DISCLAMER: T. Inoue li fa e io li accoppio ^___^
RINGRAZIAMENTI: a tutti i fans della nonnina hentai e ai lettori delle mie fic, che ancora non si stancano del livello della mia follia. Un gigantesco GRAZIE a Seika per la sua gentilezza e alla bissa per le traduzioni. Se Hana ha potuto dare i suoi soprannomi animali è merito di una Bissa! XD Ovviamente, un enorme bacio alla mia super-omonima LilyJ!
NOTE: Riporto qui sotto un mini albero genealogico della famiglia Rukawa, quelli tra parentesi sono i soprannomi che ha dato loro Hanamichi.^^''
Kikyo-san: nonnina-hentai, madre di Kyosuke. Kyosuke: il capofamiglia, inventore. Katy: moglie di Kyosuke, pittrice e scultrice. Akira Sendoh: nato dal precedente matrimonio di Kyosuke (porcospino) Kaede: primogenito di Kyosuke e Katy (Kitsune=volpe ^^) Kurumi: gemella di Kazuya, ama solo il denaro (Ookami=lupo) Kazuya: gemello di Kurumi, è il più sensibile dei fratelli. È cotto di Hikaru (Kojika=cerbiatto) Kanata: amante della lettura (Nezumi=topo) Kikyo: l'ultima arrivata in famiglia (koala) Karen: 'sorella' di Kyosuke Kei: figlio di Karen, coetaneo di Kaede e Hanamichi (Itachi=donnola)
Altri personaggi:
Hikaru Sakuragi: sorella minore di Hanamichi. Aron Tsume: giocatore dello Shohoku (Hiyoko=pulcino) Shane Sato: ala piccola/guardia (Kenaga=lunga coda) Michael Kant: allenatore in seconda di Anzai (Shiro=bianco)
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Strange Family III
capitolo VII
di Gojyina-chan
Due mesi dopo lo Shohoku era nelle fasi finali del Torneo Interscolastico.
Kei era tornato regolarmente in squadra e, seguendo il consiglio di Akira di sfruttare il basket come valvola di sfogo, aveva iniziato a giocare meglio, riuscendo persino a divertirsi.
Anche con Sato i rapporti erano tornati amichevoli. La discussione al Love Hotel era stata volutamente dimenticata da entrambi e questo aveva permesso loro di riallacciare i fili di quell'amicizia appena sbocciata. Il tutto con la semiapprovazione di Tsume che, pur cominciando ad apprezzare il senpai, continuava a sentire una forte gelosia nei suoi confronti.
Michael arrivò presto in palestra. Dopo la vittoria del giorno prima, la squadra era matematicamente ammessa al Campionato Nazionale; dovevano solo scoprire se si sarebbero qualificati al primo o al secondo posto e a decretarlo sarebbe stata la partita contro il Kainan della settimana seguente.
Sentendo dei rumori provenire dall'interno dell'edificio, si accostò alla porta certo di trovarvi Rukawa e il capitano. Negli ultimi tempi si stavano allenando tantissimo, provando schemi nuovi e tattiche particolari per poter vincere nuovamente quell'importante competizione.
Con suo grande stupore, trovò invece l'altro appartenente alla famiglia del numero undici. Kei stava provando un paio di finte che Anzai gli aveva insegnato, sotto lo sguardo soddisfatto del vecchio allenatore, prodigo di consigli e utili suggerimenti.
Senza riflettere, Kant si scoprì a spiarlo da dietro la porta, scioccamente nascosto agli occhi dei due.
Quel sentimento che sentiva agitargli l'anima era terribile e immorale. Disgustoso, sia per il suo mestiere che per la differenza di età. Sedici anni per l'esattezza ed erano tanti.
Ma quelle validissime ragioni non gli impedivano, purtroppo, di provare una travolgente attrazione per quel ragazzo dai lunghi capelli neri come l'ebano.
A spaventarlo maggiormente era la certezza che non si trattasse di semplice sesso. L'affetto che provava nei suoi confronti era troppo profondo e sincero per essere un banale impulso carnale.
Si sentiva un vecchio pedofilo. Conosceva, seppur di vista, quel ragazzo da quando aveva tre anni. Era ripugnante.
“Sei migliorato parecchio in questi tre mesi!” si stava complimentando Anzai, ricevendo in cambio un raro sorriso sincero da parte della guardia.
“Non è male come sport. È divertente!” concesse Kei, asciugandosi il viso con un braccio.
“Secondo me hai le carte in regola per farlo anche professionalmente.” dichiarò Ryu, sbilanciandosi come raramente faceva.
“No, no! Già ce ne sono fin troppi di giocatori in famiglia! - scherzò Rukawa – E poi, se lo facessi per mestiere non sarebbe più un gioco!” gli fece notare, riprendendo ad allenarsi.
Kant lo sgridò mentalmente, scuotendo il capo contrariato. Che razza di discorso era?! Lui aveva esordito nell'N.B.A. a diciannove anni, ma il suo entusiasmo era sempre andato di pari passo con la sua professionalità.
Sorridendo tra sé, notò come Kei fosse tranquillo e rilassato mentre parlava con il coach. Evidentemente, l'astio e il sarcasmo pungente li riservava solo a lui.
