AVVERTENZE:
se a qualcuno disturbano le storie che trattano di sentimenti fra ragazzi dello stesso sesso non legga
ciò che ho scritto.
Racconto originale (RATING Pg) Il protagonista è la mia versione maschile,
siccome non ho ancora imparato a scrivere di me al femminile uso i vari
personaggi per esprimere ciò che penso e sento.
thank you... Good-bye
PERSONAGGI: I
LORO NOMI QUI NON VENGONO DETTI MA POSSONO ESSERE BENISSIMO DUE COMUNISSIMI
RAGAZZI, ANCHE VOI. A TUTTI ALMENO
UNA VOLTA NELLA VITA È CAPITATO
di
sentirsi in uno stato “catatonico” con l’impressione di stare vedendo sempre le
stesse persone, gli stessi luoghi e magari anche di compiere le stesse azioni.
tutti no
Come sempre i personaggi e la storia sono di mia invenzione!!!!
Stesso posto, stessa ora
di Ombra di Pantera
Era una
giornata come tante.
Stessa
ora davanti alla fermata dell’autobus.
Stessa
strada trafficata a sprazzi.
Stessa
gente in attesa del mezzo.
Stesse
azioni di sempre.
Prendo
tra le mani il mio telefonino, guardo l’ora e mando un mex
alla mia cara cuginetta.
Ripongo
il cellulare nella tasca della mia solita borsa.
Consueto
contenuto, il quaderno ad anelli, il blocco degli appunti, l’astuccio e l’Ipod.
Tutto
come al sempre.
Riguardo
l’ora e allo scoccare del minuto il mezzo arancio
compare al semaforo.
Si ferma
come d'abitudine e al verde riparte.
Ci
raccoglie tutti, io di norma mi siedo nel centro dell’autobus dove posso
osservare tutto e tutti.
Solita
strada, identico percorso e identiche persone di sempre che salgono e scendono
ad ogni fermata.
Poche
eccezioni e molta monotonia.
Questo
stato di apatia mi accompagna fino alla mia fermata.
Scendo e
in silenzio mi avvio verso la stazione della metro.
Medesime
azioni di tutti i giorni: metto la mano nella borsa, estraggo il cellulare controllando un’eventuale
risposta di mia cugina, infine prendo portafoglio e biglietto.
Entro
nell’edificio mi sistemo la borsa sulla spalla, timbro e passo le sbarre
girevoli.
Poso il
biglietto nel portafoglio mentre arrivo di fronte alle scale mobili.
Sistemo
il portafoglio nella borsa mentre salgo uno scalino e attendo di arrivare in
cima.
Mi
guardo intorno solo un paio di volte, nessuno di interessante..
come ogni volta!
Tiro
fuori le cuffiette e me le infilo nelle orecchie.
Alzo a
tutto volume e come consuetudine mi incammino verso destra così da poter salire
sulle ultime carrozze del lungo treno che tra breve arriverà.
Come
avviene sempre la mattina attendo quei pochi minuti osservando i binare e
seguendo con la testa il ritmo delle consuete canzoni.
Il treno
arriva come ogni volta con un suono sordo.
Un
attimo prima che mi passi davanti faccio un passo in avanti arrivando sulla
linea gialla, l’aria spostata mi avvolge.
Un altro
passo prima che si fermi e il vento creato si sente di più, un’altro
passo e quasi sfioro la metro che ancora mi sfila di fronte.
Mi volto
verso sinistra, un'abitudine venutami prendendo assiduamente la metro, e lancio
una rapida occhiata a chi mi circonda.
Vedo
espressioni stupite e altre preoccupate.. come al
solito.
Un
secondo dopo le porte si aprono proprio di fronte a me.
Io non
guardo neanche in avanti.
Cammino e
mi siedo in un angolo accanto alle porte per controllar meglio ciò che mi
avviene intorno, non potendo sentire l’unico senso a mia disposizione è la
vista.
Il treno
riparte dopo un minuto.
Uguale
ad ogni giorno il vagone è semi vuoto, ora non c’è
molta gente ma nel giro di dieci minuti chi starà in piedi si ritroverà
compresso come una sardina.
Divertito
da questo pensiero mi scappa un sorriso, il primo della giornata, strano.. non ci avevo fatto caso, era da un po’ che non sorridevo!
Ma ora
smetto di pensare e mi dedico a ciò che rende la mia vita interessante, oltre
la musica che ascolto sempre e che mi tiene compagnia.
