola Kikyo interruppe sul nascere l'indagine del rossino. Pochi istanti dopo la bimba trotterellò in cucina, tendendo le manine verso si lui. "Dov'eri cucciola?" le chiese il ragazzo, prendendola prontamente in braccio. "Su divano!" "Ma come hai fatto a sentirmi?! Non ho parlato!" domandò allibito, sedendosi con lei accanto alla guardia depressa. "Sentito profumo che ha shampoo mamma mio!" trillò la piccola, afferrando una frittella dal piatto posto al centro del tavolo. "Sono circondato da cani da tartufo!" borbottò tra sé Sakuragi. "Uffa..." mugugnò Hisashi, attirando involontariamente l'attenzione del compagno di squadra. "Allora? Che succede?" domandò Hanamichi, osservando la scultura di arte povera che il ragazzo stava continuando a guardare. "Profitterol." "EH?!" "Erano dei profitterol." ringhiò Mitsui, accigliandosi risentito. "Scherzi, vero?" chiese il rossino sgranando gli occhi. "Ho la faccia di uno che sta raccontando una barzelletta?" sbottò l'altro, di umore sempre più nero. "Come cavolo hai fatto a bruciarli?!" "..." "Lasciamo perdere. Li rifacciamo, così... – il rossino si voltò per passare Kikyo-chan alla volpe – Voi due! Ma quante frittelle vi state mangiando?! Non posso lasciarvi da soli un attimo!" sbottò il rossino osservando il piatto semivuoto posto sul tavolo. I due Rukawa si scambiarono un'occhiata e bofonchiarono in coro un flebile "Due-tre-quattro-pochi-pochi!" "No comment" sentenziò Sakuragi, andando a prendere un paio di pentole dai ripiani più alti della cucina. Li avrebbe ignorati per un paio d'ore, decise il ragazzo, mentre cercava i coperchi in un mobiletto poco utilizzato. Le stoviglie erano impolverate e questo lo portò a tossire ripetutamente.
Tre secondi dopo si ritrovò steso sul divano con gli occhioni preoccupati di Kaede e delle due Kikyo a pochi centimetri dal suo viso, tre coperte addosso e cinque cuscini dietro la schiena. "Ma che...?!" "No male mamma!" sussurrò la bambina, preoccupata. "HN!" "Ma c'era la polvere e..." provò a protestare il Tensai. "Culetto d'oro, resta steso!" "Ma io sto...! Ma che...? Mi avete legato?!" domandò il Tensai sconvolto, sentendo delle corde stringergli i piedi. "Riposa, Do'hao!" "Kitsune! Già ho problemi a stare sveglio, oggi! Se poi... – Hanamichi si interruppe di fronte al visino triste di Kikyo-chan – Faccio male ad assecondare tutte le vostre manie!" si rimproverò, adagiandosi sui cuscini. “Se stai male ti dovrò mettere la suppostina-ina-ina!” gongolò la nonnina hentai, sempre alla ricerca di qualche scusa buona per guardargli il sedere. “No, grazie. Resterò qui, anche se non sono affatto malato!” borbottò il Tensai, gettando un'occhiata alla porta della cucina. "Non ti preoccupare Hana! Se di là avranno dei problemi, li aiuterò io!" promise Kanata, portandosi dietro un grosso block-notes. "Grazie Nezumi! – sospirò il ragazzo, accarezzando le teste di Kikyo e Kaede, stesi su di lui – Voi due... Casualmente proprio adesso è l'ora del vostro riposino mattutino... non mi state imbrogliando, vero?" indagò, rimboccando loro le coperte. I fratelli scossero la testa in perfetta sincronia. "Lasciamo perdere!" sospirò Hanamichi, rendendosi conto, una volta di più, di quanto la volpe stesse regredendo allo stadio infantile. “Hn?” gli domandò Kaede, sentendosi osservato. “Kitsune viziata!” sbuffò il rossino, scuotendo mestamente il capo.
Ryosuke e Kei ordinarono i loro caffè al bar degli Studios. Incontrarsi lì stava diventando una piacevole abitudine.
