Stake
parte VIII -
Guilt
di Hisoka
Quelle ultime parole non rispecchiavano i
veri pensieri della divinità.
No. Kanzeon sapeva bene che per quell'animaletto selvaggio non poteva
esserci altro sole all'infuori di Sanzo.
Si comportava esattamente come un cucciolo. Era terribilmente affezionato al
suo padrone e mai e poi mai si sarebbe sognato di fuggire, per quanto
potesse subire rimproveri o maltrattamenti egli sarebbe sempre rimasto
accanto a quel sole maledetto. Come quei cani che alla morte del padrone si
rifiutano di mangiare lasciandosi morire.
Dall'alto della sua postazione, la divina Kanzeon aveva da sempre osservato
passo passo l'evolversi dei sentimenti e dei movimenti dei due soggetti e
più li osservava più si rendeva conto di quanto il loro legame divenisse
sempre più inscindibile. Due sole cose non sopportava: l'eterno orgoglio e
testardaggine di Konzen e la debolezza di Goku.
Quelle che erano le principali cause della loro sofferenza. Il nipote era
cambiato rispetto al passato, indubbiamente, ma quel suo carattere schivo e
impenetrabile aveva subito delle trasformazioni in peggio. Il muro che si
era costruito attorno ora rischiava di renderlo prigioniero di se stesso. In
quanto a Goku, era cresciuto, sì, ma la sofferenza per la lunga prigionia lo
aveva reso più debole rispetto al passato, debolezza insita nella profondità
del suo cuore, debolezza che lo faceva apparire sempre e solo come un
bambino bisognoso di contatto, di sicurezza, di amore. Ora molto più che in
passato. Il dolore della solitudine aveva avuto il solo risultato di
logorare la sua giovane anima impedendole di svilupparsi e rafforzarsi...Fragile
come un cristallo rischiava quindi di frantumarsi ogni qualvolta si fosse
trovato a vivere situazioni simili.
Troppo sensibile alle parole... gli era forse rimasto ben poco di quel dono?
Il potere di vedere ben oltre quello che riescono semplicemente a
scorgere gli occhi.
"'Per quanto tempo ancora pensi di poter rimanere il suo sole ?'"
Quella domanda, sepolta in un remoto passato, voleva essere solo una
sfida a Konzen, una sorta di sprone a lottare per seguitare ad essere la
persona più importante per Goku, non era certo una minaccia o un
avvertimento per un possibile tradimento o abbandono da parte di quel
cucciolo... ma uno stimolo ad aprire il suo cuore affinché nulla potesse più
frapporsi tra loro. La divina Kanzeon sapeva perfettamente, fin dal primo
incontro tra quei due, che il loro destino sarebbe stato unico per entrambi.
La purezza di quel moccioso e il colpo di fulmine che l’aveva legato
inesorabilmente a Konzen non sarebbero mai venuti meno. No... quei due non
si sarebbero mai persi.
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“Io non continuerò questo viaggio con te,
domani non partirò assieme a voi!” Quelle parole sembrarono rimbombare
nella radura oscura, tra le fronde semi-spoglie degli alberi, e ancora di
più risuonarono nella mente di chi le pronunciò. Delusione, frustrazione e
rabbia si sovrapposero l'una all'altra creando una miscela esplosiva di
dolore... parole dette ancor prima di pensare che lasciarono in gola un
gusto pungente e amaro arrivando a far avvertire chiaramente una forte
sensazione di nausea. Goku si pentì subito di quelle parole provando paura,
una paura come mai prima ne aveva avvertita. Meravigliandosi per quella
sensazione tanto forte quanto sconosciuta, non si rese conto dei brividi che
il suo corpo cominciò a provare. Un tremore sempre più intenso che lo
costrinse a cingersi le spalle con le braccia.
