DISCLAMER: I personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma non temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'

 

NOTE: Riporto qui sotto un mini albero genealogico della famiglia Rukawa, quelli tra parentesi sono i soprannomi che ha dato loro Hanamichi.^^''

 

Kikyo-san: nonnina-hentai, madre di Kyosuke.

Kyosuke: il capofamiglia, inventore.

Katy: moglie di Kyosuke, pittrice e scultrice.

Akira Sendoh: nato dal precedente matrimonio di Kyosuke (porcospino)

Kaede: primogenito di Kyosuke e Katy (Kitsune=volpe ^^)

Kurumi: gemella di Kazuya, ama solo il denaro e sogna di diventare miliardaria.

Kazuya: gemello di Kurumi, è il più sensibile dei fratelli. È innamorato di Hikaru.

Kanata: amante della lettura (Nezumi=topo)

Kikyo: l'ultima arrivata in famiglia (koala)

 

Altri personaggi:

 

Hikaru Sakuragi: sorella minore di Hanamichi.

Aron  Tsume: matricola dello Shohoku, è invaghito di Kurumi e odia Shane (Hiyoko=pulcino)

Shane Sato: matricola, ala piccola/guardia. Adora Hanamichi (Kenaga=lunga coda)

Michael Kant: allenatore in seconda di Anzai        


 



 


 

 

Strange Family II

 

capitolo V

 

di Gojyina-chan

 



 

Mito guardò da lontano la matricola dello Shohoku dai corti capelli biondi esultare entusiasta dopo la risposta di Kurumi.

 

Così la... socia in affari aveva capitolato.

 

Non che a lui importasse, ovviamente.

Ne poteva trovare a dozzine di ragazze più interessanti e piacenti di quella versione al femminile di Ebenezer Scrooge.*

 

Non che lui fosse da meno, pensò accigliandosi.

 

Tanto meglio per tutti.

Quella ragazzina era troppo saccente e sveglia per i suoi gusti.

Anche troppo carina e troppo spigliata... troppo affascinate e...

Stop.

Da quando aveva certi pensieri sulla – ex – concorrenza?!

 

No, no.

Non poteva permettersi di combinare disastri.

 

Non con la sorella minore di Rukawa, avrebbe rischiato di compromettere anche la situazione di Hanamichi.

Il suo migliore amico aveva sofferto abbastanza, adesso che aveva trovato una po' di pace e una persona da amare, non poteva rischiare di mandare tutto all'aria per... uno sciocco scherzo ormonale, ecco.

 

Ignorando la corrosione del proprio fegato, decise di non dare peso a quell'insulso spettacolo, concentrandosi solo sulle fortunate vendite delle nuove foto del rossino.

 

 

 

“Kumy, ma che ti è preso?!” domandò Hikaru, sinceramente stupita dal comportamento dell'amica.

“Uffa, era così insistente!... E poi è tutto gratis!” mentì a metà la ragazza, continuando a camminare.

 

In fondo, uscire con Aron le avrebbe permesso di distrarsi da... altri, sciocchi e poco proficui pensieri...

 

“Hn”

“Ru, smettila con questi mugugni! Tua sorella è quasi una donna, ormai. Non ti facevo così geloso!” borbottò Hanamichi, scuotendo il capo con rassegnazione.

 

“Appena arriviamo a casa, ti faccio vedere io quanto sono possessivo!” lo minacciò Kaede maliziosamente, godendo del rossore che gli provocò in viso.

 

“Baka Kitsune e pure hentai!” mugugnò Sakuragi, attento a non farsi sentire dal gruppetto di fratelli minori.

 

 

 

Hisashi aveva dato i primi sintomi di astinenza già da alcune ore.

Prurito e formicolii, vampate di calore, crampi e logorrea insensata.

 

Akira ascoltava quelle frasi sconnesse, tergendogli il sudore con un panno umido, massaggiando con forza gli arti doloranti.

 

“Adesso vado un istante nell'altra stanza, torno subito, d'accordo?” sorrise il porcospino, parlandogli con calma.

 

“Non ne ho voglia ma avrei dovuto fare più attenzione. Forse potevo fare meglio. Sì, sì.” disse Mitsui, agitandosi con forza.

 

“Dai stai buono, farò in fretta.” gli disse Akira, accarezzandogli la fronte accaldata.

 

Doveva eliminare il prima possibile le tossine che infestavano il corpo di Mitsui.

 

Nel suo bagno personale, c'era un'intera parete in legno, con una porta scorrevole che celava una super attrezzatissima sauna, l'unica in grado di fare espellere al corpo debilitato del suo ospite tutto il veleno che ancora aveva lo infestava.

 

Una volta regolata la temperatura, tornò in camera a prendere il ragazzo, ma lo ritrovò preda di folli allucinazioni.

 

“Dannazione, non credevo accadesse così in fretta! - borbottò Akira, cercando di tenerlo fermo – Sei precoce, Hisa!”

