DISCLAMER: I personaggi sono di T. Inoue.
Alcuni, invece, li ho inventati io, ma non temete: la differenza, balza
immediatamente agli occhi! -////-' Un enorme grazie alla mia beta Lilyj ^*^
Strange Family Parte
VII di
Gojyina-chan I ragazzi furono nuovamente accolti in palestra
da una folla festante di fanciulle in visibilio e ragazzi ammirati. Il Rukawa Shitenai e le SakuraGirls, pur
continuando la loro guerra a suon di sguardi cattivi e smorfie orrende, una
volta adocchiati i loro beniamini li salutarono con i loro cori migliori,
provocando l'ilarità dell'intera panchina dello Shohoku, coach compresi. Aron seguì con lo sguardo l'ingresso in campo di
Kurumi, che con grande eleganza andò a sedersi accanto ad Ayako, scrivendo
sul taccuino qualche informazione riguardante la squadra. Era proprio carina. Doveva assolutamente diventare il suo ragazzo,
così avrebbe suscitato l'invidia di tutta la scuola. “Ciao Kurumi! Tutto bene?” sorrise la matricola,
arrossendo appena. “Certo! La giornata è appena cominciata!”
sogghignò lei, puntando lo sguardo su Hanamichi, a bordo campo. Nel momento in cui Tsume aprì la bocca, cercando
di chiederle di uscire, una pallonata violenta lo colpì dietro la nuca,
mandando con la faccia per terra. “Chi cazzo è stato?!” tuonò il pulcino furente,
trovandosi di fronte Shane, che lo stava fissando per nulla colpevole. “Ops. Mi è scappata di mano” mugugnò il ragazzo
dai lunghi capelli scuri, riprendendo a palleggiare come se nulla fosse. “Ma io ti distruggo, maledetto!” sputò il
biondino, prontamente bloccato dal numero dieci. “Ehi, tu! Datti una calmata che voglio giocare
in santa pace!” sibilò Sakuragi, fulminandolo con lo sguardo. “Oh, Kami! Questo è un segno
dell'Apocalisse!Hana che seda una rissa invece che causarla!” rise Ayako,
scuotendo il capo piacevolmente stupita. “Tsk! Circondato da Do'hao!” sbuffò la volpe,
andato a canestro. “Baka Kitsune! Ti ho sentito,sai?” tuonò il
rossino, imbronciandosi immediatamente. Shane rimase in disparte, guardando il ragazzo
che popolava i suoi sogni da innumerevoli notti, accapigliarsi con il numero
undici. Hanamichi era bellissimo. Forte, vitale, sexy. Un talento puro. L'anno precedente aveva assistito a tutte le
partite del Campionato Nazionale solo per vedere lui. Iscriversi allo Shohoku era stata una scelta
obbligata. Doveva conoscerlo assolutamente. Se solo non ci fosse stato in squadra
quell'imbecille coi capelli ossigenati! Era solo un elemento di disturbo e basta. Davvero insopportabile. Kurumi sistemò il suo piccolo tavolino e aiutata
da Hikaru, posizionò i nuovi prezzi delle foto del bel rossino. Sotto assedio da parte delle neo-fans del
ragazzo, riuscì a vendere tutta la merce esposta riportando solo qualche
ecchimosi causata dalle gomitate che le ammiratrici si davano tra loro pur di
ottenere l'oggetto dei loro desideri. Hikaru segnò sul suo diario un numero
esorbitante di prenotazioni e ottenne il suo buon cinquanta per certo sulle
vendite. Dopotutto, era la sorella del ragazzo più ricercato della scuola,
qualcosa la meritava anche lei, no? La rossina, dal canto suo, non aveva ben capito
cosa di preciso fosse accaduto al fratellone, ma qualunque cosa fosse stata,
si augurò che durasse il più possibile. Erano anni che non lo vedeva così sereno, senza
il peso di grandi responsabilità. Concentrato solo a giocare e a divertirsi. Si era sempre sentita in colpa nei suoi
confronti, reputandosi un fardello troppo pesante per le spalle di un
quindicenne. Hanamichi non le aveva mai fatto pesare nulla,
anzi, le aveva sempre assicurato che era proprio lei la sua marcia in più. Il
motivo che lo spingeva a dare il massimo, sia nello sport che nel lavoro...
