DISCLAMER: T. Inoue li fa e io li accoppio ^___^
RINGRAZIAMENTI: a tutti i fans della nonnina hentai e ai lettori delle mie fic, che ancora non si stancano del livello della mia follia. Un gigantesco GRAZIE a Seika per la sua gentilezza e alla bissa per le traduzioni. Se Hana ha potuto dare i suoi soprannomi animali è merito di una Bissa! XD Ovviamente, un enorme bacio alla mia super-omonima LilyJ!
NOTE: Riporto qui sotto un mini albero genealogico della famiglia Rukawa, quelli tra parentesi sono i soprannomi che ha dato loro Hanamichi.^^''
Kikyo-san: nonnina-hentai, madre di Kyosuke. Kyosuke: il capofamiglia, inventore. Katy: moglie di Kyosuke, pittrice e scultrice. Akira Sendoh: nato dal precedente matrimonio di Kyosuke (porcospino) Kaede: primogenito di Kyosuke e Katy (Kitsune=volpe ^^) Kurumi: gemella di Kazuya, ama solo il denaro (Ookami=lupo) Kazuya: gemello di Kurumi,è il più sensibile dei fratelli. È cotto di Hikaru (Kojika=cerbiatto) Kanata: amante della lettura (Nezumi=topo) Kikyo: l'ultima arrivata in famiglia (koala) Karen: 'sorella' di Kyosuke Kei: figlio di Karen, coetaneo di Kaede e Hanamichi (Itachi=donnola)
Altri personaggi:
Hikaru Sakuragi: sorella minore di Hanamichi. Aron Tsume: giocatore dello Shohoku (Hiyoko=pulcino) Shane Sato: ala piccola/guardia (Kenaga=lunga coda) Michael Kant: allenatore in seconda di Anzai (Shiro=bianco)
Strange Family III
capitolo II
di Gojyina-chan
Aiutato da Hikaru e Kurumi che portarono sia i piattini che la torta al cioccolato preparata per l'occasione, Hanamichi servì il the in soggiorno, accomodandosi poi sul divano in mezzo a Kaede e a Kanata, osservando i due nuovi arrivati.
Aveva ragione la volpe, sua zia era molto... particolare. Appariscente, ecco.
Alta un metro e novanta, come suo figlio, aveva fasciato le sue curve generose in una minigonna e una giacchetta leopardata, mentre sia il top che le scarpe dal vertiginoso tacco a spillo erano in vernice nera.
La folta chioma leonina biondo platino e le labbra rosso acceso, non la facevano certamente passare inosservata.
Kei, invece, era vestito normalmente, jeans, maglietta nera e scarpe da tennis. Sembrava un ragazzo allegro e spigliato, almeno quella era stata la prima impressione di Sakuragi.
Guardandolo attentamente, si era reso conto all'istante che era decisamente un Rukawa
Gli occhi erano azzurri e i capelli neri, che portava legati in una lunghissima coda di cavallo che arrivava fino a metà schiena, rendendo la sua figura ancora più slanciata.
Ovviamente erano solo delle impressioni a caldo, per poter esprimere un parere sul nuovo arrivato avrebbe dovuto conoscerlo meglio e, preferibilmente, senza Kato accucciato sulla sua testa scura, a fare le fusa...
Comunque, somigliava molto a Kaede, pensò Sakuragi, sorridendo appena, anche se i suoi lineamenti erano più delicati ed era sprovvisto del cipiglio tipico di suo cugino.
“Faccio sempre il procuratore sportivo, ma ho davvero troppi ragazzi a cui badare. - stava intanto spiegando Karen - Mi serve assolutamente un socio e... No, mamma! TU, no! Finiresti in galera per molestie sessuali prima ancora di iniziare!” le fece notare la donna, sfidandola con lo sguardo a smentire la sua affermazione.
“Tsk! Mi tarpano sempre le ali. Figli ingrati!” sbottò la nonnina offesa, incrociando le braccia al petto.
“Per il momento non ci sono problemi, posso gestire il lavoro anche da qui, grazie a internet e al cellulare. Vedrò in seguito come fare. - sospirò tornando ad assaporare la deliziosa torta cucinata dal rossino – Mmm... E dimmi un po', Rosso-fuoco, cos'altro sai fare con quelle belle manine?” chiese maliziosa, guardandolo in tralice.
“E no! Pure lei, no!” sbottò Sakuragi esasperato, lasciando che la sua volpe gli cingesse la vita, protettivamente. “HN!”
“Accidenti! È proprietà privata, eh?” si rammaricò la donna, ricevendo una pacca sulla spalla dalla madre. “È fuori dalla nostra portata! C'ho provato in tutti i modi, ma niente da fare!” ammise la nonnina. “È che non so resistere a un'anima candida! - squittì Karen, estasiata – Quando arrossisce in quel modo me lo mangerei di...”
“HN!”
“Capito. - mormorò la nuova arrivata, facendo retromarcia – Guardare ma non toccare.” “Benvenuta nel mio inferno quotidiano!” borbottò Kikyo-san, felice di aver trovato un'altra persona che la capisse.
“Kitsune, vuoi un altro pezzo di torta?” domandò il rossino al suo ragazzo, riuscendo a distrarlo con quell'oceano di cioccolato fondente. Immediatamente, Kaede perse ogni intento bellicoso, per fiondarsi sull'ennesima fetta di torta.
“Addomesticato al cento per cento!” esclamò la zia, felice di aver ritrovato il taciturno nipote in così dolce compagnia.
Si vedeva lontano un miglio che quei due si amavano follemente e lo stesso valeva per Akira e Hisashi. Però! Pure lui non era messo affatto male in quanto a...