Il leggere: un'altra abitudine, in metro, sfoglio sempre gialli da
qualche tempo è l’Imperatore di Ocean’s Park la mia
lettura.
Riprendo
il segno che avevo lasciato la settimana scorsa che come al solito è una foto
del mio cantante preferito “Jared Leto”.
Mi
immergo nella lettura abbassando leggermente il volume, non mi piace essere
preso di sorpresa.
Così ad
ogni fermata do un rapido sguardo di ricognizione e mi assicuro di ciò che sta
avvenendo.
Di
solito vedo solo immagini noiose.
Nessuno
bel viso, nulla di particolare.. solo piattezza.
Mi
immergo nelle immagini che colorano finalmente la mia mente nate dalle parole
del libro.
L’unica
nota colorate della giornata.
La noia
mi fa sbadigliare (nulla di nuovo visto che mi capita ogni santo giorno)
Stanco
di questa ripetitività decido all’improvviso di scendere dalla metro per farmi
un giro in centro, ma in tre secondi tale idea si affievolisce.
Sempre
le stesse cose.. le stesse facce. Nulla di nuovo.
Sconfitto
dalla mia medesima mente attendo la mia fermata.
Come al soli sempre mi sistemo una fermata prima.
La borsa
ben piazzata a tracolla, la giacca senza pieghe, il cellulare nella solita
tasca.
Mi alzo
un minuto prima che il treno si fermi e osservo il paesaggio che scorre.
Paesaggio.. è solo grigiume e tubi
nerastri.
Si ferma
e scendo.
A capo
chino inspiro profondamente.
Si
ricomincia anche qui la solita solfa.
Alzo il
capo e guardo verso il tunnel che mi porterà alla banchina dell'altra metro che
devo prendere.
Aspetto
qualche altro secondo giusto il tempo per far scorrere un po’ di persone, la
calca non mi piace.
Mi sento
osservato.. mi volto ma non c’è nessuno.. questo non
mi era mai successo.
Torno a
guardare il tunnel.. sospiro e mi decido a procedere
ma un guizzo attira il mio sguardo.
Qualcosa
di diverso dal gregge mi sta richiamando. Non ho realmente visto nulla solo..
Scrollo
il capo e mi do dello stupido.
Abbassò
lo sguardo e controllo un attimo l’ora sul cellulare e quando lo rialzo.. perdo un battito.
Lui.. bello.. magnifico.. celestiale..
Per un
solo minuto lo posso osservare.
I
capelli lunghi fino alle spalle sono lisci e folti, ma stranamente stanno
composti senza gel, il caldo color ambrato quasi mi acceca stagliandosi contro
il colore cinereo di tutto ciò che mi circonda.
I grandi
occhiali neri coprono gran parte dei lineamenti oscurando gli occhi.
Il viso pulito,
dal colore roseo leggermente scurito non ha alcun segno espressivo.
La
fronte larga, il mento leggermente squadrato rialzato il giusto per dare una
certa importanza al profilo. Il naso sottile ma ben proporzionato al resto del
viso ha la punta leggermente alla francese..
Il viso
è ciò che mi rimane in mente perché in quell’attimo la mia mente registra
quella visione prima di andare in subbuglio..
Una
marea di persone si frappongono fra me e lui..
Non c’è
più.. quando lo cerco tra la folla non c’è più!
Scuoto
forte la testa e mi do ancora del deficiente.
È stato
un attimo eppure..
La noia
che aleggiava nel mio cuore era scomparsa.
Ispirando
profondamente mi avvio a prendere la metro chiedendomi se davvero ho visto
quell’angelo dei tempi moderni.
Cammino
a testa bassa, conosco a memoria questo percorso non potrei perdermi neanche se
volessi.
Arrivo
al corridoio che mi porterà alle scale mobili con un po’ di amarezza in gola.
Ora non
solo sono avvilito e annoiato ma una strana tristezza mi sta correndo dentro.
Chiudo
gli occhi imponendomi di velocizzare i miei lenti passi.
Perdere
il treno ora.. proprio no!
Osservo
un attimo solo la gente che prima di me si accalca per salire sulle scale
mobili.
Ispirando
salgo solo uno scalino e poi attendo, sono troppo abbattuto per camminare
ancora.
Mi
concentro sulla musica, ho sempre trovato rifugio fra le note e lo farò anche
ora.