Avevano scoperto di avere un bel po' di cose in comune: amavano la musica rock e i film fantasy, il gelato al cioccolato fondente con la panna montata e il caffè nero. Per un'amicizia era un buon punto di partenza. “Oggi hai lo spot con Arty, vero?” domandò Kei, sorseggiando la sua bevanda. “Già. Vediamo se si riesce a finirlo.” borbottò il presidente, osservando distrattamente una grossa aragosta chiedere una tisana al bancone del bar.
“Quando c'è qualcosa che non so fare, imito i più esperti... ma fingere un sentimento è difficile.” ammise Rukawa, osservando la donna contenuta dentro il costume da crostaceo che li salutava agitando una chela. “Sbaglio, o è la presentatrice del programma per bambini di cui fa parte Kikyo-chan?” sussurrò Kei, riconoscendola quasi subito. Sia lei che gli attori di alcuni spot indossavano spesso costumi di quel tipo.
“Già.” “Ti ha anche mandato un bacio.” gli fece notare il modello dai capelli azzurri. “È mia madre.” “Davvero?!” “Già.”
“Ciao amoruccio! – trillò la donna salutando il suo bimbo, felicissima di vederlo seduto al suo solito tavolo in compagnia di qualcuno che non fosse Lamia – Ciao Kei-love!” “...” “S-Salve signora!” balbettò Rukawa. “Perdonala! È completamente fuori dal mondo.” la giustificò il figlio, abituato agli atteggiamenti della madre. “A me lo vieni a dire?! Ti devo ricordare mia nonna?” replicò Rukawa, sollevando un sopracciglio scuro. “Già.” convenne il presidente, osservando l'aragosta trotterellare fuori dal bar. “A Kikyo-chan piace moltissimo girare le puntate del suo programma.” “Ci sa fare con i bambini: sia lei che il suo compagno sono piuttosto infantili. Lui lo dovresti conoscere se non mi sbaglio.” gli disse Ryosuke. “Davvero?! E chi è?” “Il rettore della tua università.” “Tomo-san è il compagno di tua madre?!” “Già.” “Il suo gemello è il fidanzato della mia!” “Davvero?!” “Già.” “Finisce che ci imparentiamo!” borbottò il presidente. “Ahia! Mia madre è quasi peggio della nonna.” lo avvertì Kei, arrossendo imbarazzato. “Per la miseria!” sbottò Ryo, con un leggerissimo tono sorpreso nella voce. “Già.”
“Mi vergogno!” “Hisa...” “Non posso farlo!” “Allora non andare!” “Ho accettato l'appuntamento.” “Disdici!” “Non posso: la mia parola è una sola!” “Allora vai!” “Mi vergogno!” “Hisa...” “Dannazione!” “Ascoltami: è solo un provino. Se non ti piace dici semplicemente di no!” “Non so perché abbia accettato!” “Perché sei curioso e intelligente!” “Non è vero!” “Ti amo tanto quando sei così ragionevole!” “Scemo!”
Akira abbracciò il suo burbero compagno. Già normalmente era scontroso, ma quando era nervoso diventava assolutamente irascibile. In più era piombato in casa inferocito per aver abbrustolito un dolce, ma non voleva che gli altri sapessero quanto c'era rimasto male, perciò era di umore ancora più nero.
Quel pomeriggio, doveva semplicemente fare una prova di doppiaggio per un videogioco e, a meno di otto ore dall'appuntamento, aveva iniziato a dare di matto.
Si era svegliato prestissimo e aveva deciso di provare a preparare la colazione, con esiti disastrosi; poi si era rintanato nel loro appartamento, chiudendosi in bagno, per leccarsi le ferite di nascosto. Akira era stato sul punto di chiamare gli artificieri ma, dopo mezz'ora di contrattazioni, era riuscito a farlo uscire dalla sua tana. Infine, avevano cominciato quell'assurdo dialogo, in cui era riuscito ad estorcergli la vera ragione del suo nervosismo.
