DISCLAMER:
I personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma non
temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-' Kei: figlio di Karen, coetaneo di Kaede e Hanamichi (Itachi=donnola)
Mayuka Odagi: amica del cuore di nonna Kikyo, era un'attrice porno Reika: nipote di Mayuka, asso del pc e di tutto ciò che è tecnologico, coetanea di Kanata
NOTE2: Ci tengo a precisare che Strange Family si era conclusa con la terza serie ma quest'estate, al'improvviso, i personaggi hanno ripreso vita e mi hanno dato il tormento fino a quando non mi sono decisa a scrivere tutte le assurdità che popolavano la mia povera scatola cranica. Questa serie, che non so dove andrà a parare, è quindi frutto di un vero e proprio golpe! >.<''' Sono ostaggio di questi assurdi personaggi: AIUTO!
Strange Family IV
Parte II
di Gojyina-chan
Kei si stiracchiò pigramente, voltandosi alla ricerca del petto di Michael su cui sfregare il naso. Puntuali come le tasse, le lunghe braccia dell'ex allenatore gli cinsero le spalle e la vita, creando un bozzolo di calore che riusciva sempre a farlo sentire al sicuro.
Nonostante la loro relazione e l'affetto che lo circondava, il ragazzo faticava ancora a riprendere in mano le redini della propria vita. Soprattutto in quel momento, dato che l'ultima volta che era stato in quella casa aveva cinque anni e con lui c'era ancora il gemello Kim.
'Un passo alla volta.' amava ripetere il suo compagno. E Kei di passi ne stava facendo davvero tanti.
Si era diplomato, aveva smesso di fumare, non si drogava più e aveva scelto di iscriversi al club di basket insieme ai suoi cugini. Ok: era stato praticamente costretto da Akira, che aveva passato settimane a rincorrerlo per casa con un faccino mesto stile cucciolo abbandonato e il foglio dell'iscrizione in mano fino a quando, sfinito ed irritato, Kei non lo aveva firmato sbraitando contro i porcospini troppo insistenti e con una mimica facciale inquietante.
La relazione tra sua madre e il preside dello Shohoku procedeva benissimo: la donna si era trasferita a casa di lui, che aveva acquistato una villetta a poca distanza da quella di famiglia per non farle sentire nostalgia. Anche se, a dire il vero, passavano più tempo a casa Rukawa che non nella loro. 'Senza Rosso-Fuoco non possiamo vivere!' pigolavano all'unisono, con sommo disappunto del cugino più taciturno. Anche se, secondo lui, miravano più alle doti culinarie del Do'hao, che non al suo didietro.
Kei, invece, abitava sempre nella Baita insieme al suo uomo. La convivenza aveva molti aspetti positivi ma... era comunque strano avere di nuovo qualcuno accanto. Ovviamente, non poteva fare un confronto tra il rapporto che aveva con il proprio gemello e quello con Kant; però li accomunava quella sensazione di calore, di vicinanza e di legame inscindibile, che suscitavano in lui.
Forse era questo che lo spaventava di più: legarsi ancora a qualcuno che, un giorno, lo avrebbe potuto lasciare. Certo, visto il modo in cui Michael lo stava stringendo in quel momento, gli sembrava quasi impossibile, però...
“Stai bene, piccolo?” gli domandò la bella voce calda del biondo. “Mmm.” annuì sulla sua spalla. “Ti va, stasera, di andare in piscina?” gli propose, accarezzandogli la lunga chioma corvina. “Stasera?” “Esatto. Dopo le otto.” “Perché dopo quell'ora?!” “...” “Non ci credo! Tu e Akira vi siete organizzati con dei turni?!” “...” “Maniaco!” “Ehi? Come hai fatto a capire che c'entrava proprio lui?” domandò Kant, ridendo della sua espressione fintamente oltraggiata.
“Beh! Non poteva essere Kaede, perché Hanamichi è troppo timido per farlo all'aperto. Mito e Yayu, attaccati come sono alla loro incolumità, non si sarebbero mai arrischiati a tanto. Mamma e nonna la sera fanno i falò alla spiaggia nudista insieme al preside e gli zii amano stare sul terrazzo a guardare le stelle, dato che in città non si vedono mai molto bene. Aki è l'unico abbastanza sfacciato da poter proporre una cosa del genere senza batter ciglio.”
