DISCLAMER: I personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma non temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'

 

 

 

 

 


Strange Family

Parte IX

di Gojyina-chan

 

 

I fratelli Rukawa passeggiavano senza meta tra  gli stand traboccanti di manga e gadget di ogni forma, colore e utilità, senza comprendere la ragione dell'agitazione di Ayako.

 

Passare inosservati era praticamente impossibile!

 

Vuoi per la loro altezza, che superava di quasi mezzo metro quella della folla che si voltava estasiata al loro passaggio; vuoi per i costumi pressoché prefetti, opera della loro super-attiva manager e di una eccelsa Katy; vuoi per l'insindacabile bellezza dei ragazzi in questione.

 

Come da precedenti accordi, Kaede e Sendoh non persero mai di vista il rossino, quel giorno stranamente taciturno e serio.

Probabilmente la forzata vacanza impostagli da Michael, lo aveva abbattuto più di quanto volesse dare a vedere.

 

Col passare del tempo, però, Rukawa si scoprì assolutamente geloso degli sguardi adoranti che le ragazzine appostate nei pressi dei vari stand, riservavano al Do'hao. 

 

Certo, lui e Akira non erano da meno, ma l'idea che Sakuragi potesse trovare in quell'oceano di faccine delicate e di occhioni a forma di cuore la sua nuova cotta, quello proprio non lo poteva sopportare.

 

Alzando lo sguardo, vide il rossino accanto all'uscita di emergenza, appoggiato alla sua lunga arma si stava sistemando la bandana che aveva sulla fronte, sollevandola un poco.

Forse aveva caldo.

 

I suoi piedi si mossero da soli e, seppur infastidito dal kimono, raggiunse il compagno in difficoltà.

 

 

 

Non c'era aria lì dentro.

Stava soffocando, maledizione!

 

Hanamichi si asciugò il sudore che colava sotto il suo mento, sollevando la bandana alla disperata ricerca di refrigerio.

 

Il mal di testa col quale si era svegliato quella mattina non accennava a placarsi e la ressa di gente che lo circondava, di certo non migliorava il suo stato.

 

Si sentiva andare a fuoco e la vista si stava pericolosamente appannando.

 

“Ehi”

 

Una voce familiare attirò la sua attenzione.

A pochi passi da lui, Rukawa gli stava porgendo una bottiglietta d'acqua fredda.

 

Grato, la prese in mano passandosela sul collo e sul petto accaldati, prima di svitare il tappo di plastica a berla tutta d'un fiato.

 

Alla fine emise un gemito soddisfatto che riuscì a fare arrossire il... Venerabile Sanzo, per la prima volta riconoscente dell'ampiezza delle suo vesti che celavano abilmente il sempre vivo Eddy.

 

Sakuragi non si accorse dello stato del volpino, ma lo guardò in viso, probabilmente per ringraziarlo dell'aiuto.

 

Hanamichi si sentì mancare assurdamente il respiro, nel rendersi conto della reale vicinanza del suo antagonista.

 

Si persero l'uno nello sguardo dell'altro e in quel preciso istante il suono delle voci attorno a loro si perse nel vuoto, giungendo loro ovattato e lontano.

Al mondo c'erano solo loro due.

 

Ma quel momento idilliaco era destinato a durare poco: quando un gruppetto di ragazzine chiese loro una fotografia, i due si allontanarono di scatto, confusi e spaesati.

 

 

 

Maledette mocciose!

Imbronciatissimo, Kaede assunse involontariamente la tipica espressione scocciata di Sanzo, suscitando il giubilo delle ragazze e attirando l'attenzione della gente intorno.

 

Uno standista si offrì di scattare le foto e Hanamichi, nel mettersi in posa, afferrò il mento di una di loro, posando la guancia sulla sua, come a volerla baciare.

 

Passarono appena un paio di flash che l'Ira Divina s'abbatté  sul povero Kappa, sotto forma di sonore sventagliate.

 

“Do'hao!” sibilò Kaede colpendo furiosamente il rossino.

 

EHI!” si lamentò quest'ultimo, proteggendosi la testa con le braccia.

 

“Suvvia...Sanzo! Non te la prendere così o ti verranno le rughe!” intervenne...Hakkai, separando i due ragazzi.