Indeciso se prenderlo come un complimento od offendersi mortalmente, fece il suo ingresso in palestra.
Le lezioni erano appena finite e nel giro di pochi minuti sarebbe arrivato il resto della squadra. Non gli andava proprio di spiegare loro perché si stesse nascondendo dietro alla porta.
L'atteggiamento di Kei, al suo arrivo, tornò freddo e scostante. Riprese a tirare a canestro senza più degnare nessuno di uno sguardo. Meglio per tutti, si disse Michael, prendendo posto accanto a un sorridente Anzai e dalla vista parecchio lunga.
Kei proseguì l'allenamento insieme ai compagni da poco arrivati, innervosito dallo sguardo che sentiva su di sé. Non aveva bisogno di voltarsi per scoprire a chi appartenesse.
Michael.
Quell'uomo lo infastidiva profondamente. I suoi occhi che lo sfioravano delicatamente lo facevano sentire stupidamente al sicuro, protetto, accudito... Non lo tollerava.
Quel suo sguardo attento e il fisico atletico. La sua pelle che sembrava morbida e vellutata. Quante volte si era scoperto a immaginare d'essere accarezzato dalle sue grandi mani... Il modo in cui lo pungolava, riuscendo puntualmente a farlo reagire.
Pericoloso.
Ecco la parola che gli suggeriva l'istinto. Pericoloso.
Kei si era costruito un intero universo alternativo a quello reale, che non poteva né desiderava condividere con nessuno, altrimenti la sua artificiosità sarebbe stata lampante persino ai suoi occhi, così disperatamente bisognosi di menzogne.
Karen si fece accompagnare da Ikeda all'allenamento della squadra di basket. Era quasi commovente il modo in cui il preside sosteneva quei ragazzi. Soprattutto il capitano, pensò, sorridendo al ricordo della titanica litigata tra Toshi e Kikyo-san, gelosa delle attenzioni dell'uomo per il bel Rosso-fuoco. Sotto la minaccia del suo bastone, Ikeda era capitolato, perdendo la lotta contro quell'arzilla vecchietta.
Appoggiandosi alla balconata, guardò suo figlio fulminare il povero Kant con lo sguardo, reo di avergli fatto notare un errore di postura per un tiro o qualcosa del genere.
Da lassù non riusciva a sentire bene i loro discorsi, ma era inequivocabile il modo in cui quei due si guardavano.
Che finalmente il suo tesoro avesse trovato la colonna in grado di aiutarlo a sostenere il peso di tutto il suo dolore?
Dal modo in cui battibeccavano, così vivi e luminosi, nonostante i toni poco cordiali della discussione, Karen pensò di sì e due lacrime commosse le baciarono delicatamente il viso.
“Tutto bene?” si sentì chiedere da Toshi, che premurosamente le strinse una mano. “Finalmente sì!” sorrise radiosa, facendolo quasi arrossire.
Dopo un ultimo tiro a canestro, Aron interruppe l'allenamento. Lui e Shane avevano chiesto e ottenuto il permesso da Anzai di finire prima, per poter andare a prendere il fratello di Sato all'aeroporto.
Voltatosi per chiamarlo, lo trovò in compagnia di Kei, che lo stava salutando.
Di nuovo, sentì montargli dentro quella sciocca gelosia che non ne voleva proprio sapere di lasciarlo in pace.
Nonostante tutte le rassicurazioni di Shane e la certezza della loro semplice amicizia, Tsume continuava a provare quello stupido sentimento.
Sato gli si avvicinò, ricordandogli del loro impegno e i due si diressero velocemente negli spogliatoi, mentre la squadra continuava a giocare.
Infilatosi nella doccia, aprì l'acqua calda e subito sentì i suoi muscoli rilassarsi sotto quella tiepida carezza.
Immerso in quel protettivo vapore, quasi gridò quando sentì un paio di mani sfiorargli il petto e l'addome.
Aprendo gli occhi di scatto, si ritrovò faccia a faccia con Shane, che gli sorrideva maliziosamente.
“Ma che fai?! Sono tutti di là!” sibilò allarmato, vedendo che il suo ragazzo continuava imperterrito a toccarlo nei suoi punti magici.
Quando la bocca di Sato incominciò a succhiare vigorosamente un suo capezzolo bruno, Aron non trovò di meglio da fare se non affondare un mano tra i suoi capelli e posare la schiena contro la parete, senza tuttavia staccare lo sguardo dalla porta fortunatamente chiusa.
La lingua curiosa di Shane, che evidentemente aveva preso una botta in testa o era posseduto da qualche spirito errante, scese lungo i suoi addominali scolpiti, correndo a giocare con il suo ombelico.
Quando arrivò al suo sesso dolorosamente turgido, Tsume dovette tapparsi la bocca con entrambe le mani per non gridare di piacere, facendo così accorrere mezza squadra.
Senza pietà, Sato succhiò e accarezzò il grosso pene, accarezzando insistentemente i glutei tesi di Tsume.
L'adrenalina dovuta alla paura d'essere scoperti, lo stupore per quell'attacco inaspettato e le carezze esperte del suo ragazzo, condussero il biondo ossigenato fino a un orgasmo violentissimo, che lo lasciò senza fiato e con le gambe tremanti.
