DISCLAMER: I personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma non temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'
NOTE: Riporto qui sotto un mini albero genealogico della famiglia Rukawa, quelli tra parentesi sono i soprannomi che ha dato loro Hanamichi.^^''
Kikyo-san: nonnina-hentai, madre di Kyosuke. Kyosuke: il capofamiglia, inventore. Katy: moglie di Kyosuke, pittrice e scultrice. Akira Sendoh: nato dal precedente matrimonio di Kyosuke (porcospino) Kaede: primogenito di Kyosuke e Katy (Kitsune=volpe ^^) Kurumi: gemella di Kazuya, ama solo il denaro e sogna di diventare miliardaria. Kazuya: gemello di Kurumi, è il più sensibile dei fratelli. È innamorato di Hikaru. Kanata: amante della lettura (Nezumi=topo) Kikyo: l'ultima arrivata in famiglia (koala)
Altri personaggi:
Hikaru Sakuragi: sorella minore di Hanamichi. Aron Tsume: matricola dello Shohoku, è invaghito di Kurumi e odia Shane (Hiyoko=pulcino) Shane Sato: matricola, ala piccola/guardia. Adora Hanamichi (Kenaga=lunga coda) Michael Kant: allenatore in seconda di Anzai
Strange Family II
capitolo VII
di Gojyina-chan
Mancavano una manciata di giorni a Natale, pensò Akira guardando dalla finestra il tenue bagliore dell'alba. Era davvero stanco. Stanco e infinitamente soddisfatto. Mitsui stava meglio e non avrebbe mai smesso di ringraziare il Cielo per questo. Magro e affaticato, è vero, ma Hisashi aveva ricominciato a mangiare e dormiva a intervalli regolari. Anche il suo carattere burbero dava segnali incoraggianti... anche se, ad essere sinceri, Sendoh avrebbe preferito farne a meno. Oppure no? Sorrise, il ragazzo dai capelli a punta, ricordando le parole del nonno paterno. 'Capirai d'aver trovato la persona giusta, quando in lei ti scoprirai ad apprezzarne più i difetti che i pregi!' ...In quel caso specifico, si riferiva al carattere un po' bizzarro della sua gioviale consorte hentai... ma il senso del discorso era ugualmente chiaro. Stiracchiandosi pigramente, decise di prepararsi un caffè sfruttando il riposo del suo ospite. Quel momento di quiete gli permise di pensare seriamente alla situazione. Il fisico di Mitsui stava guarendo ma psicologicamente, il peso di quello che gli era accaduto, sarebbe gravato sulle sue spalle ancora a lungo. Non doveva compiere lo stupido errore di considerarlo sano, solo perché lui voleva che lo fosse. Avevano ancora tanta strada da fare e Akira avrebbe fatto di tutto per poterla percorrere insieme.
Hisashi socchiuse gli occhi, guardandosi attorno stranito come se si fosse appena risvegliato dopo un lungo sonno agitato. Non ricordava da quanto tempo fosse lì, i giorni si erano susseguiti in modo confuso. Aveva attraversato un lungo tunnel oscuro, costellato di dolore e allucinazioni, ma anche nei momenti peggiori non era mai stato solo. “Akira...” si ritrovò a pronunciare quel nome ormai familiare e, come sempre, una grande mano gentile fu subito pronta a donargli una dolce carezza sul viso stanco. “Ciao, finalmente ti sei svegliato!” lo salutò il porcospino, illuminando la stanza con un bel sorriso sereno. Mitsui lo guardò attentamente, forse per la prima volta da quando lo aveva conosciuto e iniziò a comprendere. “Sì, credo proprio di sì.” sussurrò stancamente. “Ti ho preparato un bagno caldo, te la senti di alzarti?” domandò Sendoh premurosamente. Al suo cenno d'assenso, lo condusse nella stanza adiacente, profumata di lavanda. Il porcospino tergiversò a lungo sul da farsi, guardando di sottecchi i boxer che indossava il suo ospite. Mitsui sorrise appena, davanti all'indecisione del suo salvatore. “Akira, dopo tutto quello che è successo e lo stato poco edificante in cui mi hai visto, non credo che la nudità sia un problema, ti pare?” gli fece notare, riuscendo a farlo ridere di gusto. “Hai ragione. Vieni qui!” lo incitò lui, aiutando a spogliarsi per poi adagiarlo nella vasca piena di candida schiuma. L'ex giocatore del Ryonan lo lavò con cura e infinita delicatezza. Così vicini, Hisashi poté scorgere un leggero velo di occhiaie che deturpavano quel viso solitamente sereno e rilassato. “Grazie.” si ritrovò a dire, stringendo con la sua, la mano che gli stava insaponando il petto. Fu così spettatore di un evento più unico che raro: vedere arrossire Akira Sendoh. “Aki... ho paura...” gli confidò d'improvviso, chiudendo gli occhi. “Di cosa?” volle sapere il porcospino, accigliandosi preoccupato. “Nonostante tutto quello che ho passato... se io fossi da solo... forse lo farei di nuovo.” ammise, sincero come mai prima d'allora. “Allora è un bene che tu non lo sia!” sorrise Sendoh, avvolgendolo in un morbido asciugamano color pesca. “Già, è davvero un bene!” sussurrò Hisashi, lasciandosi condurre in camera.
