DISCLAMER: I personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma non temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'

NOTE: Riporto qui sotto un mini albero genealogico della famiglia Rukawa, quelli tra parentesi sono i soprannomi che ha dato loro Hanamichi.^^''

Kikyo-san: nonnina-hentai, madre di Kyosuke.
Kyosuke: il capofamiglia, inventore.
Katy: moglie di Kyosuke, pittrice e scultrice.
Akira Sendoh: nato dal precedente matrimonio di Kyosuke (porcospino)
Kaede: primogenito di Kyosuke e Katy (Kitsune=volpe ^^)
Kurumi: gemella di Kazuya, ama solo il denaro e sogna di diventare miliardaria. (Ookami=lupo)
Kazuya: gemello di Kurumi, è appassionato di fotografia (Kojika=cerbiatto)
Kanata: amante della lettura (Nezumi=topo)
Kikyo: l'ultima arrivata in famiglia (koala)
Karen: 'sorella' di Kyosuke

Kei: figlio di Karen, coetaneo di Kaede e Hanamichi (Itachi=donnola)


Altri personaggi:

Hikaru Sakuragi: sorella minore di Hanamichi.
Aron Tsume: ala grande, fidanzato di Shane (Hiyoko=pulcino)
Shane Sato: ala piccola/guardia (Kenaga=lunga coda)
Michael Kant: allenatore in seconda di Anzai (Shiro=bianco)
Arthur Kant: fratello minore di Michael, è un fotografo professionista.

 

Mayuka Odagi: amica del cuore di nonna Kikyo, era un'attrice porno

Reika: nipote di Mayuka, asso del pc e di tutto ciò che è tecnologico, coetanea di Kanata

Madoka: mamma di Reika, scrive romanzi yaoi. (Fukurou=gufo)

Masaki: fratello minore di Reika.

 

GRAZIE: alla mia super-maxi-mega beta seika ^_^

E grazie a tutte per i commenti! ^///^

No posso parlare, però: la nonnina ha brandito il bastone e lo sta agitando sotto il mio naso.

=__=

sono ostaggio di una psicopatica hentai: AIUTO!

La storia sta procedendo un po' a rilento, ma qualcosa comincia a muoversi... vedremo cosa accadrà.

Vi lascio al capitolo, un bacio a tutte e BUONE VACANZE!

^***^


Strange Family IV

parte VI

di Gojyina-chan

“Do'hao, stai calmo! Lo avrà messo la mamma!” sbuffò Kaede, spostando la statua di Buddha sul tavolino del soggiorno.

“S-Sì ma...”

“Ma cosa? Non mi dirai che credi sia stato il fantasma?”

“N-No ma...”

“Do'hao! Sei davvero infantile!” sbuffò, scuotendo il capo con una tale supponenza da far ribollire di rabbia il sangue di Sakuragi.

“Baka Kitsune! Sei insopportabile! Vado a fare la doccia!” ringhiò quest'ultimo, rosso in viso e di umore nero.

 

Mezz'ora dopo, nervoso e agitato, il rossino ricominciò a litigare con Kaede.

“Possibile che non ti smuova niente?! Qualcuno è entrato in casa e ha messo quel coso qui in camera nostra!”

“E pensi sia stato un fantasma?” sbuffò la volpe annoiata.

“No, scemo! Penso che ci sia qualcuno che... che...”

“Hn?”

“È meglio che me ne vada o ti prendo davvero a testate!” sentenziò incavolato nero, andando a dormire sul divano, senza rivolgergli più la parola.

 

 

Il mattino seguente, il rossino si alzò presto e scese in cucina a preparare la colazione.

Fare dolci riusciva sempre a tranquillizzarlo.

La volpe, che non era riuscita a dormire bene senza il suo cuscino personale, ebbe l'intelligenza di tenersi a debita distanza da lui, andando ad accucciarsi sulla sua poltrona preferita, limitandosi a lanciargli qualche sporadica occhiata da lontano.

 

Hanamichi accese il forno a centottanta gradi e preparò tre dischi di pasta frolla spessi un centimetro e del diametro di venti.

Li allineò sulla placca rivestita di carta da forno e cominciò a punzecchiarli con la forchetta, fingendo che fossero la faccia di quella volpaccia maledetta.

Una volta che si fu calmato, li infornò per quindici minuti, lasciandoli poi a raffreddare nel forno.

 

“Ciao, Hana! Posso aiutarti?” domandò Hisashi, entrando in cucina quasi in punta di piedi.