 

“Cosa state combinando? Aya ci ucciderà e avrò sofferto inutilmente! - ringhiò il capitano, posando le mani sui fianchi – Inciampo su sto dannato bastone a ogni passò, ho caldo e ho fameeeee!!!””””

 

“Com'è possibile? Hai pure mangiato mezzo pranzo di Hana!” sorrise Akira, sinceramente stupito.

“E' piccolo, deve crescere” disse Sakuragi massaggiandosi la testa dolorante.

“Ma io ti...!!!” iniziò Miyagi, tentando di saltare addosso al suo compagno di squadra.

 

Un fragoroso applauso costrinse i quattro giovani a voltarsi simultaneamente.

Allibiti, si videro consegnare da un uomo di mezza età una coccarda dorata e una spilla con inciso sopra il numero sette.

 

“Ragazzi, siete in finale! - annunciò colui che doveva essere il selezionatore del concorso – Addirittura la scenetta! Che fantasia! E che esecuzione magnifica! Sembravate seri, si vede che avete svolto un accurato lavoro psicologico e introspettivo dei vostri personaggi!” si complimentò, stringendo loro la mano.

 

“Cos'è che abbiamo fatto?” chiese Hanamichi, corrucciato.

“Dì di sì!” gli consigliò Akira, senza scomporsi minimamente.

“Tsk!” sbuffò Kaede, alzando gli occhi al cielo.

 

Circondato da imbecilli.

Che destino avverso!

 

 

 

“Allora?Si può sapere che t'è preso? Dovevamo tenerlo d'occhio, non ucciderlo!” si sentì rimproverare dal fratellone, che per l'occasione aveva perso il suo leggendario sorriso.

“Hn”

“Un corno! Parla!”

“Stava per... Hn... Baciare una...” mugugnò la volpe, adombrandosi al solo ricordo.

“Il nostro Hana? Quello timido e impacciato? Kae, è ovvio che non stia bene e tu che fai? Lo pesti? Ma... un momento! - esclamò Sendoh, guardandosi attorno pensierosamente – Se io sono qui con te e tu sei qui con me...”

“Hn”

“Hanamichi dov'è?!” si chiese sobbalzando.

“Cazzo!” sbottò Kaede guardandosi disperatamente attorno.

 

 

Sakuragi era al centro del grande salone, appoggiato alla colonna portante circondato da ragazzine festanti che a turno si facevano scattare una foto accanto a lui.

Con il lungo bastone, poi, il Kappa pervertito, sollevava loro le gonne corte, mandandole completamente in visibilio.

 

“Io lo cancello dalla faccia del pianeta!” sibilò il volpino, puntando verso l'obiettivo a passo spedito.

“ASPETTA!” gridò il fratello correndogli dietro.

 

 

 

“Do'hao!” ringhiò Kaede tirandogli l'ennesima sventagliata della giornata.

Doveva ammettere che era un anti-stress davvero molto efficace. Iniziava a comprendere la scelta di Ayako di utilizzare quell'arma non omologata.

 

“Cos'è, sei geloso, Venerabile Sanzo? Ce n'è anche per te, sai? - sorrise... Gojyo, lasciando il biondo posticcio completamente attonito – Soddisfo chiunque, io!” sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra.

“Hn?!”

 

“Oh, ma che bravi! Fanno anche Saiyuki in versione yaoi!” esclamò una ragazza, elettrizzata.

“Che moderni!” si complimentò un'altra, applaudendoli.

 

Mister coccarda si materializzò nuovamente alle spalle dei due ragazzi, sorridendo a trecentosessanta gradi.

 

“Bene, bene! Siete davvero eclettici, i miei complimenti! Prima avete inscenato uno dei loro classici litigi e adesso lo avete riproposto in chiave yaoi per accontentare queste splendide fanciulle! Sapendo bene che una scena simile, fatta sul palco, avrebbe potuto risultare scandalosa, avete deciso di farla qui, tra la folla, mandando in visibilio le ragazze, ma evitando di creare problemi agli organizzatori. Bravi! Voterò per voi!” promise l'uomo, annuendo vigorosamente.

 

Kaede controllò che dietro la schiena non avesse scritto 'Chi è cretino mi segua!'

