DISCLAMER: I personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma non temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'
NOTE: Riporto qui sotto un mini albero genealogico della famiglia Rukawa, quelli tra parentesi sono i soprannomi che ha dato loro Hanamichi.^^''
Kikyo-san: nonnina-hentai, madre di Kyosuke. Kyosuke: il capofamiglia, inventore. Katy: moglie di Kyosuke, pittrice e scultrice. Akira Sendoh: nato dal precedente matrimonio di Kyosuke (porcospino) Kaede: primogenito di Kyosuke e Katy (Kitsune=volpe ^^) Kurumi: gemella di Kazuya, ama solo il denaro e sogna di diventare miliardaria. Kazuya: gemello di Kurumi, è il più sensibile dei fratelli. È innamorato di Hikaru. Kanata: amante della lettura (Nezumi=topo) Kikyo: l'ultima arrivata in famiglia (koala)
Altri personaggi:
Hikaru Sakuragi: sorella minore di Hanamichi. Aron Tsume: matricola dello Shohoku, è invaghito di Kurumi e odia Shane (Hiyoko=pulcino) Shane Sato: matricola, ala piccola/guardia. Adora Hanamichi (Kenaga=lunga coda) Michael Kant: allenatore in seconda di Anzai
Strange Family II
capitolo XI
di Gojyina-chan
“Do'hao!Datti una calmata!” tuonò Kaede, sull'orlo di una crisi di nervi. Per nulla impietosito, Hanamichi continuò a trafficare con l'aspirapolvere, lucidare l'argenteria e pulire i vetri del soggiorno, tutto contemporaneamente, producendo un rumore così assordane e delle vibrazioni del pavimento talmente forti, che il povero volpino nel giro di venti minuti era precipitato ben quattro volte giù dalla poltrona. Kaede maledisse la tecnologia, il proprio compleanno, il Capodanno e il susuharai, la tradizionale usanza giapponese di pulire casa prima dell'inizio del nuovo anno. “Non ti avvicinare!” tuonò la volpe disperata, quando vide il proprio ragazzo andargli vicino con lo spolverino in mano. “Polvere!” mugugnò Hanamichi con voce spettrale. “Ok, hai perso il controllo.” annunciò Rukawa ergendosi in tutta la sua statuaria altezza. Afferrato Sakuragi per le spalle, prese a schiaffeggiarlo ripetutamente, per farlo tornare in sé. “Sto meglio, grazie. Sto meglio! EHI, KITSUNE!HO DETTO CHE STO MEGLIO!” tuonò il ragazzo, divincolandosi. “Era divertente.” mugugnò il numero undici dello Shohoku, sedendosi sul divano trascinando il proprio, iperattivo, compagno. “Deve essere tutto perfetto! Lo sporco è di cattivo auspicio, lo sai! Con la casa pulita la fortuna arriverà più facilmente!” sorrise speranzoso. “Se la trova ancora, la casa! Ancora un po' che pulisci e rimpicciolirai anche i vestiti!” borbottò Kaede, contrariato. “A proposito di vestiti, stasera ci dobbiamo mettere il kimono. - annunciò lapidario, incurante dello sguardo supplichevole del suo atterrito amante – Niente kimono, niente buchetto.” dichiarò con un finto sorriso. Da quando quel bastardo di Akira gli aveva spiegato un paio di trucchetti per usare il sesso come arma di ricatto, la vita di Hanamichi era diventata più facile... mentre quella di Kaede era un oscuro inferno. “Non vale!” s'imbronciò il ragazzo dai capelli d'ebano. “In guerra e in amore tutto è permesso, Kitsune!” gli ricordò il rossino, trionfante. “E noi in cosa siamo?” volle sapere Rukawa, incuriosito. “Non l'ho ancora deciso. - ammise onestamente – Ru! Voglio solo festeggiare per bene sia il Capodanno che il tuo compleanno!È la prima volta che lo facciamo insieme!” pigolò sbattendo gli occhioni scuri. No! L'arma della dolcezza melensa , no! “Vorrei fossero i primi di una serie infinita.” continuò Sakuragi, strusciando il bacino contro il suo. “Hn” capitolò Kaede, affranto. “Sarà bellissimo! - esclamò Hanamichi, entusiasta – Il nostri kimono sono identici ma di colore diverso. Il tuo ha diverse sfumature di blu, il mio invece di rosso porpora!” “Che fantasia!” sbuffò il volpino stizzito. “Che hai detto?” ringhiò con la solita voce gutturale. “Hn. Vai avanti!” lo incitò, nascondendo il terrore. “Dunque, alla piccola Kikyo gliene ho preso uno rosa! Non vedo l'ora di vederla!” esultò Hanamichi. “Se reagisce come con il cappello di babbo Natale, siamo a posto.” “Dicevi?” “Hn. Niente.” “Bene, perché stasera ho invitato la squadra a raggiungerci dopo cena, così potranno passare dopo la visita al Tempio, contento? Ru? Ru?!” lo chiamò preoccupato, vedendolo privo di sensi. “Aiutatemi!” sospirò il volpino, con la testa che gli girava vorticosamente. “È evidente che il tuo piccolo cervellino da volpe ibernata non recepisce più di quattro frasi di fila. Ok, semplifichiamo! - sospirò il rossino avvicinando le loro labbra - Tu fai contento me stasera e io renderò felice te stanotte, adesso hai capito?” “Ok!” accettò Rukawa, baciandolo delicatamente. Quando il contatto iniziò a diventare più passionale, furono interrotti da un pianto disperato. “Kikyo!” esclamò Sakuragi, correndo dalla bambina così in fretta, da mandare a sbattere la faccia della povera volpe contro un bracciolo. “Li odio tutti!” sentenziò Rukawa, seguendo controvoglia il suo anomalo fidanzato.