Lui e Akira si erano svegliati all'alba per poter giocare a basket nella palestra privata e, tornando alla dependance, avevano visto il cipiglio bellicoso del Tensai e, soprattutto, Kaede sveglio a quell'ora; perciò, erano andati a controllare che fosse tutto a posto.

 

“Basta che il porcospino mi tenga lontano quel Baka.” mugugnò il rossino, cominciando a torturare la ricotta, mischiandola con panna e zucchero.

“Ok... Che cucini?”

“Torta alla ricotta. Ne dobbiamo fare due. Poi ti insegno a fare il budino alla vaniglia.” continuò il Tensai, aggiungendo agli ingredienti anche la buccia grattugiata di un arancia e un cucchiaio di succo, mescolando fino ad ottenere una crema omogenea.

Dopodiché aggiunse la granella di cioccolato e mise tutto in frigo, mentre Hisashi preparava altri tre dischetti di pasta frolla, leggendo la ricetta direttamente dal libro.

C'era un'aria così tesa che persino Kanata era rimasto chiuso nel ripostiglio, limitandosi a posare il ricettario sul tavolo.

 

“Bene! Vediamo come organizzarci.” sospirò Sakuragi, guardandosi attorno.

Alcune settimane prima Kyosuke-san aveva comprato non solo una lavastoviglie da aggiungere alle due che già avevano, ma anche un congelatore e altri tre frigoriferi, di cui ben due adibiti ai soli dessert, per farli raffreddare prima.

 

“Le torte si fanno al momento perciò, mentre aspettiamo che gli altri si alzino, ti insegno a fare i budini. – borbottò il rosso, prendendo l'occorrente dall'armadio – Nezumi, ci dai una mano?” domandò al bimbo sorridendogli, per fargli capire che non ce l'aveva con lui.

Subito il topino corse a sedersi al tavolo, contento di poterlo aiutare.

 

“Ti insegno a fare il budino classico, rispetto a quello che faccio di solito è più grande e deve essere lasciato in frigo almeno un ora e mezza. Così siamo a posto anche per la merenda. – disse al senpai – Nezumi, dicci cosa serve.”

“Latte, vaniglia, tuorli d'uovo, fecola, zucchero, gelatina, panna da montare, biscotti secchi, lamponi e il brandy.” elencò il piccolo, pesando gli ingredienti con l'aiuto di Hisashi.

 

Fatto questo, Sakuragi fece bollire il latte con la vaniglia e filtrò il tutto in una ciotola, mentre Mitsui montava i rossi d'uovo con lo zucchero, guardando l'amico di sottecchi.

Una volta che l'impasto fu gonfio e quasi bianco, aggiunse sia la fecola che il latte, senza smettere di mescolare.

Kanata rimase in silenzio, limitandosi a spezzare la gelatina e mettendola a bagno nell'acqua fredda.

 

Non aveva mai visto il rossino così furioso, cosa cavolo aveva combinato quello scemo di suo fratello?!

 

 

 

“Si chiama 'suicidio sociale'.” sentenziò il porcospino, guardandolo con biasimo.

“Hn?!”

“Hai sbagliato!”

“Hn?!”

“Hai dormito solo, no? Perciò hai sbagliato tu!”

“Hn...”

“Scusati. Non ha importanza del perché. Tu scusati e basta!”

“Tsk! Non mi scuserò per non aver fatto nulla!” ringhiò la volpe, in un impeto di orgoglio.

“Continua così e non farai nulla per un pezzo! Niente pace, niente sesso!”

“Non mi lascerò ricattare per tutta la mia vita con questo pretesto. A differenza tua, io so pensare con la testa e non con l'uccello!”

“Stai pronto a parlarci di nuovo insieme, allora!” lo prese in giro Sendoh, andando in cucina fischiettando.

“Hn...”

No! Eddy no!

Pensò la volpe, cominciando seriamente ad angosciarsi.

 

 

 

“Questa è la parte più noiosa. – stava intanto dicendo Hanamichi – Bisogna cuocere la crema a fiamma bassissima. Usa un mestolo di legno e... mi raccomando! Non devi assolutamente farla bollire.”

“Ok... non deve bollire!” ripeté il senpai, mettendosi al lavoro.

Una volta pronta, unì il brandy e la gelatina strizzata, continuando a mescolare per amalgamare per bene il tutto.