Sendoh si chinò a baciargli la bocca imbronciata, accarezzandogli la schiena tesa. “Se vuoi ti accompagno!” gli propose sorridendogli. “Non è necessario... e poi oggi dobbiamo fare il trasloco. Avrai un bel po' di scatole da svuotare.” mugugnò Mitsui, calmato dalle carezze del suo amante. “Ho sempre tempo per te!” “Lo so!” mugugnò la guardia, baciandolo con dolcezza. “Adesso andiamo a far colazione, ok?” propose il porcospino, prendendolo sottobraccio. “...” “I profitterol imparerai a farli e saranno buonissimi!” lo incoraggiò Akira. “Lo so benissimo!” mugugnò di nuovo la guardia, rossa in viso, dandogli però una fugace carezza sulla guancia a mo' di ringraziamento.
Ryosuke si posizionò sotto i riflettori, teso per la prima volta in vita sua. Non sapeva mai cosa aspettarsi quando c'era di mezzo Arthur.
Trasse un profondo respiro e provò a fingere di essere immerso nella quiete familiare della sua casa.
Mentre guardava il finto campo di lavanda di fronte a sé, si ricordò improvvisamente della conversazione con Kei. Fu allora che Kant catturò il suo viso in una infinità di scatti.
Il fotografo cominciava a capire che le tonalità di viola degli occhi del modello equivalevano alle espressioni del viso dei comuni mortali. Indaco quando era furioso, ametista quando era sereno, violetto quando era nervoso o preoccupato, proprio come in quel preciso istante. Finito il servizio fotografico, il presidente s'affrettò a cambiarsi d'abito per poter andare a revisionare la pila di contratti che giaceva sulla sua scrivania. Era ligio al dovere o stava semplicemente fuggendo da Kant? Il ragazzo non riuscì a darsi una risposta, ma mise comunque parecchi piani di distanza tra lui e Arthur.
“Sei in gamba!” si complimentò Take-san, sorridendo al nuovo fotografo. “Davvero? La ringrazio.” sorrise Kant, per nulla convinto nonostante la sincerità dell'uomo, munito di grembiulino con sopra stampati i faccioni di alcuni panda. “Non dubitarne mai! Sei riuscito a fare molto in pochissimo tempo!” “Vuole un caffè?” gli propose il più giovane, incamminandosi con lui verso il bar. Il fotografo non poté fare a meno di notare lo strano atteggiamento dei dipendenti degli Studios che, al loro passaggio, porgevano un educatissimo inchino e fuggivano via a gambe levate. Solo quando si trovarono di fronte al barista del bar scoprì l'arcano.
“Dori-san, cosa le porto?” domandò il ragazzo dietro al bancone. “Caffè, caro! E tu Arthur?” pigolò l'uomo-panda, diventato oggetto dello sguardo incredulo del suo accompagnatore. “C-Caffè, grazie. Lei è il presidente?!” gli chiese allibito. “No, no! È Ryo-chan il presidente! Io mi occupo della manutenzione. Lo so, non dovrei farlo, ma mi diverto tanto!” gongolò felice. “Dopo la famiglia Rukawa non dovrei stupirmi più di nulla!” si disse Kant, ancora piuttosto perplesso.
“Mi piace tanto quando fai irritare Ryo-chan! Nessuno c'era mai riuscito prima. È uno spasso!” ammise Takeshi Dori, sorridendogli gioviale. “Anche suo figlio mi fa spesso dar di matto.” mugugnò il fotografo, accigliandosi immediatamente. “Continua così!” lo esortò l'altro. “Come mai ci tiene tanto?” indagò Kant.
“È la prima volta che lo vedo vitale e partecipe. Sarà che né io né la mia carissima ex moglie siamo mai stati capaci di educarlo. È lui che ci fa da genitore a dire il vero! Forse avrei dovuto sculacciarlo... ma non ne sarei capace!” s'avvilì il tuttofare. “Comunque sarebbe un po' tardi per una cosa del genere...” gli fece notare il fotografo. “Magari... lo potresti fare tu al posto mio?” pigolò guardandolo con due occhioni da cucciolo abbandonato. “E-ehm... Non credo sia il caso!” arrossì l'altro.
