Disclaimers: Questi personaggi
non sono miei ma di Hiroyuki Asada (che ringrazio di esistere) e a un
sacco di altre persone.Io non ci guadagno niente a scrivere storie di
questo genere,però mi diverto un sacco ^_____^
note:è raccontata in prima persona da Akane.
Song II:
Storm
di Anthony
Va bene,lo ammetto:Sumire
ha ragione.
Io,Akane Tachibana,voglio bene ad Hitonari Hiragi.
Voglio bene ad un idiota che crede di capirmi e invece non mi capisce
affatto. E perchè poi dovrebbe?
Io voglio solo che giochi a basket con me.
Non ci deve neanche provare a lasciarmi, cioè volevo dire,a lasciare
il Kouzu. Non mi interessa giocare se lui non c'è.
E' vero, il mio obbiettivo è batterlo,e per questo non è necessario far
parte della stessa squadra.
Però è necessario per me.
Rileggo per l'ennesima volta la lettera di Sumire; l'ha capito prima lei di
me...
Sì, perchè io stesso me ne sono reso conto veramente solo leggendo le sue
parole. Ogni volta che mi scrive una di queste lettere, inevitabilmente
mi
metto a pensare. Accidenti a lei! Io odio pensare a questo genere di cose!
Ma ha ragione: sono istintivo. Il mio corpo reagisce prima che il cervello
inizi a funzionare.
Intendiamoci, mica sempre! Solo quando è necessario.
E due giorni fa, lo è stato.
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Quando ho sentito le parole di Minefuji, non ho potuto evitarlo; non ho
resistito e sono entrato come una furia.
Ho detto quel che dovevo dire, saputo quel che dovevo sapere e me ne sono
andato via.
Di corsa.
Più veloce che potevo.
A riprendermi HIragi.
Le gambe si muovevano da sole, le mani, le braccia, la testa e persino le
parole se ne uscivano dalla bocca senza che le avessi pensate.
Perchè non provenivano dalla testa; provenivano dalla voragine che
si stava aprendo nel mio petto.
E quando lui ha detto "sì", quando Hiragi ha detto che non se ne
andava dal Kouzu, la voragine si è richiusa e la testa ha ripreso a funzionare.
Come sono arrivato, me ne sono andato.
Con Hiragi.
Per me la questione era chiusa così.
Invece Sumire, che non si fa mai gli affari suoi (neanch'io, del resto) mi
fa trovare sotto la porta questa lettera; e mi rendo conto che ha ragione.
Dannazione!
Io non voglio che abbia ragione!
Ma non è certo una cosa che si possa volere o meno, questa....
Mi viene quasi da ridere.
Quel giorno, quando l'ho chiamato, non potevo certo immaginare tutto
questo. Per me è stato così naturale 'attaccarmi' sempre di più a lui e al suo
stile di gioco...
Ci siamo trovati praticamente subito, nessun dubbio, nessuna incertezza;
sul
campo eravamo già una cosa sola.
Non avevo neanche bisogno di cercarlo con lo sguardo; sentivo la sua
presenza, sentivo i suoi pensieri, che erano uguali ai miei e la palla passava
dalle
sue mani alle mie e dalle mie tornavano alle sue, senza guardarci nè parlarci, senza cenni che facessero capire agli avversari le nostre
intenzioni.
Perchè tanto noi, ci capivamo lo stesso.
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In campo siamo davvero una cosa sola;le sue gambe sono le mie gambe, le sue
braccia sono le mie braccia, le sue mani sono le mie mani.
Sento quando le sue dita lanciano il pallone verso di me e lui sente
quando
le mie mani lo ricevono.
Sento la sua fatica, il sudore che gli cola sulla pelle...
Sento la sua voglia di giocare dando tutto sè stesso e la gioia che prova
nel farlo, senza costrizioni, senza pressioni da parte di un padre stronzo,
che per fortuna non conosco e di un
fratello maggiore che in quindici anni non ha capito niente del fratello
minore.
In campo io sento tutto questo.
In campo.
Non mi sono mai fermato troppo a pensare a quello che è il mio rapporto con Hiragi 'fuori' da esso.
Forse lo davo per scontato. Ma anche se ci capiamo tanto bene quando
giochiamo assieme, ci sono delle occasioni, al di fuori dell'area di gioco,
in cui
parlare non è superfluo: è fondamentale.
Ma ne io ne lui, lo avevamo capito.
Si dice che sbagliando si impara; io credo di avere imparato più di quello
che volevo.
Certo, se non ci fosse stata Sumire, forse non l'avrei mai capito (oddio,
la ringrazio anche, adesso?); anche se ci avessi pensato per ore, giorni,
settimane, non ci sarei arrivato. O meglio: non avrei voluto farlo.
Non avrei neanche preso in considerazione che io, Akane Tachibana,
quindici
anni, potessi volere bene ad Hitonari Hiragi.
Sumire ha usato l'espressione innamorato, ma non so se sia esatto.
Però è già un po' di tempo che mi chiedevo perchè mi interessassi
tanto alla vita di Hiragi.
Perchè ho detto quelle cose a suo fratello?
Perchè mi sono intromesso nelle loro questioni famigliari?
Non ho mai trovato la risposta,ma qualcuno lo ha fatto per me.
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E ora che so tutto questo, che faccio?
Vado a parlarne con Sumire? O vado a dirlo a Hiragi?
Scarto immediatamente la seconda ipotesi; non vorrei che la testa smettesse
di funzionare di nuovo e l'istinto prendesse il sopravvento. Ora
che ho questa consapevolezza, che so cosa mi sta succedendo, l'ultima cosa che devo fare è proprio lasciare che il corpo se ne vada per conto
suo.
Non mi rimane che parlarne con qualcuno.