“Do'hao, se metti un'altra spina ci farai saltare in aria!” sbottò Kaede, esasperato dall'esuberanza del suo compagno. Passi il sollievo per la saluta di Mitsui, passi l'idea di festeggiare con una vera famiglia, passi anche il fatto che sia il primo Natale del koala... ... Ma con tutte quelle dannate luci, dormire era impossibile! “Sei cattivo! - s'imbronciò Hanamichi dall'alto della scala - Cattivo e burbero come quello lì del libro di coso... Nezumi?” chiamò il bimbo, in cerca d'aiuto. “Scrooge, 'Canto di Natale', Charles Dickens.” si limitò a dire Kanata, continuando a leggere imperturbabile. “Bravo! Ecco, quello lì! - annuì il rossino soddisfatto – Sei come lui!Persino durante le feste hai quella faccia impassibile. Sei noioso!” lo accusò, scendendo velocemente, dopo aver collegato l'ennesimo filo di luci colorate. “Hn” “Ti smuovi solo col basket, i dolci e... altro. - borbottò imbarazzato - Ti dovresti fidanzare con Michael Jordan altro che...” Inspiegabilmente, Rukawa scattò in piedi, lasciando Sakuragi di stucco. “Che t'è preso?!” domandò allibito. “Hn. Niente! - mugugnò infastidito, afferrando il plaid su cui si era avvolto e dirigendosi a passo lento verso la cucina – Fame.” “E ti pareva! Basket e zuccheri!” sospirò Hanamichi, seguendolo. “Allora dopo sarà il turno... dell'altro?” volle sapere l'astuta volpe, rivolgendogli uno sguardo malizioso. “Comportati così e vedrai cosa ti do!” borbottò Sakuragi minacciosamente, smentito solo dal leggero rossore che gli tinse le gote. “Non pomiciate davanti a me. Sono gelosa!” li avvertì la nonnina, intenta a preparare il the. “Hn” “Non lo chiamerei in questo modo, signora!” disse Hanamichi, aprendo il frigo alla ricerca del latte. “Abbi pazienza con mio nipote. Ha difficoltà ad esprimere i suoi sentimenti.” sospirò Kikyo, con fare saccente. “Invece tu li esprimi fin troppo.” la accusò la volpe, appollaiandosi su una sedia. “Non riuscirai a farmi arrabbiare. Questo è uno dei Natali più belli della mia vita e non me lo rovinerai.” esclamò la nonna, mantenendo la calma. “È ovvio, c'è la sua amica!” sorrise il rossino, preparando il budino. “Non solo, è perché ci sei tu, Bellezza mia! - sogghignò la donna, fissandogli il di dietro estasiata – E c'è pure la nuova fiamma di Aki. L'ho visto in foto. Ragazzi che gran bel pezzo di...” “NONNA!” tuonò Kaede, tentando di frenarla. “Non credo che sia un bene tirar fuori l'argomento... Non so nemmeno se verrà davvero. Conoscendolo si vergognerà.” mormorò il rossino, fermandosi a pensare al senpai. “Ehi, andrà tutto bene. - gli disse Rukawa, guardandolo intensamente – Basta solo trattarlo normalmente... e imbavagliare lei!” aggiunse, indicando la vecchietta. “Parenti serpenti! - esclamò Kikyo, oltraggiata – E io che tento ancora di salvarti!” “Hn?!” “Niente, niente! Ma mi ringrazierai. Ah! Se mi ringrazierai un giorno! - profetizzò con un gesto teatrale della mano, alzandosi in piedi – Vado da Maya, qui sento troppa ostilità!” borbottò lanciando un'occhiataccia a suo nipote. “È sempre più strana, non trovi?” notò il rossino, armeggiando con gli stampi in ottone. “Normale non lo è mai stata.” gli fece notare Kaede, annusando nell'aria il dolce profumo del cioccolato. “Hana? Potresti farmi un favore?” esordì Hikaru, entrando in cucina tenendo la piccola Kikyo tra le braccia. “Ecco la seconda!” sbuffò Kaede, affogando l'irritazione in un budino. “Devo andare a comprare i regali, puoi tenere tu la bimba? Fa troppo freddo per portarla con me!” disse la ragazza. “Certo! Vieni qui, cucciolo! Ti ho comprato un cappellino da babbo natale che ti starà d'incanto!Vado e torno!” esclamò Sakuragi, correndo a prenderlo nella dependance. Due minuti più tardi, la neonata si ritrovò addobbata tanto quanto il resto della casa, mentre il rossino le scattava un'infinità di foto ricordo. Davanti allo sguardo angosciato della sorellina, Rukawa si limitò a sollevare un sopracciglio. “È meglio che ti ci abitui.” le consigliò con un'alzata di spalle.
