DISCLAMER: I personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma non temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'

RINGRAZIAMENTI: A Nivis e al suo dizionario magico! Grassie Bissa!!!^^

           

 


 


Strange Family

parte IV

di Gojyina-chan


Kurumi, chiusa in camera da ore, controllò ripetutamente tutte le fasi del suo piano.

Sembrava perfetto, ma doveva pur sempre tener conto della follia del parentado. Quella era la sua unica occasione e non poteva permettere che andasse in fumo.

 

Quella sera, Hanamichi sarebbe diventato la sua inesauribile fonte di guadagno.

 

Scese in soggiorno e vide la madre e la nonna che finivano di sistemare uno striscione di benvenuto per Akira. Poteva sempre sfruttarle per...

 

“Mamma? In casa abbiamo solo succhi di frutta. - disse, avvicinandosi al divano - Beviamo quelli per la festa o...”

 

“Ma no, dai! E' una serata importante. Vai insieme ad Hana a comprare qualche birra e del saké! Per una volta non succede niente!” sorrise Katy, finendo di sistemare la scritta.

 

“Con un po' di alcol in corpo ci divertiremo di più!” sogghignò la nonnina, sbranando Sakuragi con lo sguardo.

 

“S... Sì... E-ehm... Andiamo!” balbettò il ragazzo, scappando letteralmente di casa, trascinandosi dietro una gongolante Kurumi.

 

 

 

Affacciato alla finestra della sua camera, Kazuya ascoltava Hikaru suonare il pianoforte. Era davvero brava e il suo viso si addolciva sempre quando sfiorava quei tasti bianchi e neri. Lui riusciva a vederla anche da lì, attraverso le ampie vetrate del piccolo soggiorno della dependance.

 

Decise di andare a tenerle compagnia, ma appena fece un passo verso la porta, notò l'inconfondibile sagoma di Akira avvicinarsi alla porta dell'abitazione dei Sakuragi.

 

Profondamente contrariato, osservò il fratello maggiore salutare la ragazza e sedersi sul divano a pochi metri da lei.

 

Con uno sbuffo insoddisfatto, si lanciò a peso morto sul letto.

 

Non poteva competere con la dolce gentilezza di Sendoh, né con la bellezza di Rukawa, l'astuzia di Kurumi, tantomeno con l'intelligenza del piccolo Kanata. Lui era semplicemente... normale.

E una persona anonima, circondata da talenti veri, era destinata a passare totalmente inosservata.

 

 

 

“Non staremo esagerando?!” chiese il rossino, guardando il carrello stracolmo di bottiglie.

 

“Potremmo sempre tenerle come scorta per Natale o qualche compleanno!” rispose Kurumi, andando verso la cassa.

 

Dopo aver pagato, uscirono dal negozio stracarichi di sacchetti.

 

“Allora, sei pronto? Domani Ayako vi vuole in palestra per la prova costumi!” buttò lì la giovane, guardandolo di sbieco.

 

“Di già?! Ma se ha preso le misure solo ieri?!” sbottò Hanamichi, arrossendo furiosamente.

 

“Non ha finito di cucire i particolari, ma ha trovato con facilità i pantaloni e le magliette. Per il costume di Sanzo ha usato un vecchio kimono. Deve controllare che vi stiano bene e poi proseguirà con l'applicazione delle fasce colorate e il resto.”

 

“Che vergogna!” sbottò il ragazzo, arrossendo furiosamente.

 

“Sono solo dei costumi, Hana!” gli fece notare lei.

 

“Non è per il vestito in sé, ma per la gara! Salire sul palco conciato in quel modo... Non fa per me!” borbottò Sakuragi, corrucciandosi.

 

“Tranquillo, Hana! Vedrai che, una volta finito, non te lo ricorderai neanche!” disse Kurumi, sibillina, riproponendogli il suo inquietante sorriso.

 

 

 

Dopo l'ennesimo sbuffo annoiato, Kaede si decise a spegnere la televisione.

