DISCLAMER: I personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma non temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'
NOTE: Riporto qui sotto un mini albero genealogico della famiglia Rukawa, quelli tra parentesi sono i soprannomi che ha dato loro Hanamichi.^^''
Kikyo-san: nonnina-hentai, madre di Kyosuke. Kyosuke: il capofamiglia, inventore. Katy: moglie di Kyosuke, pittrice e scultrice. Akira Sendoh: nato dal precedente matrimonio di Kyosuke (porcospino) Kaede: primogenito di Kyosuke e Katy (Kitsune=volpe ^^) Kurumi: gemella di Kazuya, ama solo il denaro e sogna di diventare miliardaria. Kazuya: gemello di Kurumi, è il più sensibile dei fratelli. È innamorato di Hikaru. Kanata: amante della lettura (Nezumi=topo) Kikyo: l'ultima arrivata in famiglia (koala)
Altri personaggi:
Hikaru Sakuragi: sorella minore di Hanamichi. Aron Tsume: matricola dello Shohoku, è invaghito di Kurumi e odia Shane (Hiyoko=pulcino) Shane Sato: matricola, ala piccola/guardia. Adora Hanamichi (Kenaga=lunga coda) Michael Kant: allenatore in seconda di Anzai
Strange Family II
capitolo III
di Gojyina-chan
“Tieni.”mormorò Akira, passando a Tetsuo una tazza di caffè fumante.
“Grazie. - rispose il teppista, chinando appena il capo – Vi sono davvero riconoscente. Mitsui è il mio migliore amico... Non sapevo a chi rivolgermi... Ho pensato che tu avresti potuto...” sussurrò il gigante, guardando Hanamichi dritto negli occhi.
“Mmm... Se Yohei fosse nei guai, farei di tutto per di aiutarlo. – ammise il rossino, seduto sul divano accanto alla sua volpe – Però dobbiamo sapere cos'ha portato Miccy a ridursi in quello stato!” esclamò, indicando la camera da letto dove era stato portato il giocatore dello Shohoku.
“Tutto è iniziato con la sua bocciatura, il padre s'è incavolato di brutto. Disse che era il disonore della famiglia e menate varie... - sibilò Tetsuo, senza nascondere il suo astio – Hisa era piuttosto giù, in quel periodo. Ricordo che... quel tizio con gli occhiali... il suo amico...”
“Kogure?” azzardò Akira, sedendosi sulla poltrona di fronte al suo ospite.
“Uhm...Sì, lui! Kogure si offrì di aiutarlo con lo studio durante l'estate, doveva prepararsi per dei test d'ingresso all'Università... Hisa... cazzo, ve ne sarete accorti, no? È gay. Non che la cosa mi importi! È sempre il mio Campione, me ne frego di chi si porta a letto!” disse il gigantesco teppista, sfidando con lo sguardo i tre ragazzi.
“Evita di stare sulla difensiva o ti gonfio di nuovo! - lo avvertì Hanamichi – Io e Kaede stiamo insieme, quindi, non ci sono problemi!”
“Anch'io sono omosessuale!” sorrise Sendoh, con fare rassicurante.
“E che è? Un'epidemia?! - sbottò allibito Tetsuo – Ok, tanto meglio! Lo potrete capire, allora. Dicendola in due parole: Hisa è gay, Kogure no. Il tizio aveva incontrato una ragazza e ne parlò a Mitsui, come farebbe qualunque amico...”
“Ma lui non l'ha presa bene!” concluse Kaede, ripensando alla Akagi. Doveva ancora far pagare al Do'hao tutti quegli insulsi 'Harukina cara!' che si era dovuto sorbire.
“Già! - sospirò il motociclista, guardandosi le mani – Ci vedemmo la sera stessa, davanti casa sua. Il padre ci stava guardando dalla finestra... Hisa piangeva... mi abbracciò di slancio e... Si scatenò l'inferno!Il vecchio è uscito completamente di testa! Avere un figlio teppista e gay era troppo per lui. Lo ha sbattuto fuori di casa, così è venuto a stare da me e ha iniziato a...”
“A impasticcarsi? - concluse Akira, per lui – Anfetamine, giusto?”
“Sì. Diceva che il basket era l'unica cosa che gli era rimasta e, dato che non avrebbe frequentato l'Università, quello sarebbe stato il suo 'canto del cigno'. Voleva dare il meglio di sé durante quest'ultimo anno di liceo...” confessò il gigante, scuotendo il capo mestamente.
“Gran bell'idea! Degna del deficiente che è!” sputò Sakuragi, adirato. “Si è assentato spesso.” notò la volpe, prendendo tra le sue una mano del rossino, tentando di calmarlo.