Fatta intiepidire la crema, aggiunse a piccole dosi anche la panna montata, chiedendosi come cavolo facesse Hanamichi a cucinare tutti i giorni quella quantità di dolci senza mai stancarsi.

Lui stava quasi sudando.

 

“Bravo Micchy! Ricordati di inumidire gli stampini con un po' d'acqua o del liquore, così riuscirai sempre a sformare le creme con grande facilità. Essendoci dei bambini, io preferisco usare l'acqua.” disse il Tensai, facendogli cenno di versare la crema negli stampini.

 

Alla fine chiuse il tutto con un biscotto e infilò i dolci nel frigo, per farli rassodare.

 

“Vanno lasciati lì per due ore, circa. La frutta si mette alla fine, poco prima di servirli.” concluse Kanata, finendo di leggere il ricettario.

 

Mitsui osservò l'amico per alcuni istanti, catturando involontariamente la sua attenzione.

“Cosa c'è? Sono sporco in faccia?” gli chiese il Tensai, passandosi una mano sul viso.

“No, no. Sono solo impressionato da quello che fai. Credo di averlo capito: i tuoi dolci sono buoni perché ci metti un grande amore nel farli.” sentenziò, facendolo arrossire all'inverosimile.

“Beh... io... beh...” cominciò a balbettare il ragazzo più giovane, imbarazzatissimo.

 

“Ok, ok! Piantala! – sbuffò il senpai, aiutandolo a cavarsi d'impaccio – E questi piatti più piccoli a cosa ti servono?” gli chiese, indicandoli con un cenno del capo.

“Per tenere buona il koala! – rise Sakuragi, aiutando l'amico a ripulire tutta la cucina – Kikyo non può mangiare troppi dolci, così divido la mia porzione in due parti e le metto qui. Sono identici agli altri piatti, ma più piccoli.”

“Lei guarda te e così non si rende conto che gli altri hanno delle porzioni più grandi. Gran bella idea!” si complimentò la guardia.

“Sono il Tensai! – gli ricordò Hanamichi, gonfiando un po' il petto – Quando invece la devo premiare, per aver imparato una parola nuova o per aver gattonato, allora la porzione la divido in tre parti: due terzi a lei e uno a me, così le sembra di mangiare tantissimo, perché il dolce strabocca dal piattino.”

“Sono ammirato!” approvò l'altro, riponendo anche l'ultima ciotola nell'armadio.

“Abbiamo finito!” annunciò Sakuragi, con gran soddisfazione.

 

 

“Ragazzi che fatica!” ammise Hisashi, passandosi un braccio sulla fronte sudata.

“Meriti un bacio!” sentenziò Akira, sfiorandogli la bocca con la propria.

“Ok, ok. Adesso stai seduto lì e fai il bravo. – gli disse Mitsui accarezzandogli una guancia – Hana, mi spieghi che succede?”

 

“Dobbiamo stendere la crema sulle due torte alla ricotta. Fra poco arriveranno gli altri” disse il rossino, aprendo il frigo.

“Non intendevo quello.”

“Lo so.” rispose Hanamichi, adagiando la crema su due dischi di pasta frolla, per poi sovrapporli, chiudendoli con il terzo.

 

“Hana?” lo chiamò Sendoh, guardandolo ripetere la stessa operazione per la seconda torta.

“Adesso bisogna cospargerle di zucchero a velo. Le guarnizioni sono a piacere. Frutta o canditi?” chiese al bimbo al suo fianco.

“Una risposta.” dissero in coro i due senpai.

 

“Dannazione! – sbottò Sakuragi passandosi una mano sugli occhi, imbarazzatissimo – È che... ieri sera... Maledizione! Mi sono comportato come uno scemo e me la sono presa con Kae senza motivo! – ammise, arrossendo all'inverosimile – Cioè, non proprio senza motivo: certe volte ha un'aria così... così supponente che mi fa dar di matto, ma comunque ho esagerato. Sono il Tensai, io! So riconoscerlo quando sbaglio!” borbottò accigliato.

 

“Wow! Non me l'aspettavo!” ammise Akira inarcando le sopracciglia.

Tsk! E lui che pensava di dover sedare una rissa!

“Ma che è successo?!” gli chiese Mitsui.

