DISCLAMER: T. Inoue li fa e io li accoppio ^___^
RINGRAZIAMENTI: a tutti i fans della nonnina hentai e ai lettori delle mie fic, che ancora non si stancano del livello della mia follia. Un gigantesco GRAZIE a Seika per la sua gentilezza e alla bissa per le traduzioni. Se Hana ha potuto dare i suoi soprannomi animali è merito di una Bissa! XD Ovviamente, un enorme bacio alla mia super-omonima LilyJ!
NOTE: Riporto qui sotto un mini albero genealogico della famiglia Rukawa, quelli tra parentesi sono i soprannomi che ha dato loro Hanamichi.^^''
Kikyo-san: nonnina-hentai, madre di Kyosuke. Kyosuke: il capofamiglia, inventore. Katy: moglie di Kyosuke, pittrice e scultrice. Akira Sendoh: nato dal precedente matrimonio di Kyosuke (porcospino) Kaede: primogenito di Kyosuke e Katy (Kitsune=volpe ^^) Kurumi: gemella di Kazuya, ama solo il denaro (Ookami=lupo) Kazuya: gemello di Kurumi, è il più sensibile dei fratelli. È cotto di Hikaru (Kojika=cerbiatto) Kanata: amante della lettura (Nezumi=topo) Kikyo: l'ultima arrivata in famiglia (koala) Karen: 'sorella' di Kyosuke Kei: figlio di Karen, coetaneo di Kaede e Hanamichi (Itachi=donnola)
Altri personaggi:
Hikaru Sakuragi: sorella minore di Hanamichi. Aron Tsume: giocatore dello Shohoku (Hiyoko=pulcino) Shane Sato: ala piccola/guardia (Kenaga=lunga coda) Michael Kant: allenatore in seconda di Anzai (Shiro=bianco)
Strange Family III
capitolo I
di Gojyina-chan
“Chi sei tu?” “Bimba!”
“Lo so che sei una bimba, ma qual'è il tuo nome?” “Puzzo-ha!”
“Ma che puzzola! Ti chiamano così per via dei pannolini. Il tuo nome proprio qual'è?” “Bambo-hina!”
“Ha troppi soprannomi, Do'hao.” “Silenzio tu e lascia lavorare il Tensai! Dicevamo... Io mi chiamo Hanamichi e tu sei Kikyo. Allora, come ti chiami?”
“Kikko io!” “Brava! E io chi sono?”
“Mamma!” “Ci rinuncio!”
Con un sospiro sconfitto, il grande Tensai si arrese all'idea di essere chiamato mamma. Aveva passato le ultime tre ore della sua vita, tentando di spiegare alla piccola quale fosse il proprio nome e il suo, ma niente da fare.
“Fame.” borbottò Kaede, annoiato da tutto quel gran parlare. Se la mocciosa voleva chiamarlo così, che lo accettasse una buona volta.
Per lo meno, il koala aveva imparato a distinguere i maschi dalle femmine e aveva capito che anche Katy era sua madre, così lei era diventata LA sua mamma e il Do'hao era IL suo mamma. Un notevole passo avanti.
Erano quasi quattro mesi che Hanamichi provava a farle dire il suo vero nome, senza nessun esito positivo. Perseverare era diabolico!
“Ok, ok! Vado a cucinare. Schiavista! - s'imbronciò il rossino, portando con sé la bambina fino in cucina, seguito dalla volpe curiosa.
A Kaede piaceva molto stare vicino a lui mentre preparava dolci e torte, l'aria si riempiva di un buon profumo e osservargli il sedere mentre si chinava a prendere una pentola o qualche stampino, era uno spettacolo imperdibile.
“Nezumi? A che punto è l'impasto?” domandò Sakuragi, posando Kikyo nel suo seggiolone.
“Mmm...sono passati venti minuti, dovrebbe essere pronto!” disse il bambino, uscendo dalla dispensa con un grosso libro di cucina in mano.
“Non riesco a credere a quanto sia cresciuto negli ultimi mesi!” sorrise Hanamichi, guardandolo sedersi accanto alla sorellina, distraendola dalla lontananza del suo mamma, con un paio di peluche colorati.
Ormai Kanata non riusciva più a entrare nei mobiletti, preferendo armadi più ampi e spaziosi.
“Hn?” “Torta con crema cotta, Kitsune. - spiegò il rossino – Un'idea di Nezumi, volevamo provare qualcosa di nuovo. Allora, assistente? Adesso che si fa?” chiese al piccolo che cominciò a leggere la ricetta.
“Dunque... con l'impasto bisogna fare un disco più grande della profila... Ah, la profila va imburrata!” esclamò, voltandosi a guardare il fratello maggiore.
“Hn...” mugugnò Rukawa mettendosi al lavoro. Quello era sempre stato il suo compito. “Bravo Kitsune!” rise il rossino, guadagnandosi un'occhiataccia. “Do'hao!” mugugnò, una volta finito lo 'sporco' lavoro.
“Adesso devi mettere la crema pasticcera sulla pasta. - proseguì il bimbo – Decorandola con qualche striscia d'impasto avanzato e poi va in forno per venti minuti a duecento gradi. Alla fine bisogna lasciarla raffreddare per un'ora.”
“Hn?! Un'ora?! Non voglio aspettare così tanto!” sbottò Kaede, profondamente contrariato.
“Ma... Kitsune! Mi sono stufato di fare budini! Cambiamo menù!” sbuffò Sakuragi, accigliandosi. “Fame.” ripeté Kaede, deciso a non cedere.
