DISCLAMER: I personaggi sono di T. Inoue.
Alcuni, invece, li ho inventati io, ma non temete: la differenza, balza
immediatamente agli occhi! -////-'
Strange Family Parte
XI di
Gojyina-chan Hanamichi corse in casa, spalancando
violentemente la porta con il cuore che martellava nel petto e rimase impietrito
sul posto per alcuni istanti. A pochi metri da lui, Kurumi era in
piedi, sotto shock. Occhi sgranati e scossa da un leggero tremore. Per terra
la busta della spesa, le scatole sparse sul bel tappeto orientale. Steso sul divano, il piccolo Kanata,
con il volto mortalmente pallido, faticava a respirare. Sul pavimento c'era
una bustina di plastica con una manciata di pasticche al suo interno. Accanto al bambino v'era Hikaru che voltò
il viso terrorizzato verso di lui. “Non... respira...” ansimò la
ragazza con voce incerta. Passato quel primo momento di
stupore, Sakuragi si mosse rapidamente. Percepita la presenza dei due
compagni di squadra alle sue spalle, ordinò ad Akira di spremere mezzo limone
in un bicchiere di latte, mentre lui stesso prendeva il corpicino esanime di
Nezumi tra le braccia, portandolo di corsa nel bagno accanto alla cucina,
aiutato da Kaede. “Hn?!” domandò il volpino,
visibilmente preoccupato. “Deve assolutamente vomitare!
Kurumi! Corri a chiamare Geronimo!!!” tuonò il rossino all'indirizzo della
ragazza che tuttavia non fu in grado di muovere muscolo. Hikaru uscì in giardino, alla
ricerca dello sciamano. Nella sua testa, riecheggiava una
sola frase: ”Non di nuovo!” Attirato da tutto quel trambusto,
Kazuya scese al piano inferiore in tempo per vedere Hanamichi e Kaede correre
verso il bagno, seguiti da Akira. Che cavolo stava succedendo?! Alla vista della gemella, pallida e
tremante, si rese conto della gravità della situazione. “Cos'è successo, Kumy?! La mamma...?
Nonna si è sentita male? Ehi? RISPONDI!” gridò scuotendola per le spalle. “Kanata.. sta... morendo!” gracchiò
la giovane, indicandogli la bustina trasparente, ancora sul pavimento. Kazuya sbiancò, barcollando fino
alla parete più vicina, dove vi si lasciò scivolare fino a terra. Le... sue... pasticche... Hanamichi reggeva tra le braccia il
bambino, mentre Kaede sosteneva la fronte del fratellino a malapena
cosciente. Finito di rimette, il piccolo
svenne, accasciandosi sul corpo del rossino. “Quante ne avrà vomitate?” chiese
Sendoh, incapace di staccare lo sguardo dal viso cinereo di Kanata. “Un paio, ma...! Cazzo! Non so
quante ne ha ingoiate!” esclamò il rossino, mordendosi nervosamente il labbro
inferiore. Nezumi, che aveva ripreso conoscenza
per alcuni istanti, aveva rimesso tutto, compresi gli avanzi della cena della
sera precedente e oramai stava sputando solo la bile... Ma il rossino non era
certo che fosse sufficiente. “Chi ha portato quella merda in
casa?” sibilò la volpe, guardando negli occhi suoi fratello. “Vado a chiedere ai gemelli.”
sentenziò il porcospino, mortalmente serio. Kanata non usciva mai da solo, loro
tre e Hikaru erano da escludere a priori, rimanevano solo i due sedicenni. “Esigo delle risposte e le voglio
subito! - esclamò il ragazzo, passando lo sguardo da uno all'altro – Chi è
stato di voi a...?” s'interruppe, udendo i singhiozzi soffocati di Kazuya. “Non è vero!” sospirò Kurumi,
guardando incredula il suo gemello. Afferrandolo per le spalle, Akira
sollevò di peso il fratello minore, guardandolo feroce. “TU!Che cazzo è quella roba? Dove
l'hai presa?” “Non...lo so... L'ho trovata al
parco... era caduta dalla tasca di uno spacciatore e... forse sono
anfetamine. Non lo so!” piagnucolò il ragazzo, evitando lo sguardo furente di
Sendoh. Lo schiaffo che seguì la sua
confessione, lo colpì in pieno viso con inaudita violenza. “Quante ce n'erano?” sibilò l'ex
asso del Ryonan, pericolosamente calmo. “Sette...otto...non so...” “Devi essere più preciso, cazzo! È
in gioco la vita di Kanata!” ringhiò il porcospino, scuotendolo con forza. “Erano dieci in tutto... Sì, dieci.”
ricordò Kazuya, mortificato. In quel momento giunse Scalpello
Scheggiato, trafelato e in ansia. “Nel bagno” gli indicò Sendoh,
lasciando la presa sul fratello minore. Quando lo sciamano aveva sentito una
voce femminile che lo chiamava disperatamente, lì per lì non l'aveva
riconosciuta, ma quando si era trovato davanti il volto sconvolto della
rossina che urlava di correre in casa, aveva subito temuto il peggio. A detta della ragazzina, Kanata
aveva ingerito dei medicinali o roba del genere. Pregò Manitù e tutti gli Dèi del
Creato di fare in tempo. “Ha ingerito tre pastiglie di...non
so...anfetamine. Erano dieci in tutto, sette sono lì per terra...” mormorò Akira,
passandosi una mano tra i capelli. “Ne ha ingoiate due... Una l'ho
presa io, ieri...” confessò Kazuya, chinando il capo di fronte allo sguardo
furente del fratello maggiore. Lo sciamano chiese ai ragazzi di
portare il bambino in camera, per poterlo visitare. “Hikaru, metti il bollitore sul
fuoco. – disse l'indiano, al termine dei suoi controlli – Necessita di tisane
purificanti, per essere certi di espellere ogni residuo nocivo dal suo corpo.