ma la ragazza si considerava lo stesso una zavorra. Adesso qualche spicciolo riusciva a guadagnarlo,
certo sfruttava l'immagine di Hana, ma poteva evitargli lavori spacca-schiena
ed era in grado di aiutarlo anche nelle faccende domestiche a casa Rukawa. Per ora poteva anche bastare così, il suo grande
obiettivo era ottenere la borsa di studio che le avrebbe permesso di
frequentare il conservatorio di Tokyo permettendo così al fratello di
utilizzare i soldi dell'eredità per i suoi, di studi universitari. Sarebbe diventata una grande pianista e un
giorno si sarebbe sdebitata con suo fratello, ripagandolo di tutti quegli
anni di immensi sacrifici. Il suo sguardo corse inevitabilmente all'interno
della palestra, dove il numero dieci stava dando il spettacolo insieme ai due
fratelli Rukawa in un interessante partitella tre contro tre. Sakuragi, Kaede e Sendoh, contro Miyagi, Shun e
Aron. Mitsui, finalmente tornato in squadra, faceva da
arbitro. Michael osservò con attenzione i movimenti dei
ragazzi in campo. Talento a parte, palese e indiscutibile, quei
giocatori avevano un feeling davvero eccezionale. Raramente perdevano un
passaggio, improvvisando schemi di gioco precisi e micidiali. Persino Mitsui,
arbitro dell'incontro, riusciva ad anticipare le mosse dei compagni,
riuscendo così a trovarsi sempre al posto giusto. Alla fine del primo tempo, della durata di un
quarto d'ora, Hisashi e Shane si scambiarono i ruoli, ma il risultato non
cambiò di molto. Giocate veloci, azioni spettacolari e qualche scaramuccia
che ricordava al nuovo assistente di Anzai che i giocatori che aveva davanti
erano appena liceali. Pazzesco. Quei ragazzi avrebbero potuto tranquillamente
sfidare qualunque squadra universitaria del Paese. “Bene, per oggi è tutto – esordì Anzai, ponendo
così fine all'allenamento giornaliero – Prima di andare, vorrei scambiare due
parole con voi” aggiunse, richiamando intorno a sé la squadra al gran
completo. Michael seguì con lo sguardo il gruppo di
liceali avvicinarsi alla panchina. Alcuni di loro avevano un talento fuori
dal comune. L'unico difetto che trovava in quella squadra era l'enorme gap
tra i titolari e parte delle riserve, ma con un po' di fortuna e di duro
lavoro, quei ragazzi avrebbero raggiunti dei grandi traguardi. “Sono veramente molto soddisfatto di voi – annunciò il Mister, leggendogli
inconsapevolmente nel pensiero – Tra poche settimane inizierà il Torneo
Interscolastico e dovremo dare il meglio di noi. Come sapete bene, solo le
prime due squadre accederanno ai Campionati Nazionali e dobbiamo bissare le
prestazioni dello scorso anno!” “Le miglioreremo, nonno! - lo interruppe il
rossino, incrociando le braccia al petto – Lo vinceremo quel dannato
Campionato!” esclamò, ottenendo l'appoggio di tutta la squadra. “Hn. Do'hao, lasci la squadra, finalmente”
borbottò la volpe, aspettandosi la reazione esagerata del compagno. Hanamichi, invece, si voltò verso di lui,
mormorando un appena udibile “Fossi in te, starei attento a fare incavolare
uno che gioca col tuo cibo. In giardino ci sono un sacco di pesticidi... Non
vorrei che accidentalmente cadessero sui tuoi amati dolci” “Hn” sbuffò il corvino, nascondendo un sottile
brivido di timore. “Oh, oh, oh! Voi due non cambierete proprio
mai!” rise Anzai, guardando i suoi migliori giocatori, prima di congedare
definitivamente la squadra. Michael guardò con attenzione il numero dieci.
Muovendosi d'istinto, lo bloccò appena prima che sparisse negli spogliatoi. “Sei davvero molto in forma – si limitò a dirgli
il biondo – La tua elevazione è straordinaria!” “Ah... Beh... Sono il Tensai, no?” balbettò il
ragazzo, assurdamente imbarazzato dai complimenti di quello sconosciuto. “Ti andrebbe di fermarti per qualche allenamento
supplementare? Con un po' di lavoro extra riusciresti a migliorare le tue
prestazioni, diventando imbattibile!” propose l'uomo, rivedendo se stesso in
quel talentuoso giocatore. “Sì, si può fare. Grazie mille, Shiro!” rispose
Sakuragi, andando a farsi la doccia. “Shiro?!” ripeté perplesso Kant, voltandosi
verso il suo ex allenatore. “Vuol dire bianco, in giapponese. Ti è andata
bene! Di solito Hanamichi distribuisce soprannomi zoologici!”
