DISCLAMER:
I personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma non
temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-' Kei: figlio di Karen, coetaneo di Kaede e Hanamichi (Itachi=donnola)
Mayuka Odagi: amica del cuore di nonna Kikyo, era un'attrice porno Reika: nipote di Mayuka, asso del pc e di tutto ciò che è tecnologico, coetanea di Kanata
NOTE2: Ci tengo a precisare che Strange Family si era conclusa con la terza serie ma quest'estate, al'improvviso, i personaggi hanno ripreso vita e mi hanno dato il tormento fino a quando non mi sono decisa a scrivere tutte le assurdità che popolavano la mia povera scatola cranica. Questa serie, che non so dove andrà a parare, è quindi frutto di un vero e proprio golpe! >.<''' Sono ostaggio di questi assurdi personaggi: AIUTO!
Strange Family IV
Parte III
di Gojyina-chan
“Fa la ninna, mamma?” “Tsk! E poi sarei io l'Hentai!” “Hanno preso tutto da me!” “Nonna, per favore!” “Adesso chi mi insegna a nuotare?” “Ci penso io! E tu smettila di lamentarti! T'ho detto che in piscina non lo faccio!” “Però loro fanno le cosacce sulla spiaggia e non li sgridi!” “Sei davvero infantile!” “Hisa?” “Ho detto no, porco!” “Mamma si move!”
Quel gran vociare attorno a sé, strappò il rossino dalle braccia di Morfeo. Confuso, socchiuse gli occhi e si ritrovò davanti i visi di mezza famiglia tutt'intorno. “Oh, Kami Sama! – sussurrò atterrito – Kitsune? KITSUNE!” “Hn... Hn?” mugugnò la volpe, guardandosi attorno con noncuranza. Dopo l'amplesso della sera prima avevano dormito lì tutta la notte, si rese finalmente conto, dato che il sole era ormai alto nel cielo.
“Fatto bagnetto, mamma?” domandò Kikyo, in braccio alla sua omonima. “Spero non solo quello!” borbottò quest'ultima, notando che i due erano nudi.
“KAMI CHE VERGOGNA!” esclamò Hanamichi, più rosso dei suoi capelli, mentre nascondeva il viso incandescente sulla spalla della volpe.
“Hn...” Kaede usò un asciugamano per coprire il bassoventre di entrambi, mentre aiutava il suo compagno ad alzarsi in piedi poi, senza battere ciglio, si incamminò verso la loro camera da letto, borbottando parole poco gentili per quei familiari guastafeste.
Avrebbe voluto svegliarsi con un bacio del rosso e un secondo round in mare, invece... “Baka Kitsune! Non pensare a certe cose in momenti del genere! – lo sgridò il rossino, ancora ostinatamente nascosto contro di lui – Lo sai che mi vergogno ad essere beccato in certi atteggiamenti da tua nonna o dai bambini!”
“Mia nonna non chiede altro dalla vita, a Kanata non frega niente e il koala è troppo piccolo per capire che succede!” “Ma io mi vergogno lo stesso!” “Perché sei un Do'hao!” “Ti odio!” “Non è vero.” gli disse la volpe con estrema tranquillità. “Ok, non ti odio, ma mi stai antipatico!” ci tenne a precisare il Tensai, che si staccò da lui solo una volta giunti in camera da letto.
“Ma che carini, ma che bellini!” li salutò Karen, quando furono scesi in soggiorno svegli, lucidi e in costume. “Piaciuta la spiaggia, eh?” li sfotté la nonnina, fiera di suo nipote. “Hn...” “Suvvia! Lasciateli stare! – li difese Sendoh, sedendosi accanto la fratello minore – Dimmi un po', è comodo come posto per...?” “AKIRA!” tuonò Mitsui, dandogli una gomitata su un fianco. “Ma...!” “...” “Ok, la smetto!” capitolò il porcospino, terrorizzato dallo sguardo inceneritore del proprio compagno.
In tutto quel trambusto generale, il rossino cercò di non imbarazzarsi. Prese in braccio la piccola Kikyo e promise a Kanata di riprendere le lezioni di nuoto quel pomeriggio stesso.