“Sei davvero un piccolo genio!” si complimentò l'ex allenatore, baciandogli la punta del naso. “Lo so!” rispose Kei, sorridendo beffardo, poco prima di annusare l'aria e sollevarsi a sedere di scatto con uno sguardo assente. “È andato in trance!” sospirò Michael sconsolato, vedendolo scendere dal letto e vestirsi velocemente, mentre nella casa si diffondeva un dolcissimo profumo di vaniglia.
“Altro che cuoco! Mi sembra d'essere il pifferaio di Hamelin!” borbottò Hanamichi, mentre tentava di destreggiarsi tra Rukawa in astinenza da saccarosio e piattini di ceramica.
La cucina era stata presa d'assalto non appena si era diffuso l'odore di vaniglia e adesso era oggetto delle occhiate fameliche di quella famiglia allucinata e allucinante.
“Ok! Che nessuno si muova! – tuonò il rosso, brandendo un mestolo in metallo – Non fate scherzi e vi prometto che nessuno si farà male! Prendete posto a tavola senza compiere movimenti bruschi!”
Una volta sistemata quell'orda di barbari, si fece aiutare dalla sorella e da Mitsui a distribuire budini e cucchiaini.
“Ce l'abbiamo fatta anche stavolta!” sospirò Hisashi, asciugandosi la fronte con un braccio. “Peggiorano di giorno in giorno!” fu l'allarmante considerazione di Michael, poggiato con una spalla contro il frigorifero.
“Pazzi! Sono tutti pazzi!” sentenziò il Tensai, consapevole di aver rischiato grosso. Se non fosse stato per la sua innata velocità (sfruttata, in quel caso, per mettere i budini sui piatti) di sicuro sarebbe stato linciato.
“Tsk! Do'hao! Non ti avremmo mai fatto del male!” mugugnò la volpetta, con il muso nel suo dolce. “Certo che no! I dessert sono la mia specialità! Se mi fate fuori chi ve li cucina più?” sbraitò Sakuragi, prendendo in braccio la piccola Kikyo per darle una parte del proprio dolce.
“Tutto-tutto, mamma!” sentenziò la bambina, cercando di afferrare il budino con una mano. “Metà ed è già tanto. Sei troppo piccola!” sentenziò il Tensai, irremovibile. “Uffa, però! – capitolò la bambina, accontentandosi di quel che c'era – Poco meglio che niente!” decise poi, abbarbicandosi sul suo mamma.
“Se fossero tutti ragionevoli come te, avrei una vita più tranquilla!” borbottò il rosso, sedendosi accanto alla sua volpe. “Do'hao!” “Taci tu: psicopatico!” sibilò il Tensai, fulminandolo con un'occhiata al vetriolo. “Hn...”
“Ehm, ragazzi? Stasera in paese fanno i fuochi d'artificio! Potremmo andarci, sarà divertente!” propose Hikaru, nel tentativo di sedare l'imminente rissa tra il fratello e Kaede.
“Ok, tanto siamo in vacanza! – trillò il porcospino – Dopo le otto, però!” aggiunse, sorridendo al suo compagno. “Perché dopo le otto? Hai un appuntamento?” domandò Kazuya, piuttosto perplesso.
“Lascia perdere!” sospirarono in coro Mitsui e Kei, mentre Michael rideva senza ritegno.
“Mamma, cosa è fochi ficcio?” domandò Kikyo, stropicciandosi un occhio con la manina. “Fuochi d'artificio. – la corresse il Tensai – Sono luci coloratissime che appaiono di notte, in cielo e fanno un gran botto. Le vuoi vedere?” “Tì, mamma!” “Allora, se fai la brava, possiamo chiedere a Hikaru se ti porta!” “Tu no viene mamma?” Sakuragi scosse la testa e la distrasse con un altro cucchiaino di dolce.
Kaede detestava i luoghi affollati, ma non voleva che la piccola incolpasse il fratello maggiore per l'assenza del suo mamma. Lei e la volpe, che avevano sempre litigato per lui, negli ultimi tempi stavano cominciando ad andare quasi d'accordo e l'ultima cosa che voleva il rossino era dare il via ad una nuova faida.
“Andiamoci.” fu la sconvolgente proposta di Kaede, che gettò la cucina nel più assoluto stupore.