 

Udendo un paio di voci familiari provenire dal cancello, rivolse lo sguardo alla porta dell'ingresso che si aprì pochi istanti dopo.

 

La volpe si limitò a sollevare un sopracciglio, notando la quantità di bevande che  sua sorella e il Do'hao avevano comperato.

 

Che fosse il compleanno di qualcuno? No, gli sembrava di no...

 

In silenzio, risorse dalla sua poltrona per prendere le buste di Kurumi e posarle sul tavolo della cucina, seguito da Hanamichi.

 

Il rossino sistemò la spesa e cominciò a preparare un dolce. Bene presto, la casa profumò di zucchero e vaniglia.

 

“Hn?”

 

“Torta degli angeli ripiena di crema, Kitsune.” gli disse il rossino, impastando la farina con le uova e lo zucchero.

“Hn”

Kaede si sedette a braccia conserte, osservandolo distrattamente.

Era davvero veloce e non aveva nemmeno bisogno di misurare le dosi degli ingredienti, probabilmente le conosceva a memoria.

 

“Accidenti! - sbuffò Sakuragi, pensando ad alta voce – Ho le mani sporche...”

“Hn?”

“Devo imburrare la teglia.” disse indicandola con il capo.

“Faccio io...” mormorò la volpe, scartando il pacchetto del burro.

“Ah... Grazie...” sussurrò il rossino, profondamente stupito.

“Mica lo faccio per te! Non voglio perdere il dessert a causa tua!” mugugnò Rukawa, cominciando a imburrare la teglia.

“Tsk! Come se ti avessi mai lasciato morire di fame!” borbottò piccato l'ala grande dello Shohoku.

 

Hanamichi lasciò l'impasto a riposo e preparò la crema.

 

“Mmm...Per la cena di stasera, potrei fare la pizza... Kanata, ti va?” chiese Sakuragi, aggiungendo un pizzico di vaniglia al latte.

“Sì!” rispose una voce dall'armadietto.

“Kitsune, hai una caramella alla menta?” domandò il giovane, ricevendo in cambio un'occhiata perplessa.

“A furia di cianciare ti è venuto mal di gola, Do'hao?” borbottò la volpe, rovistando nelle tasche dei pantaloni.

“Non ti facevo così simpatico! Tutto tuo fratello!” sibilò Sakuragi, continuando a mescolare la crema.

“Hn” mugugnò Kaede, appoggiando la caramella su tavolo.

 

“Grazie, Baka Kitsune!”

“Prego, Do'hao!...HN?!” sobbalzò la Rukawa, guardando il compagno di squadra triturare la caramella con un mattarello, per poi mescolare la polverina verde alla farina.

 

“Segreto! - sorrise il rossino, aggiungendo il lievito e un po' di acqua tiepida al tutto, ricominciando ad impastare - Uffa! Oggi non mi bastano due mani!” si lamentò, guardandosi le dita infarinate.

 

“Cosa devi fare ancora?” sbadigliò la volpe, appoggiando la testa sul tavolo.

“Stasera c'è la festa del porcospino. Devo preparare le tartine, un paio di focacce ripiene, mettere i salatini nelle ciotole, fare il sugo per le pizze...”

 

“Hn...Capito! - sbottò Kaede, fermandosi a riflettere. Non aveva nulla da fare e il soggiorno era ancora occupato dalle donne di casa... - Dimmi cosa devo fare...” sospirò alzandosi in piedi.

 

“Nel mobiletto in alto a sinistra c'è il pane a fette, quello per i tramezzini.” lo istruì il ragazzo, curioso di vederlo all'opera.

“Hn” annuì la volpe, afferrando il pacco.

 

“Prendi una fetta quadrata, spalmaci sopra la maionese e metti una fetta di prosciutto cotto, poi appoggiaci sopra un'altra fetta e taglia il tutto in diagonale. Così acquisteranno una forma a triangolo, ok?” gli spiegò il rossino, preparando il sugo al pomodoro.