Dannazione a lui e al nuovo ricettario di Kanata! Rivoleva indietro quei bei dolcini preparati in un quarto d'ora, mezz'ora al massimo.
“Mi tarpi le ali!” si lamentò il rossino. “Mi fai morire di fame!” lo rimbeccò la volpe.
“Lasciamo la torta per stasera e prepariamo qualcos'altro di più veloce?” propose il topolino, sfogliando velocemente il libro illustrato - Tortine di mele? Non ci vuole molto e vanno servite con il the.” disse il piccolo, controllando gli ingredienti.
“Hn” annuì la volpe, tornando a sedersi soddisfatta.
“Ok, ma non credere di passarla liscia. - sorrise Sakuragi, lanciandogli un grembiule. “HN?!”
“TU fai i capricci e TU ci dai una mano a cucinare!” fu la sentenza dello chef, incurante dello sguardo supplichevole del compagno.
“Schiavista.” borbottò Kaede, iniziando a pentirsi amaramente del proprio comportamento. “Benvenuto nel mio mondo!” scherzò Hanamichi, posandogli un bacio a tradimento sulle sue belle labbra rosee, per poi versare la farina e le uova in un contenitore, facendo cenno al volpino di cominciare a impastare.
Aggiunse lo zucchero, un pizzico di sale, il burro e il rum, ascoltando Rukawa borbottare come una pentola di fagioli.
Tagliò a pezzetti una mela, lasciandola a marinare nel succo di limone e cannella e si voltò di nuovo verso il compagno, lasciandogli sul viso una serie infinita di baci morbidi e veloci.
“Non posso resistere!” sospirò, rispondendo alla tacita domanda della volpaccia.
Vederlo con le mani impiastricciate, attaccate tra loro senza possibilità di grandi movimenti, aveva risvegliato la libido del bel rossino che ricominciò a stuzzicare il suo ragazzo.
“Mmm... Mi piace cucinare con te, Do'hao!” affermò Kaede, impastando allo stesso ritmo serrato dei baci del suo rossino.
Una volta terminato il lavoro, Hanamichi aggiunse le mele alla pastella e versò l'impasto negli stampini da muffins. Mise il tutto in forno e regolò il timer a quindici minuti.
Sorrise poi, sentendosi avvolgere dalle braccia di Kaede. Voltandosi appena, gli afferrò un polso portandosi i suoi polpastrelli alle labbra. Facendo attenzione di essere osservato bene, gli leccò le dolci dita una ad una, sentendolo gemere nel suo orecchio.
“SCUSATE? IO SAREI ANCORA QUI!” tuonò Kanata, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso e lanciando ai due uno sguardo di palese rimprovero.
“Ops! - sbottò Sakuragi, arrossendo furiosamente – Scusa.” “Hn”
“Siete melensi!” sbuffò il piccolo, disgustato. Sembravano una coppietta in luna di miele. Blah!
“Hana-pucci?” trillò Katy entrando in cucina con indosso un lungo abito candido dalle maniche a campana. In grembo teneva dei petali di ciliegio che stava spargendo per tutta la casa.
“S... Sì?!” balbettò il ragazzo, preoccupato.
“Che ne pensi?” chiese lei, indicandogli i vellutati boccioli rosa che ancora le restavano in mano. “Che avrò parecchio da spazzare?” azzardò Sakuragi, sempre più confuso.
“Ma no! Ho iniziato i preparativi per la tua festa di compleanno. Hanamichi significa 'la via dei fiori', così ho pensato di ricrearla con quelli di ciliegio, visto che la festa della loro fioritura è l'Hanami. Capito adesso?” spiegò l'artista, sorridendo entusiasta.
“E ci dobbiamo nuotare dentro?”domandò Kaede alquanto scettico, sollevando un sopracciglio. “Taci, tu! Essere privo di fantasia!” lo rimproverò sua madre, gettando sul pavimento gli ultimi petali rimasti.
“Ah... signora, non è necessario, davvero...” balbettò Hanamichi, imbarazzato. “Sarà una festa meravigliosa!Abbiamo tutti bisogno di svagarci un po'!” borbottò Katy, adombrandosi.
“Hn. Notizie di Akira?” chiese la volpe, rafforzando la presa attorno alla vita del suo Do'hao. “Torna a casa oggi, Kyosuke e Hisa-amore sono andati a prenderlo. - mormorò la donna, prendendo in braccio la figlioletta – Le faccio il bagnetto, a dopo!” sorrise poi, riacquistando il solito buon umore.
Tre giorni prima, Sendoh aveva subito un infortunio durante l'allenamento con la sua nuova squadra e il medico dell'università gli aveva consigliato il ricovero in ospedale per una tac e altre analisi approfondite.
Akira aveva telefonato immediatamente a casa, tranquillizzando tutti circa le sue condizioni di salute ma a distanza di settantadue ore, ancora non aveva ricevuto gli esiti. Si parlava addirittura di possibili lesioni ai legamento crociato anteriore del ginocchio.
Hanamichi rabbrividì, ricordando l'espressione di Mitsui a quella notizia. L'ex guardia dello Shohoku aveva passato mesi d'inferno a causa di un infortunio che lo aveva allontanato dal basket per ben due anni e l'idea che anche il suo ragazzo potesse soffrire quello che aveva patito lui, lo aveva gettato nella più cupa disperazione.
