STELLA DEL NORD
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PARTE: 2/?

AUTORE: Dhely

SERIE: Xmen con notevoli variazioni sul tema
. Spero che tutto sia sufficientemente comprensibile anche a chi non ha mai seguito i fumetti!

PAIRING: Logan (Wolverine)X Jean Paul (Northstar)

RATING: NC-17 V Ricordi di violenze subite in passato,e violenze presenti. Linguaggio volgare. Temi non proprio gradevoli. Angst.

NOTE: i pg non sono miei ma li amo tutti, uno per uno,  anche se appartengono alla perfidissima signora Marvel - la quale, ovviamente, non mi passa mezzo cent. per scrivere questa roba-. I pairing, le coppie, il passato di questi tizi è stato manipolato e/o mezzo inventato per riuscire a tirare in piedi una trama decente, anche se ho cercato di non cambiare troppo 'cio' che è stato'.

NOTE 2: chiunque abbia bisogno di maggiori informazioni sui pg trattati in questa fic, può tranquillamente chiedere a me, o consultare uno dei tremila siti di continuità Marvel per comprendere che è tutto un gran casino e che è forse meglio chiedere a *me* così vi dico solo le cose che potrebbero essere utili per capire di *chi* sto parlando! (adoro essere modesta.)

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Professoreeeeeeeeeeeeee!”

 

Occhi luminosi, labbra pitturate di fresco.

 

Jean Paul sospirò irritato: eccone un’altra. Si chiese per la trecentesima volta nella giornata cosa dovesse fare per far capire di non essere *assolutamente* interessato ad avere un qualsivoglia tipo di rapporto con una delle ragazzine che frequentavano il suo corso. Aveva sperato sinceramente che la conferenza stampa pubblica in cui aveva dichiarato di essere gay di fronte al mondo, con tanto di flash dei fotografi e svenimenti di fan, fosse stata una cosa abbastanza diretta e comprensibile.

 

Pareva di no.

 

“Sì Kitty? Fammi indovinare: problemi per il capitolo sulla stagflazione. – un sorriso glaciale – Ho giusto un paio di testi in più da consigliare per comprendere meglio il problema.”

 

La ragazza sbatté le ciglia in maniera molto eloquente.

 

“Certo professore! – lei gli tese un foglietto, arrossendo – Mi fa un autografo?”

 

“Un altro?”

 

“Ieri era per mia zia. Questo è per la mia ex comp-

 

“Va bene. Fuori dallo studio sono appesi i titoli dei libri in più.”

 

“Sì professore.”

 

Jean Paul la fissò un po’ interdetto, ma lei pareva impassibile, tutta calata nel suo rapimento estatico. Bene.

 

“Ah, e per domani voglio che fai una relazione sulla lezione di oggi.”

 

“Sì professore! Magnifico!”

 

Mhm..facciamo che ti lascio due ore, e mi relazioni *tutto* il programma fatto fino a oggi.”

 

“Sì! Posso portare anche dei lucidi?”

 

“Vada per i lucidi.. – cambiò lievemente tono, quasi ammorbidendosi – sinceramente, dal genio dei computer della classe mi aspettavo una relazione multimediale..”

 

Kitty per un attimo parve davvero sul punto di scoppiare a piangere, poi si scosse.

 

Ma posso farla! Se lei la vuole multimediale, l’esposizione, gliela faccio come dice lei!”

 

“Bene. Ovviamente le due ore della tua esposizione sono ore in *più* rispetto a quelle scolastiche normali. Avvisa tu i tuoi compagni che domattina le lezioni cominciano alle cinque, vuoi?”

 

“Sì.. – Jean Paul sperò che con quello ritornasse un poco in sé, però la sua parve una speranza mal riposta - ..l’autografo? Me lo fa?”

 

Lui sospirò, affranto.

 

Davvero, *davvero* affranto.

 

Poteva spararle?

 

Forse se avesse chiesto a Xavier .. bhè, lui avrebbe dovuto capire in che razza di situazione l’aveva cacciato! *Poteva* spararle, era legittima difesa, dopo tutto!