Non si vergognava di amare Kaede, ovviamente, ma ad essere beccati dalla sua famiglia nudi sì! Ma lui era il Tensai ed era capace di superare qualsiasi difficoltà che...
“Ah, Culetto d'oro: stai crescendo proprio bene!” si complimentò la nonnina, guardandolo famelica. ...Ok: quasi tutte le difficoltà che la vita gli avrebbe messo di fronte, decise con uno sbuffo a metà tra un sospiro e un gemito, mentre nascondeva il viso color cremisi sulla spalla della sua volpe.
“Ehm... Allora, cos'hai comprato a Reika?” domandò Katy, cercando di cambiare argomento. “Contro la mia volontà... – esordì il topino, sistemandosi gli occhiali sul naso per nascondere il rossore del viso – … Hikaru e Kurumi le hanno preso una collana.” precisò, usando un tono molto sostenuto.
“Avremmo voluto prenderne una a forma di cuore, ma Kanata ce lo ha tassativamente proibito; così abbiamo optato per un quadrifoglio portafortuna.” disse la sorella maggiore, ricordando soddisfatta il prezzo che era riuscita a strappare al venditore: ben il cinquanta per cento in meno. Se avesse insistito ancora un po' glielo avrebbe regalato.
“Kumi, questa povera gente vive di turismo, non ridurli sul lastrico!” le disse Hikaru, suscitando l'ilarità dei rispettivi ragazzi.
“Mamma, Hikki fatto codini!” trillò Kikyo, mostrando a Sakuragi la sua pettinatura nuova. “Sei bellissima, piccola!” le sorrise il rossino, sistemandosela meglio sulle ginocchia. “Bella come mamma mio?” volle sapere la bimba. “Molto di più!” rispose Hanamichi, accarezzandole una guancia. “Mamma mio bellissimo in tutto unoverso!” sentenziò lei, abbracciandolo forte. “Si dice 'universo', piccola!” le fece notare Kei. “No, no! Mamma mio uno solo è!” replicò la bimba con grande sicurezza, per poi guardarsi intorno un po' stupita, non capendo perché tutti fossero scoppiati a ridere. “Allora diciamo che siamo belli uguali, ok?” tagliò corto Hanamichi, cercando di tornare serio. “Uguale-uguale a mamma mio!” trillò felice la più piccola, ricominciando a giocare con la sua scimmietta bianca.
Michael osservò il viso sorridente del suo compagno e ne fu più che lieto. Amava vedere Kei felice. L'uscita di gruppo della sera prima aveva mandato a monte non solo l'incontro in piscina di Akira e Mitsui, ma anche il loro; tuttavia erano riusciti a passare comunque delle divertenti ore, insieme ai parenti del suo ragazzo. Eccetto che quei pochi minuti col vecchio bavoso, ma la polizia e la giustizia gli avrebbero impartito la giusta punizione.
“Granita per tutti?” propose il suo ex giocatore dalla chioma scarlatta. “Amarena!” esclamarono in coro Kaede, Kei e la nonna, sollevando immediatamente una mano. Kami Sama! In quanto a golosità quei tre battevano tutti. “Dovrò imparare a fare qualche dolce.” si ripromise il biondo. Negli ultimi tempi, il suo nuovo lavoro in società con Karen lo stava assorbendo parecchio: essere l'agente di giocatori sparsi in tutto il globo era decisamente complicato e a volte aveva la sensazioni di trascurare Kei. Gli capitava di stare al telefono ad orari assurdi a causa del fuso orario. Mentre il suo ragazzo gli dormiva sul petto, lui discuteva dei contratti dei suoi assistiti con gente dagli accenti più vari.
Ma Kei era molto più giovane di lui, doveva stare attento che non glielo portasse via qualche ragazzino brufoloso. Ok, stava esagerando: ormai era un universitario e a quell'età non avevano più problemi di acne. Ma il concetto era quello: doveva stare attento!