rise Anzai, sistemandosi meglio gli occhialini sul naso. Rimasti soli, il Mister si decise finalmente a
parlare. “Allora? Che ne dici?” domandò pulendosi gli
occhiali. “E' una squadra eccezionale – ammise il biondo –
Rukawa e Sakuragi sono una coppia perfetta. Sendoh è in totale sincronia con
loro, realizza dei passaggi precisi e
crea azioni di gioco veloci e imprevedibili. Mitsui è un cecchino fenomenale
e il biondino, Tsume, in difesa è davvero eccellente” “Già. Anche Sato è un ottimo giocatore, può
ricoprire sia il ruolo di guardia che di ala piccola. Il difetto di Hisashi è
la scarsa resistenza, perciò penso che sarebbe opportuno, durante le partite
più impegnative, far partire Shane titolare, per poi sostituirlo con Mitsui
nel secondo tempo, così da non stancare nessuno dei due. Poi c'è Miyagi, il
capitano. Vorrei adottare questa tattica dei cambi anche con lui e Sendoh,
almeno non si creeranno delle spiacevoli rivalità interne. Gli altri ragazzi
sono buoni giocatori... non dei fuoriclasse, ma elementi molto validi.
Quest'anno penso proprio che riusciremo ad essere competitivi fino alla
fine!” sorrise Anzai, evitando di palesare la propria soddisfazione. Michael sorrise tra sé. Accettare l'offerta di
lavoro del suo grande maestro si stava rivelando la decisione migliore della
sua vita. Una volta a casa, Kurumi posò in terra il suo
inseparabile borsone, stravaccandosi sul divano con uno stanco sospiro che
attirò l'attenzione dei due fratelli maggiori. “Hn” “Che vuoi?” domandò la ragazza, alzando un
sopracciglio. “Non c'è nulla che devi dirci?” chiese Akira,
sedendosi accanto a lei con sguardo accusatore. “Non mi pare” rispose lei, guardandosi le
unghie. “Ti dicono niente le parole Do'hao e Ini-biny?”
borbottò Kaede accigliandosi nervosamente. “Come cavolo avete fatto a scoprirlo?!” volle
sapere la giovane, sgranando gli occhi. “Abbiamo le nostre fonti. Allora? - sbottò il
porcospino – Ti sembrano cose da fare? Hana potrebbe sentirsi male
seriamente, sai?” la rimproverò seccamente. “Sciocchezze! Ho testato quella roba sul gatto
e...” “TU COSA?! E TI SEMBRA CHE KATO SIA NORMALE?!”
tuonarono i fratelli scambiandosi un'occhiata preoccupata. “Quante storie! Voi allora? Non siete poi tanto
diversi da me! Io sto sfruttando solo l'immagine di Hana per raggranellare un
po' di spiccioli, voi invece ve lo volete portare a letto! Non fate quelle
facce! Ho capito benissimo i vostri intenti bene poco casti sul rosso. Non
c'è differenza tra noi! Tra l'altro dovreste ringraziarmi per aver rivelato
agli occhi del mondo tutta l'innata sensualità che sprigiona Hana, altrimenti
col cavolo che lo avreste notato!” sputò la ragazza indignatissima, poco
prima di incenerire entrambi con lo sguardo e recarsi di corsa in camera sua,
per nulla pentita. “Tsk! Figurati se noi siamo...” sbottò Akira,
lasciando la frase a metà. “Hn” annuì suo fratello, poco convinto. “Noi non... Cioè, ok, Hana è... Però noi non
siamo mica così... Vero?” borbottò corrucciandosi. “Hn” “KAMI! Siamo peggio di Kurumi!” esclamò il
porcospino, passandosi una mano tra i capelli. “Hn” “Oh, ma tu non sai dire altro, eh?” “Hn” ammise Kaede, sprofondando nella sua amata
poltrona. Kanata spense la sua vecchia pila e socchiuse piano
l'anta del mobiletto nel quale era rintanato, nell'istante in cui udì
Hanamichi canticchiare a bassa voce, armeggiando con le pentole. Rapido come un topolino, corse a sedersi al
tavolo, posandovi sopra il libro che stava leggendo. Gli piaceva guardare Sakuragi mentre cucinava,
probabilmente perché lui non era capace nemmeno di cuocere un uovo al
tegamino, come tutti i componenti della sua famiglia, del resto... Con grande preoccupazione, trovò il bel viso del
suo unico amico un po' pallido e scavato, rispetto al solito, ma nel momento
in cui socchiuse le labbra tentando di parlargli, il campanello iniziò a
suonare un festante: “CORRETE AD APRIRE!!! CORRETE AD APRIREEE!!!!” Una nuova invenzione del babbo, ovviamente... Hanamichi infornò una teglia di biscotti al
cioccolato, dirigendosi poi in soggiorno, giusto in tempo per vedere Kyosuke
accogliere allegramente... un indiano pellerossa, come quelli presenti nei
film di John Wayne. Alto, sulla cinquantina, lunghissimi capelli
neri come la notte, abiti sgargianti e una fascia gialla e rossa sulla
fronte. A sconvolgere il numero dieci dello Shohoku,
però, furono i due fiorellini che sbucavano dietro la testa del nuovo
arrivato. Margherite, una bianca e una gialla. “Sono allergico alle piume” si limitò a spiegare
il capellone, intuendo la ragione della perplessità del ragazzo. “Benvenuto, Scalpello Scheggiato, accomodati!”