“Non ci pensare neanche.” fu il 'gentile' avvertimento di Sendoh, che agitò una stampella sotto al suo naso.
“Non è giusto, però!” borbottò la donna, assumendo la stessa espressione tipica di sua madre.
“Quindi Kei si iscriverà allo Shohoku, vero? - domandò Katy, cambiando drasticamente argomento – È al terzo anno come Hana e Kae, se non ricordo male!”
“Mmm... Sì, l'ho iscritto la settimana scorsa. - rispose Karen, rasserenandosi - Il preside di quella scuola è stato molto gentile!Appena ha saputo che eravamo vostri parenti, ha inserito Kei nella stessa classe di Kaede e Rosso-fuoco!Dalla voce non sembra niente male... Un giorno di questi passerò a ringraziarlo!” gongolò con gli occhietti famelici.
“Mamma, evita di molestarlo come hai fatto con l'ultimo...” le consigliò suo figlio, passandosi una mano sugli occhi, ben sapendo di cos'era capace.
“Il preside Ikeda è in pericolo.” annunciò Kurumi, sbadigliando sonoramente. “Potresti almeno fare finta che la cosa ti preoccupi per davvero!” la sgridò Kazuya, rassegnato all'insensibilità della gemella.
“Però! Se diventasse un parente, avrei carta bianca per qualsiasi progetto, ovviamente redditizio... Mmm...” mormorò la giovane Rukawa, mentre le sue cellule grigie iniziavano a lavorare a pieno regime, sotto lo sguardo terrorizzato del fratello e quello divertito di Hikaru.
Aiutati i due ospiti a sistemarsi, Karen nella camera per gli ospiti al secondo piano e Kei nella depandance ribattezzata Baita, la famiglia, finalmente al gran completo, cenò insieme tra gli aneddoti di gioventù di Kyosuke e Karen e i racconti della vita americana di quest'ultima.
Hanamichi, distratto dall'allegria di quell'energica donna, non prestò particolare attenzione alle ragazze che sistemavano la cucina, ma quando si ritrovò a preparare i dessert, in compagnia di Kaede e di Nezumi, la situazione iniziò a puzzargli parecchio.
“Ok! Cosa succede qui?” sbottò all'improvviso, guardandoli sospettoso.
Kitsune che lo aiutava volontariamente senza fiatare e Kanata che sciacquava diligentemente i piatti da mettere poi in lavastoviglie, erano decisamente due avvenimenti troppo anomali, soprattutto se in contemporanea.
“Hn. Non ho niente da fare.” borbottò Rukawa, disponendo i bicchieri su tre vassoi. “Già, già!” annuì il fratellino, asciugando le stoviglie.
“Do'hao? Quanti bicchieri devo mettere? Hanno forme diverse.” domandò la volpe, cercando di distrarlo.
Seppur diffidente, Sakuragi diede loro una spiegazione sul dessert di quella sera.
“Nelle coppette con il gambo lungo, va messa la gelatina di fragole col sorbetto. Pensavo di darlo alle ragazze e a Kanata. - iniziò Hanamichi mostrando loro i tre pentolini con delle poltiglie rosa, gialle e marroni - Poi, nei bicchieri più grandi, la gelatina d'arance al rum e crema di cocco, per gli adulti. Per noi ragazzi invece, c'è la crema di moka al cioccolato con granita. Quella la possiamo mettere nei bicchieri tondi.” concluse, soddisfatto di se stesso.
“Hai fatto le cose in grande, Do'hao!” ammise la volpe, sbuffando divertito. “Baka, continua così e non ti lascio nemmeno un cucchiaino da leccare!” lo minaccio il Tensai dei fornelli, ultimando le decorazioni ai bicchieri. “Hn.” s'imbronciò Kaede, tacendo immediatamente. “Bravo, stai a cuccia!” sorrise il rossino, facendo l'occhiolino a un divertito Kanata.
“Accidenti che belli! - esclamò Kei, guardando quei vassoi colorati – Ah, mi hanno detto di avvertirti che, di là, hanno voglia di dolci!” disse poi, guardando golosamente il dessert.
Sì. Era decisamente un Rukawa, ribadì Sakuragi riconoscendo nel suo sguardo famelico, quello dei suoi parenti alla vista di qualcosa di zuccherato e ipercalorico.
“Ok! Io porto questo, Ru prendi le gelatine alle fragole. Kei, servi quelle al rum per gli adulti e Nezumi, porta il piatto con i biscotti alla vaniglia!” sentenziò il ragazzo, posando tra i bicchieri con la crema alla moka anche il biberon della bambina che aveva sentito mugugnare in salotto.
Infatti, appena Kikyo-chan lo vide, volle subito saltargli in braccio, per la - poca - gioia del fratello maggiore.
“Perché mi guardi storto?” sorrise Hanamichi, mettendosi a coccolarla immediatamente. La piccola lo stava fissando imbronciatissima e non era proprio da lei.
“Si è svegliata nella culla ed era sola, se la sarà presa perché non eri lì con lei. - azzardò Kyosuke affondando il cucchiaino nel suo dolce – I miei figli hanno uno strano senso del possesso! Hana-chan, questo coso è squisito!” si complimentò l'inventore, continuando a mangiare deliziato.
“Hn. Tu sei mio!” ribadì la volpe, cominciando un glaciale gioco di sguardi con la sorellina. “Ok, Kitsune! Eccoti il gelato. Su, fai il bravo!” borbottò Hanamichi, distraendolo come al solito.
“Mamma biccotto!” s'imbronciò la bambina tendendo le manine verso il piatto posto su uno dei due tavolini in cristallo, circondati da divani e poltrone.
“Niente biscotto, tu. Non hai nemmeno tutti i denti!Lattuccio!” sentenziò il rossino, dandole il biberon.
