DISCLAMER: I personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma non temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'

NOTE: Riporto qui sotto un mini albero genealogico della famiglia Rukawa, quelli tra parentesi sono i soprannomi che ha dato loro Hanamichi.^^''

Kikyo-san: nonnina-hentai, madre di Kyosuke.
Kyosuke: il capofamiglia, inventore.
Katy: moglie di Kyosuke, pittrice e scultrice.
Akira Sendoh: nato dal precedente matrimonio di Kyosuke (porcospino)
Kaede: primogenito di Kyosuke e Katy (Kitsune=volpe ^^)
Kurumi: gemella di Kazuya, ama solo il denaro e sogna di diventare miliardaria. (Ookami=lupo)
Kazuya: gemello di Kurumi, è appassionato di fotografia (Kojika=cerbiatto)
Kanata: amante della lettura (Nezumi=topo)
Kikyo: l'ultima arrivata in famiglia (koala)
Karen: 'sorella' di Kyosuke

Kei: figlio di Karen, coetaneo di Kaede e Hanamichi (Itachi=donnola)


Altri personaggi:

Hikaru Sakuragi: sorella minore di Hanamichi.
Aron Tsume: ala grande, fidanzato di Shane (Hiyoko=pulcino)
Shane Sato:  ala piccola/guardia (Kenaga=lunga coda)
Michael Kant: allenatore in seconda di Anzai (Shiro_bianco)

 

Mayuka Odagi: amica del cuore di nonna Kikyo, era un'attrice porno

Reika: nipote di Mayuka, asso del pc e di tutto ciò che è tecnologico, coetanea di Kanata

 

NOTE2: Ci tengo a precisare che Strange Family si era conclusa con la terza serie ma quest'estate, al'improvviso, i personaggi hanno ripreso vita e mi hanno dato il tormento fino a quando non mi sono decisa a scrivere tutte le assurdità che popolavano la mia povera scatola cranica.

Questa serie, che non so dove andrà a parare, è quindi frutto di un vero e proprio golpe! >.<'''

Sono ostaggio di questi assurdi personaggi: AIUTO!


 

 

 


 

 

Strange Family IV

 

Parte I

 

di Gojyina-chan

 

 

“MAMMA!”

“Dai piccola, vai all'asilo insieme ai tuoi fratellini!” sussurrò Hanamichi, accarezzando la testolina della piccola Kikyo.

 

“No, con mamma mio!” si ostinò la bimba, mentre anche i due fratellini iniziavano a singhiozzare.

“Sei la più grande, devi dare il buon esempio! Appena finisci di giocare qui a scuola ti preparo una torta al cioccolato grande grande!”

“Grande grande, mamma? Allora vado!” sorrise la piccola, prendendo per mano i fratellini e dirigendosi verso l'insegnate che la stava aspettando in cortile.

 

“Hn.”

“C'è poco da borbottare, Kitsune! – lo sgridò il rossino, guardandolo di sbieco – Tre sono sistemati, ma ne mancano ancora un bel po'!” gli ricordò, indicandogli con la testa i due neonati che la volpe teneva in braccio e il piccolo che stava cullando Hanamichi.

“Hn...”

“Senza contare i due che presto arriveranno...” sussurrò il rossino, voltandosi verso il compagno per mostrargli il ventre dolcemente gonfio.

“HN?!”

Tre a scuola... tre in braccio... due in arrivo...

OTTO?!

OTTO??!!

 

 

 

“DO'HAO! OTTO SONO TROPPI! ... HN?!”

Kaede sollevò il suo musetto di volpe e annusò l'aria fresca di quella notte d'estate.

Aria salmastra, lieve venticello, una camera diversa...

Aria salmastra?

Ah, già!

Complice una primavera decisamente calda, per la Golden Week erano andati tutti insieme alla casa al mare, si ricordò, stropicciandosi un occhio con la mano.

 

 

 

“Mmm... Kitsune! Torna a dormire!” bofonchiò il Tensai, infastidito da tutto quel baccano.

Tenendo gli occhi chiusi, sollevò le braccia alla ricerca del suo compagno.

Dopo aver tastato l'aria per alcuni secondi, riuscì a recuperarlo, afferrandolo per le spalle e facendolo stendere nuovamente su di sé.

“Hn!” sospirò la volpetta, ben lieta di aver avuto solo un incubo.