trillò l'inventore, spostando di peso il suo primogenito, accasciato sul
divano. “Grazie – sospirò l'uomo, sedendosi pesantemente
accanto al padrone di casa – Ho viaggiato a lungo. Ore ed ore su di un
uccello bianco!” “Cos'è che ha fatto?!” domandò il rossino,
sgranando gli occhi color cioccolato. “Ha preso l'aereo, Do'hao” borbottò la volpe,
rannicchiandosi sulla poltrona. “Una volta planato, sono giunto sino a voi con
la diligenza” continuò l'ospite, annuendo gravemente. “Cos'è che ha preso?!” chiese Sakuragi,
chiedendo direttamente alla Kitsune in letargo. “Il taxi, Do'hao” sbadigliò quest'ultimo,
grattandosi il mento. “Ma...Chi è?!” sussurrò il rosso, avvicinandosi
il più possibile all'orecchio del compagno di squadra, per non farsi sentire
da nessuno che non fosse lui. Rukawa si ritrovò avvolto nel profumo del
ragazzo, il suo respiro che gli accarezzava una guancia e si scoprì
improvvisamente sveglio e attento. “Lui.. - borbottò, tentando di mettere a tacere
un redivivo Eddy – E' il nostro medico di famiglia” “Andiamo bene!” sbottò Hanamichi, tornando in
cucina, mentre Katy scendeva piano le scale, seguita dalla nonnina-hentai. “Oh! Fardello Ammaccato, felice di rivederti!”
sorrise l'anziana donna alla vista del vecchio amico. “Scalpello Scheggiato!” la corresse la nuora,
prima di salutare lo sciamano. “E io che ho detto?” s'imbronciò l'anziana
donna, profondamente offesa. Kaede, infastidito dal chiacchiericcio della
famiglia, migrò in cucina, accasciandosi esanime su di una sedia, accanto al
fratellino minore, mentre Akira tornò all'appartamento sopra il garage, alla
ricerca di quiete. Purtroppo, le voci del parentado giunsero
comunque fino alle sue orecchie volpine. “Lo spirito del vento mi ha parlato,
annunciandomi l'arrivo di una nuova vita” sentì dire allo sciamano, con voce
solenne. “Eh?!” sbottò Hanamichi, voltandosi verso di lui
con la ciotola della crema alla vaniglia in mano. “Papà gli ha telefonato” mugugnò Kaede,
arrendendosi all'idea di fare da traduttore al rossino. “Sono giunto sin qui, attraversando la Valle
della Morte, solo per fare visita alla futura madre” concluse l'indiano,
incrociando le braccia al petto. “Kitsune?” “Traffico all'ora di punta” lo delucidò la
volpe, sbavando sul vassoio colmo di bignè che Sakuragi aveva posato sul
tavolo. “Immagino. Sono le sei del pomeriggio, a
quest'ora la gente esce dagli uffici” mormorò il ragazzo, riempiendo i dolci di crema. Guardare Hanamichi penetrare quella morbida
rotondità dolciastra con il butillo in acciaio e premere la sacca per
imbottirlo di vaniglia, costrinse gran parte del sangue volpino a migrare
nella parte meridionale del suo corpo. Sospirando pesantemente, Kaede si rassegnò
all'amara verità: aveva preso gli stessi geni di sua nonna. Era un hentai. Dopo aver servito il the verde e i biscotti al
cioccolato appena sfornati agli adulti riuniti ancora in soggiorno, Sakuragi
ritornò in cucina a preparare la cena. I ragazzi erano tutti seduti a tavola intenti a
divorare i bignè con la crema o col cioccolato. “Nezumi? Tagliatelle alla boscaiola e carne
arrosto con le patate?” domandò aprendo gli sportelli degli armadietti alla
ricerca delle pentole adatte. “Sì!” mugugnò il bimbo, trattenendo un moto di
gioia. Gli piaceva che il rossino chiedesse sempre a lui il menù, lo faceva
sentire importante. “Hana questi bignè sono buonissimi!Non ne vuoi?