“Non voleva diventare dipendente. Prendeva una pasticca e quando l'effetto svaniva andava in crisi di astinenza per giorni. Rimaneva lucido per un po', ma poi ne riprendeva un'altra e così via. Secondo me era solo un modo per espiare in qualche modo il senso di colpa che sentiva. Ho provato a parlargli ma... è più testardo di un mulo! - ringhiò il teppista – Dopo la vittoria del Campionato, però, ha iniziato ad andarci giù pesante. Anche il suo umore è peggiorato. Non sapevo più che fare e allora... Ho deciso di rivolgermi ai suoi amici. Il quattrocchi era fuori questione, con l'ex capitano non è mai corso buon sangue, così... ho pensato a te, Sakuragi. Non sapevo che viveste tutti insieme.”
“Quindi è da poche settimane che si fa regolarmente...” mormorò Sendoh, sovrappensiero.
“Sì. Credo che abbia consumato una ventina di pasticche. È sempre stato attento, almeno così mi diceva. Al liceo non fanno controlli anti-dopping. Non lo sto giustificando, sia chiaro! Ma è disperato! - precisò Tetsuo – Dopo le telefonate di quelli dell'Università... ha perso completamente il controllo!” ammise, passandosi una mano sugli occhi.
“Ru, cosa facciamo?” chiese il rossino, voltandosi preoccupato verso il suo ragazzo. “Hn. Attento o no, si fa da quasi otto mesi.” constatò la volpe, accigliandosi.
“Da quando sono qui... - mormorò Hanamichi, stringendogli la mano – Aspetta, però! Le anfetamine creano una dipendenza psicologica maggiore, rispetto a quella fisica. C'è una speranza! Tecnicamente, il suo fisico è intossicato da meno di un mese!” s'illuminò, sorridendogli sollevato.
“Do'hao! È anche peggio!Il suo corpo non reggerà altre disintossicazioni!” sbuffò Kaede, dispiaciuto di dover dare brutte notizie al suo dolcissimo, ingenuo compagno.
“Non ce ne saranno altre!” sentenziò Akira, guardando il suo ospite dritto negli occhi.
“Vorrei aiutare Miccy, davvero! - sospirò Hanamichi, parlando direttamente al teppista – Ma qui abbiamo due bambini e... Nezumi con le anfetamine ha rischiato di...” non concluse la frase, voltandosi verso la sua volpe.
“Hn” “Mitsui starà qui da me. Me ne occuperò io!” annunciò Sendoh, lapidario. “Ma... come?” provò a chiedergli il rossino, non molto convinto.
“Questa casa è insonorizzata, in modo tale da non essere infastiditi dal rumore dei motori delle auto qui sotto. – gli spiegò il senpai – Kanata non viene mai qui e comunque basta semplicemente avvertirlo. È il più sveglio della famiglia, non te lo dimenticare. Per quanto riguarda Kikyo, non cammina nemmeno! Non correranno nessun pericolo, non temente!” promise il giovane, sorridendo gentilmente.
“Non so cosa dire. Grazie! - mormorò Tetsuo, con gli occhi sospettosamente lucidi – Non riesco quasi a crederci! È... È... È un cane quel coso attaccato al muro?!” sobbalzò sulla poltrona, spalancando gli occhi.
“È Kuro. Sta facendo il geco. È il suo preferito, vero?” constatò Hanamichi, senza scomporsi minimamente.
“Hn” annuì Kaede, imperturbabile come sempre. “Gli piace anche la tartaruga.” ricordò loro Akira con un largo sorriso.
“Bene! Io adesso vado!” borbottò il grande motociclista, a dir poco allibito.
Appena messo piede sul vialetto, fu attaccato da una palla di pelo volante, appostata tra le chiome di uno degli alberi circostanti, rischiando di rotolare fino al terreno erboso del giardino.
“Kato!” tuonarono i tre giocatori di basket, rimproverando il gatto che stava facendo le fusa aggrappato alla gamba di Sakuragi.
“Hn!”
“Siete completamente pazzi! - esclamò Tetsuo - Mi chiedo se Hisa sia al sicuro qui con voi!”
“Lo è, non temere!” sorrise Sendoh, dandogli la sua parola d'onore.
Il teppista riconobbe in quello sguardo sia la sincerità che la determinazione necessarie per far rinsavire il suo testardissimo, migliore amico. E capì d'aver fatto la scelta giusta.
“È il mio Campione. Aiutalo... ti prego.” aggiunse in un mormorio indistinto, varcando la soglia del cancello.
Poco prima di saltare in sella alla sua moto, il giovane si voltò esibendosi poi in un educato – e quanto mai inconsueto – inchino.
Guardando un'ultima volta la finestra della camera in cui giaceva Mitsui, diede gas al motore e sparì tra le vie del quartiere.
Kaede uscì dal bagno umido e profumato, avvolto solo dal sottile vapore della doccia appena fatta e da un piccolo asciugamano stretto in vita.
