Queste ultime fic sono infinite...comunque la ragazza di Shuichi l’ho inventata, lo dico perchè me lo hanno chiesto, anche se a me risultava che comunque shuichi avesse una ragazza di nome maya anche nella serie originale...mi sono inventata anche il fatto che Hiei sia innamorato di Yukina, anche se l’ho sempre pensato...dopotutto sono le mie storie, e se ci sogno dentro nessuno mi punirà, spero...


Staying together

parte I - Litigio

di Jpnir

Kurama si svegliò alle sei, poichè si era dimenticato di togliere la sveglia, nel trambusto della notte precedente.
“Merda...”
“Hnnn...” disse Hiei, steso in fianco a lui, rivoltandosi nel letto e tirandosi le coperte fin sotto la testa.
Non si era svegliato, e Kurama ne fu felice, pensando che, seppur con gli occhi appannati dal sonno, in questo modo poteva guardarlo bene, osservarlo in ogni particolare, come non poteva fare normalmente se non con le numerose foto che custodiva in quella scatola rossa sul fondo del suo armadio, fonte di tutti i suoi guai.
Sorrise.
Hiei dormiva col viso voltato verso di lui, gli occhi chiusi, il Jagan coperto dalla fascia bianca che in quelle ore del mattino era sempre umida assumendo un colore più scuro e appiccicandosi alla fronte di Hiei rivelando le linee sottili della palpebra del terzo occhio.
I capelli neri erano disposti in ciuffi scomposti, non lo faceva notare ma ci teneva abbastanza al suo aspetto, lo aveva visto più volte passarsi le mani tra i capelli al momento di alzarsi, consapevole dello stato dei suoi ciuffi corvini dopo una notte di sonno, per di più che non faceva altro che voltarsi e rigirarsi nel letto.
Quando Hiei dormiva sembrava sempre alla ricerca di un contatto.
Kurama lo sentiva, nel suo sonno che era più un dormiveglia che un riposo, mentre con le mani si attaccava ai suoi gomiti, o mentre gli cingeva inconsapevolmente la vita, raggomitolandosi contro di lui, quasi avesse freddo, quasi stesse piangendo.
Erano quelli i momenti in cui lo sentiva più vicino, quando non si mostrava duro ed imbronciato, quando tornava un po’ bambino solo per lui.
Era allora che sentiva di amarlo così tanto che avrebbe potuto piangere solo per la gioia di potergli stare accanto.
Hiei aprì gli occhi, rivelando due sfere color del sangue così in contrasto col buio della stanza.
“Cosa fai?”, disse.
“Cosa dovrei fare?”
“Perchè mi fissi?”
Kurama sorrise. Hiei sembrava proprio un bambino, con quello sguardo furbo e curioso mezzo sepolto dentro al cuscino.
“Allora?”
Kurama tornò a sdraiarsi nel letto, da seduto che era.
Prese tra le mani il viso di Hiei e lo avvicinò al suo, parlandogli tra le labbra.
“Perchè sei mio...”
Lo baciò, e Hiei gli passò una mano tra i capelli scarlatti, accarezzandolo, senza più la furia della sera prima.
Hiei si spostò sopra di lui, continuando a baciarlo, un bacio dopo l’altro, sempre su quelle labbra che amava tanto...
Kurama gli passò una mano dietro la testa, tirandolo ancor più verso di lui.
Hiei gli diede una rapida serie di baci dalle guance al collo ed appoggiò la testa sul torace compatto di Kurama, stando attento con una gamba a non fargli notare che il fatto di trovarsi in un letto insieme gli aveva causato la solita reazione...
Non capiva perchè di lì a poco continuava a succedergli...dentro di sè si vergognava non poco di essere così facile ad eccitarsi.
Nel frattempo Kurama continuava ad accarezzarlo tra i capelli umidi, e nel farlo stuzzicava con le dita affusolate il nodo della fascia che copriva il Jagan. Proprio non capiva che bisogno avesse Hiei di andarci anche a dormire, con quella fascia.
Hiei si spostò e lo baciò sulla guancia, poi si ributtò dalla sua parte del letto, senza smettere di guardalo.
“Si sente in colpa per ieri sera...”, pensò Kurama sotto il peso di quello sguardo, sapendo che anche lui avrebbe dovuto sentirsi in colpa, e forse sotto sotto era per quello che aveva deciso di saltare la scuola e passare la giornata con Hiei.