“A che pensi così serio?!” domandò il diretto interessato, guardandolo con attenzione. “Che la piscina stasera è tutta nostra!” sussurrò Kant, baciandogli una gota arrossata.
Hanamichi, con in braccio la piccola Kikyo, si sedette in acqua con le gambe piegate, in modo tale che la piccola potesse provare a nuotare tra la sue ginocchia. Abbarbicata al suo salvagente rosso a forma di scimmia, ribattezzato da lei 'mamma mio tre', cominciò a muovere le gambine.
La volpetta accanto a lui, invece di sonnecchiare sulla sua spalla, controllava che la bambina non gli tirasse di nuovo l'acqua addosso. “Hn” mugugnò guardando distrattamente il salvagente della sorellina. C'erano troppi primati nella sua vita, si rese conto Kaede. Alla notizia del nome dell'ennesima scimmietta, il rossino aveva alzato le spalle con noncuranza. “Prima o poi si fermerà: sa contare solo fino a cinque!”
Il Do'hao aveva un esemplare spirito di adattamento. Come poteva essere altrimenti, se sopportava senza battere ciglio le stramberie dei Rukawa?
Battere ciglio forse no, si corresse accigliato, ripensando al loro brusco risveglio. La timidezza del rossino era diventata leggenda e l'essere beccati senza veli non gli aveva certo fatto fare i salti di gioia. La volpe si ripromise di essere più accorta in futuro e di non saltare addosso al suo Do'hao con tanta leggerezza. Doveva stare molto attento con il suo compagno, non doveva spaventarlo e nemmeno farlo sentire a disagio, mettendolo in situazioni imbarazzanti. Non poteva assolutamente perderlo.
“Uguale-uguale Tata, io!” trillò il koala, appena si rese conto di imitare il fratello maggiore che nuotava vicino ad Akira e a Mitsui. “Sei bravissima!” si complimentò Sakuragi, fiero di lei. “Hn...” “Kitsune, non ti addormentare e controlla quei due laggiù; io devo badare a lei e a Kanata!” gli disse il compagno, indicando con un cenno del capo le loro sorelle a pochi metri da loro, intente a farsi spalmare la crema solare dai rispettivi fidanzati.
Improvvisamente sveglio e vigile, Kaede scrutò con attenzione Mito e Kazuya, ringhiando loro se notava che le loro mani si soffermavano troppo a lungo nello stesso posto.
“Prima o poi dovremo porre rimedio a questa scocciatura!” sbuffò Kurumi, rivolgendosi alla sua migliore amica. “A tempo debito! Tutto sommato questa sorveglianza ha i suoi lati positivi!” le fece notare la rossina. “Mmm... Hai ragione. Yohei e Kazuya ci trattano coi guanti e ci riempiono di attenzioni e regali. È proficuo per noi due!”
“Vi stiamo sentendo!” sbottarono i due ragazzi, con una vena che pulsava sulle loro tempie. Erano circondati. Hanamichi e Kaede da una parte, che li controllavano ventiquattro ore su ventiquattro e le loro ragazze dall'altra, che li comandavano a bacchetta.
“Siamo finiti!” sospirarono sconsolati.
“Sì, cara, tutto bene. Torniamo dopodomani, in mattinata. Sì, sì! Ho già chiesto a Kyosuke, ha tutto l'occorrente. No, non sospetta nulla, figurati! Mio figlio è un'anima troppo candida e poi mi sono mantenuta sul vago, tranquilla. Tu che mi dici? L'hai contattata? Con una mail?! Ah, già! Dimenticavo che la piccola Reika è una maga con i computer, ma lei non sa nulla, vero? Meno male! Solo io e te, ricordatelo! Hai già cominciato con le storielle che avevamo concordato? Quelle leggende dell'epoca Edo... Perfetto! Vai nel laboratorio di Kyo-chan, è tutto nel primo cassetto dell'armadio grigio, vicino alla porta. Certo, certo... devi solo schiacciare i pulsanti con una freccia simile a quella del registratore. Tranquilla, è tutto a posto. Ma sì! Ho già messo gli altoparlanti... Prima di partire, ovviamente! Ma quale galera! Mica è illegale! … Ah, sì? Beh, ma siamo troppo anziane per... Davvero? Allora speriamo sia un carcere misto! A presto cara! Dai un bacio a tua figlia e ai bambini da parte mia. È già arrivata, vero? Benissimo! Non vedo l'ora di riabbracciare sia lei che il piccolo Masaki! Finalmente Reika potrà vivere con te, la mamma e il fratellino, non vedeva l'ora! Ciao, cara! – chiusa la conversazione, la nonnina si affacciò alla finestra della sua camera per ammirare il panorama – Culetto d'oro in costume da bagno è fighissimo!” pigolò, trotterellando al piano inferiore con un sorriso estasiato.
