DISCLAMER: I personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma non temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'
NOTE: Riporto qui sotto un mini albero genealogico della famiglia Rukawa, quelli tra parentesi sono i soprannomi che ha dato loro Hanamichi.^^''
Kikyo-san: nonnina-hentai, madre di Kyosuke. Kyosuke: il capofamiglia, inventore. Katy: moglie di Kyosuke, pittrice e scultrice. Akira Sendoh: nato dal precedente matrimonio di Kyosuke (porcospino) Kaede: primogenito di Kyosuke e Katy (Kitsune=volpe ^^) Kurumi: gemella di Kazuya, ama solo il denaro e sogna di diventare miliardaria. Kazuya: gemello di Kurumi, è il più sensibile dei fratelli. È innamorato di Hikaru. Kanata: amante della lettura (Nezumi=topo) Kikyo: l'ultima arrivata in famiglia (koala)
Altri personaggi:
Hikaru Sakuragi: sorella minore di Hanamichi. Aron Tsume: matricola dello Shohoku, è invaghito di Kurumi e odia Shane (Hiyoko=pulcino) Shane Sato: matricola, ala piccola/guardia. Adora Hanamichi (Kenaga=lunga coda) Michael Kant: allenatore in seconda di Anzai
Strange Family II
capitolo VIII
di Gojyina-chan
Tsume era da ore al campetto del parco, deciso a sfogare il nervosismo con una dose massiccia di sano basket. Il giorno prima aveva passato il peggior Natale della propria vita. Aveva passato quasi tutto il tempo a pensare alla persona sbagliata, a cosa stesse facendo, con chi fosse e persino ai regali avesse ricevuto. Non era Kurumi. Non la sua bella manager. Non la ragazza più popolare della scuola. Ma a... “Hiyoko, con questo freddo non dovresti andare in giro tutto sudato. Ci servi per il Campionato Invernale.” gli fece notare Sakuragi, alle sue spalle. Voltandosi di scatto, Aron vide il senpai in compagnia di un paio di buste della spesa. “Mercato. - gli spiegò sorridendo, mentre si sedeva su una delle panchine circostanti – Tutto bene?” domandò, osservandolo attentamente. “No. - ammise la matricola, prendendo posto accanto a lui – Ho un gran casino in testa!” Hanamichi rimase in silenzio, lasciandogli il tempo di riordinare le idee. Conosceva quel ragazzo abbastanza da sapere che erano poche, le cose in grado di metterlo in così seria difficoltà. Doveva essergli capitato qualcosa di veramente grave, per essere ridotto in quello stato. Aveva l'aria di non dormire da giorni e i suoi occhi sembravano quelli di uno spiritato. “Sono ossessionato dal mio peggior nemico.” Il rossino ebbe il buongusto di non scoppiare a ridergli in faccia, intuendo immediatamente la situazione. Ricordava fin troppo bene cosa si provasse nell'essere dilaniati da dubbi e paure, passando notti intere a combattere sentimenti contrastanti e travolgenti. Sorrise dolcemente, pensando all'assurdità della vita. Due anni prima progettava la caccia alla volpe malefica, mentre adesso usciva a fare la spesa in centro, pur di comprarle di nascosto il regalo per il suo imminente compleanno. “Beh? Non dici niente?” sibilò il pulcino, imbronciandosi indispettito. “Preferisco ascoltare. Odio sputare sentenze!” rispose Hanamichi, con sincerità. “Dannazione! Proprio ora che stavo uscendo con Kurumi, dopo tutta la fatica che ho fatto per strapparle un appuntamento! Non faccio altro che paragonarli. Mi torna sempre in mente quel suo brutto muso!” borbottò Aron, passandosi le mani tra i capelli biondo ossigenato. “Perché volevi uscire con