 

“Hn” annuì ancora Kaede, mettendosi all'opera.

“Fanne dieci così, dieci al prosciutto crudo e dieci col tonno.”

“HN?!” sobbalzò Rukawa, augurandosi che il Do'hao scherzasse.

“No, è vero! Siamo in tanti... Venti di ognuno.” disse Hanamichi, celando il proprio divertimento.

“Hn...” mugugnò la volpe, maledicendosi mentalmente. Perché diamine non era andato in camera sua a dormire?!

 

“Ma che carini! Sembrate una coppia di sposini!” rise Akira, appoggiato allo stipite della porta.

 

“Hn!”

“Hm!”

 

“Parlate anche nella stessa lingua ormai! -  rise il Sempai, avvicinandosi al fratello – Posso darvi una mano? Mi sento un po' in colpa... Fate tutto questo per me!”

 

Il porcospino, fu immediatamente reclutato da Sakuragi.

 

“Taglia orizzontalmente le focacce e metti sulla fetta inferiore i pezzetti di mozzarella e le fette di prosciutto cotto. Mi raccomando, le fette devono stare l'una accanto all'altra, parallelamente!”

 

“Ok, capo!” annuì Sendoh, afferrando un coltello.

 

Mezz'ora dopo, Hanamichi controllò la cottura della pizza, decidendo di spegnere il forno e ripose la focaccia nel microonde, decretando la fine delle ostilità.

 

“Bravi, uomini. Vi siete comportati bene!” si congratulò, voltandosi a guardarli.

 

Erano un disastro!

 

Sia Kaede che Akira, avevano le magliette unte, faccia e capelli infarinati, mani e pantaloni pieni di maionese e un'espressione assolutamente stravolta.

Sakuragi cercò di trattenersi il più possibile, ma alla fine scoppiò in una risata divertita.

“Hn!” arrossì Rukawa, imbarazzato.

“Ehi! Siamo stati bravissimi e tu ci prendi in giro?!” lo sgridò Sendoh, imbronciandosi.

 

“Scusate... è che... - ricominciò a ridere il rossino – Lasciamo stare, va! Kanata? Devo accendere la lavastoviglie, ti conviene trovare un posto più tranquillo per leggere!”  lo avvertì, continuando a sghignazzare.

 

Il bimbo uscì dall'armadietto, guardando i due fratelli con un sopracciglio sollevato.

 

“Oh! - sbottò il rossino, riconoscendo il libro che il piccolo teneva in mano - 'Il piccolo principe'! Lo leggevo sempre a Hiki quando era piccola!”

 

“Mmm... Ti andrebbe di leggermelo?” gli propose Kanata, stupendo non poco i due moretti.

 

“Certo! Tanto qui ho finito... Grazie all'aiuto dei tuoi baldi fratelloni!” disse Sakuragi, ricominciando a ridere.

“Do'hao!” sbottò Kaede, mentre Akira si limitava ad una sonora pernacchia.

 

“Vieni piccolo, il soggiorno è libero!” sorrise Hanamichi, prendendo il bimbo per mano.

 

“Tra i due litiganti, il terzo gode!” sospirò Sendoh.

“HN?!”

“Vado a fare la doccia!” annunciò il porcospino, fischiettando allegramente.

 

Rimasto da solo, Rukawa ebbe la netta sensazioni di aver perso qualche passaggio.

 

 

 

Sprofondato nella sua poltrona preferita, Kaede ascoltava la calda voce del Do'hao leggere il libro a Kanata.

 

Dopo una doccia veloce, il volpino era tornato in soggiorno. Lì, aveva trovato il fratellino abbarbicato su Hanamichi, stile koala, con la guancia premuta sul petto largo del rossino e le piccole braccia attorno al suo busto.

 

Rukawa aveva provato una strana sensazione vedendo una copia in miniatura di se stesso, avvinghiata a Sakuragi.