“Niente più peperonata a cena.” borbottò Sakuragi nel sonno, ricominciando a dormire profondamente.

“Hn...”

 

 

 

 

Il mattino seguente, Hanamichi si alzò presto per preparare la colazione in quella cucina super accessoriata, sogno di qualunque chef.

Erano incredibili la quantità di piatti e pentole di cui era munita, considerando che in quella famiglia nessuno era in grado di cucinare nemmeno un uovo sodo.

 

La casa al mare dei Rukawa era davvero magnifica, pensò per l'ennesima volta, guardandosi attorno.

Somigliava a quella di Kanagawa, ma al posto del giardino c'era una spiaggia immensa circondata da una vera e propria muraglia di scogli che sembravano proteggerla dal mondo.

Dove in città c'era la fontana con la sirena, lì c'era una piscina con acqua marina, per le giornate in cui le onde erano troppo alte per poter nuotare in mare.

In pietra e mattoni, aveva persino l'idromassaggio e la notte era illuminata da miriadi di luci blu, che le davano un'atmosfera davvero molto romantica.

Non che l'avesse sperimentata di persona, dato che erano arrivati solo nel tardo pomeriggio del giorno prima, ma quel posto gli piaceva davvero tanto.

 

Coprì il cibo ed uscì dalla porta principale per ammirare il mare.

 

Era da tanto che non si sentiva così calmo e rilassato.

Ci voleva proprio, dopo mesi di studio, lavoro e sport.

 

Adesso lo aspettava l'università.

Altri amici, altri compagni di squadra, ma con la costante della sua volpetta malefica accanto.

Volpetta a cui non avrebbe più preparato cene troppo pesanti, si ricordò, sospirando sconsolato.

Quando Kaede aveva gli incubi si muoveva così tanto che riusciva sempre a svegliarlo.

Che cavolo avesse sognato, non lo aveva capito, forse di vincere al bingo o di essere al Luna Park.

Mah!

Kaede aveva ereditato tutti i geni folli di quell'assurda famiglia.

Dalla fobia delle siringhe che lo trasformavano in un gatto, alla fissa per Jordan che lo faceva scattare immotivatamente in piedi al suono del nome per esteso del giocatore, all'attaccamento morboso ai suoi vecchi palloni che curava come non faceva nemmeno con gli esseri umani.

“Baka, Baka Kitsune!” sorrise Hanamichi, mettendo i piedi in acqua.

 

La spiaggia privata era angolare, protetta anch'essa da due fila di scogli lunghe un centinaio di metri e collegate da una spessa rete.

L'invenzione di Kyosuke-san comprendeva anche una sirena posizionata sopra lo scoglio più alto, che suonava e si illuminava se qualcosa toccava la rete.

Per proteggere i figli da animali pericolosi, come squali o murene, gli aveva detto la sera prima.

 

Stiracchiandosi pigramente, rientrò in casa, sedendosi su uno dei divani del soggiorno.

Anche l'arredamento era simile alla casa di Kanagawa, sia nella collocazione del mobilio che nei colori, in prevalenza beige e panna su pavimenti azzurri.

 

Decise di riposarsi ancora un po' visto che quell'orda di barbari si sarebbe ben presto svegliata.

Si augurò di aver cucinato per tutti e ricominciò il conto dei componenti della famiglia.

Erano così tanti che temeva di scordarsene qualcuno.

 

Al primo piano c'erano la camera matrimoniale di Katy e Kyosuke, la cameretta dei due bambini, quella di nonna Kikyo e quattro per gli ospiti, dove dormivano Karen e il preside, Hiki e Kurumi, mentre Mito e Kazuya condividevano la camera al secondo piano.

 

Il Tensai sorrise ricordando come, la sera prima, lui e la Kitsune avessero afferrato i due ragazzi per la collottola e li avessero trascinati nella LORO camera da letto, bene lontana da quella delle fidanzate.

 

Insomma, a tutto c'era un limite!

Passi l'aver accettato, seppur a malincuore, che le loro sorelline avessero un ragazzo, ma immaginarle mentre... mentre facevano... sotto il loro stesso tetto, poi!

Hanamichi rabbrividì al solo pensiero e riprese velocemente a fare l'appello, per scacciare quelle immagini raccapriccianti dalla mente.