La piccola Kikyo saltò in braccio al suo adorato rossino non appena lo vide varcare la soglia della cucina, continuando a lamentarsi, disperatamente. “Ma che cosa... OH, KAMI!” urlò il ragazzo, trovandosi a pochi passi da una creatura orripilante. Di forma vagamente animale, aveva un manto scuro e spelacchiato, un occhio di colore rosso e l'altro blu, quattro zampe grosse e storte e la lingua lunga e bavosa. “Da quale inferno è uscito quel coso!?” chiese sconvolto, senza poter distogliere lo sguardo da quella prova raccapricciante dell'esistenza di qualcosa di più orribile della faccia di Uozumi. “Si chiama Bau... è un cane robot, per tener compagnia a Kikyo... - spiegò Kyosuke, triste e desolato – Non mi è venuto molto bene!” ammise rammaricato. “E te credo! Lo ha assemblato con i cadaveri di vecchi animali?!” domandò il rosso, sospettoso. “No, l'ho disegnato io... ma non sono molto bravo!” arrossì l'inventore. “Mi perdoni, ma voi un cane ce l'avete già!” gli fece notare il rossino, accigliandosi confuso. “Sì, ma Kuro non è molto normale.” rispose l'uomo, sorridendo imbarazzato. “Hn... Se non vuoi un'altra pazza in famiglia, brucia quell'affare agghiacciante.” gli consigliò Kaede, notando lo stato in cui versavano il koala e il Do'hao. “Piccola, non temere. È tutto finito, grazie a Kami. Lo vuoi un ghiacciolo al latte, sì?” le propose Hanamichi, facendole tornare il buon umore. Il povero capofamiglia se ne andò via sconsolato tenendo sottobraccio quel mostruoso affare peloso mentre Hanamichi e Kaede si sedevano vicini ricominciando a coccolarsi serenamente dato che la piccola era troppo intenta a mangiare tranquilla e soddisfatta per badare a loro. “Ma che pomicioni che siete!” esultò Kikyo-san, gongolando sfacciatamente. “Hn!” gemette Rukawa, seriamente in procinto di scoppiare in lacrime. Dopotutto, il rossino era accorso alle grida del koala, no? Magari riusciva a farsi prendere in braccio... “Ru? A che stai pensando?!” gli chiese Sakuragi, incuriosito dalla sua espressione estatica. “Alla pace nel mondo.” borbottò, arrossendo. “Come no! E io sono biondo naturale!” sbottò ironicamente il giovane dagli occhi scuri. “No, non lo sei!” esclamarono con decisione Kaede e Kikyo-san. “Hn?!” “Dicevo così, per dire! Non lo so mica per esperienza personale! - si schernì la nonna, cambiando velocemente argomento - Avete visto Kanata? Reika lo aspetta per lo scambio dei libri!” disse alla coppietta, guardandosi attorno. “Secondo sportello a sinistra.” sbotto la volpe. “E dritti fino al mattino!” scherzò Hanamichi, giocando con la bimba che teneva tra le braccia. “Do'hao!” “Almeno lei capisce le mie battute, vero cucciola?” rise il ragazzo, di fronte al sorrisone felice della piccola Kikyo.