Scivolò per terra, con la testa di Shane ancora tra le cosce, intento ad assaporarlo per bene, ripulendolo dal suo stesso sperma.
“Adesso ti è più chiaro quello che provo per te?” chiese il giovane dai capelli neri, con un sorriso sensuale, smentito solo dalle sue gote rosse d'imbarazzo.
Aron lo abbracciò, ridendo quasi.
Lui, così pudico e timido, aveva fatto... solo per rassicurarlo.
“Mmm... Posso fare il... 'geloso' ancora per un po'?” gli chiese, sorridendogli felice. “Tutte le volte che vuoi!” concesse Shane ridendo, mentre andava a rivestirsi, tenendolo per mano.
Nel pomeriggio, Akira, Hisashi, Hanamichi e Kaede portarono i due bambini a prendere un gelato in un bar vicino casa, gestito da Asami, un carissimo amico di Kyosuke.
L'uomo, paffuto e con un sorriso simpatico stampato sul viso tondo, chiacchierò con i ragazzi, giocando con il piccolo koala che si divertì tantissimo alle sue smorfie buffe.
Si accomodarono ad un tavolo fuori sfruttando la bella giornata e fecero le loro ordinazioni. Kanata seduto tra Sendoh e il suo ragazzo, mentre la volpe e il rossino di fronte a loro e ovviamente, Kikyo in braccio al suo mamma.
Arrivati i caffè per Hisashi e Hanamichi e i dolci al cioccolato per i quattro fratelli, il capitano dello Shohoku iniziò a imboccare la piccola, spiegando ai senpai il motivo dell'assenza di Kei.
“È rimasto ad allenarsi con Anzai. Cavolo! Oggi lui e Michael hanno litigato in un modo! Prima o poi o si uccidono o lo fanno in mezzo al campo!” rise Sakuragi, sussurrando l'ultima frase per non farla sentire a Nezumi, intento a leggere un tomo di fisica quantistica.
“Mamma ancora!” s'imbronciò Kikyo vedendo che, distratto dalla discussione, il rossino aveva smesso di darle il suo budino, restando con il cucchiaino a mezz'aria.
“Che schifo! Non solo li fanno sposare, ma adesso gli permettono pure di adottare dei bambini!”
Una voce di donna, dura e indignata, sputò il suo veleno alle spalle dei due giocatori dello Shohoku, gelando i quattro ragazzi che persero immediatamente il buonumore.
Voltandosi appena, videro una cinquantenne che stava prendendo il the al tavolo accanto in compagnia di una coetanea, intenta a guardarli con plateale disgusto.
Hanamichi tornò a dare il dolce alla piccola, non riuscendo però a trattenersi dal tremare di rabbia. Aveva una gran voglia di tirare una testata a quella vecchia vipera, ma non poteva certo farlo davanti ai due bambini.
La... 'creatura innocente', intuendo che la sconosciuta aveva tolto il sorriso al suo mamma, gli cinse il collo con le braccine, tirandosi così in piedi. Appena si trovò a tu per tu con la signora, la guardò adirata.
“Via tu! Butta puzzona!” tuonò Kikyo, concludendo il tutto con una sonora pernacchia che divertì i clienti attorno, i quali scoppiarono a ridere fino alle lacrime.
Kaede la guardò di sottecchi, annuendo senza essere notato dagli altri, palesemente fiero della sorellina che si voltò verso di lui, sorridendogli per la prima volta in assoluto.
“Ma che maleducata!Ecco come si cresce con due deviati!” sbottò la donna, stizzita, arrossendo di fronte alla figuraccia che stava facendo.
Kanata si sistemò meglio gli occhiali sul naso e la guardò, profondamente annoiato. “Signora, la sua ignoranza è motivo di profondo imbarazzo per l'intero genere umano.” le fece notare senza fare una piega, tornando poi a interessarsi al suo libro.
La sconosciuta, umiliata come mai prima d'allora, chiamò il proprietario in cerca d'aiuto.
“L'unica persona che sta rovinando il buon nome del mio bar è proprio lei, con le sue urla volgari. - sentenziò il paffuto Asami – È pregata di andarsene. Questo è un locale rispettabile!” le fece notare, sospingendola verso il marciapiede, seguiti dall'amica della donna paonazza per la vergogna.
Afferrata la conoscente per un braccio, si scusò per il disturbo e la trascinò via, profondamente umiliata. Le sue grida di rimprovero riecheggiarono per la via per diversi minuti ancora, poi tornò la quiete di quel sabato pomeriggio di fine maggio.
Asami si voltò verso quei ragazzi che aveva praticamente visto crescere e fece loro l'occhiolino, prima di tornare al bancone, tra i complimenti degli amici-clienti.
Finito il gelato, i ragazzi pagarono il conto e fecero per andarsene, quando un omino basso e paffuto, con un cappottino color panna e un colbacco nero in testa, si avvicinò al rossino, sorridendogli amichevolmente.