Ma non voglio farlo con Sumire, mi vergognerei troppo e non riuscirei a
parlare e a spiegarmi bene, anche se è stata lei a chiarirmi le cose.
E' più forte di me, non riesco a chiedere aiuto a Sumire.
Già, ma 'aiuto' per cosa? Ho veramente bisogno di dire a qualcuno che mi piace un
ragazzo? Che mi piace Hiragi?
Per quale motivo, poi? Per farmi dare dei consigli?
Anche se Hiragi mi piace, questo non vuol dire che lo debba sapere.
No, Hiragi non lo deve sapere.
Non voglio che le cose cambino. Voglio solo che lui continui a giocare a
basket.
Con me.
Mi basta solo questo per essere contento. Non voglio nient'altro.
"E allora perchè sei qua sotto la pioggia invece di essere agli
allenamenti con lui?"
Una vocina dentro di me, grida.
Credo che si chiami coscienza; ogni tanto salta fuori ed ha le fattezze di
Sumire.
"Se sapere di amare Hitonari non ti sconvolge più di tanto, allora
perchè stamattina non sei andato a scuola ed hai vagabondato tutto il
giorno per la città? Vuoi che Hitonari si arrabbi di nuovo e vada via, a giocare in un'altra squadra?
Vuoi che si stufi di te fino a questo punto?"
Intimo alla mia vocina di tacere.
Se non sono andato a scuola è solo perchè non mi sono sentito bene e sono tornato a casa...
"E dopo cinque ore non sei neppure a metà strada?"
....e mi sono riparato qui sotto perchè ha iniziato a piovere all'improvviso e non avevo l'ombrello.
"Ha iniziato a piovere solo dieci minuti fa...."
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Maledetta!
E va bene,ammetto che ho saltato la scuola per non incontrare Hiragi.
Quando ho trovato la lettera stamattina, non sapevo che pensare. L'ho letta
in treno e non ho
trovato la forza di andare a scuola e incontrare Sumire e gli altri.
E Hiragi.
Non sapevo come comportarmi, cosa fare, cosa dire... Avevo bisogno di
pensare.
E non potevo farlo in mezzo ai miei amici.
Almeno questo mi è concesso?
- Oi,che ci fai tu qui?
Questa non è la mia vocina.
E' una voce vera, bassa e calma. Ed è alle mie spalle.
Mi volto a guardare.
- Testa di sushi!-
- Ho un nome!-
- Oh... Non me lo ricordo .-
Mi tocco senza pensare il braccio sinistro, lì dove Testa di sushi mi ha lasciato una cicatrice
il giorno in cui ho fatto a botte con i teppisti (amici suoi) che avevano
causato l'incidente di Minefuji.
- Mi chiamo Saki. Saki Asakura. -
- Ah,cercherò di ricordarlo...-
Scende un silenzio imbarazzante in cui nessuno dei due sa che dire.
- Come và il braccio? - ed indica, con un cenno del capo, il punto che mi
sto
toccando.
- Bene. C'è rimasta la cicatrice. -
- Ti ha dato dei problemi durante la partita, però. -
- Ah si,un po'... -
- Vi ho visto giocare; siete bravi... -
- Abbiamo perso. quella volta...-
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Di nuovo silenzio.
Certo che non mi aspettavo proprio di incontrare 'stò tipo, oggi.
Poi noto che con una mano regge un ombrello, e nell'altra tiene la custodia
di una chitarra.
- Che fai qui?- gli chiedo.
- Io qui ci suono. Se vieni fuori da quel porticato, noterai che c'è
un'insegna con su scritto "Garden". È una sala prove. E io qui ci
vengo sempre. -
- E con te ci sono anche i tuoi 'amici'? -
C'è del sarcasmo nelle mie parole. Asakura non apprezza e mi risponde a denti stretti.
- I miei 'amici' non li vedo da un bel pezzo. Non suono più con loro, non esco più con
loro, non ci
parlo neppure.
E non mi dispiace affatto. Quindi, non nominarli più, grazie!-
Annuisco con la testa, anche se non capisco perchè se la sia presa così
tanto.
- E tu, perchè sei qua?-
- Non avevo voglia di andare a scuola. Come te, del resto. Sbaglio o
frequenti
anche tu il Kouzu?-
- 'Frequenti' è una parola grossa.... Ci vado ogni tanto. -
- Mn..Kondo dice che sei bravo con la chitarra...-
indico lo strumento che tiene in mano -... dice che
hai le potenzialità per sfondare. -
- Kondo? Ah sì, Yuki. Anche lui ha talento, ma lo ha disperso. -
- Dice che tu ce la puoi fare. -
- Mn...-
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La pioggia continua a scendere incessante e non sembra intenzionata a
smettere; se non
voglio bagnarmi fino alle ossa, devo per forza aspettare che spiova.
Lancio uno sguardo ai nuvoloni grigi carichi di pioggia.
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-Ehi,Tachibana...-
Mi volto di nuovo verso Asakura.
- Vai da qualche parte, adesso?-
- No, se non voglio prendermi una polmonite. Non ho l'ombrello...-
Annuisce con la testa.
- Allora ti conviene entrare dentro, o con questa umidità un raffreddore te
lo prendi lo stesso. -
Visto che sono letteralmente bloccato lì, e la pioggia comincia a diventare un temporale in
piena regola, accetto l'invito di Asakura.
Lo studio non è molto grande anzi, è proprio piccolo! Però è riscaldato e le mie
ossa, per questo, ringraziano.
Lascio la tracolla con i libri e il borsone da ginnastica in un angolo che
mi indica lui.
- Puoi sederti lì. -
Mi indica una sedia pieghevole. La giro e mi ci siedo a cavalcioni,
incrociando le braccia sullo schienale.