Temendo che potesse cadere in depressione, Hanamichi era rimasto tutte le sere con lui, parlando fino a tarda notte.
Alla fine, erano giunti alla conclusione che sarebbe stato opportuno scambiarsi gli alloggi. Di sicuro Akira avrebbe dovuto usare le stampelle per qualche tempo, almeno si sarebbe risparmiato il faticoso sali e scendi delle scale che portavano all'appartamento sul garage.
Kaede non aveva mosso obiezioni a riguardo, dato che a lui importava solo di stare col suo Do'hao.
Sempre per non dare noia a Sendoh, era stato spostato in soggiorno il pianoforte di Hikaru, con somma gioia di tutti i Rukawa che amavano prendere il the ascoltandola suonare.
“Spero tanto che il porcospino si rimetta presto. È brutto essere costretti a stare lontano dal campo.” mormorò Sakuragi, ricordando il periodo della sua riabilitazione alla schiena. “Ovvio. È mio fratello! - sentenziò la volpe – Gioca in una squadra formidabile e questo sarà un motivo in più per guarire velocemente.” gli fece notare serenamente.
La squadra di basket dell'università di Kanagawa vantava giocatori del calibro di Maki, ex capitano del Kainan; Fujima, Kanagawa e Hanagata dello Shoyo; Akagi, Kogure, Miyagi e ovviamente Sendoh e Mitsui dello Shohoku... senza contare l'energica manager Ayako che non aveva rinunciato al suo ventaglio nemmeno nella nuova scuola.
“Il prossimo anno giocheremo con loro, ci pensi?” sorrise Hanamichi con gli occhioni luminosi dell'eccitazione. “Hn – annuì Rukawa – Ma occupiamoci prima del campionato nazionale, ok?” borbottò sedendosi al tavolo, trascinando il Do'hao con sé.
“Certo, Kitsune!Dopo la vittoria dell'invernale i nostri avversari hanno il dente un po' avvelenato! - sogghignò il rossino, accarezzandogli distrattamente i capelli scuri – Contro il Tensai non hanno speranza!” proclamò, gonfiando il petto. “Do'hao!” “Ehi, Baka! Vuoi restare a digiuno?” lo minacciò fulminandolo con lo sguardo. “Hn...” mugugnò il diretto interessato, imbronciandosi. “Brava volpetta!” mormorò cercandogli le labbra.
“EHI? IO SONO SEMPRE QUI!” tuonò ancora Kanata, decidendo di tornare nell'armadio o avrebbe rischiato la carie ai denti.
“Ops! Scusa Nezumi... di nuovo...” arrossì Hanamichi, andando in fretta a togliere dal forno le tortine di mele. “Hn...”
Mezz'ora dopo, Akira tornò a casa in compagnia del padre e del fidanzato. Com'era prevedibile camminava con le stampelle e gli era stata applicata una fasciatura rigida che copriva interamente il ginocchio destro, ma nel complesso sembrava sorridente e sereno come sempre.
Tranquillizzò nuovamente i suoi cari circa il suo stato di salute e si accomodò sul divano in tempo per il the.
“Va tutto benissimo! - ripeté sorridendo divertito – Non sono ancora pronti i risultati delle analisi, quindi perché preoccuparsi adesso? Magari è solo una contusione! Entro una settimana saprò cosa mi aspetta ma, fino ad allora, starò qui a casa buono buono e riposerò!”
“Mio nipote! Ha preso da me il suo senso pratico!” gongolò la nonnina, orgogliosa.
“Tutto-tutto! - ripeté la sua omonima in miniatura, abbracciata al rossino – Mamma biccotto!” s'imbronciò poi, guardandolo torva.
“Anche lei ha preso da me!” notò Kikyo-san permettendo ai familiari di esplodere in una fragorosa risata divertita che rasserenò gli animi.
Quell'atmosfera rilassata, fu interrotta solo dallo squillo del telefono.
Kyosuke andò a rispondere, impiegando una decina di minuti prima di tornare a sedersi accanto alla bella moglie.
“Hanno prenotato l'aereo. Saranno qui domani pomeriggio.” le comunicò prendendo un'altra tortina di mele.
“Abbiamo altre due camere per gli ospiti però... Sai a cosa stavo pensando? Alla capanna per gli attrezzi che tu non usi mai, visto che tieni tutto nel tuo laboratorio. Se la ripuliamo dovrebbe essere abitabile!” esclamò l'artista cercando lo sguardo della suocera.
“Quella accanto alla porta di servizio in cucina, che sembra una baita di montagna? Non ci avevo pensato... Sì, lì avrebbero tutta la privacy che vogliono!” approvò la donna sbattendo gli occhietti a forma di cuore al suo bel Culetto d'oro che le stava versando un'altra tazza di the.
“Scusate? Ma di chi state parlando?!” domandò Sendoh, che si era perso gli ultimi avvenimenti.
“Ah, già! Tu non lo sai! - esclamò il padre, battendosi una mano sulla fronte – Indovina chi torna in Giappone dopo quasi dieci anni?!”
“Mmm... Dieci anni, hai detto? Vediamo... NO! LA ZIA!” sbottò incredulo il ragazzo dai capelli a punta.
“Esatto! Dice che si è stancata della vita frenetica di Los Angeles e vuole stare un po' con noi. Verrà anche Kei, ovviamente.” spiegò la nonna, lieta di riavere la sua famiglia riunita sotto lo stesso tetto.