"Cosa vorresti che ti rispondessi ora?" La domanda inaspettata posta da
Sanzo gli fece sollevare gli occhi, che andarono ad incontrare l'ametista
rilucente dei freddi raggi lunari. Non aveva mai scorto quello sguardo in
lui prima, e non riusciva a capire a cosa stesse pensando il suo maestro in
quel momento... cosa pensasse di lui, cosa provasse per lui. Ora che il
sangue aveva rallentato la propria corsa nelle vene rendendo tutto più
freddo e razionale, Goku cominciava a rendersi conto che anche Sanzo stava
tremando, non solo, i suoi abiti così come il suo corpo erano inzuppati di
acqua e l'aria fredda della notte lo stava lentamente congelando. Solo ora
Goku cominciava a rendersi veramente conto di cosa era realmente successo.
Sanzo si era tuffato in acqua per salvare lui e non il proprio corpo.
Come aveva potuto pensare anche solo per un momento che fosse potuto essere
diversamente?
L'unico calore che provava sul suo corpo sempre più gelido era quello
emanato dalla guancia lesa, calore in grado di fargli comprendere tutta la
preoccupazione di Sanzo per lui. Ma un altro calore più fievole lo avvertiva
sulle labbra, era quasi impercettibile ma la sensazione di qualcosa di caldo
e morbido sembrava essere rimasto su di esse, come lo strascico di una
carezza... e improvvisamente il sospetto di essere stato baciato divenne
certezza.
Sanzo aveva posato le sue labbra su di lui, anche se per salvargli la vita
lo aveva baciato.
Abbondanti lacrime calde presero a scorrere sulle guance bronzee rendendo
quegli occhi dorati ancora più luminosi e splendenti.
"Dimmi di non farlo! Dimmi che mi perdoni. Dimmi che sono una stupida
scimmia..." la risposta uscì flebile nella voce soffocata dal pianto, mentre
chinando la testa e il busto arrivò a sfiorare con la fronte le ginocchia
puntate a terra, in una sorta di genuflessione.
"Non potrei mai impedirti di andartene, questo lo sai bene. Non sarei mai in
grado di trattenerti. No, io... non riuscirei a fermarti se tu decidessi
di..."
"Non dirlo! Non dirlo ti prego. Io... io sono stato uno stupido... non
voglio... non voglio separarmi da voi... non voglio separarmi da te!" I
brividi scuotevano le spalle esili... quel capo chino, quei singhiozzi
repressi suscitavano in Sanzo una fastidiosa sensazione di tenerezza e
protezione. Mai prima aveva provato un simile sentimento...
Un momento. No… non era vero. Era già accaduto una volta, cinque anni prima
se ricordava bene, quando scorgendo le lacrime nel giovanissimo SeitenTaisei
ebbe l'impulso di rassicurarlo che mai l'avrebbe abbandonato. Quella volta
aveva accolto quel piccolo corpo privo di sensi sul suo grembo,
impossibilitato nel fare altrimenti. Il suo cuore glielo aveva dettato, solo
il suo cuore. Sentiva che non poteva negargli il calore di cui necessitava,
e in quell'occasione aveva provato per la prima volta cosa significasse
provare calore. Cosa significasse donarlo. Quella scimmia minuscola e
sconosciuta era riuscita a sciogliere il nodo arrugginito dei suoi
sentimenti come mai nessuno era stato in grado di fare prima.
E ancora una volta si mosse seguendo il cuore, quel cuore che sembrava
assuefatto ad una apparente ed eterna indifferenza. Posò una mano sulla
castana chioma bagnata. Il tocco delicato meravigliò Goku che smettendo di
piangere risollevò il capo incontrando nuovamente gli occhi del bonzo.
Un’espressione di dolce rassegnazione in grado di riscaldargli l'anima. Era
raro vedergli quello sguardo, e la rarità lo rendeva qualcosa di ancor più
prezioso. Goku non riuscì a resistere all'impulso di buttarsi tra le sue
braccia, accucciandosi nel suo petto senza pensare al gesto, senza pensare a
quella che sarebbe potuta essere la reazione dell'uomo. Desideroso solo di
un contatto, di calore umano... di Sanzo. Il bonzo si meravigliò di quell'abbraccio
ma ben presto la sorpresa lasciò spazio alla comprensione: non era il
momento di essere rude con Goku, no... quello non era il momento.