Entrato in camera, rimase in silenzio a guardare Hanamichi seduto sul letto con uno sguardo cupo e pensieroso.
“Ehi!” lo chiamò, sdraiandosi accanto a lui.
“Ho sbagliato, prima, ad anteporre la salute dei bambini a quella di Miccy?” volle sapere il numero dieci, guardandolo a disagio mentre si mordeva nervosamente il labbro inferiore.
“Hai ascoltato la tua coscienza, piccolo.” rispose la bella volpe, posando una mano sul viso del ragazzo, per impedirgli di continuare a torturate la sua adorabile bocca.
“Questo però non fa di me un buon amico, non trovi?” sospirò il rossino, beandosi di quella delicata carezza.
“Fa di te una brava persona. Al senpai ci penserà Akira. Non è un nostro problema. Voleva qualcuno a cui badare, no?” sbottò ironicamente, mentre sistemava cuscini e coperte per la notte, trascinando il compagno con sé.
“Risparmiati la falsa freddezza, Kitsune. Non m'inganni! - sogghignò Sakuragi, voltandosi nel suo abbraccio per poterlo guardare in viso - Per esserti accorto dello strano comportamento di Mitsui, devi averlo osservato molto bene!” gli fece notare, gustandosi soddisfatto il leggero rossore sulle gote del corvino.
“Hn. Me ne sono accorto da come giocava.” si schernì la volpe, nascondendo il volto su una spalla ambrata.
“Te l'ho mai detto che effetto mi fanno le persone sensibili?” mormorò Hanamichi, sorridendogli maliziosamente.
Aiutare il prossimo sarebbe diventata la missione della sua vita, decise Rukawa. Tutto pur di vedere quell'espressione sul viso del suo Do'hao.
“Baciami.” sussurrò il rossino accarezzandogli la schiena nivea.
Le loro lingue giocarono a lungo, sfiorandosi per poi allontanarsi divertite. Mani curiose andarono alla spasmodica ricerca di pelle vellutata da assaporare. Lunghe gambe intrecciate in un groviglio di arti e lenzuola fresche di bucato.
Con un energico scatto di reni, Rukawa si stese completamente sul suo focoso compagno, mandando accidentalmente a contatto le loro virilità pulsanti.
Hanamichi si inarcò, sorpreso ed eccitato, emettendo un suono pericolosamente simile al ruggito di una tigre.
“Ru?” lo chiamò, confuso e smarrito. “Va tutto bene, piccolo.” lo rassicurò la bella volpe, tentando di calmarsi a sua volta.
Alla ricerca della sensazione provata poco prima, Sakuragi si sedette di fronte al compagno, allacciandogli la vita con le lunghe gambe. Posò una guancia su quella di Kaede, cingendogli le spalle con le muscolose braccia.
Appena lo sentì muoversi piano, Rukawa intuì i suoi desideri.
Afferratagli saldamente la vita, anche la volpe iniziò a sollevare e abbassare il bacino, permettendo ai loro sessi rigonfi di toccarsi, massaggiandosi l'un l'altro.
A quei due peni, adolescenti ed eccitati, bastarono pochi sfioramenti per riversarsi nei boxer che ancora li custodivano.
“Kami...” ansimò Hanamichi, ancora incredulo e ansimante.
“...Sama!” concluse Kaede, adagiato sul petto del suo ragazzo e nel medesimo stato.
Sakuragi stentava a credere a ciò che avevano fatto.
Un attimo prima stava pensando a Mitsui e al senso di colpa che provava nei suoi confronti, quello dopo...
“Ehi? Stai bene?” si sentì chiedere dalla volpe. “Hm” mugugnò lui, coprendosi gli occhi con una mano.
“Do'hao! Non vergognarti!” lo rimproverò Rukawa, prendendogli il viso tra le mani.
Il giovane dalla pelle ambrata, si scoprì prigioniero di due luminose iridi azzurro cielo, rese ancora più scintillanti dal piacere che avevano da poco assaporato. Rimase stupito nel vedere le gote della sua burbera volpe, tinte di un bel colore ciliegia. I suoi arruffati capelli corvini incorniciavano quel viso dalle turgide labbra arrossate e umide.
Era sempre Kaede... ma in realtà sentiva che era cambiato qualcosa. Definitivamente. Non avrebbero mai più potuto tornare indietro.
Ma Hanamichi non se ne dispiacque affatto.
Rukawa continuò ad accarezzare con i pollici le guance del proprio ragazzo, imprimendosi nella memoria ogni minimo dettaglio. Occhi liquidi, gocce di sudore, respiro affannato, labbra gonfie, rossore diffuso, capelli spettinati.
Bello. Bello e vivo... e suo.