 

“Kit-“

 

“JP! Ehiiiiii! – di corsa lungo il corridoio, cosa vietatissima agli studenti, fece la sua comparsa un Bobby sudato e spettinato, che pareva reduce di immani fatiche. Gli si fermò, ansimando appena, al fianco, con un sorriso assassino e ciocche di quei meravigliosi capelli color del miele di castagno che gli finivano negli occhi – Non stavi pensando di architettare una scusa per non venire agli allenamenti, veeero?! Scott mi pela se li salti pure oggi!”

 

Dio com’era carino quel ragazzo!

 

“Robert, ti assicuro che non ho mai preso in considerazione un’eventualità simile.

 

‘Quando ti vedo penso a moltissime cose, ma gli allenamenti non mi sfiorano neppure l’anticamera del cervello’: si sarebbe divertito a vedere la sua faccia, se gliel’avesse detto. Ovviamente non lo fece anche perché Robert era divenuto, improvvisamente, tutto intento a sistemarsi, strattonandosela, la maglietta che indossava. Tutti i pensieri di Jean Paul divennero uno solo, ed era uno di quelli che non poteva venir espresso a parole in un contesto civile.

 

“Oh, ok, fingerò di crederti. Ma andiamo che eravamo già in ritardo prima che lasciassi il campo di calcio per venire a recuperarti!”

 

“Prof-“

 

Jean Paul si voltò, affrontando il corridoio ad ampi passi.

 

“Andiamo!”

 

Ehy, ciao Kit! Non la trovi una ragazza simpaticissima, eh, JP?”

 

“Non chiamarmi JP.”

 

Ma perché?! Io lo trovo carino – finse il broncio – E poi tu mi chiami Robert!”

 

“Tu ti *chiami* Robert!”

 

“Mi chiamo Robert, ma sono sempre stato Bobby per tutti!”

 

“Bobby.. andiamo, Robert, sembra il nome di un cane!”

 

“Un *cane*?! Va bene che voi canadesi siete tipi strani, ma chi mai chiamerebbe il proprio cane ‘Bobby’?! Il mio cane si chiama Fido! Hai mai avuto un cane JP? Perché in Canada li tenete i cani, no?”

 

Jean Paul lo guardò di sbieco, uno sguardo lucidissimo, lievemente irritato, ma Robert parve non accorgersene o non ci diede peso.

 

“Sì, sette. Li attaccavo alla slitta tutte le mattine per andare all’asilo.”

 

Ma dai! *Sette* cani?! E’ fantastico! E come si chiam-

 

“Robert!”

 

JP sembrava lievemente seccato: chissà perché, si chiese Bobby.

 

Bhè, che c’è di male? Mica t’ho chiesto di raccontarmi per filo e per segno la tua prima scop-

 

“ROBERT!”

 

Davanti alla porta chiusa della stanza d’allenamento Scott Summer li stava aspettando, in divisa, braccia conserte e un’espressione poco rassicurante.

 

“Gli ho solo chiesto come si chiamavano i suoi cani!”

 

Mormorò Robert, Scott prese un piccolo respiro fra i denti.

 

“Bobby fila a cambiarti! Jean Paul, benvenuto in squadra. Ti farò vedere un po’ di cose..

 

Robert sorrise, conciliante.

 

“Posso far_

 

“Scordatelo! – ringhiò Scott – Ho detto di filare a cambiarti!”

 

Ma Sco_

 

“BOBBY!”

 

Il tono di lievissimo pericolo che si intuì chiaramente nella voce di Scott parve farlo desistere. Con un sospiro artisticamente depresso ed autocompiaciuto il ragazzo chinò il capo, limitandosi a salutare Jean Paul con una mano. In un attimo scomparve dietro la porta degli spogliatoi.

 

“Sinceramente, Jean Paul? – sibilò Scott – Non riesco a capire come tu riesca a reggerlo tutto il giorno, *tutti* i giorni.

 

“Sinceramente, Scott? – una occhiata carica di sottintesi – Faccio allenamento con gli alunni che mi avete appioppato.”

 

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Jean Paul si asciugò la fronte, scollando le spalle. Gli altri si stavano avviando, tutti, chiacchierando, verso le docce e gli spogliatoi. Scott gli si fece vicino, attento come al chioccia che era.