Entrambi avevano appena vissuto dei momenti difficili e la paura di perdersi
aveva acuito i loro sentimenti. Goku aveva bisogno di lui, era raro vederlo
così apertamente fragile e insicuro. Quello che più temeva Sanzo si stava
verificando: l'impossibilità di seguitare a mantenere a freno quelli che
erano i suoi sentimenti, quelli che erano i sentimenti della sua scimmia.
Sentimenti troppo a lungo repressi. Uno starnuto precedette una serie di
altri starnuti. Goku cominciava a risentire in maniera piuttosto pesante di
quel bagno fuori stagione. Poi il silenzio...
Tremante tra le braccia di Sanzo sembrava non riuscire a staccarsi da lui...
la pazienza di quest'ultimo però non era illimitata.
"Ehi scimmia, vedi di scollarti... dobbiamo andarcene da qui se non vogliamo
prenderci una polmonite, la spiegazione della tua bravata me la darai più
tardi..." Ma il silenzio e il giovane corpo sempre più scosso dai brividi
impensierirono Sanzo che non esitò a controllare il volto di Goku
sfiorandolo con una mano. Caldo, era terribilmente caldo... la febbre
sembrava essere comparsa improvvisamente rendendolo semicosciente.
"Dannazione, non ti facevo tanto cagionevole..." Sanzo si sollevò da terra
sostenendo Goku per poi prenderlo in braccio e fare ritorno alla locanda...
ignorando volutamente i brividi di freddo che si sentiva addosso.
Maledicendo tutto quello che stava vivendo e che lo stava inevitabilmente
portando in una strada senza via d'uscita.
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Sanzo entrò nella locanda a passo spedito e
quando sulle scale incontrò Gojyo iniziò a prendere seriamente in
considerazione la possibilità di essere vittima di una qualche potentissima
fattura. Decise d’ignorarlo e strinse più forte il fagotto che teneva tra le
braccia, la cosa ovviamente non sfuggì a Gojyo che si precipitò a chiedere
spiegazioni.
“Che cosa è successo a Goku?” Domandò allarmato.
“Si è fatto un bagno fuori stagione.” Rispose laconico il bonzo che si
diresse in camera sua senza aggiungere altro.
“Come sarebbe a dire un bagno?”
Sanzo non ribatte e dopo aver adagiato la scimmia sul letto si mise alla
ricerca di abiti più asciutti e confortevoli.
“Insomma mi vuoi dire che diavolo succede?” Il kappa detestava la manifesta
indifferenza che il monaco ostentava in quei particolari momenti: ogni volta
che Goku aveva bisogno di cure l’insensibilità del bonzo raggiungeva livelli
inimmaginabili.
“Non rompere!” Lo ammonì con la consueta asprezza ma Gojyo non aveva
intenzione di lasciarsi sopraffare da tanta evidente ottusità e dopo averlo
afferrato con violenza per un braccio lo costrinse a voltarsi verso di lui.
“Adesso è ora che la finisci con quell’aria da so tutto io! C’entri
tu in questo bagnetto fuori programma vero? Non ho il minimo dubbio. Si sa
che tutti i problemi di Goku sono imputabili soltanto a te e alla tua
arroganza.”
'Alla tua assoluta incapacità di amare...'
Sanzo si liberò con uno strattone e a sfuriata conclusa Gojyo si rese
conto di molte cose, prima fra tutte che il pallore del volto di Sanzo e il
suo respiro affannato non erano sintomi di buona salute e poi che i suoi
vestiti erano fradici almeno quanto quelli della scimmia ma invece di
cambiarseli il bonzo lasciava che gocciolassero sul pavimento della stanza e
che si asciugassero direttamente sulla sua pelle.
“Ma stai poco bene anche tu...?”
“Non sono affari tuoi!” ringhiò stizzito il biondo, che prese a cambiare con
cura Goku ancora privo di sensi.
“Questo posso farlo io, va a toglierti quella veste, non sei meno fradicio
di Goku!”
“Non ho bisogno di nulla. Chiama Hakkai!”
