Staring at the Sun
Cap. II
di Unmei
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Gojyo già dormiva, russando sommessamente e forse anche Hakkai si era ormai assopito….. e lui dopo tre giorni, infine, aveva ceduto ed era passato al sedile posteriore dell'auto, accanto a Goku. Ciò non durante il viaggio, alla luce del sole (per un motivo non ben chiaro persino a lui stesso ancora non riusciva ad accettare la cosa), ma per la sosta notturna.
Dormire dietro non era più comodo che sui sedili anteriori, però poter condividere coperta e calore con la sua scimmia sembrava più confortevole del previsto; anche il peso di Goku sul braccio, che stava usando come cuscino, non lo disturbava. Anzi….. era rassicurante, ed in quel momento di quiete non si sentiva nemmeno spaventato o preoccupato dall'intensità di ciò che stava vivendo; sembrava la cosa più logica del mondo.
Se solo le cose avessero potuto essere sempre così tutto sarebbe stato più facile.
Se solo le parole e i sentimenti non gli si fossero strozzati ogni volta in gola avrebbe potuto regalare giorni molto più sereni a quel ragazzo.
Teneva lo sguardo fisso sul cielo scuro, privo di luna ma impreziosito da stelle di una lucentezza che non ricordava d'aver mai visto, e provò un acre senso di colpa e vera e propria vergogna di sé. Dormire l'uno vicino all'altro….. lo aveva negato molte volte a Goku, con parole cattive e con una freddezza che non provava veramente.
E invece….. era davvero bello.
Bello esattamente come aveva sempre sospettato, anche quando bruscamente ordinava alla sua scimmia di sloggiare.
Si girò su un fianco, cingendo Goku con un braccio e tirandolo ancora più vicino, rimpiangendo ora la comodità di un letto e la privacy di una stanza da condividere per tutta una notte, pentito d'aver sprecato così stupidamente quelle occasioni. E aveva anche un'incredibile voglia di spogliare la sua scimmia e farci l'amore fino a crollare, senza un filo di fiato o d'energia in corpo.
Forse avrebbe potuto svegliare Goku, prendere lui e la coperta e trovare un posto tranquillo tra gli alberi, rubare un po' di tempo per loro come non avevano avuto occasione di fare negli ultimi giorni….. ma il ragazzino si era annidato ancor più strettamente contro di lui e sognava così beatamente che sembrava un peccato destarlo, per qualunque motivo.
In fondo il piccoletto stava godendosi per la prima volta ciò che tanto desiderava: dormirgli accanto….. anzi, avrebbe fatto meglio a cercare di riposare anche lui, che ormai la notte era fonda e non gli restavano molte ore prima dell'alba.
Poggiò la testa contro quella di Goku e chiuse gli occhi, abbandonandosi al sonno.
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"Ho fame, tanta! Una fame terribile! Se non mangio subito qualcosa morirò, ne sono certo!"
"Prima di pranzo non avrai altro! Ci sono rimaste poche provviste e non è il caso di farle sbranare da te."
"Ma mi fa male la pancia, Sanzo! È vuota!"
"Ovvio, per abbinarsi alla tua testa."
"Uffa!"
Si lagnò l'affamato, con lo stomaco che gli gorgogliava in sottofondo. Sanzo alzò un angolo della bocca in un tenue sorriso; sarà stato l'effetto della notte passata vicini, ma non si sentiva irritato da quelle lamentele, nonostante le apparenze. Buon per Goku, finché durava.
"Tieni a bada l'appetito ancora per un po’: vedo all'orizzonte le mura di una città."
"Sanzo ha ragione - continuò Hakkai - per ora si scorgono appena. Se vuoi posso accelerare, così faremo prima."
"Oh sì! Ti prego, ti prego!"
Implorò, agitandosi impaziente.
Una scena di routine, uguale a tante altre…..
Fino ad un certo punto.