- Allora, cosa vuoi ascoltare?-
Asakura ha tirato fuori la chitarra elettrica dalla custodia e sta sistemando la cinghia per mettersela a tracolla.
- Non saprei... Non mi intendo molto di rock. -
- Di solito che musica ascolti? -
Che musica ascolto? Se voglio sentire delle canzoni, solitamente accendo la
radio; non ho molti CD, tantomeno un gruppo o un cantante preferito.
- Kyoko Fukada?-è il primo nome che mi viene in mente.
Ad Asakura cadono le braccia; mi guarda sconsolato, alzando un sopracciglio.
- Un idol...Ma che gusti hai?-
Allargo le braccia.
- Ti ho detto che non me ne intendo!-
- Ma ti è venuta in mente un idol...Ah,la gente come te porterà alla rovina la buona
musica. - sistema il cavo dell'amplificatore - Va bene tutto: musica classica...jazz...blues...rock...anche la
pop, volendo... Ma non quella
valanga di schifezze commerciali che intasano radio e negozi!-
Poi si tira su, prende in mano un affare che credo si chiami plecto, e si volta di nuovo verso di me.
- E adesso sturati le orecchie, perchè ti farò ascoltare della Vera Musica!-
Io non dico niente, stupito dal mare di parole uscite dalla sua bocca e dal
tono tranquillo e amichevole con cui le ha pronunciate.
Pizzica appena le corde; sorrido tra me e me, mentre Asakura chiude gli
occhi
per concentrarsi.
Poi, con un sospiro, Saki cala la mano sulle corde e una scarica di note
invade la stanza, entra nella mia testa e si espande per il corpo.
Lo sento vibrare nelle vene, lo sento che si insinua nella mia testa, dentro
al petto, dentro le dita... La musica di Asakura mi avvolge completamente...
Neanche mi accorgo di stare tenendo il tempo con i piedi...
Saki è completamente assorto dal suono della sua chitarra, la fronte aggrottata nello sforzo della
concentrazione, le dita che si muovono abili e
veloci. E' straordinario.
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La sua musica mi colpisce e mi arriva dritto al cuore.rimbombandomi nel
petto; il mio corpo vibra al vibrare delle corde e degli arpeggi.
Non credevo che una chitarra elettrica potesse fare questo effetto.
Per un momento, dimentico perchè sono qui e non in palestra ad allenarmi.
Per un momento, dimentico la lettera che ho infilato nella tasca dei
pantaloni.
Per un momento, dimentico Hitonari Hiragi.
Per il momento, sono contento di essere qui. E' un mondo che non conosco,
quello della musica, e che nemmeno mi appartiene.
Però sono veramente contento di essere qui.
Almeno non sono solo.
Anche se Asakura non è un mio amico, e non penso proprio che possa aiutarmi con il mio
'problema', la sua musica mi sta aiutando a non pensare troppo. E di questo gli sono grato.
Non so neanche quanto tempo è che sono qui seduto ad ascoltare la chitarra elettrica di
Asakura. Però mi piace un sacco.
L'aria attorno a lui vibra e si espande, e arriva a me, intensa e
ipnotizzante. Mi sto lasciando trasportare in una dimensione a me estranea.
Poi arriva, più intensa delle altre, un susseguirsi frenetico di note,
travolgenti come un vortice.
Spalanco gli occhi.
Mi sembra di essere in riva al mare, d'estate mentre assisto ai fuochi
d'artificio. Uno dopo l'altro esplodono nel cielo e rilasciano la loro cascata
di
luce.
Poi ne esplodono due alla volta, poi tre, poi quattro, uno dopo l'altro,
uno
sull'altro, tutti insieme; il cielo è una sola grande luce, il cuore nel mio petto batte e ribatte al ritmo di ogni scoppio ed è come se ogni fuoco esplodesse dentro di
me, come se non esistesse altro che quello, tutto attorno
a me e dentro me.
Il mare riflette ogni scintilla di luce; il mare e il cielo sono un solo
unico elemento, si fondono l'uno nell'altro, si amalgamano e mi penetrano
nell'anima; nei miei occhi si riflette quello spettacolo, ogni volta
unico, e mi
bruciano, tanto da farmi male.
Ho smesso di pensare; nessun pensiero, nessun dubbio, nessuna preoccupazione,
nessuna parola che mi esca dalla bocca.
Sono diventato anche io un fuoco d'artificio.
Quando l'esecuzione di Saki finisce, non me ne accorgo neppure.
Non riesco a credere di avere provato tutto questo....
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-Wow....-è tutto quello che riesco a dire.
Asakura sorride, asciugandosi la fronte da alcune gocce di sudore.
- Ci ho messo tutto me stesso. Per te. -
-Per me?!-
-Certo! Così capirai che cos'è la Vera Musica! -
Prende una sedia e si sistema di fronte a me.
-Allora? Come ti è sembrato?-
Non so che dire, a parte che è straordinario.
- Sei... bravo ,sei veramente... eccezionale.... Io credo di non aver mai
sentito niente del genere... E' stato.... è stato come se mi risuonasse dentro le
vene....-
Sorride.
- Il merito non è solo mio, ma anche di questa stanza; è piccola ma ha un'ottima
acustica. Il suono non si disperde e riesce ad arrivare chiaro e
limpido alle orecchie di chi ascolta.
E' per questo che ti sei sentito tanto coinvolto. -
- Forse... non lo so, però è stato incredibile....è stato come....-
- Un orgasmo. -
Strabuzzo gli occhi e rimango senza parole. Come fa a dire certe cose con
tale leggerezza?!
Mi guarda fisso, con uno strano sorriso; è riuscito a mettermi in imbarazzo,
e la cosa lo diverte.