“Kanata, per oggi basta così, hai le lebbra viola!” disse Sakuragi, facendo cenno al bambino di uscire dall'acqua. “Hn?” “Che c'è, Kitsune? – domandò il rosso, seguendo lo sguardo del suo compagno – Non è possibile!” sbottò, rendendosi conto che Kikyo-chan si era addormentata abbracciata alla faccia sorridente della scimmia rossa, con una guanciotta posata sul capo dell'animale di gomma.
“...” “Non lo credevo umanamente possibile, ma è quasi peggio di te! Fino a due secondi fa era sveglissima!” borbottò Hanamichi, tirandola fuori dall'acqua.
Non riuscendo a staccarla dal salvagente, decise di sgonfiarlo, avvolgendo la bimba in un asciugamano.
Si allontanò dall'acqua, sedendosi sulla sabbia dorata, mentre la volpe si posizionava alle sue spalle, permettendogli così di posare la schiena sul suo petto candido. Come si stava bene tra le braccia della sua volpetta, pensò il rosso, sfregando una guancia contro la sua.
Finalmente il Genio aveva recuperato tutte le sue energie ed era pronto ad iniziare una nuova avventura, con Kaede al suo fianco, ovviamente. Sarebbe stato il Tensai delle matricole universitarie, decise Sakuragi mentre asciugava la testa scura del piccolo koala.
Un'ora dopo, Hikaru e Kurumi si avvicinarono allo strano trio ancora seduto sulla spiaggia. “Non riesco a staccarli. Dovrò svegliarli per forza!” sbuffò la rossina, grattandosi la testa. “Mi domando come abbiano fatto ad addormentarsi così! Sembrano tre matrioska!” mugugnò la giovane Rukawa, osservandoli sconsolata. Kaede era abbracciato al rosso e teneva il mento sulla sua spalla, Hana aveva la tempia posata sulla sua testa scura e stringeva Kikyo, che a sua volta stringeva tra le mani il salvagente sgonfio.
Kazuya scattò loro un paio di foto, da usare come arma di ricatto in caso di necessità; mentre Mito piangeva dal ridere a pochi metri da loro, sotto al patio in compagnia di Akira e Hisashi.
“Hn? Hn...” mugugnò intanto la volpe, svegliato da un movimento della testa del rossino. “Mi sono addormentato di nuovo?! Kitsune: sei contagioso!” sbadigliò Sakuragi, stiracchiandosi pigramente. “Si mangia, mamma?” chiese Kikyo-chan, stropicciandosi un occhio con una manina. “Fra un po' piccola, torna a dormire!” la rassicurò il rossino accompagnandola in casa, seguito a ruota dalla sua volpetta.
“Frappé cocco, vaniglia e anguria, Do'hao!” borbottò Kaede, stramazzando su un divano. “Non è un hotel, questa casa è una gelateria! – sbottò il rosso, lasciando la bimba alla sorella minore mentre si recava in cucina, dove Kanata stava già sfogliando il suo nuovissimo libro di ricette – Kitsune, allora per te niente torta al cioccolato, giusto? Solo il frappé.”
Un nanosecondo dopo il rossino fu circondato dalla volpe, dalla nonna e da un Kei gocciolante, che lo fissavano con le pupille dilatate.