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Le mura maestose che scintillavano davanti a loro erano di un immacolato candore, e come neve riflettevano la luce, risultando quasi abbaglianti; bisognava distogliere gli occhi per non provare fastidio.
E poi erano lisce, completamente, simili a vetro….. prive di qualsiasi appiglio, altissime. Generavano soggezione, e l'idea che gli abitanti che vivevano all'interno non amassero particolarmente gli stranieri, volendosi da loro separare con quella barriera che sembrava un muro svettante di spesso ghiaccio.
"Una fortificazione così imponente….. non trovate strano che non si vedano sentinelle in giro?"
"Non è escluso che ci siano, ma che noi non riusciamo a scorgerle, Goku. Piuttosto è il fatto che non si veda traccia di un'entrata a darmi da pensare: siamo sulla strada principale, ma davanti a noi non si apre nemmeno una fenditura. Dovrebbero esserci le porte della città."
Spiegò Hakkai, poggiando una mano sulla parte di pietra davanti a sé, e sentendola tiepida; gli diede una sensazione di formicolio lungo il braccio.
"Non sarà mica una città abbandonata?"
Domandò la scimmietta, in preda al terrore di veder rimandato il lauto pranzo a cui bramava.
"No….. la forza spirituale è molto forte, qui. Questa barriera non è solo fisica, è impregnata di ki."
"L'hai avvertito anche tu, Sanzo?"
"Mhh. Sono praticamente certo che ci stiano tenendo sotto tiro."
"Ma se così fosse perché non fanno nulla? Ai viaggiatori puoi spalancare le porte, o cacciarli se sono sgraditi, addirittura attaccarli….. perché lasciarci qui senza nemmeno farsi sentire? Che cosa aspettano? Tutto questo non mi ispira fiducia."
"EHIIIII, DI CASAAA!!!!!!! PER FAVORE, FATECI ENTRARE! VOGLIAMO SOLO TROVARE UN RISTORANTE E MANGIARE!"
Goku, del tutto sordo al ragionamento appena espresso da Gojyo, si stava sbracciando per attirare l'attenzione di non si sa bene chi. Quella di Sanzo l'ebbe sicuramente, sotto forma di impietosi colpi di harisen.
"Stupida scimmia, ti sembra il caso? Dannazione, dovrei chiuderti nel bagagliaio invece di lasciarti andare in giro senza guinzaglio!"
"Che maaaaleee! Cattivo, perché mi picchi, io volevo solo essere d'aiuto!"
"Possibile che dobbiamo sempre farci riconoscere?"
Sbuffò il kappa, con tono affettatamente tediato. La schermaglia sarebbe andata avanti, se ad un tratto, dinanzi a loro, non si fosse aperto su quelle mura candide un portale.
Un giovane di languida bellezza li osservava, dalla soglia; era come un'apparizione, immobile; solo i suoi lunghi capelli nerissimi si muovevano leggeri, scossi dalla brezza. Li osservava con occhi che sembravano di lucido giaietto, ma il gruppo si rese presto conto che tutta la sua attenzione era concentrata su Sanzo.
Restò così, pensieroso, e quando fece qualche passo in avanti, fu ancora senza parlare. Si mosse nella sua veste ricamata con una tale grazie che pareva avanzare senza nemmeno toccare terra.
Si fermò a poca distanza da Sanzo, sempre continuando a fissarlo, muto; inaspettatamente anche il bonzo sembrava attendere che succedesse qualcosa, lui che normalmente avrebbe puntato la pistola contro chiunque avesse provato ad avvicinarglisi troppo.
Poi finalmente il giovane parlò, la sua voce era un caldo velluto, increspato dall'incredulità.
"Per gli dei."
Disse.
"Per gli dei."
Ripeté.
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"Perdonate il mio comportamento, devo esservi sembrato scortese. Ero solo molto sorpreso, e spero di fare ammenda offrendovi di che rinfrancarvi, non appena la servitù avrà preparato un pranzo degno. Gradiate del thè, nell'attesa. È yin zhen, il migliore."