 

“TOGLILI!!! TOGLIMELI DI DOSSO!I RAGNI MI FANNO SCHIFO!!NO!!!”

 

“Hisa, non ci sono. Non c'è niente qui!” tentò di calmarlo, senza successo.

 

“CE LI HAI MESSI TU!MI VUOI UCCIDERE VERO? MI VUOI UCCIDERE PERCHE' GIOCO MEGLIO DI TE!!” proseguì nel suo paranoico discorso Mitsui.

 

“Ti salvo la vita e poi t'ammazzo. Che bel piano!” sospirò ironicamente Sendoh, tirandogli pugno alla bocca dello stomaco.

 

Privo di conoscenza, Hisashi si lasciò slegare e condurre nel bagno senza alcun problema.

 

“Scusami.” mormorò Akira, adagiandolo sulle assi di legno chiaro.

 

Sfruttò quel momento di calma per fare una doccia veloce, cercando così di alleviare la stanchezza che cominciava a sentire.

 

Era dannatamente dura, ammise a se stesso, posando la fronte sulle mattonelle umide.

La cosa più grave era che il peggio doveva ancora venire.

 

Aveva giurato di non portarlo da un medico... ma iniziava a dubitare di quella scelta.

 

Lui non aveva i mezzi per alleviare la sofferenza di Hisashi, né tantomeno era in grado di curarlo nel migliore dei modi.

 

In realtà lui non faceva assolutamente nulla, limitandosi a guardarlo soffrire.

Era mostruoso.

 

 

 

Una volta giunti a destinazione, il gruppo di liceali fu accolto da una Katy visibilmente scossa, che gesticolava senza senso, sbatacchiando la piccola Kikyo che le dormiva tra le braccia.

 

“Era lì, poi è sparito e adesso che faccio?!” stava dicendo l'artista, parlando più a se stessa che ai figli allibiti.

 

“Questa deve essere un'epidemia!” sbuffò Hanamichi, ricordando l'anomalo comportamento degli animali domestici, il giorno prima.

 

“Mamma, potresti spiegarti meglio?” le chiese Kazuya, cercando di venire a capo della vicenda.

 

“Ho perso la fede nuziale!Non me ne separo mai, non so come sia potuto accadere! - gemette la donna disperata -  Cosa dirò a vostro padre? Ci rimarrà malissimo!”

 

“Con calma. Ricordi l'ultima volta che hai visto l'anello?Cosa stavi facendo?” domandò Hanamichi, riuscendo ad afferrare la neonata, prima che scappasse di mano alla donna.

 

“Preparavo il regalo di natale a Kyo... Una scultura con i portachiavi di Kurumi... Era sul tavolino in cristallo vicino alla finestra, nel mio studio!” esultò Katy, ricordando il tutto perfettamente.

 

“Sarà caduto a terra o dalla finestra.” sbadigliò Kaede, annoiato da tutto quel trambusto.

In fondo era solo un pezzetto di metallo.

 

“Ho controllato, non c'è né in mansarda né in giardino! - sbuffò la madre, accigliandosi – Kae, quello è il simbolo dell'infinito amore che lega me e tuo padre!Lo rivoglio!” tuonò lei posando entrambe le mani sui fianchi tornati snelli dopo la recente gravidanza.

 

“Ti aiuteremo noi!” fu la pronta risposta di Sakuragi, commosso.

“Hn”

Rukawa si preparò all'ennesima caccia quotidiana.

 

“Potrebbe essere stata una gazza, in giardino siamo pieni!” sentenziò Kanata, uscendo dallo sgabuzzino.

 

“Dovremmo appostarci tra i cespugli e cercarla col binocolo, vado a prenderlo nello studio di papà!” esclamò Kazuya, pronto alla ricerca.

 

“Hn?!”

 

“Sarebbe il caso di tendere una trappola a quel pennuto malefico. Potremmo usare qualche biglia, che ne dici Nezumi?” propose il rossino, lasciando la piccola Kikyo alle cure di Hikaru, mentre il topino di casa correva in camera sua alla ricerca della sfere di vetro colorato.

 

“Hn...”

 

“Kitsune, smettila di lamentarti! Nessuno cenerà finché non salta fuori quell'anello!È importante per i tuoi!” annunciò Sakuragi, sfidandolo con lo sguardo.

 

“Andiamo a cercare quel dannato uccello, ma non mi pitturo il viso, chiaro?” capitolò il volpino, cercando di mantenere un minimo di dignità.

 

“Ehi, guardate cos'ho trovato? - esclamò Kazuya, uscendo dallo studio dell'inventore con un fischietto in mano – È un richiamo per uccelli, potrebbe esserci utile!”

 

“Bene, aspettiamo Nezumi e poi diamo inizio alla caccia!” sentenziò il rossino, correndo alla dependance per posare il borsone.

 

“Do'hao, sei attratto dalle situazioni assurde e le fomenti a tua volta.” gli fece notare Kaede, trascinato nell'ennesima follia della sua famiglia.