Non trovando ovviamente nulla del genere, ritornò a guardare il Do'hao di tutti i Do'hao.

 

Pupille dilatate, respiro lievemente ansante, occhi liquidi, densi come il cioccolato caldo, le gote arrossate e un leggero velo di sudore sul viso...

 

Sembrava che si stesse riprendendo da un violento orgasmo.

 

“Un'altra foto, Gojyo!” gridò una ragazzina occhialuta, tirando Hanamichi per il braccio.

 

Riscuotendosi repentinamente, Rukawa salvò il rossino dalle grinfie di quel nano da giardino parlante, afferrando il ragazzo per la vita.

 

“Kae, non riesce quasi a respirare, portiamolo all'aperto!” suggerì Akira, preoccupato per il calore del corpo di Sakuragi, decisamente troppo alto.

 

Trascinato con forza lontano dalla folla quasi in lacrime, Hanamichi riuscì' a voltarsi un'ultima volta verso le neo-fans.

“Ciao, bellezze! A più tardi!” le salutò, mandando loro un bacio.

 

“Ok, Casanova, adesso usciamo!” sibilò Kaede, aprendo una porta secondaria che immetteva in un grande giardino interno.

 

Aiutato dal fratello, fece accomodare il numero dieci su una panchina, vicino a una grande fontana posta al centro di un ampio spiazzo pavimentato.

 

Rukawa inumidì un fazzoletto di stoffa e si sedette accanto al rossino, passandoglielo sul collo e sui polsi.

 

“Mmm... Che mani fresche che hai...” mormorò il ragazzo appoggiando il capo sulla sua spalla.

“Hn?!”

 

Respira, Kaede. Respira!

 

Il volpino socchiuse gli occhi, concentrandosi come un monaco Zen.

Non poteva permettersi sciocchezze. Non col Do'hao in quelle condizioni, per lo meno.

 

Dopo un quarto d'ora, l'aria fresca del tardo pomeriggio sembrò giovare all'ala grande dello Shohoku che iniziò a respirare con maggior calma, pur mantenendo il rossore sulle gote.

 

“Come ti senti, Hana?” gli chiese Akira, ancora preoccupato.

“Meglio, grazie. Lì dentro fa un caldo insopportabile!” sospirò chiudendo gli occhi.

 

Passandogli un braccio sulle spalle, Kaede gli permise di adagiarsi completamente su di sé, beandosi del suo respiro contro il proprio collo.

Sakuragi mugolò un grazie assonnato e si addormentò per qualche minuto.

 

“Appena torniamo a casa lo facciamo visitare dal medico” sentenziò il volpino, corrucciandosi irritato.

Se era un effetto collaterale della porcheria del babbo, Kurumi era una donna morta!

“Va bene. Ancora un paio di ore e saremo a casa. Stai calmo!” sorrise Akira, con fare rassicurante.

“Hn”

 

“Finalmente vi ho trovato, massa di lavativi che non siete altro!” tuonò un'arrabbiatissima Ayako, brandendo il ventaglio più grande che avessero mai visto.

 

“Ops!” esclamarono i due fratelli, guardandosi in faccia.

 

Il concorso! Lo avevano completamente dimenticato!

 

“Dovete andare sulla passerella, i giudici vi aspettano. Vi sistemo velocemente il trucco e siete a posto! - disse la manager, controllandoli uno per uno -  Hana? Svegliati c'è il concorso!” lo chiamò scuotendogli leggermente le spalle.

 

“Gojyo...” sospirò il giovane, aggrottandosi.

“Esatto! Tu sei Gojyo e devi andare in scena, su alzati!” lo pregò lei, sull'orlo di una crisi di nervi.

 

Hanamichi sbatté le palpebre un paio di volte, prima di ridestarsi del tutto.

 

“Ma certo, bellezza! - mormorò sensualmente – Ci penso io! Sono il Tensai dei pervertiti!” sorrise lui, usando un tono di voce talmente sensuale, da riuscire persino a fare arrossire la terribile manager.

 

“Guai in vista!” sbuffò Akira, passandosi una mano sul viso.

 

 

 

I quattro ragazzi salirono sul palco tra il tripudio del pubblico, per lo più composto da ragazzine urlanti munite di macchinette fotografiche e videocamere.