Sentendosi chiamare, Kanata uscì dall'armadietto con un paio di grossi volumi tra le mani. Disorientato, prese a girare in tondo, sbattendo contro tutto ciò che si parava sul suo cammino. Tavolo, sedie, nonna e mobiletti lo fecero rimbalzare come la pallina di un flipper, per il divertimento della sorellina e il terrore degli adulti. “Kae, fermalo! C'è l'arrosto sul fuoco!” gridò Sakuragi allarmato, vedendo Nezumi puntare proprio verso i fornelli. Con uno scatto volpino, Rukawa riuscì ad afferrare il fratello minore, prima che si potesse far male seriamente. “Hn?!” “Troppi oggetti... mi sono distratto.” mugugnò il bimbo, arrossendo. “Nezumi?” lo chiamò Hanamichi, guardandolo attentamente. “Sì?” “Quante sono queste?” domandò mostrandogli tre dita. “Quattro e mezzo!” rispose sicuro. “...E mezzo?!” sbottarono i due ragazzi, stupiti. “L'immagine è un po' sfocata. - si giustificò Kanata, strizzando gli occhi - Quattro oppure cinque.” ritentò procurandosi un gran mal di testa. “Nipote, ti ci vuole una visita dall'oculista. Avvertirò tua madre!” sentenziò la vecchietta, che nel marasma prodotto dal bambino era finita sopra il pesante tavolo in legno massiccio. “Mmm... Non vedo il motivo di andare a disturbare la mamma per una sciocchezza simile!” borbottò il piccolo, accigliandosi. “Nezumi, il problema è proprio questo: tu non ci vedi! - gli fece notare il rosso - Ora capisco il perché del boomerang impazzito!” “Hn. E anche la sua strana richiesta di farti leggere i suoi libri, Do'hao.” ricordò la volpe. “Se non ti fai visitare, rischi di non poter più leggere. È questo che vuoi?” chiese Sakuragi, aiutando il piccolo a sedersi accanto a lui. “No. - ammise il bambino – Ma non volevo scocciare la mamma. Ha sempre tanto da fare!” “Se non può lei, ti posso accompagnare io, Nezumi!” gli sorrise il rossino, scompigliandogli i capelli. “Ma tu devi pensare a Kaede e a Kikyo!” gli fece notare Kanata, dispiaciuto. “Ehi! Non mettermi sullo stesso piano della mocciosa! - sbottò il volpino, guadagnandosi tre occhiate scettiche in un colpo solo – Hn.” mugugnò, arrossendo miseramente. “Piccolo, io ho sempre tempo per te, è chiaro? - fu la lapidaria risposta di Sakuragi – Appena riapre lo studio andiamo dal dottore. Io e te. Magari al ritorno andiamo in centro. È pieno di librerie, che ne dici?” propose, felice di vedere il bel viso del bimbo illuminarsi di gioia. “Va bene!” esultò, saltandogli in braccio pieno di gratitudine. Il koala da una parte, il topolino dall'altra. Rukawa non aveva speranza contro quei due dolci musetti, almeno stando all'espressione piena d'amore del suo generoso Do'hao. “E se la volpe ci accompagna, gli concederò un... one on one, ci stai Kitsune?” sussurrò Sakuragi la cui malizia non lasciò dubbi in Kaede circa la sua reale proposta. “Hn!” scodinzolò il numero undici dello Shohoku, felice e soddisfatto. “Culetto d'oro? Hai davanti a te una promettente carriera politica!” ammise la nonnina, osservando i suoi nipoti più terribili, addomesticati perfettamente. “Inizio a crederlo anch'io!” rise Sakuragi, depositando su ognuno di loro, un delicato bacio sulla fronte.
Grazie a Kanata, la bella volpe riuscì a passare un pomeriggio di quiete. Hanamichi, infatti, dopo pranzo gli lesse un paio di storie riuscendo persino a tranquillizzare la piccola Kikyo, il tutto, per l'immensa gioia di Rukawa, che poté recuperare le ore di sonno perse quella stessa mattina. Sfruttare gli avversari era una tattica davvero efficace, ammise a se stesso, raggomitolandosi ancora di più tra il bracciolo e la spalla del Do'hao. Di lì a poche ore sarebbero arrivati i loro rumorosi compagni di squadra, il Guntai e la signora Odagi con la nipote. Dal suo punto di vista, era un bagno di folla, insomma. “Accidenti! Si sono addormentati e non posso più continuare le pulizie!” sbuffò il rossino, guardando i due bambini dormire placidamente sul suo petto. “Peccato, Do'hao!” sospirò Kaede, soddisfatto. “Potresti almeno fingere meglio!” gli fece notare Sakuragi, alzandosi per portare i piccoli in camera loro. “Mmm... No!” ammise la