“Ok: tu chi sei e che fine hai fatto fare alla mia Kitsune?” chiese Sakuragi, scrutando con attenzione lo sconosciuto seduto al suo fianco. “Do'hao! Se la mocciosa vuol vedere i fuochi, andiamoci!” mugugnò Rukawa, continuando a mangiare come se nulla fosse.
Ovviamente non faceva i salti di gioia, ma voleva che il suo Do'hao passasse una bella serata. Si era accorto che stava di nuovo mangiando poco. Certo, quando faceva caldo non aveva molto appetito, però Rukawa si preoccupava lo stesso, visti i precedenti del rossino con il cibo. Più era nervoso e meno mangiava. Adesso che l'università lo metteva in ansia, non voleva si sentisse di nuovo male. Ok, forse stava un po' esagerando ma... il suo Do'hao era importante per lui, dannazione!
“Non è necessario.” gli disse il rossino, stringendogli una mano sotto al tavolo. “Andiamoci.” ripeté la volpe, con tono lapidario. “Guarda che se ti addormenti non ti riporto a casa in braccio!” scherzò il Tensai, sorridendogli. “Do'hao!” “Baka Kitsune! Mi insulta pure quando ha slanci romantici!” mugugnò Hanamichi, imbronciatissimo. Lo aveva capito che lo stava facendo per lui: era un genio, no? “Hn...”
“Sarà divertentissimo! Ti va di mettere lo Yukata rosa, piccola? Starai benissimo!” disse Kurumi, scompigliando i capelli alla sorellina.
“No piace tanto rosa.” borbottò la bimba, finendo di mangiarsi il budino. “No? E che colore ti piace?” le chiese Katy. “Rosso come mamma mio!” trillò la piccola, giocando con una ciocca di capelli di Hanamichi.
“Domanda stupida.” ammise la pittrice, ridendo come il resto della famiglia.
“Bene, allora è deciso. Kanata, oggi niente lezioni di nuoto. Hai appena mangiato e stasera siamo via.” disse il rossino, guadagnandosi un'occhiataccia da parte del bambino. “Hm...” “Niente obiezioni: verrai anche tu! Di personaggi asociali e scorbutiche ne spetta uno solo per ogni famiglia e voi avete già dato!” borbottò Hanamichi, indicando con la testa il suo burbero volpino.
“Questo è un ricatto!” s'imbronciò il topino, posando il suo libro sul tavolo. “Hn...” I due fratelli si scambiarono uno sguardo a metà tra il risentito e il rassegnato, ben sapendo di avere le mani legate.
“Se vieni con noi potrai anche comprare un pensierino per Reika!” gli fece notare il Tensai, facendo finta di nulla. “E perché dovrei prendere qualcosa a quella lì!?” inveì il bimbo, saltando sulla sedia. “Tata rosso-rosso come mamma mio!” notò Kikyo, osservando il fratello maggiore. “La bocca della verità!” esclamarono in coro Akira e Kazuya, facendo crollare l'umore di Kanata ai minimi storici. Capitolando miseramente, il bimbo si preparò psicologicamente ad una serata in mezzo a chiasso e gente festante.
Sakuragi aprì il suo armadio alla ricerca di qualcosa da mettere per l'imminente uscita. Prima di conoscere Kaede non aveva mai prestato importanza al proprio vestiario, si rese conto con un mesto sospiro. Dovendo star via poco più di una settimana, si era portato pochi vestiti e tutti ovviamente estivi, visto il caldo di quei giorni. Era proprio questo il problema: erano estivi!
Jeans: niente da fare, erano a vita bassa e la volpe si eccitava troppo. Magliette: troppo aderenti e la volpe si eccitava troppo. Yukata: peggio che andare in giro nudo! La volpe lo adorava in kimono, perché rendeva tutte le parti del suo corpo (ma proprio tutte) molto, molto, molto accessibili... e si eccitava troppo.
Grattandosi la testa con entrambe le mani Hanamichi si sedette in terra, indeciso sul da farsi. L'unica certezza che aveva era che Kaede comunque si sarebbe eccitato, perciò tanto valeva vestirsi come gli pareva.
“Mmm... Adesso che ci penso, si eccita pure quando mi allaccio le scarpe!” fu l'inquietante presa di coscienza del bel rossino.