“Buongiorno, mi chiamo Oscar Grey, della Dorian promoter artist. - si presentò, mostrandogli il biglietto da visita – Sono alla ricerca di nuovi volti per la televisione e voi due fate al caso mio!” dichiarò, passando lo sguardo da Sakuragi alla piccola Kikyo.
“Hn?” “Ovetto, t'avverto che non sono in vena!” gli disse Hanamichi, stringendo istintivamente il koala con fare protettivo.
“QUESTO! - trillò il tizio, esaltandosi – Che ne dici di uno spot sul borotalco o sui pannolini, in cui non c'è la solita solfa madre-figlio, ma papà-bimba? In coppia o da soli, sareste fantastici! Lei ha un caratterino simpatico e potrebbe realizzare spot a non finire e tu, ragazzo mio, diventeresti l'idol più ricco e famoso di tutto il Giappone!” concluse Grey, sorridendo gioviale.
Sakuragi mantenne stoicamente la calma, si voltò versò il suo ragazzo e gli ammollò la piccola tra le braccia. Intuendo i suoi propositi, Kaede coprì gli occhi di Kikyo con una mano, mentre il rossino sferrava una poderosa testata al malcapitato, lasciandolo tramortito sul marciapiede.
L'uomo non sembrò tuttavia demordere. “Chiamo i vostri genitori e ci mettiamo d'accordo per il compenso e le scartoffie legali, ok?” gridò da lontano, seppure ancora steso in terra, al gruppo di ragazzi che lo stavano bellamente ignorando.
“Che tipetto fastidioso! - sbuffò il rossino, sorridendo alla bambina che aveva in braccio - Mi ha pure seguito fin sotto casa! L'altra mattina, quando l'ho visto aggirarsi furtivamente nei pressi del nostro cancello, a momenti chiamavo la polizia! Con quegli occhiali scuri che avrei dovuto pensare?” borbottò, scuotendo il capo.
“Hn?”
Kaede lo guardò accigliato, preferendo tacere. Il talent scout non aveva indosso degli occhiali da sole, a differenza dello sconosciuto che... aveva pedinato Hikaru.
I ragazzi tornarono a casa, mentre il cielo iniziava a oscurarsi. Appena arrivati, iniziarono a cadere le prime gocce di pioggia. Furono accolti da Kei che stava guardando la televisione mentre accarezzava distrattamente Kato, insolitamente mansueto.
“Violento temporale.” li informò Kaede, ben sapendo che il loro gatto rinsaviva solo davanti alle tempeste.
“Recupero Kuro e torno.” li informò Sendoh, non vedendo in giro l'altro animale. “Aki, tesoro? È vicino alla fontana, sta litigando ancora con quello strano scoiattolo – lo avvertì Katy, andando ad abbracciare la sua ultimogenita – Sembrano una coppietta sposata”! Chissà cosa gli avrà fatto il nostro cane!” borbottò stupita, lasciandosi abbracciare da Kikyo, ancora su di giri per i complimenti ricevuti grazie alla... 'brutta puzzona' incontrata al bar.
“Preparo una cioccolata calda per tutti?” chiese il rossino, sentendo la temperatura che andava scemando rapidamente e i primi tuoni riecheggiare in lontananza.
“Hn.” annuì la volpe, seguendolo in cucina.
“Ma hai visto la faccia di Tsume, appena uscito dagli spogliatoi? - rise Hanamichi mentre spegneva il fornello – Occhi lucidi e sguardo beota!” sbottò allegramente, controllando la densità della cioccolata.
Kaede nascose un ghigno, arrivando alle stesse conclusioni del suo Do'hao.
Non c'era niente da dire, Sato aveva le sue buone... argomentazioni per tenere a bada il suo possessivo ragazzo. Grande dimostrazione d'amore, fatta da una persona riservata e timida come lui.
Adesso che ci pensava, però, nemmeno Sakuragi lo aveva mai preso per mano o accarezzato in pubblico. Al di fuori del focolare domestico teneva un certo controllo.
Non che desiderasse essere palpato nel bel mezzo dell'allenamento, però... da una persona così espansiva e affettuosa come il rossino, era un comportamento alquanto strano.
Chiedendogli spiegazioni, si sentì oggetto di uno sguardo stralunato prima e divertito poi.
“Kitsune, che domande fai?! - rise Sakuragi divertito – Per lo stesso motivo per cui non vado in giro nudo!È una cosa troppo importante per farla vedere a chiunque!” gli sorrise abbracciandolo e tempestandogli la bocca di baci morbidi. Soddisfatto per quella risposta, se lo strinse con maggior foga, desiderando che quella felicità non finisse mai.
“Non pomiciate! Sono gelosa!” sentenziò Kikyo-san, guardandoli torva, seguita dal resto dei nipoti. “Hn...”
“Bene, ci siamo tutti!” esclamò Hanamichi, dicendo la prima cosa che gli venne in mente – Ehm... è pronto!” comunicò, versando subito la cioccolata alla volpe e a sua nonna, giusto per distrarli e sedare una eventuale lite.
Nonna e nipote si avventarono sul liquido bollente bevendolo di gusto, lasciando di stucco i parenti seduti accanto a loro.