volpe, ammirando il bel di dietro del compagno mentre saliva le scale. Purtroppo, il sonnellino di Rukawa durò poco, interrotto dall'arrivo di Hikaru e dei gemelli, tornati dalle compere per l'imminente festa. “Mi trasferirò su un'isola deserta, lo giuro!” promise a se stesso, avvolgendosi ancora di più sulla sua morbida coperta. “Sei l'emblema della pigrizia!” lo sgridò Kurumi, scuotendo il capo sconsolata. “È quello che gli dico sempre anch'io! - esclamò Hanamichi, tornando a sedersi – Hiki? Ma che ci fai a casa?! Non hai le lezioni col professore Tokiko?” domandò il ragazzo stupito. “Ah... Ecco... Vedi, fratellone...” L'insolito tono esitante della rossina, fece rizzare le orecchie del volpino che si mise seduto, attento e interessato. Ciò che toccava Hikaru, aveva ripercussioni anche sul Do'hao, ovviamente. Difatti, un nanosecondo dopo, Hanamichi era in piedi, di fronte alla sorella, teso e preoccupato. “Gli è capitato qualcosa? Tu stai bene? È tutto a posto? Sai che mi puoi dure tutto, vero? Sei...” L'interrogatorio del rossino, fu interrotto dall'energica volpe che, presogli il viso tra le mani, gli accarezzò le labbra carnose con il pollice, riuscendo a calmarlo all'instante. “Oh, Kami! Si è sciolto!” esclamò Kazuya, sbalordito. Sedendosi sul divano, con un Sakuragi molliccio sul petto, il volpino fece segno ai ragazzi di continuare. “Dunque... - esordì Hikaru, non sapendo come parlarne al fratello - Durante l'ultima lezione... il professore Tokiko ha un po' allungato le mani e...” “CHE COS'HA FATTO?! MA IO LO UCCIDO!” tuonò Sakuragi, recuperando consistenza. “Su, fai il bravo Do'hao!” lo esortò Kaede, ripetendo il gesto di poco prima, ottenendo il medesimo effetto. “Non è giusto, però!” s'imbronciò il rossino, nuovamente spalmato sulla furba volpaccia. “Hn.” il numero undici dello Shohoku invitò la rossina a proseguire il racconto, continuando però ad accarezzare le labbra del suo liquefatto Do'hao. Fu Kazuya a intervenire, incredulo davanti all'abilità di Kaede. Lui e Hiki avevano cercato di rimandare quel discorso per paura della reazione di Hanamichi, invece... “L'ho beccato a mettere le mani addosso a Hiki e l'ho costretto a dimettersi fingendo di avergli scattato delle foto compromettenti - tagliò corto il giovane fotografo – L'ho detto comunque al preside che se ne sta occupando personalmente.” “Mi posso incavolare, adesso?” mugugnò Sakuragi, guardando il suo dispotico volpino. “No. - gli ripose lapidario - Sei stato bravo!” esclamò, rivolgendosi al fratello minore. “Oh, beh! Non ho fatto nulla di speciale. Chiunque al posto mio sarebbe intervenuto!” si schernì il giovane, arrossendo davanti al primo, vero, complimento che Kaede gli aveva rivolto dalla nascita. “Io lo avrei pestato a sangue.” borbottò Sakuragi tentando di riacquistare un minimo di solidità. “Buono, tu.” lo sgridò la volpe. “Kazuya è stato magnifico! Non ha perso la calma e lo hai sfidato apertamente. Senza di lui non so come sarebbe finita!” ammise la rossina, rivolgendogli uno sguardo colmo di gratitudine. “No! Non quell'espressione!” gemette Hanamichi, nascondendo il viso sulla spalla della sua divertita volpe. “Benvenuto nel mio mondo!” disse Kaede, consolandolo con lente carezze sulla schiena. “Non posso accettarlo. È la mia sorellina!” tentò di difendersi. “Hn?!” ringhiò Rukawa, memore della vicenda di Mito e Kumy. “Dannazione! - sbuffò sentendosi oggetto delle occhiatacce di Rukawa e Hikaru – Ok, potete uscire insieme. - concesse con un immenso sforzo – Ma guai a te se le metti le mani addosso o...” “Shh... - sussurrò Kaede, tornando ad accarezzargli la boccuccia carnosa – Quanto a voi, sparite subito!” consigliò ai tre adolescenti che si dileguarono nel giro di pochi istanti. “Non posso accettarlo!” ripeté Sakuragi, inconsolabile. “Hn.” annuì il volpino, comprensivo. “Oh, Kami! - gemette Hanamichi, guardandolo atterrito – Tra poco sarà il turno di Kikyo-chan e di Kanata!” “Hn?! Do'hao, espatriamo in Guatemala!” propose Rukawa, stringendolo a sé. “Ci sto!” accettò il rossino, suggellando l'accordo con un bacio appassionato.