 

“Prendetemi pure per matto, non mi interessa! È da quando siamo tornati che mi sento osservato. In più ieri sera abbiamo trovato la finestra della camera aperta e sulla scrivania una statuetta di Buddha, con un foglietto appiccicato sopra. Non può essere una scultura di Katy-san! Lei non sa nemmeno come sia fatto un tempio, figuriamoci se si mette a scolpire quel tipo di figura. Senza contare che non mette mai piede in casa nostra, rispettosa com'è della nostra privacy. No, no! Qui c'è qualcosa che non va! Ma quella Kitsune non mi vuole credere. Così me la sono presa con lui, ecco! – mugugnò rannicchiandosi sulla sedia – Stamattina ho trovato un altro Buddha accanto alla scala che porta al nostro appartamento...”

“Ehi?” lo chiamò Rukawa, che aveva sentito tutta la conversazione nascosto vicino alla porta.

“Ru!” pigolò Sakuragi, andando a rifugiarsi tra le sue braccia.

 

“Hn.”

“Mi spiace per essermi incavolato così.” sussurrò, sfregando il naso contro la sua guancia.

“Non importa, io non ho capito che eri davvero spaventato. Siamo pari.” ammise la volpetta, beandosi del profumo dei suoi capelli.

 

“È un Ofuda.” disse Kanata, sistemandosi gli occhiali sul naso.

“Eh?!” sbottarono in coro i quattro ragazzi.

 

“Il foglietto... penso sia un Ofuda. Un talismano shintoista. Sopra ci sarà scritto un kami.” spiegò loro in bimbo, andando in giardino a cercare quelle statuette.

Mano nella mano, Rukawa e Hanamichi lo seguirono insieme ai due senpai.

 

“Per la miseria!” esclamò Kanata, dopo aver osservato il Buddha vicino alla scala.

“C-Che succede?” domandò Sakuragi, impallidendo violentemente.

 

“Non è un kami, ma un sutra...” mormorò il bimbo, controllando più da vicino il foglietto.

“Nezumi, parla chiaro o mi verrà un colpo!” sbottò il rossino agitatissimo.

 

“In epoca moderna, gli Ofuda vengono usati contro gli spiriti malvagi, scrivendoci sopra il testo di un sutra... o un mantra. Qui c'è un sutra.”

 

“Ma chi può averlo fatto? Katy no di certo.” sentenziò Akira, senza dubbi al riguardo.

“K-Kaede?” balbettò il rossino, aggrappandosi alla sua maglietta.

“Deve essere uno scherzo.” lo rassicurò la volpe, abbracciandolo.

Non aveva capito che il suo Do'hao si era spaventato sul serio, ecco perché la sera prima aveva usato quel tono annoiato.

Si diede mentalmente dello stupido e continuò a tenerlo stretto a sé.

Il suo cuscino gli era mancato davvero tanto, quella notte.

 

“Ma certo! Kurumi! – esclamò il porcospino – Vi ricordate che voleva vendere i biglietti per visitare la casa stregata? Starà creando l'atmosfera! Se non sta attenta, prima o poi finirà in galera per frode!” si accigliò preoccupato.

 

“Conoscendola è molto probabile!” ammisero gli altri quattro, scuotendo il capo.

“Mi stava facendo venire un colpo! – mugugnò Hanamichi profondamente risentito – E me la sono pure presa con te!” ripeté dispiaciutissimo.

“Hn!” annuì la volpetta.

“Perdonami!” pigolò, strofinando il naso contro la sua guancia.

“Fame.”

“...”

“Me lo merito.” insisté la volpe, sicura di non essere sgridata.

Infatti Sakuragi, troppo in colpa per dirgliene quattro, si limitò a sospirare affranto e a trascinarlo in cucina per dargli una fetta di torta.

“Bastone e carota, eh? Devo stare attento a dove me lo infila, questo qui, il bastone!” cominciò a borbottare il Tensai.

 

Doveva diventare bravo come il bacia piselli.

Lui sì che sapeva quando e come tenere in riga Akira.

Sakuragi aveva troppo buon cuore.

Aveva provato a fare leva sul sesso, ma si era rivelata un'arma a doppio taglio.

Forse, sfruttando la golosità di quel pozzo senza fondo, avrebbe ottenuto qualche risultato decente.

Valeva la pena tentare.

Il sesso piaceva da matti a tutti e due, ma i dolci no.

Era Kaede che aveva una vera e propria ossessione al riguardo.

Adesso li voleva pure personalizzati!

Si poteva fare un tentativo.

“E va bene, Kitsune! Cosa vuoi sopra la tua fetta? Canditi o frutta?” gli chiese sorridendogli.

“Pesche.”

“Ti metto un po' di panna montata, sopra?”

“Hn!”annuì la volpe, scodinzolando.