Bisogna dargli molti integratori, succhi di frutta e latte. Deve recuperare
le vitamine e i sali minerali che ha perso. Non temete, se la caverà. Ha
fatto in tempo ad ingoiarle, ma non le ha digerite. Vedete? Il suo viso è già
tornato più colorito!” rincuorò i familiari, dando una pacca sulla spalla di
Hanamichi, che era rimasto per tutto il tempo seduto al capezzale del
bambino, tenendogli la mano. “Non c'è problema, Geronimo! Siamo
diventati rivenditori ufficiali di Gatorade!” sbottò il rossino, per
alleggerire la tensione. “Vado in erboristeria a comprare
altre tisane. - disse il dottore, alzandosi – Deve prendere almeno tre al
giorno per una settimana.” concluse, poco prima di uscire dalla cameretta. “Dobbiamo parlare!” sibilò Kaede
afferrando i gemelli per la collottola e trascinandoli al piano inferiore,
seguito da Akira. Il porcospino e Kurumi, presero
posto sul divano, facendo sedere tra loro un singhiozzante Kazuya, mentre il volpino si accomodava su
una poltrona di fronte a loro. “Piantala di frignare e sputa
l'osso!” ordinò l'asso dello Shohoku, innervosito dal silenzio sceso sulla
stanza. “Già! Per te è facile, vero? -
esplose il ragazzo, fuori di sé dalla rabbia verso se stesso – Che cazzo ne
sai della gente come me? Sei buono solo a sputare sentenze!” “Hn?!” “La gente come te? Che stai dicendo?!” domandò Sendoh, sinceramente perplesso. “Le persone mediocri... come me...
hanno bisogno di qualche scorciatoia per risultare accettabili... E l'essere
circondato da talenti, certo non aiuta!” mormorò Kazuya, portandosi le
ginocchia al petto e nascondendovi il volto umido. “Tu non sei affatto mediocre! -
esclamò la sua gemella - ...E comunque quella merda non serve a niente, peggiora solo le cose!” “Yayu, noi siamo i tuoi fratelli.
Perché non ce ne hai mai parlato?” chiese Akira, posandogli una mano sulla
spalla. “Non dire stronzate! - sputò
l'interpellato, scostandosi di scatto – Noi non parliamo mai! Tu vivi
lontano, Kae gioca a basket o dorme, Kumy pensa solo al denaro e Kanata vive
nei ripostigli! Mi spieghi che cazzo di fratelli saremmo?! Hana e Hiki, sono
fratelli! Noi no! E comunque, non mi avreste potuto capire. Non riuscite a
farlo nemmeno adesso! Io non sono un genio, non eccello in niente... Voi
avete trovato la vostra strada e siete pieni di talento...Io sono solo un
perdente. ” sospirò affranto, rannicchiandosi ancora di più in sé stesso. “Non siamo una famiglia...
convenzionale, diciamo così – ammise Akira, grattandosi il mento – Ma, per
quanto mi riguarda, voglio bene a tutti voi. Non ho mai pensato a talento e a
normalità... Siete i miei fratellini.... Solo questo conta, per me!” “È facile parlare quando si hai
tutto! Basta che schiocchi le dita e anche le ragazze ti cadono ai piedi.
Tutte! Nessuna esclusa... e questo vale anche per Kae!” sibilò Kazuya, per
nulla convinto dal suo discorso. “Mmm... - borbottò la volpe – È per
Hikaru, vero?” intuì, ripensando al primo giorno di scuola, vicino ai
tabelloni. “Già! Gran bell'aiuto che mi hai
dato 'fratellone'!” lo accusò, guardandolo torvo. “Sono gay! Non ho esperienza in
fatto di donne!” si difese Kaede, adombrandosi. “Su questo ha ragione lui. Cosa
avrebbe potuto dirti? Chissà com'è che ha trovato quell'Anima Santa di
Hanamichi!” esclamò Kurumi, incredibilmente seria. “Ehi!” mugugnò Kaede, arrossendo
appena. “Cosa c'entra Hikaru con me?!
Tralasciando il fatto che anch'io sono gay...” borbottò Sendoh, confuso. “Vedete! Sono normale persino in
questo! Un banale adolescente etero!” si lamentò Kazuya, sempre più depresso. “Oh! Ma allora...! - il porcospino,
finalmente, comprese il senso di tutto il discorso – Guarda che io mica le
piaccio, sai? Lei in me... rivede suo padre... - balbettò imbarazzato – Dite
che sto invecchiando?!” s'allarmò, passandosi entrambe le mani sul viso. “Hn. L'aria da vecchio pervertito ce
l'hai!” gli fece notare Kaede, sfottendolo apertamente. “Suo...padre?!” ripeté Kazuya,
accigliandosi confuso. “Il mio SORRISO e il mio modo PACATO di parlare glielo ricordano! -
spiegò Akira, calcando su alcune parole, guardando di sbieco la volpaccia –
Il signor Sakuragi è deceduto qualche anno fa...” “Non lo sapevo... – ammise la
matricola dello Shohoku – Io credevo che... voi due... Kami! Kanata ha rischiato la vita a causa
mia!” singhiozzò, coprendosi il volto con le mani. “Siamo tutti responsabili, almeno
quanto te! - gli disse Kurumi – Non ci siamo accorti del tuo dolore... Io per
prima, che ti sono gemella. Mi dispiace. È che a volte... non si riesce a
vedere ciò che si ha sotto il naso. Yayu, non è vero che sei inutile o mediocre!Semplicemente, non hai
ancora fatto chiarezza dentro di te. Devi scoprire cosa vuoi dalla vita e
poi... agire!” concluse, abbracciandolo. “Mi... dispiace d'aver portato
quella roba in casa... Volevo buttarla via, ma...” mormorò il giovane,
tirando su col naso. “Hn. Azzardati ancora a prendere
quella merda e te la faccio trovare io 'la strada'... a suon di calci nel sedere!” lo avvertì il volpino, meno
minaccioso di quanto avrebbe voluto. “S...Sì!” sorrise Kazuya,
asciugandosi gli occhi con una mano. “Uffa, però! Che figuraccia che ho
fatto! - s'imbronciò la ragazza dai lunghi capelli neri – Quando ho visto
Kanata in quello stato... Meno male che c'era Hiki, altrimenti... OH, KAMI! -
sobbalzò, sgranando gli occhi -
HIKARU HA PARLATO!” si rese
conto, passando lo sguardo da un fratello all'altro, incontrando il medesimo
sguardo stupito. Seduti fianco a fianco, i due
Sakuragi rimasero a lungo in silenzio, incapaci di affrontare 'quell'argomento'. “Hana... - mormorò la sorellina,
rompendo quel momento di quiete apparente – Perdonami!” “Eh?!” “È colpa mia se papà è morto!”