“Hai ragione! Con la violenza non si ottiene mai nulla! – ammise Dori-san, terminando il suo caffè – Bene! Adesso corro a sistemare la sala delle riunioni. Ti affido mio figlio! Ciao!” lo salutò, trotterellando fuori dal bar. “Sono circondato da gente assurda!” si disse Arthur quasi incredulo, scuotendo il capo.
“Mi potreste almeno slegare le caviglie?” domandò per l'ennesima volta Hanamichi, ottenendo l'ennesimo mugolio da parte della volpe sdraiata comodamente su di lui. Evidentemente non gli bastava più come cuscino: ora il rossino era diventato il materasso di quel Baka narcolettico.
Kikyo-chan non era da meno, dato che si era aggrappata alla maglietta del suo mamma non solo con le mani, ma persino con le unghie dei piedini. In quel modo era fisicamente impossibile spostarla senza lacerare il tessuto di cotone. … E russava pure come il fratello maggiore!
“Io ero un teppista temutissimo, però!” sbuffò il povero Sakuragi, guardando il soffitto del soggiorno.
“Già che ci siamo... – esordì il piccolo Kanata, scribacchiando qualcosa sul suo block notes – Avrei un paio di cosucce da chiedervi.” disse, indicando Hanamichi e Rukawa.
“Lui è andato. Chiedi pure a me!” borbottò Sakuragi, guardando storto il proprio ragazzo che aveva cominciato a russare piano. “Bene, è una domanda semplicissima: perché lo ami?” gli domandò il bimbo, con sguardo indagatore. “Come perché?!” replicò il giocatore di basket, impreparato ad una simile domanda.
“Eri innamorato di Haruko, no?” gli ricordò il topino, leggendo i propri appunti.
Al suono di quel nome, le orecchie della volpe cominciarono a muoversi immediatamente. Il basso ringhio che udì in seguito, fece temere il peggio al povero rossino, che tentò di salvare il salvabile.
“Oh, beh! Capita che... voglio dire... sì! Però è... è... è complicato, ecco!” rise nervosamente “HN! Spiegaglielo, Do'hao!” sibilò la volpe, sveglia, lucida... e sempre appollaiata su di lui, ovviamente.
“Beh! Quando provi qualcosa di nuovo...” azzardò il Tensai. “HNNN!!!!” “Ok, allora... quando pensi di provare qualcosa per...” “HNNN!!!” “Quando erroneamente, sei convinto di provare...” “HNNN!!!”
“E che cavolo! Ma non ti va bene niente !” sbuffò infastidito. “HNNN!!!”
Bastava il solo nome di 'quella lì' e Kaede vedeva rosso.
“Quello che vorrei capire... – gli spiegò il topino curioso – È come hai fatto e passare dall'amare lei allo stare in coppia con lui!”
“Nezumi, di questo passo non ci sarà nessuna 'coppia' di cui parlare!” lo avvertì il Tensai, passandosi una mano sugli occhi. “HNNN!!!”
“Che vuoi tu!?” “Non glielo sai spiegare, Do'hao?” chiese la volpe, lanciando fuoco dagli occhi.
“Non è questo, Baka! È che è difficile trovare le parole per descrivere i sentimenti! Come faccio a spiegargli che ti amo nonostante i tuoi difetti e le tue manie strane e la tua famiglia assurda e le tue allucinanti pretese gastronomiche e...” Il suo discorso fu interrotto da una cascata di baci sulle labbra che gli regalò Rukawa, felice e soddisfatto.
“Mmm... bene... bene... passiamo ad altro. – proseguì Kanata – Come sono i vostri rapporti sessuali?”
Rukawa smise di scodinzolare e guardò il fratellino con due occhi enorme, mentre Hanamichi avvampava, diventando rosso come un semaforo.
Kaede notò distintamente due fili di fumo che gli uscivano dalle orecchie e fu folgorato da un'illuminazione.