Kumy?” domandò il rosso, tornando a guardarlo seriamente. “Lei... è la ragazza più popolare e carina della scuola. Conoscendola meglio, mi sono anche accorto che è simpatica... un po' spilorcia, forse, ma nel complesso è una piacevole compagnia ed è capace di ascoltare senza mai giudicare nessuno.” spiegò, con un sorriso divertito. “Hai descritto perfettamente una bella amicizia. Hiyoko: sei un idiota.” gli fece notare Sakuragi, dandogli un'incoraggiante pacca sulla spalla. “EHI!” “Un corno! Come cavolo si fa a stare con una persona per la sua popolarità?! Dove sei? In un reality show?!” lo rimproverò il numero dieci dello Shohoku. “Sono un adolescente!” tentò di giustificarsi il più giovane, arrossendo miseramente. “Non è una buona scusa!” sbottò il rosso, per nulla impietosito. “Qualsiasi cosa faccio, la piglio sempre nel culo!”sbuffò la matricola, ignara dello sguardo sconvolto del senpai. “Che... Che hai detto?!” balbettò Hanamichi, pallido come un cencio. “Intendo dire che hai ragione tu. Sono proprio scemo. Ho sbagliato con Kurumi, con lui e con me stesso! - con un sospiro rassegnato, il ragazzo si congedò – Grazie, Hana. Mi ha fatto bene parlare con te. “ Così dicendo, Aron tornò a casa a riflettere, lasciando Sakuragi da solo, con una strana, viscida, sensazione che serpeggiava nel suo stomaco.
Aveva ricominciato a nevicare. Kurumi si avvicinò alla finestra, incantandosi ad ammirare quei candidi pezzetti di ghiaccio che cadevano lentamente, ricoprendo tetti e giardini Quasi che volessero proteggerli dal vento gelido che spirava da nord. Alla giovane Rukawa piacevano quelle manifestazioni della natura, perché facevano parte di quelle pochissime cose al mondo che non si potevano barattare. Comprare e vendere, questo era il succo della vita. Ma funzionava così anche per i sentimenti? I valori umani come la dignità e il rispetto si potevano acquistare, così come il silenzio. Anche l'amicizia aveva un prezzo... ma l'amore? Forse sì, si disse la ragazza pensando a quei vecchi milionari circondati da giovani e bellissime donne. Quindi, se si poteva comprare, l'amore era anche vendibile? Si augurò di sì, perché non sopportava più quel peso che le opprimeva il petto. Giorni e giorni, passati a detestarsi per colpa di quell'assurda gelosia che l'attanagliava. Hikaru era la sua migliore amica, eppure era bastato uno stupido maschio per suscitare in lei sentimenti meschini nei confronti della dolce rossina. Ricominciando a odiarsi con tutto il cuore, si allontanò dalla finestra e scese al piano inferiore. In momenti come quelli, un the caldo era quello che ci voleva come panacea per ogni sua preoccupazione. “Ciao tesoro!” la salutò sua madre, intenta a preparare il biberon alla piccola Kikyo. Notando il suo broncetto indispettito, la prese in braccio per farla giocare. “È inutile. Vuole Hana-chan, ma è andato a fare la spesa. - le spiegò la donna, cercando invano di farla mangiare – È testarda come sua nonna!Ehi? Tutto bene? Hai una faccia!” le chiese turbata. “Non molto, ma passerà!” rispose, riempiendo la teiera sul fuoco. “Per caso c'entra il migliore amico di Hana-pucci?” le domandò l'artista, dimostrando un notevole acume. “Tsk! Figurati! - si stizzì la ragazza – Perché? Si capisce?!” volle sapere poi, agitandosi al solo pensiero. “Non temere. Solo io l'ho capito. Ma è logico, sono tua madre! - rise