“Dove vuoi andare, oggi?”, chiese Hiei, sempre guardando Kurama negli occhi color smeraldo.
“Possiamo restare a casa, mia madre è via da ieri sera, te l’ho già detto. Non tornerà prima di domani. O vuoi andare da qualche parte?”
“No...basta che restiamo insieme.” disse Hiei, abbassando finalmente lo sguardo, quasi a voler celare il lieve rossore che gli aveva colorato le guance dopo quell’affermazione.
Kurama sorrise di nuovo.
“Allora divertiamoci come una vera coppia.”
“Una vera coppia?” disse Hiei, tornando a guardare Kurama con sguardo incerto. Una vera coppia. Non aveva pensato al loro rapporto in quel modo. Aveva sempre considerato la loro una storia particolare, non certo riassumibile col termine “una vera coppia”.
“Sì, una vera coppia. Colazione, stiamo insieme qualche ora, poi pranziamo, stiamo ancora un po’ insieme, poi cena e bagno tardi, alle undici o a mezzanotte. Una vera giornata da coppia. Cosa ne pensi?”
Hiei sorrise, un sorriso beato da bambino.
“D’accordo.”
Kurama gli si avvicinò, lo baciò su una guancia e, in un orecchio, con la sua intonazione più suadente dettata dal suo ego di Youko, gli sussurrò: “Allora resta qui, porto la colazione a letto”.
Hiei arrossì di nuovo, con un brivido lungo la schiena.
Kurama si alzò, con ancora addosso i soli pantaloni del pigiama, dopo che Hiei aveva distrutto il resto la sera prima.
Quando Kurama fu uscito dalla stanza, Hiei si soffermò a pensare alla sua figura, abbracciandosi le ginocchia e stringendosele contro il petto.
Chiuse gli occhi, e nella sua mente ritrovò i lunghi capelli rossi, gli occhi verdi color smeraldo, le lunghe ciglia nere, quel sorriso dolce che tanto amava veder disegnato sulle labbra rosse e sensuali.
Ripensò al fisico sottile di Kurama, a quanto la sua forza fosse insospettabile, nascosta sotto quella pelle chiara come il latte, sotto quelle braccia esili, sotto le linee sottili dei fianchi e delle gambe e dentro quella voce così dolce.
Già, la sua voce...Kurama riusciva a parlare in modo da metterlo in soggezione, spaventarlo, oppure eccitarlo fino a renderlo i tutti i casi inerme e suo schiavo. Hiei lo sapeva bene, questo.
Quando Kurama si era messo a sussurrargli all’orecchio, la sera prima, Hiei avrebbe voluto prenderlo e farlo suo lì, sotto quella luna, non lasciarlo più, non dover più uscire dal suo abbraccio nè staccarsi dalle sue labbra dal sapore dolce...
Ormai sapeva che non era tutta colpa di quel Kitsune che dormiva dentro Kurama, sapeva che era innamorato, sentiva di amarlo con tutte le sue forze.
Si stese sul letto, appoggiando la testa sul cuscino dove fino a poco prima aveva riposato Kurama, ed inspirò a fondo l’odore di zucchero e fiori che Kurama lasciava nei suoi vestiti e nel letto, e che Hiei avrebbe riconosciuto tra mille.
 
Kurama tornò nella stanza con un vassoio in mano. Lo appoggiò sulle gambe di Hiei, che intanto lo guardava in silenzio, poi facendo piano per non rovesciare il contenuto delle tazze fumanti si infilò anch’egli a letto, prendendo nuovamente dalle mani di Hiei il vassoio ed appoggiandolo sulle sue gambe. Sorrise. Hiei fissò prima lui, poi il vassoio, su cui stavano due tazze fumanti di cioccolata calda, alcune fette di pane tostate ed una fetta di torta.
Pensò che Kurama conosceva proprio bene i suoi gusti.
“Posso?”, chiese.
“Perchè avrei preparato, altrimenti?” chiese Kurama, stupito da tutta quella gentilezza.
Hiei prese una delle tazze di cioccolata e bevve di gusto, poi mangiò la torta ed il pane tostato. Il fatto che fosse tutto per lui era sottinteso, poichè Kurama non era solito bere più di una tazza di caffè, tè o cioccolata che fosse, al mattino.