Stavolta il rosso non ribatté e decise di mettersi alla ricerca di Hakkai
lasciandoli in prossimità di un’inevitabile e necessario confronto. Sotto le
coperte Goku continuava ad agitarsi tormentato da chissà quali oscuri
incubi. La febbre non accennava a scendere nonostante gli impacchi di
ghiaccio con cui Sanzo cercava di dargli sollievo e nel delirio, il nome che
la piccola scimmia pronunciava con ossessiva regolarità era proprio il suo.
Ciò costituiva per il monaco un gravoso fardello e un ammonimento per il
futuro: avrebbe dovuto imparare a gestire meglio il suo rapporto con Goku,
rassicurandolo e tenendolo a debita distanza. Sapeva bene che non poteva
giocare in eterno con la sorte e che nessun’altra persona avrebbe mai
riempito il suo cuore come Goku, ma la sua debolezza gli impediva di voltare
pagina, di lasciarsi alle spalle il suo doloroso passato accettando Goku
come compagno della sua vita. E poi un tale passo sarebbe stato giusto nei
confronti del ragazzino? Trascinarlo nella sua arida esistenza segnata da
sensi di colpa e tormenti da cui non si sarebbe mai liberato equivaleva a
gettare fitte tenebre su quei luminosi occhi dorati che anelavano soltanto
luce. Presto il suo passato avrebbe finito per divorare anche la purezza del
ragazzo, condannandolo a condividere un inferno senza fine.
Sanzo maledisse Gojyo e di riflesso anche Hakkai per il mostruoso ritardo
che stavano incautamente accumulando e che lo costringeva a perdersi in
pensieri tristi e amari, non si era reso conto che erano passati solo pochi
minuti perché nell’attesa il tempo sembrava essersi dilatato e poi la febbre
cominciava ad indebolire anche il suo fisico e un irritante mal di gola
completava il quadro della situazione.
“Sanzo... scusami per quello che ti ho detto...”
Il monaco guardò il ragazzino che aveva appena ripreso conoscenza e si
specchiò in due grandi occhi velati di pianto.
“Tsk. Invece di accampare inutili scuse vedi di evitare simili
stupidaggini.” Il tono era freddo e acuminato come sempre e Goku sentì un
nodo alla gola mentre si scontrava contro quelle ametiste gelide e
indifferenti. Era colpa sua, era stato lui ad allontanarlo, a dirgli che non
voleva più fare quel viaggio e adesso si meritava tutto il suo disprezzo…
però se Sanzo gli avesse chiesto di tenere fede alle sciocche parole
pronunciate in quel boschetto, che cosa avrebbe fatto?
Come si sarebbe dovuto comportare? Cercò di mettersi seduto ma il monaco lo
costrinse nuovamente sotto il plaid.
“Ma che diavolo vuoi fare? Vuoi prenderti una polmonite? Ne ho abbastanza
dei tuoi colpi di testa, devi smetterla di comportarti come un bambino. Sono
stanco di farti da balia.”
Goku ingoiò a fatica mentre quelle parole ferivano il suo giovane cuore;
Sanzo era stufo di averlo fra i piedi, non era più un bambino perciò poteva
anche andarsene… al monaco non importava nulla del suo destino? Possibile
che non desiderasse rimanergli accanto? Goku non riusciva nemmeno a
immaginare un’esistenza lontana dal suo salvatore, perché aveva bisogno
della sua luce, del calore del suo sole al risveglio dopo una notte piena
d’incubi, al fianco di ogni dura battaglia e davanti ad una tavola
imbandita... tutto questo il suo Sanzo doveva saperlo, doveva capire quanto
avesse bisogno di lui per farsi largo nella vita, per non tornare in una
fredda immaginaria prigione di roccia.
Il bonzo stava lasciando la stanza quando si sentì afferrare per le spalle,
Goku appoggiò la fronte sulla sua schiena mentre due braccia esitanti gli
circondarono la vita in un ultimo estremo tentativo di salvezza.
“Non lasciarmi...”