“Kitsune, sbrigati! I ragazzi sono già arrivati! - tuonò Sakuragi correndo a cambiarsi dopo aver ultimato i dolci per la serata – Ci aspettano vicino alla fontana!” Kaede si trascinò fino alla camera, indossando il suo kimono con lo stesso entusiasmo di un condannato al patibolo. Il Do'hao aveva preparato la torta, ne era certo! ...E Rukawa DETESTAVA le torte di compleanno. Quella vaccate del desiderio da esprimere lo faceva rabbrividire disgustato. Tsk! Bisognava lottare per realizzare i propri sogni, non chiederli a un ammasso di cera e lievito. “Allora? Sei pronto?” gli chiese Sakuragi avvicinandosi con indosso un arabescato abito purpureo, che mettendo in risalto i capelli e l'incarnato, gli donava l'aspetto di un peccaminoso demone del sesso. Quella visione, procurò a Kaede l'impellente bisogno di realizzare un desiderio... “Oh, Kitsune! Sembri un angioletto!” mormorò malizioso, notando quanto gli stesse bene quel kimono blu oltremare. “Do'hao?” “Dopo, volpaccia. Te lo prometto!” sorrise Sakuragi, trascinandolo in giardino.
Mitsui sorrise al suo compagno, sedendosi accanto a lui su una delle panchine che circondavano la sirenetta. “È brutto, non trovi?” sospirò malinconico, guardando i ragazzi che si divertivano tra loro. “Cosa, tesoro?” domandò il porcospino, stringendogli la mano. “Abbiamo quasi finito il liceo, la metà di loro non la rivedremo più.” gli ricordò intristito. “Hai ragione, è sempre triste quando una festa finisce, ma tra poco ne inizierà una nuova! - esclamò entusiasta, alludendo alla loro ammissione all'Università di Kanagawa – E poi ci sarò sempre io con te!” “Solo tu potresti definire il liceo come una 'festa'!” borbottò Hisashi, tornando burbero e scontroso come al solito. “Ti preferivo prima. Sei più carino quando fai il sensibile.” gli fece notare guardandolo in tralice. “E tu lo sei quando fai l'intelligente! Oops!” esclamò, fingendo di essere dispiaciuto per la stupidaggine appena detta. “Antipatico!” “Superficiale!” “Hisa?” “Bacio?” “Bacio.” “Bacio!”
“Ehi, Campione!” esclamò una voce conosciuta a pochi metri da loro. Alzandosi di scattò, Mitsui si trovò faccia a faccia con il suo migliore amico. “Ma... che...?” balbettò il ragazzo, incredulo e confuso. “Non tutti gli amici se ne vanno, Hisa, qualcuno resta per sempre!” sorrise Akira, incoraggiandolo ad andare dal gigantesco teppista. I due ragazzi, dopo un lungo sguardo, si abbracciarono di slancio, commossi. “Grazie. So quanto detesti i luoghi pieni di gente.” mormorò Mitsui, sorridendogli grato. “Quando Sendoh mi ha invitato non potevo mancare. Ti trovo bene!” borbottò Tetsuo, sollevato nel vederlo sereno e in salute.. Akira salutò l'ospite, mettendo una mano sul fianco del suo ragazzo. Il teppista lo guardò dritto negli occhi e annuì, fiero e soddisfatto del suo lavoro. “Ogni promessa è debito!” gli ricordò il porcospino, sorridendogli allegramente, prima di immergersi nel pieno della festa insieme a loro.
Ma il Capodanno fu anche, per alcuni componenti dello Shohoku, il momento adatto per sistemare le questioni lasciate in sospeso, prima dell'avvento dell'anno nuovo.
Aron salutò Kurumi non appena la scorse, complimentandosi per l'eleganza. “Il viola ti dona!” le sorrise, alludendo al colore del suo kimono. “Aron...” esordì lei, non sapendo bene cosa dire. “Kumy, è tutto ok! Noi siamo amici e io sono molto contento per te e Mito, davvero! - la interruppe arrivando subito al punto – A dire il vero dovrei essere io a scusarmi con te!” arrossì, a capo chino. “Non importa più, ormai! Alla nostra età è importante la popolarità. Ho apprezzato tantissimo il tuo gesto di acquistare trenta foto di Hana!” “Mi ci hai praticamente costretto!” le fece notare, imbronciandosi. Aveva dato fondo a quasi tutti i risparmi! “Serviva un incentivo per gli altri, tutto qui.” “Mi dici che me ne faccio di quelle foto?!” “Rivendile a poco prezzo o facci gli origami! - borbottò indifferente – Allora? Quando hai intenzione di parlare a Sato?” chiese a bruciapelo, facendolo quasi soffocare con l'aranciata. “Non... è... come sembra...” balbettò imbarazzato. “Aron, non potete andare avanti così. In campo siete pietosi e fuori, invece, ridicoli! Guarda, è laggiù. Vai e agisci!” lo esortò risoluta, spingendolo verso Shane, seduto in disparte a chiedersi che caspita ci facesse lì. “Ciao.” sospirò il pulcino, trovando interessante la punta delle sue scarpe. “Ciao.” borbottò Sato, evitando di guardarlo. “Ecco, io...” iniziò titubante. “Tutta questa storia è ridicola! - lo interruppe il ragazzo dai lunghi capelli scuri, con uno sbuffo spazientito – Mi sta pure facendo giocare uno schifo! Ok, è successa... quella cosa... ma non è significato niente!