“Caspita che parlantina! - esclamò Karen, osservando meglio l'ultimo membro della famiglia – Se non sapessi che ha otto mesi le darei almeno un anno e mezzo. È anche parecchio alta... Come tutti noi, del resto!” rise la donna, guardandosi attorno.
“Già! Parla soprattutto con... il suo mamma!” scherzò Katy, accarezzandole una manina. “La cosa incredibile è che non si limita a ripetere le parole, ma esprime veri e propri concetti... E ha già un ottimo gusto in fatto di uomini!” sorrise la biondona, facendo l'occhiolino ad Hanamichi.
“EHI!” tuonò Kaede, stringendo il compagno per la vita, con fare possessivo. “Capito.” sospirò la zia, imbronciata.
“Ho paura, Ru! Già riesco a stento a placare tua nonna, se ci si mette pure tua zia, sono finito!” mormorò Sakuragi, accoccolandosi ancora di più su di lui.
A sua insaputa, però, zia e nipote si scambiarono un gesto d'intesa. Kaede le voleva proprio bene, era il suo parente preferito.
“Kitsune, perché sorridi?!” volle sapere il rossino, guardandolo da sotto in su. “Hn. Niente. Vieni più vicino... così ti difendo meglio...” borbottò la volpe famelica.
Tornati in cucina, Hanamichi si lasciò aiutare da Kaede a riporre i bicchieri nella piccola lavastoviglie sul mobile, sempre più sospettoso per quel suo stranissimo comportamento. Avrebbe indagato quella sera stessa, a casa loro.
“Simpatica tua zia. Non sapevo nemmeno che tuo padre avesse una sorella!” sorrise il ragazzo, senza notare l'arrivo della donna in questione.
“Hn. In effetti non ce l'ha.” borbottò la volpe, finendo di asciugare i vassoi d'argento. “Scusa?! E quella signora chi è?!” domandò il suo Do'hao confuso.
“La sorella di papà!” “Ma se hai appena detto...?!”
“Quello che mio nipote voleva dire... - esordì Karen, andandogli vicino per porgergli gli ultimi bicchiere che erano rimasti in soggiorno – È che, tecnicamente, non sono ancora una donna!” sorrise, sollevandosi la minigonna.
Con un doppio salto carpiato, Sakuragi finì in braccio alla sua Kitsune, senza riuscire a staccare gli occhi di dosso da quella parte dell'anatomia umana che sicuramente non apparteneva al genere femminile.
“Ha il...” balbettò il rossino, dello stesso colore dei suoi capelli. “Hn.” annuì la volpe.
“Potevi dirmelo prima, no?” sibilò Hanamichi, furioso. “Hn. Provato.” annuì, ancora, la volpe.
“Era quello il 'piccolo dettaglio' di cui mi volevi parlare?!”sibilò Hanamichi, ancora furioso. “Hn.” annuì, sempre, la volpe.
“Kitsune, io ti ucciderò.” sibilò Hanamichi, sempre più furioso. “È probabile, se continui a stringermi così forte. Do'hao, mi stai strozzando!” sibilò Kaede, anche lui piuttosto furioso.
“Ma che carini che siete! - gongolò la... donna, sorridendo felice - Bene! Ragazzi la cena è stata meravigliosa e il dessert squisito. Complimenti Rosso-fuoco, invidio tanto il mio nipotino che può usufruire a suo piacimento delle tue belle manine! Ma adesso vado a letto. Il fuso orario inizia a farsi sentire! Buonanotte!” li salutò, sbadigliando sonoramente.
“Vivere con te è pericoloso!” sentenziò Sakuragi, guardandolo dritto negli occhi. “Allora che dobbiamo fare?” chiese Rukawa, preoccupato per il tono serio della sua voce. “Dammi un bacio e poi ci penso!” sorrise il suo Do'hao, lasciandosi abbracciare appassionatamente.
“Che sonno!” sospirò Hanamichi, lasciandosi cadere sul letto. “Hai esagerato. - lo rimproverò il volpino, stendendosi accanto a lui – Non erano necessari tutti quegli antipasti e i contorni. Per i dolci, hai fatto bene ad abbondare!” ammise, accarezzandogli distrattamente la schiena.
“Non era niente di speciale! Siamo in quattordici, Kitsune. Te lo sei forse scordato? - borbottò, stendendosi a pancia in giù per poterlo guardare – Adesso mi dici che v'è preso a te e a Kanata? Tutta quell'improvvisa solidarietà non richiesta, non è da voi!”
Kaede trasse un profondo sospiro rassegnato e si preparò alla litigata del secolo.
“Abbiamo deciso di contribuire tutti alla pulizia della casa, così da non gravare troppo né su di te, né su Mitsui.” annunciò serio, osservando come gli occhioni scuri del suo Do'hao di spalancassero a ogni parola.
“CHE COSA?! IO RIESCO BENISSIMO A TENERE TUTTO SOTTOCONTROLLO!COS'È? TI È MANCATO QUALCOSA? T'HO FATTO SALTARE UN PASTO O NON TI HO STIRATO UNA MAGLIETTA, EH? IO SONO IL TENSAI DALLE INESAURIBILI ENERGIE! NON MI SERVE L'AIUTO DI NESSUNO E... AHI!” gemette, sotto il tocco della mano di Rukawa sulla sua schiena.
“Do'hao, hai i muscoli completamente contratti!” borbottò la volpe, salendo su di lui per fargli un massaggio rilassante. Lanciando ancora un paio di epiteti, Sakuragi si lasciò coccolare un po', tra un insulto e uno sbadiglio.