“Stai bagnando tutto il pavimento.” commentò Sakuragi, sollevando un sopracciglio. “Nuotavo.” fu la laconica risposta del Rukawa dai lunghi capelli corvini.
“Pazzi. Sono tutti pazzi! – borbotto il Tensai, tirando fuori due torte dal frigo – Posso almeno farcirle o volete fagocitarle tutte intere?” domandò ironicamente, posando i dolci sul piano di lavoro.
“Hn...” “Bene! Nezumi? Hai trovato la ricetta della torta di sfoglia alla frutta per domani a colazione?” chiese il rossino, incurante del tonfo dovuto allo svenimento della nonnina.
“Culetto d'oro: ti sposerò!” sentenziò estasiata l'anziana, tra le braccia dei due nipoti che avevano uno sguardo sempre più famelico.
“Facciamo un patto. – propose loro il rossino senza scomporsi – Voi adesso state tranquilli per un'oretta mentre finisco di preparare queste torte e quelle per domattina. Se fate i bravi, vi do due fette a testa, va bene?”
“Hn!” “Ok!” “Ti sposo!”
“Kei, vai ad asciugarti; signora, si sieda in salotto; Kitsune, vai a dormire da qualche parte! – ordinò il Tensai, guarnendo le due torte con il cioccolato fuso e la panna montata – Nezumi, prendi le teglie circolari, così dopo prepariamo le altre.” disse al bimbo, indicandogli l'anta con un cenno della testa.
Felici per il patto appena stipulato, i tre Rukawa si dispersero nuovamente per la tenuta, lasciando libero il rossino di preparare la colazione per l'indomani.
Amava cucinare ma, sopra ogni altra cosa, adorava preparare i dessert e questo, la sua volpetta, lo sapeva fin troppo bene. Accucciato su una sedia, Kaede socchiuse gli occhi, lasciandosi cullare dalla bella voce del suo Do'hao che canticchiava insieme a Kanata e dall'intenso profumo di vaniglia che aleggiava nella stanza.
Hanamichi adagiò la piccola Kikyo, ancora un po' insonnolita, sul seggiolone e riprese la preparazione delle torte. Ormai una sola non bastava più per tutti e a volte arrivava a prepararne addirittura tre. Non che si lamentasse, ovviamente. Adorava l'odore della crema pasticcera, anche se non era goloso come quel branco di psicopatici.
Mentre Kanata tagliava le banane, andò a prendere la crema e la ciotola con i frutti di bosco nel frigo. Il topino stava diventando bravo a cucinare quasi quanto lui, soprattutto con i dolci, dote fondamentale per essere un Rukawa. A differenza di una certa volpaccia malefica che russava a pochi passi da lui, addormentato con la testa sul tavolo. Quel Baka Kitsune era senza speranza.
Aiutandosi con il mattarello, Sakuragi tirò la pasta sfoglia in modo che avesse cinque millimetri di spessore e ne ritagliò poi due dischi del diametro di venti centimetri, spennellò entrambi con un uovo sbattuto e vi posò sopra i savoiardi inzuppati in una miscela di acqua e kirsch, lasciando ai margini dei due dischi un bordo di due centimetri.
Dopo aver versato la crema pasticcera sui savoiardi, aggiunse le banane a rondelle e cento grammi di frutti di bosco per torta.
“Ti è dispiaciuto che Reika e sua nonna non siano potute venire, vero? Ti annoi senza di lei.” disse il rossino, mentre preparava altri due dischi di sfoglia, poco più larghi dei precedenti. “Tsk! Stavo da solo anche prima di conoscerla e non mi sono mai annoiato!” borbottò il bambino, pulendosi gli occhiali con un fazzoletto.
“Ma è diverso. Prima leggevi tutto il giorno chiuso in un armadio. Adesso hai trovato qualcuno con cui parlare di libri e scambiarli. È più divertente, no? A me piace giocare a basket, ma mi diverto anche a commentare le partite in televisione.” gli fece notare, mentre incideva i due dischi di sfoglia creando otto spicchi, per poi appoggiarli sui biscotti e la frutta, fissando il tutto premendo lungo i bordi.