Kurama nel frattempo sorrideva fra sè e sè. Quando sapeva di essere osservato, Hiei cercava di mangiare in modo più lento e composto, ma gli riusciva proprio male, data la sua voracità, Kurama lo notava e rideva, sentendo ancora una volta di amarlo anche per colpa di questi particolari.
Quando Hiei ebbe finito, con i piatti vuoti ancora tra le mani si mise a fissare Kurama, che di rimando disse “Come sei strano, stamattina.”
“Non è vero.”
“Sarà...”.
Kurama tolse il piatto dalle mani di Hiei e lo appoggiò sul vassoio che ancora teneva sulle gambe, poi fece per alzarsi, ma Hiei lo trattenne per un braccio.
“Che c’è?”
“Resta qui.”
“Vado solo a rimettere il vassoio in cucina. Torno subito.”
“No. Resta.”
Kurama allora appoggiò il vassoio a fianco del futon e si girò verso Hiei, che nel frattempo si era sdraiato di nuovo, e di nuovo si era tirato le coperte fino al mento.
“Cos’hai stamattina, Hiei? Hai la febbre?” disse, tornando anche lui sotto le coperte.
“No...”, disse Hiei. Possibile che Kurama non capisse che aveva solo voglia di stare un po’ con lui?
Era vero, si sentiva strano quella mattina...si era spaventato di sè stesso la sera prima, e nel frattempo portava ancora nel cuore la ferita dell’aver sorpreso Kurama con quella ragazza, Ukio.
Sentiva un prurito strano agli occhi. Prese Kurama per un braccio e se lo tirò contro, rifugiandosi nel suo abbraccio, e proprio tra le sue braccia cominciò a piangere, sommessamente, senza nessun rumore, ma bagnando il torace di Kurama con le sue lacrime.
“Hiei”...cosa?!”
Hiei lo abbracciò, lo strinse più forte di quanto avesse mai fatto, quasi fosse un aquilone che il vento gli stava strappando via, quasi fosse un ramo a cui appigliarsi precipitando in un burrone senza fondo...era così che si sentiva: gli sembrava di precipitare, in basso, sempre più in basso...
“Hiei?Guardami, Hiei? Cosa succede? Perchè...”
Hiei si alzò di scatto, senza smettere di abbracciare Kurama, e lo fissò negli increduli occhi verdi, facendo gocciolare le lacrime sulle sue guance.
“Tu sei mio, Kurama! Mio, e di nessun altro! Hai capito? Non ti permetterò di andartene, non puoi, io non te lo permetto!”
Singhiozzava, e forti tremiti gli scuotevano la schiena e le spalle, mentre appoggiava le labbra bagnate di lacrime salate a quelle di Kurama.
Kurama gli passò il dorso della mano sotto gli occhi rossi di pianto, asciugando le lacrime che copiose scendevano sulle guance. Adesso sì che si sentiva in colpa. Quella storia aveva colpito Hiei nel profondo e lui non se n’era nemmeno accorto.
“Perdonami, Hiei, perdonami...ti amo da morire, ti amo Hiei ti amo!”
Parlava ad alta voce, e piangeva anche lui, piangeva sia di gioia che di dolore, piangeva per sè e per Hiei.
Un quarto d’ora dopo, Kurama si era addormentato.
Hiei sistemò le coperte in modo che Kurama non prendesse freddo, poi si alzò ed andò in bagno per sciacquarsi gli occhi, intorpiditi dal pianto.
Fu allora che la porta suonò.
“E adesso cosa faccio?!” si chiese Hiei.
Si asciugò la faccia e scese al piano di sotto, pensando che avrebbe guardato dallo spioncino della porta, ma quando fu davanti a questa si accorse con disappunto e vergogna che non ci arrivava. Non trovò altra soluzione che aprire la porta.
Dall’altre parte, una ragazza coi capelli neri, esattamente del colore dei suoi, avvolta in un cappotto marrone.
“Ukio!” Disse impulsivamente, rendendosi improvvisamente conto di avere i capelli ancora scompigliati dal sonno e, per di più, di avere addosso solo i pantaloni nonostante fosse pieno inverno.
“Mi conosci?”, chiese lei, stupita.
“Sì...cioè...di vista...” fece lui, chiedendosi il perchè di tutto quell’imbarazzo.
“Cercavo...cioè...è in casa Shuichi, volevo dire il senpai Minamino?”
“Lui...veramente...”
“UKIO!”
Kurama stava lì, dietro ad Hiei, anche lui a torace scoperto, la faccia incredula e l’espressione imbarazzata.