 

In quell'oceano di umanità variopinta e sovreccitata, Ayako riconobbe molti studenti dell'Istituto Shohoku e tutta la squadra di Basket al completo.

 

 

 

In un angolo appartato, Shane guardò il suo idolo accarezzato dalla luce dei riflettori.

Bello, raggiante, stupendo.

Gli ricordava tanto una statua greca, di quelle che si trovavano sui libri d'arte.

Magnifico e irraggiungibile, nella sua perfezione.

Unica creatura veramente interessante, in quell'oceano di corpi insignificanti e mediocri.

Voleva essere come lui.

Desiderava assomigliargli almeno un po'.

Se avesse continuato a guardarlo, magari sarebbe riuscito a carpire la ragione della sua unicità e a farla propria per sempre.

 

 

 

I concorrenti giunti sino in finale erano dieci.

La manager controllò gli avversari, partendo da quelli decisamente scadenti.

C'erano un Inu-Yasha obeso, una Sailor Moon con le gambe storte, cinque Cavalieri dello Zodiaco con problemi di acne giovanile, un Naruto con un topo morto in testa – se quella fosse stata una parrucca, il ragazzo avrebbe dovuto denunciare il suo costumista!- e infine uno strano personaggio che non riconobbe, probabilmente il protagonista di qualche videogioco.

 

Come previsto, quelle cinque entità non meno decifrabili furono eliminate dai giudici, mediante votazione della giuria.

 

Ora veniva la parte più difficile.

In gara, oltre al gruppo di Sanzo, erano rimasti uno splendido ragazzo che interpretava Sesshomaru, una tipa super-sexy vestita da infermiera, Goku e Vegeta che gareggiavano insieme, uno Spike, il vampiro ossigenato del telefilm 'Buffy' e  uno strano ragazzo... alto, con i capelli corti e arancioni, che indossava una divisa da Basket vagamente familiare con scritto il numero 01 sul retro della maglietta.

Chissà dove l'aveva già visto...

 

Trattenendo il respiro, Ayako assistette alla penultima fase del concorso, dove era previsto che il Presidente della Giuria elencasse i nomi dei tre super-finalisti.

 

Agitatissima, controllò un'ultima volta i suoi ragazzi.

Akira sembrava perfettamente a suo agio sotto i riflettori, Miyagi era in procinto di svenire, Rukawa era annoiato a morte e Hanamichi mandava baci alle ragazze in prima fila che lo ricambiavano con proposte indecenti e lancio improprio di biancheria intima.

 

La manager chiuse gli occhi, appena vide il Presidente alzarsi in piedi e dirigersi sul palco, sistemare l'asta del microfono e schiarirsi la voce.

 

 

 

Mister Coccarda strizzò l'occhio ai quattro ragazzi e si apprestò ad annunciare i tre finalisti.

 

“Ho caldo!” sospirò Hanamichi, voltandosi verso la volpe.

“Resisti!” sibilò questi, desiderando solo di lanciarsi sulla sua morbida poltrona.

“Sto per vomitare!” gemette Ryota, terrorizzato da tutta quell'attenzione.

“Resisti!” gli suggerì Sendoh, continuando a sorridere imperturbabile.

“Ma non sapete dire altro voi due?!” mugugnò il ragazzo più basso, aggrottandosi infastidito.

“Sì – intervenne Kaede – Stai zitto!” ringhiò, fulminandolo con lo sguardo.

 

 

“E' con immenso piacere che vi annuncio il nome dei tre Cosplayer che si contenderanno il premio finale. Vi ricordo sin da ora che il vincitore sarà decretato proprio da voi, mediante applausi. Quindi, non andate via proprio adesso! - scherzò l'uomo, aprendo la busta contenente i nominativi –  Ad accedere all'ultima fase della gara sono... Sesshomaru... Spike...e.... il gruppo di Sanzo!” sentenziò lui,andando a stringere la mano ai concorrenti eliminati, mentre la folla impazzita urlava i nomi dei loro beniamini.

 

“Bravi!” esclamò Ayako applaudendo i suoi giocatori, orgogliosa come una madre alla recita di Natale del figlio.