divertita, per poi tornare insolitamente seria – Posso raccontarti una storia?” “Dimmi!” rispose la figlia, incuriosita. “Akira nacque pochi mesi dopo il mio matrimonio con Kyosuke. Lui era pazzo di gioia, ovviamente. Non faceva altro che pensare al suo bambino, ne parlava in continuazione. Ebbene, per i primi giorni... ho provato gelosia nei confronti di quell'esserino innocente. Ho passato notti intere detestandomi, disgustata da quei sentimenti ignobili.” le confidò, tenendo lo sguardo fisso sulla piccola Kikyo. “E poi cos'è successo?” volle sapere Kurumi, con gli occhi colmi d'interesse. “Tuo padre una sera mi sorrise e mi disse: 'Caspita! Non vedo l'ora di avere dei bambini tutti nostri!'. Kyosuke aveva compreso che avevo qualcosa di strano e aveva cercato di venirmi in aiuto, rassicurandomi. Quella frase mi fece capire molte cose. Il cuore umano è capace di provare tantissime sfumature d'amore, in quantità illimitata. L'affetto di un genitore è diverso da quello di un amico o di un fidanzato, ma è sempre amore e nessuno di questi sentimenti toglie qualcosa all'altro, ma si alimentano a vicenda. Si impara ad amare la propria famiglia, si continua esercitandosi con gli amici e, infine, si applica tutte quelle conoscenze con una persona speciale.” “Mamma?” “Sì, cara?” “È la prima volta che ti sento fare un discorso sensato.” “Oh, Cielo! Non starò mica invecchiando, vero? - scherzò la donna, fingendosi disperata – Kumy, indipendentemente da tutto, il rapporto tra Mito e Hikaru è assolutamente fraterno, di questo ne sono certa!” ci tenne a dirle, sorridendole apertamente. “Grazie. Ho capito cosa intendevi dire. Anche per me Hiki è come una sorella e quello che, purtroppo, temo di provare per quel seccante e irritante teppista, non cambia di una virgola l'affetto che provo per lei. Perciò, questo concetto si può applicare a chiunque. Hana ama tantissimo sua sorella, ma ciò non toglie nulla ai sentimenti che nutre per Kaede, tu e papà ci amate tutti allo stesso modo, Kazuya ha una cotta per Hiki, ma non significa che mi voglia meno bene. Più ami e più desideri amare.” concluse soddisfatta e decisamente più serena.
Kanata era in giardino con due pesanti tomi tra le mani, che doveva portare a Reika per il loro primo scambio pomeridiano. Il giorno prima, vantandosi delle proprie librerie, avevano fatto una scoperta che li aveva traumatizzati: esistevano libri che ancora non avevano letto. Possedevano, infatti, dei testi che l'altro non aveva, per questo, nonostante la loro rivalità, avevano adottato il vecchio sistema del baratto per ovviare alle rispettive lacune. Avvicinandosi al cancello, però, fu distratto dalla presenza dell'amico di Hanamichi, che se ne stava seduto contro il muro a fumare nervosamente. “È una pessima abitudine.” gli fece notare il bambino, sollevando un sopracciglio. “Già!” annuì il ragazzo, buttando via l'ennesimo mozzicone. “Mia sorella non sopporta l'odore delle sigarette.” buttò lì, fingendo di guardare la strada. “Accidenti! Non lo sape...EHI!” sobbalzò accigliato, capendo d'essere stato fregato. “Bingo!” sogghignò il piccolo, sorridendo vittorioso. “Come diamine hai...?! Lascia perdere. Dimenticavo che sei un genio!” sbuffò Mito, accusando il colpo. “Non ci vuole una grande intelligenza. Basta vedere come vi guardate!” gli spiegò Nezumi, con un'alzata di spalle.