Si augurò che, con il passare degli anni, gli ormoni di quel Baka si dessero una calmata. Certo, l'esempio della nonnina hentai non era incoraggiante. Specialmente per il proprio di dietro...
Con un sospiro rassegnato, optò per un paio di jeans e una maglietta, entrambi neri. Niente di particolare o troppo vistoso, dato con non voleva essere riconosciuto per strada a causa di quei dannati spot. Per questo motivo si coprì i capelli con una bandana nera e abbinò il tutto a un paio di stivali. “Conciato così, al massimo, mi scambiano per un mimo.” borbottò Sakuragi, infilandosi i calzari color pece.
Uscito dal bagno, dopo una doccia fresca, la volpe rimase imbambolato a fissare il suo Do'hao chino sul pavimento.
I muscoli delle gambe messi in risalto dai jeans, il tessuto leggero della maglietta che fasciava i suoi addominali come una seconda pelle, la linea delle anche che si intravedeva appena...
“Do'hao... Come cavolo ti sei conciato?” sibilò adirato, mentre il suo sguardo diceva: 'Tu-non-esci-vestito-così-o-ti-corico-di-botte!'
“Kitsune: fa caldo e non ho portato il burka!” fu l'ironica risposta del rossino, che decise di non dargli corda.
“HN!” “Vestiti!” gli ordinò il Tensai, sedendosi sul letto a braccia conserte, mentre il suo sguardo diceva: 'Non-mi-stressare-e-sbrigati-che-siamo-in-ritardo!'
Mugugnando qualcosa di umanamente incomprensibile, Kaede si avvicinò all'armadio ancora aperto e si infilò il primo paio di pantaloni capitatigli a tiro, color avorio, con due tasche laterali, una maglietta azzurro cielo e un paio di scarpe da tennis blu.
Finito di vestirsi, si accorse del silenzio del suo compagno.
Hanamichi lo stava fissando con le pupille dilatate e un inequivocabile rossore sparso su tutto il viso. Quell'abbinamento di colori chiari mettevano in risalto sia il colore degli occhi della sua volpe che i capelli d'ebano, conferendogli un aspetto quasi angelico, in netto contrasto con lo sguardo sensuale che il rossino stava ammirando in quel preciso momento.
“Interessante.” sussurrò la volpe malefica, afferrandogli il viso con le mani, per poter affondare la lingua nella sua bella bocca socchiusa.
Il gemito di apprezzamento del suo compagno lo incitò ad andare aventi e stenderlo sul letto.
“PRONTI, MAMMA!”
Il gridò della piccola Kikyo, che li chiamava dal soggiorno, mandò in frantumi quel momento carico d'erotismo. “HN!” “Non borbottare! Riprenderemo il discorso più tardi!” gli promise Hanamichi, con un sorriso fin troppo malizioso. “Usciamo di qui o ti salto addosso.” mugugnò la volpetta in calore, trascinandolo al piano inferiore dove erano attesi dalle altre giovani coppie.
La festa del paese si rivelò rumorosa e affollata come da previsioni. Kaede affrontò la sfida con stoica compostezza, deciso a non far capire al suo compagno quanto si stesse annoiando.
Il rossino, dal canto suo, non gli stava rendendo le cose facili, visto che sembrava attirato dagli stand più caotici.
Ma vederlo ridere e scherzare con Mito e Mitsui lo ripagava di ogni sofferenza. Certo, sorbirsi le continue lamentele di Akira, che aveva perso un appuntamento o roba simile con Mitsui, lo stavano facendo innervosire ma, per il resto, dovette ammettere a se stesso che stava passando una serata piacevole.
“Avevo organizzato tutto!” sbuffò il porcospino, imbronciatissimo. “Primo: non me lo hai chiesto; secondo: un conto è farlo così, istintivamente, un altro è farlo in piscina sapendo che altri sanno quando, dove e cosa stiamo facendo!” sibilò l'ex teppista, tentando di parlare con calma, nonostante avesse una gran voglia di prendere il fidanzato a calci nel sedere.
“Ma io...!” “Argomento chiuso!” sentenziò Hisashi, fulminandolo con lo sguardo. “Cattiiiivoooo!” si lagnò Akira, imbronciatissimo. “Farlo in camera nostra è diverso.” buttò lì la guardia, sorridendogli malizioso. “Speraaanzaaa!” trillò Sendoh, riacquistando il suo leggendario buon umore.