È stato un incidente, tutto qui!” “Giusto!” “Bene!” “...” “...” “Ma allora perché ho voglia di baciarti ancora?” domandò Aron, preoccupato. “Non lo so.” ammise Shane, chinando il capo sconsolato. “Che si fa?” “Non so nemmeno questo.” “Partiamo dalle cose che sappiamo, ok! - propose il biondino – Non ci siamo mai potuti vedere. Facciamo a botte e avevamo due cotte sbagliate andate in fumo...” “Oltre che a deprimermi, il tuo discorso non ci porta a nulla.” gli fece notare Sato, sollevando scettico un sopracciglio. “Dico solo che... Non so, forse non dovremmo fare niente di speciale e lasciare che le cose seguano il loro corso!” “E se dopo uno scontro di gioco, ci ritrovassimo avvinghiati sul parquet davanti a tutta la scuola!?” domandò Shane, iniziando nervosamente a muovere una gamba. “Diventeremmo davvero popolari!” esclamò Tsume, divertito. “Non c'è niente da ridere!” “Scusa. È che... non lo so! Ma... io...” mormorò avvicinando il viso a quello del del compagno di squadra. “Lo so!” sospirò Shane per l'ennesima volta, sollevando una mano verso i suoi capelli ossigenati.
“Che carini che sono! - gongolò Sakuragi, osservando le due matricole mentre si baciavano appassionatamente – Spero che si fermino da soli. Dici che si fermeranno, vero?” chiese, poi, un po' preoccupato. “Hn. Stai diventando un guardone.” lo punzecchiò Kaede, stringendogli una mano. “Mi adeguo alle abitudini della tua famiglia.” rispose saccente, posandogli un bacio su una guancia. “Colpo basso, Do'hao.” gli fece notare imbronciato. “Iniziano i fuochi d'artificio! - esclamò Hanamichi, mentre gli amici in coro iniziavano il conto alla rovescia. “Buon compleanno, Kitsune e felice anno nuovo.” sorrise dolcemente, abbracciandolo forte. “Anche a te, Do'hao.” mormorò il volpino, iniziando l'anno con un bel bacio. La festa si protrasse fino all'alba e quando anche gli ultimi invitati si furono congedati, Kaede si avventò sul suo rossino, trascinandolo alla dependance. “Ehi!?” sbottò Hanamichi, dopo essere stato praticamente lanciato sul letto. “Voglio il mio regalo.” sentenziò il volpino, per nulla pentito.
Aprendo con violenza io kimono del suo Do'hao, Kaede rimase a cavalcioni su di lui per alcuni istanti, limitandosi ad accarezzare i muscoli scolpiti del ventre, ascoltando i suoi gemiti bassi. Lo desiderava. Crogiolandosi nel calore che la sua pelle ambrata gli trasmetteva, provò l'impulso di sentirlo dentro di sé. Voleva provare la sconosciuta sensazione d'essere totalmente posseduto. Quando mise al corrente il rossino del proprio desiderio, il ragazzo lo guardò preoccupato, ben sapendo quanto facesse male la prima penetrazione. “Do'hao!Non sono mica una femminuccia! - lo sgridò Kaede – È il mio compleanno. E mi hai anche costretto a spegnere quelle dannate candeline!” gli ricordò imbronciato. “Era questo il desiderio che hai espresso, Kitsune?” chiese Sakuragi, con un'espressione assolutamente maliziosa. “È possibile!” rispose lui, tenendosi sul vago. “Ogni tuo desiderio è un ordine, festeggiato!” mormorò Hanamichi, ribaltando le posizioni. Ripetendo il medesimo gesto del volpino, slacciò violentemente il kimono blu, senza però sfilarglielo per le braccia ma, anzi, utilizzò la cintura per legare la radice del pulsante Eddy. Con un rantolo, Kaede s'inarcò istintivamente, sorpreso dell'audacia del suo compagno. Il Do'hao impara in fretta qualsiasi cosa, notò sentendo la sua lingua sulla pelle, lasciando al suo passaggio scie di lava incandescente. Hanamichi godeva di tutto quello. I lamenti estasiati, i brividi incontrollati, il modo in cui la sua bella volpe lo lasciava fare, dimostrandogli un'amore e una fiducia totali. Sakuragi utilizzò la vasellina per ammorbidire la pelle sensibile di Rukawa. Un