“Riesco a fare qualunque cosa, io!” volle precisare per l'ennesima volta. “Shh, Do'hao. Adesso stai buono. - mormorò Kaede, continuando il suo lavoro – Da domani in poi, dovrai solo occuparti dei pasti e della mocciosa, chiaro? Lo hai detto tu che siamo in quattordici. Non è giusto che vi diate da fare solo tu e Hisashi.”
“Mmm... Non vale! Mi stai distraendo e non riesco a insultarti!” mormorò il rossino, semiaddormentato.
“Bravo, piccolo. Adesso dormi!” sussurrò la volpe, riuscendo finalmente a sciogliere tutti i suoi muscoli tesi.
Rimboccandogli le coperte, andò a prepararsi un the bevendolo affacciato alla finestra. Quella sera la luna era luminosa e quasi sorridente. Forse la vedeva così perché era lui ad essere sereno, chissà!
Dalla sua posizione, scorse le luci della baita, per la prima volta da anni, nuovamente accese. Akira e Mitsui erano lì con Kei.
Kaede si accigliò, vedendo suo cugino fumare. Le pessime abitudini erano decisamente dure a morire.
Sbuffando contrariato, posò la tazza nel lavabo e tornò a stendersi accanto al suo compagno. Accarezzandogli piano i capelli purpurei, finalmente riuscì a prendere sonno anche lui, raggiungendolo nel regno di Morfeo.
Kei si svegliò stranamente presto, colpa probabilmente del fuso orario. Stiracchiandosi pigramente, si guardò attorno spaesato. La Baita, come l'avevano ribattezzata i suoi zii, era piuttosto confortevole e spaziosa, per un ragazzo della sua età. Soggiorno con divano e televisione, angolo cottura con un frigo decisamente ben fornito, una camera con un bel letto all'occidentale e un armadio a muro che occupava una parete intera, più un bagno con vasca idromassaggio e sanitari in ceramica. Sembrava essere stata disabitata da anni, visto che il mobilio era come nuovo. Probabilmente sia la depandance che l'appartamento sul garage erano identiche a quella casetta.
Dopo una doccia veloce, tornò in sala, lasciandosi irretire da un dolce profumo proveniente dalla cucina padronale.
Doveva essere quel ragazzo dai capelli rossi e il sorriso simpatico che stava preparando loro la colazione.
Kei si infilò una tuta grigio perla ed entrò dalla porta di servizio, salutando il giovane fidanzato di Kaede, che preparava le frittelle, canticchiando una canzoncina alla piccola Kikyo, che gli batteva felice le manine dal suo seggiolone.
“Ops! Scusa! Ti abbiamo svegliato?” chiese Hanamichi, guardandolo sedersi accanto alla cuginetta. “No, no, tranquillo. È stato il letto nuovo, credo! - gli sorrise Kei – Poi ho sentito questo profumino e sono venuto a vedere se eri davvero tu. Ma che ci fa questa bella bimba già in piedi a quest'ora?” disse, rivolgendosi direttamente al piccolo koala.
“Bimba io!” sorrise lei, mostrandogli il suo biberon e il peluche che teneva in mano.
“Le stanno spuntando i denti e non riesce a dormire molto. - spiegò Sakuragi, versandogli una tazza di caffè caldo – Quando sono venuto a preparare la colazione, l'ho sentita lamentarsi e l'ho portata qui con me. Mi fai compagnia, vero piccola?” sorrise il rossino, prendendola finalmente in braccio.
“Mamma mio!” rise la bimba, stringendolo forte a sé.
Il ragazzo dai capelli rossi, si sedette accanto al nuovo ospite, dando il biberon alla bimba, che continuava distrattamente a giocare col suo pupazzo.
“Caspita, se ti vuole bene!Sembrate padre e figlia! - rise Kei, osservandoli divertito – Kae avrà di certo qualcosa da ridire!”
“Butto!” sentenziò Kikyo, sentendo pronunciare il nome del suo acerrimo nemico. “No, che non è brutto!È... un po'... possessivo, ecco!” borbottò Hanamichi, non trovando le parole adatte per difendere il compagno.
“Solo un po'?!” rise Kei, rendendosi conto che suo cugino non era cambiato di una virgola negli ultimi anni.
“È un Baka Kitsune, ma devo ammettere che anch'io ho un carattere non molto facile. - sospirò Sakuragi, annuendo colpevole – Allora, tu giochi a basket, vero?” gli chiese così, per fare conversazione in attesa del risveglio del parentado.
“Sì... beh, negli ultimi tempi mi sono appassionato più allo slam ball... ma il basket mi piace comunque. - spiegò il ragazzo dai lunghi capelli neri – È una cosa che Kae non riesce a capire, purtroppo!Una cosa non esclude necessariamente l'altra. Non sempre si pratica un solo sport!” sbuffò accigliandosi.
“Butto!” ribadì la piccola Kikyo, sentendo pronunciare di nuovo quel nome. “Ehi, tu! Finisci la pappa! - la sgridò il rosso, tornando poi a parlare col nuovo ospite – Kitsune è un po' totalitario. Per lui alcune cose o sono bianche oppure nere. Non conosce vie di mezzo!” ammise ridendo – Comunque, dato che nella nostra scuola c'è l'obbligo di partecipare alle attività di un club, potresti iscriverti al nostro! Ti divertiresti, no?” gli propose, con un'alzata di spalle.
“Oh, beh! Certamente meglio che fare parte del club di scacchi o di origami!” rise Kei, fingendo di rabbrividire.
“Hn.” mugugnò la volpe, entrando in cucina con un grande sbadiglio, stupito da quell'atmosfera calda e rilassata. Il Do'hao era riuscito persino a farsi accettare dal suo irrequieto cugino, notò Rukawa.