“Cioccolato in polvere?”

“Hn!” annuì ancora.

“Ok...”

“Hn?”

“Ho detto ok!”

“Do'hao, cosa stai architettando?” domandò Kaede, sentendo puzza di imbroglio.

“Siamo una coppia, no? Ci sosteniamo a vicenda!” trillò il Tensai, con voce decisamente falsa.

“Cosa vuoi che faccia!” guaì Rukawa, alzando gli occhi al cielo.

“Comincia con il sistemare i vestiti nel tuo armadio e controllare che non te ne servano di nuovi. Visto che oggi pomeriggio andiamo in centro, potremmo fare un po' di...”

“Do'hao! Non dire quella parola!”

“...Shopping!”

“No, no, no, no!”

“Vuoi la torta?” proseguì Hanamichi, per nulla impietosito.

“Sì.”

“Allora...”

“Hn...” sbuffò il compagno.

 

Funzionava, pensò Sakuragi, entrando in cucina con un sorriso vittorioso stampato sul viso.

“Ma che è successo?!” esclamò all'improvviso, guardando il tavolo vuoto.

“Hn?”

“Le.. le torte! Erano qui sopra!” disse, guardandosi attorno.

“HN?!” sobbalzò Kaede, sotto shock.

“Aspetta! Non le hai messe in frigo?” chiese Akira, preoccupato dello stato catatonico in cui versava il fratello.

 

“Non ci sono!” sibilò il rossino, dopo aver controllato tutti e quattro i frigoriferi.

“La porta è aperta.” notò Kanata, indicando con la testa quella di servizio.

 

Torta...” ringhiò Kaede, con gli occhi iniettati di sangue.

“Ti preparo qualcos'altro, Ru. Però il budino deve restare ancora in frigo e... maledizione! Che faccio per colazione?!” si chiese il rossino, guardando la porta della Baita che si apriva.

“Che succede?!” chiese Michael, preoccupato per la faccia tesa del rossino e quella furiosa di Kaede.

“Cosa c'è qui?” borbottò Kei, chinandosi per terra.

Appoggiato sul muro esterno, a pochi passi dalla porta di servizio, c'erano due vassoi circolari sporchi di briciole.

TORTA...!!!” ringhiò di nuovo Kaede, sgranando gli occhi.

“Potreste spiegarci?” sbuffò il cugino.

“Il fantasma ci ha rubato la colazione!” esclamò Akira, sorridendo bonariamente.

 

 

 

 

Un'ora più tardi, Hanamichi terminò le due torte alla ricotta che era stato costretto a rifare, mentre attorno a lui piovevano ipotesi e quesiti più o meno accettabili.

 

“Sicuro di non essere diventato sonnambulo, Kae? Magari te le sei mangiate senza accorgertene.” sbadigliò Kazuya, per nulla appassionato alla discussione.

“HN!” gli ringhiò contro la volpe affamata.

“Era insieme a noi. E, per la tua incolumità, ti conviene non dargli da parlare finché non avrà mangiato.” gli consigliò Mitsui, aiutando il rosso a servire la colazione.

 

“Magari sono stati Kuro e Kato.” azzardò la nonnina hentai, affondando la forchetta nel dolce.

“Avrebbero leccato i vassoi, sotterrandoli in giardino... ma comunque non hanno mai fatto una cosa del genere... no, non sono stati loro...” mormorò Sakuragi, dando anche la sua parte a Kaede, che aveva già fagocitato la sua fetta senza quasi masticarla.

“Hn?”

“Sono nauseato.” gli spiegò, porgendogli il piatto.

Con tutte le torte che aveva dovuto fare nel giro di poche ore, l'idea di mangiarla non lo sfiorava minimamente.

 

“Kurumi, potresti smetterla di frodare il prossimo, per cortesia? – le chiese gentilmente Akita – Con 'sta storia dei fantasmi finiremo tutti in galera! Ma dove hai trovato quelle statue?”

“Di che cavolo stai parlando?!” sbottò la ragazza, guardandolo stralunata.

“Quei Buddha disseminati per il giardino. Ce ne sono tre e... Aspetta un attimo. Non sei stata tu?!” domandò il porcospino, cominciando seriamente a preoccuparsi.

“A fare che? Ma vi siete ammattiti?” chiese la giovane, con sincero sbigottimento.

 

“Ok... ragioniamo con calma... – propose Kanata, terminando di mangiare – I vicini sono scappati convinti che casa loro fosse piena di fantasmi, Hana si sente osservato, compaiono queste statue contro gli spiriti maligni ed è scomparsa la nostra colazione....”