 

A scioccarlo ancora di più, era stato il tono dolce col quale stava leggendo il rossino e la sua grande mano ambrata che accarezzava distrattamente la testolina del bimbo, mentre con l'altra teneva il libro vicino al suo visino, per permettergli di guardare le illustrazioni.

 

Girandosi appena, osservò con attenzione suo fratello. Era la prima volta in assoluto che Kanata condivideva la lettura con qualcuno. Nessuno mai gli aveva letto favole o cose simili, dato che a quattordici mesi, già sapeva leggere e scrivere da solo. Ma soprattutto, non lo aveva mai visto con un'espressione così felice.

 

Il Do'hao aveva conquistato anche lui.

 

Quell'atmosfera così tranquilla e serena, fu bruscamente interrotta da un poderoso rutto, proveniente dalla cucina.

 

I tre ragazzi sobbalzarono, mentre Kyosuke e Akira si precipitavano in soggiorno scendendo i gradini due alla volta.

 

“Ma... Che...?!” mormorò Sakuragi, guardandosi attorno stupito.

 

“Che bello! Funziona! Funziona!” trillò il capo famiglia, correndo in cucina, seguito dai due ragazzi.

 

Hanamichi, sempre con Kanata in braccio, si avvicinò all'uomo che stava aprendo la lavastoviglie.

 

“E' la mia nuova invenzione!Quando la lavastoviglie finisce, ti avverte ruttando!” spiegò l'inventore.

 

“Ruttando?!” domandarono in coro i tre giocatori di Basket.

 

“E' un suono riconoscibile, no?” sorrise Kyosuke, soddisfatto di se stesso.

“Ma... Ma...” balbettò il rossino, oramai senza più parole.

 

“Hn... Meglio la lavastoviglie che il gabinetto!” sentenziò lapidario il volpino, tornando ad accucciarsi sulla sua poltrona.

“Mmm” ne convennero Sendoh e Hanamichi, tornando alle loro faccende.

 

 

 

Akira prese posto sul divano accanto a Sakuragi, aspettando che terminasse la lettura del 'Piccolo Principe' per scambiare due chiacchiere con lui.

 

Appena il rossino chiuse il libro, abbassò lo sguardo lui piccolo Kanata e sorrise, trovandolo profondamente addormentato.

 

“Prima ho sentito suonare tua sorella. E' davvero molto brava!” si complimentò il Sempai, sinceramente stupito.

 

“Già! Finito il liceo, farà il conservatorio a Tokyo!” annunciò il rossino, orgoglioso.

“E tu?” domandò il moretto, voltandosi a guardarlo.

“Non farò l'Università. Mi troverò un lavoro fisso e...”

 

“Sciocchezze, culetto d'oro! - tuonò la nonna, sbucando dal nulla – L'istruzione è fondamentale, soprattutto col bel corpicino che ti ritrovi!” lo ammonì, brandendo il suo bastone sotto il naso di Sakuragi.

 

“S... Sì.... Signora... - balbettò il ragazzo, spaventato - Ma io devo occuparmi di Hiki, prima! Poi...”

 

“E chi pensa a te? - buttò lì l'anziana, guardandolo di sbieco – Ah! Prima che mi dimentichi, Katy mi ha chiesto di avvertiti di tenerti libero per domani pomeriggio. Deve fare un nuovo quadro...” sospirò Kikyo-san, leccandosi i baffi.

 

“Kami Sama! - sospirò Hanamichi, chiudendo gli occhi un istante – Certo! Non c'è problema!” mentì, sperando di risultare credibile.

 

Si augurò che non fosse nulla di sconcio e si alzò, portando il piccolo Kanata nella sua camera.

 

 

 

“Questo è l'ultimo!” annunciò Hanamichi, entrando nell'appartamento di Sendoh con un vassoio in mano.

 

In mezzo a quella ressa di gente, incontrò non pochi impedimenti per giungere fino al tavolino vicino al divano e posare le pizze.