 

“È che sono romantico, che ci posso fare?” pigolò il rossino, esibendosi in un'espressione facciale che aveva imparato da poco: il cucciolo innamorato.

 

Alla sua vista, la gelida Kitsune capitolava sempre.

 

“E va bene! - fu, difatti, il sospiro rassegnato di Rukawa – Ma me la pagherai!” aggiunse, tentando di riappropriarsi di un minimo d'orgoglio.

 

Sorridendo soddisfatto, Sakuragi gli schioccò un sonoro bacio sulle labbra, scoprendo che la vita di coppia aveva notevoli e divertentissimi vantaggi.

 

 

 

“La gazza è un passeriforme. - spiegò Kanata, nascosto dietro un cespuglio in compagnia dei fratelli maggiori e di Sakuragi -  Appartiene alla famiglia dei corvidi e il suo nome scientifico è Pica pica. Hana, non ridere o ci farai scoprire!” lo rimproverò il piccolo, contrariato dall'interruzione.

 

“Scusa Nezumi ma... Pica pica?!” esclamò il rossino, ormai senza controllo.

“Do'hao. Taci o non finiremo mai!” sbuffò il volpino, contrariato.

 

“Dicevo... Costruisce un nido voluminoso tra i rami alti degli alberi e lo chiude a cupola oppure lascia il tetto appena sollevato, dipende.

 

“Dipende se cerca un po' di privacy oppure no. -  rise Kazuya, con le lacrime agli occhi -  Dai Kanata, non ti arrabbiare, ma non capisco a cosa ci possano servire queste informazioni!”

 

“Più conosci il nemico e più facilmente lo potrai sconfiggere!” sentenziò il bambino, rassegnato a convivere con l'ignoranza che lo circondava.

 

“Hn. Allora cerchiamo un albero alto con un grosso affare sui rami. Sbrighiamoci!” ordinò Kaede, esplorando la zona.

 

“Secondo voi, sarà nella stagione degli amori? Potremmo disturbarla. Sono animali fedeli, lo sai, Ru?” sorrise il rossino, ricordando dei passi di un libro che aveva letto a Nezumi, tempo prima.

 

“No, è inverno e poi non si sente il loro richiamo. È una specie monogama, sebbene il maschio a volte conduca una vita un promiscua. Emettono degli strilli acuti per comunicare col partner o con eventuali avversari, così da rivelare la propria presenza. Depongono l'unica covata dell'anno in tarda primavera.” concluse il bambino, guardandosi attorno.

 

“Non me ne frega niente delle abitudini sessuali di 'sto cavolo d'uccello! - sibilò Kaede esasperato – Ho fame, sonno e freddo! Troviamolo e andiamo a casa!”

 

“Sei davvero una volpe di vedute molto strette! - lo accusò Sakuragi – Ehi! Lassù c'è qualcosa!” esclamò, indicando la cima di un cipresso.

 

“Aspetta che controllo. - mormorò Kazuya, usando il binocolo – No, quel nido non ha il tappo.” sbuffò deluso.

 

Due ore più tardi, la ricerca dei quattro ragazzi non dava assolutamente i frutti sperati.

 

“Ok, inizia a fare veramente freddo. Che ne dice di una cioccolata calda? Riprenderemo le ricerche più tardi!” propose il rossino, sfregandosi le mani congelate.

 

“Do'hao, a volte sembri quasi intelligente!” ammise la volpe, tornando sui suoi passi.

“Baka Kitsune, spero non fosse una specie di complimento!” s'imbronciò il ragazzo, guardandolo storto.

 

 

 

Sconfitti e intirizziti, i quattro giovani tornarono a casa.

 

“Niente, eh?” chiese loro Hikaru, dispiaciuta.

 

“Non ancora, ma non temere, sorellina! Nessun uccello potrà mai sconfiggere il grande Tensai!” dichiarò fieramente il bel rossino.

 

“È stata la quaglia!” annunciò Kikyo-san, arrivando alle loro spalle.

 

“Ma no! È una gazza di sicuro!” sbottò esasperato il piccolo Kanata.

 

“Che stai dicendo?! Ha appena telefonato l'avvocato Èstatalaquaglia. Il notaio ha depositato gli atti dell'adozione. È ufficiale: Culetto d'oro e Hikaru fanno parte della nostra famiglia! - annunciò allegramente - Mmm... Ma che sta succedendo qui?!” domandò, notando lo stato in cui si trovavano i quattro ragazzi.

 

“Mamma ha perso la fede!” sospirò Kazuya.

“Chiamate un bonzo, no?” sbottò l'anziana indifferente alla notizia.

 

“La fede nuziale, nonna!” precisò Kanata, disperato da tanta ottusità.

“Ah, ecco! Mi sembrava strano. Non l'ho mai vista andare al Tempio!” mugugnò la vecchietta, meditabonda.

 

“Che mal di testa!” si lamentò Sakuragi, decidendo finalmente di preparare qualcosa di caldo.