Per l'occasione Kyosuke aveva comprato altri due divani e un altro tavolino in cristallo, per stare più comodi e poter prendere il the in soggiorno tutti e quattordici insieme. Aveva anche preso una sedia a dondolo in paglia che la nonnina considerava da vecchi, ma la sua omonima in miniatura sembrava invece gradirla parecchio, dato che amava 'fare la nanna' in braccio a Culetto d'oro, con quel dolce dondolio. Anche a Kikyo sarebbe tanto piaciuto addormentarsi su di lui... ma quello era un altro discorso.
“Accidenti! Kei dovrebbe avere l'età di Kaede, giusto? L'ultima volta che l'ho visto era un moccioso poco più piccolo di Kanata!” stava dicendo Akira, scuotendo incredulo il capo.
“EHI!” s'inalberò il diretto interessato, staccando il naso dal suo ennesimo librone. “Scusa. Era così, per dire...” si giustificò il fratello maggiore, fingendo di farsi difendere da Hisashi, seduto accanto a lui.
“Hn...” “Dai, Kae! Non dirmi che ce l'hai ancora con lui per quella storia!” sbottò Kazuya, costernato da tanto rancore.
“Hn!” “Di che parla?” volle sapere Hanamichi, incuriosito.
“Hn...”
“Io e Kurumi abbiamo sempre mantenuto i rapporti con nostro cugino tramite mail. - spiegò il fotografo – Abbiamo così saputo che negli ultimi anni si è appassionato allo Slam Ball, sport che Kae detesta...”
“È un surrogato del Basket!Non è uno sport, ma uno spettacolo da circo, come il Wrestling!” borbottò la volpe indignata.
“Certo Kitsune che te le leghi al dito, eh? Che te ne frega, scusa?” gli fece notare Sakuragi, non capendo le ragioni di tanto astio.
“Do'hao! Tu non puoi capire!” sbottò stizzito. “Il Tensai del basket capisce eccome e se non vuoi dormire sul divano, vedi di essere più gentile col sottoscritto!” annunciò lapidario, scrutandolo con gli occhi pericolosamente socchiusi. “Hn.” s'acquietò la volpe, sfregando il musetto contro la sua spalla.
“L'hai proprio addomesticato!” notò la nonnina-hentai, incurante dell'occhiata di fuoco lanciatagli dal nipote in questione.
“Hn. Congiura!” mugugnò Kaede, distratto dall'ennesima tortina che il Do'hao gli passò sotto al naso. “Dai Kitsune, mangia che è l'ultima!” lo rabbonì, placando all'istante ogni potenziale piano di distruzione di massa che quel Baka del suo ragazzo stava sicuramente progettando.
Quella sera, Hanamichi e Kaede si diressero all'appartamento sul garage.
“È un po' strano, non trovi?” notò il rosso, salendo le scale. “Hn” mugugnò l'altro, osservando di sfuggita le luci spente nella loro ex abitazione.
“Mmm... almeno è insonorizzata! - borbottò Sakuragi, rendendosi conto di quanto fossero vicini alla dependance – Non ci avranno sentito, mentre noi facevamo... vero?” domandò, chiudendosi la porta alle spalle, colto da un dubbio atrocemente imbarazzante.
“Te ne preoccupi solo ora?” sbottò Rukawa, leggermente divertito. “Baka Kitsune!Non mi era mai venuto in mente! E poi... Io non faccio molto rumore e... Uffa!” s'imbronciò paonazzo, andando a rifugiarsi in camera da letto.
“Mmm... Insonorizzata...” borbottò tra sé la volpe, guardandolo spogliarsi distrattamente per la solita doccia serale.
Kaede lo seguì di soppiatto. Meritava un po' di sano sesso. Negli ultimi mesi il koala aveva passato notti intere in braccio al suo Do'hao a causa del mal di denti che non le dava tregua.
Ma quella sera, era in compagnia della vera madre, quindi...
Hanamichi era appoggiato al lavabo, con le braccia conserte e uno sguardo dannatamente sensuale. Il contrasto tra la candida ceramica e quella pelle color miele, dissolse anche l'ultimo brandello di lucidità della volpe famelica, che si avventò sulla preda con feroce passione.
Baci, morsi, sospiri e gemiti. Odore di corpi, sudore, vestiti lanciati distrattamente in terra. Sguardi grondanti d'aspettativa, lappate dispettose, sorrisi d'intesa.
“È molto bella questa doccia, non trovi?” ansimò il rosso, sogghignando malizioso. “Hn!” annuì Rukawa, intuendo i desideri del compagno.
Comprata da pochi mesi e istallata accanto alla vasca idromassaggio, quella doccia ultramoderna era semicircolare, in cristallo, con un getto dall'alto e due lungo l'unica parete in mattonelle verde chiaro, la cui intensità era regolabile tramite l'apposita manopola.
In effetti, quello era un bagno meraviglioso, pensò il rossino, osservando distrattamente la grande parete in legno che conteneva una sauna ampia e super accessoriata. La prima volta che l'aveva vista non aveva assolutamente fatto caso alla maniglia scura della porta scorrevole e non si era quindi accorto della meraviglia che conteneva.
Aperta l'acqua calda, i due ragazzi si insaponarono a vicenda prestando maggiore attenzione alle parti intime l'uno dell'altro.
Kaede ricordando la frase imbarazzata del suo Do'hao, si rese conto che non lo aveva mai sentito urlare. Anche nei momenti d'intenso piacere, Hanamichi sospirava, mugolava, gemeva forte, ma sembrava quasi volesse mantenere comunque un minimo di controllo.