esclamò lei, scoppiando in un pianto dirotto. “Che cazzo stai dicendo?! La colpa è
solo mia! - sibilò Hanamichi, evitando di alzare la voce, per non infastidire
il riposo di Nezumi – Io dovevo chiamare i soccorsi, ma... Io stavo facendo a
botte mentre papà...” s'interruppe, tremando di rabbia. “Appunto! Sei stato aggredito da un
gruppo di teppisti! Io no! Ero lì... ma non ho fatto niente. Non riuscivo a
muovermi... ero come paralizzata...
L'ho guardato morire senza muovere un dito! - singhiozzò disperata – Ma la
mia colpa più grande riguarda te!” “Hiki, non...” “Ti ho visto fare mille lavori per
mantenere entrambi, ma nemmeno questo è riuscito a smuovermi. Ho continuato
ad essere una zavorra per te!” ammise, mortificata. “Non mi sei mai stata di peso! Tu
sei tutta la mia famiglia! Mamma ci ha lasciati per causa mia! Ti ho tolto
tutto! Ma tu mi hai sempre voluto bene e...” “La mamma aveva ricevuto un'offerta
di lavoro in Europa, come Chef in un rinomato ristorante francese, ma il
babbo non ci ha voluto allontanare dal nostro Paese e dai nostri amici. L'ho
sentito parlarne al telefono con l'avvocato, poco prima di... di...”
s'interruppe, versando ancora un paio di lacrime. “Avevi dodici anni, Hiki! - mormorò
Hanamichi, stringendosela al petto - Come avresti potuto...?” “E tu tredici! O non è colpa di
nessuno o è di entrambi!” tagliò corto lei, fulminandolo con lo sguardo. “Va bene!È stata una disgrazia. -
capitolò il rossino, con gli occhi lucidi -
Ricominciamo a vivere, ti va?” “Si può fare!” sorrise Hikaru,
sorridendo tra le lacrime. In quel momento, irruppero nella
stanza i quattro fratelli Rukawa, con la stessa grazia di una mandria di
bufalotti d'acqua. “Toh, guarda! Sono sopravvissuti
alla... riunione di famiglia!” esclamò l'ala
grande dello Shohoku. “Do'hao!” “Taci, Kitsune!Voi Rukawa siete
dannosi per l'umanità. Quei due lì, i gemelli, avreste dovuto chiamarli
Lucrezia e Borgia, vista la loro propensione ad avvelenare la gente!”
borbottò, sollevando un sopracciglio. “Hn” annuì la volpe, concordando in
pieno. “Hiki? Tu... puoi parlare adesso,
vero? Ti ho sentita, prima...” chiese Kurumi, catalizzando la sua attenzione
sull'amica. “Sì...io...quando ho visto Kanata...
Sì, riesco a parlare!” sorrise la rossina, abbracciandola di slancio. “Andiamo in cucina, ti preparo un
the. Yayu, vieni con noi!” sentenziò l'altra, trascinando il gemello al piano
inferiore. “Ragazzi che mattinata! - sospirò
Sendoh, visibilmente stravolto – Vado al minimarket qui dietro a prendere
latte e integratori. A dopo!” salutò i due compagni di squadra rimasti in
camera. Con l'adrenalina che sentiva ancora
in corpo, aveva bisogno di stare in movimento. Una volta soli, Kaede si accomodò
sulla poltrona, accanto al letto del fratellino. “Tutto bene, Kitsune?” si sentì
chiede da Hanamichi. “Hn. E tu?” volle sapere, mal
celando la sua preoccupazione. “Quasi. Manca solo lui!” mormorò il
rossino, accarezzando la testolina del bimbo ancora addormentato. “Si riprenderà presto, è mio fratello!”
lo rassicurò la volpe, con una punto d'orgoglio nella voce. “Allora sarà in letargo per i
prossimi tre mesi!” lo sfotté il ragazzo, con un mezzo sorriso. “Quanto sei Do'hao!” “Quanto sei Baka!” Kaede si ridestò nel tardo
pomeriggio. Disorientato, si drizzò a sedere
stropicciandosi gli occhi con le mani. In quel momento, si rese conto del
morbido plaid che qualcuno gli aveva posato sul corpo, durante il suo riposo. “Hana?” mormorò il volpino,
guardandosi attorno. Sakuragi era nella stessa posizione
in cui l'aveva lasciato: seduto al capezzale di Kanata, una mano che
stringeva quella del bambino e l'altra che gli accarezzava la testolina
scura. A lui si erano aggiunti i due
animali domestici, o presunti tali: Kato era rannicchiato sulle gambe del
rossino e Kuro- in versione lampada- sedeva immobile sul comodino a pochi
centimetri dal cuscino di Kanata. “Respira un po' meglio, anche se non
si è ancora svegliato...” sussurrò Sakuragi, senza distogliere lo sguardo da
Nezumi. “Ehi, dovresti riposare e mettere
qualcosa sotto i denti” borbottò il numero undici dello Shohoku, sedendosi
accanto al ragazzo, avvolgendo entrambi con la morbida coperta. “Non mi muovo di qui fino a quando
non avrà riaperto gli occhi!” sentenziò il Tensai, con un tono che non
ammetteva repliche. “Hn” capitolò Rukawa, posando la
tempia sulla sua spalla ambrata. Un paio di ore dopo, Kanata
socchiuse gli occhi, trovandosi faccia a faccia con un meraviglioso angelo
dagli occhi caldi e i capelli lucenti. “Sei venuto a prendermi?” domandò
innocentemente il bambino. “Sì, piccolo... A PRENDERTI A
TESTATE!!! - tuonò Sakuragi, dando libero sfogo a tutte quelle ore di ansia –
MA DICO IO! CON TUTTI I LIBRI CHE LEGGI, SFOGLIARNE UNO CHE TI AVVERTISSE DI
NON MANGIARE ROBA TROVATA IN GIRO NO, EH?” “Sono stato avventato! - ammise il
bimbo – La busta era senza etichetta. Ma l'ho trovata in soggiorno... Quando
ho iniziato a stare male era troppo tardi. Avevo già mangiato due caramelle
avariate!” “Nezumi...Non erano proprio...
caramelle...” borbottò il rossino, guardando distrattamente Kaede che usciva
dalla camera per avvertire il resto della famiglia. “Caspita!Così giovane e già con un
passato di droga alle spalle! - sbottò Kanata, imbronciandosi – Come Charles Baudelaire.