 

“Hai fatto un ottimo lavoro, Jean Paul. Manca solo un po’ d’affiatamento ma la preparazione è davvero perfetta, sono impressionato. Puoi andare ora.”

 

“Preferisco rimanere ancora un po’, se non ti spiace.

 

Era un sorriso strano, un po’ sghembo. Quasi tirato. Scott poteva avere tanti difetti ma non era *cieco*, e come il buon capo che era, sapeva intuire a naso quando qualcuno aveva motivi che voleva tenere per se. Ovviamente quelli non erano fatti suoi, e Jean Paul non era di certo uno dal carattere facile su cui imporsi.

 

Lasciò correre.

 

Ma certo. Come vuoi.”

 

“Certo, bimbo! – la voce roca di Logan li raggiunse e li fece voltare, entrambi. Lui e Jean Paul, per tutto il tempo, non avevano fatto altro che scrutarsi da lontano, cercando di soppesare i cambiamenti avvenuti l’uno nell’altro, i miglioramenti, le evoluzioni, facendo sempre bene attenzione a non incrociare mai i propri cammini. – Northstar, che ne dici se ci alleniamo seriamente io e te? In nome dei bei vecchi tempi.”

 

Jean Paul sorrise:bei vecchi tempi’. Era quasi comico.

 

Quasi.

 

Avevano lavorato insieme per .. quasi un anno, forse, non di più. Non era stato un bel periodo anche se allora, mentre lo viveva, gli pareva di stare in paradiso. Senza manipolazioni, senza esperimenti,  senza interventi, senza raggi laser, senza dolore.

 

Logan.

 

Lui e Wolverine si allenavano sempre insieme. *Sempre*. Logan era troppo aggressivo e anche durante gli allenamenti perdeva spesso il controllo, rischiando di fare più male di quello che avrebbe dovuto: gli altri avevano paura, lui no.

 

Jean Paul non aveva mai avuto *paura* di Logan. Aveva provato tante cose, ma il timore no.. era sopravvissuto a così tanto, non sarebbe stato Wolverine a farlo a pezzi.

 

Sorrise appena, un sorriso che non parve un sorriso, erano solo le labbra che si arricciavano mentre gli occhi scintillavano, socchiudendosi come quelli d’un gatto.

 

Logan conosceva quello sguardo.

 

“Andiamo, Wolverine, fammi vedere cosa sai fare. Come al solito?”

 

“Come al solito.”

 

Senza poteri.

 

Scott s’allontanò di qualche passo, appoggiandosi al muro. Li guardò in silenzio, a lungo, muoversi entrambi leggeri e furtivi come predatori e attaccare, velocissimi e agili. Entrambi ottimi combattenti ed entrambi.. parevano ‘abituati’ l’uno all’altro. Come se avessero smesso di allenarsi insieme giusto il giorno prima. Di certo non come se fossero passati *anni*.

 

Meravigliosi.

 

Erano così differenti come corporatura, come stile, come tecnica. . ma erano *perfetti*.

 

Jean Paul era decisamente più alto, più magro, e veloce, ma sapeva cavare fuori da sé una forza insospettata. Logan più muscoloso, più forte, poteva esprimere un’agilità che spiazzava.

 

Logan, col passare degli anni, era diventato più ‘pulito’, più controllato. Portava attacchi devastanti, concentrando tutta la sua forza in un singolo gesto al posto di gettarsi alla carica a testa bassa, come un toro furioso. Jean Paul aveva perso qualcosa in fatto di peso ma sapeva essere più sfuggente e più agile.

 

Non erano alla pari, non lo erano mai stati: dopo tutto Logan era Logan, ed era sempre il migliore in tutto ciò che faceva. Però Jean Paul riusciva egregiamente a tenergli testa, e questa non era una cosa da tutti i giorni.

 

“Cos’è? – Logan ringhiò stringendo Jean Paul in una presa dolorosa – Il tuo ghiacciolino ti ha abbandonato?”