 

 

 

Kaede, borbottando come una pentola di fagioli, restò rannicchiato vicino al tronco di un albero.

Erano tutti impazziti con quella storia dell'anello.

 

Sbuffando irritato, ripensò al commento di quella maniaca di sua nonna.

 

“Andiamo a fare birdwatching!” aveva esclamato Hanamichi, uscendo di casa insieme al piccolo Kanata e ai gemelli.

 

“Ti limiti a guardarli, gli uccelli? Nipote degenere, al posto tuo, io...”

“NONNA!” l'aveva zittita lui, ringhiando esasperato.

 

Le perversioni dell'anziana donna erano famose ormai, ma negli ultimi tempi stavano peggiorando.

Complice forse la presenza dell'amica, Kikyo-san aveva decuplicato battutine a doppio senso e consigli sessuali gratuiti.

 

Kaede era certo del suo coinvolgimento anche nella momentanea follia di Kuro e di Kato, tornati all'anormalità soltanto quella mattina.

 

Dopo tutto il caos del pomeriggio precedente, Kaede era di nuovo lì in giardino, dopo due lunghissime ore passate ad osservare volatili col binocolo, al freddo e al gelo, con un ridicolo cespuglio sulla testa.

 

“Per mimetizzarci!” aveva detto il Do'hao, che si stava divertendo un mondo.

 

“Mi sembra di aver visto un uccello nero, lassù!” esclamò d'improvviso Kazuya.

“Quella cosa, lì tra i rami sembra un nido col tetto. Facciamo una prova!” propose Kurumi, più interessata agli eventuali gioielli che al ritrovamento la fede di sua madre.

 

“Lì dentro potrebbe esserci l'anello di Katy, vado a vedere!” disse Hanamichi, afferrato immediatamente per la collottola da un volpino incredibilmente infuriato.

 

“Tu non vai da nessuna parte, Do'hao! Vuoi romperti l'osso del collo!” sibilò inviperito.

 

“Ma...”

“Niente ma!Hn... Dobbiamo tirare giù quel coso!” borbottò Kaede riflettendo velocemente.

 

“Mmm... In garage dovrebbe esserci il vecchio boomerang che ci ha portato papà dall'Australia.” pensò Kanata, colto da una folgorazione.

 

“Un boomerang?” domandò incuriosito il bel rossino, ancora prigioniero delle braccia di Kaede.

“Hn. Voleva portarci un canguro, ma la mamma s'è opposta.” ricordò il volpino, sbadigliando pigramente.

 

“Ehi, mi lasci andare o no?” si lagnò Sakuragi, divincolandosi.

“Hn, no. Ho freddo.” mugolò Rukawa.

 

“Mentre voi litigate, io vado a prendere quel coso!” sospirò il piccolo Nezumi, correndo velocemente verso casa.

 

“Ehi” - lo chiamò sua sorella – Stai attento a... quel tronco.” concluse troppo tardi, limitandosi ad osservare il fratellino che, dopo aver centrato in pieno un grosso albero, rimbalzò violentemente, finendo disteso in terra.

 

“Stai bene... Kanata...?” azzardò timidamente l'altro gemello, andando in suo soccorso.

“Certo! Volevo... stanare quell'uccello!” mentì il bambino, camminando a zigzag.

 

“Ultimamente si comporta in modo strano, non trovate?” borbottò Hanamichi, seguendo con attenzione i movimenti del piccolo.

 

“Sarà innamorato!” tagliò corto il volpino, semi addormentato.

 

“Il tuo altruismo è davvero commovente, Baka Kitsune!” sibilò il ragazzo, mentre il topino ritornava vittorioso.

 

“Adesso lo lancio, fate attenzione!” li avvisò, tirando il grosso oggetto di legno in mezzo alle chiome degli alberi circostanti.

 

No, aspetta un... AL RIPARO!” gridò Kurumi, lanciandosi per terra.

 

Il boomerang rimbalzò come una trottola impazzita tra fronde e tronchi, facendo scappare tutti gli animaletti che popolavano il parco privato. Alcuni rami si spezzarono, cadendo rovinosamente a terra. Fortuna volle che quel pericoloso arnese s'incagliò tra le chiome di una quercia, arrestando la sua folle corsa.

 

“Scusate.” mugugnò Kanata, una volta che fu tornata un po' di quiete.

 

“Piccolo? Stai bene?” chiese Rukawa, steso addosso al suo Do'hao.

Non ricordava come, probabilmente in un gesto istintivo, lo aveva sbattuto in terra e protetto col proprio corpo.

 

“Questo ti ha fatto guadagnare un sacco di punti, volpaccia malefica! - gli sorrise Sakuragi, accarezzandogli una guancia – Allora non è vero che non ti preoccupi per nessuno!” lo canzonò, guardandolo arrossire.

 

“Guardate! Il nido è caduto!- esultò Kurumi, lanciandosi su quello scrigno dei tesori... - Vuoto. Sto dannato coso è vuoto!!! Tutta questa fatica per un'accozzaglia si rametti e foglie puzzolenti!” tuonò la ragazza, delusa oltre ogni dire.