“Ma perché lei....? Ma no! Me ne sarei accorto, cavolo! Ehm... Kanata? - sbottò Yohei all'improvviso – Perché stai parlando al mio motorino?! Io sono qui!” gli fece notare, scendendo dal proprio mezzo e sventolando una mano sotto al naso del bambino. “Ah, no.... Mi piace il colore! - arrossì lui, tornando all'argomento principale – Io non so cosa pensi lei, ma a te si legge in faccia!” “Sono così scontato?! No. Non rispondermi, ti prego!” guaì Mito, vedendo il proprio orgoglio andare in pezzi a causa di un moccioso di nove anni. “Dovresti dirlo ad Hana. Immagino sia lui la causa delle tue esitazioni.” dedusse, mostrando tutto il suo acume. “Ha sofferto tanto in vita sua e adesso che ha trovato un po' di serenità... Io non voglio in nessun modo rovinare il suo rapporto con la tua famiglia!” gli spiegò, dando voce ai suoi pensieri, dimentico dell'età del suo interlocutore. “Hana è tuo fratello. Sarà felicissimo per te. Cavolo! Il mio mi ha avvelenato, ma non per questo ce l'ho con lui!” borbottò il piccolo, accigliandosi. “Kanata, ti do un consiglio. Non mostrare ad Hana la tua genialità: ne sarebbe geloso!” rise Mito, insieme al bambino. Quando Sakuragi tornò a casa, li trovò ancora lì, davanti al cancello a scherza e divertirsi come due vecchi amici.
“Ti dovrei parlare!” esordì Mito, guardando negli occhi il suo migliore amico. “Vado da Reika. Ciao!” esclamò Kanata, lasciando i due ragazzi da soli. “È davvero un bambino sveglio, sai?” sorrise Yohei, mentre il piccolo correva verso la villa limitrofa. “Già! È l'influsso del Tensai! - scherzò il rossino, dirigendosi di soppiatto alla dependance – Regalo per la Kitsune.” bisbigliò, andando a nascondere un pacchetto sotto al proprio lato del letto. “Cosa gli hai preso?” chiese Yohei, incuriosito. “Un portachiavi in argento a forma di volpetta addormentata. So che è banale, ma ha la sua identica faccia quando mi ronfa sulla spalla! Ops!” si giustificò, arrossendo suo malgrado. Yohei si ritrovò a sorridere, guardando quanto fosse cambiato il suo migliore amico. Quanto fosse felice. Amare ed essere ricambiati era qualcosa di meraviglioso, che dava forze ed energia. Hanamichi sembrava splendere di luce propria, qualunque cosa facesse. “Allora, mi volevi parlare?” chiese il rossino, guardandolo incuriosito. “Hana... È difficile!” sbottò Mito, spazientito. “Dillo e basta!” “Mi piace Kurumi.” ammise, stringendo gli occhi con forza. “Chiedile di uscire! Con Aron non c'è storia, sono solo ottimi amici.” gli disse Sakuragi, con grande tranquillità. “Ma... Come?! Tutto qui?!” si lamentò l'amico guardandolo storto. “Sì, sono amici e basta!” ripeté Hanamichi, non capendo il motivo della sua delusione. Yohei si accigliò piccato. Paradossalmente, dopo tante notti passate a starci male, aveva sperato in qualcosa di più. “Ma... non hai niente da obiettare?!” domandò allibito. “Yo, ti rendi conto che siete fatti l'uno per l'altra?!” si sentì dire dall'amico, alquanto spazientito. “Eh?!” “Cavolo! È stata la prima cosa che ho pensato quando l'ho conosciuta! Pensate sempre ai soldi, siete pieni d'inventiva e amate mercanteggiare. Caspita, sapreste vendere ghiaccioli agli eschimesi!” gli fece notare, continuando a non capire lo sbigottimento del suo migliore amico. “Beh, ma... io... Sono un idiota! “ sorrise Mito, scuotendo il capo sconsolato. “Non dirmi che ti sei fatto un milione di seghe mentali per colpa mia!Sì, lo hai fatto. - si rispose il giocatore, conoscendo bene la sua lealtà – Baka!” rise divertito, seguito a ruota da Yohei, che finalmente non sentiva più nessun peso sul petto. “Andiamo, dai! Kikyo doveva fare la pappa mezz'ora fa e di sicuro starà aspettando me per mangiare!” lo esortò il rossino, avvicinandosi alla casa patronale. “Ok, mammo! - scherzò l'amico, seguendolo – Ehi?! Che dicevi di quell'Aron?” indagò, iniziando a tampinare Hanamichi. “Che Kami mi aiuti!” sospirò il numero dieci dello Shohoku, trattenendo l'ennesimo sorriso.