Finisce
“I’m with you” grazie al
cielo e comincia una delle mie canzoni preferite.
1
“Until you lie
Until you learn
Until you see
Until you believe
Until you fight..”
Rialzo
lo sguardo come se la canzone mi dicesse di farlo e..
È lì.. in cima alle scale.
È li!
Si volta
e mi da le spalle.. non ho il tempo per connettere i
neuroni.
Lo fisso
e urlo al mio corpo di scattare, ma nulla avviene io non mi muovo e lui
sparisce.
Atterrito
serro ancora di più gli occhi e..
la musica mi avvolge.
“This is my chance, this is my chance
I'll take it now because I can
This is my chance, I want it now”
Rialzo
lo sguardo e decido di agire.
Passo
velocemente due ragazze e una signora raggiungendo la cima.
Mi
guardo in torno e.. non c’è.
Deluso
mi avvio alla banchina sperando che sia lì.
E
proprio in quell’attimo la fine della canzone..
“Save me, save me, save me
Save me, save me, save me
I don't care..”
“Col
cavolo che non mi importa!! A me importa.. e come!!” penso tristemente abbattuto.
Non c’è
quell’angelo che mi ha illuminato questa tetra e estremamente monotona
giornata.
Lui non
c’è..
Mi
guardo ancora intorno, le stesse solite facce.
I
ragazzini che vanno in centro, la vecchiettina
chiacchierona che tormenta una donna più giovane di lei, forse la nuora.
L’uomo
in impermeabile che mette sempre un po’ di inquietudine e quei due in giacca e
cravatta con le cartellette in pelle nera.
Il mio
umore, in questo momento del tutto inesistente, si cheta rinchiudendosi nel mio
cuore insieme a tutti i miei sentimenti.
E la mia
canzone preferita per eccellenza canta.
2 “It's a
beautiful lie
It's the perfect denial
Such a beautiful lie to believe in
So beautiful, beautiful it makes me”
Stretto
nella morsa dell’apatia mi avvicino alla linea gialla, la sorpasso con non
curanza e attendo.
Il treno
fischia acuto e mi fa voltare per un momento solo.
Non apro
gli occhi, non voglio più vedere!
Ascolto
il rumore del treno in arrivo mentre l’aria cominciare ad avvolgermi.
Un altro
passo e il vento è più forte.. ispiro profondamente.
Un passo
ancora, forse stavolta lo raggiungerò davvero il treno.
Ispiro
profondamente e lo sento.. sta scorrendo davanti a me
ma non è ancora troppo lento.
Sto per
fare un passo, ma..
“Sta
attento” qualcosa.. qualcuno... una voce.
Mi
blocco. Non so perché.
Io non
ascolto nessuno, d’altronde nessuno aveva mai fiatato durante questi cinque
mesi.
E allora
perché?
Riapro
gli occhi e il treno si ferma.. io mi volto di lato
e..
Lo vedo:
il mio angelo.
Tre
carrozze a destra rispetto alla mia, è voltato proprio verso di me.
Ma
quegli occhiali non mi dicono se guarda me o la tipa che sta appena uscendo
dalla carrozza..
E quando
noto che non c’è più mi ricordo che devo salire!
Cerco di
raggiungere lui ma una ventine di ragazzini mi
investono!
Ma
proprio la classe in gita dovevo beccare!!
Mi lascio
trasportare dentro senza dire un ”H”, e cosa avrei dovuto dire?
“Smammate
impiastri devo correre dal mio angelo..” Mh.. no!!
Stringo
gli occhi mentre una specie di brivido mi attraversa, se non mi conoscessi
direi che è.. rabbia!
Questo
sentimento non lo provo da molto.. come molti altri
sentimenti del resto..
Ispiro
profondamente e mi appoggio con una spalla ad un palo.
La
musica per fortuna torna ad circondarmi chiudendomi così in un bocciolo di
calore e tranquillità.
3 “And I
get lost in the nothingness inside of me
I was confused
And I let it all out to find
That I'm not the only person with these things in mind
Inside of me
But all that they can see the words revealed
Is the only real thing that I've got left to
feel Nothing to lose...”
È “Somewhere I belong”, sottolinea
apposta queste parole.. in fondo è così no?
Mi
guardo in torno, nessun posto libero e..
No, non
ci credo.
Solo ora noto che la metro non è la solita a
carrozze è.. Unica!!
E io non
lo avevo notato.