“Butto tu!” lo... salutò, la sorellina, lanciandogli un'occhiataccia.
“Tsk! L'hai sempre trattata male e questo è il risultato! - sentenziò Hanamichi, scuotendo il capo, rassegnato – Cosa ci fai sveglio a quest'ora?” domandò esterrefatto. Erano appena le sei e mezza, avrebbe dovuto essere in pieno stato REM.
“Non c'eri.” mugugnò accigliandosi, in una sorta di velata accusa. “Stavo preparando la colazione. Volevamo provare una nuova ricetta, vero Nezumi?” “Certo!” esclamò il bambino, uscendo dal ripostiglio.
“Cavolo! - sobbalzò Kei, con una mano sul cuore – Me l'ero dimenticato!Ma fai ancora così?!” “Vivendo con undici persone, ho scoperto che la privacy è un diritto che si conquista quotidianamente!” sentenziò il piccolo, sfogliando un libro di cucina.
“Eh?!” sbottò Kei, guardando i suoi due coetanei. “Non lo so. Quando fa così, fingiamo di capirlo!” ammise Sakuragi, con un sorriso forzato. “Hn!” annuì la volpe, appollaiandosi su una sedia.
“Ok, io ho preparato le frittelle, nel caso in cui i nostri panini dolci non vengano bene. - esordì Hanamichi, lasciando la piccola Kikyo nel seggiolone – L'impasto sta lievitando da mezz'ora, penso sia pronto, vero?” domandò al suo piccolo socio.
“Aspetta, fammi controllare. Hai formato tanti piccoli panini e li hai messi su una teglia con sopra la carta da forno, lasciandoli lievitare per mezz'ora... Adesso vanno spennellati con dell'acqua zuccherata e li devi mettere in forno per trenta minuti a duecentoventi gradi. – lo istruì Kanata, leggendo la ricetta – Bisogna controllare la doratura e il gioco è fatto!”
“Panini dolci?” chiese la curiosa volpe, sollevando un sopracciglio scuro. “Possiamo riempirli di marmellata o crema. Così, per fare qualcosa di nuovo, Kitsune!” borbottò il rossino, regolando il forno.
“Non capisco come riesci a restare in forma! Con tutto quello ti cucina Hanamichi, dovresti essere obeso!” constatò il cugino, alquanto perplesso.
“Hn. Basket.” mugugnò Kaede, con un'alzata di spalle.
“A proposito! Sai che Kei si iscriverà nel nostro club? Ci divertiremo un sacco, tutti insieme!” profetizzò Sakuragi, tornando a giocare con il piccolo koala.
“Hn...” sbuffò Rukawa, passandosi una mano sugli occhi. “Ancora con questa storia! Guarda che giocare a slam ball è divertente! - sbottò Kei, incrociandosi le braccia al petto – È uno sport nuovo e allegro! Se a te piace di più il basket, ok! Sono affari tuoi!Non vedo la ragione di farmi la guerra solo per questo motivo!”
“Non è uno sport! È uno spettacolo da circo!” sibilò la volpe, stizzita. “Hai paura che surclassi il basket, eh?” azzardò il cugino, sorridendo beffardo.
“MAI!” ringhiò Kaede, socchiudendo pericolosamente gli occhi azzurri.
“Frittelle!” esclamò Hanamichi, sedando l'imminente rissa nell'unico modo che conosceva... e che funzionava benissimo, dato che i due, dimentichi di ogni istinto bellicoso, si avventarono famelici sulla colazione, ripulendo il piatto nel giro di pochi minuti.
“Ma che buon profumino! - esclamò Karen, salutando i ragazzi – Rosso-fuoco, il mio risveglio non è mai stato più dolce!” pigolò, andandogli vicino.
“Hn!” “Ops! Scusa, Kae... è l'abitudine!” si schernì la donna, vestita di un cortissimo abitino zebrato e i vertiginosi tacchi a spillo della stessa fantasia.
Sakuragi si soffermò qualche istante di troppo su quella sinuosa figura slanciata, chiedendosi come fosse possibile, data la sua bellezza, che in realtà fosse un uomo.
“Se non ci credi, te lo faccio vedere di nuovo. Mica mi vergogno, sai?” sorrise Karen, sollevandosi l'abito.
“Argh!” gridò Sakuragi, correndo istintivamente tra le braccia della sua Kitsune. “Do'hao!” sospirò, fingendosi molto contrariato. “Mi fa impressione.” sussurrò il giovane, arrossendo miseramente.
“Ma che carini, ma che bellini!” trillò la biondona, sedendosi accanto al figlio. “Lo vuoi lasciare in pace!” la sgridò Kei, lanciandole un'occhiataccia. “Ma mi diverto tanto!” si giustificò lei, imbronciandosi teneramente.
“Eccolo qui, il nostro festeggiato!” esclamarono in coro i Katy e la nonnina-hentai, correndo ad abbracciare un Hanamichi ancora un po' scosso.
“Eh?!” domandò Sakuragi, parecchio confuso. “È il tuo compleanno, Do'hao!”sbuffò Rukawa, stringendolo più forte a sé, mentre le due donne lo sbaciucchiavano allegramente.
“Caspita, me l'ero scordato!Ehm... signora? È la sua mano quella, vero?” borbottò il giovane, sentendosi palpare il di dietro.
“Non ancora! - pigolò Kikyo-san, andando a controllare – Ehi, Karen! Questa è roba mia! Giù le manacce da Culetto d'oro!” tuonò l'anziana, sul piede di guerra.
“Era una palpatina d'auguri!” sbottò sua figlia, mettendo giù il muso ancora di più.