 

Al secondo piano c'erano altre quattro stanze, quella in cui dormivano il suo migliore amico e il fotografo, quella di Mitsui e Akira accanto a quella di Kei e Michael e la camera che condivideva con la sua bizzosa volpaccia.

 

Totale: sedici persone.

Quella non era una casa, ma un vero e proprio albergo.

 

Rigirandosi sul divano fu tentato di accendere la televisione per sentire le previsioni del tempo, ma si bloccò, arrossendo furiosamente.

Non aveva assolutamente voglia di vedere i suoi spot, lo imbarazzavo da morire.

Meno male che, in molti di essi, era talmente agghindato che non sembrava nemmeno lui.

Ricordava come un incubo quello degli intimi.

Che vergogna!

Essere fotografato in boxer di fronte all'intera troupe!

Kikyo-chan era decisamente più brava, per lei era solo un gioco e si divertiva tantissimo a 'raccontare le favole' facendo spot e qualche servizio fotografico, il tutto sotto l'occhio vigile di Kurumi o di Katy.

L'importante era che la nonnina hentai stesse ben lontana dai vari set dato che, solo un paio di settimane prima, si era nascosta nei camerini di alcuni modelli per poterli palpare per bene e scattare loro qualche foto.

Una volta scoperta nessuno aveva sporto denuncia, data la sua età.

Anzi!

Addirittura il fotografo le aveva sorriso intenerito.

Le ricordava sua nonna, aveva detto ad una troupe a dir poco allibita.

Tsk!

Non c'erano più gli anziani di una volta!

 

Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto da un lamento proveniente dal piano superiore.

La piccola Kikyo si era sveglia.

 

 

“In braccio mamma!” trillò non appena lo vide far capolino dalla porta.

“Va bene, ma non fare rumore che Kanata sta dormendo!” sussurrò il Tensai accarezzandole la testa scura.

“No rumore bimba!” promise lei posando sul letto il suo peluche preferito, la scimmietta rossa regalatale da Hiki per il suo primo compleanno, per poi tendere le manine verso Sakuragi.

'Mamma mio due', così aveva chiamato la scimmia, le serviva solo quando l'originale non c'era.

 

Andando in cucina, si imbatterono in Michael e Kei intenti a bere il caffè.

 

“Hana, potevi aspettarci! – lo sgridò l'ex allenatore – Non è giusto che cucini sempre tu! Io sono capace, a differenza di qualcuno...” borbottò, evitando di guardare il proprio ragazzo che colse comunque la frecciata.

“Ehi! Sono bravissimo a cucinare! – sentenziò Kei, incrociando le braccia al petto – I cibi precotti sono pur sempre cibo!” mugugnò accigliandosi.

“Davvero?!” domandarono il biondo e Sakuragi all'unisono, scoppiando a ridere all'espressione adirata del giovane Rukawa.

 

“Ti prendono ancora in giro, Kei? Dovresti ribellarti!” esordì Akira, entrando nella stanza mano nella mano con il suo ragazzo.

“Veramente nemmeno tu sei un asso dei fornelli!” gli ricordò Mitsui, salutando la piccola di casa con una carezza sulla testolina.

“Però mi impegno tanto!” pigolò il porcospino, fingendosi affranto da quella osservazione.

 

“Oltre ad Hana e Hikaru solo io, Michael e i gemelli sappiamo combinare qualcosa in cucina!” borbottò Hisashi, sedendosi accanto a Kei.

 

“Ehi! Ma come mai siete già svegli a quest'ora?” domandò il rossino, cambiando velocemente argomento per evitare una rissa.

 

“Volevamo sfruttare il mare il più possibile!” trillò Sendoh, pregustandosi una bella nuotata mattutina.

 

“Letto nuovo.” borbottò invece Kei.

 

“Hai una sensibilità che la Kitsune non possiede! – rise Sakuragi, dando un biscotto alla piccola Kikyo – Dorme persino in piedi!”

 

“A proposito di Kaede, si incavolerà parecchio quando, svegliandosi, non ti troverà accanto!” gli fece notare Michael, sciacquando la propria tazza ormai vuota.

“L'ho viziato troppo. È ora che accetti qualche piccolo trauma!” scherzò il rossino, strizzando l'occhio alla bimba.

 

“Butto!”

“Ehi? Cosa mi avevi promesso? Se ti davo i biscotti al cioccolato, tu lo chiamavi per nome. Io il biscotto te l'ho dato!” gli fece notare il Tensai.