Lui però
non lo vedo, cerco di fare qualche passo ma mi è difficile tra tutti questi
cosi inutili.
Non c’è
l’ho di solito con i ragazzini ma..
Sono
leggermente alterato!!
Scrollo
le spalle e aguzzo lo sguardo.
Faccio
il possibile ma mi è davvero difficile.
Sospirando
rinuncio almeno fino a che non ci sarà più luce.
Mi volto
e controllo le fermata.
Inspiro
ancora e chiudo gli occhi.
La
canzone mi scuote dentro:
4 “I'll
give up what I
Started and stop this, from end to beginning
A new day is calling, and I am finally free”
E poi: “Run away, run away, I'll attack
Run away, run away, go chase
yourself
Run away, run away, now I'll attack
I will attack, I'll attack, I'll
attack”
La
musica si blocca all’istante, dimentico sempre che la canzone è rovinata.
Apro gli
occhi e...
Il buio
si dirada.. la luce quasi mi abbaglia è.. LUI!
Sbatto
le ciglia e sento quella voce..
“Scusate
questa porta a ****?”
Salto,
beh.. almeno mentalmente.
È a
pochi passi da me ma io sono coperto da un cicciuto uomo di credo cinquantenni
che ha si e no quattro capelli in testa.
Sento
che nessuno gli risponde e così cerco di farmi avanti!
È la mia
fermata!!!
Prendo
un bel respiro e cerco di aggirare cicciuto e ragazzini ma..
“Si è
questa.. io scendo una fermata prima gliela posso
indicare” il mio sangue ribolle prepotentemente.
Non mi
era mai successo prima di adesso, nessuna emozione mi aveva sconvolto così
tanto.
Sento le
mie guance andare a fuoco, sto avvampando!
L’istinto
omicida cresce in me.
Rialzo
lentamente lo sguardo per vedere chi è l’imbelle che mi ha intralciato verso la
mia strada personale verso il paradiso.
Alto
credo uno e ottanta spalle larghe e fisico asciutto.
Vestito
da un cappotto nero molto elegante aperto sopra un completo grigio con camicia
bianca.
Se non
lo odiassi a causa dei miei piani sfumati direi che non è male..
Fisso
con astio l’uomo e poi cerco il mio angelo ma.. non lo
vedo, maledizione!
Le mie
emozioni fuggono dal mio cuore mandandomi in subbuglio la mente..
NARRATORE IN TERZA PERSONA
Non
poteva crederci, rabbia, frustrazione, delusione.
Sentimenti
che lui non conosceva o almeno non per quella intensità.
Rabbrividì.
Tutto
quello che stava provando era per.. un angelo caduto
dal cielo.
Preso
dallo sconforto si appoggiò ad un altro palo, per lo meno lo avrebbe rivisto
una volta usciti di lì.
FINE NARRATORE IN TERZA PERSONA
Si come no!
L’ho hai
perso già tre volte no?!
Imbecille
quello ti scappa da sotto il naso!!!
Terrorizzato
dall’idea rialzo di scatto il capo e lo cerco di nuovo ma..
NULLA lui non c’è!!!
Mi mordo
il labbro e cerco l’altro uomo, magari erano accanto eppure..
Neanche
lui.
NARRATORE IN TERZA PERSONA
Si urlò
di smetterla, era ridicolo!
Pressando
le palpebre chiuse gli occhi che stranamente stavano bruciando come non mai.
Si
concentrò ancora sulla musica alla disperata ricerca di pace: erano bastati cinque minuti per mandare in
subbuglio il suo povero cuore!!
5 “..in the end..
this is the story of my life
these are the lies I have created..”
Piccato
dalla sua stessa mente che gli diceva che quella canzone aveva ragione, sbuffò
più volte.
Il
grigio intorno a lui era sempre più opprimente e del suo angelo nessuna
traccia.
Mancava
una fermata e poi.. di nuovo la stessa monotona
storia!
Il treno
si fermò e l’uomo scese.
Lo vide
con la coda dell’occhio quando era già fuori, una piccola scintilla di speranza
si accese.
Strinse
forte gli occhi che gli dolevano spaventosamente.
Non gli
era mai capitato.
Con il
respiro leggermente affannato, per l’emozione..
qualcosa che a lui non era proprio mai capitato, si sforzò di tener d’occhio
tutte le uscite vicine a lui.
Non lo
aveva trovato ma era immaginabile con tutta quella gente.