 

“C'è chi sta peggio! La gazza ha perso pure la casa!” cercò di rincuorarla in gemello, ottenendo solo una vagonata di insulti irripetibili.

 

“Hn. Fame.” annunciò lapidario il volpino, ponendo fine alla caccia più infruttuosa nella storia dell'umanità.

 

 

 

“Niente, eh?” sospirò Katy, intuendo dalle loro facce scure, l'esito negativo della spedizione.

 

“Vatti a fidare di Madre Natura! - sputò Kurumi, ancora adirata – Le gazze rubano tutto ciò che luccica, quella in giardino, no! Dovrò per forza andare a comprare i regali pure quest'anno!”

 

“Hn? Ci rifilerai i portachiavi come al solito!” le fece notare il volpino, sollevando un sopracciglio scuro.

 

“È vero! Bravo fratellone! - s'illuminò la giovane, ritrovando il buon umore.

“Hn?!”

 

“Stava andando in crisi perché quest'anno ha due regali in più da fare. - gli confidò Kazuya, indicando i due Sakuragi – No, aspetta... Forse saranno tre... non so...” mormorò, indicando la finestra della camera di Akira.

 

“Lo spero tanto!” ammise Hanamichi, lasciandosi abbracciare dal suo ragazzo.

 

 

 

 

“Kumy, dovresti andare a prepararti, sai? Farai tardi all'appuntamento con Tsume!” le fece notare Hikaru, guardando l'orologio.

 

“Maledizione, me l'ero scordata!Vieni Hiki, aiutami a scegliere il vestito!” esclamò la giovane Rukawa, trascinando la rossina con sé al piano superiore.

 

“Appuntamento? Quale appuntamento?!” domandò incuriosita la nonnina hentai.

“Hn”

“Kurumi esce con una matricola della squadra.” le rivelò Sakuragi, tirando una gomitata alla volpe imbronciata.

 

“C'è ancora qualcuno che tiene alto il buon nome della famiglia, vedo! Bene. Vado a prepararmi!” annunciò la vecchina, con grande tranquillità.

 

“Hn?!”

“La seguo, ovviamente!” sentenziò la donna, senza batter ciglio.

 

“Ru?”

“Do'hao, no!”

 

“Ru?!”

“No. Sono stanco e ho sonno e ho...”

 

“...Devo controllare che si ricordi che, al primo incontro, il bacio è fondamentale. Se lui lo fa male, vuol dire che sarà una schifezza anche a letto, perciò è inutile perderci del tempo!” borbottò la nonna, annuendo tra sé.

 

“Muoviamoci.” capitolò il volpino, deciso ad andare a vivere su un'isola deserta.

 

 

 

Dopo averlo lavato, Akira adagiò nuovamente il corpo di Mitsui sulle lenzuola fresche di bucato.

Seppur a malincuore, lo legò nuovamente alla testata del letto, accertando che anche le caviglie fossero bloccate.

 

Posò una bacinella colma di ghiaccio sul comodino, nel caso in cui fossero tornate le vampate di calore e, facendo attenzione a non svegliarlo, accostò la poltrona al capezzale del ragazzo, sedendosi a riposare gli occhi qualche istante.

 

AH!NO!NO!!!

 

Le grida di Hisashi lo destarono a sera inoltrata.

 

Sendoh lo guardò contorcersi, cercando in tutti i modi di liberarsi dalla prigionia.

 

“Fermo, ti farai male!” mormorò l'ex giocatore del Ryonan, posando le mani sul petto sudato del compagno di squadra.

 

“Una... Ti prego dammene solo una! - lo implorò Mitsui, con uno sguardo colmo di lucida follia – Farò qualunque cosa, lo giuro!”

 

“Non... dire assurdità. Cerca di dormire!” borbottò imbarazzato.

 

“Ti piace il mio culo, eh? Se ti va puoi anche scoparmi, che ne dici?” gli propose, sollevando allusivamente il bacino magro.

 

Quella proposta mandò il porcospino su tutte le furie.

Posseduto da una rabbia incontrollabile, gli afferrò le spalle, scuotendolo con forza.

 

“Davvero ti venderesti per una schifosa pasticca? Come cazzo ti sei ridotto?! Dov'è finito tutto il tuo orgoglio, eh?” gridò il padrone di casa, con sprezzante sarcasmo.

 

“Io... non... - balbettò Hisashi, in un momento di ritrovata lucidità – Kami... Ma che sto facendo?!” ansimò sconvolto, distogliendo lo sguardo dal ragazzo quasi sdraiato su di sé.

 

“Hisa, va tutto bene. Ci sono io. Ci sono io con te!” ripeté Sendoh, riacquistando il controllo.

 

“Ho caldo! - ansimò Mitsui, mentre il suo sguardo tornava ad adombrarsi – Voglio morire. Fa troppo male!Troppo!”