“Shuichi...” fece lei di rimando, abbassando lo sguardo in un moto d’imbarazzo.
Hiei si girò, superando Kurama che intanto gli rivolse uno sguardo involontariamente triste, mentre raggiungeva la porta dove lo aspettava Ukio.
“Cosa ci fai qui?”, riuscì a sentire Hiei, poi si chiuse la porta della cucina dove era entrato alle spalle.
Si disse che si doveva calmare quel battito ansioso che gli stava lacerando il petto, che non doveva farsi annebbiare i sensi dalla gelosia, che non doveva fare nulla di azzardato.
Kurama poteva fare quello che voleva della sua vita.
Si avviò verso la credenza e prese una tazza, la riempì d’acqua e si sedette sul tavolo.
Sì, Kurama poteva fare quello che voleva. Quello che voleva, e lui non avrebbe potuto dire niente.
La tazza gli esplose tra le mani.
Doveva averla scaldata senza volerlo, e ora gocce di sangue e schegge di vetro costellavano il pavimento ai suoi piedi.
Non fece nulla, rimase lì a guardare le sue stesse ferite che gocciolavano, pensando se anche il suo cuore si sarebbe ridotto a quello stato.
Pochi minuti dopo entrò Kurama.
“Hiei, cos...OH MIO DIO!”
Kurama si precipitò da Hiei, che si limitò ad ignorarlo, continuando a fissare con la sua solita espressione stanca la sua mano gocciolante.
“Hiei, cosa hai combinato? Possibile che tu non sappia ancora tenere in mano qualcosa di delicato senza romperlo?!Accidenti, non sei più nel Makai, e poi se ti fai male lo sai che devi venire a dirmelo, guarda che pasticcio hai combinato, sei tutto pieno di schegge di vetro e guarda la tua mano!Avanti vieni di sopra che la fasciamo!Ma che roba...”
Le parole di Kurama, frenetiche per lo spavento e per la tensione che ancora aleggiava nell’aria, entravano nella testa di Hiei per uscirne quasi contemporaneamente, non aveva tempo per quei pensieri.
“Sì, neesan...” si limitò a commentare in modo sarcastico, facendo brontolare Kurama con altre parole che stavolta nemmeno udì, mentre veniva trascinato per un braccio verso il bagno.
Quando furono davanti allo specchio, Hiei alzò lo sguardo per guardarsi riflesso mentre veniva medicato da Kurama, seriamente preoccupato per la sua mano in pessime condizioni.
Il kokuryuha era ora in bella vista, per fortuna la ferita sulla mano di Hiei non l’aveva scalfito o avrebbe sentito male per settimane e settimane.
Kurama medicò e fasciò la ferita di Hiei, mentre nella mente di questo continuava a farsi strada lo stesso pensiero: che cosa era successo tra quei due pochi minuti prima?
Non era disposto a farsi avanti per primo: Kurama doveva dirgli qualcosa spontaneamente, di questo era convinto, era un modo di metterlo e di mettersi alla prova.
Stupido orgoglio, l’attesa lo stava divorando...
“Ecco, ho finito.” Disse Kurama, facendo un nodo minuscolo, come piaceva ad Hiei, alla fine della benda che aveva avvolto intorno alla ferita e al kokuryuha sul braccio di Hiei.
“Grazie” borbottò Hiei, e si riavviò verso la camera da letto. Che ora era? Appena le sette e venti...quanto ancora avrebbe dovuto aspettare perchè Kurama parlasse? Come poteva non vedere il tarlo della gelosia e della curiosità che lo stava divorando lentamente?!
“Io vado a pulire di sotto, tu mi aspetti qui?” chiese Kurama, sperando che Hiei andasse di sotto a fargli compagnia.
“Sì...” disse invece Hiei, deludendo le sue aspettative.
Kurama si avviò allora per le scale, Hiei lo udì percorrerle e chiudersi alle spalle la porta della cucina.
Rimasto solo nella camera di Kurama, istintivamente si avviò verso l’armadio dove Kurama teneva la scatola rossa che aveva già avuto modo di aprire una volta.
La tirò fuori quel poco che bastava per aprirla, cosicchè se avesse udito Kurama sulle scale avrebbe potuto richiuderla in fretta e furia e far finta di niente, e ci infilò dentro una mano, tirando fuori qualcosa a casaccio, neanche fosse un bambino che fruga nell’armadio della sorella maggiore alla ricerca di qualcosa da rubare per ricattarla in qualche modo.