Un lungo
respiro e..
Il treno
si fermò.. e ora??
Ora la
fine. lui lo avrebbe incrociato.
Lo
avrebbe guardato per un attimo e poi..
Poi
nulla.. la sua vita sarebbe tornata ad essere.. grigiume!!
Così
oppresso nel cuore mise piede fuori dalla carrozza.
Velocemente
raggiunse le scale mobili, guardò subito dietro di lui.
Ma non
lo trovò..
“No.. no.. no cavolo!!”
Dovette
voltarsi per non perdere l’equilibrio un attimo prima di scendere dalle scale
mobili.
Gli
occhi gli facevano dannatamente male.
Bruciavano
come non avevano mai fatto prima.
Seguendo
la massa passò lo sbarramento ad apertura automatica e si appostò accanto
all’edicola proprio di fronte all’uscita.
Ancora
nulla..
Sormontato
da un senso di abbandono e sconforto si costrinse a guardare l’ora.
Era
tardi.. doveva muoversi!
L’apatia
aveva lasciato il posto ad un tumulto di emozioni contrastanti fin troppo
accese e vivide per lui.
Si
guardò ancora intorno e poi si decise a rinunciare.
Il peso
che gli stava mozzando il fiato lo affaticò non poco ma lui doveva andare!
Era un
suo preciso dovere!
Respirò
a fondo e chiuse forte gli occhi, non voleva piangere.
La
musica ancora lo protesse stringendolo a se..
6
“I found
tomorrow in today
Apocalyptic and insane, my dreams will never change”
Aveva ragione
come al solito “Jared” ma ora era meglio andare.
S’incamminò
stancamente verso l’ennesime scale mobili.
Il
bruciore non diminuiva e l’aria gelida che scendeva con violenza dalle scale
non lo aiutava di certo.
Salì un
gradino e si appoggiò al corrimano.
Rimase a
occhi chiusi per non peggiorare la situazione.
Il
grigiore intorno a lui ora era anche nei suoni, li stessi rumori delle auto in
corso, lo scalpitare delle migliaia di passanti sul marciapiede, il fischio
ferreo dei tram sui binari.
Sospirò
abbassando il capo.
Si
sentiva stanco e spossato.
Svuotato
dopo essere stato visitato da un tornado.
Le
tempie gli pulsavano paurosamente.
Il
dolore sempre lì non lo lasciava andare.
Non c’e
la faceva proprio più.
Aprì a
fatica le palpebre l’attimo prima di scendere dalla passerella mobile alla fine
delle scale.
Guardò
davanti a se e s’incamminò pigramente, gli occhi che stavano andando a fuoco
cercavano un po’ di riparo dietro le palpebre ma l’aria gelida che soffiava da
sopra le scale colpiva in pieno il ragazzo e di conseguenza loro.
Non
riuscì più ad evitare le lacrime.
Salì gli
ultimi tre scalini con dei grossi lacrimoni che gli
rigavano le guance e lui non fece nulla per bloccarli, li lasciò liberi.
La
delusione bruciava anche di più di quelle lagrime versate per la prima volta
dopo molto tempo.
Il
motivo per cui stava piangendo ormai lo aveva capito ma non lo accettava e
forse era per questo che facevano così male.
Piangeva.. erano solo due grandi lacrime ma erano interminabili.
Quando
arrivò in cima non si volse, si guardò un attimo intorno giusto per non andare
a sbattere contro lo stupido carretto di noccioline che ogni tanto si appostava
a pochi passi dalle scale del sottopassaggio.
Si volse
a sinistra e tra le lacrime vide che il semaforo segnava il rosso.
La vista
distorta, l’udito ovattato e la non completa percezione di ciò che gli stava
avvenendo attorno non lo protessero.
Fece un
passo avanti pensando che il verde fosse già scattato, ma non si accorse dell’auto
che era svoltata all’ultimo e puntava dritto su di lui.
Fu un
attimo.
Non vide
nulla. Solo il buio.
Gli
occhi doloranti gli impedirono di vedere qualsiasi cosa.
Inspirò
profondamente e cercò di schiudere le palpebre.
Ci riuscì
qualche attimo dopo e ciò che vide lo confuse.
Aveva il
capo chino e intravedeva l’asfalto, intravedeva perché davanti a se c’era una
mano che teneva un fazzoletto tra le dita.
Scosse
la testa credendo di immaginare tutto.