 

“Shh. Adesso passa. Ho portato del ghiaccio, aspetta.” gli disse dolcemente  il porcospino, passandogli sul petto un paio di cubetti gelati.

 

“Non ce la faccio più, te lo giuro. Non ce la faccio più!” singhiozzò la guardia dello Shohoku, guardandolo disperatamente.

 

“Invece sì, perché sei un combattente. Adesso non te lo ricordi, ma lo sei!” lo rincuorò Sendoh, dandogli refrigerio.

 

“A... Aiutami... ti prego...” sussurrò Hisashi, socchiudendo gli occhi arrossati.

 

“Certo, tesoro. Adesso però rilassati e stai tranquillo. Penso io a te.” promise a se stesso e al giovane ragazzo che aveva appena affidato, volontariamente, la propria vita nelle sue mani.

 

 

 

Aron attese trepidante l'arrivo di Kurumi, seduto su una panchina, vicino alla fermata del treno.

Non appena la scorse, il suo cuore di giovane adolescente ebbe un sussulto.

Indossava un meraviglioso abito azzurro, dello stesso colore dei suoi occhi profondi.

 

“C... Ciao Kurumi...” la salutò impacciato, alzandosi in piedi di scatto.

“Certo, certo! Andiamo in quel bar? Ho sete!” borbottò la ragazza, trascinandolo con sé.

 

 

 

“Mia nipote è un talento nato! - gongolò Kikyo-san, nascosta dietro un cartellone pubblicitario - Quel locale ha delle suggestive luci soffuse e... EHI!” urlò, vedendo il nipote maggiore partire alla carica.

 

“Ru! Ci farai scoprire! Datti una calmata!” lo strattonò Hanamichi, appena in tempo.

“Hn”

 

“Ragioniamo, siamo due ragazzi di quasi un metro e novanta in compagnia di una vecchietta, non passiamo molto inosservati, sai?” gli fece notare il rossino, sbuffando spazientito.

“Hn”

 

“Ragazzi, guardate! - esclamò la nonnina, agitando il suo bastone -  Kumy è lassù. Mmm...Quel bar è su due piani.” notò, meditabonda.

“E allora?” sbuffò la volpe, dall'umore sempre più nero.

 

“Semplice Baka, andiamo nel pub accanto. I due locali sono comunicanti, ma divisi da siepi molto basse e da un'ampia vetrata, potremo spiarli senza essere visti!” gli spiegò Hanamichi, usando la stessa pazienza che riservava al piccolo Kanata.

 

“Hn” ringhiò Rukawa pericolosamente.

“Culetto d'oro: sposami!” lo pregò la nonnina con gli occhietti a forma di cuore.

“Un giorno, signora, adesso andiamo!” glissò il rossino, prima che accusassero il ragazzo di omicidio plurimo.

 

 

 

“...E alla fine, sono riuscito a  smarcarmi e ZAC! Canestro da tre punti!” stava raccontando Tsume, preso dalla trans agonistica.

 

“Bene.” sbadigliò Kurumi, annoiata a morte.

 

Non capiva perché fosse lì.

Quel ragazzo era carino, però non era come...

 

No.

Non doveva pensare a Mito, dannazione!

 

“Giochi a basket da molto?” chiese, decisa a distrarsi il più possibile.

“Dalle medie! Ero capitano. - dichiarò orgoglioso Aron, gonfiando il petto – No. Non è vero. Ero troppo fuori di testa per esserlo. - ammise ridendo - Però ero il migliore della squadra!”

 

Kurumi sorrise divertita.

Quel tipo non era poi così malaccio, dopotutto.

 

 

 

“Ma quanto sono carini!” pigolò la nonnina hentai, ordinando la terza bottiglia di saké.

“Hn”

“Mi sento un guardone! -  borbottò Hanamichi, affogando i dispiaceri nella birra -  Signora, non le sembra di esagerare?!” chiese, guardandola tracannare a gran velocità.

 

“Do'hao, nemmeno a te fa bene bere. Sei uno sportivo ormai!” gli fece notare il volpino, che aveva preso una semplice aranciata.

 

“Ru, dopo la giornata che ho appena passato, sarei autorizzato anche a fumare marijuana.” dichiarò il bel rossino, con grande tranquillità.

“Hn!” ammise il numero undici dello Shohoku, annuendo comprensivo.

 

Sakuragi si guardò attorno qualche istante, non era mai stato in quel pub.

Era carino.

In legno e ferro battuto, aveva un'atmosfera intima e familiare.

 

Fortuitamente, incrociò lo sguardo con due grossi uomini, seduti al bancone con delle pesanti caraffe di birra in mano.

 

Gli sconosciuti lo stavano fissando insistentemente, ammiccandogli allusivi.

 

Il povero rossino iniziò a sudare freddo, guardandosi attorno preoccupato.

 

Non era una buona idea fare certe cose... non davanti a...

 

 

 

“Bene, io dovrei andare a casa adesso, è un po' tardi!” sbuffò Kurumi, dispiaciuta.