 

 

 

“Gentile pubblico, ora i concorrenti rimasti in gara faranno una piccola passerella, mostrandosi a voi in tutto il loro splendore!” annunciò Mister Coccarda, nascondendosi poi dietro le quinte.

 

 

 

Kaede era annoiato a morte.

Vedendo passargli davanti un tizio con una lunghissima parrucca azzurrognola, provò il forte desiderio di farlo inciampare, così da movimentare un po' quello strazio.

 

Con la coda dell'occhio osservò Hanamichi sfilarsi la giacca di pelle.

Stava decisamente meglio, notò la volpe.

Più sereno, il respiro tornato normale, un bel sorriso allegro che gli illuminava il volto colorito.

Stare su di un palco non lo imbarazzava per niente, a differenza del piccolo capitano, in procinto di perdere i sensi da un momento all'altro.

 

Perso in quei ragionamenti, Kaede non si accorse dei rapidi movimenti del soggetto in questione.

Hanamichi si sfilò la maglietta, rimanendo a torso nudo.

 

“Tocca a noi, gente!” esclamò gaudente, iniziando a sfilare sulla passerella, tra urla isteriche e svenimenti.

 

“Fermalo!” tuonò Akira, accorgendosi del rossino in procinto di slacciarsi i jeans.

“Hn?!” sobbalzò la volpe, correndo verso il compagno di squadra.

 

“Vi amo tutte, ragazze!” sorrise sensualmente Gojyo, mandando baci a destra e a manca... mentre l'harisen di Sanzo compiva il proprio dovere.

 

“Sì, sì! Ami tutti quanti. Adesso però rivestiti, eh?” cercò di farlo ragionare Hakkai, prendendosi erroneamente un paio di sventagliate pure lui.

 

“Ho fame e sto per vomitare!”  gemette il Goku, lanciando uno sguardo implorante alla manager, in prima fila che gli bestemmiava contro.

 

“Oh! Sempre più divertenti! Bravi!” li applaudì l'onnipresente Mister Coccarda, che non aveva capito niente come al solito.

 

“Do'hao, cuccia!” sibilò Rukawa, con la parrucca che gli era scesa sugli occhi. Pur non vedendo assolutamente nulla, continuò a tirare sventagliate, colpendo Ryota, che finì tra le braccia di tre ragazze in prima fila -di lui non si seppe più nulla- diede una gomitata a Spike che rantolò per terra in preda alle convulsioni e scambiò la parrucca di Sesshomaru per quella del Do'hao, tirandogliela così forte da scollargliela dalla testa... Rivelando la lucidissima pelata del povero ragazzo che scappò via dal palco in lacrime, tra lo scherno generale.

 

“KAMI SAMA, KAE! Fermati! - tuonò Sendoh, con la testa dolorante – Hai fatto una strage!”

“Hn?!”

 

Finalmente Rukawa si sistemò i capelli posticci, guardandosi attorno seccato.

Sul palco erano rimasti solo lui, suo fratello - che teneva il Do'hao dispensatore d'amore per le braccia -  e Mister Coccarda, sempre più convinto delle loro qualità recitative.

 

La folla era in delirio e degli altri due concorrenti non v'era  più traccia.

 

Avevano vinto.

 

Non era ben chiaro il motivo, forse per abbandono degli altri partecipanti o per delirio post-Do'hao, ma avevano vinto e tanto bastava.

 

“Torniamo a casa!” sibilò il volpino, scansando un'Ayako saltellante e una folla di ragazze impazzite, diretto verso i camerini col Do'hao sulle spalle che continuava a salutare tutti mandando bacini e baciotti. Dietro di loro, Akira tentava di tenere a bada le ragazzine che tentavano di strappare i vestiti a Sakuragi, desiderose di un suo ricordo.

 

Dopo molti metri e parecchi lividi, riuscirono a giungere a destinazione. Sendoh si chiuse la porta alle spalle scivolando per terra con un gran sospiro stanco.

 

“Siamo ancora vivi!” esclamò stupito il ragazzo, passandosi una mano sui capelli spettinati.

 

 

 

“Hn -  ringhiò Rukawa, sbattendo per terra il compagno di squadra – Do'hao, che cazzo credevi di fare? Sei davvero...Hn?!” sobbalzò, allontanandosi di un passo.