Potrei diventare un poeta maledetto!” “Non volevi fare il critico
letterario?” gli chiese Sakuragi, divertito . “In effetti, sì! È divertente
pontificare sul lavoro altrui senza far nulla!” sorrise il bimbo, mentre il
suo grande amico gli scompigliava i capelli. “Al massimo sei uno scrittore... in erba!” scherzò il ragazzo, facendo
ridere entrambi. “KANATA!” gridarono i gemelli,
entrando di corsa nella camera. Kazuya abbracciò il fratellino,
scusandosi con lui tra le lacrime. Il bimbo rimase imbambolato per
diversi secondi, a metà tra l'incredulo e l'imbarazzato. Era la prima volta che suo fratello
lo stringeva a sé. “Non... importa...Ho sbagliato anche
io a mangiare del cibo dalla provenienza incerta...” borbottò, arrossendo
miseramente. “Va bene, va bene! - esclamò
Scalpello Scheggiato – Ora fatemi visitare il paziente, così saremo tutti più
sereni e anch'io potrò partire tranquillo. Domani ho diligenza per Tokyo,
vostra madre mi aspetta!” annunciò. Facendo accomodare fuori quell'oceano di
adolescenti combina guai. “Cos'è che ha?!” chiese Hanamichi,
uscendo dalla camera di Kanata accanto alla volpe. “Il taxi, Do'hao - sbadigliò Kaede
prendendolo per mano – Ora ceniamo. Non tocchi cibo da ieri sera” ...e non
era una proposta. Un paio di giorni dopo telefonò
Ayako, avvertendo i ragazzi di un allenamento mattutino deciso all'ultimo
minuto. Akagi, Kogure e il Mister avevano
pensato di organizzare una mini partita, in onore dei vecchi tempi. “La palestra è stata sistemata. Con
i soldi del premio, hanno sistemato sia l'impianto elettrico che i
riscaldamenti e abbiamo anche comprato i palloni nuovi!” disse loro la
manager, ancora galvanizzata dalla vittoria al concorso di cosplay. “È da tanto che non gioco! - esclamò
Hanamichi, entusiasta di riprendere col basket – Ayako ha detto che la scuola
riaprirà tra una decina di giorni. Con l'arrivo degli operai per la palestra,
il preside ha colto l'occasione per far sistemare anche il resto della
scuola... Non voglio aspettare così tanto per allenarmi con la squadra!”
sbuffò, pensando all'imminente avvio dei campionati invernali. Entrati in palestra i tre ragazzi
furono accolti dai compagni che li ringraziarono per tutti gli... sketch -
comici e non - che avevano interpretato durante il pomeriggio alla fiera del
fumetto, che erano valsi la vittoria e il conseguente assegno. “Sentite che calduccio? - esclamò
Ryota, estasiato – E ancora non avete visto le docce! L'acqua calda esce
immediatamente! Non dovremo più aspettare dieci minuti buoni, gelandoci il di
dietro!” disse poi, trascinando Hanamichi e la volpe negli spogliatoi. Akira li seguì sorridendo,
voltandosi un solo istante all'indirizzo della figura solitaria che giocava
sulla linea dei tre punti. La sensazione che ci fosse qualcosa
di... 'sbagliato' in quel ragazzo dallo sguardo cattivo, si ripropose più
forte che mai. Ma in fondo, lui cosa sapeva di
Mitsui? Scuotendo il capo, Sendoh andò a
cambiarsi, in vista dell'allenamento. Akagi e Kogure arrivarono mezz'ora
dopo. Salutati allenatori ed ex-compagni,
si dissero pronti a testare la qualità della nuova squadra. Di lì a qualche giorno, lo Shohoku
avrebbe fatto il suo esordio nel Torneo Interscolastico direttamente ai
quarti di finale. Grazie alla qualificazione ai Campionati Nazionali, sia
loro che il Kainan avevano saltato tutta la prima fase del Torneo e i due
ex-compagni volevano controllare che fosse tutto a posto. Scelte le due formazioni si diede il
via alla partita. Takenori, Kakuta , Miyagi, Shane e Kogure da una parte. Hanamichi, Aron, Sendoh, Rukawa e
Mitsui dall'altra. Anzai e Michael, osservarono
gongolanti i loro ragazzi all'opera. Soprattutto il neo allenatore dai
capelli dorati, aveva accolto con gioia immensa il ritorno di Sakuragi in squadra, tirando un
silenzioso sospiro di sollievo, quando lo aveva rivisto sano e in forze. Il rimorso dovuto a quel consiglio
alimentare sbagliato, non gli aveva fatto chiudere occhio per notti intere,
ma adesso sembrava tutto a posto. Era proprio difficile avere a che
fare degli adolescenti, avevano decisamente degli animi troppo sensibili. Le rivalità in campo stavano dando
vita a giocate avvero spettacolari. Shane e Aron, appena si trovavano
uno contro l'altro, facevano letteralmente scintille; Miyagi-che non voleva
sfigurare contro Sendoh- stava realizzando passaggi precisi e fantasiosi; i
due universitari stavano dando il massimo di loro stessi, lieti di poter
giocare ancora una volta insieme agli ex-compagni. Ma non ci fu comunque partita. L'intesa tra Rukawa e Sakuragi aveva
del sovrannaturale: oramai, insieme, avrebbero potuto giocare persino
bendati; Akira era entrato nei loro meccanismi con grande facilità, riuscendo
a interagire anche con Mitsui che stava decisamente stracciando il suo amico
Kogure. Aron era ancora un po' impacciato e facile agli scoppi d'ira –
soprattutto quando veniva impunemente gabbato da Shane – ma nel complesso
dava il suo apporto senza intralciare il gioco dei senpai. Insomma: ai campionati invernali, lo
Shohoku avrebbe fatto faville! Sorridendo divertito, Takenori