“Ti accompagno, è pericoloso! - disse Aron, udendo un forte frastuono provenire alle sue spalle -  Accidenti! Qui accanto c'è una rissa! Sì, è meglio che ti porti a casa io, ho parcheggiato il motorino qui vicino. È pericoloso girare per la città!”

“Grazie!” gli sorrise, uscendo dal bar.

 

 

 

“Beccati questo!” esclamò Kikyo, spaccando una bottiglia di vino bianco sulla testa di un giovanotto robusto con indosso un giubbotto di pelle borchiato.

 

“Nonna! Datti una calmata. Stai sfasciando il locale!” ringhiò Kaede, tentando di fermarla.

“Signora, non possiamo essere coinvolti in una rissa o perderemo il posto in squadra!” tentò di farla ragionare il rossino, afferrandola per la vita.

 

“Ok, ok! - sbuffò l'anziana, voltandosi verso i due energumeni che avevano osato guardare Culetto d'oro -  E voi, filate via! Guai a chi si azzarda ad ammirare il mio ragazzo, chiaro?” tuonò minacciosa, agitando l'inquietante bastone.

 

“Hn?!”

 

“Ok, è tuo... Ma io sono la nonna! Resta tutto in famiglia, no?” tentò lei, ottenendo solo un'occhiataccia da parte del nipote.

 

“Maledizione! Kurumi e Aron se ne sono andati!” sbuffò Sakuragi, guardando il tavolino vuoto, dall'altra parte della vetrata.

 

“Colpa tua!” sentenziò il volpino, indicando sua nonna.

 

“Ma che sarà mai! L'avrà riportata a casa. Uffa! Mi perderò di sicuro il loro bacio di commiato!” mugugnò la vecchina, imbronciandosi.

 

“Hn?!”

“No, Ru. Di risse ne basta una, ok? Torniamo a casa prima che chiamino la polizia!”

 

“E cosa direbbero? Che a sfasciargli il locale è stata un'arzilla ottuagenaria?” sibilò Kaede, trascinando la nonna giù per le scale.

 

“EHI! Ho da poco compiuto sessant'anni, io!” s'inviperì Kikyo, ricominciando a maneggiare  l'inseparabile bastone.

 

“È da quando sono nato che hai sessant'anni.” le fece notare poco carinamente il nipote, riuscendo così a zittirla per ben dieci secondi buoni.

 

“Signora, appena arriviamo a casa le preparerò un the verde corretto al rum, vuole?” le sorrise il rossino,  facendole gli occhi dolci.

 

“Muoio felice!” sospirò la donnina innamorata, placandosi definitivamente.

 

 

 

Kazuya sbadigliò un paio di volte, troppo agitato per cedere alla stanchezza.

Non era ancora tornato nessuno, nonostante fosse notte inoltrata.

 

Dalla sua camera, poté vedere distintamente la luce accesa a casa di Akira.

Suo fratello era sparito nel nulla ed era preoccupato sia per lui che per Hisashi.

 

“Nemmeno tu riesci a dormire, vero?” si sentì chiedere da Hikaru, appoggiata alla porta aperta.

“The?” prepose il ragazzo, scendendo al piano inferiore con un sorriso rassegnato.

 

“Kurumi mi ha davvero sorpresa accettando l'appuntamento di quel ragazzo. Non me l'aspettavo!” ammise la rossina mettendo a scaldare l'acqua.

 

“Mia sorella è molto abile nell'arte di stupire. - rise il suo gemello, scuotendo il capo – Ciò nonostante è una creatura semplice da capire. Pensa solo a tre cose: soldi, soldi e ancora soldi!” ammise divertito.

 

“Oh, Kami! Non vorrà prostituirsi vero?” esclamò l'altra, allarmata.

“Ma no!È impossibile... è troppo pigra!” rise Kazuya prendendo due tazze da un'anta.

 

“Già, hai ragione! - sorrise la Sakuragi – Erano belle le foto che hai fatto a mio fratello!” disse poi, cambiando argomento.

 

“A me non sembrano niente di speciale, ma grazie comunque!Le ho fatte con una banale usa e getta! -  sorrise il ragazzo, posando lo zucchero sul tavolo – Quando ero più piccolo era diverso... Nonno era un fotografo... Non me lo ricordo molto bene, ma so che mi faceva vedere lo sviluppo delle foto nella camera oscura che c'è accanto allo studio della mamma... Ma ormai in quella stanza non c'entra più nessuno da anni...” mormorò Kazuya, interrotto dall'arrivo della sorella.

 

“Tutti svegli, eh! - li salutò Kurumi, togliendosi le scarpe dal tacco vertiginoso – Questi affari sono trampoli. Dovrebbero essere illegali!” si lamentò lasciandosi cadere su una sedia.

 

“Com'è andata? - volle sapere il gemello guardandola divertito – Dovrò difendere il tuo onore sfidando quel tizio a duello o si è comportato bene?” chiese ironico, suscitando l'ilarità delle due ragazze.