“Ecco perché sei così Do'hao! Ogni volta che arrossisci, ti evapora parte del cervello!” si disse, schioccando le dita... e ottenendo in cambio una poderosa testata che lo lasciò tramortito sul petto del suo furioso ragazzo.
“Nezumi, ti sembrano domande fare?! Cosa stai combinando? C'entra Reika, non è vero?” volle sapere Hanamichi, guardandolo allibito. “Sciocchezze! Quella lì è l'ultimo dei miei pensieri! Sto svolgendo una ricerca scientifica, io! Troverò una cura!” sentenziò il bimbo, gonfiando il petto.
“Una cura per cosa?!” chiese il Tensai, sempre più confuso. “Una cura contro l'amore, è ovvio!” sbottò Kanata, sorridendo felice.
“Hn?!” chiese la volpe, massaggiandosi la fronte fumante.
“L'amore ha dei sintomi e se ci sono i sintomi è una malattia e in quanto malattia c'è una possibile cura e io la troverò!” spiegò il bimbo tutto d'un fiato, riprendendo a scrivere.
“Lui era l'unico normale qui dentro! Ora sono rimasto da solo!” guaì il rossino, sospirando sconfitto. “Hn.” ammise la volpe, annuendo gravemente.
“Ah, già! Io con te non ci parlo!” si ricordò il Tensai, guardandolo malissimo.
“Ok, torniamo a noi! – sbuffò Kanata, sistemandosi gli occhiali sul naso – Mi sapreste descrivere i vostri orgasmi?”
“Argh! Non dire quella parola!” esclamò Hanamichi, cercando di coprirsi il viso con un cuscino. “Hn?” “Vorrei capire se c'è una differenza tra l'orgasmo durante il sesso e quello durante l'amore... Ah, già! Ma voi due che ne potreste sapere! Eravate entrambi vergini!” sbuffò, dicendolo con un'aria talmente sconsolata che i due poveri ragazzi si ritrovarono ad arrossire loro malgrado.
“Hn? Ci dovremmo scusare?!” domandò la volpe, piuttosto perplessa. “Sciocchezze! Io voglio solo te!” mugugnò Hanamichi, abbracciando il suo compagno, dimentico ormai dell'arrabbiatura precedente.
“Uffa! Quante smancerie! – sbottò il topino disgustato – Siete inutilizzabili! Dovrò chiedere ad Akira e a Mitsui!” sentenziò, correndo alla ricerca della coppia di senpai.
“Secondo me sta impazzendo del tutto!” commentò il rossino. “Hn!”
“Forse è genetico: arrivati all'adolescenza, voi Rukawa impazzite!” sentenziò il Tensai. “Hn... lei è piccola, ma tanto normale non mi pare...” gli fece notare la volpe, indicandogli con il pollice il piccolo koala che continuava a russare nonostante il baccano infernale che avevano fatto.
“Sono solo contro un mondo di pazzi!” guaì Sakuragi, affondando la testa sui cuscini.
Quel pomeriggio senza impegni lavorativi, permise al rossino di uscire in compagnia dei fratellini minori e di Hikaru. Sakuragi era felice di poter passare del tempo tutti e quattro insieme per la prima volta, inoltre era quasi certo che volpe e koala non avessero nulla in contrario, dato che aveva preparato loro ben cinque dolci a testa per farli stare buoni un paio di ore. Dovevano solo andare a vedere la scuola elementare dei due rossini, dato che la mamma e il marito erano alla Dorian per organizzare lo show televisivo di Hélène a tema gastronomico. Centoventi minuti scarsi li poteva anche lasciare da soli, no? Si disse il Tensai, mentre varcava il cancello della scuola insieme ai tre fratelli.