- Io... non lo so.... Cioè,.. credo...-
Distolgo lo sguardo da Asakura, mi sento il viso in fiamme; lui scoppia a
ridere e la sua risata rimbalza sulle pareti e mi penetra nelle orecchie.
Davvero un'ottima acustica, non c'è che dire....
-Mi trovi così divertente?-
-Sì!-
Lo fulmino con gli occhi, ma lui continua a ridere.
- Senti Testa di sushi...-
Lui si ricompone e mi piazza l'indice davanti agli occhi.
- Saki!-
- Saki....Piantala!-
- E va bene, visto che l'argomento ti disturba, cambiamo discorso. -
Veramente mi dava fastidio che mi ridesse in faccia...
- Perchè non sei andato a scuola?-
- Non avevo voglia di andarci. -
- Oh ,su questo non avevo dubbi. Ma 'perchè' non hai voglia di andarci?-
Mi sta facendo l'interrogatorio?
- Come, perchè? Non mi andava e basta!-
Asakura non dice niente, si limita a fissarmi. Piega un po' di lato la testa,
come per squadrarmi bene.
- Sai perchè io non ci vado a scuola?-
Scuoto la testa.
- No.-
- Perchè non ho niente che mi leghi ad essa; al Kouzu non ho amici,
nessuno
con cui parlare e che condivida il mio interesse per la musica.
I professori mi disapprovano e gli studenti mi guardano storto. Pensano che
io sia un teppista. -
'Se te ne vai in giro ad accoltellare la gente...'
-E ora non ho neanche più il mio gruppo.
Sono solo.
Però ho la mia musica, il mio talento che un giorno mi permetterà di sfondare.
Io posso andare avanti anche da solo, contro tutto e tutti. -
----------
- Cosa te ne fai, se sei da solo, senza amici?-
- Non ho mica detto che non voglio amici. Dico solo che io e la mia chitarra
bastiamo a noi stessi, per ora. Tu invece, anche se hai talento nel
basket, non basti a te stesso. Non puoi
fare niente da solo, senza qualcun'altro che giochi con te, senza una
squadra. Senza amici. - Sospira - Quindi ti chiedo ancora: perchè non sei a scuola?-
Ho come l'impressione che lo voglia sapere veramente; davvero vuole sapere
i
l motivo che mi tiene lontano dal campo da basket e dai miei compagni. Ma
perchè?
- So che non sono affari miei; e infatti non voglio che tu mi risponda sul
serio. Ma quando vi ho visto giocare, mi siete sembrati così uniti che vi ho invidiati.
Ho davvero invidiato il legame che c'era tra te e i tuoi compagni di
squadra. Mi ha fatto sentire.... bene. Non so perchè, ma mi dispiacerebbe se adesso non fosse più
così, se tra di voi ci fossero dei problemi....-
Non so che dire.
Asakura mi guarda, cercando di capire se le sue parole hanno stimolato in
me
una qualche reazione.
Poi si rialza, sospirando.
-Ti faccio sentire qualcos'altro....-
Inizia a pizzicare le corde in una melodia lenta e dolce; non sembra
neanche
più lo stesso strumento di prima.
- Asakura hai mai....- sospiro - Hai mai avuto qualcosa di così prezioso,
da non riuscire a immaginare di poter vivere senza?-
Annuisce con la testa, senza smettere di suonare.
- Io sì, ma tu che intendi di preciso?-
- Una persona...-
- Le vuoi bene?-
- Sì, altrimenti non sarebbe così importante....-
- Giusto...-
Saki continua a suonare; le note riempiono la stanza e mi avvolgono, come
già
era successo prima, ma questa volta vengo avvolto da una sensazione di tranquillità.
- E allora qual'è il problema?-
Già, qual'è il problema? Adesso me lo sto chiedendo sul serio anch'io.
- Se glielo dico, tutto finisce...-
- Ne sei sicuro?-
- Ci sono cose che è meglio non dire mai. -
Chiudo gli occhi e appoggio la testa sulle braccia.
- Se non vuoi dirglielo, nessuno ti costringe a farlo. Se pensi che potresti perderla,
allora non fare niente. -
- Se gli dicessi che gli voglio bene, che mi piace, ho paura che finirebbe
tutto...
Asakura si blocca.
- "Gli"?! -esclama, stupito - Ma allora è un ragazzo!-
Merda! Mi sono tradito...
Mi sento il viso in fiamme, non riesco a guardarlo ma sento i suoi occhi
puntati su di me.
----------
Un flebile 'sì' mi esce dalla bocca.
Lo sento ridacchiare; poi riprende a suonare quella melodia dolce che aveva
interrotto.
- Adesso capisco tutto....Per forza eri in crisi...-
- Credi...credi che sia sbagliato?-
- Non ho detto questo; ma penso che sia normale non sapere che fare.
Bisogna
andarci cauti, con queste cose...-
Scuoto il capo, sconsolato.
- L'ho capito solo stamattina...-
- Ed è per questo che ha bigiato?-
Per non vederlo, già....
Annuisco.
- Capisco...-
Silenzio.
Tra di noi cala un silenzio imbarazzante, almeno per me. L'unico suono che
si
sente è la chitarra di Asakura.
Poi all'improvviso, come folgorato da un'illuminazione, esclama:
- Non sarà per caso il biondino che stavo per affettare?! Quello che è
nella tua stessa squadra! Uhm... Hiragi, vero?-
A sentirlo nominare, il viso mi si infiamma di nuovo.
Annuisco.
Lui ridacchia. Lo trova così divertente?
- Allora, credo proprio che ti stia facendo dei problemi più grandi di quello che in realtà non
sono. -
- Eh?-
Asakura si interrompe e appoggia la chitarra al muro; poi prende una
sedia, la gira e vi si siede a cavalcioni, di fronte a me.