La sfuriata era evaporata come neve  nel deserto.

 

Sakuragi, con le gote arrossate, il sudore sul viso, lo sguardo lucido, lo guardava disperato mentre si grattava con forza il petto.

 

“Ho caldo, Ru... Tanto-tanto... -  gemette, passandogli le braccia intorno al collo – Mi sembra d'andare a fuoco, ma non è solo calore... Non so come dire...” si rammaricò il giovane, strusciando inconsciamente il ventre contro quello della volpe, il sesso dolorosamente indurito.

 

Kaede conosceva fin troppo bene quella sensazione.

Sbuffando rassegnato, aiutò il Do'hao in calore a cambiarsi.

“E' l'Ini-biny. Dobbiamo portarlo subito a casa!” brontolò, iniziando a preoccuparsi sul serio quando vide che il respiro di Hanamichi diventava sempre più pesante.

 

Sendoh si cambiò nel giro di dieci minuti e corse a chiamare le ragazze, che nel frattempo erano alla ricerca di Miyagi.

Dopo aver trovato il capitano una piccola saletta secondaria circondato da ragazze che a turno si facevano fare una foto dalle amiche, lo trascinarono verso l'uscita secondaria, dove li stavano aspettando Rukawa e Hanamichi.

 

Ayako smise per qualche istante di picchiare Ryota - giusto il tempo per chiamare due taxi- e ricominciò a sventagliarlo con violenza inaudita.

 

Hikaru, che reggeva in mano la coppa dorata e l'assegno consegnatole dal Giudice di Gara, osservava preoccupata il fratello, appoggiato quasi completamente al compagno di squadra taciturno, mentre Kurumi iniziava a sentire un vaghissimo senso di colpa.

 

“Oh, Kami! - sbottò la manager all'improvviso – Haruko e le altre!” esclamò guardandosi attorno allarmata. Ecco cosa aveva dimenticato.

 

“Si arrangino!” sentenziò lapidario il volpino, mentre il primo taxi si fermava a pochi passi passi da loro.

Salì faticosamente, tenendo il rossino tra le braccia seguito dalle sorelle minori. Akira salutò capitano e manager e salì davanti, indicando al conducente la destinazione.

 

 

 

Appena giunsero a casa, portarono il rossino nella sua camera e chiamarono Scalpello Scheggiato che corse a visitarlo.

 

“Mmm” mugugnò l'indiano, controllando  nuovamente la pressione del ragazzo.

 

“Allora?” sbuffò il volpino, irritato dalla lentezza dello sciamano.

 

Era da un'ora che se ne stava lì, seduto sul letto a mugugnare, lanciando occhiate preoccupate al piccolo Do'hao.

 

Kaede usò un panno umido per detergere il sudore dal viso del rossino, impaziente e preoccupato.

 

“Quella pozione di Kyosuke gli ha semplicemente creato uno scompiglio ormonale. Ha solo aumentato la produzione di testosterone...” mormorò il medico, accigliandosi.

 

“Ma Hana sta malissimo. A malapena riesce a stare in piedi, è privo di energia... Come lo spieghi?” chiese Akira, incrociando le braccia al petto.

 

“Il vostro amico si è malnutrito per quasi tre mesi. Forse è più corretto dire che non mangia, da quasi tre mesi e con la vita che fa, tra scuola, Basket e lavoro qui in casa, il suo fisico non ha retto più” spiegò l'uomo, notando il pallore sul viso del suo paziente.

 

“Non capisco... Come abbiamo fatto a non accorgercene?” si domandò Sendoh, passandosi una mano sui capelli spettinati.

 

“Non vi siete nemmeno resi conto che la mamma era incinta! - esclamò Kanata, sbucando da sotto il letto di Hanamichi, con uno sguardo accusatore dipinto sul viso – Da un paio di settimane, mi sono accorto che Hana non mangiava molto, ma ho creduto fosse dovuto all'odore del cibo” disse il bambino, rivolgendosi direttamente al dottore.

