DISCLAMER: I personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma non temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'

 

NOTE: Riporto qui sotto un mini albero genealogico della famiglia Rukawa, quelli tra parentesi sono i soprannomi che ha dato loro Hanamichi.^^''

 

Kikyo-san: nonnina-hentai, madre di Kyosuke.

Kyosuke: il capofamiglia, inventore.

Katy: moglie di Kyosuke, pittrice e scultrice.

Akira Sendoh: nato dal precedente matrimonio di Kyosuke (porcospino)

Kaede: primogenito di Kyosuke e Katy (Kitsune=volpe ^^)

Kurumi: gemella di Kazuya, ama solo il denaro e sogna di diventare miliardaria.

Kazuya: gemello di Kurumi, è il più sensibile dei fratelli. È innamorato di Hikaru.

Kanata: amante della lettura (Nezumi=topo)

Kikyo: l'ultima arrivata in famiglia (koala)

 

Altri personaggi:

 

Hikaru Sakuragi: sorella minore di Hanamichi.

Aron  Tsume: matricola dello Shohoku, è invaghito di Kurumi e odia Shane (Hiyoko=pulcino)

Shane Sato: matricola, ala piccola/guardia. Adora Hanamichi (Kenaga=lunga coda)

Michael Kant: allenatore in seconda di Anzai           


 


 

 

Strange Family II

 

capitolo IV

 

di Gojyina-chan

 


 

“Che cazzo ci faccio qui, legato come un salame?!” sibilò Mitsui, tentando invano di liberarsi dalla propria prigionia.

 

“Dimmelo tu.” sorrise Akira, andandogli vicino.

 

“Non ho voglia di giocare agli indovinelli!Liberami subito!” tuonò il giovane, agitandosi scompostamente.

 

Ogni movimento gli costava una fatica immane.

Il suo corpo era scosso da un leggero tremore, aveva iniziato a sudare copiosamente e il respiro si stava facendo sempre più affrettato.

Nonostante ciò, Hisashi decise di non lasciarsi intimorire da quella precaria situazione e lottare con tutto se stesso.

 

Non poteva permettersi di avere una crisi davanti al compagno di squadra, non l'avrebbe saputa giustificare.

 

“Non ci penso nemmeno. - stava intanto rispondendo il ragazzo dai capelli a punta – Non posso permetterti d'andare a impasticcarti di nuovo, l'ho promesso a Tetsuo.” disse tranquillamente, nonostante avesse notato il trasalimento dell'ex teppista.

 

“Allora è così! L'infame ha cantato!” sputò Mitsui, adirato e ferito da quel tradimento.

 

“È un ottimo amico e lo sai. Adesso sta a te ricambiare l'affetto che ti ha dimostrato e disintossicarti da tutta la merda che ti sei preso in questi ultimi mesi.”

 

“Ma che cazzo te ne frega? Che diavolo vuoi da me?!” gridò Hisashi, oppresso da quella situazione.

 

“È... una questione di principio. - borbottò l'ex asso del Ryonan, abbassando lo sguardo per pochi istanti -  Mi hai mentito, quel giorno in palestra e io ci sono cascato in pieno. Ti ho creduto. Ho voluto crederti! - si corresse, tornando a guardarlo in viso – Ma ora ho gli occhi bene aperti. Dimmi, sai quante pasticche hai preso finora? Tetsuo ha detto che sei sempre stato attento e...”

 

“Non sono cazzi tuoi, maledetto!” lo interruppe l'altro, tornando a divincolarsi come un ossesso.

 

“Allora non ci siamo capiti: tu starai qui fino a quando non ti sarai disintossicato completamente. Lo faccio per te, per me stesso, per la squadra, persino per la pace nel mondo e il riscaldamento globale. Ti aiuterò perché voglio farlo e che questa risposta ti basti, perché non te ne darò altre. Detto ciò, sta a te scegliere se lasciarti aiutare e stare  male come un cane o subire il mio aiuto e passare un vero e proprio inferno!” sibilò Akira, a pochi centimetri dal suo viso spaventato.

 

“Stronzate! Non ho bisogno di nessuno, io! Chi ti ha eletto a paladino della salute mondiale, eh?” sputò il ragazzo steso sul letto, digrignando i denti.

 

“Il tuo migliore amico! Se avessi potuto vedere lo stato in cui era... così preoccupato, non saresti così indignato. Non ti ha tradito, ha paura di perderti e si sente impotente e colpevole, perché non sa come salvarti! È venuto fin qui e ci ha chiesto aiuto... per te! Lo conosci bene, no? Hai idea di quanto gli sia costato, non è vero?” lo provocò Sendoh, osservando la lotta interiore che trapelava dallo sguardo dell'ex teppista.

 

“Io... Dannazione! - sibilò Mitsui, dopo una lunga riflessione - Da aprile ad oggi... ho preso una pasticca ogni due settimane... ultimamente ho raddoppiato le dosi... Non so... Una ventina in tutto, credo...” sbuffò, incapace di contrastare la determinazione del puntaspilli.

 

“Non sono tante, ma ti fai da parecchio tempo... Tirartene fuori sarà più dura del previsto!” sbottò Akira, parlando più a se stesso che al suo ospite.