dito alla volta, lo massaggiò internamente con tutta la cura possibile. Il volpino inizialmente provò fastidio per quell'intrusione ma poi percepì soltanto piacere e frustrazione. Desiderava dell'altro, qualcosa di più intimo, voleva... “Do'hao, sbrigati!” sibilò, comprendendo l'esitazione del bel rossino. “Va bene, Kitsune. Adesso rilassati e fidati di me!” lo incoraggiò Hanamichi, facendosi spazio tra le sue gambe. “Ovvio!” borbottò Rukawa, afferrandolo per le spalle. Effettivamente, l'essere penetrati non era esattamente indolore, ma le rassicurazioni di Sakuragi e la sua grande attenzione, portarono rapidamente Kaede in un'altra dimensione. Quella dei sensi. Sentiva il sesso del suo ragazzo muoversi dentro di sé, sentiva la sua dolce voce parlargli d'amore, sentiva le sue carezza e il suo sguardo adorante, sentiva tutto quello e altro ancora. Perso in quell'oceano di piacere soffocante, credette d'impazzire, quando il rossino sciolse la cintura che imprigionava ancora il suo pene. Kaede andò in tilt e venne con violenza sui loro ventri contratti. Poche spinte ancora e sentì il seme di Hanamichi, scorrere dentro di lui... ...E si sentì pieno. Pieno d'amore, di lui, di loro. Mai più solo. Un momento di profonda comunione che li lasciò senza fiato e con gli occhi lucidi d'emozione. “Tutto bene?” chiese infine Hanamichi, dopo lunghissimi minuti di pausa. “Hn” annuì la volpe, soddisfatta. “Buon compleanno, Kitsune!” sorrise poi, guardandolo felice. “Bel regalo, Do'hao!” ammise lui, strofinando il musetto sul suo petto ambrato, sereno e soddisfatto. Decisamente, il miglior compleanno della sua vita, ripeté a se stesso. Candeline a parte, ovviamente.
Epilogo
La famiglia Rukawa era riunita a festeggiare la vittoria di Kazuya al concorso nazionale di fotografia, nella categoria Under20. A sua insaputa, Hiki e Kurumi lo avevano iscritto alla competizione mandando la foto della rossina scattata quel lontano pomeriggio al tramonto, mentre stava suonando il suo amato pianoforte. Sembrava che finalmente, anche il giovane Rukawa avesse scoperto il suo particolare talento e Kyosuke non poteva essere più felice di così. Akira e Hisashi avrebbero presto iniziato l'Università, Kanata aveva finalmente il suo bel paio di occhiali che lo rendevano ancora più carino, come gli aveva fatto notare Reika, facendo arrossire all'inverosimile il piccolo topino, Per buona pace dei due fratelli maggiori, sia Hikaru che Kurumi proseguivano con le loro relazioni, anche se Kazuya ancora non si era dichiarato ufficialmente, la bella rossina aveva capito tutto perfettamente. E per fortuna! I Rukawa erano famosi per la loro incredibile timidezza in fatto di questioni di cuore. Hanamichi e Kaede erano inseparabili, correlando la loro dolcissima storia con litigi e azzuffate. Insomma: Kyosuke non poteva essere più grato Kami... madre a parte ovviamente.
“Figlioli miei! Continuate a dimenticare i testicoli! I te-sti-co-li. Sono fondamentali per la buona riuscita dell'orgasmo, ricordatelo!” “Hn” annuì Kaede, prendendo appunti. “Ok!” esclamò Akira, prestandole la massima attenzione. Mitsui, sconvolto, era seduto al tavolo della cucina da quasi due ore. Lui e Hanamichi da una parte, i loro ragazzi e Kikyo-san dall'altra, impegnata in un'approfondita lezione di erotismo. “Hana, ma come fai a restartene qui seduto mentre quelli parlano delle nostre parti intime come se fossimo delle tagliate di lonza?!” sbottò, voltandosi a guardare l'ex compagno di squadra, sconvolto e incuriosito. La timidezza di Sakuragi era leggendaria, eppure non aveva battuto ciglio ascoltando quei discorsi incredibilmente imbarazzanti. “Scusa, hai parlato con me? - chiese il ragazzo sfilandosi auricolari dalle orecchie - Heavy Metal.” si limitò a dire, continuando ad ascoltare la musica a tutto volume. “Ora capisco!” esclamò Mitsui, scoppiando in una fragorosa risata. “Nonna? È arrivata la signora Odagi.” l'avvertì Kurumi, offrendo a Mito un succo d'arancia, mentre discutevano d'affari. “Giusto! Dovevamo prendere il the insieme. - sbottò la donna, affrettandosi a farla accomodare tra loro – Ragazzi, continuiamo domani, intanto voi allenatevi!” disse sbrigativa, salutando la sua migliore