Non completamente, si corresse trattenendo un sorriso malizioso. Ma quello che avevano fatto era un promettente inizio.
Non si sarebbe mai aspettato un comportamento così focoso da parte del suo timido compagno.
O forse sì?
In fondo, Sakuragi era l'emblema stesso della passione. Affrontava qualunque situazione con grinta ed entusiasmo, dalle risse al basket.
Perché con il sesso sarebbe dovuto essere differente?
“Hn” sogghignò Kaede sfiorandogli le labbra per un ennesimo bacio appassionato.
Voleva dimostrargli che andava tutto bene, che non avevano fatto nulla di male. Aveva notato il timore strisciare nel profondo del suo sguardo scuro e non gli era piaciuto affatto.
Il Do'hao non doveva avere paura né del sesso, né dell'intimità.
Perché avrebbero passato un bel po' di tempo immersi in simili attività, perciò avrebbe fatto bene ad abituarsi.
“Scusami.” sospirò il rossino, giocando distrattamente con capelli color liquirizia.
“Do'hao! - sbuffò stizzito – Te lo ripeto: non devi mai vergognarti. Soprattutto non con me!”
“Tsk! La fai facile tu! - sbottò il numero dieci, allontanandolo da sé per potersi voltare tra le coperte, dandogli così le spalle – Per te sarà pure normale, ma io non ci sono mica abituato, sai?”
“H-Hn?! Normale?!” balbettò allibito Kaede, non riuscendo a seguire il ragionamento astruso del proprio amante.
“Beh... Tu saprai di certo un sacco di cose... sul... sul... sesso, ecco. - si spiegò il rossino, impacciato – Chissà quanti ragazzi hai avuto, bello come sei!”
Kaede lasciò scorrere un paio di interminabili secondi durante i quali si concesse di essere squisitamente allibito.
Dopodiché, scatenò l'inferno.
“DO'HAOOO!!! - tuonò, incredulo e imbarazzato oltre ogni limite – Io... solo con te ho... Non ho mai... Hn!”
“Ops!” esclamò Hanamichi, in un misto di sollievo e stupore.
Quindi anche per la volpaccia erano esperienze nuove! Quel pensiero lo rasserenò, permettendo a un sorriso di affacciarsi sul bel volto finalmente disteso.
Era da un paio di settimane che aveva iniziato a sentire delle forti pulsioni sessuali miste a curiosità, nei confronti del suo silenzioso compagno, ma il pensiero che Kaede avesse una certa esperienza in quel... campo, lo aveva fatto sentire inadeguato e incerto.
Ma in quel momento, mentre guardava la sua Kitsune arrossire, ma arrossire davvero, precisò a se stesso, ammirando il carminio intenso che stava accendendo le sue gote solitamente candide, ebbene, Sakuragi si sentì finalmente sereno e più sicuro.
“Ma come...?! Io poi! Ma guarda...! - stava ancora balbettando il numero undici, incredulo e imbarazzato – Tsk! Do'hao!Solo a te poteva venire in mente una cosa del genere! - ammise, cominciando a innervosirsi sul serio appena ebbe udito il suono inconfondibile della risata argentina del suo ragazzo - Ma io ti...!” sibilò, facendo per avventarsi su quello sfacciato idiota.
“Ti amo!” sbottò Hanamichi tra risa e gomitate
Il suo idiota...
“Hn. - sbuffò Rukawa, tranquillizzandosi – Ti amo anch'io, anche se sei tutto scemo!” mugugnò spegnendo la luce della camera.
“Fa parte del mio fascino!” sbadigliò Hanamichi, troppo assonnato per rispondere alla provocazione di quell'insolente.
Tutt'a un tratto, i due giovani si bloccarono, fissandosi a lungo negli occhi, increduli e sconvolti.
“Mi hai detto che...” mormorò Hanamichi con voce tremante. “Anche tu.” gli fece notare la volpe, nel medesimo stato d'animo.
Ti amo.
Non si poteva davvero più tornare indietro.
'Meno male!' si ritrovarono a pensare, sorridendosi sereni.
“Stai bene, piccolo?” domandò la volpe, dopo lunghi attimi di inconsueta quiete.
“Sì, credo di sì. È stato...” s'interruppe incerto, alla ricerca della parola giusta.
“Inaspettato.” suggerì Rukawa, accoccolandosi meglio sul suo ampio petto muscoloso.
“Già. Meravigliosamente inaspettato.” precisò, passandosi una mano sugli occhi stanchi.
D'improvviso stava sentendo tutto il peso dei quella giornata sulle spalle. Il sesso era stancante, prese nota mentalmente, deciso a diventare un Tensai anche in quel campo.
“Ne riparliamo domani, piccolo.” mormorò Rukawa, accarezzandogli il viso con struggente delicatezza, attendendo il sonno del suo compagno.