Quella mattina, Akira si svegliò di ottimo umore. Rimase qualche istante alla finestra, affascinato dalle candide scaglie di ghiaccio che si adagiavano delicatamente sul prato coperto di neve. Sarebbe stato un bel Natale, profetizzò con un dolce sorriso a fior di labbra. Attento a non far rumore, preparò la colazione e la portò ad Hisashi, trovandolo rannicchiato sul letto, nervoso e agitato. “Non voglio venire.” annunciò lapidario. Si vergognava a farsi conoscere dai parenti di Akira. L'idea che tutti sapessero della sua situazione, soprattutto Rukawa e Sakuragi, lo metteva a disagio. “Hisa... a tal proposito... c'è una cosa che non ti ho ancora detto...” sospirò il porcospino, sedendosi sul materasso accanto a lui. Dal tono grave della sua voce, l'ex teppista si allarmò, prestandogli tutta la sua attenzione. “La mia famiglia... Come dirlo senza risultare brutali? È completamente pazza! - gli confidò, con un sorriso nervoso - Ti assicuro che, tra noi due, quello che si vergogna sono io!” “Stronzate! Tu almeno una famiglia ce l'hai ancora! - ringhiò Hisashi, adirato – E poi non possono essere così...” s'interruppe, udendo uno strano rumore proveniente dalla finestra. Affacciandosi, vide un cane scuro correre spaventato sul davanzale rincorso da un piccolo scoiattolo dall'aria piuttosto incazzata. Ok, era strano, ma non anormale. “Oooh! Finalmente ti vedo! - disse una voce femminile - Visino d'angelo, scendi giù che ti aspetto! - sorrise una signora anziana, a pochi passi dalla dependance – Il mio bastone ha molti utilizzi, vuoi che te ne illustri qualcuno?” domandò, facendogli l'occhiolino. “Eh?!” Mitsui sgranò gli occhi, allontanandosi dalla finestra. “Che ti avevo detto? - sospirò Akira, scuotendo mestamente il capo – E ancora non hai visto papà!” Ok, erano strani... parecchio strani... ma il problema non era solo quello. “Vedere di nuovo gente... dopo la...” mormorò l'ex teppista, cercando le parole adatte. “Ci sono io con te! Se ti sentirai a disagio, torniamo qui. Non ti puoi nascondere per sempre.” gli fece notare l'altro. “Non mi va di fare il guastafeste! E poi io non mi nascondo affatto!” borbottò, imbronciato. “Hisa... è piuttosto probabile che la festa te la rovineremo noi. Lo scorso anno papà ha dato fuoco all'albero di Natale e nonna ha molestato i vigili del fuoco che erano accorsi alla nostra chiamata. I poverini hanno ottenuto dal giudice un ingiunzione che ci obbliga a stare ad almeno cento metri da loro. È per questo che papà ha inventato quell'allarme anti-incendio che prova ogni mattina!” gli confidò capelli a punta, imbarazzato. “Molestato?! Tua nonna è... la signora col bastone?” volle sapere Mitsui, iniziando a sudare freddo. “Temo di sì!” “Che Kami mi aiuti!” sospirò Hisashi, preparandosi per il pranzo.