- chiese Kurumi, che stava addentando il terzo dolce – Mi farai ingrassare!”
borbottò la ragazza, leccandosi i baffi. “No, no. Mangiateli tutti, però. Il frigo è
pieno e non ho lo spazio per conservarli”sorrise il giovane, ricominciando a
cucinare. Messo a soffriggere l'aglio e la panna, il rosso
tornò in salotto a ritirare le tazze ormai vuote. “Culetto d'oro? - trillò la nonnina, chiamandolo
in quel modo osceno che... di solito lo imbarazzava da morire, ma non in
quella circostanza... Che strano... -
Stasera a cena c'è Vitello Tonnato” lo avvertì indicandogli l'ospite. “Accidenti!Ma io ho fatto l'arrosto!” si
preoccupò il giovane, corrucciandosi. “Do'hao” borbottò la volpe dalla cucina. “Ma stanno benissimo insieme!” lo rincuorò Katy,
sorridendogli gentilmente “Famiglia Do'hao” s'arrese Kaede, addentando
l'ennesimo bignè. “A me piace l'arrosto!” affermò Kanata,
pulendosi le manine con un tovagliolo. “Tutti Do'hao!” sbuffò la volpe, tornando a
dormire appoggiando la testa sul tavolo. Quella sera, la cena scivolò via fra le battute
dei coniugi Rukawa e numerosi aneddoti di vita vissuta dello sciamano. “Quando vidi Kyosuke a cavallo del bisonte nero,
capii che il nostro incontro era stato voluto dal Grande Spirito!” sentenziò
l'indiano, annuendo gravemente. “A cavallo...di che?!” sussurrò Hanamichi, rivolgendosi
direttamente alla volpe. “Papà aveva una moto” borbottò Kaede senza fare
una piega. “Ah, ok! - sospirò il ragazzo sollevato – Senti
un po', ma è questo strano tizio che si occupa della vostra salute?!” volle
sapere, corrucciandosi. “Do'hao!” Scalpello Scheggiato posò lo sguardo sui propri
commensali. Katy era splendente come sempre, forse ancora di
più grazie alla nuova vita che portava in grembo, Kyosuke era... lui. Il
tempo non lo scalfiva minimamente. Mentre la nonna non risparmiava occhiate
lussuriose al ragazzo dai capelli color tramonto. Aveva avuto ragione a
ribattezzarla Donna Scalpitante, passavano gli anni ma lei rimaneva la stessa
cacciatrice di uomini... Anche se la fascia di età si stava pericolosamente
abbassando: quel giovane dai capelli infuocati doveva essere ancora
minorenne. Osservandolo con maggiore attenzione, notò il
suo piatto praticamente intonso. Non poté impedire alla propria fronte di
aggrottarsi al pensiero che a quell'età avrebbe dovuto avere una fame da
lupi... Lo vide parlottare con Kaede. Era probabilmente
la prima volta in assoluto che sentiva la voce di quel taciturno ragazzo.