 

“Uffa mamma!” s'imbronciò la bambina.

“Una promessa è una promessa!” sentenziò il rossino, accarezzandole la fronte.

“Mmm... No butto. È De-de!” sospirò lei, finendo di mangiare il biscotto.

 

“Brava bimba!” trillò Hanamichi tutto soddisfatto.

“Hn...” mugugnò la volpe, entrando in cucina con la stessa verve di uno zombie.

“Già sveglio?! Oh, Kami! È il Giorno del Giudizio!” esclamarono in coro Akira e Kei, fingendosi terrorizzati.

“HN!”

 

“Stavo preparando la colazione, non fare quella faccia, Baka Kitsune! – sbottò il rosso, passando una frittella al suo imbronciatissimo compagno, prima che desse il via ad una interminabile litigata.

Erano in vacanza e dovevano solo riposare, decise il Tensai, osservando di sottecchi Kaede intento a mangiare.

“Do'hao, stai cercando di comprarmi?” volle sapere la volpe, prendendosi anche una brioche alla crema dal piatto al centro del tavolo.

 

“Potrebbe anche darsi! – ammise il rossino, sorridendogli – Mi spieghi che razza di sogno hai fatto, stanotte? Urlavi 'Otto! Otto!' Sapevo che davi i numeri, ma addirittura sognarteli!” scherzò Hanamichi, guadagnandosi il secondo “Do'hao!” della giornata da parte di una volpe decisamente imbarazzata.

Kaede si accucciò sulla spalla del rosso, senza più proferire parola.

 

“Cucciola, vuoi il latte o la pappa dei grandi?” domandò il rossino alla piccola Kikyo.

Lei guardò prima lui poi suo fratello e sorrise felice.

“Pappa grandi!”

“Va bene, ma non la devi tirare addosso a Kaede!” l'ammonì il Tensai.

“Uffa però!” sbuffò la bambina imbronciandosi.

 

Da quando aveva imparato a usare il cucchiaino a mo' di catapulta, si divertiva tantissimo a colpire il fratello maggiore con l'omogeneizzato.

“Allora cosa preferisci? La pappa alla frutta va bene?” chiese il rossino, cercando di restare serio.

“No, mamma! Biccotto io!” replicò la piccola, tendendo le manine verso il vassoio sul tavolo.

“Basta biscotti, ne hai già mangiati tre. Ti viene mal di pancia. O latte o pappa! ” sentenziò il rosso, irremovibile.

“Mamma!”

“Non fare i capricci!” l'ammonì il Tensai.

“No picci, mamma! È di-hitto!” sentenziò Kikyo, posando le manine sui fianchi con fare bellicoso.

“Sarà anche un tuo diritto, ma il mio dovere è quello di proteggerti e non farti stare male, perché ti voglio bene!” aggiunse sorridendole con una tale dolcezza che la piccola si sciolse, abbracciandolo felice.

“Anche io bene mamma!” pigolò posando una guancia sulla sua.

“Pappa alla frutta?”

“Tì, mamma!”

 

Kaede si augurò di non essere altrettanto malleabile, anche se ne dubitava fortemente.

I sorrisi dolcissimi del suo Do'hao erano disarmanti, si rese conto guardandolo di sottecchi mentre cercava di aprire il barattolo dell'omogeneizzato con una mano, dato che con l'altro braccio reggeva la bambina.

Quel testone non chiedeva mai aiuto a nessuno.

Senza dire una parola, ci pensò Kaede a svitare il tappo per poi riprendere a mangiare.

Il rosso aveva ancora la sindrome da super-uomo, ma la volpe ci stava lavorando.

 

“Ci sai proprio fare con i bambini!” esclamò Michael, ammirato dalla bravura del suo ex giocatore.

“È abituato!” rise Akira, indicando con la testa il fratello minore che non apprezzò il paragone.

“Do'hao!” sibilò Kaede, fulminando il porcospino con un'occhiataccia al vetriolo.

“Che c'è, Baka?!” domandò il rossino, sentendosi chiamare.

“Circondato da idioti” guaì la volpe, ricominciando a mangiare.

 

 

 

 

 

“Non aver paura dell'acqua. Mettiti a pancia in giù, ti tengo io! Muovi gambe e braccia come fai in piscina.” disse Hanamichi, esortando Kanata a mettere in pratica le loro lezioni di nuoto.