Prima di andare dai suoi, Akira decise di mostrare al suo ospite la tenuta dei Rukawa. “Quando sei arrivato eri... fuori combattimento. A parte casa mia non hai visto un granché. Vieni, ti mostro il parco!” esclamò il ragazzo, trascinandolo in giro. Mitsui non sollevò obiezioni, segretamente divertito dalla sua espressione felice. Voleva coinvolgerlo nella sua vita e l'ex teppista non trovò un solo valido motivo per non lasciarglielo fare. “Questa fontana è recente, ma la scultura l'ha realizzata Katy una ventina d'anni fa. L'ho sempre trovata meravigliosa. In fondo c'è la palestra, col campo da basket, la piscina e la sauna. Lassù c'è Hanamichi che... EHI! Che stai facendo?!” sobbalzò Akira, guardando l'amico su una scala, appoggiata a una grossa quercia. “Addobba la casa della gazza.” borbottò un insonnolito Kaede, seduto ai piedi dell'albero. “Gazza?!” gli fece eco Hisashi, spalancando gli occhi scuri. “Hn. È una lunga storia!” sospirò la volpe. “AKI! MICCY! Bentornati! - esclamò il rossino, scendendo velocemente – E tu non rompere!Le abbiamo distrutto il nido, poverina! - mugugnò dispiaciuto – Ma bando alla tristezza. Andiamo! Quest'anno c'è tanto da festeggiare!” proclamò, trascinando il suo compagno per la collottola. “Non me lo ricordavo così euforico...” mugugnò Mitsui, stupito dall'energia del rosso. Sakuragi era sempre stato una persona solare ma... adesso splendeva. “Non hai idea di come siano cambiati, da quando stanno assieme! Ah, l'amour!” scherzò il porcospino, proseguendo il giro. Sorridendo tra sé, Mitsui ammirò la dependance, conobbe Hikaru, la dolcissima sorellina del rosso, che stava suonando il piano in compagnia di Kazuya, uno dei fratelli di Akira, con sommo disappunto di Sakuragi, nella parte del fratello maggiore protettivo. Erano tutte facce abbastanza familiari, probabilmente li aveva incrociati a scuola o in palestra, ma negli ultimi tempi, Mitsui non aveva brillato per la sua lucidità... “Kurumi la conosci, è una delle nostre manager. È la gemella di Yayu.” spiegò Sendoh, mentre entravano nella casa patronale e Kaede trascinava a forza il proprio ragazzo, che ancora sbraitava contro Kazuya. Varcata la soglia, Hisashi fu aggredito da una palla di pelo volante. Dopo un breve scontro, scoprì che si trattava di un gatto. Kato smise di lottare, guardando incuriosito il nuovo ospite. Lo annusò, lo studiò attentamente e decise che gli piaceva. “Ha sentito la tua tristezza. Non sembra, ma è un animale molto sensibile!” sorrise Akira, guardando il gatto fare le fusa sulla spalla di Mitsui. Anche con la piccola Hikaru aveva fatto lo stesso, ricordò l'ex giocatore del Ryonan. “Tsk! - sbuffò Hisashi, cercando di nascondere l'imbarazzo – Io no sono affatto tris... Oh, Kami!” sobbalzò, vedendo un bimbo uscire da un armadio, munito di librone e torcia. “Lui è Kanata. Ama leggere.” disse Akira, scompigliando i capelli al piccolo. “In un armadio?!” domandò l'ospite, sollevando un sopracciglio. “La biblioteca è lontana e poco fornita.” rispose il bimbo, con un'alzata di spalle. “Aki, sei tu?” trillò una voce femminile, dalla cima delle scale. Pochi istanti dopo, arrivò anche Katy con la piccola Kikyo tra le braccia, accogliendo i ragazzi con un gran sorriso. “Che bello rivederti! E tu devi essere Hisashi! Che carino che sei!Ti piacerebbe farmi da modello?” “Non incominciare!” l'ammonì il porcospino. “Non lo faccio posare nudo, te lo prometto!” giurò la signora, sbattendo le ciglia un paio di volte. “Ah... La ringrazio... ma non mi sembra il caso!Ehm... Ma che bella bambina!” balbettò Mitsui, tentando di cambiare argomento. “È la piccola Kikyo, la fidanzata di Hanamichi! - rise la donna, vedendo la piccola agitarsi spazientita – Ha sentito il tuo profumo, Hana-chan, tienila!” “Hn!” “Ok, ok! Il fidanzato di Hana sei solo tu! Infantile!” lo sgridò la mamma, intanto che il rosso prendeva la neonata. Hisashi si stupì nel notare quanto fossero delicate le grande mani del compagno di squadra mentre cullava quel piccolo cucciolo d'uomo. Era stranissimo osservarli in casa loro, nella familiarità domestica. Persino Rukawa sembrava più umano. “Ho preparato l'aperitivo, che ne dite di iniziare?” propose Sakuragi, guidandoli verso la cucina. “Hn.” approvò il suo ragazzo, affamato. Era da giorni che il Do'hao cucinava e, conoscendo la sua abilità, non vedeva l'ora di assaggiare quel che aveva preparato. “Ma ciao, splendide creature!” esordì la nonnina, partendo all'attacco. “Sta puntando verso Hisa!” esclamò Sendoh, allarmato. “Hn, giù le mani dal Do'hao!” ringhiò Kaede. “Crema catalana!” esclamò Sakuragi, afferrando prontamente un piattino dal frigoriferi. Agitandolo sotto il naso della vecchietta completamente ammaliata, la condusse fino ad una sedia all'angolo, permettendole di mangiare in totale tranquillità. “Wow! È come il pifferaio di Hamelin!” si stupì Mayuka, invitata alla festa insieme alla nipotina. “Mi ero premurato di preparare un... diversivo! - gli confidò il rossino – Per noi c'è un aperitivo salato.” disse loro, apparecchiando la tavola con piatti di carta, bibite, patatine e toast con burro e salmone affumicato.