“Uffa però! Voglio mamma mio!” mugugnò Kikyo-chan, seduta sul divano accanto al fratello maggiore. “Hn...” Nemmeno il budino alla vaniglia era riuscito a tirarli su di morale. “Mmm... Dede? Sono cattiva?” gli domandò la piccola, cogliendolo del tutto impreparato. “Hn?!” “Io ho due mamma, ma tanti bimbi non ne hanno nemmeno una, però io no voglio regalare uno dei miei mamma a nessuno! Allora ho pensato che sono cattiva, ecco!” gli spiegò la piccola, abbracciata alla sua scimmietta rossa.
“Hn... non sei cattiva, sei possessiva... come tutti i componenti della nostra famiglia...” ammise la volpe, accigliandosi. Anche a lui mancava il Do'hao, nonostante fosse contento della sua uscita con i fratelli. “Però è cattivo uguale!” replicò il koala preoccupato.
“Sciocchezze! – esclamò Akira seduto su una poltrona accanto a loro – Tu non lo sai perché sei piccola, ma tutti i soldi che guadagni facendo pubblicità e show televisivi li dai proprio ai bimbi senza mamma, così loro posso studiare, giocare e curarsi e un giorno potrebbero anche trovare una mamma e un papà!”
“Allora no sono tanto cattiva!” trillò Kikyo-chan, battendo le manine.
“Niente affatto! Sei generosa e intelligente. Queste sono qualità delle persone buone!” le sorrise il porcospino.
“Hn...” “Praticamente gli unici che non lavorano siamo noi due!” sogghignò Akira, ricevendo un'occhiata d'assenso da parte della volpe. Perfino Kanata e Reika avevano dei lavori part-time: lui traduceva libri e lei creava programmi per il computer.
I due ragazzi non poterono aggiungere altro poiché, alcuni secondi dopo l'affermazione di Akira, si scatenò l'inferno.
“Che sciocchezze andate dicendo! – tuonò la nonnina-hentai, smettendo immediatamente di fare a botte con il bonzo – Il tuo compito è prenderti cura di Hisa-amore, mentre tu, nipote degenere, devi occuparti di Culetto d'oro!” “Già-già! – le fece eco Katy, che stava per salire le scale con una grossa tela in mano – Senza Hisa e Hana noi saremmo persi!” “Mamma mio lo devi curavi tu e tu invece fai sorridere Hisa o ti prendo a testata!” fu invece la minaccia della piccola Rukawa.
“Ti è simpatico Hisa?” indagò il porcospino, incuriosito dall'attaccamento che stava dimostrando la sorellina nei confronti del suo ragazzo.
“Tì! Mi regala sempre un fiorellino tutte le mattine! Però no vuole che lo dico perché poi diventa rosso.” aggiunse sottovoce la bimba, mentre Sendoh scoppiava a ridere divertito.
“Mi è capitato un ragazzo assurdo...” ammise il playmaker. Mitsui era capace di slanci di infinita tenerezza, che poi tentava in tutti i modi di nascondere, vergognandosene profondamente.
“Effettivamente, anche noi abbiamo un 'lavoro'... e anche piuttosto importante, non trovi?” sorrise il porcospino. “Hn!” annuì la volpetta, guardando distrattamente fuori dalla finestra in attesa del suo Do'hao. “Che facciamo?” chiese Kikyo-chan, sbuffando annoiata. “Hn...” Kaede guardò distrattamente il pallone arancione appoggiato sulla sua poltrona preferita. Anche il Basket era diventato noioso senza il suo Hanamichi che sbraitava. “La palla è troppo grande, mi faccio male!” lo sgridò la bimba, guardandolo torva. “Hn... Do'hao torna presto!” guaì la volpe, passandosi una mano sul viso.
Un'ora dopo, i quattro rossini rientrarono in casa, trovandosi davanti uno scenario agghiacciante. Una intensa nuvola di fumo proveniva dalla cucina. Mito aveva imbracciato l'estintore e Kyosuke, munito della 'Seppia-annaffia-tutto', stava testando la sua nuova invenzione: schiacciando la testa triangolare, fuoriuscivano dai tentacoli potentissimi getti d'acqua, che lo fecero rimbalzare fino al pavimento del soggiorno. In tutto quello sfacelo, Kaede e Kikyo-chan erano accucciati sul divano, uno abbracciato al suo pallone arancione e l'altra alla sua scimmietta rossa. “Ma che diamine...?!” domandò il rossino, strabuzzando gli occhioni scuri. “MAMMA!” trillò il piccolo koala, sorridendo felice. “Hn!”