“Ru?Ho paura!” ammise Sakuragi, sentendo troppe mani su di sé. “Li sterminerò tutti! Non ne resterà nemmeno uno, parola mia!” giurò Kaede, difendendo la sua proprietà brandendo il piatto che ancora profumava di frittelle.
“Come siamo bellicosi! È il compleanno di Hana-pucci, potresti lasciarcelo almeno per oggi!” mugugnò Katy, prendendo in braccio la sua bimba più piccola.
“No.” fu la lapidaria risposta della volpe, intenzionato a difendere il suo Do'hao da quelle due piovre in gonnella.
“Butto!Via!” tuonò Kikyo-chan, cercando di afferrare per i capelli il fratello maggiore per allontanarlo dl suo mamma.
Quel grande putiferio, accolse l'ignaro capofamiglia che sorrise di fronte a quello che ai suoi occhi appariva come una normale atmosfera casalinga.
“Ma che bello! Siamo tutti allegri di prima mattina! - trillò felice – Tanti auguri Hana-chan! Oggi abbiamo deciso che cucineremo io e la mamma apposta per te!”
“NO!” gridarono i ragazzi atterriti, compresi i gemelli che stavano scendendo le scale.
“Figli di poca fede!” borbottò Katy, lasciando la bambina tra le braccia del suo rossino sempre più terrorizzato.
“Va bene, state tranquilli!Li controllerò io!” promise Kanata, già alla ricerca di qualche ricetta facile e veloce.
“Per ogni evenienza, mi segno il numero di telefono del ristorante in fondo alla via!” sussurrò Kazuya, appoggiato silenziosamente dai suoi fratelli.
Durante la mattinata, fu tassativamente proibito a Sakuragi di mettere piede in cucina, tant'è che, dopo aver ricevuto gli auguri anche da parte della sorellina, i due rossini andarono a sedersi su una panchina vicino alla fontana, ritagliandosi un momento per loro e rivangare i compleanni precedenti.
“... E quando Takamiya è finito con la faccia nella torta? Quanto abbiamo riso! - ricordò Hikaru, divertita - Beh, dopo che lo hai preso a testate, ovviamente...” precisò, guardandolo storto.
“Con la scusa d'averla già in bocca, se l'è mangiata tutta!” si giustificò il fratello accigliandosi, ancora risentito per l'accaduto.
“Sono stati dei bei momenti, ma preferisco questa vita, sai?” sorrise, guardando distrattamente l'orologio.
“Hai ragione!” ammise il ragazzo, sentendo dei passi in lontananza. “Ci sono Kaede e Kei. Bene! Io devo uscire con Kumy, ti lascio in buona compagnia!” lo salutò Hikaru, correndo velocemente verso la casa padronale, con fare alquanto sospetto.
“Hn. Giochiamo, Do'hao?” propose la volpe annoiata, indicando la palestra con un cenno del capo. “Sei Baka persino oggi! - s'imbronciò Hanamichi, torvo – Il Tensai non farà sconti, nonostante il giorno di festa!” li avvertì, seguendoli per il sentiero.
“Tensai?!” domandò Kei, leggermente stupito. “È megalomane... e pure Do'hao.” spiegò il cugino, con un'alzata di spalle. “Kitsune, tu oggi finirai in casseruola, scommettiamo!” fu la minaccia del compagno, già sul piede di guerra.
“Kitsune?!” chiese ancora il cugino, sempre più allibito. “Da soprannomi a tutti. Solo di animali. Poca fantasia.” borbottò la volpe, dicendo lo stretto indispensabile.
“Altro che poca fantasia!Ci azzeccò sempre!” “In effetti... un po' assomigli a una volpe...” ammise Kei, osservandolo come se lo vedesse per la prima volta.
“Do'hao? E lui?” domandò Kaede, reprimendo un ghigno. “Mmm... - mugugnò il rossino, guardando attentamente il ragazzo dai lunghi capelli scuri – Ma sì! Itachi!” esclamò, soddisfatto di se stesso.
“EH?!” sobbalzò il giovane, sgranando gli occhi azzurri, mentre il cugino si copriva la faccia con una mano per impedirsi di scoppiare a ridere.
“Somigli a una donnola! - spiegò Hanamichi, aprendo la porta della palestra – Vero, Kitsune?” “Hn!” annuì la volpe, divertito dall'espressione disgustata di Kei.
Passarono le successive quattro ore giocando insieme e ai due titolari dello Shohoku, non passò inosservata la grande bravura di Kei nei tiri da tre.
Non conosceva molte finte e commetteva falli un po' sciocchi sotto canestro, ma nel complesso era un giocatore notevole.
L'ideale per la loro squadra.
Persino Kaede dovette ammetterlo, storcendo il naso. Tutto sommato, quella di farlo iscrivere al loro club, non era poi un'idea così da Do'hao.
“Sono o non sono un Tensai, eh? - gongolò Hanamichi, osservando il ragazzo dai lunghi capelli neri, esibirsi nell'ennesimo tiro da tre – E senza nemmeno averlo mai visto giocare!” gli fece notare, gongolante.
“Tsk! Ha la fortuna del principiante. Era la tua specialità, se non ricordo male...” lo punzecchiò la volpe, con il preciso intento di non dargli troppa soddisfazione.
“Ero uno specialista anche nelle risse, le vuoi riprovare?” lo minacciò Sakuragi, posando le mani sui fianchi.
“Ragazzi? - provò a chiamarli Kei, dopo quasi dieci minuti di litigata – Io mi sono un po' stufato... Vado a fumare una sigaretta qui fuori...” li avvertì, andando via.
“Tsk! Che ti avevo detto? Non ha la costanza per praticare questo sport!” sentenziò la volpe, ricominciando a tirare a canestro.