Decise di cambiare il programma della serata. Oltre al suo copro, Rukawa voleva anche tutta la sua voce.
Notando il sorriso poco rassicurante del compagno, Sakuragi si ritrasse istintivamente indietro,trovandosi così con la schiena contro le mattonelle umide.
“Ru?” provò a chiamarlo preoccupato, senza però ottenere risposta alcuna.
La bella volpe si chinò lentamente tra le sue gambe, iniziando una lenta tortura al suo pene pulsante. Leccò avidamente il sesso eretto del Do'hao, sentendolo fremere sotto i suoi tocchi ormai esperti.
Sapeva come dargli piacere, ma non volle limitarsi a quello.
Spingendo due dita nel suo ano contratto, prese a succhiare i testicoli pieni, facendolo sobbalzare, sorpreso.
Mai Kaede gli aveva fatto una cosa del genere e Sakuragi dovette ancorare le mani alle due lastre di cristallo per mantenersi in posizione eretta.
Inconsciamente, incominciò a muovere il bacino andando incontro a quelle dita che sentiva muovere dentro di sé a ritmi sempre più elevati.
Nel giro di pochi istanti, la sua bella voce riempì il vano doccia, per la gioia dell'astuta volpetta hentai.
Rukawa bevve il suo sperma caldo, risalendo sul petto del rossino, sostenendolo per la vita. Il suo Do'hao stava ancora tremando per la violenza dell'orgasmo e faticava a stare in piedi, tanto che andò a nascondere il viso sulla sua spalla candida, lasciandosi sorreggere completamente da lui.
Quel momento di quiete durò comunque poco. Il corpo di Kaede esigeva soddisfazione.
La volpetta regolò al massimo l'intensità dei getti d'acqua, facendo poi voltare il rossino in modo tale che fosse colpito al sesso da quei fiotti violenti.
Sakuragi s'inarcò di colpo, ringhiando quasi.
Senza dargli il tempo di capire e articolare un pensiero coerente, affondò in lui completamente, mormorandogli parole all'orecchio con voce talmente bassa e suadente da risultare quasi incomprensibili.
“Lasciati andare... Lasciati andare...” sussurrava Kaede ad ogni spinta e il rossino si ritrovò in una soffocante prigionia dei sensi.
Il pene masturbato dal getto d'acqua, le mani di Rukawa sul petto, la sua voce che lo ipnotizzava e il suo sesso che scavava un profondo solco dentro di sé.
Saturo di sensazioni violente, Sakuragi gridò con tutto il fiato che aveva in gola, riuscendo così ad eccitare in modo indicibile il suo compagno che aumento le spinte, ormai in preda alla follia.
Vennero furiosamente, scivolando in terra l'uno sull'altro, incapaci di reggere i propri corpi appagati.
“Wow! Mi dici che ti è preso?!” sospirò Hanamichi, deliziato, girandosi verso di lui. “Inauguro l'appartamento.” borbottò la volpe, posando una guancia sulla sua tempia umida.
L'acqua incominciò a raffreddarsi, incentivando i due giovani ad uscire dalla doccia, mano nella mano.
Dopo essersi asciugati amorevolmente a vicenda, si coricarono sul grande letto in camera, con Kaede che si stese sul suo caldo ragazzo.
“Ru? Stai dormendo?” domandò Hanamichi, dopo un po'. “Hn... - annuì Kaede, sbuffando spazientito – Che c'è, Do'hao?”
“Pensavo.” “Miracolo!”
“BAKA KITSUNE! Vuoi fare a botte?” lo minacciò Sakuragi, accigliandosi contrariato. “Hn... Cos'hai?” chiese il serafico volpino, per nulla preoccupato.
“Non riesco a dormire... Kami! Akira e Hisashi stanno dormendo sul letto dove noi abbiamo... abbiamo sempre fatto...” balbettò, arrossendo furiosamente.
“Anche noi.” gli fece tranquillamente notare Rukawa. “Oh, Kami Sama! - sobbalzò il Do'hao, ormai paonazzo – Non ci avevo pensato!”
“Tsk! Non ti è dispiaciuta la doccia, mi pare. Eppure lo avranno fatto anche lì!” “Kitsune, non mi sei di alcun conforto!” lo sgridò Sakuragi, imbronciatissimo.
“Vieni qui!” capitolò la volpe, stendendosi sul materasso, trascinandolo su di sé.
A posizioni invertite, fu la volta di Hanamichi quella di accoccolarsi sul petto del suo ragazzo sentendo le sue mani accarezzargli piano la schiena nuda.
“Chiudi gli occhi e non pensare a queste sciocchezze.” mormorò Kaede, sfiorandogli le sopracciglia con un polpastrello. Hanamichi si rilassò immediatamente, addormentandosi sereno, seguito a ruota dalla sua astuta volpetta.
Hisashi si svegliò presto, come ogni mattina. Si preparò senza far rumore e uscì a spazzare i vialetti dalle foglie, annaffiò i giardini, ripulì la fontana e ritornò alla dependance, continuando incessantemente a pensare al proprio ragazzo.
Sedendosi piano sul letto, lo guardò dormire. Il volto era disteso, ma sotto le ciglia notò delle ombre scure, segno che aveva faticato a prendere sonno.
Non era così tranquillo come appariva, si rese conto Mitsui, osservando la fasciatura al ginocchio. Non poteva essere altrimenti, visto quello che rischiava.