Rimirando la sua Nikon D80, Kazuya decise finalmente di inaugurare la prima di una serie infinita di foto. Quel regalo da parte di Hikaru lo aveva lasciato di stucco. Era una macchina straordinaria, che nascondeva un'implicita, grande responsabilità. Dedicarsi con serietà alla fotografia. Aveva trovato sul serio uno scopo nella vita? Forse era troppo presto per dirlo, ma aver ricevuto quel dono proprio da Hiki, gli sembrava un meraviglioso segno del destino. Udendo le prime note del pianoforte, corse nella dependance. Incrociò Hanamichi e il suo amico, schivò le sue imprecazioni, evitò la corsa di Kuro e quello dello scoiattolo ed entrò in casa, facendo attenzione a non fare rumore. Il soggiorno era immerso nel tramonto. Rosso su rosso, i lunghi capelli di Hikaru rilucevano come rubini incastonati nel bronzo della sua pelle delicata. Con gli occhi chiusi e la musica nel sangue, Hikaru non si accorse della sua presenza. I tasti del piano arrossivano sotto i tocchi delle sue lunghe dita affusolate. C'era amore in quei gesti, affetto ma anche grinta e determinazione. Sudore e lacrime, di chi desidera raggiungere grandi traguardi e non teme la fatica, pur di realizzarli. Senza nemmeno rendersene conto, iniziò a scattare, rapito da quell'immagine spettacolare.
Varcata la soglia di casa, Hanamichi fu aggredito dalla piccola Kikyo, che tendendo le manine verso di lui, iniziò a scalciare e strepitare nell'abbraccio materno. Una volta affidata alle cure del rossino, Katy tornò nello studio per dedicarsi alla sua arte, ben sapendo d'aver lasciato la bambina in ottime mani. Mito rimase intelligentemente in disparte, continuando a non capire come il suo amico riuscisse a districarsi in quel marasma di umanità strampalata. Scorta Kurumi, tentò di ripetersi il discorso che aveva pensato per giorni, ma l'arrivo di Kaede prima e delle due anziane poi, lo fecero desistere da ogni forma di approccio. Avrebbe atteso un momento meno caotico di quello per poterle parlare con calma e serenità. Meglio sfruttare l'occasione per discutere d'affari. “Kurumi, ho l'incasso di ieri.” mimò con le labbra, per non farsi sentire da nessuno. Dette le paroline magiche, la giovane manager dimenticò ansie e palpitazioni, trascinando il socio in soggiorno, con gli occhioni azzurri a forma di yen.