 

“Tira le somme!” lo incitò Katy, affascinata dall'argomento.

“Potrebbe esserci un ladro che gira per la tenuta. Magari voleva svaligiare gli Yoshimoto e adesso mira a casa nostra.”

“Oh, Kami!” sobbalzò Hikaru, spaventata a morte.

“Ma i nostri vicini non sono stati derubati. No, no! Lo sanno tutti che avvicinarsi a noi è una mossa suicida!” replicò la nonnina hentai, scuotendo il capo con decisione.

“Effettivamente, persino la yakuza ci sta lontana, figuriamoci un ladruncolo qualunque!” ammise il bimbo.

 

“A-Allora chi... o cosa è?” balbettò il rossino, stringendosi al petto il piccolo koala.

“Non ne ho la più pallida idea.” si limitò a dire il topino, ricominciando a meditare.

 

 

 

“Ehi?”

Kaede si avvicinò al suo rossino, accucciato su una sedia della cucina, con la piccola Kikyo in braccio e la rossina seduta di fronte.

“Freddo-freddo, mamma!” sbadigliò la piccola, toccando la manona del ragazzo dai folti capelli cremisi.

“Tutta colpa di quei dannati film horror che mi sono visto fin da piccolo. C'era sempre di mezzo una statua o un pupazzo malefico.” borbottò Sakuragi, adirato con se stesso.

Rukawa gli accarezzò la testa senza proferire parola.

 

“Ru! Qualcuno è entrato in casa! – sbottò il rossino – La piccola è famosa in tutto il Giappone, magari è un fans, di quelli mezzi matti, che... che magari... non lo so! Potrebbe rapirla, oppure...”

 

“Hn.”

Il Do'hao non aveva tutti i torti.

Di gente veramente pazza ne era pieno il mondo.

Gente magari ossessionata da un personaggio pubblico come un attore o un cantante.

“Anche tu sei famoso.” gli ricordò la volpe.

“Ma io mi so difendere perfettamente, lei no!” replicò il ragazzo, accarezzando la testolina della bimba, addormentata sul suo petto.

“Hn...”

 

“Mitsui ha trovato altre due statue, una vicino alla fontana e un'altra nei pressi della palestra.” lo mise al corrente Sakuragi, mordendosi il labbro inferiore.

“Hana, non temere! Ho chiamato il Guntai, possiamo fare dei turni per scoprire chi sta facendo tutto questo! Lo prenderemo!” lo rassicurò Hikaru, con una luce di determinazione degli occhi.

 

“Ti ringrazio!” le sorrise Hanamichi, allontanandosi un attimo per deporre la piccola nel suo lettino.

Uscì dalla cameretta lasciandovi sua sorella, che avrebbe controllato Kikyo facendo a turno con gli altri componenti della famiglia.

 

 

 

 

 

“Guarda un po' chi si rivede!” scherzò Aron, raggiungendo i suoi ex compagni insieme a Shane.

Si erano dati appuntamento al parco in centro, per poter fare prima un giro per negozi e poi una partitella in onore dei vecchi tempi.

 

“Kenaga, ancora lo sopporti?!” domandò Hanamichi, con un'espressione stupita da premio Oscar.

“Per il momento!” sospirò l'ala piccola, ormai rassegnata al carattere del suo ragazzo.

“Ehi!” sbottò infatti il pulcino, imbronciandosi come un bambino – Però! Quale onore! La grande star si ricorda ancora i nostri nomi!” lo provocò, guardando di sbieco il rossino, che ovviamente se la prese a morte.

“Ma sentitelo! Io sono il Tensai, è ovvio che sappia convivere con la fama!”

“Do'hao!”

“Taci, Baka!”

“Sono contento di vedere che certe cose non sono cambiate!” commento Shane, andando a salutare anche Kei e gli altri.

“Michael non è potuto venire, è dal fratello che si è trasferito qui da poco, ma mi ha detto di salutarvi!” spiegò il ragazzo, contento di rivedere gli ex compagni di squadra, anche se non era passato tanto da quando giocavano insieme.

 

“Salutalo anche da parte nostra! Mi fa piacere che tra voi vada tutto bene. Dai, andiamo a vedere il nuovo negozio che hanno aperto. Mi hanno detto che è di tre piani e hanno un casino di articoli sportivi. Direttamente dall'America, eh?”