 

“Aron è molto simpatico, certo non mi scombussola lo stomaco, ma è una brava persona. Mi ha riaccompagnata a casa. Fossi in te mi preoccuperei della nonna. Ha scatenato una rissa nel locale accanto a quello dove stavamo io e Tsume.” sbottò Kurumi, scuotendo il capo rassegnata.

 

Davvero credevano di passare inosservati?!

Due bei ragazzi alti quasi due metri e una vecchina ninfomane!

 

“Oddio! Ha ucciso qualcuno?” domandò allarmato il fratello, rendendosi conto che non erano ancora tornati.

“Spero di no. Al massimo la polizia verrà a farci visita a breve! -  sospirò la giovane Rukawa – Così imparano a spiarmi!”

 

“Un taxi si è fermato al cancello. Meno male! Sono loro!” annunciò Hikaru, tirando un sospiro di sollievo.

 

“Bene! Io vado a letto prima che la nonna mi faccia il terzo grado! A domani!” li salutò Kurumi, fuggendo in camera.

 

“Buonasera, giovani fanciulli! - esordì l'anziana signora pochi istanti dopo, salutando suo nipote e la bella rossina -  Ho interrotto qualcosa?” s'incuriosì, guardando attentamente i due ragazzi.

 

“Passando sul mio cadavere e nemmeno allora!” sorrise Hanamichi, visibilmente contrariato.

“Kurumi?” domandò la volpe, rivolgendosi direttamente al fratello minore.

 

“A letto. L'ha solo riaccompagnata a casa. No, non l'ha sfiorata nemmeno con un dito. Sembrano solo amici. -  borbottò con voce atona Kazuya , rispondendo a tutte le sue tacite domande – Io ho sonno. Buonanotte a tutti. Ah, nonna? Mi hanno detto che ti sei divertita molto stasera! ”

 

“Già! Ogni tanto fa bene sgranchirsi un po' le ossa!” sogghignò la vecchietta ridendo soddisfatta.

 

“Sonno.” sbadigliò Kaede, incapace di tenere gli occhi ancora aperti.

“Ciao a tutti. Notte piccola!” sorrise Hanamichi, mandando un bacio alla sorellina.

 

Finalmente, si era conclusa un'altra folle giornata in casa Rukawa.

 

 

 

Aron sorrise soddisfatto, uscendo dagli spogliatoi.

Quel giorno, in palestra era stato tempestato di domande sul suo appuntamento con la bella manager.

 

Kurumi era davvero simpatica.

Era sicuro che il suo sguardo freddo e distaccato fosse solo una difesa per proteggere le proprie insicurezze... cioè, non che avessero poi parlato così approfonditamente, però... gli sembrava una ragazza dolce... i suoi capelli poi, erano ancora più neri di quelli di Sato che pure...

 

Ma che cavolo stava farneticando?!

Che diamine c'entrava quello lì?

 

Ovvio, anche lui nascondeva la sua vera natura con un'apparente indifferenza ma...

Lo stava facendo di nuovo.

 

Cosa gli era preso tutt'a un tratto?!

Preoccupato, Aron di diresse di corsa fuori dalla palestra, salutando frettolosamente i compagni di squadra.

 

Appena scorse Kurumi le andò vicino, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.

 

“Ciao, andiamo a prenderci un caffè? - le propose senza pensarci due volte - Pago io!” precisò subito a scanso d'equivoci.

 

“Può andare!” accettò lei, uscendo dalla scuola deserta, ignara dello sguardo adirato di Yohei, passato allo Shohoku nonostante le vacanze, per salutare il suo migliore amico.

 

 

 

Kaede notò il tremore che stava scuotendo le mani di Shane, la cui espressione ferita non era passata inosservata ai suoi sensi volpini.

 

Adesso capiva il perché del suo strano interesse verso quel ragazzino.

Lui lo capiva.

Lo capiva benissimo.

 

“Kitsune, vuoi startene qui impalato tutto il giorno o ti dai una mossa?”

 

La voce tagliente di Hanamichi, resa ancor più irriconoscibile per l'asprezza del tono, lo riscosse dai propri pensieri.

 

“Hn”

 

Non ne comprendeva le ragioni, ma il Do'hao sembrava incavolato nero.

Mentre il suo istinto gli consigliava prudenza, Kaede tornò verso casa, guardando di tanto in tanto Sakuragi, il quale non proferì parola per tutto il tragitto fino a casa e anche oltre.

 

Stava per scoppiare una terribile bufera, pensò l'astuto volpino, ignaro delle immane proporzioni e dei danni che quel cataclisma avrebbe causato al suo passaggio.

 

 

-FINE QUINTA PARTE-

 

 

Note finali:

Ebenezer Scrooge, portagonista de 'Il canto di Natale' di Charles Dickens

(Fu anche il modello per la creazione di Paperon De Paperoni, il celebre personaggio di Walt Disney; nd LilyJ)