 

“Ehi, tu! Il fatto che sia costretto ad avere a che fare con te, non significa che accetti le tue opinioni, chiaro? Io sto benissimo così! Le pasticche sono l'unica cosa che mi è rimasta e... Merda!” sputò l'ex teppista, resosi conto d'essersi esposto troppo.

 

“Se tu sapessi quante persone si preoccupano per te e ti amano, probabilmente certe stronzate non ti verrebbero neanche in mente! - sbottò Akira, contrariato – Hisa, facciamo un passo alla volta, vuoi? Prima liberati dalla merda che ti scorre ancora nelle vene e poi occupiamoci del resto, ci stai?”

 

“Non voglio smettere, altrimenti non mi resterebbe più nulla! Non ho più una casa, né una famiglia... adesso ho perso anche il basket! Che cazzo mi rimane?!Io... non sono più niente!” ammise amaramente, chiudendo gli occhi con forza.

 

“È questo, dunque?Hai aumentato l'assunzione delle pasticche sperando di arrivare all'overdose, ma facendotela sotto non hai mai esagerato sul serio, è così?” chiese Sendoh, afferrandogli le spalle con forza e scuotendolo con crescente violenza.

 

“Sì, cazzo! Sì!” esplose Mitsui, guadagnandosi un pugno in pieno volto.

 

“Ti riporterò indietro, Hisa... e poi ti prenderò a calci nel culo fino ad annoiarmi!” sentenziò Akira, abbassando le tapparelle della sua camera da letto.

 

 

 

“Ru?”

“Hn?”

 

“Ma perché dobbiamo mangiare le 'Palle di Mozart' a coppie?”

“Non lo so.”

 

“E perché tua nonna ci da il voto?”

“Non so nemmeno questo.”

 

“Ru?”

“Hn?”

 

“Ho la nausea!”

“Hn”

 

“Se vedo un'altra sfera esplodo!”

“Hn!”

 

“Voi due! Forza! Mangiate come vi abbiamo insegnato!” ordinò Kikyo-san, porgendo ai due ragazzi l'ennesimo vassoio colmo di dolci.

 

“Signora... a dire il vero, non ne posso più di cioccolatini e banane arrostite!” mugolò Hanamichi, tenendosi lo stomaco con entrambe le mani.

 

“Sciocchezze! Non ci sono limiti alla lussur... Cioè, al... bisogno di... cibo.” balbettò l'anziana, ormai a corto di idee.

 

“Nonna, mi hai fatto passare la voglia!” borbottò Kaede, allontanandosi da biscotti, caramelle e dolciumi vari.

 

NO!!! NIPOTE MIO! NON DIRLO!!!” singhiozzò Kikyo-san, ricominciando a comportarsi in quel modo strano.

Infatti si aggrappò alla maglietta della volpe, piangendogli addosso.

 

“Ma che le prende?!” chiese Sakuragi, spaventato a morte.

“Rincoglionimento senile!” sbuffò Rukawa, osservando contrariato la propria maglietta, umida di lacrime.

 

“Perché?! Cos'ho sbagliato? Perché Kami mi sta castigando in questo modo?!” si interrogava la vecchietta, cercando conforto tra le braccia della sua migliore amica.

 

“Forse si sono iscritte a un concorso gastronomico e vogliono il nostro parere!” ipotizzò il rossino, sollevando un sopracciglio.

 

“Hn. Rincoglionimento senile!” ribadì la volpe, sbadigliando annoiata.

 

“Dobbiamo cambiare tattica, cara! - suggerì Mayuka, preoccupata per lo stato in cui versava Kikky.

“Giusto! Se quei due non producono ormoni, saranno gli ormoni ad andare da loro!” esclamò entusiasta la rediviva nonnina, pronta per una nuova tattica, possibilmente vincente.

 

I due giocatori si ritrovarono soli, nella grande cucina, a guardarsi straniti e confusi.

 

“Hn?!”

“Staranno cercando una nuova ricetta!” sbottò Hanamichi, mettendosi a preparare la cena.

 

“Hana-pucci! - esclamò Katy entrando arrivando in compagnia del resto della famiglia, alla ricerca di cibo - Dopo cena mi faresti da modello? Vorrei fare un nuovo dipinto della serie 'Il bell'Adone', sei libero vero?”

 

“Hn!”

 

“Niente nudo, Kae. Gli faccio indossare un costume da bagno! Ma dico io! Sei geloso persino di me?!” chiese sua madre, sistemandosi meglio la piccola Kikyo tra la braccia.

 

“Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.” mugugnò la volpe, sbuffando infastidita.

 

“Che figlio degenere! - s'imbronciò la donna – Ehi, tesoro, ma che c'è?!” chiese all'ultimogenita che aveva iniziato a lamentarsi con forza crescente.

 

“Vuole Hana!” sorrise Hikaru, guardando il suo fratellone.

 

“Ci mancava solo lei!” borbottò Kaede, il cui umore stava raggiungendo i minimi storici.

 

“Lascialo perdere, tesoro! - sospirò il rossino, cullando piano la bimba, che parve calmarsi – Ora ti preparo la pappa, così ti tornerà il sorriso, vuoi?”

 

“Hn!”

 

“Kitsune, non parlavo con te!È senza speranza!” borbottò il ragazzo, armeggiando con pentolini e biberon.