 

Northstar sgusciò via da quella presa con uno scatto nervoso ma fluido, come un gatto che tendesse i muscoli in un salto assurdo.

 

“Lascia perdere Robert. Vuoi proprio avere un testimone per la tua sconfitta?”

 

Logan sbuffò divertito.

 

“Sei sempre il solito sbruffone arrogante!”

 

“Per questo ti piaccio, no?”

 

Una specie di ringhio, un risolino soffocato in gola ad accompagnare un attacco, una parata, un lieve piegamento di lato.

 

“Non montarti troppo la testa..

 

Jean Paul posò tutto il peso sul busto, e poi su una mano che premette sul pavimento. La utilizzò come fulcro per sferrare un calcio che sfiorò il bersaglio, con abbastanza forza da far sbilanciare Logan, ma non a sufficienza da farlo cadere.

 

“Non corro alcun rischio, visto che piaccio a tutti quelli dotati di buon gusto.”

 

“Ok. Allora diciamo che ti fissi su quelli che non hanno buon gusto.

 

Un ghigno bellissimo, terribile.

 

“A che ti riferisci?”

 

Ma credi che sia così scemo da non essermene accorto?”

 

“Di Robert?”

 

Logan si leccò le labbra, soprappensiero, soppesando attentamente il suo avversario.

 

“Di Bobby. Posso sapere cosa pensi quando lo *guardi*, Northstar. Sei così.. scontato..”

 

Scontato. Jean Paul si aggrottò, fingendo una furia che non provava.

 

“Dovrei ucciderti per quel che hai appena detto!”

 

Bhè, allora, che aspetti? Attacca!”

 

Una schivata, spostare il peso su un altro piede, un passo, poi un altro, che scivolavano sul parquet lucido, un tocco, una finta, un affondo parato e poi..

 

“JPPPPPP!!!!!!”

 

Un lampo negli occhi chiari di Jean Paul, Logan sorrise approfittandone, prendendolo per un braccio, una spalla. Lo gettò a terra, la schiena batté con forza contro il pavimento. Un tonfo che echeggiò nel silenzio che seguì.

 

Logan camuffò la voce in un sogghigno.

 

“Diavolo, sei *così* cotto!”

 

Un lieve rossore che Jean Paul si sforzò in tutti i modi di combattere. Senza riuscirci.

 

“JP! Logan! – li guardò un po’ interdetto poi parve lievemente preoccupato – Non potresti essere un po’ più gentile?! Ti sei fatto male, JP?”

 

“JP?! – sussurrò Wolverine tendendogli una mano – Gli permetti di chiamarti JP senza averlo ancora pestato a sangue? Ragazzo mio..

 

“Non dire neppure una parola, Logan. Neppure una. – si mise in piedi crogiolandosi, per un attimo, nella soffice preoccupazione che gli proveniva da Robert, come onde tiepide che l’avvolgevano. – Non *pensarlo* neanche!”

 

“Ti sei fatto male? Cosa non deve pensare? E che ti viene in mente di sfidare Logan? Sei sicuro di..

 

“Non preoccuparti Robert. Sono tutto intero.”

 

Robert lo squadrò attentamente da capo a piede, sbuffando un po’. Logan lo interruppe, prima che potesse dire altro.

 

“Già, sta benissimo, e ora lascia un po’ in pace il tuo protetto! – gli batté una mano sulla spalla – Andiamo a farci una doccia.

 

“Sarà meglio. Siete sudati da fare schifo.”

 

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L’acqua della doccia era fredda. Gelata, se entrambi non fossero abituati a molto peggio.

 

Se non fossero assorti in altro.

 

Assolutamente concentrati.

 

Rapiti.

 

La schiena di Jean Paul premette con forza contro le piastrelle chiare mentre affondava le dita nei capelli mossi di Logan. Le labbra allacciate, i denti a mordere, le lingue a duellare. Non erano resistiti da soli più che mezzo minuto e le mani erano già sulla pelle e i corpi stretti, e la fame.. una fame infinita.

 

Logan ringhiò quando Jean Paul gli ebbe allacciato le gambe intorno alla vita.