Quello che si ritrovò tra le mani era un diario. “Shuichi’s”, c’era scritto sulla copertina, come sulla scatola rossa.
Lo aprì alla prima pagina.
La data era di quattro mesi prima, due mesi dopo che se n’era andato per tornare nel Makai.
“Mi manca, mi manca da morire, sto impazzendo, sto scoppiando, Hiei Hiei dove sei?
Farei bene a cercare di distrarmi in qualche modo, o questa fitta nel cuore mi ucciderà...”
L’intera pagina, e le pagine seguenti, che Hiei lesse a saltelli, raccontavano in pratica di quando Kurama si era fidanzato con Ukio, e i motivi per cui l’aveva fatto parevano proprio quelli che Kurama gli aveva riferito. Hiei si sentì rincuorato.
Decise poi di andare verso le ultime pagine scritte, chiedendosi che data portassero. L’ultima pagina era del giorno prima.
“L’ho fatto.Mi ero ripromesso di non farlo ma l’ho fatto di nuovo. Sono andato a letto con Ukio. Ma questa era l’ultima volta. L’ultima, lo giuro. Per Hiei, è per Hiei che devo resistere. Per Hiei. Ti amo Hiei, ti amo, non sai quanto ti amo...”
“HIEI!”
Dietro il Jaganshi, un furente Kurama scrutava con occhi infuocati la scena che gli si parava davanti: qualcuno stava leggendo il suo diario, qualcuno aveva violato la privacy silenziosa della scatola rossa, e quel qualcuno era Hiei, che, atterrito, richiuse il diario di scatto, come se ormai servisse a qualcosa.
“HIEI, QUELLO E’ IL MIO DIARIO! CHI TI HA DATO IL PERMESSO DI TOCCARLO?!”
Kurama gli era addosso, e lo scuoteva per le spalle.
“COSA HAI LETTO, COSA HAI LETTO, STUPIDO KOORIME?!TI AVEVO DETTO DI NON TOCCARE PIU' LA MIA SCATOLA, RAZZA DI CRETINO!”
Kurama aveva le lacrime agli occhi, e Hiei non riusciva a fare altro che stare lì a guardarlo ad occhi sgranati, con aria incredula: non lo aveva mai visto perdere il controllo, non riusciva a crederci.
“RISPONDIMI, COSA HAI LETTO?!”
“Ma...niente...” mentì Hiei abbassando lo sguardo verso il pavimento.
Kurama gli diede uno schiaffo.
Un colpo forte, sulla guancia sinistra, che ferì Hiei più nel cuore che fisicamente.
Rimase lì, fermo ed incredulo.
Normalmente si sarebbe infuriato, avrebbe reagito, avrebbe messo mano alla sua spada e l’avrebbe puntata alla gola di Kurama, ma quel giorno non se la sentiva proprio di reagire; sembrava proprio un vegetale, e come essi era in balia di Kurama.
Kurama si alzò, le lacrime calde che gli rotolavano copiose sulle guance.
“Vado a scuola!” disse, togliendosi furiosamente il pigiama, rimanendo nudo, e afferrando nel frattempo la sua divisa, appesa dentro l’armadio rimasto aperto.
“No!” disse Hiei, afferrandolo per una gamba, dato che si trovava ancora per terra.
“Lasciami!” disse Kurama, scrollandoselo di dosso.
Hiei si alzò, afferrò Kurama per le braccia da dietro, ma la differenza di altezza fece sì che Kurama perdesse l’equilibrio cadendo addosso ad Hiei, ed entrambi si ritrovarono per terra.
“E mollami!” urlò Kurama, cercando di scivolare via dalla presa di Hiei, che nonostante fosse schiacciato sotto la sua schiena non lo lasciava andare.
Sembravano due bambini che fanno la lotta per terra, come si fa ridendo a cinque anni, peccato che nessuno in quel momento fosse felice.
Alla fine Hiei riuscì a girarsi e a finire sopra Kurama, che venne così immobilizzato.
“Non ci vai...a scuola...” disse Hiei ansimando, tenendo per i polsi Kurama, piangente e pure lui col fiatone, e per di più nudo.
Hiei si accorse che la solita reazione indesiderata si stava innescando, doveva spostarsi in fretta perchè Kurama non se ne accorgesse, ma chiarire le cose aveva la priorità su qualunque altra cosa.