 

“Il profumo del cibo sazia. Ecco perché i camerieri, nei ristoranti, mangiano prima dell'apertura – spiegò Scalpello Scheggiato, accortosi della confusione dei due ragazzi più grandi -  Hana ha retto sino ad ora grazie agli zuccheri che assumeva quotidianamente, ma una volta smesso di mangiare dessert e dolci vari, il suo fisico è crollato di botto... La pozione, poi, deve aver accentuato l'emotività del ragazzo... Privandolo di energia e alzando la sua temperatura corporea a causa dell'aumento della produzione ormonale. Quindi non agitarti se i prossimi giorni li passerà dormendo, il suo corpo sta cercando di accumulare nuovamente le forze perdute, ok? ” concluse il capellone, alzandosi in piedi.

 

“Cosa dobbiamo fare?” chiese Rukawa, rimanendo accanto al compagno di squadra.

 

“Deve ricominciare a mangiare, ma fai attenzione! - lo avvertì lui, serio in viso – Lo stomaco umano è come una sacca. Quella del ragazzo si è rimpicciolita, quindi farà fatica a riprendere così, da un giorno all'altro. Fagli mangiare piccole porzioni, oggi giorni un boccone in più, finché non tornerà a mangiare normalmente”

 

“Scusate, ma com'è possibile che si sia arrivati a questo punto?! - sbottò Sendoh, incredulo – Voglio dire, secondo la teoria del profumo dei cibi, tutti gli Chef o le casalinghe del pianeta, dovrebbero avere problemi alimentari, no?”

 

“Questa è una domanda alla quale può rispondere solo lui, appena si sentirà pronto per farlo.” sentenziò lo sciamano, ritornando in casa.

 

“Kae, cosa facciamo?” mormorò Akira, seriamente preoccupato.

 

“Prima lo curo e poi lo pesto!” sibilò la volpe, digrignando i denti.

 

 

 

Ogni volta che aveva sete, c'era sempre qualcuno che lo abbeverava.

Succo d'arancia o amarena.

Ogni volta che sentiva freddo, un corpo tiepido lo riscaldava.

Con un dolce abbraccio e un sottile profumo di muschio bianco.

Ogni volta che gli incubi lo spaventavano, braccia gentili lo cullavano piano.

Sicurezza e tepore, gli permettevano di riposare tranquillo.

Si sentiva protetto.

Una sensazione che aveva dimenticato da così tanto tempo, da arrivare a chiedersi se l'avesse mai provata.

Dormiva serenamente, Hanamichi.

In un silenzio morbido e profumato, stava ritrovando la via di casa.

 

 

 

Lo avrebbe gonfiato come una zampogna, parola sua!

Gli avrebbe rifilato tanti di quei calci nel sedere, ma tanti di quei calci... da allungarlo di venti centimetri, ecco!

Doveva aver sete, si umettava le labbra in continuazione. Si sporse a prendere il succo di frutta che aveva appoggiato sul comodino.

Lo avrebbe coperto di lividi! Botte. Botte e pugni e...

Aveva freddo. Meglio aggiungere un'altra coperta.

Pugni. Su quella faccia da Do'hao, solo pugni e...

Stava avendo un incubo. Quali demoni lo attanagliavano?

Mmm... Se gli accarezzava il viso, sembrava più sereno.  Perché non provare?

 

 

 

Dopo due giorni, Rukawa era ancora inchiodato al capezzale di Hanamichi.

Hikaru era andata a stare da Kurumi, portandosi via le sue cose.

 

Quando la ragazza, con in mano il suo borsone pieni di libri e vestiti, aveva raggiunto la porta, si era voltata un istante, guardando preoccupata il viso del fratello, sofferente anche nel sonno.

Poi aveva spostato lo sguardo su di lui, inchinandosi come a volergli affidare il Do'hao ed era andava via, visibilmente più tranquilla.

 

“Kae? Kaede?!EHI!” lo stava chiamando Akira, scuotendogli una spalla.

“Hn?”

“Bentornato tra noi!Cos'è? Adesso dormi pure con gli occhi aperti?!” rise piano il ragazzo, attento a non disturbare il sonno di Sakuragi.

 

“Che vuoi?” sbadigliò il volpino, accoccolandosi meglio sul letto che condivideva col rossino.

 

A voler essere pignoli, era lui, il letto, dato che il Do'hao gli dormiva praticamente addosso.