 

Si torse, lentamente, stretto com’era fra lui e il muro, il corpo duro, lucido come quello di un serpente che gli premeva addosso, strusciandosi, nudo, invitandolo, *obbligandolo* quasi.

 

Desiderio: Logan ne respirava a boccate. In esso affogava, moriva, soffocava. E Jean Paul era rifugio, meta, e insieme l’origine stessa di quella dannazione. Non importava, non gli importava un accidente: erano passati anni in cui non aveva mai toccato un uomo, in cui non si era *mai* acceso di desiderio per un uomo.

 

Mai.

 

Eppure Jean Paul gli faceva ancora quell’effetto, gli faceva perdere la ragione e l’eccitazione spuntava fuori, inaspettata e improvvisa, semplicemente sotto il tocco d’un suo sguardo. Logan lo puniva per *questo*.

 

Perché tutte le volte gli strappava dalle dita il potere di decidere del suo stesso corpo. Perché quando c’era Jean Paul disponibile Logan non .. non poteva fermarsi. Non poteva negarsi.

 

Non l’avrebbe fatto per nulla al mondo.

 

E non era amore, e non era neppure solo desiderio.

 

Era qualcosa di intossicante, che accadeva solo tra di loro. Era qualcosa di denso, e viscido. Era bisogno di possesso. Desiderio di marcare un territorio. Di sentirlo gemere, e piangere. Era vedere i segni sulla sua pelle e sapere che erano *suoi*, che erano marchi, che lo rendevano una cosa sua. E non importava cosa il cuore dicesse, o chi chiamasse nella notte. Che volto volesse vedere il desiderio, per chi si pregava prima di dormire. Non importava null’altro, all’infuori di loro due.

 

Era trovarsi completo dentro il corpo di un altro.

 

Era scoprire di essere sé nello spezzare il sé di un altro. E quell’altro poteva, doveva essere solo Jean Paul.

 

Lui lo sapeva. Jean Paul lo sapeva.

 

Perché Jean Paul veniva da lui? Logan non lo sapeva, e in quel momento non gl’importava neppure. Voleva solo possederlo.. lui, così bello, così .. odioso, arrogante, impossibile. Lui così sempre misurato e chiuso su se stesso che pareva che mai nulla potesse raggiungerlo: freddo e splendente e lontano proprio come una stella.

 

Ma non era vero: Logan poteva raggiungerlo. Logan poteva farlo piangere, e poteva farlo urlare. Poteva farlo sanguinare e poteva bere il suo sangue, affondarvi le mani e sentirlo chiamare il *suo* nome. Poteva farlo perdere: lui poteva far smarrire una stella.

 

Penetrarlo, possederlo: calore che esplodeva dentro e intorno a lui. E che rimetteva al mondo una parte di se che Logan da anni combatteva, e rinchiudeva in fondo al suo animo. Una bestia che voleva uccidere, distruggere, annientare.

 

Sangue e dolore.

 

Solo quello: dolore e sangue. Jean Paul gli dava entrambe le cose, e Logan affogava in lui, lo avrebbe divorato, se avesse potuto, se..

 

“Sì, Logan..

 

Un singhiozzo, di nuovo, e unghie che gli affondavano nella schiena. Spinse ancora e ancora. Era suo.

 

Suo.

 

In quell’istante possedeva una stella, un mondo intero. Ed era suo come nessun’altro mai avrebbe potuto possederlo.

 

Ricordava bene Victor. Lo ricordava chiaramente su Jean Paul, *dentro* di lui. Ricordava tutto, ogni cosa. E più di tutto ricordava lui, i suoi occhi grigi, luminosi, il volto una maschera di.. rifiuto, disgusto. Era posseduto, violentato, spezzato, ma col suo semplice non volere Jean Paul rendeva l’assalto del tutto vano. Sconfiggeva Victor ogni singola volta.

 

Anche lui lo violentava, anche lui lo spezzava: ma con lui era diverso. Con lui Jean Paul *voleva*. E questo cambiava tutto. Cambiava ogni cosa. Era violentato e spezzato, ma ancora, non era sconfitto. Lo invitava, lo chiamava.

 

E sconfiggeva Logan ogni singola volta.

 

Però era *suo*..