Sospirando desolato, chiuse gli occhi un istante, pregando per l'ennesima volta per la salute del suo grande amore.
“Ehi!” si sentì salutare dalla voce roca di Akira. “Ehi!” rispose sorridendo appena, chinandosi a dargli un bacio leggero.
“Ho una fame da lupi! - annunciò il porcospino, stiracchiandosi pigramente – Ahi! - gemette poi, avendo mosso involontariamente il ginocchio – Me l'ero scordato.” borbottò sbuffando contrariato.
Hisashi non disse nulla, limitandosi ad abbracciarlo, stringendoselo al petto. Depositò una serie infinita di baci sul suo bel viso, facendolo ridere deliziato.
“Caspita! Mi farò male più spesso se ti fa diventare così dolce!” “Quanto sei cretino!” sibilò Hisashi, senza riuscire a nascondere il lieve rossore che gli imporporava le gote.
Sendoh lo guardò negli occhi, ricambiando la sua stretta. Adesso era finalmente tornato a casa, pensò tra sé, beandosi del profumo del suo burbero compagno.
“Aki... io...” mormorò Hisashi, lottando per trovare le parole adatte. “Lo so, tesoro. Lo so.” sorrise lui, prendendogli il viso tra le mani, riempiendogli di baci la sua bella bocca perennemente imbronciata.
Non avevano mai avuto bisogno di parole per capirsi e quella situazione non faceva eccezione.
“In braccio mamma!” si lamentò Kikyo, sollevando le manine verso Hanamichi, intento a cucinare. “Mi dispiace cucciola, ma devi rimanere con Kaede ancora per un po'!” le disse il rossino, terminando la cottura della carne, dopo aver ultimato la torta al cioccolato da servire agli ospiti.
Sfamare dodici persone era molto faticoso, figuriamoci quando sarebbero stati in quattordici.
“Hn.”
“Kitsune, per favore, non cominciare pure tu! - sospirò Sakuragi, troppo affaccendato per dare retta anche al suo imbronciatissimo ragazzo – Siete tremendi!” sbuffò indispettito, sentendosi oggetto del medesimo sguardo cupo.
In quello, Kaede e Kikyo sembravano andare perfettamente d'accordo: farlo sentire in colpa.
Una volta spenti tutti i fornelli, prese la piccola tra le braccia, sistemandosela su un fianco. Aprì il frigo e lasciò sul tavolo la grande coppiera contenente la frutta fresca che aveva tagliato quella mattina, la zuccherò e mise una piccola porzione in un piattino, ricoprendola di panna montata e crema alla vaniglia. Preparò velocemente il biberon alla bambina e tornò dal suo spazientito ragazzo. Accomodandosi accanto a lui, gli porse il dolce.
Mangiando golosamente, Rukawa si lasciò accarezzare la testa dalla calda mano del suo Do'hao. Non c'erano dubbi, sapeva come farsi perdonare.
“E tu, piccola? Lo vuoi il lattuccio? - chiese alla bimba, che sorrise felice – E con questo, abbiamo sistemato entrambi!” sospirò dandole il latte, mentre sentiva Rukawa che si appoggiava completamente su di lui, sazio e satollo.
“Hana-pucci! Perdona il carattere assurdo dei miei figli!” sospirò Katy, che aveva osservato tutta la scena appoggiata allo stipite della porta.
Il rossino scoppiò a ridere continuando tuttavia a coccolare quei due Rukawa per nulla pentiti.
“Il pranzo è pronto, volete mangiare?” chiese il ragazzo, vedendo la cucina popolarsi rapidamente.
“Ci penso io, Hana, non ti preoccupare.” disse Hikaru, apparecchiando la tavola con l'aiuto dei gemelli.
“Ru? Hai intenzione di mangiarmi sulla spalla?” domandò Hanamichi, accorgendosi che la volpe malefica rimaneva appollaiata con la testa a pochi millimetri dalla sua, nonostante i piatti fossero già in tavola.
“Se lei non si sposta, non lo faccio nemmeno io!” sentenziò, mentre dava vita ad un intenso gioco di sguardi infuocati tra lui e il koala, tenacemente ancorato alle braccia del suo mamma.
Schivando i loro fulmini, Sakuragi iniziò a mangiare, incurante della faida in corso.
“Culetto d'oro è parecchio conteso, eh? - sogghignò Kikyo-san, alquanto compiaciuta – Ma tanto lui è mio!”
“Hn?” ringhiò Kaede, peggiorando il suo umore. “Mamma mio!” sentenziò la piccola, guardando storto la sua omonima.
Il rossino si ritrovò al centro di un triangolo di fulmini e saette.
“Hana-chan, perdona lo strano senso del possesso che hanno i miei familiari!” sospirò tristemente l'inventore.
“Si figuri! Di solito sono anche peggio! - sorrise il ragazzo, cullando piano Kikyo-chan, che apprezzò parecchio quelle attenzioni, sospirando beata tra le sue grandi braccia ambrate – Tra poco atterrerà l'aereo di sua sorella, vero? - domandò, cercando di cambiare argomento, mentre con il pollice accarezzava di nascosto il polso del suo Kitsune, che apprezzò parecchio le sue attenzioni, iniziando a fare le fusa sulla sua spalla – Signora, le ho preparato la sua macedonia preferita, con la papaia e il mango, che le piacciono tanto!” sorrise alla nonnina, che apprezzò parecchio quella gentile attenzione, tuffandosi a pesce sulla coppa di frutta fresca e panna.