“O-Ok, ma... e quei due?” domandò Kei, indicando Hanamichi e Aron che stavano ancora litigando.

“Lasciali fare! È il loro modo per esprimere la gioia per l'essersi rivisti!” spiegò Akira, avviandosi fianco a fianco con Hisashi.

“Lo credi davvero?” domandò quest'ultimo, piuttosto incuriosito.

“No, ma è bello pensarlo!” sorrise il porcospino.

“EHI! MA DOVE ANDATE?!” tuonarono i due litiganti, correndo verso il resto del gruppo.

 

Dopo aver visitato un paio di negozi, si fermarono in un bar a prendere un caffè.

“Non vorrei allarmarvi ma... c'è una donna che ci sta seguendo da quando siamo usciti dal parco.” sussurrò Shane, un po' a disagio, indicando una signora seduta a qualche tavolo di distanza dal loro.

 

“Tranquillo, è Madoka, la figlia della nostra vicina di casa. Starà raccogliendo il materiale per il suo nuovo libro.” spiegò Hisashi, salutandola con la mano.

 

La signora ricambiò sorridendogli e poi ricominciò a scribacchiare su un enorme taccuino, scrutandoli con due enormi occhi attenti.

 

“Ma sì... com'è che è...?” borbottò il rossino, tenendosi la testa tra le mani, profondamente assorto.

“Hn?!”

“Ma dai! Quel coso lì... l'uccello...”

“Non essere volgare.” lo rimproverò Aron, guardandolo storto.

“Ma che hai capito, scemo?! – arrossì Sakuragi – Intendevo il... il... GUFO! Ecco come si chiama! Non mi veniva la parola.” ammise imbarazzato.

“HN?!”

“Il soprannome per Madoka-san. Fukurou le si addice, no? Quando ha quello sguardo così preso. Le sta a pennello!” gongolò, fiero della propria genialità.

“Tu non stai tanto a posto col cervello.” commentò Mitsui.

“Vogliamo parlare di altri che con la testa non stanno bene?” lo provocò il rosso, indicandogli i fratelli Rukawa.

 

“Effettivamente...” mormorò la guardia, facendo mentalmente l'elenco dei componenti della famiglia con annesse le loro singolari peculiarità.

 

“Allora? Come ci si sente ad essere dei senpai?” scherzò Akira, rivolgendosi alle ex matricole.

“Beh, quando abbiamo fatto il primo allenamento con la squadra, ieri pomeriggio, è stato fighissimo! Ci guardavano come fossimo star della N.B.A.” gongolò il pulcino, prontamente preso a gomitate dal suo ragazzo.

“Contieniti! Ti ricordo che quest'anno dovremo bissare le vittorie degli anni scorsi e poi ci sarà il club dell'università, dove dovremo conquistarci un posto in squadra!”

“Lo so, lo so! Ma per quello c'è tempo! Continua a preoccuparti così e diventerai calvo!” lo sfotté Aron, riguadagnandosi oltre alle gomitate, anche un paio di calci sugli stinchi.

 

“Hai ragione, anche noi ce lo siamo sudato!” concordò Hisashi, che era riuscito a strappare con i denti la maglia da titolare a Jin e ad Asegawa.

 

“Tsk! Perché non siete dei Tensai come me! Io di certo sarò accolto con un tappeto rosso e un...”

“Do'hao!” lo interruppe la volpe, fulminandolo con lo sguardo.

“Che vuoi, Baka Kitsune? Il Tensai non ha certo bisogno di...”

Di nuovo, il rossino udì quel fastidioso sibilo che già aveva sentito in giardino, voltandosi di scatto cominciò a vagare con lo sguardo tra i passanti che affollavano la strada.

 

“Hn?!”

“Hana? Tutto bene?” gli chiese Shane, preoccupato dal pallore sul volto dell'amico.

“S-Sì... sì, certo... Che... stavo dicendo? Ah, sì! Che dovremo anche noi conquistarci il posto... sì.” mormorò distrattamente, continuando a guardare fuori.

“Hn...”

 

 

Mezz'ora dopo, i ragazzi erano tornati al parco, per giocare un tre contro tre.

Essendo in sette, decisero che a turno uno di loro avrebbe fatto da arbitro.

Cominciò Hisashi nello scontro tra Kei, Aron e Shane, contro Hanamichi, Rukawa e Akira.

“Ai dieci!” disse il senpai, mettendosi al centro del campo, in mezzo tra Aron e il rossino.