Liang, così si era presentato il giovane dai capelli neri, si era dimostrato un anfitrione perfetto; la sala in cui li aveva accolti era lussuosa, elegante ma priva di sfarzi che avrebbero solo dato un'impressione di cattivo gusto. Sembrava aver avuto fretta di attraversare la città per portarli a quel palazzo, e quindi egli stesso aveva preso posto sulla jeep, accanto a Goku, indicando poi ad Hakkai la strada da seguire.
In macchina Gojyo si era scoperto ad osservare troppo attentamente lo sconosciuto, ed era stato infastidito da se stesso; nonostante fosse di bellezza androgina, e per quanto i suoi movimenti fossero più aggraziati di quelli di molte donne che aveva conosciuto, restava un uomo.
Ma quel giovane non sembrava dare peso al suo esame, o a niente altro: era evidente sul suo viso che altri pensieri gli occupavano la mente, e dietro al suo contegno disinvolto si intuiva la tensione. Una sottile inquietudine che persisteva anche nell'elegante e sobria sala in cui li aveva ricevuti.
"Più che perdonarla la dobbiamo ringraziare per l'accoglienza - disse Hakkai, cortesemente - Non siamo abituati ad un tale trattamento….. soprattutto da qualcuno che, a giudicare da questo posto, sembra essere una persona importante."
"Importante? No, affatto! Io non lo sono per niente. Questa è la dimora di mio cognato, è lui quello che conta. L'ho già mandato ad avvisare; sarà qui a momenti, di modo che lo possiate conoscere."
"Perché tanta solerte premura verso quattro viaggiatori come noi?"
Domandò Sanzo, sospettoso e vagamente ostile; Liang restò interdetto per qualche attimo, ma poi scosse la testa senza mostrarsi intimidito dal tono inquisitorio.
"In effetti qui non amiamo molto gli stranieri, ma presto capirete perché siete stati accolti. Temo però che se ve lo spiegassi le mie parole suonerebbero piuttosto insensate, per cui preferisco che vi troviate faccia a faccia con Dewei."
La sua risposta non sembrò avere alcun effetto su Sanzo, ed il giovane si portò la tazza alle labbra, con gesti misurati, bevve un sorso e poi sorrise.
"Il vostro deve essere un viaggio molto pericoloso, se siete così sospettosi nei confronti di chi vi offre ospitalità."
"Diciamo che ci siamo già trovati in situazioni non troppo piacevoli."
Poi si sentirono passi leggeri provenire dal corridoio, le voci dei servi, i loro saluti, segnale del ritorno del padrone di casa.
Si voltarono, curiosi di vedere la persona che avrebbe dovuto spiegare il mistero dello strano trattamento ricevuto; con un rumore sottile la porta scorse, ritraendosi nel muro, e lui comparve.
***
Dewei trovava strano che Liang lo avesse fatto chiamare con tanta urgenza. Non aveva dubbi che il motivo fosse importante o suo cognato non l'avrebbe distolto dal lavoro proprio il giorno in cui si riunivano i notabili della città.
E soprattutto, non avrebbe fatto entrare degli stranieri nella cerchia delle mura.
Posò lo sguardo sugli sconosciuti; un giovane con il monocolo e l'aria tranquilla, un rosso con i capelli lunghi, un ragazzino con un diadema sulla fronte e la bocca sporca di briciole di dolcetti e……
Sentì gli occhi sbarrarglisi e l'espressione farsi incredula, le parole di saluto che avrebbe voluto pronunciare gli si spensero in gola. La sorpresa che vedeva sul volto dell'uomo biondo doveva essere tale e quale alla sua.
I due si osservavano, ed erano a loro volta osservati dagli altri presenti, che erano altrettanto stupiti, se non di più.
Dewei era biondo, i suoi occhi erano viola.
Il suo volto era quello di Sanzo, anche se di qualche anno più maturo, e meno scavato.