osservò Shane che, a fine partita, tirò una violenta pallonata sulla nuca
della matricola dai corti capelli biondi, intento a provarci con Kurumi. Quella scena lo riportò, con immensa
nostalgia, a dodici mesi prima... Accigliandosi incuriosito, l'ex-capitano
si rese finalmente conto di un particolare a dir poco shockante: Rukawa e Sakuragi si erano passati la
palla! “Da quando quei due vanno così
d'accordo?!” sbottò, guardando allibito le due ex matricole. “Da... qualche settimana...” sorrise
Akira, osservando di sottecchi il suo burbero fratellino uscire dagli
spogliatoi seguito dal rossino. “Ma non potevano iniziare lo scorso
anno? Mi avrebbero risparmiato un paio di esaurimenti nervosi! - sospirò
Akagi, intimamente fiero di quel nuovo Shohoku - Mitsui è in forma
smagliante!Si starà allenando parecchio...” constatò, avendolo trovato un po'
sciupato. Seguendo il suo sguardo, Sendoh vide
Kiminobu parlare con il soggetto in questione, palesemente dispiaciuto del
tono freddo e distaccato col quale il tiratore da tre punti gli stava
parlando. Pochi minuti dopo si udì in
lontananza il rombo di una moto. Hisashi pose fine alla
conversazione, salutando educatamente i due vecchi amici e uscì dalla
palestra senza mai voltarsi. Kogure lo vide salire sulla
motocicletta di Tetsuo e il dispiacere, si trasformò in sincera
preoccupazione. “Ehi, Campione! - lo salutò il
giovane uomo dalla folta criniera scura – Mmm... Lui è qui, vero?” borbottò,
notando la sua espressione cupa. “Andiamo a casa.” sibilò Hisashi,
salendo dietro l'amico, senza il casco. Voleva mettere più chilometri
possibile tra lui e il resto della squadra. Si sentiva soffocare. “Ragazzi, siete diventati veramente
bravi!” esclamò Kiminobu, complimentandosi con i due rivali inseparabili. “Hn” “Sono il Tensai, no?” rise
Hanamichi, mettendosi in posa. “No” sentenziò la volpe, senza
guardarlo. “Ehi, Baka! Come ti permetti?” tuonò
il rossino. “Lo hai chiesto tu!” gli fece notare
Kaede, senza fare una piega. “Mmm... - s'aggrottò un imbronciatissimo
Hanamichi, meditando vendetta – Prima o poi, mi dovrà chiedere un budino al
cioccolato! Il sale ci metto!...E pure il curry e il chili! Poi vediamo se
avrà tutta questa voglia di parlare con la lingua abbrustolita!” bofonchiò il
ragazzo recuperando il suo borsone. “Non vedo l'ora di giocare insieme a
voi nella squadra dell'Università! Ci saranno tutti i più grandi campioni
della prefettura!” sorrise Kogure, salutandoli. “Quattrocchi, io non andrò
all'Università. Per me il basket terminerà con il liceo.” annunciò Hanamichi,
rattristando non poco i due senpai. “Ma che dici?! Sei scemo? Vuoi
buttare via tutto quello che hai imparato fino ad oggi?! - tuonò Akagi,
tirandogli un sonoro pugno – 'Questo', almeno non lo scorderai!” sentenziò il gorilla, iracondo. “Gori... Ho dei motivi validi, cosa
credi!” sbottò Hanamichi, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. “Mmm... - mugugnò l'ex capitano,
scrutando attentamente il viso serio e sinceramente dispiaciuto dell'amico –
Se cambierai idea, sappi che saremo lieti di averti con noi!” si limitò a
dire, scompigliandogli affettuosamente i capelli. Kaede si trattenne a stento dal
prendere il rossino a calci nel culo. Tremando d'ira, decise di aspettare
d'essere a casa, nella dependance, per poter parlare - o picchiarlo - senza
essere disturbati. Hanamichi andò a sedersi sul divano,
mantenendo volutamente le distanze dall'imbronciatissima volpe. Non capiva cosa avesse. Avevano giocato benissimo, era stato
divertente e Anzai si era detto molto soddisfatto di loro. Insomma, meglio di così non sarebbe
potuta andare! Eppure Kaede era uscito dalla
palestra di umore nero. Aveva rimandato la discussione fin
troppo a lungo. Rukawa andò a sedersi accanto al
rossino, puntandogli addosso il migliore dei suoi sguardi glaciali. “Non andrai all'Università, Do'hao?”
chiese incrociando le braccia al petto. “No. Ci deve andare Hiki, è lei
quella intelligente. Per uno come me sarebbero soldi sprecati. Lo dici sempre
anche tu che sono un idiota!” sorrise il ragazzo, non capendo il senso del
discorso. Cosa poteva importarne a Kaede di
lui?! “Hn. L'ho sempre detto per darti
infuriare, non credevo fosse vero, ma anch'io a volte sbaglio,
evidentemente... Tu sei davvero un cretino!” sibilò socchiudendo
pericolosamente gli occhi chiari. “Che...cosa...?!” “Mi hai stufato! Tu e la tua
propensione al martirio! Passi l'affetto per Hikaru, ho quattro fratelli più
uno in arrivo e lo capisco fin troppo bene! Ma tu sei assurdo! Ti diverte
così tanto immolarti per la causa o ti piacciono i ruoli drammatici in
generale?” domandò Rukawa, ironico. “Andrà al Conservatorio di Tokyo e
lì la retta è alta. Voglio solo il meglio per mia sorella, cosa c'è di
male?!” rispose stizzito Hanamichi, sulla difensiva. “E per te? Cosa vuoi per te? Cosa
sogni?” “Io?! Beh... Non so... Che Hiki sia
sempre in salute... come lo sia anche tu e tutta la tua famiglia e il Guntai
e...” “NO! VOGLIO SAPERE COSA SOGNI PER TE
STESSO! - tuonò Rukawa talmente adirato da alzare persino la voce – Voglio
giocare nell'N.B.A., amo la musica rock e mi piace dormire. Tu, invece?