Adesso mi sta guardando negli occhi.
- Andiamo! Persino un cieco riesce a vedere che la vostra intesa in campo è
talmente perfetta che non può essere motivata dalla semplice amicizia!
-
- C-come fai a dirlo?Ci hai visto giocare una volta sola...-
- Ti ricordi che prima dicevo che ogni tanto a scuola ci vengo? Ecco, a volte
mi capita di venire ad assistere ai vostri allenamenti...-
- E perchè ci vieni?- Non sapevo che gli interessasse il basket...
- Ma... Ma cosa ti importa? Non sono mica l'unico studente che viene....-
E' un po' imbarazzato e non capisco perchè voglia evadere il discorso, visto che l'ha iniziato lui.
- Tutta la scuola parla di voi, Hiragi e Tachibana, come di una grande
coppia...-
- Cosa?!-
-...ma solo nella pallacanestro. Senti, anche se di basket non me ne
intendo,
a certe cose ci arrivo anche da solo. Accidenti! Che stupido che sono stato; non
importava neanche che me lo confermassi! Si capisce subito, che voi due vi volete
bene. -
Asakura nota la mia espressione dubbiosa e interrogativa.
- Non lo hai ancora capito da solo? C'è davvero bisogno che Hiragi te lo dica?
----------
Continuo a non capire
- Cosa? A cosa dovrei arrivare da solo?-
Asakura sospira.
- Davvero non capisci?-
- No! E se non fosse stato per Sumire, non starei certo qui a farmi dei problemi e a parlare con te e a non capire assolutamente nulla di quello che
dici!-
- Chi è 'sta Sumire?-
- E' la mia vicina di casa ed è in classe con me! Mi ha scritto una lettera...
- la tiro fuori dalla tasca dei pantaloni - Ah, è tutta colpa di questa
stupida lettera....-
Faccio per stracciarla, ma Asakura inaspettatamente me la strappa di mano e
inizia a scorrerla con gli occhi. Questo suo comportamento mi
stupisce molto e mi lascia di stucco.
- Ehi, ma che fai?!-
Cerco di riprenderla, ma lui mi tiene lontano con un braccio e continua a
leggere, ignorandomi del tutto.
Alla fine mi rassegno e lo lascio continuare in pace.
- Davvero hai detto questo?-
- Cosa?-
- Che avresti perso tutto...-
- E' stata lei ad interpretarlo così!-
Ho letto e riletto talmente tante volte quelle parole che ormai le conosco
a memoria, ma ancora non sono convinto di averle dette veramente io,
quelle
cose...
- Qui dice che non hai cervello...-
- Non c'è scritto così!-
- Oh, ma il senso è quello...-
Lascio perdere, non è il caso di discutere...
Asakura sembra essere molto concentrato nella lettura, la fronte
corrugata, l'espressione assorta...
Alla fine, si rigira i fogli tra le mani, dando di nuovo una veloce occhiata
ad ognuno di essi.
- Quando te l'ha data?-
- L'ho trovata stamattina sotto la porta di casa...- mi fisso le scarpe per
non doverlo guardare in faccia; mi sento la personificazione della
timidezza
- ...e leggendola mi sono accorto che... che... Che aveva ragione. -
Dannatamente ragione.
- Cioè, se ne è accorta prima lei di me...-
Annuisce con la testa, comprendendo.
Esamina ancora la lettera.
- Non sta parlando solo per te, qua... - alzo timidamente il capo per guardarlo,
curioso - Credo... Sì, parla anche per Hiragi...- mi porge i fogli -
Parla per entrambi. -
----------
Riprendo quei pezzi di carta e mi fisso a guardarli senza leggere le
parole, che ormai conosco fin troppo bene.
Alzo la testa e incontro lo sguardo di Asakura, che mi sorride lievemente.
- Non posso certo dirtelo io, Tachibana; però se andrai da
Hiragi, capirai
da solo quello che c'è scritto davvero in quella lettera. -
Ripiego i fogli nella busta e me la infilo nella tasca dei pantaloni.
Ho come l'impressione di avere sbagliato tutto.
Volevo evitare Hiragi per riflettere, per non fare gesti avventati di
cui mi sarei pentito, ma...
Capisco che è inutile continuare a stare qui in questo studio, lontano da
lui.
Devo seguire il mio istinto; le cose migliori le ho fatte in questo modo,
senza fermarmi a riflettere, senza dare retta alla ragione, ma seguendo un
impulso che mi scorreva nelle vene e rimbombava nel petto.
- Devo andare.-
E' la mia decisione.
Asakura sorride, questa volta apertamente, niente malizia nè aria canzonatoria.
- Era ora!-
Nessuna traccia di ironia.
Mi sembra tanto strano.... Il nostro primo e unico incontro è stata una rissa.
Poi un' occhiata di sfuggita, il giorno della partita.
Mi rendo conto solo adesso di essere stato tutto il pomeriggio con un
tizio
che incontro oggi per la seconda volta, e nonostante un inizio difficile, abbiamo parlato come due veri amici.
Fuori piove ancora a dirotto, ma Asakura mi presta un ombrello.
- Qualcuno lo ha lasciato qui...-
Lo ringrazio.
Mi soffermo un attimo davanti a lui, fuori dalla porta.
- Asakura.... Vienici un po' più spesso a scuola; potresti trovarci qualcosa di
buono. Io l'ho trovato. -
Corro fuori, sotto la pioggia.
- Tachibana!-
Mi volto a guardarlo; tra di noi l'acqua scende fitta e il suo scrosciare
lo
costringe ad urlare.
- La musica... non la puoi spiegare... La puoi sentire... la puoi
creare.... ma
non la puoi... spiegare! Hai capito Tachibana?