Persino quando era venuto al mondo non aveva emesso neppure un piccolo
vagito, limitandosi a fissarlo corrucciato. Forse... L'indiano sorrise tra sé. Manitù aveva proprio uno strano senso
dell'umorismo. Spostò la sua attenzione sul resto della
famiglia. Sul viso di Akira v'era stampato lo stesso
imperituro sorriso sereno, ma ora i suoi occhi tradivano una certa
insofferenza. Solitudine, probabilmente. Era nato per amare ed essere amato,
ma ancora non aveva trovato l'altro pezzo della propria anima. Kurumi e Kanata sembravano brillare di luce
propria, soprattutto quando posavano lo sguardo sul bel rossino. Quel ragazzo era speciale. A lui spettava il
grande merito di aver saputo unire quella strana famiglia, composta da
persone dall'immenso talento e dalle forti personalità. Fino a poco tempo prima, Scalpello Scheggiato
aveva temuto il peggio. Troppi caratteri decisi sotto la stessa tenda
potevano generare scontri titanici e rivalità violente, ma adesso sembravano
aver trovato un notevole equilibrio ed era chiaro come il cielo d'estate chi
fosse il perno di quello strampalato nucleo familiare. A preoccuparlo seriamente, però, era il giovane
Kazuya, che non aveva quasi toccato cibo proprio come il cuoco di casa. Era sempre stato il più sensibile della
famiglia, il più vulnerabile. All'ombra dei due fratelli maggiori e della
gemella iper-attiva. Ma il dolore che stava provando la sua anima era
troppo profondo per essere causato da una semplice lite o da un pessimo voto
a scuola. Quel ragazzo mancava semplicemente di fiducia in
sé stesso, perché in quanto a talento non era secondo a nessuno. Lo sciamano si augurò che riuscisse al più presto
a illuminare la propria strada, percorrendola a testa alta verso un luminoso
futuro e dalle fugaci occhiate che lanciava alla ragazzina silenziosa seduta
accanto a Kurumi, pregò che Kazuya potesse incamminarsi in dolce compagnia
lungo il sentiero della vita. Finita la cena, Hikaru si offrì di aiutare suo
fratello a riassettare la cucina, ma il ragazzo fu categorico: lei doveva
andare a fare i compiti, le faccende di casa Rukawa spettavano solo a lui. Scalpello Scheggiato si alzò, passando accanto a
Sakuragi. “Sai, i Cherokee si tramandano da secoli una
preghiera molto bella.'Oh Grande Spirito, concedimi la serenità di
accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che
posso cambiare e la Saggezza di capirne la differenza' Ma voi giapponesi non conoscete la nostra
cultura, che peccato!” mormorò, seguendo il capofamiglia in soggiorno. Hanamichi rimase qualche istante in silenzio,
prima di chiedere alla sorellina di passargli i piatti sporchi. Lui lo sapeva più di chiunque altro: le cose
cambiano con o senza la propria approvazione, ma guardando il viso felice di
Hikaru si convinse che non tutti i cambiamenti erano forzatamente negativi. “Hana, fratelloni? Più tardi dovete provarvi i
costumi. Mamma ha finito con gli oggetti di scena e dobbiamo fare un'ultima
prova generale. Tra una settimana c'è la gara di Cosplay!” annunciò Kurumi,
ricevendo in risposta una serie di bassi mugolii insoddisfatti da parte delle
due ex-matricole dello Shohoku. “Tsk! Cos'è? Avete paura di perdere la gara?” li
provocò la ragazza dai lunghi capelli neri, ottenendo la totale attenzione
dei due. “Cosa? Ma figurati! Vinceremo! Io sono il Tensai
dei... Com'è che si chiama il capellone?” chiese Hanamichi, aggrottandosi
confuso. “Gojyo, Do'hao!” sbuffò la volpe, annusando
l'aria alla ricerca di zuccheri. “Baka Kitsune! Te lo stavo preparando il dolce!