 

 

“Siete migliorati parecchio!” si complimentò il porcospino, quando finirono di giocare.

“Anche voi non siete messi male! Hana? Tutto bene?” domandò ancora Shane, notando come Sakuragi continuasse a guardarsi attorno stranito.

Lo aveva fatto anche un paio di volte durante il gioco, subendo l'ira funesta della volpe, essendosi fatto rubare la palla come un novellino.

“Ah! S-sì, sì! Sono... Sì, tutto bene!” gli sorrise per rassicurarlo.

Ma Hanamichi era tutto tranne che sereno.

Non solo gli era capitato di sentire nuovamente quel dannato rumore, ma gli era anche sembrato di intravedere un cerchio arancione dietro qualche cespuglio.

O forse era stata la sua immaginazione?

Che fosse solo suggestione?

“Ehi?” lo chiamò Kaede, posandogli una mano sul braccio.

“Bene, bene!” rispose il rossino di getto.

“Hn...”

“Accidenti, si è fatto tardissimo! Mia madre ci aspetta per cena. – sbuffò il pulcino, immalinconendosi un po' – Venite a vederci ogni tanto. Le nuove matricole non sono affatto male e poi ad Anzai farebbe molto piacere!”

“Ma certo! E lo stesso vale per voi! Siete anche invitati nella nostra palestra privata ogni volta che volete! A presto!” li salutò il porcospino, incamminandosi verso casa insieme al resto della famiglia.

 

“Mi spieghi che ti prende?” domandò la volpe, quando furono a pochi isolati dalla villa.

“L'ho sentito di nuovo. – sospirò il rossino – Non solo quel dannato sibilo, ma anche la sensazione di essere spiato e... e poi ho intravisto una cosa tonda e arancione dietro un cespuglio... io... forse ho le allucinazioni!”

“Hn. Ti sarai impressionato. Io non ho proprio sentito niente.”

“...”

Sakuragi rimase in silenzio fino a quando non fu entrato in casa.

 

 

 

 

 

“Hana! Sono venuto il prima possibile!” esordì Mito, non appena lo vide.

“Grazie Yo, ma non ce n'era bisogno. Forse è solo uno scherzo.”

“Qui tutto bene?” chiese il ragazzo.

“Sì, sì! Kikyo non si è ancora svegliata, c'è Kurumi adesso con lei. Non è successo nulla.” lo tranquillizzò Hikaru.

 

Dopo alcuni minuti di silenzio, il migliore amico del Tensai fu colto da un'illuminazione.

“Ma certo! Hana? Vorrei guardare i basamenti di quelle statue. – disse Yohei – Magari c'è stampato il marchio del produttore, così potremmo risalire ad un acquirente.”

“Hai ragione! Te li faccio vedere subito.” sentenziò il rossino, andando in giardino insieme a lui, lasciando la porta aperta.

 

“Hn.”

Kaede si appoggiò con la spalla al muro esterno, guardando i due che trafficavano con il Buddha ai piedi delle scale che portavano al loro appartamento.

“Kae? Ma tu sei proprio sicuro che sia uno scherzo?” azzardò Akira, che lo raggiunse insieme al suo Hisashi.

“Hn?”

“Non vorremmo che la leggerezza con la quale stai affrontando la cosa, ti si ritorca contro.” spiegò la guardia, che stava cominciando a preoccuparsi sul serio.

 

Kaede si accigliò, pensando a tutte le cose che erano capitate dal loro rientro dalla vacanza al mare.

Forse essere cresciuto in una famiglia così assurda aveva, tra le tante conseguenze, quella di non riuscire a stupirsi più di nulla.

Ne aveva viste di tutti i colori, però...

… Però adesso c'era uno sconosciuto che si stava divertendo a perseguitare Hanamichi.

Perché era il suo Do'hao ad essere preso di mira.

La piccola Kikyo era rimasta in casa e non era successo nulla di strano, stando a quanto aveva brevemente riferito Hikaru.

Invece il rosso si era sentito pedinato per tutto il tempo della loro uscita.

Si era persino distratto durante la partita, cosa che non capitava più dal primo anno allo Shohoku.

 

Ma chi poteva essere così folle da suscitare le ire di un gigante come lui?

Kaede scosse la testa, incapace di credere ad una cosa simile.

E fu allora che accadde.

 

 

 

Mentre guardava il rossino che si chinava per raccogliere la statua, la volpe assistette all'aggressione del suo Do'hao.

 

 

 

 

FINE SESTA PARTE