 

“Volevo darti il cambio. Sei chiuso qui dentro da giorni... Non vorrei che mi andassi in crisi d'astinenza da basket!” rise Sendoh, appoggiando sul comodino una piccola borsa frigo piena di bevande energizzanti e cibo cucinato da Hikaru.

 

“Non importa. Resto” sentenziò il corvino, accarezzando distrattamente la schiena di Sakuragi che stava iniziando ad agitarsi nel sonno.

 

“Tu...Che...?!” Akira si fermò, palesemente sconvolto.

 

Suo fratello che rinunciava agli allenamenti era shockante tanto quanto vedere il sole verde pisello!

 

“Hn”

“O...Ok... Allora...ti lascio qui un cambio...Ciao...” mormorò posando i vestiti su una sedia, richiudendosi la porta alle spalle con un largo sorriso.

 

 

 

Tsk!

Che stupido.

 

Palla e canestro sarebbero sempre stati lì.

Sapeva come palleggiare, sapeva come fintare e sapeva come segnare.

 

Il Do'hao, invece, era una sorpresa continua.

Aveva sempre espressioni diverse e idee assurde e bisogni differenti ogni...volta.

 

Rukawa sgranò gli occhi, passandosi una mano sui capelli spettinati.

 

Stava forse insinuando che rispetto al Do'hao, il basket era... noioso?!

 

...

 

...

 

Sì.

 

“Lo sapevo. Mi hai contagiato!” mugugnò il volpino rassegnato, sorridendo alla vista del volto sereno del Do'hao in questione.

 

 

 

Kazuya camminava per il grande parco vicino scuola.

Non aveva voglia di tornare a casa. Non se la sentiva proprio di stare in un angolo a guardare Akira   che aiutava Hikaru a cucinare.

Da quando Hanamichi si era sentito male, era lei che si occupava delle faccende domestiche, aiutata da Kurumi... e dal suo talentuoso fratellone.

 

Sospirando tristemente, continuò a girovagare senza meta tra coppiette a braccetto e bambini che giocavano a calcio.

 

Trovatosi in una piccola raduna, notò un paio di ragazzi, appoggiati sul tronco di una grande quercia.

Uno aveva proprio una faccia losca e poco rassicurante, mentre l'altro... gli era familiare.

Dove lo aveva già visto?

 

Senza un motivo preciso, si nascose dietro un cespuglio, osservando incuriosito lo scambio che avveniva tra i due.

 

Soldi, in cambio di un paio di bustine trasparenti che contenevano dei confetti colorati.

 

“Allora siamo a posto. Ci becchiamo in giro, ok? Se ti serve altro, sai dove trovarmi!” sghignazzò il  tizio con la faccia cattiva, allontanandosi con una camminata da bullo di periferia.

 

Rimasto solo, il ragazzo più carino si passò una mano tra i capelli neri, con un'espressione sofferente e confusa, che Kazuya riconobbe come la stessa che animava lui da settimane.

 

La guardia dello Shohoku!

Ecco chi era!

Quel giovane disperato era un compagno di squadra dei suoi fratelli.

 

Vide Mitsui immobile, intento ad osservare i due sacchetti trasparenti che aveva ancora in mano. Sembrava indeciso o spaventato... Non riusciva a capirlo da quella distanza.

 

All'improvviso il senpai infilò le bustine in tasca, con un gesto nervoso e violento.

Sistemandosi poi la maglietta nera fuori dai pantaloni, andò via, correndo verso la strada esterna.

 

Kazuya si avvicinò alla quercia.

Gli era sembrato di avere visto qualcosa cadere dai jeans di Hisashi e, spinto più dalla curiosità che da altro, volle vedere di cosa si trattasse.

 

Una bustina piena di pillole.

 

Istintivamente la raccolse da terra e si allontanò il più possibile da quel posto.

 

Aveva visto spesso Mitsui all'uscita della palestra. Sorridente, circondato da amici.... felice.

Ma poco prima, aveva scorto un lato oscuro e fragile che non credeva potesse appartenergli.

 

Se quella roba lo faceva star bene allora avrebbe funzionato anche con lui, no?

 

Kazuya corse a casa, convinto di aver trovato una soluzione alla propria sofferenza.

 

 

-FINE NONA PARTE-