Non è colpa mia se tua sorella mette in dubbio le nostre capacità! Inforno la
torta e sono tutto tuo, Kurumi! I soldi della vincita sono già nostri!” sentenziò
il rossino. “Vangelo, Do'hao!” “Dannata Kitsune! Mi insulti pure mentre mi stai
dando ragione?!” sbottò il rossino accendendo il forno. “Hn” annuì la volpe, senza batter ciglio.. “Accidenti! Siamo arrivati troppo presto, è
ancora chiusa!” sospirò Akira, guardando sconsolato la grande porta della
palestra ostinatamente sigillata. “Aspettiamo Anzai o Ayako, saranno qui a momenti
– propose Kurumi, posando a terra il suo pesante borsone, aiutata dalla sua
migliore amica – Lo sapevo io che era troppo presto!” sbuffò la ragazza
guardandosi attorno contrariata. Erano ancora giorni festivi, gli studenti in
vacanza arrivavano ad allenamento ormai iniziato. Avrebbe dovuto attendere ancora una ventina di
minuti per allestire il suo baracchino. Kaede si accasciò al suolo, dormendo come un
ghiro. Akira e Hanamichi iniziarono a discutere sulla
reale fattibilità di alcune spettacolari giocate visto fare ai giocatori
dell'N.B.A., in tv, e che volevano assolutamente realizzare durante
l'allenamento. Improvvisamente, un fastidioso stridio di gomme
increspò quell'atmosfera di quiete attesa e un adirato Yohei scese da
quell'ammasso di ferraglia che ostinatamente chiamava motorino, cercando con
lo sguardo la causa del proprio esaurimento nervoso. “TU!!!! - tuonò puntando l'indice sulla bella
Rukawa – Come osi arricchirti sulle spalle del mio migliore amico? Solo io
posso farlo!” sibilò posando le mani sui fianchi. “Tu chi saresti?” chiese Kurumi, limitandosi a
sollevare un sopracciglio. “Yohei Mito, il più grande amico di Hana!” si
presentò livido in volto. “E quindi?” domandò ancora la ragazza, sempre
più annoiata. “Quindi...Che?!” balbettò l'altro. “Che me ne frega se siete amici?Potreste pure
essere fratelli di sangue o gemelli separati alla nascita, ciò non toglie che
l'idea di vendere le foto di Hana è stata mia e ci guadagno quanto mi pare!”
sentenziò la ragazza, incrociando le braccia al petto. “Cos'è che fa?!” chiese il rossino in questione
all'amico porcospino. “Niente, Hana. Torniamo allo schema di gioco” sorrise
Sendoh, ricominciando a discutere con lui di Basket. “Ma... Ma... Sono stato il primo a sfruttare
Hana a scopo di lucro! Lo faccio dalle elementari! È così che sono riuscito a
comprare il motorino e a pagare la benzina! L'ho visto per primo!” s'imbronciò
Mito, stringendo i pugni. “Tu sfrutti la sua goffaggine, io la sua celata
sensualità! Dimmi un po', quanto ci guadagni con lui?” volle sapere la
ragazza, negli occhi il lampo di sfida tipico dei Rukawa. “Quasi trentamila yen* al giorno, da quando
gioca a Basket!” annunciò fieramente il giovane, sorridendo beffardo. “Ma davvero? Io ne guadagno settantasettemila*,
invece!” sibilò l'altra, sogghignando beffarda. “La fortuna dei principianti, cara mia! Vedrai
che non durerà ancora a lungo!” ringhiò Yohei, mandando lampi dalle iridi
scure. “Scommettiamo? - lo provocò lei – Fra sette
giorni ci ritroveremo qui. Chi di noi avrà
guadagnato di più, otterrà il diritto di essere l'unico a poter
sfruttare l'immagine di Hanamichi!” “Ci sto!” accettò subito Mito, certo di vincere. “Ci rivediamo qui tra sette giorni esatti, dopo
la nostra vittoria al Concorso di Cosplayer!” precisò lei, incrociando le
braccia al petto. “Bene!” “Bene!” I due si strinsero la mano, chiedendo a Hikaru
di fare da testimone. La ragazzina accettò divertita e da quel preciso
istante la sfida ebbe ufficialmente inizio. Infastidito da quel cianciare inutile e
insistente, Kaede si rigirò sul pavimento, profondamente contrariato. Chi
aveva osato disturbare il suo sonno? La sua attenzione fu però catalizzata dalla
figura di Hanamichi, assopitosi con la tempia premuta sulla spalla di Sendoh,
seduto per terra accanto a lui. Aveva una dolcissima espressione innocente e
serena, come quella di un bambino. Sembrava così vulnerabile in quel momento che
Rukawa riuscì a stento a trattenersi dall'insano impulso di stringerselo
forte al petto, proteggendolo da tutto e tutti. Che pensieri assurdi! La mancanza di sonno aveva degli stravaganti
effetti collaterali. Non poté evitare di trattenere il respiro,
quando lo vide agitarsi socchiudendo gli occhi stanchi. “Anzai?” lo sentì chiedere con voce roca, mentre
si stiracchiava lentamente. Quel movimento costrinse la sua maglietta bianca
ad aderire al torace come una seconda pelle. Eddy si ridestò prepotentemente, anelando al
proprio oggetto del desiderio. “Ho visto la sua auto, starà parcheggiando”
sorrise Akira in risposta. “Mh... Ho sonno” mormorò Sakuragi,
riaddormentandosi subito dopo. Era davvero insolito vederlo così affaticato.