“Hanno la soglia del dolore di un cammello!” sentenziò Sakuragi, scuotendo il capo allibito, mentre versava il resto della cioccolata nelle altre tazze. “Hn?” “Sono animali molto resistenti.” gli disse sorridendo. “Hn?!” “Libri Nezumi.” spiegò il Do'hao con voce incolore. “Hn!”
“Scusate, ma papà dov'è?” chiese Kurumi, guardandosi attorno. Akira era tornato con Kuro – che aveva lo scoiattolo caparbiamente attaccato alla coda nera - ma dell'inventore nessuna traccia. “Kyo dovrebbe essere ancora nel suo studio.” disse Karen seduta accanto al figlio.
“Vado a chiamarlo!” disse Sakuragi, quasi gridando per potersi far sentire nonostante i tuoni che infuriavano violentemente.
Kaede stava ancora bevendo la sua cioccolata, quando un fulmine si abbatté sulla casa.
Il resto accadde in un attimo.
Il grido del suo Do'hao, l'urlo di Kyosuke, poi un forte tramestio e... un silenzio innaturale, interrotto solo dall'incessante scroscio dell'acqua piovana.
Passato il primo attimo di gelo, corse nello studio, incurante del cioccolato che colava sul tavolo dalla sua tazza malamente rovesciata.
Lo trovò steso in terra, privo di sensi.
Il suo Hanamichi...
...E il mondo di Kaede andò in frantumi.
La nonnina, che lo aveva seguito a ruota, si chinò sul suo Culetto d'oro, chiaramente preoccupata. Dopo avergli tastato il polso e controllato sia il capo che il battito cardiaco, trasse un profondo sospiro di sollievo.
“Sta bene, è solo svenuto. Cadendo non ha preso colpi alla testa.” “Hn?!”
“Ero infermiera, durante la guerra. Che credi? Che mi sia occupata di peni e culi fin dalla nascita? - borbottò stizzita, per poi sgridare pesantemente suo figlio – Quante volte te lo devo dire di non fare esperimenti pericolosi in casa?” “Ma... giuro che non... Kami! Stavo solo regolando la voce dello specchio! - balbettò l'uomo ancora confuso, indicando quello che era appeso alla parete, ormai in frantumi dopo l'incidente – Hana-chan ha bussato, l'ho fatto entrare poi... c'è stato quel fulmine...” concluse l'inventore, preoccupato per la salute del ragazzo.
“Stendilo sul divano. - gli consigliò Mitsui sopraggiunto insieme al fidanzato – Appena spiove portalo all'appartamento. Un po' di riposo e tornerà come nuovo!” gli sorrise, rassicurante. “Hn.” annuì la volpe, frastornata per l'accaduto.
Solo un attimo prima, era immerso nella più totale felicità... Forse troppa, si ritrovò a pensare tenendo stretto a sé il corpo tiepido del suo Do'hao.
Il mattino seguente, Kei si svegliò piuttosto presto. Scostando le lenzuola dal viso, si rigirò nel letto guardando fuori dalla finestra. Il cielo era azzurro chiaro, sembrava impossibile che solo poche ore prima fosse stato sconvolto da quella violenta tempesta.
Decise di alzarsi nonostante fossero appena le sei e mezza di domenica mattina, desideroso da un lato di fare una nuotata in piscina e dall'altro... era inesorabilmente attratto da un delizioso profumino che proveniva dalla cucina della villa a pochi metri dalla sua dependance.
Si preparò in fretta e si lasciò guidare da quel buon odore di bacon e frittelle e si ritrovò faccia a faccia con Hanamichi, intento a preparare la colazione canticchiando allegramente.
“Meno male! Allora stai bene!” sospirò il ragazzo, visibilmente sollevato.
Il giorno prima, il numero dieci dello Shohoku non aveva ripreso conoscenza dopo lo svenimento. Gli si era stretto il cuore notando l'espressione tesa di Kaede mentre, in tarda serata, portava il suo ragazzo privo di sensi all'appartamento sul garage.
“Certo che sto bene, tesoro!” gli sorrise il giovane, con una dolcezza tale che il capellone si ritrovò ad arrossire scioccamente.
“Vado a fare una nuotata in piscina.” mormorò imbarazzato, attraversando tutto il soggiorno diretto alla porta principale.
Salutò Hanamichi che, seduto sul dondolo, dava il biberon a Kikyo-chan e salutò Hanamichi sdraiato sul divano, concentratissimo mentre leggeva un libro della nonnina-hentai.
Uscendo in giardino, salutò Hanamichi che giocava a indiani e cowboy con Kanata e salutò di nuovo Hanamichi arrampicato su un albero, intento a curiosare dentro un paio di nidi.
Seguì il sentiero vicino alla fontana, arrivò alla palestra rabbrividendo alla fresca aria mattutina...
... E tornò indietro.
Passò lo sguardo dall'Hanamichi seduto tra i rami a quello che giocava con il cuginetto e cacciò un grido disumano che attirò l'attenzione dei familiari ancora addormentati.
“Che cazzo...?” sibilò Kaede, rimasto per tutta la notte al capezzale del suo ragazzo ancora addormentato. Affacciandosi alla finestra iracondo, fulminò Kei con lo sguardo.