Mitsui era fiero di se stesso. Era sopravvissuto alla nonna hentai, all'inventore psicopatico e alla pittrice che a forza lo voleva come modello. Non si era nemmeno spaventato scoprendo il modo in cui quella gente si radunava. Il naso di un clown, che assurdità! Per non parlare della lavastoviglie che rutta a fine lavaggio o degli animali domestici. Un gatto schizofrenico e un cane affetto da crisi di identità... quest'ultimo, tra l'altro, era ancora perseguitato dallo scoiattolo incazzoso. Chissà cosa gli aveva fatto... Ma sotto quello spesso strato di follia, c'era molto altro. Amore, stima, rispetto e attenzioni reciproche. ...E lui sentiva di farne parte. Dopo tanto tempo, stava davvero insieme a qualcuno. “Ma che bella bimba che sei!” sorrise il rossino, ammirando la piccola Kikyo col suo cappellino natalizio. A dirla tutta, lei non sembrava entusiasta come lui. “Hn. Questo si chiama maltrattamento su minori, Do'hao.” gli fece notare la volpe, mandando il compagno su tutte le furie. Mitsui si ritrovò involontariamente a sorridere. Durante il pranzo, c'erano stati alcuni momenti in cui lo sguardo di Hanamichi s'era adombrato, ma ogni volta, Rukawa lo aveva pungolato, facendolo puntualmente reagire. Doveva essere capitato anche a lui, pensò la guardia dello Shohoku, visto che il comportamento di Akira era stato molto simile a quello del fratello minore. Era stato stranissimo ascoltare da Sendoh il passato dei fratelli Sakuragi, faticava ancora a far coincidere la realtà con l'Hanamichi che aveva sempre creduto di conoscere. Molto probabilmente la famiglia Rukawa aveva una particolare propensione a raccogliere gli animali randagi, pensò tra sé il giovane, sorridendone.
Il Do'hao aveva superato se stesso. Ammise Kaede, rannicchiandosi sul divano con un sospiro soddisfatto. Avrebbe impiegato giorni per digerire tutto quello che aveva mangiato. Poggiando una tempia sulla spalla del suo compagno, ripensò al cenone di Natale più gustoso della sua vita Essendo in dodici, avevano scelto di pranzare in soggiorno e Hanamichi si era avvalso dell'aiuto di Kurumi e Hikaru per servire le portate, dato che il piccolo koala non aveva voluto mollarlo un solo istante. Alla vista della terrina in fois gras che diede inizio alle danze, Kaede aveva iniziato a muovere le orecchie volpine, intuendo il motivo di tanto lavoro da parte del rossino. Gli antipasti si erano susseguiti in rapida successione: crostini di tartufo, insalata di granchio al pompelmo e tramezzini di caviale e vodka, mandarono in visibilio le papille gustative dei commensali. Il seguito, poi, sarebbe finito negli annali della famiglia Rukawa. Sakuragi aveva scelto un menù completamente italiano, preparando due primi diversi, le bavette al salmone e i maccheroni alle noci e ben tre secondi: salmone ai funghi, tacchino con salsa di castagne e l'aragosta grigliata, contornate a scelta da verze in vino bianco e patate alle noci. Kikyo-san chiese Hanamichi in sposo almeno una ventina di volte, ma ancora non aveva visto niente. Conoscendo l'incredibile golosità della famiglia, Sakuragi aveva dato il meglio di sé proprio con i dessert, sfoderandone una quantità a dir poco industriale. Soufflé di gelato e grand mainier, crema catalana, Pandoro ripieno al cioccolato fondente cosparso di panna montata e vaniglia, torta alla crema di caffè e noci, gelatina di arance al rum, soufflé glassato alle noci e biscotti allo zenzero, entrarono nei sogni proibiti dei presenti per il resto delle loro vite. Aveva persino preparato dei cocktail light a base di frutta, ma Kaede non ne ricordava i nomi. Insomma: il Paradiso in terra. “Mmm...Hana, sei stato magnifico! - sentenziò Katy, ancora in visibilio – Come hai fatto a scoprire che adoro la cucina italiana?!” “Nezumi!” sorrise il giovane, indicando Kanata, seduto accanto a lui. “Culetto d'oro: sposami! - pigolò la nonnina hentai – E adesso: i regali!” sentenziò con un tono che non ammetteva repliche.