“La cucina...” gemette il Tensai, andandoli ad abbracciare senza però distogliere gli occhi dalla nuvola di fumo a pochi metri da loro.
“I gemelli hanno tentato di preparare il pranzo. Non temere Culetto d'oro: si sono bruciate solo alcune pentole, la stanza è intatta!” lo rassicurò la nonnina-hentai, seduta sulle scale che portavano ai piani superiori insieme a Katy, che osservava la nuova invenzione del marito che stava annaffiando senza controllo tutto il soggiorno.
“Potrebbe rivelarsi molto utile per Hisa-amore, non credi, caro? Per le piante del giardino, intendo dire.” disse all'inventore, che stava tentando di spegnere la seppia gigante. “Fatto! Sì, cara, è una splendida idea!” trillò l'uomo, una volta riuscito ad arrestare il robot.
“Male pancia mamma!” guaì Kikyo-chan, puntando le manine verso Hanamichi. “È mal di pancia vero o mal di pancia da coccole?” indagò il giocatore di basket. “Da coccole!” rispose la piccole, felice di poterlo abbracciare. “Hn!” “E tu, Kitsune? È un mugugno da vera incazzatura o un mugugno da coccole?” scherzò il ragazzo, ottenendo un ringhioso “Do'hao!” da parte della volpe imbarazzata.
“Un'ora e mezza. Vi ho lasciati per soli novanta minuti!” borbottò il rossino, guardando lo sfacelo attorno a lui.
“Sei stato tu, spirito maligno! Richiama il tuo fuoco infernale!” esclamò il bonzo, tentando di aggredire Hanamichi munito di foglietti spiritici. Ma prima che lo potessero sfiorare, la nonnina intercetto gli Ofuda, rispedendoli al mittente usando il bastone a mo' di mazza da baseball. “Lascia stare Culetto d'oro, vecchio scimunito!” ringhiò dando il via all'ennesima rissa.
“Novanta minuti! – guaì Sakuragi, seduto sul divano con volpe e koala addosso – Il porcospino è finito arrosto?” indagò guardandosi attorno, mentre Hikaru accompagnava a casa i fratelli minori, schivando bonzo e nonna che stavano ancora litigando in giardino. “Trasloca.” bofonchiò la volpe, sfregando il musino contro il petto del suo ragazzo. “Dovremmo farlo anche noi.” gli fece notare Sakuragi. “Hn.” “Pigro!” “Do'hao!” “Baka!” “HN!” “Sciopero!” “...”
“Ciao Hana! – lo salutò Michael sporco di fuliggine, stupito di vedere quell'espressione così adirata e sconfitta sul volto di Kaede. Senza indagare, per non finire in guai seri, parlò esclusivamente con il rosso – Tranquillo! La cucina è intatta. Le pentole le ho lanciate nella fontana. Mito se ne sta occupando proprio in questo momento.” “Ti ringrazio. Ehi, Lucrezia e Borgia? Dopo gli avvelenamenti adesso vi siete dedicati alla piromania? Bella carriera!” borbottò all'indirizzo dei due gemelli che stavamo pulendo il soggiorno. “Sbagliando si impara.” mugugnò il giovane fotografo, imbronciatissimo.
“C'è ancora troppa puzza di fumo qui! Vi va di fare una passeggiata?” propose Hanamichi, accarezzando la testolina di Kikyo.