Non si può spiegare la musica!-
Assimilo le sue parole, che si mescolano al ticchettio frastornane dell'acqua
sulla tesa dell'ombrello.
- Grazie Asakura!-
Corro via, più veloce che posso, il più velocemente possibile che questa
dannata pioggia mi consente.
Corro via, sperando che non sia troppo tardi, sperando che Hiragi sia ancora
a scuola.
...Non si può spiegare la musica...
Forse è la sola cosa che ho capito in tutta la giornata.
Inizio a ridere.
Rido da solo.
Corro e rido sotto la pioggia da solo.
Devo sembrare proprio pazzo...
L'ombrello mi ripara dall'acqua che arriva dal cielo, ma non da quella che
le auto mi schizzano addosso e da quella che mi schizzo addosso da solo, saltando dentro le pozzanghere.
Il borsone e la tracolla con i libri, sbattono da tutte le parti, in questa
corsa frenetica che sembra essere senza fine.
...Non si può spiegare la musica...
Finalmente la vedo: la scuola.
L'ombrello ha le asticelle piegate, qualcuna è rotta; non so quante volte
si sia rovesciato, durante il tragitto, per colpa delle raffiche di
vento.
Adesso è inservibile; dovrò ripagarlo ad Asakura.
L'orologio della torre segna le sette di sera.
Cristo! Non mi ero accorto che fosse così tardi! Probabilmente, non c'è
più nessuno...
No, qualcosa mi dice che lui è ancora qui. Corro verso la palestra; le luci
sono ancora accese e da dentro si sente il rimbalzo di una palla.
Hiragi....
Lo so, lo sento, Hiragi è lì dentro e mi sta chiamando.
Respiro profondamente, prendo la rincorsa ed entro.
Invece di Hiragi, mi si parano davanti Harumoto e il capitano sostituto, Kanemoto.
- Tachibana?! Ma cosa... Come mai sei qua? Anzi, no... - Kanemoto cerca di far valere il suo ruolo di
capitano - Tachibana! Perchè non sei venuto agli allenamenti? Lo sai che gli incontri di questo inverno sono molto importanti e
noi..- ma è pur sempre un sostituto...
Non gli rispondo neanche, perchè non è a lui che devo spiegazioni.
- Ci siete solo voi qua?-
----------
- Sì, noi stavamo per andare a casa ma...-
STONK! Qualcosa mi colpisce alla testa e rimbalza per terra. E' una palla.
Qualcuno mi ha tirato una pallonata!
- Idiota di un Tachibana!- esclama una voce alle mie spalle - Era ora che arrivassi!-
-...ma Hiragi, che è dietro di te, ha detto che restava ancora un po'.-
conclude Kanemoto, imperturbabile.
Mi volto; Hiragi è sulla porta degli spogliatoi alle mie spalle, il volto teso e
serio, ma non arrabbiato.
'Sta aspettando delle spiegazioni.'
Harumoto e il sostituto capitano rimangono ad osservarci per un po', ma poi
capiscono che sono di troppo.
Prima di andarsene con Kanemoto, Haru si rivolge a me.
- Tu prendi lo stesso treno della Yoshikawa, vero?-
- Mn...-
- Beh, mi ha detto che quella linea è fuori servizio fino a domattina,
per colpa di questo diluvio. Perciò non ci sono treni.-
- Cioè, sono bloccato qua?-
- Esattamente. Sumire è dalla sua amica, quella Mika...-
- E adesso come faccio?-
Maledetta pioggia!
- Puoi venire a casa mia, se vuoi...- la voce di Hiragi ci interrompe; mi
volto a guardarlo - E' qui vicino. Puoi anche rimanere a dormire....-
- Oh, sì grazie.-
Dio, sia benedetto 'stò diluvio.
- Ok ,allora è tutto a posto. Ci vediamo domani.-
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Harumoto e Kanemoto se ne vanno, correndo sotto la pioggia con l'ombrello
in mano, lasciandoci soli.
Io e Hiragi.
Sospiro. Hiragi mi si avvicina, il volto serio.
- Dove sei stato? Ti ho aspettato tutto il giorno. Perchè hai saltato gli allenamenti?-
Io poso la mia roba per terra, vicino al muro, e raccolgo la palla che lui
mi
ha tirato addosso prima. Me la passo da una mano all'altra e inizio a palleggiare.
...Non si può spiegare la musica...
Adesso è tempo che sia io a suonare la mia.
- Mi dispiace di essere in ritardo. Vuoi sapere che cosa ho fatto? Te lo dico
subito...- blocco la palla tra le mani e lo guardo negli occhi - Gioca con
me.-
Gli sfreccio accanto, ricominciando a palleggiare, correndo a
canestro.
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Dopo l'iniziale sorpresa, non ci vuole molto perchè Hiragi si riprenda e parta all'inseguimento.
- Come vuoi tu...-
...Non si può spiegare la musica...
Eccomi, sto giocando con te. Dovrei parlarti, ma non saprei cosa dire e nessuna parola può spiegare quel che
provo, nè una nè mille.
E allora gioco; questa è la mia musica, l'unica che conosco e la sto suonado per
te, perchè tu la senta e la capisca.
Mi rubi la palla e cerchi di scartarmi ;mi tieni lontano con il braccio,
ma
io ti sto addosso; fai una finta, ma io ti seguo; riesci a passarmi e a tirare
a canestro, ma io ho più elevazione e la prendo prima che entri.
E adesso è in mano mia.
Questo è il nostro campo, qui non ci servono le parole.
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Questa è la nostra danza, io che seguo te, tu che segui me.
Io e te.
'Ti voglio bene'
E' l'unica cosa che riesco a pensare.
'Ti voglio bene'
Ascoltami; non posso dirtelo che in questo modo.
'Ti voglio bene'
Tutto il mio essere lo sta gridando.
Non lasciarmi giocare da solo.
Voglio che la nostra danza sia per sempre.
Voglio sentire il tuo corpo vicino al mio, come adesso. Voglio sentire il
tuo
calore e il tuo respiro, sempre.
...Non si può spiegare la musica...
E neppure quello che c'è tra noi ha bisogno di spiegazioni.
Come faccio a dirti con le parole che la sola cosa che voglio è questa?
'Ti voglio bene'
Le parole non bastano.
'Ti voglio bene'
Gioca con me...balla con me...
Questa è la musica che io e te abbiamo creato; il pallone schiacciato a terra ne tiene il
ritmo, il movimento dei nostri corpi ne sono la melodia.
Ti pari davanti a me, ma io tiro lo stesso. Seguiamo lo stesso tempo, te ne
sei accorto?
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Salto per schiacciare la palla a canestro e Hiragi salta con me per
fermarmi. Ma il canestro improvvisamente scompare e io non vedo più
niente; tutto
è buio attorno a me.
La palla mi sfugge di mano e le dita si impigliano nella rete; perdo l'equilibrio e sento che
sto cadendo, ma non vedo il pavimento e mi sembra di stare precipitando in una voragine senza fine...
Un lampo illumina all'improvviso la palestra e riesco a vedere Hiragi, che
protende le braccia verso di me.
Cado a terra, e mi accorgo che gli sono finito addosso; il mio corpo è schiacciato contro il
suo, il suo respiro mi sfiora l'orecchio, e io sto perdendo i sensi,
riempiendomi del profumo dei suoi capelli...
- Hiragi...?- è un sussurro.
- Mn...-
- Che è successo?-
Glielo chiedo,ma in realtà non mi interessa affatto.
Voglio solo rimanere qui tra le sue braccia...
Le sue braccia? Hiragi mi sta abbracciando, mi ha preso mentre cadevo.
- Credo...che sia saltata la corrente...- la sua voce è un sospiro, un sospiro che solletica il mio orecchio e mi fa tremare.
Lui lo sente, perchè le sue mani si contraggono a stringere la stoffa dei
miei vestiti.
- Hai freddo?-
- No...-
- Ma hai i vestiti bagnati, devi cambiarti...-
- No, sto bene... Voglio solo rimanere qui....-
...voglio solo rimanere qui...
Sono riuscito a fartelo capire in qualche modo, Hiragi?
Voglio restare tra le tue braccia, voglio sentire il tuo respiro e il tuo
cuore che batte sotto il mio.
Non so quanto tempo rimaniamo così. Nella palestra buia riecheggia soltanto lo scrosciare della pioggia e il rombo dei fulmini.
Mi sembra quasi un altro luogo, un altro tempo; mi sembra quasi di essere
sul punto di addormentarmi, quando non si distingue la realtà dal sonno.
Non sono ne teso ne nervoso, sono rilassato, e anche Hiragi lo è.
Non ho paura, non ho più paura.
Ci siamo già capiti; gli ho detto 'ti voglio bene', e lui mi ha sentito.
Sento una mano che dalla mia vita risale la schiena, mi accarezza la nuca
afferra i miei capelli; con l'altra mi stringe di più a sè, e io faccio altrettanto.
'Anch'io...'
Hiragi mi ha risposto, e non sono servite le parole.
Mi sollevo lentamente e sfioro il suo viso con il mio, sfioro la sua pelle
sudata e morbida, l'accarezzo con le labbra, è calda e salata, e sa di buono.
Sa di Hiragi.
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Hiragi freme sotto di me e mi stringe i capelli tra le dita; sollevo la
testa un altro po' e un lampo illumina il suo volto.
E' solo un attimo, ma i suoi occhi appena socchiusi scintillano a quella
luce, e mi parlano, mi vogliono, come io voglio lui.
Chiudo gli occhi e assaporo questo lungo istante in cui i nostri nasi si
sfiorano, i respiri si mescolano e le nostre bocche, finalmente, si trovano e
si uniscono.
'Ti voglio bene'
Le sue labbra sono calde e morbide, il suo profumo è inebriante. Affondo le
dita tra i suoi capelli e premo il mio corpo contro il suo.
Le sue labbra si muovono timide contro le mie, e io le assecondo.
Stiamo danzando di nuovo.
E' una danza lenta e dolce, come dolce è il suo sapore. Il sapore di Hiragi...
Mi stordisce, i sensi si offuscano, non ho più la percezione della realtà
e dello scorrere del tempo.
Non sento più neppure il rumore della pioggia.
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Sento solo il corpo snello e asciutto di Hiragi sotto di me, le sue mani
che
mi accarezzano la schiena, le sue braccia che mi stringono, i suoi capelli tra le mie dita.
Lo bacio sulle labbra, sulle guance,sul collo, la sua pelle è calda e salata,
e il mio respiro su di essa lo fa tremare, lo sento.
Le sue labbra morbide mi sfiorano la pelle con baci leggeri, risalgono la
mascella e cercano le mie.
Ecco, la musica sta crescendo e io non posso fare altro che stare ad ascoltarla
e perdermi in essa.
Voglio Hiragi,il suo calore ,il suo profumo, il suo sapore...
In questo luogo senza luce nè tempo, sento che sto sprofondando nel mare dell'oblio,
dimenticando il resto del mondo; dimentico che siamo in palestra
e
che fuori c'è una tempesta; dimentico che è tardissimo e che mia madre
è sicuramente preoccupata.
Dimentico tutto.
Ma non lui, Hitonari Hiragi.
E' la sola cosa che voglio: stare qui con lui.
Voglio stare qui per sempre...
...per sempre...
...per sempre....
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- C'è qualcuno qui?-
Un fascio di luce attraversa il grande ambiente buio; è il custode,
venuto
a controllare che qualche studente non sia ancora a scuola, nonostante
l'ora
tarda.
Io e Hiragi ci alziamo di scatto, prima che la torcia ci illumini.
- Si! Ci siamo noi!-
- Cosa ci fate ancora qui, ragazzi? C'è stato un black out in tutto
l'edificio. Dovete tornare a casa subito!-
- Stavamo giusto andando...-
Il custode ci illumina la strada nel buio, per non inciampare.
- Scusi, può aiutarci a trovare la nostra roba? Con questo buio non la vedo
più, grazie.... Ah, eccola.-
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Recupero il mio borsone, mentre Hiragi si fa seguire negli spogliatoi per
riprendere i suoi vestiti.
Aspetto sulla porta della palestra, fuori la pioggia non accenna a
smettere.
Si vedono le luci dei lampioni e delle case al di là del muro di cinta,
solo la nostra scuola è al buio.
Sospiro, appoggiandomi allo stipite.
Ho ancora il profumo di Hiragi addosso....
Sono proprio sicuro di non essermi sognato tutto? Quel calore che mi
riscaldava il corpo, quelle labbra morbide, quell'abbraccio rassicurante,
erano
davvero reali?
Quasi non ci credo. Voglio una conferma, la certezza di non essermi
immaginato tutto.
Dal buio della palestra, vedo avvicinarsi a me una luce.
- Adesso andate subito a casa, mi raccomando. -
L'uomo chiude la porta della palestra e se ne va, lasciandoci soli.
Non c'è molta luce qui fuori, e non riesco a vedere il volto di Hiragi.
Ci hanno sbattuti fuori dal campo, il nostro regno, il solo posto in cui
bastano le sole nostre azioni per creare tra noi un'intesa perfetta.
Hanno interrotto la nostra musica.
E adesso, cosa succederà? Come la prenderà Hiragi?
Lui non dice neanche una parola, si limita a fissarmi nell'oscurità; li sento i suoi
occhi, puntati su di me. Mi è vicino, talmente vicino che ne sento
il calore. Basterebbe allungare una mano e potrei tornare indietro come desidero,
perdendomi in lui.
Invece, non so perchè, ma ho tanta paura di scoprire di avere davvero sognato.
Fuori da questo luogo, mi sento perduto, non so che fare, non so che dire,
non sono più sicuro.
- Ah...Beh....Ci vediamo, Hiragi....-
Faccio per andarmene.
- Dove vai idiota!- mi immobilizzo subito - Primo, non hai l'ombrello e io sì.
Secondo, non c'è il tuo treno. Terzo....- si avvicina a me, la voce è suadente;
non l'avevo mai sentita così, prima d'ora -.... Ti sei dimenticato che
devi venire a dormire da me?-
No, non l'avevo dimenticato affatto. Avevo solo paura che non mi volessi
più
a casa tua; un timore sciocco, forse, e pure stupido.
Ma quando mi trovo a pensare a noi due e a quello che provo per te, ho paura di ogni
cosa, anche di quello che non esiste.
Sempre detto che non devo pensare troppo.
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- Già, è vero.-
Hiragi fruga nella borsa e ne trae fuori un ombrello, di quello
ripiegabili.
- Andiamo?-
Siamo sotto l'ombrello, spalla contro spalla, stretti l'uno all'altro per
cercare di riparare dalla pioggia anche i nostri borsoni, oltre a noi stessi.
Hiragi mi stringe la mano; me l'ha afferrata prima, trascinandomi via dalla
porta della palestra, dal nostro campo. La sua pelle è calda e la sua stretta
è rassicurante. Non mi sono sbagliato, allora; non li ho sognati, i suoi baci.
Hiragi è al mio fianco e sento che trema appena, forse per il freddo,
forse
per qualcos'altro.... Non riesco a vedere bene il suo viso.
Quando passiamo sotto un lampione, mi fermo e lo prendo per un braccio.
- Che fai idiota? Ti sembra il momento di fermarsi sotto la pioggia?-
Non rispondo; scosto appena la tesa dell'ombrello perchè la luce del lampione
illumini il suo viso.
'Il suo bellissimo viso...'
Sulla pelle chiara risalta il rossore delle guance.
Accarezzo quella pelle bianca e rossa così morbida; i suoi occhi limpidi si addolciscono e le labbra si piegano in un lieve
sorriso, che mi scalda
l'anima più di ogni altra cosa.
- Ti voglio bene....-
Le parole mi escono da sole dalla bocca, forse alla ricerca di una conferma
definitiva, la certezza di non avere sognato.
- Anch'io.-
È la sua risposta.
Me l'aveva già data, ma avevo bisogno di sentirla davvero e non solo con il
cuore. Assurdo, vero? Solitamente accade il contrario....
Gli circondo il collo con li braccio e mi stringo a lui, affondando il viso
nella sua spalla, inebriandomi del suo profumo mentre il suo respiro caldo
mi sfiora la pelle.
Lascio cadere il borsone a terra, dentro ad una pozzanghera; si bagnerà tutto quello che c'è
dentro, ma non mi importa.
L'acqua ci circonda: ne sento il ticchettio sulla tesa dell'ombrello, mi
cade
sulla spalla lasciata scoperta, sento il suo odore che si mescola al profumo di
Hiragi.
Sembra quasi proteggerci; il resto del mondo è scomparso ancora una volta
e per le strade ci siamo solo noi. Il cielo è plumbeo, ma a me sembra bello e
rassicurante.
Sicuramente pioverà tutta notte, anzi: ci spero.
Il suono rilassante della pioggia è come una musica; cullerà il mio riposo stretto al fianco di
Hiragi.
Una tempesta non mi è mai sembrata tanto bella.
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