Ma la
mano era ancora lì.
Poi si
accorse della presenza accanto a se.
Rialzò
timidamente il capo mentre le lacrime ancora scendevano indisturbate.
Ciò che
vide gli tolse il fiato.
Il suo
angelo.. il suo bel angelo era lì!!
E come
una beffa, una presa in giro, la canzone che risuonava nelle sue orecchie
cantava così 7“we believe,
we believe... in this love...”
Fissò il
volto davanti a se e si accorse che stava muovendo le labbra, ma lui
giustamente non sentiva!!
“Co..co..come?” chiese balbettando.
Il suo
angelo fece segno di togliersi le cuffiette e lui si diede del demente.
Lo
sapeva bene che non poteva sentirlo se ascoltava i Good
Charlotte a tutto volume.
Tolse le
sue fedeli compagne dalle orecchie e infilò la mano nella borsa per spegnere
l’aggeggio e poi per prendere un fazzoletto ma prima di afferrare il proprio
pacchetto la splendida voce che apparteneva alla sua angelica apparizione si
fece sentire.
“Tieni”
gli porse la stoffa nivea, poi si tolse gli occhiali e gli
sorrise.
Gli
tremarono le gambe così tanto che scosse leggermente il capo per capire se
aveva davvero le allucinazioni o no.
Guardò
il viso e poi la mano, li passò entrambi in rassegna e poi si decise a prendere
la stoffa.
Le loro
dita si sfiorarono e al ragazzino cadde il mondo addosso, si sentì investito da
una miriade di sensazione ancora più travolgenti di quelle di poco prima.
“G..gra..grazie” balbettò come un demente.
Si
asciugò le lacrime cercando di non perdersi nulla di quella meravigliosa
visione che ora guardava di fronte a se.
Indossava
un pantalone gessato dal tessuto strano, non classico, sembra leggermente
pesante e poi le tasche ai lati dei polpacci gli confermavano che doveva essere
qualcosa tipo jeans.
La
cintura, che lui adorò subito, aveva la fibbia grande e rettangolare, il
tessuto era nero e passava fra le asole, cosa che di solito i ragazzi come lui
non facevano.
La
maglia era in cotone semplice ed era dello stesso tono dei pantaloni, con una
lieve sfumatura visto che era un verde più sbiadito.
La
giacca dai toni castani cadeva perfetta poco sotto la vita dando un taglio più
casual al completo.
A
tracolla poi portava una borsa intonata ai vestiti.
Gli
occhiali che ora portava in mano, per altro perfettamente curata, con anche un
anello al pollice e un bracciale che cadeva scomposto sul dorso, gli avevano
nascosto due grandi pozze di smeraldo fuso.
Incantato
da tale visione non riuscì a connettersi con il mondo esterno, tanto che quando
gli riparlò non lo aveva comunque sentito, cuffiette o meno.
“Scu..scusa.. che hai detto?”
balbettò come al solito come un deficiente. “Dicevo solo che ora è verde puoi andare. Ma sta attento prima poteva andarti male” la voce lo incantò così
tanto che perse il senso delle parole.
Girò il
capo e notò l’argomento di cui lui parlava, peccato che lui non sentiva o
almeno per ora non capiva nulla!
Annuì
per istinto e si volse un’ultima volta per ringraziare il suo “bel tenebroso”
angelo.
Naturalmente.. non c’era più!
Rassegnato
al suo destino si girò e passò all’altro marciapiede.
Scosse
con violenza il capo e cercò di rilassare un po’ i nervi, arrivare in questo
stato a scuola non era per niente possibile.
Strinse
i pugni e si accorse di avere ancora il fazzoletto del suo angelo tra le mani.
Intristito
da tale visione cercò per altri attimi il suo sconosciuto dalle sembianze di un
angelo ma.. nulla.
A capo
chino e con la malinconia di qualcosa che non ci sarebbe mai stato nel cuore
s’incamminò verso l’edificio che per cinque ore sarebbe stata la sua prigione.
Camminava
lento trascinando i piedi, oramai non gli importava se era in ritardo.
Il suo
cuore era stato scosso per la prima volta e ora.. era
di nuovo morto.
Aveva
vissuto il suo paradiso.. ma dopo ciò che era successo
era tornato nell’oblio.
Un
grigio e tetro oblio.. un vortice plumbeo così
opprimente che nulla valeva a fargli alzare il capo.