Osservandolo mentre apriva appena il centro di una delle due torte, in modo tale da metterne a vista il cuore, il topino si ritrovò a pensare che forse, ma forse, forse, forse, la compagnia di quella rompiscatole fissata coi computer non era poi così malaccio. Forse.
“Non importa. Sua madre e il suo fratellino sono appena tornati da Los Angeles. Lei li stava aspettando da tanto. Quando torniamo finalmente li conoscerò, per mesi mi ha fatto una testa così!” borbottò il piccolo, spennellando i due dolci con l'uovo.
“Penso sia normale, gli mancavano molto. – commentò il rosso, mentre decorava le due torte, mettendole poi in forno per un quarto d'ora a duecento gradi – Bene, bene! Così conoscerai la suocera...”
“EHI!” tuonò il bimbo, impreparato a quella battutaccia. “Rosso–rosso, Tata!” sbadigliò la sorellina, da poco sveglia.
“Congiura! – s'imbronciò il bimbo, nascondendosi dietro al libro di ricette – Ricordati di togliere le torte fra quindici minuti. Mettici sopra lo zucchero a velo e poi rimettile per altri quindici minuti.” “Lo so, lo so! Poi in frigo, così domattina dobbiamo solo aggiungere altri frutti di bosco al centro e diamo una spennellata di gelatina di albicocche al tutto. Mi ricordo perfettamente e tu non cambiare discorso! – lo prese in giro Hanamichi – Dai, facciamone un'altra, mi sa che due non bastano, ti va?” chiese al piccolo che subito annuì, sperando così di distrarlo e cambiare argomento.
Kaede si rannicchiò ancora di più nel suo angolino. Era impressionante il modo in cui il Do'hao riusciva a fare breccia nel cuore delle persone. Aveva fatto lo stesso con lui, si rese conto accigliato. Sembrava distante anni luce dalla belva che stava per ammazzare a mani nude il maniaco alla festa del paese. Sapeva bene che Hanamichi era stato un teppista rissoso e violento, eppure vederlo nuovamente all'opera lo aveva scosso più di quanto riuscisse ad ammettere con se stesso. Ormai era così abituato a vederlo coccolare i suoi fratelli minori, a cucinare e a prendersi cura di lui che aveva rimosso quella parte del suo passato. Da quando aveva iniziato a non vederlo più a trecentosessanta gradi? Si chiese preoccupato. Era una mancanza gravissima che si ripromise si ovviare al più presto. Da quel momento esatto, si disse, stiracchiandosi pigramente. Non che ci fossero problemi, lo amava anche quando faceva a botte. Era così sexy, con quello sguardo adirato, i muscoli tesi e...
“Kitsune?” si sentì chiamare dall'oggetto delle sue elucubrazioni. “Hn?” “A che pensi con quel musino così contento?!” “Torta.” mentì Kaede, coprendosi gli occhi con la frangetta. “Hentai.” sussurrò il rossino, che non si era lasciato abbindolare da quella risposta. “Hn...”
La volpe rimuginò su quello scambio di battute. Forse Sakuragi pensava davvero che a lui interessasse solo fare sesso. Decise di tenere a posto le mani per un po', per evitare che a quello scemo venissero strane idee. Dopotutto era pur sempre il Do'hao!
La famiglia si riunì in soggiorno per la merenda. Hanamichi e Kaede erano seduti su uno dei divani insieme ai due bambini, sotto lo sguardo meditabondo di Katy. “Qualcosa non va, cara? – le domandò Karen, stupita dell'espressione seria della cognata. “Temo di sì! - sospirò l'artista – È la piccola che mi preoccupa.” ammise a malincuore. “Kikyo-chan?! Cos'ha che non va?” chiese la biondona, guardando la bimba che, seduta tra il rosso e il fratello maggiore, mangiava felice la propria fetta di torta. “Ha quasi venti mesi e non ha ancora mosso un passo. Non ha mai nemmeno gattonato. Non è normale! Eppure è sanissima. Non capisco davvero perché non...”