“Ma questo non è importante, mica deve diventare un professionista! A lui serve un club e a noi un giocatore col suo senso della posizione. Sarebbe un'ottima guardia! Punto e basta.” sbottò il rosso, stoppando il suo ennesimo tiro.
“Hn?” Il Do'hao lo voleva sfidare?
“One on one, Kitsune?” sogghignò beffardo, facendo girare la palla su un dito. “Qui?! Ma... Kei è ancora là fuori!” esclamò Kaede, sconcertato.
“Ma... ma... MA CHE HAI CAPITO!? BAKA KITSUNE HENTAI! - tuonò il ragazzo, col volto più rosso dei suoi capelli – Io parlavo di basket!”
“Ops.” “Un corno! Mi è passata la voglia!” sbuffò, posando il pallone nella cesta più vicina.
“Stai ancora parlando di sport, vero?” domandò Kaede, visibilmente confuso. “Esatto! Porco.” borbottò, trattenendo un sorriso.
“Conserva gli insulti per stasera, piccolo.” fu il consiglio di Rukawa, soffiato a pochi millimetri dal suo orecchio.
Rabbrividendo, Sakuragi si voltò a guardarlo, ricevendo in cambio una serie infinita di baci a fior di labbra.
Era decisamente un bel compleanno, pensò il rossino, felice come non mai.
Dopo il pranzo a base di panini, causa 'autocombustione' dei due forni a microonde, indubbiamente ad opera del capofamiglia, i ragazzi iniziarono ad avere seri timori non solo per la cena, ma per l'incolumità loro e della cucina in generale.
“Se esplode, salto per aria pure io!” borbottò Kei, vivendoci a pochi metri di distanza. “Teniamo gli estintori a portata di mano! - consigliò Akira, preoccupato – Vi ricordo che, anche in caso di incendio, i vigili del fuoco non verrebbero comunque!”
“Figli di poca fede! - borbottò l'inventore, intento a riparare i due aggeggi infernali – Se abbiamo degli elettrodomestici sovversivi, non è colpa mia!” mugugnò, arrossendo furiosamente.
“Te lo avevo detto che la carta argentata dentro al microonde produce scintille!” lo accusò Kanata, scuotendo mestamente il capo.
“È stato un caso di autocombustione!” ripeté il padre, ormai dello stesso colore dei capelli di Hanamichi.
Kaede, incurante del delirio che lo circondava come al solito, si accoccolò sul suo Do'hao, che invece sembrava parecchio preoccupato per l'incolumità dei suoi fornelli.
“Hn. Rilassati, abbiamo gli estintori!” gli ricordò, sbadigliando sonoramente. “D'accordo, ma se salta per aria la cucina, mi dici come faccio a preparare i tuoi adorati dolci?” sbottò, lieto di vedere il suo inespressivo ragazzo, sobbalzare sgranando gli occhi azzurri.
“Ehi! Lasciate fare a Hikaru e a Kurumi!- tuonò Rukawa minacciosamente – E, soprattutto, tenete lontano papà !” aggiunse accigliato.
“Ma volevo cucinare per Hana-chan!” pigolò l'uomo, sentendosi solo e incompreso. “Farlo saltare per aria non è un bel regalo di compleanno.” gli fece notare la volpetta, sollevando un sopracciglio.
“Anche questo è vero.” ammise la mamma, lasciando finalmente il campo alle due ragazze, aiutate da Kanata e dalla nonnina.
Anche Akira diede loro una mano per i preparativi della festa, in compagnia di Mitsui, felice di vederlo così di buon umore nonostante l'ingombro delle stampelle.
Ancora un paio di settimane e avrebbero avuto l'esito delle analisi, ma nel frattempo, il medico aveva consigliato al porcospino l'uso del ghiaccio spray e prescritto un antidolorifico.
Hisashi si sedette accanto a lui, iniziando a pelare le patate. Nonostante l'apparente tranquillità, continuava a pensare che ci fosse qualcosa di strano nel comportamento di Sendoh.
Ma quella, era una giornata in cui divertirsi e festeggiare. Al resto, ci avrebbe pensato l'indomani, decise l'ex teppista, sorridendo al suo bel ragazzo.
Nel tardo pomeriggio, arrivò anche il Guntai col suo carico di rumore e allegria. Kikyo-chan si divertì tantissimo alle smorfie buffe di quei ragazzi, permettendo a Kaede di godersi un po' il festeggiato, seduto con lui sulla sedia a dondolo.
“Kitsune, sei comodo? - ironizzò il ragazzo, impossibilitato nei movimenti dato che la volpetta malefica gli si era completamente avvinghiata addosso – Poi sarebbe Kikky il koala, eh?”
“Hn. Sonno!” sentenziò Rukawa, con fare accusatorio.
Si era svegliato alle sei, non sentendolo nel letto accanto a lui. Un riposino pomeridiano glielo doveva!
“Ti sto viziando troppo, volpaccia malefica!” borbottò Sakuragi, dandogli un veloce bacio su una tempia.
Dopo la cena preparata dalle ragazze, grazie soprattutto al fondamentale aiuto di Kazuya che aveva placcato suo padre, tenendolo fuori dalla cucina e l'arrivo della torta di compleanno, interamente ricoperta di cioccolato e scaglie di cocco, fu il momento dei regali.
Yohei e Kurumi gli avevano preso una maglietta nera, smanicata, completamente trasparente, con sommo disappunto di Kaede che passò i successivi venti minuti a borbottare come una pentola di fagioli. Karen, su consiglio della nipote, gli aveva invece regalato tre tanga di seta, rosso, nero e tigrato, con grande apprezzamento da parte di Kaede e il sommo imbarazzo di Hanamichi. La nonnina, giusto per non smentirsi mai, gli aveva invece comprato il 'Manuale del perfetto hentai', con l'immenso apprezzamento da parte di Kaede e il totale imbarazzo di Hanamichi.