amica. “Quella donna è un portento! È piena di idee e di inventiva!” commentò Akira, ammirato, mentre rileggeva gli appunti. Gli aveva dato un paio di ideuzze niente male... “Hn. A proposito di inventiva... Ehi, tu! - ringhiò alla sorella – Foto!” le ordinò con un cenno della mano. “Maledizione! Pensavo di averla scampata! – borbottò Kurumi, passandogli, restia, il catalogo che finalmente aveva fatto di tutti i gadget sul bel rossino – Posso spiegarti tutto! Lo sai che sei il mio fratello preferito?!” sorrise melliflua. “Non leccare. - l'ammonì la volpe, osservando attentamente tutte le foto – Non va bene!” sentenziò, infine. “Ma abbiamo già più di duecento ordinazioni1 Non possiamo...” esclamò la ragazza, pensando alle perdite. “Non ci siamo capiti: non sono abbastanza sexy!Le voglio sensuali, ma non volgari e le potrete vendere solo dopo la mia insindacabile approvazione!” sentenziò, con un tono che non ammetteva repliche. “La prossima volta che darò un qualsiasi permesso a Hiki, lo farò solo in presenza dell'avvocato!” mugugnò Sakuragi, paonazzo, preparando una mousse al cioccolato, per nascondere l'incredibile imbarazzo. “Ci sono gli estremi per una denuncia.” lo avvertì Kanata, spuntando da un mobiletto. “Le ho dato la mia parola! - sospirò il rossino, sconsolato - Ehi! Ma lo sai che con gli occhiali sembri ancora di più un topino? Sei proprio carino!” notò il ragazzo, ridendo poi del visino arrossato del bimbo. “Eccolo qui il tuo Hana-pucci! - esordì Katy, parlando direttamente con la piccola che aveva in braccio – Ti stava cercando!” svelò al rossino. “Lascia Hana, ci peso io alla mousse. - disse Hikaru – Vai da lei!” lo invitò. “Ti do una mano io!” si offrì Kazuya, arrossendo impacciato. Kikyo, che aveva quasi sei mesi, salutò con la manina il suo grande amore mentre la mamma si sedeva accanto a lui. “Stai attento a dove la metti, quella mano...“ borbottò il rossino, minacciosamente, seduto tra la bimba e la sua volpe studiosa – Ma la smetti di leggere quelle cose? Non è il momento!” “Hn” “Na-na!” esclamò Kikyo, ignorata però dalla giovane coppia. “Chiudi quel quaderno!” “Imparo, Do'hao!” “Ma-na!” continuò la piccola, intanto che litigavano. “Maniaco. Te la faccio ingoiare quella penna!” giurò Hanamichi, guardandolo malissimo. “Ma-ma! - rise la piccola – Ma...mma!” riuscì a pronunciare, finalmente presa in considerazione dai presenti. “La sua prima parola!” esultò Kurumi, commossa. “Mama... mamma!” proseguì Kikyo, divertita. “Che tenera!... Ma... Kitsune?!” “Hn?” “Pe... Perché mi sta guardando?” volle sapere il rossino, atterrito. “Hn?!” Voltandosi di scattò, Kaede si rese conto che sua sorella... stava invocando il suo Do'hao. “Mamma!” esclamò la piccola, riuscendo infine a farsi prendere in braccio da lui. “Ma... Che... - balbettò Sakuragi, guardandola incredulo – Signora... sono mortificato! Io non...” iniziò, imbarazzatissimo. “Ma figurati! Almeno sei in carne e ossa!” rispose l'artista, sorridendogli serenamente. “Scusi?!” “Kaede, fino a tre anni, ha chiamato mamma un pallone di pezza arancione, mentre Kazuya mi chiamava così solo in foto, se mi vedeva di persona non mi riconosceva – rivelò facendo arrossire entrambi – Kanata invece... 'Il Signore degli Anelli' se non ricordo male...” “Errori di gioventù!” si schernì il piccolo, facendo la stessa fine dei fratelli maggiori. “Sembrate tre pomodori!” li sfotté Kurumi, attirando le loro ire. “Non parlerei, fossi in te! - l'ammonì Katy – Tu chiamavi mamma il salvadanaio a forma di maialino che ti regalò tuo padre durante il tuo primo Natale!” “E io che pensavo avesse preso da me! - sbottò stizzita la nonnina - Quella pensava ai soldi!” “Oh, beh! Allora sono in buona compagnia!” scherzò Sakuragi, tornando a guardare la piccola negli occhi. “Mamma!” sorrise Kikyo, posando le manine sulle sue guance ambrate. “Hn!” Kaede sospirò sconsolato. La Battaglia per il Monopolio del Do'hao era ben lungi dall'avere una...
FINE
Note Finali: Grazie infinite a tutti! Sono davvero contenta che anche questa serie vi abbia divertito come la precedente. ^____^ Sia io che la famiglia Rukawa, vi ringraziamo con un inchino. (_O_) Mega-Kiss!^***^
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