Hanamichi si accomodò in cucina a dare il biberon alla piccola. Sorrise tra sé, sentendosi oggetto di due sguardi identici. Kikyo-chan e Kaede lo stavano guardando malissimo dato che, a causa del suo ritardo, nessuno dei due aveva ancora potuto mangiare. “Mi farò perdonare!” promise il giovane, coccolando la bimba e permettendo alla dispotica volpe di schioccargli un sonoro bacione sulle labbra. Aveva scoperto da molto tempo che la diplomazia, arte nella quale stava diventando un maestro, poteva salvarlo da moltissime situazioni scomode, proprio come quella. “Appena finisco con lei, ti preparo quello che vuoi. Tiramisù, budino... scegli!” mormorò il rossino. Mentre Kaede decideva se perdonarlo o no... e, soprattutto, cosa mangiare a merenda, la nonnina hentai aprì il frigorifero, tentando i due ragazzi con una coppa gigante di fragole con panna. “La loro forma... non vi ricorda qualcos'altro?” sorrise speranzosa la donna, agitando la punta di quel frutto rossastro sotto al loro naso. “Kitsune?” “Hn?” “È il momento!” “Hn!” “Si può sapere che vi prende, a voi due?!” chiesero in coro i giocatori di basket, guardando con sospetto le due anziane signore. “Oh, Hanamichi!Mi spiace tanto! - pigolò Kikyo-san, accarezzandogli il volto ambrato – Deve essere terribile per te! Hai scelto il Rukawa sbagliato!” “Scu... Scusi?!” balbettò il rossino, incapace di seguirla. “Non temere! Guarirò mio nipote!....Al massimo ci sono io, se non dovessi riuscirci!” sorrise civettuola , sbattendo le lunghe ciglia scure. “Kikky, per favore, non è il momento di provarci! L'impotenza è un problema serio!” la sgridò Mayuka, allontanandola a forza dalla sua giovane preda. “NON DIRE QUELLA PAROLA! - tuonò la nonnina, disperata – Nipote! Guarda come mi sono ridotta per colpa tua!” lo accusò risentita. Non ottenendo risposta, si voltò a guardarlo. Kaede era rimasto completamente immobile, con gli occhi spalancati e lo sguardo vacuo, incapace di credere a quello che aveva appena sentito. “Im.... imppp...immppp...” balbettò scioccato, dimostrando la medesima incapacità della nonna nel pronunciare quella semplice parola. “Signora, la Kitsune non ha assolutamente di quei problemi!” sbottò Sakuragi, arrossendo furiosamente. “DAVVERO?! - esclamò Kikyo, col cuore pieno di speranza – Ehi, un momento! Ma allora perché non fate sesso come si deve?!” domandò con sguardo indagatore. “NONNA, MA CHE FAI ADESSO, CI SPII?! - sbottò Kaede, allarmato – QUESTA E' LA COSA PIU' ASSURDA CHE TU ABBIA MAI FATTO! Do'hao, non svenire. E' LA REGINA DI TUTTE LE TUE FOLLIE! Do'hao, stai su altrimenti cade la mocciosa! TSK! A ME FUNZIONA TUTTO PERFETTAMENTE! Do'hao, mi ascolti?!” chiese poi, non sentendo reagire il suo compagno. “Tua... nonna... - sussurrò il rossino, traumatizzato - Ci ha... spiato... mentre facevamo... E LA TUA UNICA PREOCCUPAZIONE E' PRECISARE CHE IL TUO COSO FUNZIONA?!” tuonò Hanamichi, guardandolo indignato. “Difendo la mia reputazione!” borbottò la volpe, incrociando le braccia al petto. “Kami, aiutami! - Hanamichi trasse un profondo respiro e poi parlò – Signora... non c'è nulla che non vada il Kaede.... A parte la lista delle sue priorità... - borbottò lanciandogli un'occhiataccia - Semplicemente, vogliamo procedere per gradi, ecco tutto!” chiuse poi gli occhi, terminando il discorso più imbarazzante di tutta la sua giovane vita. “...” “Signora?!” “...” “Ru?” “Hn?” “Tua nonna ci sta guardando con occhi vuoti.” “Hn” “...” “Nonna, vogliamo farlo con calma, un passo per volta... non che siano affari tuo, comunque!” “...” “Ru?” “Hn?” “Tua nonna continua a guardarci con occhi vuoti.” “Hn” “...” “Ok, ok! - intervenne Mayuka, dando leggeri schiaffi sul viso dell'amica – Esistono concetti che mandano in tilt il cervello di Kikky. Adesso che la situazione si è chiarita, staremo tutti più sereni, vero cara?” “...” “Kikky, dobbiamo festeggiare! Tuo nipote è sanissimo e l'onore dei Rukawa è intatto!” le fece