“Si move, mamma!”esclamò Kikyo, abbarbicandosi meglio su di lui.

Era la prima volta che vedeva così tanta acqua tutta insieme.

“Sì, piccola. Il mare ha le onde, nella piscina invece l'acqua sta ferma!”

“Ferma-ferma!”

“Adesso fai la brava che devo controllare che tuo fratello non coli a picco!” scherzò il Tensai, strizzando l'occhio al piccolo topino.

“Fa brava bimba!” promise Kikyo, posando una guancia su quella del rossino.

 

A poca distanza da loro, sotto un ombrellone, Kaede si rigirò sull'asciugamano osservando il suo ragazzo passeggiare in acqua, reggendo il fratellino con una mano sullo stomaco, mentre questi provava a nuotare.

 

Dopo colazione avevano deciso di sfruttare quel primo giorno di mare ed erano andati quasi tutti in spiaggia.

In quel momento, i suoi genitori stavano amoreggiando sull'asciugamano, Akira e Mitsui nuotavano e Michael e Kei si stavano reciprocamente spalmando la crema solare.

Hiki e Kurumi, insieme ai propri ragazzi, avevano deciso invece di fare un giro per il paese ed erano rientrati da pochi minuti.

La nonna, insieme a Karen e al preside, aveva scelto di andare alla spiaggia pubblica accanto a loro.

 

A differenza del suo parentado, a Rukawa non piaceva affatto stare ad arrostire al sole.

“Bravo, Kanata! Se ti entra l'acqua nel naso soffia subito, così non ti darà fastidio!” sentì dire da Sakuragi.

 

Guardandolo in compagnia dei due bambini, si rese conto una volta di più di quanto ci sapesse fare con i mocciosi.

Era paziente, attento, fermo in alcune circostanze importanti e permissivo in altre.

Ma, soprattutto, dopo aver insegnato loro come fare una determinata cosa, li lasciava camminare con le proprie gambe.

Come in quel momento, si rese conto la volpe, notando che, col passare del tempo, il rossino stava sorreggendo sempre di meno il piccolo Kanata, fino a quando il bimbo non cominciò a nuotare da solo senza essersene nemmeno accorto.

 

Ma Hanamichi non sarebbe mai diventato padre ed era palese che la colpa fosse di...

 

“Kitsune? Vieni qui con noi!” lo chiamò il rosso, salutandolo con una mano.

 

“Hn!”

Assolutamente no, decise la volpe.

Figuriamoci se metteva una zampa in quell'acqua gelida!

 

Tre secondi dopo era accanto al rosso, baciandolo a fior di labbra.

 

“HN?!” sobbalzò Rukawa, guardando i propri piedi in ammollo.

Evidentemente il suo corpo aveva vita propria.

Prima il pene e adesso le gambe.

“Mi serve un medico.” borbottò meditabondo.

 

“P... Perché?! Ti senti male?” balbettò Hanamichi, osservandolo attentamente con due occhioni a dir poco atterriti.

La volpe si affrettò a scuotere la testa e lo abbracciò per tranquillizzarlo.

Che stupido era stato.

Il suo Do'hao aveva sempre paura che potesse capire qualcosa di brutto a chi amava.

Doveva stare attento a quel genere di cose, ricordò a se stesso.

 

“HANA!” gridò Kanata, accorgendosi solo in quel momento di nuotare completamente solo.

“Stai calmo e mettiti in piedi. Tocchi!” gli fece notare il rossino, sollevando un sopracciglio scuro.

“Non è stato divertente!” borbottò il topino guardandolo torvo.

“Stavi nuotando benissimo!” si complimentò Hisashi, avvicinandosi al piccolo.

“Hm!” mugugnò il bimbo.

 

“Vuoi riprovare con noi? Ti stiamo accanto!” propose il porcospino, nuotando vicino al fratellino.

 

Sakuragi si sedette in riva al mare insieme alla volpe, osservando Kanata insieme ai due senpai.

 

“Bravo Nezumi! Tieni su la testa!” gli ricordò, soddisfatto del suo allievo.

“Fa bagno Ta-ta?” chiese Kikyo, osservando il fratellino con attenzione.

 

“Vuoi provare anche tu? – le chiese il rossino, immergendola nell'acqua tiepida fino alla vita – Adesso muovi i piedini!” la esortò, divertito della sua espressione concentrata.