“Hn...”
“Kitsune? Spara alle papere! Il primo premio è un peluche per Kikyo!” trillò il Tensai, sbracciandosi con la mano libera per attirare la sua attenzione, dato che la bambina era abbarbicata su di lui.
“Scimmietta laggiù!” disse la creaturina, indicando con il dito il pupazzo che voleva. “Hn...” mugugnò la volpe, imbracciando il fucile e cercando di non sbadigliare.
“Un'altra?! È un po' fissata con i primati. Dovrò presentarle Akagi, Uozumi e Nobunaga.” borbottò Sakuragi. “Ma a lei ne piace una in particolare! Rossa, vero Kae?” scherzò Akira, ottenendo un'occhiataccia da parte del fratello minore. “Hn...” che ancora stava litigando con l'arma giocattolo.
“Ok, ok! Ho capito: bradipo! – sbuffò il rosso, chiedendo alla sorellina di tenere Kikyo – Il premio te lo prenderà il Tensai! Se aspettiamo lui sarai maggiorenne” sentenziò, strizzando l'occhio alla bimba.
Abituato ai videogiochi, non fu difficile per lui centrare le dieci papere di gomma che galleggiavano in un finto mare si stoffa.
“Tutte-tutte, mamma!” si complimentò la bimba, giocando con i capelli di Hikaru. “Ecco qui, per la signorina!” disse il gestore dello stand, porgendole la piccola scimmia bianca.
Nonostante il colore, alla bambina piacque molto e la abbracciò felice.
“Bene! Più avanti c'è una bancarella con ciondoli e anelli. Ci andiamo?” chiese Kurumi, tenendo per mano il proprio ragazzo. “Così Kanata può cercare qualcosa per Reika!” disse il rossino, mentre il bimbo lo guardava torvo. “Tsk! Lo faccio solo per educazione!” si schermì il topino, seduto sulle spalle di Sendoh.
“Grazie Ru.” sussurrò inaspettatamente Sakuragi, affiancandolo. “Hn?” “Non fare il finto tonto.” “Hn!” La sua volpe gli aveva regalato una serata davvero divertente.
“Ma che belle bambine!” sghignazzò una voce sconosciuta, poco distante dai due. “Tenga giù le mani!” esclamò Hikaru, allontanando l'ubriaco dalla bambina. “Fammi giocare un po' con questa bambolina. Ti posso pagare parecchio!” biascicò l'uomo, allungando le mani verso di loro.
Alla vista dello sconosciuto che afferrava un braccio della rossina, Hanamichi perse la ragione. Si avventò su di lui artigliandogli il collo con una mano e sollevandolo ad almeno un metro da terra.
Hikaru si spaventò alla vista del volto quasi cianotico del malcapitato.
Passato il primo momento di stupore, i ragazzi tentarono di fermare Sakuragi, mentre i gemelli correvano a chiamare i poliziotti presenti alla festa.
Rukawa abbracciò da dietro il compagno, Mito e Mitsui cercarono di staccare la mano dell'amico dal collo dell'uomo quasi svenuto.
“Piccolo? Piccolo, lascialo andare. Lascialo.” sussurrò la volpe, mentre il corpo del rosso tremava di collera.
“Hana, lo stai ammazzando!” ringhiò Michael, incapace di fermare il suo ex giocatore.
“Mmm... Fa spotty mamma?” domandò Kikyo alla rossina, non capendo bene cosa stesse accadendo.
“S... Sì, piccola, sta facendo uno spot. Chiamalo, così ti prenderà in braccio!” disse Hikaru, colta da un'illuminazione.
“In braccio mamma!” trillò la bambina, tendendo le manine verso il suo rosso preferito.
La sua voce, mista a quella della volpe, riuscì a placare il ragazzo che mollò la presa, permettendo ai due poliziotti appena giunti di trascinare via il molestatore, non senza qualche difficoltà, dato che una folla urlante lo voleva linciare.
Sbattendo le palpebre un paio di volte, Hanamichi si guardò intorno prima confuso, poi preoccupato.
“State tutti bene? Hikki, Kikyo... Nezumi?” “Sono qui, Hana!” gli rispose il topino da dietro le spalle di Akira, mentre la sorellina abbracciava il rosso.