“In braccio mamma!” trillò la bimba la quale, finito il dolce, puntò le manine verso Sakuragi, dando involontariamente una risposta ai dubbi della pittrice. “Capito!” sospirò la signora Rukawa. “Ahi! Sarà un'impresa impossibile!” l'avvertì Karen, ben sapendo quanto la piccola fosse attaccata ad Hanamichi. “Già!” esclamò la pittrice sperando nell'aiuto del suo bel modello per quell'impresa titanica. Dopotutto, l'unione faceva la forza, no?
“Domani sarà l'ultima sera che passeremo qui, andiamo a mangiare fuori?” propose Akira, abbracciato al suo compagno. “Andate voi ragazzi. - rispose Katy – Noi vecchietti ce ne staremo buoni buoni a casa. Va bene?” domandò guardando sua suocera, che alla spiaggia nudista aveva combinato l'impossibile. “Vecchietti a chi?! Ballare nudi in una spiaggia nudista non è un reato!” replicò piccata. “Ma urlare frasi sconce e cantare canzoni rock a squarciagola fino all'alba, sì!” le fece notare l'artista. “Leggi sbagliate.” borbottò la nonnina hentai, imbronciatissima.
Kikyo-chan afferrò il suo mamma per la maglietta, guardandolo con due occhioni da cucciolo, lucidi e speranzosi. “Ovviamente tu e Kanata verrete con noi!” la rassicurò sorridendole. “Mamma mio bellissimo!” trillò la piccola abbracciando un rossino molto preoccupato.
Cenare fuori. Cenare fuori con Kaede. Cenare fuori con Kaede in mezzo ad altra gente.
Argh!
La mente di Hanamichi cominciò ad immaginare tutti i possibili scenari, uno più imbarazzante dell'altro.
Non potevano assolutamente andare a mangiare al messicano: dopo la storia delle tortillas, alla volpe bastava ascoltare una canzone in spagnolo che si eccitava tantissimo. Non potevano andare al tipico ristorante giapponese: bastava che mangiasse un pezzetto di maki davanti alla volpe, che questa si eccitava tantissimo. Una pizza era fuori discussione: vederlo prenderne in mano un pezzo e portarselo alle labbra eccitava troppo la volpe maniaca.
Ecco perché, a casa, mangiavano seduti fianco a fianco.
Bella scena, però. Arrivava il cameriere con i menù e trovava il rosso steso sul tavolo con Kaede addosso che lo... se lo... Argh! Kami che vergogna...
“Hn?” gli domandò la volpe, stupita del suo prolungato silenzio. “Maniaco!” sibilò il rosso, fulminandolo con un'occhiataccia stizzita. “HN?!”
Rukawa si grattò la testa, perplesso. Che cavolo aveva fatto?!
“La cena è quasi pronta. Tu cosa preferisci, piccola? Carne o frutta?” domandò il rossino, giocando con la frangetta di Kikyo-chan. “Lattuccio, mamma!” lo sorprese il koala, abbracciandolo stretto. “Ma come?! Non vuoi la pappa dei grandi?” le chiese il rosso, piuttosto perplesso. Anche se lo chiedeva più per abitudine che per altro, ormai Kikyo mangiava gli omogeneizzati da sola, senza imboccarla né usare fazzoletti per evitare che si sporcasse. Quella scelta lo aveva stupito non poco. “No: lattuccio. Bimba io, mamma!” insistette lei. “Mmm...” Sakuragi si accigliò, preoccupato per il comportamento della bambina. “E chi vorrebbe crescere, potendo stare tutta la vita in braccio a Culetto d'oro!?” pigolò la nonnina hentai, puntando sfacciatamente lo sguardo su una parte ben precisa del corpo del rosso.
Sakuragi sospirò mestamente e cercò Katy, che gli fece segno di aspettare, per poter parlare senza la presenza della figlia. L'istinto del Tensai lo avvisò dell'imminente guaio che avrebbe dovuto affrontare.