“Lasciami!Lasciami, idiota!”
 Kurama urlava, il viso rosso per il piangere, il continuo strepitare e per l’imbarazzo di trovarsi in quella posizione.
“Vuoi stare fermo?!” urlò Hiei.
“Tu lasciami! Me ne voglio andare, non ti voglio più vedere!”
Quelle parole furono come una spada nel cuore per Hiei, ma non aveva intenzione di mollare la presa, qualunque cosa accadesse.
“Non me ne frega un accidente, o ti calmi o io non mi sposto!”
Il torace sudato di Kurama si alzava ed abbassava velocemente, mentre questo strepitava per l’ennesima volta.
Poi, ad un tratto si accorse di quello che Hiei stava cercando di nascondere, e senza volerlo, per un gesto spontaneo, si girò di scatto a guardarlo con aria imbarazzata.
Hiei capì, e voltò la testa di lato avvampando, senza comunque spostarsi da dov’era.
“Se sei nudo...non è mica colpa mia...te lo avevo detto io di stare fermo...”
Kurama si fermò, guardando anche lui da un’altra parte.
“Che cosa...hai letto?” disse Kurama dopo qualche secondo, la voce piena di rabbia e imbarazzo.
“Che cosa hai detto a Ukio?”
“Ti ho chiesto una cosa, rispondimi!”
“Rispondimi tu!”
Senza accorgersene, erano tornati a guardarsi negli occhi.
“L’ho lasciata, Ukio, cosa avrei dovuto fare, deficiente?! Di sicuro lei mi portava più rispetto di quanto me ne porti tu!”
“Ah, è per venire a letto con te bisogna essere tuoi schiavi, ho capito!” dopo aver detto questo, Hiei voltò di nuovo la testa. Come gli era venuto di dire una cosa simile?!
“Bene, adesso almeno so cosa hai letto, e cosa ne pensi di me!”
“Sai benissimo che le cose non stanno così!” sbraitò Hiei, mollando finalmente la presa ed alzandosi in piedi. Uscì dalla stanza a passo deciso, sbattendosi la porta alle spalle.
Kurama era rimasto lì, sul pavimento, col volto ancora rosso e i battiti del cuore ancora accelerati.
Lentamente si trascinò sul futon, sotto le coperte, e non fece nemmeno in tempo a nascondere la testa tra i cuscini che esplose in un pianto disperato.
Hiei, appoggiato contro la porta lì fuori, perchè di andarsene non aveva avuto il coraggio, ascoltava, le mani strette a pugno cercando di controllare la rabbia.
Passò qualche minuto, e ad un certo punto sentire la persona che amava piangere così a dirotto gli stava lacerando il cuore così tanto che non ce la fece più, ed entrò nella stanza.
Si sedette sul futon, sapeva che Kurama l’aveva sentito entrare, ma comunque continuava a piangere.
“Kurama...”disse, mettendogli una mano sulla testa, in un’inesperta carezza.
Kurama lo ignorò. Proprio non ci riusciva a smettere di piangere.
“Avanti, Kurama, guardami!Dì qualcosa!”
Kurama alzò la testa dal cuscino, quel poco che bastava a voltarla verso Hiei.
Hiei lo guardò. Il viso di Kurama era ancora più rosso di prima, le lacrime e il sudore avevano resa lucida la sua pelle e bagnato la sua frangia, che così restava attaccata in ciuffi scomposti sulla fronte, i grandi occhi verdi erano ormai segnati dal pianto ed avevano l’espressione più triste che Hiei avesse mai visto.
Sorrise. “Guarda come ti sei conciato...” disse, prendendo il viso di Kurama tra le mani, cosa che lo Youko gli lasciò fare senza opporsi.
Kurama si girò, continuando a non fissare Hiei negli occhi, mentre questo gli asciugava le lacrime con la mano stranamente fresca.
Hiei si avvicinò al viso di Kurama, che finalmente lo guardò negli occhi, e gli ravvivò i capelli bagnati sulla fronte, passandoci una mano.
Baciò Kurama, prima sulla fronte, poi in mezzo agli occhi, sulla punta del naso ed infine sulle labbra, un lungo bacio che sperava Kurama ricambiasse, e fortunatamente così fu.
“Avanti...” disse Kurama qualche minuto dopo, mentre ancora una volta si tenevano abbracciati, “è ora di chiarire le cose.”

 


Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions