Questa fic è una SS di sempre per sempre Più
che una ss questo è una specie di prequel. Più che un prequel è uno sfogo,
perchè non è giusto e l'unica cosa che io posso fare è scrivere.
Non è giusto, ma io sono convinta che ci dev'essere qualcosa di più. Altrimenti
tutto non avrebbe senso.
E voi scusatemi tanto, ma non è un bel momento.
Stoppini
di Niane
Sono inutile, inutile, inutile..è l'unica
preghiera che so recitare.
Inutile ora, rinchiuso in questa chiesa fredda e vuota, tanto quanto lo
sono stato sette
mesi fa seduto al suo capezzale morente.
Lui moriva e lui mi consolava. Io mi limitavo a trattenere le lacrime.
Dodici rintocchi scuotono le mura della chiesa facendo tremolare i mosaici
delle
finestre ed annunciando l'inizio di un
nuovo lungo anno di guerra.
Eppure dalla strada giunge il rumore della gente che brinda e festeggia in
strada.
In fondo amo l'America, questo suo essere sfacciatamente fasulla, bigotta
fino all'assassinio
pur proclamando la piena libertà per ogni
uomo.
San Patrizio sfaccettato mi guarda dall'alto del rosone, ammiccando nel
lento tremolare
delle candele che illuminano la chiesa.
Io non gli sto simpatico, a San Patrizio intendo, non che io stia
simpatico a chicchessia d'altra parte...
C'è una vecchina là fuori, tra quelli che festeggiano, che L'ha pregato
affinché il figlio
tornasse dal fronte sano e salvo e il
prima possibile e quello s'è buscato una pallottola
nella gamba; ora zoppica un pochino ma è a
casa e ci resterà.
La figlia del fornaio Gli ha acceso un lumicino chiedendo un bambino ed
ora è incinta,
anche se il padre non si sa chi sia, dato
che il marito è partito per la guerra.
Un lumicino..uno e piccolo.
Io ho acceso ceri più grandi di me chiedendoGli di salvarlo e pregavo ogni
giorno per lui,
dal momento che non potevo fare altro.
Mi sorrideva debolmente stringendo la mia mano nella sua, grande e calda e
fissava quei suoi occhioni nocciola da cerbiatto nei miei.
Non potevo fare nulla; ero inutile.
Non ho potuto fare nulla quando ci sono state le prime minacce. I vetri
rotti da sassi anonimi.
Le urla nella notte che risuonavano per la
tenuta dandoci dei deviati. Pervertiti.
'Non è nulla. Si sistemerà tutto'.
Consolante inutile bugia, per me che non sapevo cosa fare.
Non ho potuto fare nulla quando il colpo di pistola l'ha preso al petto
disegnando un fiore
di sangue sulla sua giacca verde, quella che
faceva risaltare I suoi capelli di fuoco e I suoi occhi scuri.
Non ho potuto fare nulla mentre l'infezione da metallo lo divorava piano
come un cancro
iniettattogli dall'uomo.
Ho pregato e, visto che io non ho un dio, ho pregato il suo San
Patrizio, protettore degli stupidi.
"Rispetto insomma!!! Protettore degli irlandesi!"
Il mio cuore accelera di colpo rimbombando nella chiesa
"Chi è là?" domando con un sussurro fioco, ma non giunge nessunarisposta;
eppure era
la sua voce, la sua cadenza irriverente e
divertita.
San Patrizio è sempre là in alto che mi fissa sorridente e benevolo.
Ha un'aria disponibile, eppure non vuole esaudire il mio solo ed unico
desiderio, anche se da sette mesi ormai vengo qui ogni notte ad
accendere cento lumini, pregando fino a che non si spengono,
trattenendo il respiro gni volta che lo
stoppino si soffoca; supplicandolo.
Ogni alba ritorno a casa insoddisfatto a guardare quel letto dove è
rimasto steso nella sua malattia.
Mi sorrideva e rideva con me. Stava morendo eppure mi consolava e io uomo
inutile non riuscivo
nemmeno a trattenere le lacrime.
Gli mentivo promettendo cure e salvezza e lui annuiva sapendo che era una
bugia.
'Quando la cera è finita lo stoppino si spegne' mi diceva '
sai Foxy, siamo tutti candele'.
Perchè lui e non quelle vecchiette centenarie che, con gli abiti nuovi,
ultimi modelli arrivati apposta dal continente, piangevano lamentando la
sua scomparsa?
Perchè non uno di quegli scuri agglomerati d'egoismo semovente che lo
rimproveravano per averli abbandonati alla vita mentre tu morivi?
O uno di quelli che ti avevano sempre squadrato di sottecchi perchè eri
diverso, che avevano vietato ai figli di frequentarti per timore che li
contagiassi come se tu avessi una lebbra, loro che avevano il coraggio
di rimproverare te!
I loro sguardi costernati in quell'inizio primavera. I loro falsi gemiti
infelici mentre la terra ti ricopriva rendeno il diverso uguale a tutti.
Eri diverso è vero, anche da me. Più grande. Più bello. Più dolce. Più
vero.
Perchè non io?
Avrei avuto più motivi di te per essere portato via da questo mondo.
Non apprezzo la vita che scivola sullo strato della mia apatia senza
poterla scalfire. Non c'è nulla che mi possa interessare, io vivo
nell'attesa che le cose accadano e che il tempo passi. E' come se la vita
stessa fosse tutta solo un'inutile perdita di tempo. Esisto aspettando non
so nemmeno io cosa.
Tu invece camminavi con il viso alto verso il sole ridendo felice quando
un alito di vento ti scompigliava I capelli. Camminavi salutando
allegramente quelle stesse persone che ti squadravano per la tua
diversità.
Io odiavo I loro sguardi sufficienti che si posavano su di te con
malcelato astio e tu invece ridevi allegro.
Eri diverso e la tua gioia rendeva la tua diversità più intollerabile;
anche per me a volte.
Perchè tu e non io?
A me non ne è mai fregato nulla di vivere.
'Muore giovane chi è caro agli dei'? Ma Loro non dovrebbero
amarci tutti incondizionatamente? Perchè allora si sono portati via il tuo
sorriso? Perchè non si pigliano anche il mio broncio? Perchè non mi hanno
permesso di fare qualcosa?
La chiesa aumenta la sua oscurità attorno a me; un refolo gelido di vento
ha spento metà dei lumini, ma nemmeno questa volta io ero tra quelle
fiammelle.
"Non avresti potuto fare nulla" mi sussurra piano contro l'orecchio.
Ha il fiato caldo.
"Perchè ti tormenti?"
Non posso guardare, non voglio.
Due mani calde si posano ai lati del mio viso costringendolo a girarsi,
chiudo gli occhi.
"Fooooxyyy" pigola con lo stesso mugugno di un moccioso capriccioso; ma io
non cedo.
Le labbra tiepide si posano sulle mie e la sua lingua le forza
socchiudendole.
Non voglio aprire gli occhi...mi va bene anche la pazzia se è l'unico
modo per riaverlo con me.
Mi lascio scivolare all'indietro sulla dura panca allacciando le braccia
attorno al suo collo, infilando le dita nella seta carminia dei suoi
capelli.
La sua bocca, il suo sapore, la sua morbidezza e il suo peso sul mio.
Visto San Patrizio, avresti fatto meglio ad esaudire il mio desiderio e
farmi morire, almeno non avrei profanato la tua chiesa.
"Mi dispiace" sussurro senza aprire gli occhi.
"Cosa potevi farci volpe? La fiamma della mia vita si è spenta"
"Non ho potuto fare nulla" singhiozzo contro il suo petto "non avevo
nemmeno parole da poterti dire"
"Mi hai voluto bene, altro non potevi fare" sussurra baciando piano la
testa, la guancia, il collo.
Quanto tempo, quanto tempo, quanto tempo.
Ricordo il giorno in cui l'ho incontrato nel caldo soffocante della piazza
di Atene, intento a litigare con un vecchio calvo dalla barba bianca.
Apro gli occhi..non sono mai stato in Grecia..
Le sue labbra scivolano piano sul mio orecchio baciandomi il lobo come
quando ci rotolavamo nella paglia del granaio eccitati e terrorizzati
dall'idea che sua eccellenza, il Duca mio padre, ci sorprendesse.
Duca? Io sono il figlio di un commerciante..ma che mi importa? Grecia,
Italia o America, filosofo duca o commerciante, non importa finché la mia
mente malata(ormai non ho dubbi) continua a mostrarmelo accanto può
scegliere l'ambientazione che preferisce.
Le sue labbra scivolano sul mio petto e io mi inarco gemendo piano contro
di lui.
"Ragazzi!" ci rimprovera una voce divertita e il mio amore si alza
liberandomi dal suo peso.
La figura vestita di verde ci osserva con un espressione seria, dovrebbe
forse essere oltraggiata, ma la sua bocca mantiene quel sorriso dolce e I
suoi occhi sono pieni d'affetto.
Alzo piano gli occhi al rosone dove una macchia di cielo innevato si
affaccia al posto di San Patrizio.
La visione si avvicina a me e I suoi piedi scalzi non sfiorano il
pavimento freddo della chiesa.
La sua mano mi sfiora la guancia e io sento qualcosa scivolare nel mio
cuore, qualcosa di dolce, di ineffabile di stupendo; non posso non
piangere ed è bellissimo.
"Non siete candele Kaede" sussurra e la sua voce sa di gioia "quando la
cera è bruciata la candela cessa di esistere. Non siete candele" ripete
mostrandomi un bellissimo fiore cobalto dai petali brillanti di piccole
gemme simili a brina "siete piante che fioriscono ogni tanto, ma quando il
fiore appassisce la pianta
continua a vivere e a rinforzarsi per giungere ad una nuova fioritura."
Vorrei ridergli in faccia, ma Lui mi allunga il fiore e io lo prendo.
Hana chiude gli occhi gemendo e una lacrima gli scivola sul viso, perchè
piange?
Oh...
I petali blu scivolano piano tra le mie dita cadendo a terra come le
macchie di colore che scivolavano dall'impalcatura mentre lavoravamo con
Maestro Michelangelo.
Chissà chi è questo Michelangelo...ma non c'è tempo per chiedere perchè
sento un groppo nella gola, di quel fiore stupendo non mi è rimasto che
una piccola bacca rossa, simile al frutto che fanno le rose.
"Mangiala" mi sussurrano Hana e San Patrizio e io l'inghiotto mentre nella
chiesa le candele si spengono.
La puzza di fumo e cera era più forte del solito
quella mattina in chiesa.
Padre William si grattò il naso indispettito; aveva concesso a quel povero
sciocco di utilizzare la chiesa tutte le volte che voleva( le sue insane
spese in lumini avevano già permesso l'acquisto del nuovo organo), ma gli
aveva anche chiesto di arearla per togliere quella puzza di cera che
avrebbe potuto infastidire I fedeli e la funzione del primo gennaio era
una delle più importanti!
Stizzito spalancò le porte facendo entrare luce e aria fredda.
"Gesù benedetto dammi la forza di non infierire contro quel povero
ragazzo"
sussurrò irritato notando I lumini sparsi per terra tra l'altare e la
prima fila di panche.
Solo quando iniziò a raccogliergli si accorse del corpo che giaceva sul
pavimento tra la panca ed il bancone.
Chiuse gli occhi riconoscendo nel cadavere gelido Kaede. C'erano
macchie bluastre sul suo collo e sulle mani. Un'altra delle vittime del
freddo insolito di quell'anno.
"Anche se cammino nella valle delle ombre" iniziò a recitare piano
incerto; sul bel viso pallido di Kaede c'era un sorriso dolcissimo.
Fine
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