“Sì, adesso andrò a prenderli... - mormorò Kyosuke, allibito - Hana-chan, da grande potresti fare il domatore di leoni.” gli fece notare, esterrefatto dal modo in cui il ragazzo era riuscito a placare quelle tre furie in così breve tempo.
“Non è poi così difficile. Si assomigliano tantissimo! - spiegò Sakuragi, arrossendo imbarazzato – Prima che mi dimentichi, volevo avvertirla che ho sistemato la baita, stamattina.”
“Perfetto! - esclamò l'uomo – Allora, Kei potrebbe stare lì e Karen in una delle camere per gli ospiti. Ai diciassettenni serve molto spazio!” sentenziò, guardando distrattamente l'orologio – Penso sia meglio avviarci all'aeroporto. Yayu viene con me, così mi aiuta con i loro bagagli. Ci vediamo più tardi!” li salutò il capofamiglia, uscendo insieme al figlio.
“Ehm... Fratellone... Ci penso io alla cucina... Ti vedo alquanto... impossibilitato nei movimenti!” rise Hikaru, osservando il modo in cui entrambe le Kikyo e Kaede si erano abbarbicati su di lui.
“Quei tre peggiorano ogni giorno di più!” sentenziò Kurumi, aiutando l'amica a riordinare.
“Hn?” borbottò Rukawa, piuttosto infastidito.
Non apprezzava essere messo sullo stesso piano delle due Kikyo. Non era ovviamente così infantile e con una percezione tanto assurda del possesso come quelle lì. Il Do'hao era suo. Punto. Concetto chiaro e semplice. Un dogma.
“Ru? A che stai pensando?” gli chiese Sakuragi, posandogli un bacio sulla fronte. “Alle leggi naturali che governano l'universo.” borbottò la volpe, tornando a strofinare il musetto sulla pelle profumata del suo ragazzo.
Terminato il burrascoso pranzo, Hanamichi andò a depositare la piccola Kikyo saporitamente addormentata, nella sua culla bianco avorio, per poi tornare in soggiorno e sedersi accanto alla sua volpe.
Si sentiva particolarmente stanco e ciò lo preoccupava parecchio. Come avrebbe fatto a reggere quei ritmi una volta iniziato il terzo anno di liceo? Mancava solo una settimana.
Scuola, basket, lavoro, studio e notti di fuoco con Kaede. Senza contare le energie che spendeva per rappacificare gli animi e trovare il tempo per stare con Hiki.
Era decisamente una vita troppo intensa, nonostante l'aiuto di Hisashi, neanche lui riusciva a destreggiarsi tra l'università, il lavoro alla tenuta Rukawa e Akira, soprattutto adesso che era infortunato.
“Ehi, piccolo?” si sentì chiamare dalla sua volpe, che lo aspettava a braccia leggermente aperte.
Posando la testa sul suo petto, si lasciò abbracciare, beandosi delle carezze rilassanti sulla schiena che Rukawa elargì a piene mani.
Era proprio bello stare con una persona che capiva sempre i suoi stati d'animo senza bisogno di parole.
Chiuse gli occhi, volendosi riposare pochi istanti, cullato dal calore e dal profumo del corpo del suo attento ragazzo.
Due ore dopo, Kaede teneva ancora tra le braccia il suo ragazzo profondamente addormentato, in una stretta dolce e protettiva.
“È troppo generoso. Dona tantissimo a tutti noi, senza chiedere nulla in cambio.” mormorò Katy, accarezzandogli piani i capelli purpurei.
“Hn.” annuì la volpe, continuando a massaggiarlo delicatamente.
“Devi prenderti cura di lui, Kae. Non potremmo più vivere senza Culetto d'oro! - sorrise la nonnina, per una volta quasi seria – Lui, Hiki e Hisa-amore hanno dato un equilibrio alla nostra famiglia. Sono debiti impossibili da ripagare.”
“Lo so.” ammise Kaede, segretamente orgoglioso del suo ragazzo.
Ricordava la sua vita senza di lui come se fosse appartenuta ad un'altra persona, ma era perfettamente conscio di quanto fosse migliorata.
Prima del suo arrivo, i Rukawa non si vedevano praticamente mai.
I suoi genitori e la nonna avevano sempre avuto orari sfasati rispetto ai figli, lavoravano la notte e dormivano fino a tardo pomeriggio.
Kanata se ne stava sempre chiuso in qualche armadio e i gemelli dopo la scuola e le uscite con gli amici, si chiudevano ognuno nella propria stanza fino al mattino seguente, mentre Kaede era perennemente in compagnia di un pallone. Quando rincasava non incrociava quasi mai nessuno.
Nemmeno a cena si incontravano, dato che ognuno si riscaldava i propri cibi precotti e tornava a rintanarsi nella rispettiva camera.
Si erano sempre voluti in gran bene, quello era fuori discussione, ma mancava loro un fulcro su cui incentrare le loro singole attività.
Poi erano arrivati loro.
Hikaru con la sua dolcezza, aveva fatto breccia nei cuori di tutti e grazie alla sua musica, era capace di chetare i loro animi iperattivi ed era diventata fondamentale per i due gemelli. Kurumi non aveva mai avuto dei veri amici, troppo attaccata al denaro per affezionarsi agli essere umani e Kazuya pensava solo a divertirsi come ogni adolescente, passando i pomeriggi in compagnia degli amici. Hikaru li aveva resi diversi. Pur rimanendo loro stessi, i gemelli avevano imparato ad essere più attenti verso il prossimo.