Non portava gli stessi di astio e disillusione che tanto spesso solcavano il viso del bonzo….. il suo era sereno, aveva tracce di presenti e passate preoccupazioni ma non era da esse oppresso.
"Spiega."
Disse, rivolto al ragazzo con i capelli neri.
"Beh, non ho niente da dire che tu non possa vedere con i tuoi occhi. Per questo li ho fatti entrare….. ho immaginato che avresti approvato."
L'atmosfera si era fatta densa di attesa; i compagni di Sanzo guardavano il loro amico come se si aspettassero da lui una delucidazione, nonostante fosse chiaro che era proprio lui il più perplesso. Sebbene fosse abituato al freddo ragionamento e all'analisi, trovarsi davanti a qualcuno che era quasi il suo doppio lo aveva spiazzato. Fosse stato un sosia perfetto avrebbe creduto in una trappola, ma quella era una somiglianza profonda eppure non identica…. e che sembrava molto importante per i padroni di casa.
Lentamente Dewei prese posto di fronte agli ospiti, mentre Liang faceva le presentazioni, poi aprì bocca per parlare ma si fermò. Sentiva la gola arsa e desiderava bere qualcosa, ma in quel momento il thè che era stato servito, pur se pregiatissimo, non era di suo gradimento.
"Portami qualcosa di più forte, per favore."
"Lapsang Souchong?"
"Liang, non sono dell’umore – "
"Ho capito, ho capito. Vado a prendere del liquore."
"Portami anche….. quello scrigno."
***
"Sanzo….. Sanzo, ma tu conosci questo signore?"
"Zitto, scimmia!"
Sibilò il bonzo a Goku che si era sporto a sussurrargli in un orecchio….. che razza di atteggiamento! Lui le buone maniere si era sforzato di insegnargliele, ma quella bestiaccia selvatica era poco ricettiva, riguardo l’argomento.
E poi Sanzo non aveva voglia di badare alle richieste di Goku, né prestava attenzione a Gojyo e Hakkai, di cui si sentiva gli sguardi addosso. Continuava a fissare lo sconosciuto, domandasi il perché del rispettivo silenzio….. e del disagio.
Ciò che più lo turbava ero lo choc che sembrava aver colpito Dewei: era tanto forte che ne risentiva lui stesso. Ma perché? Che motivo aveva di essere sconvolto dal loro incontro?
L’uomo bevve velocemente un bicchiere di liquore, poi carezzò, soprappensiero, il bauletto prezioso che si era fatto portare.
"Chiedo perdono ai suoi compagni se il mio comportamento sembrerà scortese, ma ho da parlare da solo con lei, venerabile Sanzo."
Non attese una risposta da parte del gruppo; fece un impercettibile cenno al suo giovane cognato, che prontamente si alzò ancora una volta.
"Il banchetto sarà ormai pronto – annunciò - li accompagno alla sala da pranzo. Poi mostrerò loro i luoghi più belli della città. Va bene per voi tutti, signori?"
In qualche modo nel tono che aveva usato era implicito che così sarebbe stato fatto, loro fossero stati d'accordo o no.
Goku in particolare si sentiva nervoso: la prospettiva di una bella scorpacciata era allettante, ma non capiva il motivo del dover lasciare Sanzo. Di cosa dovevano parlare di così importante? E poi….. ormai anche lui aveva imparato a non essere sempre totalmente fiducioso nel prossimo, soprattutto sapendo che a un sacco di demoni avevano il suo Sanzo come obiettivo. Per divorarlo, per rubargli il sutra che portava sulla spalle o per semplice vendetta, per la fama che avrebbero conquistato uccidendo il temuto Genjo Sanzo Hoshi.
"Io non credo….. preferirei….."
"No, Goku. - disse piattamente il bonzo - Vai a mangiare e cerca di farlo compostamente."
"Ma - "
"Avanti….. Sanzo sa ciò che sta facendo. Penso."