 

La bambina fece un paio di tentativi poi, appena si rese conto che riusciva a schizzare la faccia di Kaede, cominciò a ridere, muovendo le gambine con maggiore velocità.

“HN!” borbottò la volpe, coprendosi il viso con le mani.

 

“Ma sei una monella!” rise Sakuragi, tirandola fuori dall'acqua.

“No mella, mamma. Gioco!” trillò la piccola, facendogli gli occhi dolci.

 

“Basta così! È ora della pappa!” esclamò il rossino, avvertendo anche i tre bagnanti che uscirono in fretta dall'acqua.

 

“Hn?”

“Stamattina ho preparato l'insalata di riso. – spiegò alla volpetta curiosa, dirigendosi verso la scogliera che divideva la loro spiaggia privata da quella pubblica adiacente – Vado a chiamare la nonnina, Karen e il preside così...”

 

“NO! FERMATI!” tuonarono in coro i tre fratelli Rukawa e Mitsui.

“Ma perché? Mangiamo tutti insieme, no?” rispose Sakuragi continuando a camminare imperterrito.

 

“Do'hao! Quella è una spiaggia nudista!” sbottò Kaede, imbarazzato.

“Bene! Quando avranno fame, torneranno!” sentenziò il ragazzo, correndo dentro casa col viso più rosso dei capelli.

 

 

 

 

Steso sul letto con la volpetta spalmata addosso, Hanamichi si lasciò ipnotizzare dalla ventola appesa al soffitto che girava vorticosamente, mentre fuori il caldo pomeridiano non faceva sconti a nessuno.

 

Aria tiepida, rumore di onde, grida di gabbiani.

Più che primavera sembrava d'essere in estate.

 

“Hn?” lo chiamò Kaede, sfregando il musetto contro la sua spalla.

“Devo preparare la cena!” annunciò il rossino, cercando di alzarsi.

Poteva sfruttare quel momento di sonno generale per decidere cosa cucinare.

 

“HN!” la volpe lo afferrò per un braccio e lo trascinò di nuovo sul morbido materasso.

“Ehi!”

“Do'hao, nemmeno lo chef della regina Elisabetta è così ossessionato dai menù! – borbottò accigliato – Cosa succede?” chiese, giocando con una ciocca vermiglio.

 

“Beh... non è che... siamo in tanti e...” balbettò Hanamichi, arrossendo imbarazzato.

“È per l'università.”

Non era una domanda.

Kaede lo conosceva meglio di chiunque altro.

“...”

“Hn?”

“Beh, posto nuovo, gente nuova, un'altra squadra, il lavoro che aumenta. Ok, sono il Tensai e...”

“Riusciremo a fare tutto, basta organizzarsi bene.” sentenziò Kaede, stringendoselo al petto.

 

Certo, anche lui era un po' preoccupato, ma il Do'hao aveva il quadruplo dei suoi impegni.

Era abbastanza ovvio che fosse in ansia.

 

Senza aggiungere altro, affondò le dita in quella massa di capelli scarlatti, massaggiandogli la testa con infinita delicatezza.

Appena lo sentì gemere piano, aumentò la pressione dei polpastrelli, sorridendo soddisfatto.

 

Lasciò poi vagare le mani lungo la schiena muscolosa del suo compagno, mentre Sakuragi, incapace di restare fermo, prese a strusciare il bacino contro il suo.

 

Baciandosi con trasporto, si persero in carezze, morsi e baci sempre più appassionati.

“Ru!” sussurrò il rossino, allargando le gambe in un chiaro segnale che la volpe famelica colse immediatamente.

Le agili dita di Rukawa sfilarono prima i boxer di Hanamichi e poi il proprio, ansimando sulla sua bocca carnosa quando i loro sessi gonfi entrarono in contatto.

 

Il rossino incrociò le lunghe gambe dietro la sua schiena candida, stringendolo fino a fargli quasi male.

Non poteva aspettare un secondo di più, decise Sakuragi, infilandogli anche le mani tra i capelli scuri, per rafforzare sia il concetto che la presa sulla sua Kitsune.

 

Per nulla bisognoso di incentivi o spiegazioni, Kaede lo penetrò con un'unica spinta fluida, restando immobile per alcuni istanti, gustandosi la dolcezza di quegli istanti magici.