“Ciao, Ru!” si sentì salutare dai due Sakuragi in giardino. “HN!?” sobbalzò la volpe, assumendo la stessa espressione sconvolta del cugino e del resto del parentado che stava osservando la scena dalle finestre delle rispettive camere da letto.
“È il paradiso! - sentì trillare la nonnina con gli occhietti a forma di cuore – Quello sull'albero è mio!” sentenziò, correndo a cambiarsi.
“PAPA'!” tuonò Kaede, scendendo di corsa le scale, alla ricerca del genitore... che nel frattempo stava tentando la fuga, aggrappandosi alla grondaia. Acciuffato dalla consorte, fu trascinato al piano inferiore, riunendosi al resto della famiglia.
“HN?!” sobbalzò per l'ennesima volta la volpe quando, di nuovo, fu salutato dai tre Do'hao presenti in casa.
“Cerchiamo di mantenere la calma... - sussurrò Kazuya, spaventato a morte – Hanamichi dov'è?” chiese al fratello più grande. “Sono qui!” risposero in coro i cinque rossini sorridenti.
“Non voi! Cioè, sì voi... Ma non esattamente voi... Aiuto!” sospirò il povero fotografo, affranto. “L'Hanamichi che ieri è svenuto! - precisò la sua gemella, incrociando le braccia al petto – E per l'amor di Kami, scollate la nonna da Hana!” sbottò esasperata, mentre Kikyo-san rincorreva per la stanza il rossino che stava leggendo il suo manuale.
Appena Akira e Hisashi riuscirono a placcarla, si ritornò a una parvenza di tranquillità, permettendo all'inventore di ragionare ad alta voce sull'accaduto.
“Non capisco. Non faccio esprimenti sulla clonazione, li trovo immorali!” si difese, tentando di raccapezzarsi.
“Rukawa-san, di preciso... come funzionava l'invenzione a cui stava lavorando ieri?” domandò Hikaru, sconvolta quanto Kaede alla vista di ben cinque fratelli maggiori.
“Oh, sì! È uno specchio che fa i complimenti a chi ci si riflette dentro... Così, per favorire l'autostima delle persone brutte... - spiegò Kyosuke, grattandosi il mento – Ma la batteria si scarica ogni ventiquattro ore e la stavo caricando... poi Hana-chan è arrivato e il fulmine ci ha colpito. Deve essere andata in tilt prima che il vetro andasse in frantumi. Entro un giorno, tornerà tutto alla normalità.” ipotizzò l'uomo, guardandosi attorno.
“Non c'è niente che devi dirci?” domandò Kaede, socchiudendo pericolosamente gli occhi. “Che tanto oggi è domenica e domani non perderà la scuola?” azzardò lui, sorridendo nervosamente. “NO! Voglio sapere chi sono questi qui!” sibilò il figlio, adirato.
“E io che ne so?! Faccio l'inventore, mica l'indovino! - si difese stizzito il capofamiglia - Chiediamoglielo!” propose, avvicinandosi al rossino-cuoco – Chi sei?” “Hanamichi! - sorrise il ragazzo, con grande dolcezza – Coraggio, tutti a tavola che la colazione si fredda!” trillò, richiamando l'attenzione degli altri quattro.
“Do'hao!” sputò la volpe, guardandolo torvo. “Dimmi, Ru?” disse il ragazzo, serenamente.
Kaede riconobbe quello sguardo. Era lo stesso che gli rivolgeva quando si accarezzavano delicatamente o quando si occupava dei due bambini o quando parlava alla sorella...
“Scusa Hana, ma Kikky vuole proprio te!” esordì imbarazzato il rossino che stava dando la poppata alla piccola che sollevò le manine per farsi abbracciare dal cuoco.
Rukawa osservò attentamente anche lui.
“Sono tutti Do'hao!” sentenziò, arrivando alla sua conclusione. “Insultarli non chiarisce la situazione!” lo sgridò Akira accigliandosi.
“Baka! Intendo dire che sono tutti Hanamichi!” spiegò la volpe innervosendosi. “Bella scoperta! Lo vedo da me!” borbottò Kazuya, sollevando un sopracciglio.
“Famiglia Baka! - sibilò Kaede, esasperato – Intendo dire che sono TUTTI lati del carattere del Do'hao!” precisò il numero undici dello Shohoku, mettendo fianco a fianco i cinque rossini.
“Dici davvero?!” sbottò Katy, guardandoli curiosa e perplessa.
“Hn. Il suo lato affettuoso. - disse la volpe, indicando il cuoco – Quello infantile. - continuò, adocchiando il ragazzo con la faccia pitturata – Quello violento...”
“OH, BAKA KITSUNE! VIOLENTO A CHI!?” tuonò il rosso che si era arrampicato su un albero.
“Quello... quello che... Hn. Avete capito! - sbottò stizzito, arrossendo di fronte allo sguardo maliziosamente sensuale del suo Do'hao con ancora tra le mani il libro hentai di sua nonna – Infine... Mmm... Quello maturo.” concluse Kaede, indicando il rossino più serio riconoscendo nei suoi occhi lo sguardo tipico delle loro discussioni importanti.