Fece Hakkai, alzandosi e poggiando una mano sulla spalla della scimmietta. Infine Goku acconsentì, ma mentre insieme ai suoi amici usciva dalla stanza non poté fare a meno di lanciare un'ultima, ansiosa, occhiata a Sanzo.
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Fosse stato solo per il suo volto inquietantemente somigliante, per i capelli biondi e fini….. forse avrebbe potuto considerarla cosa una coincidenza. Ma il colore degli occhi, ed il loro taglio un po' obliquo non erano cose che si vedessero tutti i giorni. Rimasero ancora studiarsi cercando di cogliere l’uno nell’altro quanto più possibile, tra curiosità e circospezione, fino a quando Dewei prese la decisione di parlare, come si stesse togliendo un peso.
"Lei….. possiede una cosa uguale a questa?"
Sporse verso Sanzo lo scrigno con il coperchio sollevato; all'interno, su un cuscino di morbida seta color crema stava un rosario buddhista.
Sanzo lo osservò, sentendo una fitta al cuore; una fitta che forse si riflesse anche sul suo volto, perché Dewei osservandolo capì subito che lo aveva riconosciuto. Egli prese l'oggetto tra le mani, in modo amorevole, come fosse stato fragilissimo.
"E' un oggetto prezioso, e raro. Sono perle di giada rossa. Se ne possiede uno uguale la prego, me lo mostri. Se invece così non fosse….. chiuderemo la discussione e procederemo come se nulla fosse stato."
Sanzo si leccò le labbra, aride, domandandosi cosa diamine dovesse fare. Solitamente non avrebbe sbandierato il proprio passato al primo sconosciuto gli si parasse davanti, però….. però quella sembrava una trappola del destino, che si era tesa per i ventitré anni della sua vita, e che ora infine era pronta a scattare.
Doveva infilarsi nella tagliola solo per vedere cosa sarebbe successo?
La voce gli uscì leggermente rauca.
"Non possiedo nulla di simile."
E vide Dewei spiazzato, come se non si fosse aspettato quella risposta.
E poi incredulo, e poi ancora….. deluso. L'uomo abbassò gli occhi e fece per riporre il gioiello nello scrigno, ma Sanzo riprese a parlare.
"Non lo possiedo più, perché è andato in briciole. Tutto ciò che ne rimane è questo."
Senza fretta, con calma irreale, trasse di tasca alcune perle rosse. Le aveva raccolte dopo la morte di Rikudo, scegliendo quelle poche che erano rimaste integre. Non sapeva nemmeno perché lo aveva fatto….. un gesto così assurdo, inutile e sentimentale. Potevano considerarsi, quelle perle, <ricordi>?
Ma un ricordo non dovrebbe aver bisogno di un oggetto tangibile, per esistere……in caso contrario si trattava della peggior forma di attaccamento.
E l'attaccamento era ciò che lui da sempre cercava di combattere.
Dewei si portò una mano al petto, come se il cuore avesse avuto un sussulto doloroso, e poi prese uno dei grani del rosario dalla mano di Sanzo. Lo confronto con quelli che lui possedeva, e restò immobile come se avesse persino cessato di respirare. Parlò con voce soffocata.
"E questo rosario….. da chi lo avevate avuto?"
Un silenzio lungo interminabili secondi, per dire quello che non aveva mai detto a nessuno.
"Non lo so. Lo avevo addosso quando mi trovarono."
Dewei rialzò il viso, che si era fatto ancor più pallido. Disse il nome di Sanzo, ma non quello che tutti gli altri usavano, quello con cui gli era stato presentato.
"Shaiming….."
E poi disse anche.
"…..fratello?"
________________________Continua_____________________________
Postilla sul significato dei nomi:
Liang vuol dire 'buono'
Dewei significa 'nobile'
Shaiming Vuol dire 'luce del sole' (Botta di c*lo assurda cercando i nomi cinesi sul web ^^)