Kaede scrutò attentamente il suo viso, notando non solo un insolito pallore,
ma anche una scura ombreggiatura sotto gli occhi che non aveva mai visto
prima. “E ti credo! Tu gli guardi il culo!” esclamò
Eddy voltando la testina verso di lui. “Zitto, scemo!” ringhiò Kaede, arrossendo
furiosamente. Sistemandosi i pantaloni in modo da coprire
quella sottospecie di 'grillo parlante', il numero undici dello Shohoku si
alzò in piedi, alla vista del paffuto allenatore che sorrise loro,
armeggiando con le chiavi della palestra. Shane entrò negli spogliatoi trovando il suo
idolo quasi pronto per l'allenamento. Accidenti! Di solito era lui ad arrivare prima
di tutti solo per poter vedere Hanamichi varcare la soglia della palestra. Aspettarlo era il momento più bello della giornata. Per una volta gli era andata male. L'allenamento ebbe finalmente inizio senza
eccessivi intoppi, ignorando la faida tra le SakuraGirl e il Rukawa Shitenai
e le urla dei ragazzi sugli spalti... All'ennesimo passaggio sbagliato di Aron,
concentrato esclusivamente ad attirare l'attenzione della bella Kurumi,
Hanamichi sbottò contrariato. “Te la dai una svegliata, oppure no? Non sono
qui a perdere tempo!” “Ma senti da che pulpito! - sbraitò la matricola
ossigenata – Mi hanno raccontato delle tue avance ad Haruko-Senpai, l'anno
scorso!” “Imbecille! L'anno scorso era l'anno scorso!
Quest'anno non voglio inutili perdite di tempo!” rispose il numero dieci,
piccato, prima di trasalire violentemente. Considerava davvero Harukina-cara un'inutile
perdita di tempo?! ... ... Sì. Sconvolto da quella rivelazione, abbassò lo
sguardo, senza trovare dentro si sé quel briciolo di coraggio che gli avrebbe
consentito di posare gli occhi sulla neo-manager della squadra. Non poteva
sopportare la vista del suo sguardo ferito. “L'unico da biasimare qua dentro sei solo tu!”
sibilò una voce adirata, alle spalle del pulcino. Aron si voltò di scatto, trovandosi faccia a
faccia con uno Shane a dir poco furioso. “Lo Shohoku lo scorso anno ha raggiunto dei
grandi traguardi. È ovvio che adesso tutti vogliano superarli, ottenendo non
solo l'accesso al campionato Nazionale, ma la vittoria finale! Se questi non
sono i tuoi obiettivi, cambia squadra! Ho sentito dire che il Ryonan è a
secco di giocatori decenti, una mezza sega come te potrebbe ottenere un posto
da titolare in quel deserto dei Tartari!” “Brutto pezzo di merda! - sputò Aron, stringendo
i pugni – Io sono già titolare qui! A differenza di qualcuno, che sarà sempre
la riserva di Rukawa o di Mitsui!” “Posso anche giocare un solo tempo, mi basta
poco per dimostrare quanto valgo! A te invece non basterebbe una vita intera
per palesare il nulla che sei!” ringhiò Sato, per nulla turbato dalla valanga
di veleno che il compagno gli aveva vomitato addosso. “Suvvia, suvvia! Ci stavamo allenando in
armonia, no? Manteniamo la calma!” intervenne Sendoh, appoggiando le mani
sulle spalle dei due litiganti. “Tutti Do'hao” borbottò Kaede continuando
imperterrito a tirare a canestro. “Bravo porcospino! - annuì Hanamichi,
ricominciando a palleggiare a centrocampo. Appena Shane gli passò accanto,
recuperando la propria posizione, l'ala grande dello Shohoku gli andò vicino,
scompigliandogli i capelli – Grazie” si limitò a dire il rossino, correndo
poi in difesa. Shane rimase imbambolato per qualche attimo, le
gote arrossate e un'espressione talmente estasiata, che non passò inosservata
al taciturno volpino che si incupì infastidito. Non bastavano quelle sgallettate sugli spalti,
adesso anche i suoi compagni di squadra nutrivano un particolare interesse
per il Do'hao. Prima o poi Rukawa avrebbe compiuto una strage! -FINE SETTIMA PARTE- Note Finali: 30.000 yen equivalgono a 202 euro
(circa) mentre 77.000 yen corrispondono pressappoco a 502 euro.
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