Poi, una volta percepito il rilassamento del corpo del suo ragazzo, cominciò a spingere con vigore crescente, fino all'esplosione finale di grida e dichiarazioni d'amore.

 

Esausti e soddisfatti, i due giovani rimasero a letto fino a tardo pomeriggio, beandosi dell'odore e del calore dei loro corpi avvinghiati.

 

Con un sospiro estatico, un appagato Hanamichi si rese conto che come lo rilassava la sua Kitsune, non lo faceva proprio nessuno.

 

 

 

 

 

 

“Va meglio?” domandò Kaede, baciandogli una tempia ancora umida.

“Sì! – sorrise il rossino, guardandolo con affetto – Penso proprio che ti sia appena guadagnato due budini alla vaniglia!”

“Tre.”

“Pozzo senza fondo! Se diventi grasso e brufoloso ti lascerò!” lo avvisò Sakuragi, sedendosi sul letto per potersi stiracchiare.

“Tsk! Non lo faresti mai!” borbottò Kaede, prendendo un paio di costumi da bagno dalla cassettiera.

“Mettimi alla prova, volpaccia viziata e viziosa!” lo sfidò il rosso, vestendosi con noncuranza.

“Prima non ti stavi lamentando a causa dalla mia viziosità... o forse sì?” sogghignò Rukawa, soddisfatto dell'espressione imbarazzatissima del suo cuoco personale.

“Oh, beh! Non è che... sì, insomma... Uffa! Ma tanto che parlo a fare con te?! – capitolò Sakuragi, scuotendo il capo sconsolato – Andiamo giù!” gli disse, tendendogli la mano.

 

La volpetta trotterellò fino alla cucina con un sorrisino appena accennato.

Era divertente imbarazzare il suo Do'hao.

Estremamente facile ma ugualmente divertente, precisò a se stesso, incurante dei borbottii di protesta del sopraccitato rossino.

 

La casa era immersa in un assoluto silenzio.

Stavano tutti dormendo nelle loro camere, perciò Kaede dedicò ancora un po' di attenzioni alla boccuccia imbronciata del suo ragazzo, per poi lasciargli preparare in pace il suo premio.

 

Ben presto, il dolce profumo di vaniglia e cioccolato avrebbe richiamato tutto il parentado come orsi attorno all'alveare.

 

Rukawa si accucciò su una sedia, guardando cucinare il suo Do'hao.

Nonostante la costante presenza dei suoi familiari con annesse le loro pazzie, la relazione con lui filava a meraviglia.

Certo, gli dava il suo bel da fare: doveva contenderselo quotidianamente con il koala e con Kanata, stare attento alle zampacce di sua nonna e sua zia, controllare i vestiti coi quali sua madre lo faceva posare e revisionare le foto che i gemelli gli facevano.

Da quando il rosso era diventato un modello professionista, Kurumi aveva decuplicato i prezzi dei gadget che ancora vendeva di contrabbando.

Dulcis in fundo, per servizi fotografici o spot pubblicitari, il suo Do'hao prima ne parlava con lui e poi considerava l'ipotesi di accettare o meno l'ingaggio.

Hanamichi sapeva bene che le vendette della Baka Kitsune erano terribili e soprattutto molto, molto imbarazzanti.

 

Insomma: non poteva essere più felice, si rese conto Rukawa con una certa soddisfazione.

Cosa poteva chiedere di più?

Quell'anno avrebbero anche giocato in una squadra a dir poco fenomenale.

Era decisamente tutto perfetto.

 

 

 

 

 

 

 

“Sì, cara! – sorrise nonna Kikyo, guardando fuori dalla finestra – Non temere: ho un piano! No, no! Stavolta è tutto legale... credo. Ma sì! Chi vuoi che metta in galera una povera signora anziana come me! È tutto organizzato. Appena torniamo a casa prenderò ciò che mi occorre e poi... Sì, sì! Culetto d'oro mi ringrazierà! Magari in natura... Ok, ok! A presto cara!” trillò la vecchina, chiudendo poi la comunicazione.

Posato il cordless sul comodino, andò a chiudere la finestra della camera.

Fu allora che sentì nell'aria un profumo di vaniglia così intenso da farla sospirare beata.

 

“Culetto d'oro: ti sposerò!” sospirò con l'acquolina in bocca, per poi trotterellare al piano inferiore raggiunta a breve dal resto della famiglia.

 

 

FINE PRIMA PARTE