“Già! - annuì quest'ultimo – Io sono il più piccolo di tutti. Esisto da pochi anni... e sento di avere maggiore consistenza solo accanto a te! - gli sorrise un po' a disagio – Mi dispiace per il disturbo, ma credo che passate le restanti dodici ore, spariremo così come siamo comparsi!” disse, guardando l'orologio a muro che segnava le sette del mattino.
“OH! SCOMPARIRE A CHI!?” tuonò ancora il rosso iracondo, placato dalla volpe che gli passò il pollice sulle labbra.
Una volta... sciolto, si spalmò tra le braccia della sua Kitsune, facendo beatamente le fusa.
Sedendosi a tavola, Rukawa fu seguito a ruota dal rossino col viso truccato e quello sexy, ognuno dei quali si appoggiò a una delle sue spalle.
“Dopo giochiamo a basket insieme?” propose quello travestito da indiano, ottenendo in risposta un cenno affermativo del volpino che lo fece sorridere di entusiastica felicità.
“Anch'io vorrei fare uno... one on one con te!” sussurrò il Sakuragi dalla grande passionalità, facendo arrossire il ragazzo dai capelli scuri, mentre Kikyo-san sveniva tra le braccia del figlio.
Pur desiderando baciare quelle peccaminose labbra che lo stavano tentando a pochi centimetri dalle sue, Kaede si limitò ad accarezzargli una guancia e nulla di più. Quello non era il suo Do'hao... almeno non del tutto. Gli sembrava quasi di tradirlo.
“Adesso però mangiamo!” consigliò loro il cuoco iniziando a servire i piatti con le frittelle e il bacon.
“Ok, ragazzi. Secondo me serve un nome per questi cinque Hana-pucci, altrimenti faremo ancora più confusione di quanta già non ce ne sia!” sentenziò Katy, guardando in tralice il marito. “Ma non è colpa mia! È la natura che mi è stata avversa!” s'imbronciò l'uomo, affogando i dispiaceri nella pancetta fritta.
“Vediamo un po'... Qualcosa di semplice e veloce, giusto per distinguerli... Ci sono! - esclamò la pittrice schioccando le dita – Dolce, Wild, Sexy, Baby e Hana. Che ne dite?”
“Che fanno schifo!” sibilò... Wild, riprendendo temporaneamente solidità tra le braccia della volpe. “Non parlare così alla signora! - lo sgridò il cuoco – A me piace come nome. Dolce. Mi si addice!” approvò sorridente.
“Sì, sì! E Gabbana dove l'hai lasciato?” gli chiese Baby, facendo suscitando l'ilarità degli altri tre.
“I nomi non sono importanti, basta fare meno confusione possibile e soprattutto, non farci vedere da estranei.” sentenziò Hana, versandosi una tazza di caffè.
“Ma se mangiano tutti e cinque... non è che il vero Rosso-fuoco fa indigestione?” si preoccupò Karen, rivolgendosi al fratello. “Sai che non lo so?” gemette Kyosuke, preoccupato sia per la salute di Hana-chan che per la propria incolumità.
Quattro ore dopo, Kaede aveva finito di giocare a basket con Baby, sostituito da Hana che non riusciva più a contenere né l'esuberanza di Sexy, né quella della nonnina-hentai. “Mi dispiace importunarti... - aveva detto il rossino - Ma adesso s'è anche aggiunta Kumy che vuole fargli delle foto osé, per cui...” non aveva nemmeno avuto il tempo di finire la frase, che la volpe era già arrivata alla casa patronale.
Rukawa notò distrattamente Wild e Mitsui litigare in giardino con Akira che, nel vano tentativo di fare da paciere, le stava inavvertitamente prendendo da entrambi.
Si bloccò sulla soglia dell'ingresso, incrociando una Kurumi annoiata che andava all'appuntamento con il suo Yohei.
“Hn?” “No, no! Niente foto. È come se... gli mancasse un pezzo... Non so come dire!” ammise lei, salutandolo.
Entrato in soggiorno, si trovò di fronte agli occhi lucidi di Dolce, che sembrava profondamente ferito.
“Hn?!” “Non mi hai abbracciato nemmeno una volta da stamattina! - lo accusò, offeso – Sei cattivo!”
“Hn... Scu... Scusa.” mugugnò imbarazzato, rimediando subito.
Sedendosi insieme sul divano, gli accarezzò la schiena e i capelli purpurei, mentre Hanamichi sorrideva soddisfatto, rilassandosi a quel tocco familiare.
“Ma secondo lei è possibile?!” stava intanto dicendo Sexy, in cucina, intento a discutere con la nonnina. “Ovvio! L'ho provato personalmente!” dichiarò orgogliosamente la donna.
“Sì, ma noi siamo alti quasi due metri! - le fece notare il ragazzo, andando a chiedere un parere alla sua Kitsune – Ru? È vero che noi due non possiamo usare un'altalena erotica? Non ci stiamo con le gambe lunghe che abbiamo!”
“HN!?” “Lasciali perdere! Dicono un sacco di oscenità!” sospirò Dolce, stringendosi più forte al suo ragazzo.
“Uffa!L'ho comprata su internet senza controllare le misure!” si rammaricò il sensuale rossino, mordendosi nervosamente il labbro inferiore.