Kyosuke rise divertito, di fronte all'esuberanza materna, spostando poi lo sguardo sul figlio maggiore il quale, seduto su una poltrona, tentava di far sedere Mitsui sulle sue ginocchia. Dal modo in cui il giovane ospite lo fulminò con lo sguardo, capì che il nuovo ospite avrebbe dato parecchio filo da torcere al povero Akira. Era davvero molto felice per loro. Il suo primogenito aveva sempre avuto un carattere allegro, ma l'inventore sapeva che dietro quei sorrisi, leggeri come bolle di sapone, nascondeva tutte le sue ansie e le sue preoccupazioni. Passava il tempo rincorrendo un pallone e collezionando brevi avventure scialbe e poco significative. Ma adesso, poteva vederlo sorridere davvero, con tutto il suo cuore. Era maturato molto in quei dieci giorni, responsabilizzandosi. Aveva finalmente trovato una persona perfetta per lui, perché quel Mitsui doveva avere una grandissima forza interiore non solo per aver superato brillantemente il suo momento critico, ma anche per essere riuscito a scalfire la spessa corazza di Akira. Era ben conscio che i loro problemi non erano certo finiti. Hisashi era ancora a rischio di depressioni e ricadute, ma era certo che suo figlio si sarebbe preso cura di lui con tutto se stesso. Anche il suo secondogenito sembrava in perfetta forma, pensò, guardandolo lottare contro i due fratellini minori per il monopolio di Hanamichi. A differenza di quanto pensasse la gente, Kaede non si isolava dal mondo circostante . Quella era la peculiarità dei sorrisi di Akira – semplicemente, era indifferente a tutto. Niente lo toccava e nulla lo scalfiva. Nemmeno il suo amato basket, dato che faceva già parte di lui fin dalla nascita. Con Hana-chan sembrava essersi realmente svegliato. Il rossino era l'unico capace di interagire con lui e suo figlio stava imparando a farlo anche con gli altri. I gemelli crescevano bene, con i pregi e i difetti di ogni adolescente, ma sapevano imparare dai propri errori senza vergognarsene e quella era un'ottima qualità, pensò Kyosuke, ricordando il viso di Kazuya mentre gli parlava della sua disavventura con le anfetamine. Certo, se Kumy fosse diventata un po' più generosa sarebbe stato meraviglioso ma... non si può avere tutto dalla vita, no? Kanata era il piccolo genio di casa e, anche in questo caso, Hanamichi era stato fondamentale, attuando la stessa tecnica applicata su Kaede. Il capofamiglia aveva sempre temuto che la precoce intelligenza del bambino lo avrebbe isolato, ma grazie alla sua amicizia con il bel rossino, aveva imparato a rapportarsi col prossimo, invece che con un pezzo di carta. Kikyo era la nuova gioia della sua vita e mai nome fu più indovinato del suo. Malgrado la tenera età, infatti, sembrava aver preso tutte le qualità della nonna paterna. L'uomo pregò solo che non crescesse altrettanto sboccata. “A cosa stai pensando?” si sentì chiedere dalla sua stupenda sposa. “Che ti amo.” rispose semplicemente, riuscendo a ancora a farla commuovere, nonostante avessero passato quasi un ventennio insieme. “Voi due, niente smancerie: voglio i miei regali!” protestò Kikyo-san, incrociando le braccia al petto.
Mitsui sobbalzò, guardando mortificato Sendoh. “Io non ho...” sussurrò appena, mordendosi il labbro inferiore. “Con tutto quello che hai passato, avresti dovuto pure fare shopping?” scherzò il porcospino, stringendogli le mani con fare rassicurante. “Hisashi? Lo chiamò Kyosuke, sorridendogli apertamente – Tu ci hai già fatto il regalo più bello, non temere!” disse sibillino, lasciando tutti di stucco. “Ma allora ti fai palpare per davvero!” esultò la nonnina, puntando verso di lui. Per lo spavento, l'ex teppista si precipitò sulle ginocchia di un soddisfattissimo Akira. “Nonna, questo pacco gigantesco è per te. Perché non lo apri?” le propose Kazuya, riuscendo a distrarla. “Dove? Dove?” chiese la curiosa anziana. Tirando un sospiro di sollievo, Mitsui e Sendoh la videro precipitarsi verso l'albero di Natale. “Mi fa paura.” mormorò Hisashi, ancora abbarbicato sul ragazzo dai capelli a punta. “Ti ci abituerai!” lo consolò quest'ultimo, sorridendo beato.