“Meno male!” sospirò Sakuragi, annusando il profumo dei capelli della piccola con un sospiro di sollievo.
“DO'HAO!” tuonò la volpe, riuscendo così a scaricarsi di tutta la tensione accumulata. “Ma...!” “Un cazzo! Lo stavi per ammazzare!” lo sgridò Kaede, fulminandolo con un'occhiata di puro veleno. Del destino del pervertito non gli importava nulla, ma del suo Do'hao dietro le sbarre sì! “È che... quando ho visto che stava...” pigolò il rosso, chinando mestamente il capo.
Forse aveva esagerato, ammise Sakuragi tra sé, fortunatamente Kikyo-chan non si impressionava facilmente. “Hn.” mugugnò la volpe, stringendogli la vita con un braccio.
“Vuoi tornare a casa?” domandò Yohei, dando all'amico una pacca sulla spalla.
“Mamma nuvola dolce! Hai promesso!” protesto il koala, afferrandogli la maglietta nera. “Hn?!”
“Lo zucchero filato, Kitsune. Vuole lo zucchero filato. – sorrise il ragazzo con gli occhi chiusi – Che colore lo vuoi?” chiese poi, guardandola con tenerezza. “Rosso!” trillò la bimba con un sorrisone felice.
“Esiste solo bianco o rosa.” “Uffa però! – s'imbronciò lei – Allora rosa.” decise alla fine, pensando che fosse il colore che più somigliava al rosso.
“Sei sicuro di voler continuare il giro?” gli chiese la volpe preoccupata. “Certo! Non permetterò che una piccola seccatura rovini la serata a tutti!” sentenziò il Tensai, con uno sguardo deciso e sicuro. “Hn.” “Che paura ho avuto! Ma è meglio proseguire! Fra poco faranno i fuochi!” disse Hikaru, abbracciando il bel fotografo.
“Troppo vicini.” borbottò il Tensai, osservando la giovane coppia. “Hn. Lasciali stare almeno per stasera, no? Siamo in vacanza.” borbottò la volpetta. “E da quando li difendi?!” volle sapere Sakuragi, scrutandolo con sospetto.
'Da quando Hikaru fa da baby-sitter alla mocciosa, così io e te stiamo insieme!'
Non potendo dirgli la verità, la volpaccia malefica optò per il suo monosillabo preferito, mentre il rosso veniva distratto da Kikyo e dal suo zucchero filato.
Il resto della serata passò senza altri intoppi, tra le risate e il brusio della gente. Kikyo-chan rimase affascinata dai fuochi d'artificio e non si spaventò affatto per i forti botti che precedevano lo scoppio dei colori in cielo.
I ragazzi scelsero anche la foto più bella della serata: tra quelle fatte da Kazuya fu eletta all'unanimità quella della piccola, seduta sulle ginocchia di Hanamichi, che dormiva con una guanciotta contro lo zucchero filato, abbracciata al morbido dolce.
“Che stanchezza!” sospirò il rossino, sedendosi sul divanetto del patio, mentre la piccola Kikyo, da poco sveglia, giocava con il nuovo peluche. “Hn.”
“Non ti sei divertito, vero? Troppa folla.” sussurrò il rossino, dispiaciuto. “Hn. Non è questo... è che... prima... con il tizio...” “Mi spiace.” pigolò Hanamichi, guardando il mare nero. “Non sto giustificando quel porco, ma tu... Ti chiamavo ma non mi ascoltavi... Temevo davvero che lo potessi uccidere e finire in galera... Ho avuto paura!” sibilò Kaede, arrossendo per quella sua debolezza.
“Perdonami!” sussurrò il compagno, cingendogli le spalle con un braccio. “Hn.”
I due ragazzi rimasero abbracciati a lungo, fino a quando la bambina non proferì parola.
“Mamma, paura!” esclamò, afferrandogli la maglietta con una manina. “TU?! – esclamò il Tensai allibito, prestando tutta la sua attenzione alla piccola – E di cosa?!” “Non lo so.” gli rispose, facendo spallucce. “Allora perché lo hai detto?” le chiese il suo mamma, sempre più confuso. “Pecché lui ha detto uguale-uguale e tu hai abbracciato.” ammise lei, guardando prima il fratello maggiore e poi il rossino.
“...” “...”