 

“Ma che sta facendo lì Kuro?!” chiese il ragazzo, guardando il cane scuro a pancia in su, perfettamente immobile, che sorreggeva il suo corpo con le zampe.

 

“Il tavolo, Do'hao” mugugnò la volpe, stravaccata sul divano accanto al piccolo Kanata, entrambi con un succo di frutta in mano.

 

“Lo potrò posare il vassoio?” borbottò il rossino, guardando prima la bestiola e poi le pizze, indeciso.

 

“Aspetta! - mormorò il bimbo con gli occhioni azzurri, liberando il tavolino di cristallo da piatti e bicchieri ormai vuoti – Fatto!” si limitò a dire, ritornando a sedersi accanto al fratellone, mentre Hanamichi posava le cibarie, rivolgendogli un sorriso grato.

 

Il piccolo arrossì appena, mugugnando qualcosa di incomprensibile.

 

 

 

“Hana-pucci! - sorrise Kurumi, prendendolo sottobraccio - Riposati un po'!Tieni!” disse porgendogli l'ennesima birra.

“Ma... veramente... È la sesta...” balbettò il rossino.

“Suvvia! Non mi dirai che non reggi l'alcol!” insinuò la ragazza, certa di ferire il suo orgoglio maschile.

“Tsk! Il Tensai regge qualunque cosa!” sbottò infatti Sakuragi, trangugiando l'intera lattina.

 

 

 

Attorno alle due di notte, Kyosuke e consorte, si congedarono dai ragazzi. Lui, trascinando via una recalcitrante nonnina che voleva ancora fare baldoria e Katy portando via con sé Kanata,  addormentatosi sul divano.

 

 

Seduto in disparte, Kazuya si scolò la quarta bottiglia di birra, incapace di staccare lo sguardo da Akira e Hikaru che discutevano di non sapeva bene che cosa.

 

Il fratellone conosceva persino il linguaggio dei segni, maledizione!

“Non ti sembra di stare esagerando?” si sentì chiedere dalla voce dura di Kaede.

“Non credo proprio!” sputò il ragazzo, trangugiando un'altra birra.

 

Si rendeva vagamente conto d'avere ecceduto parecchio, ma la cosa non lo turbò minimamente.

 

“Hn?” mugugnò la volpe, sollevando un sopracciglio perplesso.

“Vaffanculo!” ringhiò Kazuya, alzandosi di scatto per frapporre più spazio possibile tra lui e lo sguardo infastidito del fratello. Non aveva proprio voglia di sorbirsi una paternale.

 

D'improvviso, la stanza iniziò a girare vorticosamente e solo l'intervento di Kaede, gli impedì di cadere rovinosamente a terra.

“Lasciami, cazzo!” urlò  il giovane, cercando di divincolarsi dalla presa ferrea del fratello.

Il suo grido rancoroso, portò su di sé l'attenzione dei ragazzi che lo guardarono stupiti.

“Lo porto a letto” mugugnò Kaede, notando vagamente l'assenza di sua sorella e del Do'hao.

 

 

 

Kurumi aiutò Sakuragi a raggiungere la dependance e a farlo coricare sul suo letto.

Rimase lì fino a quando Hanamichi non cadde in sonno profondo. 

 

Forse aveva un po' esagerato... Invece che poche gocce, aveva svuotato l'intera boccetta... Si augurò che non avesse effetti collaterali troppo dannosi e tornò in camera sua, attendendo elettrizzata  il risveglio del ragazzo.

 

Solo poche ore e avrebbe scoperto se tutto era andato secondo i suoi piani oppure no.

 

 

 

L'allarme anti-incendio, scattò alle 5.02 del mattino.

Kaede si trascinò giù per le scale, in perfetto stile ameba comatosa, usando il solo senso del tatto per strisciare sino alla sua amata poltrona e affondarci dentro, raggomitolandosi su se stesso.

Vagamente udì i passi pesanti del resto della famiglia, scendere lentamente i gradini.