 

Chiuse gli occhi svuotandosi dentro di lui, poi prese un respiro profondo. Scivolò lentamente sulle ginocchia, portandosi dietro Jean Paul, il volto chinato contro la sua spalla, che si sforzava di rendere regolare il respiro.

 

L’acqua gelata scrosciava su entrambi.

 

Era strano, ora che la follia era evaporata, ritrovarsi di nuovo stretti e increduli di ciò che era successo e insieme.. non poteva fare a meno di lui. Non quando era così che gli si presentava di fronte e ..

 

Sollevò le mani, gliele passò lentamente sulla schiena gelata. Lo sentì rabbrividire e, incredibilmente, provò una stretta al cuore. Avrebbe dovuto tirarlo via da sotto il getto d’acqua. Avrebbe dovuto asciugarlo. Coprirlo, scaldarlo.

 

Jean Paul si strinse a lui, con forza, senza sollevare il capo.

 

“No! – sussurrò quasi allarmato- Non andare!”

 

‘No, non andare.’

 

Logan lo ricordava: glielo diceva sempre. Era sempre così che finiva.. ogni singola volta. La stanza asettica, chiara, quella luce feroce che non creava ombre ma solo macchie di luce o di buio e quella stellina che, nonostante tutto, *dopo* tutto, si stringeva a lui e gli diceva di non andare. Come se nell’universo non ci fossero che loro due e che, lontani, sarebbero morti di solitudine infinita.

 

Ma nel loro universo c’erano *solo* loro due. Lui e stellina:stellina’.. prima ancora di sapere chi fosse, come si chiamasse, prima ancora di avere la possibilità non solo di ricordare un nome ma di comprenderlo, era così che, istintivamente, pensava a lui.

 

Un nomignolo ridicolo che non si attagliava per nulla al Jean Paul che conoscevano tutti. Al Jean Paul che conosceva pure lui. Eppure in quegli istanti tra il sonno della bestia e la veglia dell’uomo, lui era solo Stellina.

 

“Stellina.”

 

Lo sentì sorridere premendosi sulla sua spalla, lasciandosi abbracciare e stringere come mai avrebbe permesso in un altro momento.

 

Non c’era spazio per la tenerezza mentre lo possedeva, furioso come un demone, affamato come una bestia che stesse morendo di fame. La tenerezza poteva vivere solo in quella flebile linea di confine, e di questo Logan era grato.

 

Non avrebbe saputo o potuto..

 

Jean Paul prese un respiro, scivolando via, secco e deciso, dal suo abbraccio. Seduto, a un palmo da lui, nudo, di nuovo la schiena contro il muro, gli occhi sollevati, lucidi come punte di frecce e una sfida arrogante dipinta in essi.

 

Stellina era ritornato ad essere Jean Paul. Non c’era segno di debolezza in lui, ora, né di bisogno di protezione. E i segni che aveva addosso svanivano per quanto e come brillavano i suoi occhi. Era ancora e sempre un dio superbo e fiero. Intoccabile.

 

Allungò una mano elegante e sul palmo raccolse l’acqua. Arricciò appena il naso.

 

“Fa freddo. L’acqua è gelata.”

 

Logan rise tirandosi in piedi. Gli porse una mano e poi gli buttò in testa un telo di spugna facendolo sbuffare.

 

“Sbrigati, Stellina, se no corri il rischio che Bobby si sia gettato in qualche folle impresa senza aspettarti!”

 

Jean Paul sorrise, frizionandosi con forza la pelle ma non disse nulla. Solo quando fu asciutto, e con buona approssimazione pure Logan doveva esserlo, gli si avvicinò. E lo baciò.

 

Sulle labbra.

 

Sfiorarsi appena, in silenzio.

 

Null’altro.

 

Un passo indietro, il voltarsi, elegante, il vestirsi semplicemente come se non fosse successo nulla. Logan rimase incantato, senza parole, come sempre.

 

Ma senza parole, in silenzio, poteva guardarlo. Sorrise, a se stesso, perché lui non lo guardava, e scosse il capo.

 

In silenzio: dopo tutto cosa mai potevano dirsi?

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