Mentre apparecchiava la tavola, Hanamichi avvertì uno strano brivido di freddo. Accigliandosi, interruppe il lavoro per guardarsi attorno. Faceva un caldo assurdo, come mai allora si sentiva così?
Kaede non c'era, si rese conto all'improvviso, non vedendolo sonnecchiare all'angolo del tavolo. Da quanto stavano insieme? Quasi due anni, si rispose posando lo sguardo su Kikyo, seduta sul seggiolone. Da allora viveva perennemente con la volpe addosso e se non poteva toccarlo, allora c'erano i suoi occhi azzurri su di sé che lo avvertivano della sua presenza.
Adesso, invece, la volpe sonnecchiava sul divano in soggiorno. Stava esagerando, si rimproverò con un'energica scrollata di spalle. Mica erano gemelli siamesi, no? Però... Però era tutto il pomeriggio che gli stava un po' lontano e anche dopo la battuta della nonna... Kaede non aveva detto niente. Che si stesse allontanando da lui? Dannazione! Quando si trattava di quel musone perennemente in letargo diventava peggio di una ragazzina: annegava in un oceano di seghe mentali e preoccupazioni assurde! Però... Kaede che gli stava lontano era come vedergli saltare un dessert: impossibile come il sorgere del sole a ovest! Stava succedendo qualcosa. Qualcosa di veramente brutto!
Michael attese pazientemente che i Rukawa andassero a dormire per poter stare da solo col proprio ragazzo. Accese le luci verdi che sporgevano dai sassi di cui era composta la sponda della piscina e azionò un 'Amorino', l'ultima invenzione di Kyosuke. Erano una serie di statuette dalle sembianze di cupidi con tanto di ali, archi e frecce realizzati da Katy, che poggiavano su dei piedistalli. Queste statue erano cave al loro interno, in modo tale che l'inventore aveva potuto inserire delle lampade nei dardi dalla punta a forma di cuore, per poi disporre questi cupidi in giro per il giardino, compreso quello di Kanagawa. Quando il cuore era illuminato, significava che in quella zona c'era una coppia.
Invenzione che sia Kant che Akira avevano trovato davvero... illuminante.
Una volta certo di avere la necessaria privacy, l'uomo si immerse nell'acqua tiepida insieme a Kei. Nudi, ovviamente.
Baciarlo in quell'oceano verde smeraldo, con la luna come unica testimone, lo eccitava come non mai. Kei sembrava uscire da un racconto mitologico, tanto era bello ed etereo.
Ma la pelle calda e i gemiti rochi del ragazzo non avevano nulla di onirico ma anzi, sapevano di sesso e di audaci carezze.
Rukawa, che aveva perso la cognizione del tempo e dello spazio non appena messo piede in piscina, si appoggiò contro lo scoglio fittizio al centro della vasca, lanciando al proprio uomo uno sguardo scandalosamente malizioso. Voleva sentirlo dentro di sé. Voleva essere di nuovo completo. Michael sembrava non bastargli mai e questa consapevolezza lo angosciò e lo commosse allo stesso tempo.
La bocca del suo uomo succhiava con vigore i testicoli pieni, mentre le belle mani di Kant massaggiavano con cura il suo pene dolorosamente indurito e il ventre piatto. Kei si inarcò con un grido muto, troppo sconvolto persino per urlare. Amava tutto quello. Amava lui.
Poi il biondo ex allenatore fu dentro di lui, accolto dal suo corpo pulsante e furono istanti di solo piacere e gioia immensa, che scacciarono ogni altro pensiero dalla mente del giovane dai lunghi capelli neri.
Forte, sempre più forte, fino all'esplosione finale che li lasciò tremanti ed ebbri d'amore. Con un brivido violento, Kei si rese conto una volta di più di quanto Michael fosse diventato essenziale per la sua stessa sopravvivenza. Mentre le braccia forti di Kant lo cullavano e la sua bocca calda baciava la pelle che poco prima aveva morso nella ferocia della passione, Kei sorrise, lasciando scivolare una lacrima che affogò nel mare smeraldo che lo circondava.
FINE TERZA PARTE
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