 

 

 

Dopo una nottata passata a  vomitare l'anima, Kazuya riemerse dal bagno con una faccia verdognola che aveva ben poco di umano.

“Yayu! - sobbalzò Katy, osservando da vicino il viso del figlio – Hai un aspetto orribile! Torna a letto e riposati. Devi aver preso l'influenza!”

“Mmm...” mugugnò il ragazzo, strisciando al piano superiore.

 

 

 

Con un enorme sbadiglio e i gonfi occhi chiusi, Akira aprì la porta di casa lanciandosi a peso morto sul divano. Più che un porcospino sembrava una talpa scavatrice, mentre afferrava il corto plaid appoggiato sullo schienale, cercando di coprirsi il più possibile.

 

“Ma non potresti fare sta cosa a un orario più decente?!” gemette il ragazzo, schiacciando il viso contro il bracciolo del divano.

“Il fuoco non porta l'orologio, caro mio!” fu la risposta del padre, per nulla impietosito dallo stato psico-fisico della sua prole.

 

 

 

“Ma che bello! Siete già tutti in piedi! - trillò Kurumi, facendo capolino dalla porta della cucina – Venite! Vi ho preparato il caffè!”

 

“Sei stata la prima ad alzarti? TU?!”  sbottarono in coro i suoi genitori e la nonna, guardandola con gli occhioni sgranati.

 

“Oggi ho... Molte cose da fare...” rispose la ragazza, prendendo le tazzine da un mobiletto.

“Che strano... Di solito è Hana quello mattutino! A proposito, ma dov'è finito?!” domandò Katy, guardandosi attorno.

 

“Qualcuno mi ha chiamato?” mormorò una voce bassa, talmente sensuale da riuscire persino a risvegliare dal letargo sia la volpe che il porcospino.

 

“Oh, Kami!” sospirò la nonnina-hentai, di fronte alla materializzazione di tutti i suoi sogni più proibiti.

 

Sakuragi, con indosso solo un paio di jeans attillati, era appoggiato allo stipite della porta dell'ingresso.

I capelli insolentemente spettinati, un sorriso ironico dipinto sulle labbra e lo sguardo irriverente e scioccatamente sensuale.

 

“Mie dolci signore, quale migliore risveglio per i miei occhi assonnati!” sussurrò galantemente, baciando le mani delle due donne.

 

Kyosuke riuscì appena in tempo ad afferrare sua madre, che si era accasciata all'indietro sospirando un flebile “Lo amo!” mentre Katy tentava di controllare l'improvvisa tachicardia, guardando estasiata il giovane uomo che aveva dinnanzi.

 

“Hana!” pigolò la pittrice, senza staccare gli occhi di dosso dal bel sederino sodo di Sakuragi.

Il tutto, sotto gli occhi sconvolti di due moretti che si stavano impietosamente disidratando, chi sul divano, chi sulla poltrona.

 

“La mia creatura!” annunciò Kurumi a voce bassa, grondando orgoglio e soddisfazione da ogni poro.

 

 

 

Appostato sopra il mobile del soggiorno, dietro il vaso Ming preferito di Katy, Kato osservò il suo acerrimo rivale dalla folta chioma rossa.

Attese pazientemente che la sua preda muovesse un passo per poterlo avere sotto mira.

Il gatto spiccò un balzo veloce ed elegante, urlando come un ossesso, ma all'ultimo secondo, Hanamichi si abbassò e lui andò a stamparsi sul pavimento come una frittella.

L'animale, ferito nel suo orgoglio di prode guerriero, si rialzò velocemente, pronto per un nuovo attacco.

 

“Ma tu non conosci domeniche, eh?” sorrise il rossino, stupito dalla tenacia dell'animale.

 

Kato inclinò il capo, specchiandosi in quegli occhi scuri che lo guardavano divertiti e... gli saltò addosso, abbarbicandosi sulla sua lunga gamba, con intenti molto poco bellicosi.