Il Guntai aveva invece optato per un più sobrio videogioco horror uscito da poche settimane.
Kyosuke e Katy, due tute di marca e un paio di scarpe da ginnastica, il cui messaggio sottinteso era: 'Gioca e divertiti!'
Akira e Hisashi, una serie di dvd con le partite entrate nella storia dell'N.B.A. mentre Kanata gli aveva regalato un libro di ricette occidentali, la passione di Hanamichi.
Quello di Hikaru e di Kazuya, invece, fu il dono più dolce e particolare. Il ragazzo aveva fotografato il rossino, insieme a Kaede e ai due bambini mentre dormivano sul divano tutti insieme e aveva realizzato una foto in bianco e nero, la rossina l'aveva portata a sviluppare realizzando un poster cento per settanta che aveva fatto incorniciare quel pomeriggio stesso.
Guardando quel quadro, pieni di tranquillità e amore, a Sakuragi si strinse il cuore. Continuava ad essere reticente sulle intenzioni di Kazuya verso sua sorella, ma doveva ammettere che come fotografo non era niente male davvero.
Rukawa, giusto per non essere a mai vuote, gli aveva preso una fascia nera per i capelli, ma il festeggiato sapeva che il suo vero regalo lo attendeva una volta rimasti soli.
Infatti, lasciati parenti e Guntai a sbronzarsi allegramente e messa a letto il piccolo koala, Kaede trascinò a casa il Do'hao, facendo i gradini a due alla volta.
Hanamichi sbatté le schiena contro la porta del bagno, schiacciato dal peso della sua volpe famelica. Senza dargli il tempo di riprendere fiato, Kaede lo spogliò con gesti rapidi e decisi, facendo altrettanto.
Nudi, i respiri affrettati e le gote già arrossate d'eccitazione, il volpino lo guidò fino alla sauna, chiudendosi la porta alle spalle.
“Voglio stare da solo con te senza interruzioni!” sentenziò il ragazzo, facendolo sedere su uno dei due gradoni in legno, versando dell'acqua sulle pietre calde incassate in un angolo.
Dovendolo divide con dieci persone, desiderava una serata tutta per loro.
“Mi piace, Kitsune!” sorrise Sakuragi, lasciandosi abbracciare dal suo compagno.
Rimasero così per svariati minuti, poi, complice il calore e il contatto dei loro corpi sudati, ricominciarono a baciarsi appassionatamente, dimentichi del mondo che li circondava.
Hanamichi inarcò violentemente la schiena, sentendo il viso di Rukawa sul suo pube e la lingua volpina che stuzzicava il suo pene gonfio e pulsante.
Con le mani, Kaede gli accarezzò l'inguine e l'ano contratto dal piacere, sentendo le dita del suo Do'hao tra i capelli e sulle spalle.
Senza riflettere, lo penetrò con un movimento fluido e deciso, prendendo a spingere sempre più velocemente. Non avrebbe voluto farlo lì, pensava di prenderlo sul letto, magari bendato o legato alla testata, ma l'eccitazione era stata insostenibile e aveva sconvolto i suoi piani.
Venne, ruggendo come un animale feroce, sentendosi bagnare il ventre dallo sperma tiepido del suo dolce compagno.
Kaede si accasciò sul suo petto, cercando di riprendere fiato. La mancanza di ossigeno e l'orgasmo appena provato avevano incominciato a fargli girare la testa.
Rendendosi conto della strana immobilità del suo ragazzo, sollevò il viso guardandolo accigliato.
Hanamichi era ancora seduto sul gradone, con la testa rovesciata all'indietro, sudato e con un rivolo di bava che colava da un angolo della bocca socchiusa.
Rendendosi conto che era privo di conoscenza, Rukawa scattò in piedi, lottando contro il proprio mal di testa e lo trascinò fuori, depositandolo sul pavimento del bagno.
Con l'acqua fredda del rubinetto tentò di fargli riprendere conoscenza, notando quanto il suo viso fosse accaldato.
Tirò un sospiro di sollievo, quando vide fremere le sue lunghe ciglia per poi puntargli uno sguardo profondo, estasiato e ancora un po' confuso.
“Volpe, il tuo regalo era uccidermi?” mormorò il giovane, accarezzandogli una gota arrossata. “Hn.” mugugnò lui, continuando a rinfrescargli il viso bollente.
“Mi è piaciuto parecchio, sai?” ammise Hanamichi, unendo le loro labbra in un bacio selvaggio, giocando con la sua lingua volpina.
Essere preso in quel modo, col caldo soffocante e le mani e la lingua di Kaede dappertutto, gli aveva letteralmente tolto il fiato.
Era stato, decisamente, il migliore compleanno della sua vita, pensò ancora il ragazzo sentendosi adagiare sul letto fresco, seguito dalla sua appassionata volpetta.
“Ehi! Guarda che sto bene!” lo rassicurò, leggendo nei suoi occhi azzurri uno sciocco senso di colpa. “Hn. Non volevo... non così. Quanto ti ho visto svenuto...” mormorò Rukawa, stringendolo a sé, ancora un po' scosso.
“Kitsune, ti autorizzo a farmi simili regali in qualunque giorno dell'anno!” sentenziò, ridendo allegramente, riuscendo finalmente a tranquillizzare il suo scorbutico volpino. “Do'hao!” sbuffò, difatti, il giovane dai capelli neri, continuando ad accarezzargli il viso ambrato fino a quando non si addormentarono entrambi, nudi e soddisfatti.
- FINE SECONDO CAPITOLO-
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