notare l'anziana, sortendo l'effetto desiderato. “È VERO! - esclamò infatti la nonnina, tornando in sé - Certo, ha delle idee assurde, ma è sano!” “EHI!” s'imbronciò il nipote. “Meno male, Maya! Non sapevo più che farti cucinare!” si lasciò sfuggire la donna, sovrappensiero. “Cucinare?!” indagò Hanamichi, accigliandosi. “Ah, no! Volevo dire... inventare! Sì... inventare... doppi...sensi?” buttò lì, chiedendo tacitamente aiuto alla sua migliore amica. “Nonna, sei sempre stata una pessima bugiarda. Sputa l'osso!” le intimò Kaede, stanco di quella situazione grottesca. “Ecco... Come posso dire...È probabile che io... abbia pensato di... ” balbettò la nonnina, ormai con le spalle al muro. “Quello che Kikky sta tentando di dire è che, per salvare il buon nome dei Rukawa, abbiamo fatto di tutto per spingervi a... Avete capito, no? Compreso cucinare cibi altamente afrodisiaci, che sono erroneamente finiti nelle ciotole degli animali!” sorrise la signora Odagi, iniziando a sudare freddo. “Ecco cos'erano quelle strane pietanze nel frigo!Non ricordavo di aver mai comprato carne di struzzo!” sbottò Hanamichi, meditabondo. “Un momento... Ecco perché le palle di pelo hanno dato di matto!” esclamò il volpino, ricordando il pomeriggio di follia dei due animali. “Cose che capitano!” si schernirono le anziane, avvicinandosi piano verso l'uscita. “Un corno!Kato è più schizofrenico di prima e Kuro è tuttora perseguitato dallo scoiattolo disonorato! Voi non siete nonne, ma un'associazione a delinquere!Tornate qui!” tuonò Kaede, mentre le arzille vecchiette battevano in ritirata. “Andiamo a festeggiare la tua guarigione!” sorrisero le due donne, uscendo di casa in gran fretta. “Non sono mai stato malato!Hn! - sbuffò la volpe, posando la fronte sulla spalla del suo allibito ragazzo – Sono circondato da pazzi!” “Budino al cioccolato?” gli chiese Hanamichi, posandogli la mano libera tra i capelli scuri. “Con sopra la panna montata. Me la merito.” mugugnò il numero undici dello Shohoku, crogiolandosi in quella delicata carezza.
Tsume e i suoi pensieri decisero di fare un pausa, recandosi al solito campetto che oramai era diventato la loro seconda casa. Il giocatore era arcistufo di quell'inquietudine che lo dilaniava da giorni, ma era incapace di trovare una soluzione alle sue pene. Giunto al parco, scoprì che il destino aveva uno stranissimo senso dell'umorismo. Alla ricerca di un po' di pace, si ritrovò faccia a faccia proprio con la fonte del suo tormento. Anche Shane fu sorpreso di vederlo. Voleva giocare senza distrazioni e invece... “Oh, beh!... Ai venti, pivello?” si ritrovò a proporre, con un sorriso beffardo. “Ti farò rimpiangere d'averlo chiesto!” sogghignò Aron, il cui spirito competitivo ebbe la meglio su tutto il resto. Giocarono per quasi due ore, incuranti del freddo o del calare della sera. Arrivati a diciotto pari, Shane partì all'attacco, spiccando un poderoso balzo. Tsume saltò a difesa del canestro per fermare quel pericoloso tiro, riuscendo a stopparlo per un soffio. Durante la successiva caduta, poi, finirono stesi per terra, con le gambe intrecciate. Sollevandosi faticosamente a sedere, i due tentarono di liberarsi con una tale foga, da ritrovarsi con i visi a pochi centimetri di distanza. Occhi negli occhi, respiro affannato, il sudore che colava dai visi arrossati, la tensione tra quei due corpi crebbe in maniera esponenziale, calamitandoli l'uno verso l'altro. Baciandosi con passione, finirono col rotolarsi per terra, duellando con le lingue calde e saggiando la morbidezza dei capelli dell'altro. Separatisi per riprendere fiato, però, ritornarono alla dura realtà. Frastornati e increduli, faticarono diversi secondi per metabolizzare l'accaduto e la consapevolezza del loro gesto li colpì come una secchiata d'acqua gelida. Balbettando parole umanamente incomprensibili, si alzarono di scatto fuggendo ognuno verso casa propria, senza mai voltarsi indietro.