 

“Voglio essere un gatto!” si lamentò la nonnina, riprendendo i sensi, tra le braccia del figlio.

 

 

 

“Desiderate un creme caramel, per colazione?” domandò Sakuragi, inclinando il capo di lato, incurante del gatto abbarbicato sulla sua gamba.

“Solo se poi me lo spalmi addosso!” sospirò Kikyo-san, sempre più hentai.

La bassa risata di Sakuragi, la mandò del tutto in visibilio.

“Mia dolce signora, lei merita ben altro, che un misero ragazzino come me!” mormorò Hanamichi, facendole l'occhiolino.

 

“Muoio felice!” annunciò la nonnina, ricadendo estasiata tra le braccia dell'inventore.

 

 

 

Il cambiamento improvviso di Sakuragi, non passò inosservato nemmeno a scuola.

 

Il preside, aveva organizzato su due piedi una prova anti-incendio sfruttando il giorno festivo e i ragazzi, avvertiti da Ayako, raggiunsero l'istituto Shohoku in tarda mattinata.

Il corpo insegnanti aveva deciso di simulare una normale giornata di scuola, con tanto di suono della campanella, divisa scolastica e cartella.

“Ma non bastano le prove che fa il babbo tutte le mattine?!” sbadigliò Kurumi, dando voce ai dubbi dei suoi stessi fratelli.

 

Appena varcata la soglia del grande cancello di ferro, il rossino, giacca della divisa slacciata e passo indolente, attraversò il cortile con una camminata lenta e felina, degna dei migliori modelli che sfilavano lungo le passerelle europee, andando a salutare il suo Guntai che lo guardò allibito tanto quanto ogni studente che aveva assistito a quell'insolito spettacolo.

 

Il brusio che seguì, fu bruscamente interrotto dalla voce grave del preside.

 

“SAKURAGI! E' questo il modo di presentarsi a scuola?” tuonò l'uomo dal viso glabro e lo sguardo furente.

 

Appoggiando entrambe le mani sui fianchi, si avvicinò al più negligente dei suoi studenti che finalmente, voltò il capo verso di lui.

 

Toshi Ikeda, il cinquantenne preside dell'istituto superiore Shohoku, famoso per la sua intransigenza

e compostezza, si trovò di fronte a un giovane demone che gli sorrise sensuale e pericoloso.

 

Raccomandando l'anima a Kami, lasciò che gli cingesse le spalle con un braccio muscoloso.

 

“Suvvia, Capo! Lo sa che irritarsi fa male alla salute? - mormorò quella creatura selvaggia, facendolo rabbrividire – Non vorrei che il suo bel faccino si riempisse di rughe!”

 

“Ru.. ghe...” balbettò  l'uomo, sgranando gli occhietti scuri.

 

“Già, già! E poi, consideri che sono un giocatore di Basket! Più ragazzi attiro e più il club diventerà popolare... Più matricole si iscriveranno da noi... e più ricambi avremo per la squadra... - proseguì Hanamichi, sorridendo maliziosamente –  Più tornei vinciamo e più l'istituto Shohoku diventerà famoso... e allora i finanziatori le correranno dietro e lei diventerà il preside più famoso di Tokyo...” 

 

“Correre... dietro... - sospirò Ikeda, con un sorriso ebete stampato in faccia. Sobbalzò all'improvviso, ricordandosi dove fosse e si scoprì oggetto degli sguardi attoniti dell'intera scuola -  CHE AVETE DA GUARDARE, VOIALTRI? FILATE SUBITO IN CLASSE!” tuonò, ritrovando il suo solito cipiglio, che poi perse impietosamente quando si voltò a guardare Sakuragi, adorante – Vai anche tu o entrerai tardi!” pigolò estasiato.

 

“Grazie, Capo!”  disse Hanamichi, facendogli l'occhiolino.

 

E mentre due docenti prestavano soccorso al preside, tentando si rianimarlo, il rossino tornò dai suoi amici che lo accolsero festanti.