L'assegnazione dei doni, richiese quasi tutto il pomeriggio vista la quantità dei destinatari. Kurumi non si smentì nemmeno quell'anno, regalando a tutti un portachiavi di Hallo Kitty, mentre il resto della famiglia si sbizzarrì in capi d'abbigliamento e mezzi tecnologici, da dvd a cellulari, passando per computer e cd musicali. La signora Odagi, invece, aveva scelto di regalare libri, romanzi gialli e best sellers più una raccolta di favole per la piccola Kikyo che ricevette anche tantissimi peluches e giocattoli colorati che tuttavia non la distrassero dal suo Hanamichi. Rimase caparbiamente tra le sue braccia per l'infelicità di Kaede. Anche i Sakuragi regalarono capi d'abbigliamento, fatta eccezione per Kikyo-san – alla quale Hikaru aveva donato in segreto una gigantografia di suo fratello – e Kazuya che si vide donare una super tecnologica fotocamera digitale. “Così ti metto subito al lavoro!” aveva esclamato la gemella, battendo le mani soddisfatta. Hanamichi e Kaede, avevano precedentemente stabilito di darsi i rispettivi regali a fine serata, lontani dagli occhi indiscreti del parentado. Infine, giunse anche l'ultimo dono, quello di Katy all'amatissimo marito: la scultura fatta con i portachiavi. Alta mezzo metro, rappresentava una sirena simile alla statua in giardino. “Caspita, è bellissima! - esclamò Sendoh, affascinato – Ti piace proprio come soggetto, eh?” “Dovete sapere che Kyosuke mi ha chiesto di sposarlo durante un viaggio a Copenhagen, proprio accanto alla famosa sirenetta. È un modo per ricordare sempre quel momento.” gongolò la donna, arrossendo. “È davvero stupenda! - si congratulò Hisashi, osservando attentamente l'opera – Scusi la domanda ma... cos'è quella cosa che brilla accanto alla coda?” domandò incuriosito. “Non saprei. Dov'è?! - si corrucciò l'artista, aguzzando la vista - OH KAMI! IL MIO ANELLO! Ecco dov'era finito!” esclamò, infilandosi la fede al dito, sprizzando gioia da tutti i pori. “Era... lì?!” balbettò il volpino, muovendo un sopracciglio in un moto isterico. “Mamma.... abbiamo passato un pomeriggio intero al freddo, rincorrendo una gazza, siamo stati aggrediti da un boomerang e siamo andati in giro con la testa piena di rami, cercando quello stramaledetto coso.... quando invece te lo eri semplicemente scordato sul basamento della scultura?!” l'accusò Kazuya, tremando d'ira. “A Natale siamo tutti più buoni! Un dolcino?” chiese Hanamichi, correndo a prendere i biscotti alla vaniglia che aveva infornato subito dopo pranzo. Sapeva bene che con i Rukawa non si poteva mai stare tranquilli.
Lasciata la piccola Kikyo a sua sorella, andò in cucina a prendere la teglia. Raggiunto da Kaede, si lasciò baciare delicatamente sulle labbra. “Sei stato bravo, Do'hao.” si complimentò a modo suo la bella volpe . “E meno male!Sono giorni che cucino! - sospirò Sakuragi, sorridendo soddisfatto – Ehi, Baka Kitsune! Guarda che mi ha regalato tua nonna! E tu che hai immaginato di tutto!” esclamò mostrandogli un semplice dvd di cucina dal titolo 'Culinaria'. “Hn” Rukawa osservò la foto in copertina: un sorridente chef , dietro il bancone di una cucina, artificiale come quelli dei set di qualche programma televisivo americano. “Leggi più attentamente. - gli consigliò, mostrandogli il retro, in cui facevano bella mostra di loro le chiappette sode dell'attore, dato che l'unico indumento che indossava era un grembiule bianco – Il titolo è 'Culi-in-aria', Do'hao!” “Ma...Ma...?! È un porno. Uffa! - s'imbronciò il rossino – Non è giusto però!” “Do'hao!” sbuffò Kaede con un mezzo sorriso, tornando ad abbracciarlo. “I BISCOTTI!” tuonarono in coro nove persone dal soggiorno, interrompendo quel momento idilliaco. “Li sterminerò tutti!” minacciò la volpe, nascondendo il viso sulla spalla di un divertito Sakuragi.
Kyosuke attese pazientemente che si placasse l'eccitazione post-regali natalizi. Dopo aver rassettato il soggiorno, infatti, Hikaru e i gemelli si ritirarono in camera a testare i propri doni, mentre Reika e Kanata corsero a leggere i loro libri nuovi e le due vecchiette si recarono dalla signora Odagi a posare le proprie cose. Rimasto solo con la moglie e le due giovani coppie, proferì finalmente parola. “Hisashi, vorrei cogliere quest'occasione per chiederti di rimanere qui da noi stabilmente.” annunciò, lasciando tutti di stucco. “Rukawa-san, la ringrazio ma... non posso accettare.” rispose educatamente l'interpellato. “Come no?!” sbottò Akira, adirandosi all'istante. “Non accetto l'elemosina!” sibilò Mitsui, accigliandosi. “Potresti lavorare qui, come fa Hanamichi.” disse il porcospino, tentando di farlo ragionare. “Hn. Giardino -” sentenziò Kaede - Il Do'hao si stanca troppo.” “Scusa?! Il Tensai ha energie inesauribili, Baka! - esclamò il rossino, risentito – Potrei occuparmi di cinquanta...” “Ti addormenti prima ancora di toccare il cuscino, ti appisoli dappertutto e in campo non salti più come una volta.” gli fece notare, sfidandolo con lo sguardo a smentire le sue parole. “Beh, ma... Non è che... Ti odio.” gli comunicò imbronciandosi. “Hisashi... – intervenne l'inventore – Ci terrei davvero tanto ad averti qui con noi. Tu e Hanamichi avete riunito la mia famiglia. Sono debiti che vanno contraccambiati.” “Papà, ma oggi come parli?!” sbottarono i suoi figli in coro. “Sono saggio!” spiegò loro, gonfiando il petto orgogliosamente. “Sei ubriaco.” dissero i due scettici ragazzi. “Anche.” ammise lui, sorridendo. Di lì a breve, Mitsui capitolò, accettando la proposta dell'inventore. Quel giorno, imparò una lezione importante: contro l'attacco simultaneo dei Rukawa, non c'era via di scampo.