Accarezzò piano il petto del suo Do'hao, beandosi del calore e della vellutata compattezza di quella pelle profumata.
Hanamichi era stanco.
Negli ultimi mesi aveva recuperato parte dei chili che aveva perso, ma il suo corpo non era tornato ancora quello di un tempo. Senza contare il dispendio di energie tra lavoro, basket e scuola.
Per questo, Kaede si era ripromesso di non affaticarlo ulteriormente.
Forse aggiungere anche il sesso era troppo. Sbadigliando ancora un paio di ragionamenti, anche la bella volpe seguì il suo compagno nel mondo dei sogni.
“Allora? Che fanno adesso?” sussurrò Kikyo, impaziente. “Dormono.” sospirò la sua migliore amica, con un'annoiata alzata di spalle.
“Che vuol dire?! - chiese sconvolta l'anziana – Ma se hanno appena cominc.... Oh, Kami!” esclamò, allontanandosi in fretta dalla dependance, troppo scioccata per restare in quel luogo un minuto di più.
“Che c'è?!” le chiese Mayuka, preoccupata per lo stato in cui si trovava la donna.
“Mio nipote non può essere... Non può! Non un Rukawa! Non Kaede!” dichiarò fieramente, con le lacrime agli occhi.
“Ma che farnetichi?! Oh, Cielo! - sobbalzò la signora Odagi, capendo finalmente il suo ragionamento – Non crederai che Kaede sia impotente, vero?!” chiese allarmata.
“NON DIRE QUELLA PAROLA! - tuonò Kikyo-san, tappandosi istintivamente le orecchie – Tutto! Persino etero! Ma non imp... imppp...impoo... Oh, Kami! Che ho fatto di male?!” singhiozzò affranta, tra le braccia dell'amica.
“Coraggio, coraggio! Forse è solo impacciato e timido! Magari sono alla prima esperienza e non sanno bene che fare!” suggerì Mayuka, accompagnando l'amica in cucina per una salutare tazza di the.
“GIUSTO! Non ci avevo pensato! - esclamò nonna Rukawa con rinnovato vigore – Glielo avevo detto, io, di farsi un po' di cultura! Ma lui, niente! Sempre a dormire o a palleggiare! E adesso non sa come giocare con le palline di Culetto d'oro! Nipote degenere!” sibilò, accettando grata la tazza fumante che Mayuka le porse.
“Suvvia! Certe cose si imparano sul campo, no?” sorrise amorevolmente la dolce signora.
“D'ora in poi, la parola d'ordine sarà: cultura!” dichiarò Kikyo-san, con un'inquietante luce negli occhi.
“Kikky, ti prego solo di non esagerare con loro. Sono soltanto due ragazzi e... Niente, non mi ascolta più!” sospirò rassegnata, osservando il movimento vorticoso delle cellule grigie della sua cara amica, ormai in piena attività.
Michael osservò attentamente i movimenti dei giocatori in campo. Il Campionato Invernale era alle porte e dovevano fare i conti con la voglia di rivincita dei loro avversari, vista l'annata fantastica dello Shohoku.
Il giovane allenatore si accigliò, notando alcune anomalie nel gruppo.
Le assenza ingiustificate di Mitsui e Sendoh, ad esempio, e se a quelle del numero quattordici v'era oramai abituato, quella di Akira lo preoccupava non poco.
Augurandosi non fosse successo nulla di grave, concentrò la propria attenzione sulle due matricole.
Negli ultimi tempi, Aron aveva fatto passi da gigante e, sotto la guida di Sakuragi, aveva acquistato fluidità nei movimenti e una visione di gioco a tutto tondo.
Anche Shane era migliorato tantissimo. Certo, aveva giocato meno rispetto al coetaneo, ma aveva la capacità innata di riuscire a entrare con rapidità negli schemi di gioco e un talento eccezionale nel capire dove e a chi passare la sfera e quando, invece, era il caso di andare direttamente lui a canestro.
Per questo gli aveva chiesto di fare il playmaker, ruolo nel quale si era adattato subito. Sia Akira che Miyagi avrebbero concluso il liceo a breve, lo Shohoku aveva bisogno di un nuovo regista e con Shane sarebbe stato a posto per il successivo biennio.
Sulle qualità di quei due ragazzi, Michael non dubitava affatto... erano loro due, il vero problema.
Ogni pretesto era buono per attaccar briga, sia in campo che fuori e alla fine di ogni allenamento, impiegava una buona mezz'ora a sedare le loro risse.
“Sono senza speranza!” si lasciò sfuggire con un sospiro rassegnato, all'ennesimo litigio in campo dei due.
“Oh, oh, oh! Non temere! - lo rassicurò Mister Anzai, sorridendo sornione – Queste scene le ho viste non meno di un anno fa... e visto il risultato, sono ottimista!” concluse, indicando la coppia d'oro dello Shohoku.