Stiracchiandosi pigramente, Hanamichi entrò nel vano doccia, lasciando volutamente la porta aperta. Gli piaceva tantissimo farsi spiare dalla sua Kitsune, infrangendo la sua patina di indifferenza e freddezza. Vederlo appassionato, con gli occhi lucidi e le gote leggermente arrossato, lo elettrizzava quanto una finale di campionato. Esattamente ciò che provava in quel preciso momento, vedendolo avvicinarsi con passi eleganti verso di lui. Si insaponarono a vicenda, lavandosi con cura. Carezze intime al profumo di muschio bianco. Sfioramenti delicati e shampoo alla vaniglia. Asciugando l'uno i capelli dell'altro, tornarono finalmente in camera. Prima di imitare il compagno e coricarsi a letto, il bel rossino chiuse le tende per paura d'essere spiato dalle due nonnine guardone. “Vieni qui!” si sentì chiamare da Kaede. “Se penso che ci hanno spiato mentre...” rabbrividì il ragazzo, stendendosi sul corpo della volpe. “Mi spiace.” mormorò Rukawa, mortificato per la pazzia della sua famiglia. “Non importa. Fatti perdonare e io dimentico tutto!” lo provocò Hanamichi, desideroso di giocare con lui. Senza indugio, il giovane dai capelli d'ebano esplorò il suo corpo di miele, leccando e massaggiando ovunque, fino ad arrivare al bel pene svettante dei suo rossino. Ne assaggiò la punta, accarezzando la base con dita leggere. Sakuragi andò a fuoco. Desideroso di ricambiare quelle stupende attenzioni, posò la lingua sulla pelle candida del suo compagno, percorrendola con lappate leggere che ebbero il potere di farla rabbrividire. Soddisfatto di quella reazione, giunse fino alla sua meta preferita. “Ma che carino che sei! - scherzò guardando il sesso teso del volpino – Vediamo un po'... Kaede...Ede....Eddy! Ti chiamerò Eddy!” rise divertito, stuzzicando quella carne bollente. “H... Hn?!” sobbalzò Rukawa, guardandolo dal basso all'alto. “Sei fissato con l'America, no? Eddy è un bel soprannome, vero tesoro?” sorrise, interpellando direttamente il pene che vibrò sotto le sue carezze. “Ma quanto dei Do'hao... Oh!” ansimò Kaede, sentendo l'effetto che le mani di Hanamichi avevano su di lui. Si assaggiarono a lungo, con le dita e con le lingue. Mosso dalla curiosità, la bella volpe accarezzo i glutei sodi del suo ragazzo, giocando con la sua apertura pulsante, nel momento in cui anche il suo corpo, riceveva le stesse attenzioni. Quelle nuove sensazioni, portarono i due adolescenti all'appagamento con una violenza maggiore rispetto alle volte precedenti. In cerca di un posto tranquillo in cui riposare, Rukawa aggiunse il petto ansante del suo Do'hao, posandovi il capo. Aveva sentito il dito di Hanamichi dentro di sé e aveva provato una strana sensazione. La certezza di avere un legame indissolubile con lui. Uniti, per sempre. Con quei pensieri, il bel volpino si addormentò sereno, ignaro dell'inquietudine che quel gesto aveva invece provocato nel suo Do'hao. Aveva sentito Kaede... lì. Ed era stato solo il suo dito affusolato. Cosa avrebbe fatto Sakuragi quando si sarebbe trovato a ricevere... Eddy? Hanamichi si passò una mano sugli occhi, spaventato dalle conseguenze dell'amore di Rukawa. Il sesso era dannatamente piacevole... ...Ma il suo orgoglio valeva un prezzo simile?
-FINE OTTAVA PARTE-
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