Chiusa la porta della dependance, Hanamichi poté finalmente rilassarsi. Si era impegnato così tanto per la buona riuscita di quella festa, che era stato involontariamente in tensione per tutto il giorno. “Do'hao? Andiamo a letto?” sbadigliò la volpe, massaggiandogli le spalle. “Ok, Kitsune!” accettò il rossino, stiracchiandosi pigramente. Una volta in camera, Sakuragi decise di coricarsi nudo, accantonando pudori inutili. Sorrise tra sé, pensando a quanto il sesso e l'amore cambiassero le persone. Proprio lui, così timido e impacciato, non sentiva più imbarazzo, accanto al proprio compagno. “Ehi?” si sentì chiamare dalla voce stranamente tesa della volpe. Seduto sul letto, Rukawa rovistò nel cassetto del comodino e gli porse un pacchetto blu avvolto da un elegante nastro argentato. “Non ci credo!” esclamò Hanamichi, imitando gli stessi movimenti del compagno. Si ritrovarono faccia a faccia con il medesimo regalo tra le mani. Scartandoli simultaneamente, scoppiarono a ridere davanti al contenuto di quegli astucci in velluto: erano due sottili bracciali intarsiati con un complicato nodo celtico, in cui erano incastonate una pietra azzurra, per Kaede e una rossa per Hanamichi. “Il tuo gusto estetico sta migliorando, Do'hao!” lo punzecchiò Rukawa. “Anche il tuo! Pensavo che mi avresti regalato la biografia di Michael Jordan! Oh!” sobbalzò il ragazzo, mentre il volpino scattava inspiegabilmente in piedi. “Ma che ti prende?!” chiese allibito. “Hn.” “Ti ha dato di volta il.... cervello...” mormorò Sakuragi, distratto dal corpo gloriosamente nudo della sua bellissima volpetta, che si ergeva in tutta la sua armoniosa perfezione a pochi centimetri da lui. Si ritrovarono distesi sul materasso, con le mani che facevano a gara nell'esplorare le parti più sensibili del compagno. Masturbandosi a vicenda, occhi negli occhi, raggiunsero velocemente l'orgasmo, venendo l'uno tra le dita dell'altro. “Wow!” sospirò Hanamichi, sorridendo soddisfatto. “Hn” annuì il volpino, sfregando il naso sul suo petto ambrato. “È stato un Natale magnifico! - sussurrò il ragazzo dai capelli di fuoco, chiudendo gli occhi – Lo ricorderò per sempre. È stato il primo che abbiamo passato insieme e anche il primo di Kikyo in assoluto. Senza contare Mitsui che mi è sembrato sulla via della guarigione e Hiki che ha potuto partecipare ai canti natalizi dopo tanto tempo. Sono proprio felice!” ammise sorridendo. “Già!” approvò Kaede, contento soprattutto di aver trovato una persona che aiutasse il Do'hao in casa, così da avere più tempo per lui. Trascorsero diversi minuti di silenzio tanto da far credere a Rukawa che il suo ragazzo si fosse addormentato. Si sollevò su un gomito per spegnere la luce. Rimase di stucco, vedendolo perfettamente sveglio, intento a rimirare incuriosito la propria mano, ancora sporca dello sperma volpino. La sua eccitazione salì alle stelle, quando Sakuragi avvicinò le dita alla lingua rosa, leccando quel liquido perlaceo. Dalla sua espressione soddisfatta, pensò gli fosse piaciuto e questo gli provocò non solo una granitica erezione ma anche il forte impulso di fare altrettanto, assaggiando il vero gusto del suo Do'hao. Seguendo con la lingua un percorso immaginario, la volpe curiosa giunse fino al sesso del rossino. L'annusò e ne leccò la punta, deponendo dei piccoli baci a labbra socchiuse lungo tutta l'asta. Si aiutò con le mani per far riprendere durezza a quel pene da poco svuotato, giocando con i testicoli. Non riuscì a trattenere un profondo gemito di piacere quando sentì che anche la sua virilità stava ricevendo le medesime attenzioni. I due ragazzi si esplorarono a lungo, succhiando e leccando i rispettivi sessi, fino ad abbeverarsene, gustandosi il piacere dell'amante fino in fondo. Stanchi e accaldati, si stesero nuovamente sui cuscini, guardandosi negli occhi con malizioso stupore. “Com'è che si dice, Kitsune?” chiese Hanamichi, strofinando il naso sulla sua guancia chiara. “Hn?” “A Natale siamo tutti più buoni!” rise, abbracciandolo stretto a sé. “Do'hao!” fu l'immancabile, ma divertita, risposta di Kaede.
-FINE SETTIMA PARTE-
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