“Eh?! - Michael seguì il suo sguardo e si trovò sotto gli occhi Hanamichi e Rukawa, intenti a separare le matricole.
Due giocatori dal futuro brillante, ai quali augurava la tanto ambita N.B.A. Una coppia inseparabile, sia in campo che fuori, a quanto aveva capito.
Non che nascondessero la loro relazione, ma certo non si lasciavano andare di fronte ai proprio compagni e amici.
Quella maturità lo aveva colpito positivamente.
“Cosa c'entrano, scusi?” chiese un po' stupito.
“Figliolo, solo Akagi era in grado si sedare le risse di quei due... a suon di cazzotti sulla testa, se non ricordo male!” gli rivelò l'anziano, ridendo al ricordo.
“Loro?! Davvero?!” chiese incredulo, tornando a fissarli con curiosità.
Certo, a volte discutevano ma... addirittura prendersi a pugni... Non riusciva davvero a crederci!
“Più i sentimenti sono forti, maggiore e la veemenza con la quale si esprimono.” sorrise Anzai, dandogli un'amichevole pacca sulla spalla.
“Allora anche le nostre matricole hanno una possibilità!” convenne Michael, ridendo sommessamente.
La tensione che sentiva addosso, era scivolata via in pochi istanti. Anzai era un grande uomo, sensibile e attento.
Aveva intuito il nervosismo del secondo allenatore, oppresso dalle aspettative del preside e degli studenti, desiderosi di festeggiare l'ennesima vittoria della loro squadra, e vi aveva posto rimedio a modo suo, non saggezza e un pizzico di sano umorismo.
Era una persona straordinaria, pensò Michael, con sincera ammirazione.
“Dannato bastardo! Perché non mi hai passato la palla? Ero libero!” tuonò Aron, dirigendosi a passo spedito verso il nuovo playmaker.
“Tu non centri nemmeno la tazza del cesso. - rispose Shane, per nulla impressionato dalla sua furia omicida – Rukawa si era smarcato e ho preferito andare sul sicuro, ovviamente!”
“Ma io ti...!!!”
L'assalto del giovane pulcino, fu interrotto da Hanamichi che lo afferrò per la maglietta.
“Avete interrotto l'allenamento. Di nuovo.” fece loro notare, accigliandosi spazientito.
“Scusa.” mormorò Shane, arrossendo appena.
Non poteva sopportare di essere ripreso dal suo idolo. Tutta colpa di quel deficiente!
“Ma bravo! Fai la timida scolaretta...AHI!” si lagnò Aron, appena ricevette la testata del numero dieci.
“Tornate ai vostri posti, tutti! - tuonò Sakuragi, avvicinandosi un istante alla sua volpe, visibilmente preoccupato – Ma noi eravamo così insopportabili?! Povero Gori! Forse a Natale dovremmo fargli un regalo!” sospirò pentito.
“Do'hao! - sbuffò Kaede, nascondendo un sorriso – Hn.” mugugnò poi, notando lo sguardo adorante che il playmaker stava rivolgendo al suo ragazzo.
Quel tipo aveva una venerazione assoluta per Hanamichi, eppure non lo avvertiva come una minaccia.
Strano. Proprio lui, così possessivo e geloso. Davvero non capiva il perché, ma quando osservava quel ragazzino provava... malinconia, ecco.
Scuotendo il capo, Rukawa scacciò via quei pensieri sciocchi, concentrandosi nuovamente sulla partita d'allenamento in corso.
Uscito dagli spogliatoi, l'attenzione di Shane fu catturata dalla vocina stridula della causa della sua pressione alta: il deficiente.
Tsume si stava nuovamente rendendo ridicolo di fronte a mezza squadra nel vano tentativo di strappare un appuntamento alla bella manager dagli occhi azzurri.
Che idiota!
“Ehi, Kenaga! Che fai qui impalato?!” si sentì chiedere da Sakuragi, uscito dagli spogliatoi insieme a Rukawa.
“Oh, scusa... Ti sono d'intralcio...” mormorò la matricola, scostandosi dalla porta imbarazzato.
“No, no... Non ti preoccupare, è solo che avevi una faccia! Che stai ...? - lasciando la domanda in sospeso, il rossino fu testimone dell'ennesimo due di picche che Kurumi riservò al povero pulcino – Certo che non demorde, eh?” ammise, sorridendo divertito.
“Hn”
“Suvvia, Kitsune! Tua sorella sa difendersi da sola! Ciao Kenaga, a domani!” lo salutò Hanamichi, allontanandosi in compagnia del numero undici, che borbottava contrariato.
Shane sospirò affranto, limitandosi ad osservare le loro schiene.