“Tì, ma in braccio mamma mio!” “Nel marsupio, così puoi vedere quello che ti circonda!” replicò il rosso. “Gno! Solo mamma mio e basta! No voglio niente altro!” s'imbronciò il koala. “Sicura-sicura?” “Tì!” “Bene allora! Solo in braccio a me e basta!” sentenziò Sakuragi, alzandosi con lei. “Hn?!” “Ma sì, Kitsune! Almeno da adesso in poi smetterò di preparare i dolci a lei!” sorrise il ragazzo. “M-Mamma pecchè?!” balbettò Kikyo, guardandolo con due occhioni enormi e terrorizzati. “Beh! Il cioccolato non fa parte di me!” “Mmm... Mamma, ho fatto pensato! Io mangio doccino in braccio a mamma mio!” trillò la bimba, convinta di aver trovato la soluzione al suo gigantesco problema. “Se puoi mangiare il dolce in braccio, puoi anche passeggiare con me guardando il mondo che ti circonda.” sorrise il ragazzo, allacciandosi il marsupio sulle spalle e sulla vita. “Vuoi fregare bimba.” borbottò lei, decidendo però di entrare nell'attrezzatura per bambini dando le spalle ad Hanamichi.
“Hn.” annuì la volpe, approvando la sua tattica: con quel Do'hao era difficile spuntarla e lui lo sapeva bene. Kikyo non camminava ancora perfettamente bene, per questo motivo Sakuragi preferiva usare il marsupio quando uscivano, così la piccola sarebbe stata al sicuro sul suo petto. Tuttavia il koala aveva sempre preferito infilarsi lì dentro in modo da poter abbracciare il suo mamma. Ma adesso, finalmente, il rossino aveva trovato la scusa per farla sistemare in modo corretto.
“Nezumi, libreria e poi gelato? – propose il rossino, vedendo poi Kanata schizzare fuori dal ripostiglio e correre verso la porta di casa – Ma niente domande 'strane', intesi? C'è tua sorella!” aggiunse, vedendogli lanciare il maledetto block-notes sul divano, con tanto di mega-sbuffo indignato. “Hn...” Kaede li raggiunse quando ormai erano quasi in giardino. Se il Do'hao non gli aveva proposto di unirsi a loro, significava che la volpe 'doveva categoricamente' uscire con loro. Dalla lunga convivenza con il rossino, la volpe aveva imparato anche questo.
“Voglio essere risarcito!” sbottò Rukawa, una volta uscito dalla libreria. “Eh?!” “Cinque budini!” sentenziò andando a sedersi al tavolo della gelateria di Asami, la preferita della famiglia Rukawa.
“Pozzo senza fondo! E perché ti dovrei risarcire?!” indagò Hanamichi, molto sospettoso. “Prima ero sempre solo e non mi importava! Adesso non riesco nemmeno a giocare a Basket senza te che sbraiti scemenze!” mugugnò adirato. “Tralascerò la storia delle 'scemenze', perché hai detto una cosa davvero carina!” sorrise Sakuragi, arrossendo appena. “Hn!” “Ma i cinque budini te li puoi scordare!” “HN!” “Due!” “HN!” “Ci sono i bambini, devi dare il buon esempio: sei il fratello maggiore!” “...” “Due a zero per il Tensai!” trillò il rossino, facendo il solletico al piccolo koala. “Do'hao!”
Dopo i due budini al cioccolato della volpe malefica, le tre granite di Kanata e il frappè alla vaniglia del piccolo koala, i ragazzi finalmente si avviarono verso casa.
“Piantala, Baka! Due erano più che sufficienti!” sibilò il Tensai. “Ne volevo tre!” mugugnò Kaede, imbronciatissimo. “Stai regredendo allo stadio infantile!”
“Ma che bella famigliola felice!” esclamò una voce sconosciuta, colma di derisione, che riportò bruscamente alla realtà i due giocatori di basket.
Dieci teppisti, con tanto di coltellini in tasca e guanti borchiati, li stavano guardando con un sorrisino beffardo stampato sui loro brutti musi.
“Hn?” “Vecchie conoscenze, volpe.” si limitò a dire Hanamichi riconoscendo, nel capo banda, un teppista con cui si era scontrato spesso ai tempi delle scuole medie.
Ma rispetto a quel periodo c'era una differenza abissale: la presenza di due bambini.
FINE UNDICESIMA PARTE
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