“Lo sai cosa sei, vero?” le domandò il rossino, cercando di restare serio. “KIMINALE, MAMMA!” trillò la piccola abbracciandolo forte. “Esatto, sei una criminale! Mi stava venendo un colpo!” borbottò Sakuragi, accarezzandole la testolina scura. “Fatto male, mamma?” domandò Kikyo, sfregandosi un occhio con la manina. “Sto benissimo. È solo un modo di dire. Adesso però andiamo a nanna, che è tardissimo. – le disse Hanamichi, alzandosi per portarla in camera – Torno subito, Ru. Non addormentarti qui fuori.” gli intimò, puntandogli contro un dito con fare minaccioso.
“Hn...”
Una volta solo, la volpe sbuffò contrariata. Dormire?! Quel Do'hao gli aveva fatto prendere un colpo, altro che dormire!
A preoccuparlo di più non era stato il gesto in sé, lo conosceva meglio di chiunque altro e sapeva benissimo che il suo ragazzo era il re delle risse. Ma il non averlo sentito... quello lo preoccupava.
Hanamichi era stressato, si rese conto Rukawa, guardando il mare a pochi passi da lui. Il mare... Sorridendo appena, la bella volpe ideò un modo molto... naturale, per rilassare il suo Do'hao.
Mezz'ora dopo, Hanamichi tornò sulla spiaggia, certo di trovare la volpetta addormentata da qualche parte. Con suo sommo stupore, vide Kaede seduto su un asciugamano. Si era tolto maglietta e scarpe e Sakuragi rimase alcuni istanti ad ammirare la sua schiena nivea, in netto contrasto con il mare, scuro come petrolio. “Ru...” Appena lo sentì chiamare piano, Rukawa si alzò in piedi, tendendogli una mano. Il suo invito sortì l'effetto voluto, infatti il rossino fu subito tra le sue braccia. Rimasero diversi istanti così, semplicemente abbracciati, mentre il vento li accarezzava. Era una notte calda che sembrava invogliare i due ragazzi a restare lì con lei.
Senza proferire parola, la volpe lo baciò cominciando a spogliarlo. Una volta nudi, lo prese per mano, portandolo in acqua a pochi metri dalla riva, facendolo appoggiare agli scogli per potersi posizionare alle sue spalle. “Ru?” sussurrò Hanamichi, con voce incerta.
Un brivido gli percorse la spina dorsale quando le grandi mani del suo compagno cominciarono a vagare sul suo corpo. Il vento amplificò la sensazione di piacere che quelle dita bagnate provocavano sulla sua pelle umida.
Il rossino appoggiò le mani sugli scogli, per mantenersi in equilibrio, dato che né le onde, né le sapienti carezze del suo ragazzo gli concedevano stabilità.
“Ah!” gemette il Tensai, quando la volpe lo penetrò con una spinta fluida e profonda. Kaede lo sostenne per la vita e cominciò a muoversi piano, seguendo il ritmo delle onde.
“Più veloce!” riuscì a dirgli, tendendosi verso di lui. “Shh!” soffiò l'altro sul suo orecchio, senza dargli ascolto.
Hanamichi non era mai stato preso così. Con calma e lentezza sfibranti. Non poté fare altro che accasciarsi sugli scogli, gemendo piano, mentre calde lacrime di puro godimento gli rigavano il viso arrossato. Quel rapporto stava sciogliendo tutta la tensione che sentiva da giorni. Inaspettatamente, però, l'orgasmo che lo travolse svariati minuti dopo, fu talmente accecante e violento da privarlo di ogni forza. Venne, mischiando il proprio sperma alla spuma del mare.
Rukawa posò la fronte sulla spalla accaldata del suo compagno, lottando contro il capogiro che lo aveva colto dopo il loro amplesso. Sentendo il suo compagno tremare, si fece forza e lo sorresse con le sue grandi braccia, accompagnandolo sull'asciugamano.
Una volta stesi, ne usò un altro per coprire entrambi, mentre Hanamichi gli si stringeva contro, ancora confuso e frastornato.
Valutando il bel rossore sul viso ambrato e il suo sguardo totalmente appagato, la volpaccia malefica si complimentò con se stessa.
Con un ultimo bacio colmo di tenerezza, i due si addormentarono in un bozzolo di calore e affetto.
FINE SECONDA PARTE
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