Erano proprio una bella coppia.
Complementari eppure simili. Accomunati dal talento, dalla grinta, dal carisma. Opposti solo nel modo di esprimere le loro qualità. Meravigliosi e irraggiungibili... ...E Shane si sentì vuoto e tremendamente solo.
“Sato, ti posso parlare un attimo?” gli chiese Kant, guardandolo preoccupato.
Di nuovo. Kaede aveva sentito ancora quella sensazione strana trovandosi faccia a faccia con quel ragazzino.
Eppure non riusciva a capirsi. Cos'aveva destato il suo interesse per Shane?
Quel malinconico sentimento, da cosa era stato generato, così all'improvviso?
Da un avvenimento o... un ricordo.
“Va tutto bene, Sato? Ultimamente ti vedo un po' sperso. Ti trovi bene come playmaker, vero?” domandò Michael, accigliandosi.
“Sì, sì! È divertente. Mi ci sono adattato subito!” lo rassicurò il giovane, sedendosi accanto a lui sulla panchina della palestra quasi vuota.
“Bene, ne sono lieto. Sei un ottimo elemento e di certo d'ora in poi avrai un ruolo fondamentale nella squadra. Sendoh e Miyagi hanno ormai finito il liceo. Il perno dello Shohoku sarai tu!” gli fece notare l'allenatore.
“Farò del mio meglio!” promise la matricola.
“Ti trovi bene con gli altri ragazzi? Te lo chiedo perché, sai, ti vedo sempre da solo e con Tsume non corre buon sangue...” gli fece notare l'allenatore, guardandolo di sottecchi.
“È uno scemo, non ha talento e fa perdere un sacco di tempo a tutti, compreso Sakuragi, che gli deve star dietro!” sputò la matricola, piena d'astio.
“Hanamichi è il tuo idolo, vero?” sorrise Michael.
“È bravissimo, non si arrende mai ed è pieno di grinta e... Ops!” mormorò imbarazzatissimo, rendendosi conto di aver detto troppo.
“Sato, non è sbagliato avere un punto di riferimento, una meta da raggiungere. Che sia un posto o una persona, è indifferente. A me sembra che tu ti limiti solo a osservarlo da lontano. Se vuoi ottenere gli stessi risultati di Sakuragi, allora devi concentrarti e lottare per raggiungere il tuo obiettivo senza lasciarti distrarre da niente e da nessuno. Riesci a seguirmi?”
“S... Sì, credo di sì.” sussurrò Shane, alquanto confuso.
Apprezzava le qualità del numero dieci dello Shohoku, desiderava emulare le sue gesta eppure... si limitava a contemplarlo da lontano.
Un comportamento che non lo portava da nessuna parte, effettivamente.
“Avrei piacere che non litigassi più con Tsume. Mi rendo conto che i suoi comportamenti infantili ti diano fastidio, ma la maturità si acquista col tempo e attualmente è solo un adolescente con troppi ormoni in corpo. Mi rendo conto di chiederti molto, ma vorrei che non gli dessi corda, quando ha voglia di fare a botte. La squadra ne gioverebbe e penso anche tu!” dichiarò il coach, guardandolo dritto negli occhi.
“Ci proverò Mister. Anche se sarà abbastanza difficile!” rispose sincero il giovane.
“Va bene! Allora, a domani, Sato!” lo salutò Kant, soddisfatto della chiacchierata.
Rimasto solo, Shane prese il suo borsone e si incamminò verso casa.
Il Mister aveva ragione, se voleva essere come Hanamichi, avrebbe dovuto allenarsi seriamente, senza lasciarsi distrarre dal deficiente.
Eppure... una sottile sensazione di malcontento lo ghermì all'improvviso.
Alla fine degli allenamenti, Sakuragi aveva Rukawa, Tsume correva subito a fare lo scemo con la loro manager. Miyagi era ufficialmente fidanzato con la bella Ayako...
Tutti avevano una vita al di fuori dello sport.
Forse il suo problema era la realtà. Shane non aveva nessuno al mondo, per questo dava il massimo nel basket.
Improvvisamente si rese conto che, mentre le persone che conosceva percorrevano le strade delle proprie esistenze, lui rimaneva indietro, incapace di tenere il loro passo.
Si sentì infinitamente solo e triste.
Perché, all'infuori di una palla arancione, Shane non aveva assolutamente niente.
Arrivati a casa, furono accolti dall'allegro parentado.
Katy, che diceva di sentir la primavera – pur essendo sotto Natale – aveva deciso di pulire casa utilizzando uno strano aggeggio creato dal geniale maritino: una specie di robot rosa salmone, a forma di foca, che spolverava con le pinne anteriori e lavava con con la lunga coda. L'unico problema era che per asciugare, si rotolava in terra come un tarantolato, per la gioia della piccola Kikyo che rideva divertita davanti a un simile spettacolo.