Tralasciano il Guntai e tua sorella, cosa ti piace? Quali sono i tuoi hobby?
Cosa desideri dalla vita?” “Per...me...?Non lo...so... Non...
ci ho mai pensato... seriamente...” balbettò il rossino, preso in
contropiede. “Bene, pensaci allora! Perché io non
ho intenzione di stare con una persona che non ha obiettivi e desideri!”
sentenziò Kaede, poco prima di uscire, lasciando Sakuragi da solo a
riflettere. Alla morte del padre, si era
immediatamente accollato il ruolo di tutore di sua sorella, anteponendo le
esigenze di Hikaru alle proprie. Lo faceva da così tanto tempo, che
ormai non se ne rendeva nemmeno più conto. Per Hanamichi era stata una scelta
obbligata, un modo per espiare le sue – presunte – colpe. Tornare ad una vita normale, gli
sembrava quasi una mancanza di rispetto verso il suo defunto padre, come se,
così facendo, denigrasse la sua prematura scomparsa. Ma Rukawa aveva ragione. Era giunto
il momento di pensare al suo futuro. Continuando a guardarsi indietro,
Sakuragi aveva smarrito la via. Era merito del basket se era tornato
alla vita e non voleva assolutamente perderlo. Aveva sempre avuto la sensazione che
il Destino avesse scelto per lui, rendendo la sua esistenza quasi... banale.
Impossibilitato a decidere liberamente... Era per questo che amava i rimbalzi. Riuscire ad afferrare quella palla
vagante. Stringerla tra le mani. Possedere le redini del gioco. Tutto quello aveva il potere di
farlo sentire in pace con se stesso e col proprio passato. Si sentiva sereno e vivo come non
mai. Non ci avrebbe rinunciato! Con quella rinnovata determinazione
nel cuore, corse da Kaede, certo di trovarlo in palestra a sfogare il suo
malumore. Entrò improvvisamente, spalancando
la grande porta, ansimante e sudato, Hanamichi incrociò lo sguardo con quello
fintamente annoiato della volpe. “Voglio diventare il più grande
rimbalzista della storia del basket.
Mi piace la musica rock americana e giocare ai videogiochi e amo la
birra e...mi piace cucinare per la tua famiglia!Voglio andare all'Università
e... e voglio stare con te! Me ne strafotto dell'opinione della gente! E
poi... poi... Non lo so, credo che sia tutto!” concluse, tirando finalmente
il fiato. “Così va meglio!” sbuffò Kaede,
stringendolo forte a sé. Il rossino ricambiò il suo
abbraccio, sfregando la guancia contro quella di Rukawa. Come due animaletti in cerca di
calore, rimasero a lungo in silenzio, in piedi, in mezzo al campo, ad
accarezzarsi solo con i visi, finché le loro labbra non entrarono in contatto
di sfuggita. “Oh! È diverso dal bacio di
Sendoh...” mormorò sorpreso, posando due dita sulle labbra carnose. “Tsk! Lo credo bene!” borbottò la
volpe, chinando il volto verso il suo, per ottenere un contatto maggiore. Il loro, vero, primo bacio, fu
quanto di più dolce avessero mai provato. Ad Hanamichi piacque soprattutto
quel leggero formicolio che sentì tutt'attorno alla bocca. “Decisamente molto meglio! -
sorrise, di fronte all'espressione imbronciata del suo ragazzo – Ru? Passiamo
a vedere come sta Kanata?” chiese il rossino, guardando l'orologio appeso
sulla parete, dietro le panchine. “Devi anche prepararmi la merenda! -
mugugnò Kaede, con una curiosa espressione infantile sul viso – Me la sono
meritata!” “Va bene, per stavolta la sceglierai
tu! Sei peggio di Nezumi!” rise Hanamichi, uscendo dalla palestra,
incamminandosi sul sentiero di casa. “Hn” borbottò Kaede, arrossendo
appena. Varcata la soglia di casa, i due
ragazzi trovarono Kanata seduto sul divano, in compagnia dei due gemelli e di
Akira e di Hikaru, che teneva in grembo un gongolante Kato. “Hn?” chiese Kaede, accigliandosi. “Sto bene e ho fame!” rispose il
bimbo guardando direttamente il rossino che subito sorrise sollevato. “Per festeggiare che ne dici di un
creme caramel?” propose il ragazzo, scompigliandogli i capelli scuri. “Si può fare!” rise il Kanata,
saltandogli sulla spalle. “Lo dovevo scegliere io!” borbottò
Kaede, incupendosi. “Sono circondato da bambini! -
sospirò affranto il bel rossino, entrando in cucina seguito dai ragazzi –
Mmm...Ru? Cosa sta facendo il tuo cane?!” chiese poi, guardando allibito il
soffitto. “Mmm... La falena. - disse Rukawa,
osservando distrattamente Kuro, abbarbicato sul lampadario – Vado a far la
doccia...” mugugnò il ragazzo, recandosi al piano superiore. “Allora, Nezumi, stai davvero bene?”
domandò Hanamichi, iniziando a cucinare. “Certo! Mi fa ancora un po' male la
testa, ma il dolce lo mangio lo stesso!” sentenziò il bimbo, scendendo per
terra e prendendo posto su una sedia. “Geronimo che ne pensa, in
proposito?” volle sapere lui, rivolgendosi direttamente a Sendoh, seduto
accanto a Kanata. “Mah! È andato a Tokyo da Katy, non
saprei... ma credo che si possa fare, no? Si vede a occhio nudo che sta
bene!” constatò il porcospino, grattandosi il mento. “Quante storie! Sto benissimo e ho
lo stomaco di ferro, io! Voglio il creme caramel di Hana!” si lamentò il
piccolo di casa, assumendo la stessa espressione di Kaede, di pochi istanti
prima. “Caspita, se siete fratelli!”