 

“Ma come cavolo hai fatto?!” chiese Yohei, sinceramente stupito.

“Il fascino del Tensai!” si limitò a rispondere Hanamichi, entrando a scuola tra gli applausi degli altri studenti.

 

 

 

Ok.

Chi diamine era 'quello' e che fine aveva fatto fare al Do'hao?!

 

Kaede, che aveva assistito attonito alla scena, ringraziò la sua innata inespressività che gli aveva impedito di ritrovarsi con una faccia da triglia pari a quella di qualunque altro essere umano presente, Akira compreso.

 

Con la coda dell'occhio vide Kurumi trattenere il respiro, puntando gli occhietti a forma di yen sul clone del Do'hao.

 

Perché 'quello' era di certo una copia della scimmia rossa che conosceva lui.

Un alieno venuto da chissà dove  per studiare la razza umana, prima dell'attacco decisivo al pianeta Terra.

 

Doveva aver assunto le sembianze del Do'hao subito dopo averlo rapito e adesso Sakuragi era rinchiuso sulla sua navicella spaziale, legato come un salame a fare da cavia per qualche oscuro esperimento.

 

Kami Sama!

Se gli extraterrestri si convincevano che gli esseri umani erano tutti pazzi e scemi come lui, l'attacco sarebbe stato imminente!

 

MA CHE CAZZO STAVA PENSANDO?!

 

Rukawa sgranò gli occhi, rendendosi conto di star vaneggiando esattamente come il Do'hao.

Kami! Era pure contagioso!

 

Dho!

Lo aveva fatti di nuovo!

 

La volpe entrò in aula, lanciandosi a peso morto sul suo banco, pronto per la solita pennichella.

Ma invece che crollare addormentato in un oceano di bavetta, ricominciò a rimuginare su Sakuragi e sul suo radicale cambiamento.

 

Pensa, Kaede. Pensa!

Il Do'hao si era trasformato in quella specie di macchina del sesso nel giro di una nottata. Fisicamente impossibile. Doveva essere successo per forza qualcosa...

 

Erano rimasti tutti sconvolti dal suo cambiamento così radicale... Tutti, tranne Kurumi.

 

Non ebbe il tempo di riflettere su quell'importante particolare, che la voce di Ikeda si diffuse in tutta la scuola tramite gli altoparlanti posti in ogni aula, strappando la volpetta alle sue elucubrazioni. Il preside annunciò una riunione in aula magna, subito dopo la fine della prova anti-incendio.

 

 

 

 

“Bene, prima di tutto voglio farvi i miei complimenti per la buona riuscita della prova! - esordì il preside, osservando compiaciuto i suoi allievi tutti compostamente seduti di fronte al palco sul quale si trovava lui – Vorrei, inoltre, comunicarvi una decisione importante. Come incentivo per tutti voi, nella speranza che il maggior numero di studenti si decida a praticare della sana attività fisica, ho deciso di esimere gli studenti iscritti ai club sportivi dall'indossare la divisa scolastica – Toshi lanciò uno sguardo adorante a Sakuragi, seduto in prima fila e poi proseguì il suo annuncio  -  Sempre nei limiti della decenza, questi studenti potranno venire a scuola con l'abbigliamento che più li aggrada!”

 

La notizia suscito un coro di approvazione e lo scroscio di applausi che seguì, riuscì a coprire il sospiro di Ikeda, che già pregustava di vedere le belle gambe del rossino, fasciate da un paio di attillati jeans neri.

Meglio se di pelle. Con le borchie...

 

 

 

Circondato da Do'hao. Quello era il suo destino.

Kaede si passò una mano sugli occhi, per nulla contagiato dal giubilo che lo circondava.

Quel pervertito del preside si stava mangiando il Do'hao con gli occhi e il cretino che faceva?

Sorrideva soddisfatto!

Do'hao. Stra-Do'hao! Mille volte Do'hao!

 

...E Kurumi, continuava a sorridere.

 

 

-FINE QUARTA PARTE-