“COS'HAI FATTO?!” tuonarono i due ragazzi avvinghiati sul divano. “Mancano solo otto ore!” si ricordò Kaede, passandosi una mano sugli occhi.
A metà pomeriggio, era riuscito ad assegnare un Do'hao a ogni parente. Dolce era in cucina in compagnia di Katy e di Hikaru, Sexy si stava provando alcuni vestiti di Karen insieme alla biondona e al fratello, il cui compito era quello di controllare che il rossino non andasse in giro in abiti troppo succinti, Wild stava giocando a basket con Mitsui e con Akira, ancora dolorante, riuscendo così a sfogare l'ira in eccesso, Baby era tenuto a bada da Kanata impegnati in una partita ai videogame. Hana, invece, era al capezzale del vero Sakuragi, che ancora dormiva tranquillo e beato.
“Si sveglierà entro un paio di ore!” lo rassicurò, vedendolo entrare. “Hn.” annuì la volpe, sedendosi sul letto e accarezzando il volto rilassato del proprio ragazzo.
“Ti manca tanto, eh?” gli sorrise gentilmente. “Hn.”
“Nessuno di noi è... completamente lui!” “Come fai a sapere cosa penso?!” chiese Kaede, stupito dall'intuito di quel maturo Do'hao.
“Non ti sei mai accorto che ho sempre capito i tuoi mugugni, anche prima di stare insieme? - rise divertito – Non ti facevo così addormentato!” “EHI!”
“Scusa. È che... mi fai ridere! - ammise gioviale, riuscendo a strappargli un sorriso – Tra poco torneremo tutti in lui, non temere!” aggiunse con un tono più serio. “Immagino che ti rivedrò piuttosto spesso, in futuro...” mugugnò la volpe, guardandolo in tralice.
“Beh! Vedrai tutti noi. Qualcuno si affievolirà nel corso degli anni mentre altri, come me, si rafforzeranno... Ma nessuno sparirà completamente, perché Hana ha tante sfaccettature diverse che sembrano agli antipodi, ma sono proprio queste contraddizioni che lo rendono unico! - gli spiegò alzandosi con un sospiro soddisfatto – Bene! Vi lascio soli. Riposati un po' anche tu. Non mi sembra il caso di farti assistere alla nostra sparizione. Al tuo risveglio Hanamichi sarà accanto a te, integro e in salute!” gli promise, allontanandosi con un cenno di saluto della mano.
“Ok. Hn... Grazie!” borbottò Kaede, stendendosi accanto al suo Do'hao.
Fu svegliato da una cascata di baci sulla fronte e da mani grandi che gli accarezzavano delicatamente la schiena e i capelli neri.
Dopo un paio di secondi, scattò a sedere, affondando lo sguardo nei caldi occhi del colore del cioccolato fondente.
“Chi sei tu?” volle sapere Kaede, osservandolo con diffidenza. “Baka Kitsune! Hai perso la memoria?!” sbottò Hanamichi, accigliandosi risentito.
“Wild?” azzardò il volpino, profondamente deluso.
“Sì, West! Ma che cavolo dici?!” domandò Sakuragi, scoppiando in una fragorosa risata, prima di guardarlo con infinita tenerezza.
Kaede lo abbracciò di slancio, così forte da fargli quasi male.
“Come stai?” gli chiese premuroso.
“Sicuramente meglio di te!Mmm... Mi gira un po' la testa, ma sto bene. Ru? Stavo preparando la cioccolata... poi mi sono svegliato qui. Mi spieghi cos'è successo?” volle sapere il rosso, piuttosto perplesso.
“Dopo. Ora voglio rivedere Sexy!” sentenziò Kaede, potendolo finalmente baciare con passione.
La settimana successiva, di ritorno da scuola, Hanamichi e Rukawa furono impegnati in un'accesa discussione.
“Me ne frego se l'ho comprato io... cosa ovviamente impossibile! - precisò Sakuragi, paonazzo – QUELLA COSA NON L'APPENDI IN CAMERA!” tuonò adirato, agitando il pugno sotto il suo naso, tra gli sguardi divertiti di Hikaru e dei gemelli.
“Si chiama altalena erotica, Do'hao.” mugugnò la volpe, per nulla intimidita, aprendo la porta di casa tra le grida del compagno.
Lo zittì immediatamente notando la presenza di due ospiti, seduti su uno dei divani, accanto ai suoi genitori e alla nonna.
Un uomo sui quarant'anni e una donna dall'aria familiare.
Facendo uno sforzo di memoria, riuscì a riconoscerla. Era lo Chef di cui aveva visto la foto su di una rivista e precisamente quella che il Do'hao, tempo addietro, aveva stranamente lanciato in malo modo.
Il tonfo del borsone da basket di Hanamichi che finì sul pavimento, lo fece sobbalzare, strappandolo alle sue elucubrazioni.
Voltandosi indietro, vide i fratelli Sakuragi con la medesima espressione sconvolta dipinta sul viso.
Hanamichi fece solo un passo, continuando a tenere gli occhi incollati in quelli della sconosciuta.
“Mamma...” sussurrò con un filo di voce tremante.
- FINE SETTIMA PARTE -
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