 

“Nonna rimane a cena dalla signora Odagi, vero? - chiese Kazuya, guardandosi attorno – Ultimamente è un po' strana, non trovate? Ieri mi ha detto di 'cogliere l'attimo, ma di non fare tutto nel medesimo tempo', non capisco a cosa si riferisse!” s'accigliò il giovane, ripensando a quello strano gioco di parole.

 

“Da un paio di giorni fa e dice cose abbastanza anomali, persino per lei! - ammise Kyosuke – Forse mamma sente la primavera!”

 

“Siamo sotto Natale, 'pà!” gli fece notare Kurumi, scettica.

 

“A proposito! Volevo avvertirvi che io è la mamma abbiamo deciso di rimanere qui, per le feste.” esclamò l'inventore, colto da una folgorazione.

“Abbiamo pensato che sarebbe stato bello stare tutti insieme, con Hana e Hiki.. Tra l'altro siamo anche un po' in pena per l'amico di Aki-chan. Non ci sembra il caso di lasciarvi qui da soli!” spiegò la pittrice, sorridendo alla sua numerosa famiglia.

 

 

 

Hanamichi sospirò, incupendosi di botto.

Mitsui.

Chissà come stava... forse il porcospino aveva bisogno di aiuto...

 

“Ehi! - si sentì chiamare da una voce fin troppo nota – Non vuole gente intorno.” si limitò a dire, leggendogli nella mente.

 

“Già! - sorrise il rossino, grato per l'affetto e le attenzioni che quella stupida volpaccia gli riservava quotidianamente – Ma che brava che sei, cucciola! Hai finito tutto il latte!” esclamò allegramente, guardando il biberon vuoto della piccola Kikyo che tuttavia ricominciò inspiegabilmente a lamentarsi.

 

“Mmm... che strano. - borbottò l'inventore -  Ha dormito, ha mangiato, è in braccio al suo adorato Hanamichi... OH, KAMI!TUTTI AL RIPARO!!!” tuonò l'uomo nascondendosi sotto al grande tavolo della cucina, seguito a ruota dalla consorte e dai figli.

 

Strisciando sui gomiti, il capofamiglia giunse fino all'armadietto accanto al lavello, da dove estrasse

sette maschere anti-gas.

 

“Ragazzi, abbiamo un problema! - annunciò Kyosuke, mortalmente serio –  Siamo in otto, ne manca una!” sospirò, voltandosi verso le uniche due persone rimaste prive di protezione: Hanamichi e Kaede.

 

“Prendila, Do'hao. Salvati almeno tu!” disse il volpino, serio e deciso.

 

“Quante storie per il cambio di un semplice pannolino!” esclamò Sakuragi, sbuffando divertito.

 

“Pannolino? Pannolino?! Quella è un'arma di distruzione di massa, Do'hao! È più pericoloso dell'uranio impoverito!”

 

“Che sciocchezze! Ma cosa ti dicono! - sorrise poi alla bimba, andando in camera sua per cambiarla sul fasciatoio – Ok, non profuma di primavera, ma che esagerati!” disse, facendole una smorfia che riuscì a farle tornare il buonumore.

 

“Che eroe!” disse Kazuya, ammirato dal coraggio del rossino.

“Che Do'hao!” mugugnò Kaede, per nulla impressionato.

 

 

 

Terminata la cena, Hikaru aiutò suo fratello a rassettare la cucina.

Quello era l'unico momento della giornata in cui potevano parlare con tranquillità, un tacito  appuntamento quotidiano che i due ragazzi aspettavano con ansia.

 

“Dopodomani iniziano le vacanze, cosa farai?” domandò Hanamichi, porgendole una tazza di fumante the verde.

 

“Mmm... Ecco, insieme a Kurumi, ho pensato di fare qualche piccolo lavoretto, nulla di impegnativo, perché devo esercitarmi al pianoforte. Il professore Tokiko è molto severo! - disse la giovane, guardandolo di sottecchi – Ma desidero guadagnare qualcosa anch'io, non voglio più gravarti sulle spalle!” annunciò con fierezza.

 

“Sai che per me non è mai stato un problema, ma ti capisco! - sorrise il rossino, ben sapendo quanto fosse grande in lei il bisogno di dimostrare a se stessa di non essergli d'intralcio, dopo tutto il tempo trascorso senza l'uso della parola – Se non è niente di illegale o sconcio, puoi fare quello che vuoi!” le disse, rendendo Hikaru immensamente felice.

 

“Grazie fratellone! Non temere! Non mi spoglio mica... io. - aggiunse nascondendo l'ultima parola con un colpo di tosse – Bene, allora! Vado a esercitarmi al piano. Ciao, Hana! Ciao, Kaede!” salutò la volpe, incrociandola sullo stipite della porta.

 

“Hn?!” domandò il numero undici dello Shohoku, notando il giubilo della ragazza.

 

“Le ho solo dato il permesso di fare un lavoretto poco impegnativo, durante le vacanze... non capisco...” borbottò Hanamichi, accigliandosi confuso.

 

“Hn” bofonchiò con un'alzata di spalle.

 

“Ru, non mi dire che vuoi il dolce, vero? - sbottò allibito, sgranando gli occhioni scuri - Con tutti quelli che tua nonna ci ha fatto mangiare oggi...”

 

“Mmm... No, volevo avvertirti che è iniziata la partita in tv.” si limitò a dire, prendendolo per mano per poi dirigersi verso il grande divano.

 

Rukawa sapeva bene quanto il rossino tenesse ai suoi 'dopo cena' con Hikaru ma erano due settimane che Hanamichi non faceva altro che parlare di quella partita, Los Angeles Lakers contro  Orlando Magic e non voleva che se la perdesse.

 

Accucciandosi l'uno sull'altro, si coprirono con un pesante piumone, immergendosi quasi subito nell'atmosfera affascinante del basket americano.

 

Aspirando l'odore di muschio bianco della pelle del suo rossino, Kaede si rese conto che quello doveva essere il Paradiso in terra: guardare il suo sport preferito tenendo tra le braccia il suo Do'hao.

 

 

 

“Se stessero avvinghiati così guardandosi un porno, avrei risolto tutti i miei problemi!” borbottò Kikyo-san, osservando contrariata i due ragazzi troppo concentrati sulla partita per prestarle attenzione.

 

“Stanno pur sempre guardando degli uomini sudati che si trastullano con una palla, no?” le sorrise Mayuka, cercando di pensare positivo.

 

“Tsk! Magra consolazione! - bofonchiò l'anziana, uscendo dalla casa patronale – Vieni, andiamo a sentire suonare la piccola Hikaru. La sua musica è l'unica cosa che riesce a farmi tornare il buonumore!” sospirò imbronciata, varcando la soglia della dependance.

 

 

 

“...E io ti dico di no! Conosco Hana da quando siamo nati!”

 

“Non c'è pace nemmeno qui!” sbuffò Kikyo-san, guardando litigare animatamente sua nipote e l'amico di Culetto d'oro.

 

“Queste foto vanno bene in un convento!Chi vuoi che se le compri!? Ci vuole un po' di sano nudo! È il sesso che vende!” sentenziò Kurumi, guadagnandosi l'imperituro amore di sua nonna.

 

“NIPOTE MIA! Tu sì che hai preso da me! - esclamò l'anziana orgogliosamente – Ricordami di metterti nel testamento! - aggiunse sbrigativa – Mi spiegate qual'è il problema? Non avevate deciso di vendere le foto del mio uomo sia in versione Culetto-puccioso  che in quella Chiappette-sexy?”

 

“S... Sì, Signora... - balbettò Mito, imbarazzato per quegli appellativi osceni. Ma Hanamichi ne era a conoscenza?! - Il fatto è che abbiamo avuto un calo nelle vendite, così pensavamo di rinnovarci, ma SUA NIPOTE è testarda come un mulo! - sibilò contrariato – La gente è attratta dalla goffaggine di Hana, ispira tenerezza e comprensione!”

 

“Sciocchezze! Col fisico che si ritrova, è bello che pronto per la copertina di Playgirl, altroché!” sentenziò la ragazza, incrociando bellicosamente le braccia al petto.

 

“Fateci vedere le foto! - li esortò  Mayuka, divertita – Sono davvero belle! Chi le ha fatte?!” domandò stupita.

 

Il rossino era stato immortalato in diversi momenti della giornata, con una macchina usa e getta, ma nonostante la scarsa qualità del supporto, quelle immagini erano intrise di atmosfere e sentimenti che toccavano l'animo nel profondo.

 

La fatica dell'allenamento, la dolcezza nel dare il biberon alla piccola Kikyo, la serenità nel leggere un libro a Kanata o l'attenzione con la quale gli insegnava a nuotare.

 

Scene di vita quotidiana, che coinvolgevano l'osservatore, deliziandolo con la loro semplicità.

 

In quelle foto, era impressa la vera essenza dei soggetti ritratti, più che le loro semplici fattezze, un'abilità più unica che rara.

 

“Le ha fatte Kazuya. Dopo la storia dei vestiti, Kaede non mi fa avvicinare ad Hana. Devo stargli ad almeno cinque metri di distanza!” s'imbronciò Kurumi, peggiorando il proprio umore.

 

“Ragazzo, hai talento da vendere!” esclamò la donna, guardando ammirata l'adolescente che leggeva fumetti seduto sul divano lì vicino.

 

Sorrise intenerita, quando lo vide arrossire miseramente sotto lo sguardo fiero della nonna.

 

“Non è niente di speciale! Tutti sanno schiacciare un pulsante!” si schernì timidamente, nascondendo il naso bordeaux dietro ad un manga.

 

“Chiunque sa fare un foto, ma in pochi sanno raccontare con un'immagine! - precisò Kikyo, tornando poi all'argomento della discussione – Certo, sono scene abbastanza tranquille... alcune si presterebbero a un nudo, ma: primo, sono gelosa del mio Culetto d'oro e non mi va che chiunque lo possa vedere come sua madre l'ha fatto, secondo... Kaede ci ucciderebbe tutti!” li avvertì, rabbrividendo.

 

Poteva anche avere qualche problema a letto, ma in quanto a senso di protezione e di possesso, suo nipote non era secondo a nessuno!

 

“Accidenti, Kae potrebbe trucidarmi!” ammise Kurumi, iniziando seriamente a preoccuparsi.

“Un nudo sarebbe eccessivo, è vero... E un vedo-non vedo?È sexy ma non volgare!” propose Mayuka, illuminandosi tutta.

 

“Ma certo! Sarebbe perfetto! - esclamò Kikyo, entusiasta – Ma... come si fa?” domandò confusa.

“Non è difficile, basta un computer. Reika è bravissima a ritoccare le foto!” gongolò la signora Odagi.

 

“Ecco perché in tutte le tue foto, le rughe sono sparite misteriosamente!” insinuò l'amica, sogghignando.

“Ho una reputazione da mantenere!” rise l'altra, con fare complice.

 

“Date a queste due donne una leva e ribalteranno il mondo!” esclamò Yohei, ammirato da tanta inventiva.

 

 

 

Kurumi sbuffò spazientita, sedendosi per l'ennesima volta sul divano.

Odiava aspettare.

 

Da più di un'ora, la piccola Reika stava ritoccando le foto di Hanamichi, circondata dalle due nonne, che non si risparmiavano in fatto di commenti e consigli utili, da Kazuya, affascinato da Photoshop e da Mito, che controllava che le immagini non venissero eccessivamente osé.

 

Il tutto, col dolce sottofondo del pianoforte di Hikaru, concentrata sui suoi esercizi.

 

La ragazza dai luminosi occhi azzurri, si soffermò un istante di troppo sulla figura slanciata del migliore amico della sua redditizia fonte di denaro.

 

Yohei era davvero una persona assurda.

Guai a chi toccava Hanamichi, ma  lui stesso si sentiva in dovere di guadagnare alle sue spalle con scommesse poco carine e gadget astrusi.

 

Non riusciva a comprendere come il rossino potesse sopportarlo.

 

Forse... forse dipendeva dal suo modo di aiutarlo nei momenti seri, con un suggerimento o un consiglio spassionato e sincero... o la sua fedeltà totale e incondizionata.

 

Non aveva battuto ciglio quando Hanamichi si era messo insieme a suo fratello.

L'omosessualità non aveva cambiato di una virgola la loro amicizia e Kurumi ne era rimasta profondamente colpita.

 

Non era un comportamento da tutti.

 

Mito era, nonostante le idee retrogradi e superate, una brava persona, ammise infastidita.

Ciò non bastasse, aveva anche capito che, purtroppo, lavorare insieme a lui aveva anche numerosi vantaggi.

 

Discutere con lui, la portava a ragionare con attenzione e questo le permetteva di migliorare i propri progetti.

Quel quotidiano confronto-scontro giovava sia a se stessa che ai guadagni.

 

Ovviamente, non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura ma, collaborare con Yohei Mito, da semplice costrizione, si era rivelato un enorme vantaggio.

 

 

 

Hikaru chiuse lo spartito, alzandosi in piedi per sgranchire le articolazioni indolenzite.

 

Sorrise, ascoltando le grida di giubilo delle due vecchiette, estasiate dalle immagini che apparivano sul computer.

 

Incuriosita si avvicinò al gruppo, mentre la piccola Reika mostrava il risultato del proprio lavoro.

Era stata bravissima, pensò la rossina, osservando il risultato.

Suo fratello era davvero affascinante, un mix letale di dolcezza e sensualità.

 

Reika aveva lasciato Hanamichi a torso nudo, eliminato sfondi e persone, avvolgendolo in candidi drappi semitrasparenti che variavano sfumatura e tonalità a seconda delle scene.

 

In quell'atmosfera rarefatta, Sakuragi sembrava davvero una divinità mitologica.

Se Katy avesse visto quelle foto, avrebbe di sicuro trovato l'ispirazione per altri venti quadri su Hana-Apollo, pensò la ragazza divertita.

 

“Belle, lo ammetto!” concesse Mito, a denti stretti.

“Tsk! Che ti avevo detto? Io ho sempre ragione!” dichiarò Kurumi, con fare saccente.

 

“Stampiamo sia queste che le foto originali e le vendiamo a tremila yen*?” propose Yohei, con un'espressione furba dipinta sul viso.

“Ci sto!” dichiarò la giovane Rukawa, stringendogli la mano.

 

Nei loro occhi, risplendeva la stessa luce determinata e avida.

Almeno in qualcosa andavano d'accordo, pensò tristemente Hikaru.

 

Soffriva nel vedere i suoi due migliori amici litigare in continuazione, doveva assolutamente trovare un modo per appianare le loro divergenze.

 

 

 

“Maya, dato che qui è tutto a posto... che ne dici di andare a fare quella cosa?” sussurrò Kikyo-san, all'orecchio dell'altra donna.

“Certo!Adesso sono tutti distratti!” approvò Mayuka, dirigendosi verso la casa patronale, mentre i ragazzi erano ancora distratti dalle fotografie.

 

Entrate in soggiorno, le due arzille signore trovarono Hanamichi e Rukawa stesi sul divano, profondamente addormentati l'uno tra le braccia dell'altro, davanti alla televisione ancora accesa.

 

“Via libera, andiamo!” mormorò la nonnina hentai, camminando a passo spedito verso la cucina.

 

 

 

Hikaru accompagnò Yohei al motorino, parcheggiato vicino al cancello d'entrata della residenza della famiglia Rukawa.

 

Il ragazzo sembrava soddisfatto del lavoro svolto e già stava progettando di stampare le foto su magliette, tazzine, cappelli, penne stilografiche...

 

“Yo, datti una calmata!” lo interruppe la rossina, ridendo divertita.

“Scusa, mi sono lasciato prendere un po' la mano!” ammise lui, alzando entrambe le mani.

 

“Sono contenta che le cose procedano bene, tu e Kurumi siete pieni di inventiva!” buttò lì la piccola Sakuragi, tastando il terreno.

 

“Tsk! Certo, ha uno spiccato senso degli affari... - ammise Yohei, controvoglia - Non è certo al mio livello, ma se la cava abbastanza bene, per essere una mocciosa!” concluse, con aria di sufficienza.

 

“Yo, è la mia migliore amica... Mi piacerebbe che cercaste di andare d'accordo. Avete più cose in comune di quanto crediate, davvero! - esclamò Hikaru, intristendosi – Potresti cercare di trovare un modo per collaborare senza uccidervi a vicenda?”

 

“Uffa! Non guardarmi così, dai!” l'ammonì il ragazzo, ben sapendo d'essere del tutto incapace di negare qualcosa a quella piccola peste.

 

“Per favore, è importante per me!” rincarò Hikaru, sbattendo un paio di volte i suoi occhioni da cerbiatta.

 

“Dannazione! Adesso capisco perché tuo fratello non la spunta mai con te! - borbottò Mito, capitolando ignobilmente – Va bene! Proverò ad essere più paziente con quella!”

 

“Scusa?” sibilò la rossina, incenerendolo con lo sguardo.

“Volevo dire... Con Kurumi.” si corresse, sospirando a capo chino.

 

“Bravo, ragazzo!” sorrise lei, felice e soddisfatta.

“Hai un futuro in politica, lo sai?” le fece notare Mito, facendo ridere entrambi.

 

I due continuarono a parlare serenamente, salutandosi pochi minuti dopo.

Rimasta sola, la rossina si ritrovò a pensare d'aver fatto un ottimo lavoro, totalmente inconsapevole delle tremende conseguenze che quel gesto, seppur compiuto con le migliori intenzioni, avrebbe portato.

 

 

 

 

 

“Cara, sei sicura che funzionerà?” chiese Kikyo-san, osservando con curiosità il cibo che stava preparando l'amica.

 

“Certo, Kikky!I cibi afrodisiaci sono la mia specialità!” sorrise Mayuka, grattando un po' di noce moscata sul tartufo bianco, adagiato su un piatto in ceramica finemente decorata, accompagnato da una delicata crema alla vaniglia.

 

“Mi fido ciecamente delle tue arti culinarie, mi chiedo solo se riusciremo a salvare l'onore dei Rukawa!” sospirò la nonnina hentai preoccupata per le sorti della sua stirpe.

 

“Ho pensato a tutto, non temere. Questa roba farebbe copulare i cadaveri! - esclamò la signora Odagi, passando alle spiegazioni – Ho preparato carne di struzzo con polpa di rafano, il tutto spruzzato con una forte dose di ginger. Ostriche e petali di rosa canditi coperti di pepe di Cayenna, famoso eccitante che stimola la circolazione, infine, tartufo bianco e crema alla vaniglia, con   zafferano e  noce moscata!”

 

“Non dovremo portarli al pronto soccorso per una lavanda gastrica, vero? Non saprei come spiegarlo a Kyosuke!” si preoccupò Kikyo, mordendosi il labbro inferiore.

 

“Sono tutti prodotti naturali, afrodisiaci e senza controindicazioni... credo. Fanno male se presi in dosi eccessive, ma sono stata attenta, non ci saranno problemi! - la tranquillizzò Mayuka – Andiamo a lavarci le mani, poi li sveglieremo e offriremo loro la merenda migliore della loro vita! Peccato non aver trovato lo sperma di cervo, quello sì che è un portento!” si rammaricò l'anziana.

 

“Non ci sono più i supermercati di una volta!” sospirò l'altra, malinconica.

 

 

 

Kanata entrò in soggiorno, sbuffando spazientito.

Hanamichi se la dormiva della grossa e lui stava morendo di fame!

 

Entrando in cucina, attirato da un odore disgustoso, vide sul tavolo tre piatti colmi di poltiglia terribilmente speziata.

 

“Ma bene! S'è ricordato della pappa degli animali, ma non di me!” sbuffò contrariato, riempiendo le ciotole di Kuro e di Kato con quelle pietanze.

 

“Mi mangio la torta di ieri, alla faccia loro!” sentenziò il bambino aprendo il freezer, mentre i due animaletti domestici facevano merenda in sua compagnia.

 

 

 

Kurumi si scoprì a spiare i Hikaru in compagnia di Mito, nascosta dietro un cespuglio del giardino.

Non riusciva a spiegarsi il motivo di quello strano comportamento, ma quando aveva sentito le loro risa, aveva trovato istintivamente rifugio tra i rami.

 

Non era certo la prima volta che li vedeva insieme ma... in quel preciso momento, provava una strana sensazione di fastidio, vedendoli così intimi e affiatati.

 

La cosa più sconvolgente era che si sentiva infastidita da... lei.

Hiki era la sua migliore amica, cosa significava quel sottile malcontento che stava provando?

Di Mito non le importava nulla... oppure sì?!

 

Il rumore del motorino che si allontanava, la strappò da quei pensieri troppo confusi e sconvolgenti.

Allibita, si chiuse in camera, alla disperata ricerca di una chiarezza interiore che sembrava sempre più lontana.

 

 

 

Rukawa si svegliò con un pigro sbaglio, infastidito da indecifrabili rumori proveniente dal giardino.

Muovendosi piano, si ritrovò ad ammirare il suo Do'hao che mugolando qualcosa di umanamente incomprensibile, socchiudeva gli occhi, cercandolo.

 

“Ciao.” gli sorrise il corvino, accarezzandogli una gota con delicatezza.

“Ciao... -  mormorò Hanamichi, accigliandosi -  Cosa sono questi lamenti?!” domandò allarmato, alzandosi in piedi imitato dal proprio ragazzo.

“In giardino.” disse Kaede, dirigendosi verso quegli strani suoni.

 

“Oh, Kami! Ma che succede?!” esclamò Sakuragi, sconvolto.

 

Kuro era sdraiato sul prato, rotolandosi come un tarantolato. Emetteva dei curiosi guaiti scavando il terreno con una zampetta, vi infilava il muso e poi tornava a strusciarsi sul manto erboso.

 

A pochi metri da lui, Kato se ne stava appollaiato su un ramo.

Alla vista di Sakuragi gli si lanciò addosso, finendo tra le sue braccia.

 

“Ma... che ha?!” chiese allarmato il giovane rossino, mentre il gatto gli rideva in faccia con uno sguardo allucinato negli occhietti dalle pupille dilatate.

“Farà la iena.” disse Rukawa, per nulla impressionato dalle stranezze dei due animali.

 

“Non è Kuro che fa le imitazioni, scusa?” gli fece notare il Do'hao, accigliandosi.

“Hn...” si limitò a mugugnare il volpino, con un'incurante alzata di spalle.

 

“OH, KAMI!” esclamarono le nonnine alle loro spalle, giunte di corsa dalla cucina.

 

“Avete idea del perché i nostri animali domestici sembrino posseduti?” volle sapere il volpino, certo  del coinvolgimento delle due nelle situazioni assurde che capitavano alla sua famiglia.

 

“Noi?! Assolutamente no!” dissero in coro, guardandosi poi l'un l'altra.

 

“Ehm... nipote mio... Siete andati in cucina, di recente?” domandò Kikyo-san, mentre un tremendo dubbio si insinuava nella sua mente perversa.

 

“Ci siamo appena svegliati.” rispose il numero undici dello Shohoku, osservando allibito il suo cane  lanciarsi in una lap dance attorno ad un sottile arbusto.

 

“Mannaggia! Che sarà successo?” stava chiedendo intanto Mayuka, riconoscendo gli effetti delle sue pietanze sui soggetti sbagliati.

 

Involontariamente, fu Kanata che rispose a quella domanda, strattonando con forza i pantaloni di Hanamichi.

 

“Mi hai lasciato senza merenda! - lo accusò imbronciatissimo – Meno male che c'era la torta di ieri! Però di quei due te ne sei ricordato, eh? Addirittura mettere il cibo del gatto in un piatto buono!”

 

“Eh?! - esclamò sempre più confuso il povero rossino, che si stava difendendo dalle avance poco gradite di Kato-ridens – Ma che ore sono? Accidenti, mi spiace piccolo!Mi sono addormentato. Per farmi perdonare stasera ti preparo quello che vuoi, va bene? E tu mollami, deficiente!” sibilò, staccando a forza quella palla di pelo dai propri capelli.

 

“Ci sto!” sorrise il bimbo, facendosi prendere in braccio, con sommo fastidio del fratello maggiore.

 

“Ehi, non avrete dato l'Ini-biny agli animali, vero?” domandò alle due anziane signore, riconoscendo alcuni dei sintomi della vecchia invenzione del padre.

 

“Noi? Assolutamente no!” ripeterono le nonnine, tentando di essere il più credibili possibile.

 

“Hn – mugugnò la volpe poco convinta – Do'hao, fame!” sentenziò alla fine, trascinando il compagno alla ricerca di cibo.

 

 

 

“Mi spieghi che è successo?!” domandò Kikyo, guardando costernata l'attacco isterico del gatto.

 

“Mmm... Deve essere l'effetto collaterale dello zafferano, provoca risa incontrollate. Mi sembrava di averne messo un po' troppo, in effetti. - ammise la signora Odagi, meditabonda – Oh, beh! Tra un paio di ore torneranno normali... Cioè, come prima.” si corresse, per nulla preoccupata.

 

“Accidenti! Il nostro piano è miseramente fallito e adesso che facciamo?” si lagnò l'anziana, a corto di idee.

 

“Proviamo con un po' di sana cultura!” sorrise l'amica, pronta per una nuova tattica - Andiamo a prendere un the, così ti spiego tutto con calma!” propose, prendendola sottobraccio per recasi a casa propria.

 

“Sono tutta orecchi!” rispose elettrizzata Kikyo, decisa più che mai a salvare il buon nome dei Rukawa.

 

 

Un'ora dopo, sazio e satollo, Rukawa ripensò all'accaduto.

 

“Hn. Quei cosi potrebbero infastidire i vicini.” notò con uno sbadiglio annoiato.

 

“Baka di una volpaccia narcolettica! Ci pensi solo adesso?! - tuonò Hanamichi, infuriato – Dannazione, Ru! Mitsui è dal porcospino. Ok, che l'appartamento è insonorizzato, ma se si arrampicassero sul davanzale, lo disturberebbero di sicuro!” pensò all'improvviso, mentre il senso di colpa che provava verso il bacia piselli faceva nuovamente capolino nel suo animo sensibile.

 

“Hn - sbuffò la volpe, mettendosi a caccia – Andiamo a cercarli!” sentenziò prendendo per mano il suo ragazzo.

 

“Ci appostiamo dietro gli alberi, mimetizzandoci come Rambo?” propose eccitato Hanamichi.

“Non ti sembra che in giro ci siano fin troppi fenomeni da baraccone, Do'hao? - gli fece notare Kaede, sollevando un sopracciglio scuro – Basta seguire i loro lamenti. Strillano come aquile!”

 

“Ah, vero. - sbottò deluso in giovane rosso – Ehi! Non chiamarmi Do'hao, Baka Kitsune, narcolettica e indisponente!”  lo minacciò agitandogli il pugno sotto al naso.

 

“Tsk!... Hn?!” sobbalzò Rukawa, davanti alla fontana del parco privato.

“Non è Kuro quello laggiù? Ma che fa?!” chiese Sakuragi, aguzzando la vista.

 

“Si sta strusciando contro la coda della sirena... credo.”

“Perché?! Che animale sta imitando?!” volle sapere il rossino, incredulo e confuso.

 

“Uno in calore. -  fu la laconica risposta della volpe – Ehi, tu! Scendi giù di lì! Ehi!”

Per tutta risposta, il cane, o presunto tale, si esibì in una specie di pernacchia, per poi arrampicarsi sulla testa della statua.

 

“Lascia Kitsune, ci pensa il Tensai! - annunciò Sakuragi, partendo all'attacco – Kuro, la pappa è pronta, andiamo!”

 

Il cane si appallottolò su se stesso, tuffandosi in acqua così impetuosamente da inzuppare completamente i due ragazzi.

 

“Maledetto cane pulcioso! Ti faccio a fette!” tuonò Hanamichi, iniziando a rincorrere quella palla di pelo... inseguito a sua volta da Kato che ancora rideva convulsamente.

 

“Non sta succedendo a me. Non sta succedendo davvero a me. Non può essere successo realmente a me!” si ripeteva mentalmente Rukawa, costretto a raggiungere il terzetto, prima che il suo ragazzo venisse violentato da un sacco di pulci con la sindrome da Jocker.

 

 

Tre cadute, otto risse e cinque morsi dopo, Kaede riuscì ad acciuffare Kato, chiudendolo nello sgabuzzino della piscina.

 

“Finché non gli passa la... Qualunque cosa abbia!” borbottò accigliato.

“Ma guarda! Un gatto catturato da una volpe!” rise Hanamichi, guadagnandosi l'ennesimo “Do'hao!” della serata.

 

Il rossino stava per rispondergli a tono, quando venne distratto dalla luce accesa nella camera di Sendoh, intravista attraverso le fronde degli alberi.

 

“Mitsui si riprenderà, non è vero?” domandò al compagno, nuovamente in ansia.

“Ovvio. Ci sta pensando mio fratello.” rispose, lasciando trasparire tutta la fiducia che riponeva in Akira.

 

“Sì, ma... Ru?! Quello non è Kuro? - domandò Hanamichi, la cui attenzione era stata attirata da una larga ombra su di un ramo - ... Ma si sta... Sta facendo quello che penso con... Uno scoiattolo?!”

“Hn. Ogni buco è buono! - fu la laconica risposta della volpe -  Andiamocene. Appena gli passa, tornerà anormale come prima!” mugugnò incamminandosi verso la dependance.

 

“Ru?”

“Hn?”

 

“Come fai ad essere così sicuro che il porcospino salverà Hisashi?” chiese il rossino, incerto

“Perché al posto suo, io farei l'impossibile per aiutare il mio compagno!” fu la risposta di Kaede, regalandogli un delicato bacio a fior di labbra.

 

 

 

Il pomeriggio seguente, Aron attese la fine degli allenamenti per ripartire alla carica.

 

Voleva diventare il nuovo idolo della scuola e doveva assolutamente avere una ragazza popolare... e chi meglio di Kurumi Rukawa poteva fare al caso suo?

 

“Ehm... Kurumi... - esordì impacciato, andandole vicino - Ti andrebbe di...”

“Ok, ma paghi tu!” tagliò corto la ragazza, senza degnarlo di uno sguardo.

 

Mezza squadra fu gettata nel più scioccato dei silenzio.

 

“... Davvero, ti porterei dove...d...Che...?! Hai detto di sì?!” fu lo sconvolto balbettio della matricola ossigenata.

“Stasera in centro. Ciao!” sentenziò lei, incamminandosi verso casa.

 

 

 

Sato osservò quella scena surreale, colpito in pieno stomaco da un pugno invisibile.

Lasciò istintivamente cadere il proprio borsone, troppo sconvolto per pensare ad altro.

 

...Tanto meno a due profondi occhi di volpe, che lo scrutavano pensierosi.

 

 

- FINE QUARTA PARTE -

 

 

Note finali:

*3.000 yen= 20euro (circa)