Non
aveva ragione per alzare lo sguardo e guardare quella sbiadita società che
ripetitiva e uniforme si muoveva come tante pecore in un recinto.
Con
un’estrema disillusione tra le labbra continuò a mettere un
piedi dietro l’altro.
Arrivò
all’incrocio, prima della chiesa, e si costrinse ad alzare il viso, dopo tutto portava rispetto a quella costruzione e neanche oggi
voleva mancare in questo.
E
proprio mentre rialzava il capo vide la strada e finalmente si rese conto di
ciò che aveva detto il suo.. angelo.
Gli
aveva consigliato di stare attento “prima poteva andarti male”.
Era
stato lui, non c’era nessuno altro a parte loro due!
Solo il
suo Angelo.. un attimo prima era in mezzo alla strada,
l’attimo dopo di nuovo sul marciapiede.
Si girò
di scatto, quasi sperasse di vederselo piombare di fronte a se.
Sospirando
mormorò a fior di labbra.. “mio angelo”
Dopo tutto lo aveva avvertito nella metro, lo aveva salvato
dall’auto e gli aveva offerto il fazzoletto.. tutto ciò ad un estraneo.
Gli
aveva sorriso con estrema gentilezza e non scherno.
Era
stato cordiale e la sua voce.. anche se per pochi
attimi lo aveva rasserenato.
La sua
sola vista aveva dato un po’ di colore alla sua esistenza e per questo ne era
estremamente grato!
Eh beh.. forse ne era valsa la pena anche se ora nel suo cuore si
era creato un piccolo vuoto.
Era
arrivato lo aveva sconvolto e se ne era andato.
Ma in effetti lui non aveva fatto proprio nulla
8
“Was it a dream?
Was it a dream?
Is this the only evidence that proves” sentì da un’auto
che passava.
(Cosa praticamente
impossibile a Milano, ma si sa la fantasia corre!!!!!!!)
E lui
sorrise..
Sorrise
come non gli era mai capitato prima.
Infondo
lui aveva immaginato, progettato, sperato.. aveva
fatto tutto Lui.
Beh.. fantasticare era bello.
Glielo ricordava
anche una canzoni del suo gruppo preferito i 30 Seconds To Mars:
9
“Do you
live, do you die, do you bleed
For the fantasy
In your mind, through your eyes, do you see It's the fantasy..”
Sospirando
tornò a volgersi verso la chiesa e riprese la sua strada.
La
solita vecchia strada.
Solito
orario.
Preciso
allo spaccare del minuto era davanti ai cancelli della chiesa.
Stesso
posto.. stessa ora..
OWARI
☻K☻K☻K☻K☻K☻K☻K☻K☻K☻K☻K☻K☻K☻K☻
I luoghi pseudo descritti sono di una zona di
Milano, per la precisione Corvetto, per rispetto.. o
meglio per non essere rintracciata.. eh eh eh.. non ho fatto il nome di alcuna via ne dell’istituti da
me citati, tanto meno della chiesa! L’episodio mi è capitato di persona, cioè
ero in metro e vedo questo angelo, un ragazzo bellissimo poi è inghiottito
dalla folla, io devo cambiare metro e penso di non vederlo più, e invece eccolo
di nuovo lì! Stavolta però cerco di farmi vicino e mi spintonano e lui dice
“Attenta” poi saliamo e lui chiede se la metro va ad una certa fermata e io
scatto perché quella è la mia ma.. un signore mi
precede!!! Mi è capitato quasi tutto..
stavolta ci ho messo poca fantasia, però dovevo comunque descrivere ciò che mi
è successo e così.. voilà!!! Se volete commentare il mio racconto o volete avere informazioni su i 30 Seconds To Mars, o le traduzioni dei vari testi, contattatemi.
Faccio anche un piccolo ringraziamento a mia cugina,
autodefinitasi mia editrice ^_^
Nina.. un giorno continuerò anche questo
racconto!!
(faccio promesse che non so se manterrò mai..
lo so ^_^’’’)
Mi raccomando, commentate!! Mi basta
anche, ciao.. fai schifo, non scrivere mai più!!
Oppure, ciao.. sei un mito, continua così!!!
Certo il secondo genere mi farebbe molto più piacere ma.. sono aperta ad ogni critica!!
Good-bye (for 17 onces) Faccio anche un piccolo ringraziamento a mia cugina, autodefinitasi mia editrice ^_^ |