capitolò Sakuragi, ridendo sommessamente. A metà pomeriggio, tornarono
inaspettatamente a casa Kyosuke e Kikyo-san, entrambi imbronciati e di umore
nero. “Kami Sama! È successo qualcosa alla
mamma?” chiese subito Kurumi, preoccupatissima. “No, no! Katy sta bene. Ha dato alla
luce... No, non ve lo dico! - sogghignò l'anziana donna, scatenando l'ira dei
suoi nipoti – Quante storie! Stasera tornerà a casa insieme a Fardello
Inguainato e lo scoprirete!” sbuffò poi, sedendosi sul morbido divano del
soggiorno. “Ma... allora che ci fate voi due
qui?!” domandò Akira, accigliandosi. “Tuo padre, non solo è svenuto come
al solito, ma quando si è ripreso, ha iniziato a saltare per la corsia come
un canguro! Il primario dell'ospedale ci ha praticamente sbattuti fuori. Che
vergogna!” sibilò la nonna, guardando suo figlio malissimo. “La sensibilità non è apprezzata, al
giorno d'oggi!” si difese l'uomo, incrociando le braccia al petto. “Almeno siete in tempo per il creme
caramel!” sorrise Hanamichi, servendo il dolce ai nuovi arrivati che subito
ritrovarono il buon umore. Erano fatti tutti con lo stampino,
pensò il ragazzo, osservando Kaede. Anche lui aveva perso il broncio,
non appena gli aveva messo il piattino in mano. “E tu che ci fai ancora in pigiama a
quest'ora? Hai l'influenza?” sbottò l'inventore, notando l'abbigliamento di
Kanata. “Ah...Ecco...non è che...Cioè...” il
suono del campanello, corse involontariamente in aiuto di Akira, che non
riuscita a trovare una scusa plausibile. “Ho preso freddo, Hana mi sta
insegnando a nuotare in piscina.” disse il bambino, sorridendo al suo amico
che stava andando ad aprire la porta, sogghignando. Hanamichi si trovò di fronte a due
strani individui. Uno sembrava un ovetto: basso,
paffuto, pelato e con due baffetti sottili, arricciati; l'altro pareva un
palo del telefono, talmente era alto e magro. “È stata la quaglia di sabato!”
esordì il primo, porgendogli una mano, sorridendo educatamente. “Guardi... a parte un paio di gazze
e qualche piccione, noi qui di quaglie non ne abbiamo... e poi che avrebbe
fatto, scusi?” chiese il rossino, accigliandosi confuso. “Nononononononono! - cantilenò
l'uomo, ridendo gioviale – Pasquale Èstatalaquaglia, è il mio nome!” si
presentò, con maggiore precisione. “Avvocato carissimo! - trillò
l'inventore alle spalle del sempre più sconvolto Sakuragi – Prego, prego! Si
accomodi!” “Kyosuke caro-caro! Sono venuto
appena ho potuto! - sorrise l'uomo, baciando galantemente la mano a Kikyo-san
– Signora mia, lei è sempre più radiosa!Bene, vi presente il mio assistente
di sabato!” disse poi, indicando il collega accanto. “Mannaggia! - sbuffò Kyosuke – Non
potevi passare domani? Oggi è venerdì!” “Nononononononono! - cantilenò
nuovamente l'avvocato – Si chiama Domenico Disabbato!” specificò, aprendo la
sua ventiquattrore, estraendo una pila di fogli prestampati. “Voi è vero che siete matti, ma
siete anche circondati da pazzi!” sbottò Hanamichi, andando a sedersi sulle
ginocchia di Kaede, sprofondato sulla sua poltrona preferita. “Hn” sbadigliò Kaede, usando il
braccio del rossino a mo' di cuscino. “C'è tutto, vedo! Allora basta una
firma, giusto?” chiese l'inventore, prendendo una penna dalla tasca del
giubbotto. “Esatto! Tutto in regola, tutto
approvato. Un paio di autografi ed è tutto sistemato! - rise l'avvocato,
voltandosi a guardare i due rossini – Sono loro, vero? Mooooolto carini!”
pigolò, lanciando un'occhiatina a Sakuragi, che si abbarbicò alla volpe,
terrorizzato. “Ru? Ma questo che vuole?” gemette
il ragazzo. “Diventare una frittata!” sibilò
Rukawa, fulminando il gioviale
avvocato con lo sguardo. “Ohohohohohohohoh! - rise Èstatalaquaglia – Ma no-ma no-ma noooo!!!
Notavo solo il buon gusto di Kyosuke caro-caro! Ha adottato due ragazzi
davvero belli e intelligenti! Lo si capisce dallo sguardo che siete tipi
svegli!” canticchiò, come suo solito, annuendo allegramente. “A..do...adottato...?” balbettarono
i due Sakuragi, increduli. “Tutore legale, per l'esattezza –
intervenne Disabbato – Gli assistenti sociali avrebbero potuto separarvi. Due
minorenni non possono vivere da soli, necessitano della tutela di un adulto,
è la legge!” concluse, riponendo i documenti firmati dall'inventore. “Ora andiamo dal notaio a registrare
i documenti e abbiamo concluso!” disse l'ovetto, congedandosi educatamente. “Papà!” sbottò Kaede, stupito e
pericolosamente commosso. “Katy è passata dall'avvocato la
settimana scorsa, mancavo solo io... Adesso fate parte della famiglia anche
legalmente... Non che la cosa faccia differenza!” borbottò l'inventore,
meditabondo. “Io.. davvero... - balbettò
Hanamichi, troppo incredulo e felice per poter parlare – Non so...davvero...