Kyosuke, dal canto suo, era talmente soddisfatto della nuova invenzione che stava già lavorando a un nuovo prototipo: il polpo netturbino, che raccoglieva la spazzatura mediante i lunghi tentacoli, incamerandoli nel testone*.
Kanata invece se ne stava chiuso in un armadietto della sala, avendo ricevuto lo sfratto da parte delle nonnine che lo avevano obbligato ad allontanarsi dalla cucina. Il piccolo aveva accettato l'esilio con la fierezza di un vero monarca, limitandosi a borbottare qualcosa circa gli ospizi che non erano più capienti come una volta, discutendone con il cane, per l'occasione in versione leggìo. Lo strano animale reggeva, infatti, il libro che il bimbo stava leggendo, mediante l'uso della sola testolina scura.
“Tutto tranquillo, vedo!” sorrise Hanamichi, andando in cucina noncurante del fatto che Kato gli si fosse acciambellato sulla testa.
“Hn” mugugnò la volpe, in astinenza da dolciumi.
“Nipote mio! - esclamò Kikyo-san, accogliendolo con un forte abbraccio – Non temere, nonnina tua ti aiuterà!” dichiarò con le lacrime agli occhi.
“H-Hn?!” balbettò Kaede, guardandola stranito.
Quello era strano persino per lei!
“Accomodatevi tesorini miei! Io e Mayuka vi abbiamo preparato uno spuntino, siete giovani, dovete sedare i vostri... appetiti!” sorrise l'anziana, calcando sull'ultima parola, sbattendo le palpebre con forza.
“Ah... Ok... Grazie, ma potevo pensarci io, signora...” disse Sakuragi, lanciando al compagno uno sguardo allarmato.
“Non è carino il nostro Culetto d'oro? - gongolò l'anziana, sorridendo all'amica – Forza, assaggia un bignè alla crema e dimmi cosa ne pensi!” lo esortò, porgendogli il vassoio.
Appena addentò il dolce, le due anziane lo guardarono sconvolte.
“No, non così! Lo ledevi prima leccare po', altrimenti non assapori lo zucchero a velo! - gli consigliò Mayuka – Anche tu Kaede, non lo devi fagocitare in un solo boccone!”
“Fame.” si limitò a mugugnare la volpe, addentando un altro dolcino.
“NIPOTE DEGENERE! FAI COME TI DICE!” tuonò la nonna, brandendo minacciosamente il suo bastone.
“H...Hn?!”
“Ru, accontentale. Sembra importante!” mormorò Hanamichi, più confuso che preoccupato dallo strano comportamento delle due donne.
“Ma perché dovrei perdere tempo a ciucciare un bignè? È frustrante!” borbottò la volpe.
“Oh, nipote mio! Lo so! Ma non temere! Salverò l'onore dei Rukawa!” esclamò Kikyo, nuovamente in lacrime.
“Se si commuovono con un pasticcino, che fanno quando preparano una torta? E poi, che c'entra l'onore della tua famiglia, col saper mangiare un dolce?!” domandò Hanamichi, costernato.
“Hn, saremo aristocratici!” sbottò Kaede, confuso.
“Forza, riprovate! - esclamò Mayuka osservandoli attentamente - Prendete il bignè in mano e strizzatelo piano piano, poi lo dovete leccare e succhiare adagio, altrimenti non ve lo gustate!”
“O...Ok...” annuirono titubanti i due ragazzi, certi ormai del rimbambimento senile delle signore.
“Datevi una mossa! Abbiamo preparato anche la banana flambè!” annunciò loro Kikyo, ricominciando a istruire i due ragazzi sempre più scioccati.
Mitsui socchiuse gli occhi, infastidito dalla luce del sole che filtrava dalle ampie finestre.
Dall'odore di pulito e dalle pareti tinteggiate a nuovo, intuì di non essere nello scantinato che Tetsuo si ostinava a chiamare casa.
Tentò di alzarsi, ma si rese conto ben presto d'essere ammanettato al letto all'occidentale sul quale era stato adagiato, vestito solo dei propri boxer.
La situazione peggiorò ulteriormente, non appena si ritrovò faccia a faccia con Akira Sendoh, comodamente seduto su di una morbida poltrona color panna, accanto all'armadio più grande che Hisashi avesse mai visto.
L'espressione seria e decisa che il ragazzo aveva dipinta in volto, non fece altro che acuire il malcontento della guardia dello Shohoku.
Quella situazione non prometteva nulla di buono, decise Mitsui, con uno sbuffo contrariato.
-FINE TERZA PARTE-
Note finali:
Un gigantesco grazie alla mia super-beta-omonima Lilyj ^_____^ Il polpo netturbino è una sua meravigliosa idea!
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