Hisashi era stato in grado di far mettere la testa a posto all'effimero Sendoh, sempre a caccia di avventure e divertimenti, riuscendo a farsi amare immediatamente anche da tutti i Rukawa grazie a quel suo carattere burbero che nascondeva una grandissima timidezza.
Hanamichi era, invece, il nucleo su cui orbitavano tutta la famiglia. Ispirazione per i quadri più belli che Katy avesse mai fatto, sogno proibito della nonnina-hentai che sembrava ringiovanita di almeno trent'anni, fonte di guadagno per Kurumi e soggetto ideale per le foto di Kazuya.
Primo, vero, amico di Kanata e luminoso raggio di sole per Kyosuke che si era ritrovato per la prima volta, seduto a un tavolo con tutte le persone che più amava al mondo, avvolto nella calda atmosfera domestica.
Ragione di vita per Kaede. Suo compagno in tutto. Una persona che si prendeva cura di lui e dalla quale si faceva accudire a sua volta.
Da otto mesi a quella parte, Hanamichi era anche diventato un grande amico di Akira, una mamma per Kikyo-chan e un sostegno per Hisashi, quando non sapeva bene come destreggiarsi tra la follia che lo circondava e il suo rapporto con Sendoh.
Esattamente come aveva fatto nello Shohoku, notò la volpe, pensando a quanto cambiasse una partita in base alla sua presenza. Con lui in campo, il basket era divertente e riusciva a far sembrare realizzabili anche le vittorie sulla carta impossibili.
Era il suo angelo personale, intrappolato nel corpo di in sensualissimo demone.
“Adesso che inizia la scuola, dobbiamo organizzarci meglio. Lui e Hisashi non possono andare avanti così. Abbiamo una tenuta troppo vasta, loro due non possono occuparsene da soli... Ma sappiamo bene che nessun professionista metterebbe piede qui da noi!” ammise la nonnina, meditabonda.
“Già! Dobbiamo fare qualcosa anche noi o Hana-pucci e Hisa-amore un giorno di questi collasseranno! - si rese conto Katy, preoccupatissima – Hisa con il giardino ha il suo gran bel da fare e Hana è parecchio assorbito da Kikky e dalla cucina.”
“Che succede?” domandò Kurumi, scendendo le scale in compagnia dell'amica.
“Abbiamo deciso che da oggi in poi, ognuno di noi si occuperà delle faccende domestiche, per non gravare troppo su Culetto d'oro e Viso d'angelo.” spiegò loro Kikyo-san.
“Mio fratello non la prenderà affatto bene.” li avvertì Hikaru, mordendosi nervosamente il labbro inferiore.
“Già, ma a lui ci penso io.” le assicurò Kaede, aumentando inconsciamente la stretta sul suo ragazzo ancora sopito. Quel Do'hao aveva la sindrome del super-uomo e di sicuro avrebbe dato in escandescenza.
“Basta semplicemente non farglielo notare. Ad esempio, io e Kae potremmo dargli una mano in cucina, preparare per quattordici persone non è una cosa semplice. - disse Kanata, dimostrandosi un acuto osservatore delle reazioni del rossino – Se Hana scopre che lo stiamo aiutando, darà di matto. È l'orgoglio fatto persona!” borbottò scuotendo indispettito il capo.
“Mi sembra un'ottima idea. - approvò Kurumi, riflettendo velocemente – Ognuno di noi può farsi il bucato e stirarsi i vestiti, occuparsi della propria camera e pulire i bagni a turno. Del soggiorno se ne può occupare Kazuya mentre io e Hiki penseremo a riassettare la cucina dopo i pasti.” spiegò lei, dando prova del suo spiccato talento organizzativo.
“Esattamente quello che pensavo! - esclamò la mamma – Ai bambini ovviamente penserò io, in questo modo Hisa si dovrà occupare solo del giardino che comunque richiede molte cure e Hana penserà ai pasti e a Kikky... altrimenti chi la sente!” rise la donna.
“Manca solo la palestra, ma di quella se ne occuperanno i ragazzi, così come hanno sempre fatto!” concluse Kurumi, nel momento in cui udì aprirsi il cancello in ferro battuto.
“Sono arrivati!” trillò la nonnina, andando ad accogliere i due nuovi ospiti, mentre Hanamichi socchiudeva piano gli occhioni scuri, mugolando sulla spalla del suo volpino.
“Ciao!” lo salutò Kaede, baciandolo sulle labbra socchiuse. “Ciao! - mormorò il rossino, alzandosi in piedi per sistemarsi i capelli e i vestiti – Sono già arrivati?” domandò, udendo un forte vociare in giardino.
“Già! - sbuffò la volpe, andandogli vicino – Ehm... Do'hao?” “Che c'è, Baka?” sorrise Sakuragi, fermandosi sulla soglia della porta d'ingresso.
“C'è un piccolo... dettaglio, sulla zia che non ti ho ancora detto...” mormorò la volpe, imbarazzata. “Un particolare alla Rukawa?” volle sapere, trattenendo un sorriso divertito.
La volpe annuì, arrossendo lievemente. “Che Kami mi aiuti!” sospirò sonoramente, scoppiando poi in una fragorosa risata.
Quella famiglia era una calamita per le stranezze e le follie.
-FINE PRIMA PARTE-
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