Non so come ringraziarla!” disse, inchinandosi educatamente, con le lacrime
agli occhi. “Fatti palpare da me!!!” esclamò
Kikyo-san, afferrando le sode natiche del ragazzo, messe involontariamente in
bella mostra. “NONNA!” tuonarono i nipoti, mentre
il volpino le strappava dalle mani il suo ragazzo bordeaux. “Era una palpatina di benvenuto in
famiglia!” si difese la donna, piccata. Poco prima di sera, arrivarono
finalmente Katy - con un fagotto tra le braccia - e Scalpello Scheggiato. Accolti con calore dai ragazzi,
furono circondati immediatamente dai loro occhi curiosi. “Ma come? Non lo sapete ancora? -
sbottò la donna, stupita – Vi
presento Kikyo, la vostra sorellina!” sorrise poi, mostrando il visino
imbronciato della neonata. “Tsk! Le avete dato un nome da
vecchia!” borbottò la nonna, scuotendo il capo. “Kami! Ha la stessa espressione di
Kaede quando si sveglia al mattino!” rise il rosso, ottenendo in risposta il
sempiterno “Do'hao!” da parte del soggetto in questione. Appena udì il suono della voce
divertita del rossino, la piccola Kikyo volse il capo verso di lui. “Lo sapevo, io, che facevate bene a
chiamarla come me! - ritrattò la nonnina, gongolando compiaciuta – Ha ottimi
gusti in fatto di uomini!” “Ma ha solo un paio di giorni! Non
vede ancora bene! - esclamò Kurumi – Meno male, però! Almeno è femmina!”
sorrise, ben felice di avere finalmente una sorella... Hikaru a parte,
ovviamente. “Vede solo ombre, ma ci sente
benissimo!Tienila pure in braccio, Hana!” la rassicurò Katy, avvicinandosi ad
Hanamichi. “Ma... aspetti... Se questa cade
mica rimbalza!” balbettò il ragazzo, imbarazzato dallo sguardo strano di quel
microscopico essere umano. “Do'hao!” sbuffò la volpe, annoiata
da tutto quel clamore. “A chi? Baka Kitsune!Prima o poi ti
prenderò a... testate...” concluse con voce flebile, notando con la coda
dell'occhio qualcosa di strano. Appena lo aveva sentito parlare,
sulla tesa della bimba erano sbucate due enormi orecchie da koala, morbide e
pelose, che si erano rizzate sull'attenti. Sakuragi, incredulo, si stropicciò
gli occhi con le mani, tornando poi a guardare la neonata, che naturalmente
non aveva nulla di anomalo. Che fossero gli effetti collaterali
dell'Ini-biny?! Agitandosi nell'abbraccio materno,
la bimba sollevò le manine verso di lui. “Coraggio! Mica morde!” lo
incoraggio Katy, posando la creature sul petto del suo giovane modello. Stiracchiandosi indolenzito, Kaede
si guardò intorno, alla ricerca di Hanamichi. Doveva essersi appisolato sulla
poltrona, ormai anche il vociare dei familiari era solo un brusio sommesso. Erano tutti in cucina a prendere il the... Tranne il Do'hao,
seduto sul divano con la neonata tra le braccia, che dormiva beata con la
guanciotta sul petto caldo del ragazzo, e la testa di Kanata sulle cosce, intento a leggere un libro al
bambino. In silenzio, Kaede si accomodò
accanto al rossino, posando il capo sulla sua spalla ambrata. Come se avesse percepito una
presenza estranea, Kikyo-chan socchiuse appena gli occhi, trovandosi a pochi
centimetri da quello che era suo fratello maggiore. Corrucciandosi, sollevò lievemente
la testa, rigurgitando il latte materno proprio sulla maglietta della volpe. “Hn. È un idrante questa qui!” si
lamentò Rukawa, valutando lo stato pietoso della sua felpa. “Dai, Ru! Stai buono, che devo
finire di leggere la storia a Nezumi!” gli disse il rossino, sorridendo al
suo piccolo amico, mentre la neonata tornava ad adagiarsi su di lui. Kaede valutò la situazione: una
poppante abbracciava il SUO ragazzo e un moccioso era sdraiato su di LUI... Mentre il volpino era stato relegato
in un angolo, contro il bracciolo, senza esser degnato di uno sguardo da parte
del SUO Do'hao... Dannazione, due contro uno era
sleale! La Battaglia per il Monopolio di
Hanamichi, era appena iniziata. -FINE- Ru: Fine? Fine?! FINE?! O___O''' Gj: Sì, fine. Già che sei qui, mi
ridaresti i miei artbook di Saiyuki? Me li merito! Sono stata brava, non ho
ucciso nessuno, hai visto? ^____^ Ru: I tuoi artbook!? Ma io brucio
te, i tuoi artbook, la tua casa, la tua città, il tuo Paese, la tua Nazione,
il tuo Continente, il tuo Emisfero, il tuo... è___é Gj. Ma che vuoi? Stai con Hana,
state tutti bene e nessuno è morto!Che pretendi di più?! ?__? Ru: Mi hai fatto fare la figura del
pazzo psicopatico e cos'ho ottenuto?! Un misero bacio! Ho parlato persino col
mio pene!!! >///////////<''' Eddy: Etchiùùù! Gj: E allora? Eve Ensler ha scritto 'Monologhi della vagina', io non potevo scrivere 'Dialoghi di un pene'? U__U Ru: NO, SE IL PENE È IL
MIO!>_________<''''' Eddy: Ari-Etchiùùù! Gj: Quante storie! Ha vinto il
sentimento! ^____^ Ru: Ma io ti uccido, con sentimento!Ti
debello, ti anniento, ti distruggo!Se la peggior...>___<''' Gj: Ho pensato che, invece di due
misere paginette di lemon, avresti preferito 10 capitoli pieni-pieni... Mi
sarò sbagliata... ¬__¬ Ru: Sei la mia preferita! Quanto ti
voglio bene! *_____* Hana: Come hai fatto?! O___O Gj: Presto in tutte le edicole: 'Come ti addomestico la volpe' di Gojyina-chan,
ed.RedFox, prezzo da definire.^___^ Grazie a tutti e a presto, con la
famiglia più sgangherata delle Fanfic! ^_________________^
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