Sanzo rimase immobile nell’abbraccio del ragazzo, un abbraccio imbevuto di
un amore così dolce e sincero da suscitare in lui un pericoloso moto di
tenerezza che avrebbe dovuto rifiutare, rinnegare, sconfessare. Ma la paura
di perderlo era ancora troppo viva nel suo cuore per permettere alla ragione
di prendere il sopravvento e senza rendersene pienamente conto si ritrovò a
ricambiare quell’abbraccio sperando che i battiti accelerati del suo cuore
non rivelassero ciò che tentava disperatamente di nascondere a tutti,
persino a se stesso. Goku lasciava che le lacrime scendessero liberamente
sul suo viso, erano lacrime di gioia: il suo Sanzo lo stava stringendo tra
le sue braccia e tutto il resto non aveva importanza, ma l’idillio durò poco
perché all’improvviso e senza alcuna spiegazione Sanzo lo scostò bruscamente
da se e gl’intimò di tornare a letto. Non avrebbe ceduto, non poteva
permettersi di cedere nemmeno davanti a quegli occhi tanto belli, sentiva
quel sentimento crescere dentro al suo animo a dispetto di tutte le sue
promesse e di tutti i suoi propositi, ma non poteva rinnegare in questo modo
ciò che era… non voleva ricordarsi del tepore che provava quando Goku gli
regalava uno dei suoi sorrisi e non voleva nemmeno rammentare cosa provasse
lui quando da piccolo sorrideva al suo maestro, non una smorfia tirata e
cinica ma un sorriso luminoso che può nascere soltanto dal cuore.
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“Ci risiamo.” Commentò la divina Bosatsu
mentre sorseggiava una nuova variante di the indiano.
“Credo che quei due non s’incontreranno mai.” affermò sconsolato Jiroushin.
“Come mai quell’aria rassegnata? Stai vincendo la scommessa, dovresti
esserne felice!”
“Lo so ma…”
“Ma?”
“Non so perché ma mi piacerebbe vedere Konzen e Goku felici…”
“Stai diventando sentimentale, non avevi parlato di sacrilegio riguardo alla
loro unione?”
“Ehm, sì però... forse avevate ragione.”
La risata del kami riecheggiò nella stanza.
“È ovvio che io abbia ragione, io ho sempre ragione, ma non temere:
non perderò questa scommessa, dovrai cominciare a raccogliere le mie
ordinazioni per il sakè di Edo!”
Jiroushin abbassò il capo sconfitto, era buffo notare che la divinità della
misericordia avesse in realtà la sensibilità di una roccia!
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Goku era tornato a letto, un silenzio
irreale avvolgeva la stanza, il ragazzino fissava sconsolato il soffitto
mentre Sanzo leggeva svogliatamente un quotidiano della sera prima, la
tensione tra i due era evidente e il monaco decise di porre fine a quella
farsa, ovviamente a modo suo.
“È ora di smetterla, Goku!”
L’oro annegò nella fredda ametista.
“Smettere cosa?”
“Non hai nessuna speranza, non può esistere una cosa simile!”
Il bonzo non seppe mai da dove gli fosse venuta fuori quella frase, troppo
simile ad un lapsus freudiano per non esserne imbarazzati.
“Questo lo so anch’io, non sono così stupido come credi.” L’espressione del
suo viso lasciava trasparire tutto il dolore che in quel momento stava
provando, un rifiuto da parte di Sanzo era ovvio come il succedersi delle
stagioni, eppure una conferma così evidente fece tremare ogni fibra del suo
corpo mentre le lacrime tornarono a bruciare le palpebre e a imperlare le
lunghe ciglia castane.
Sanzo si morse le labbra, vedere la sofferenza sul viso del ragazzo era
stranamente doloroso, l’aveva visto altre volte triste e abbattuto ma adesso
sembrava che la sua luce si fosse spenta per sempre, era consapevole di
esserne la causa e doveva porvi rimedio. Immediatamente. Una mano gentile si
posò leggera sulla sua fronte e i loro sguardi s’incontrarono nuovamente.
“Faresti meglio a riposare, invece di chiacchierare…”
Il tono della sua voce era caldo e sereno e Goku avrebbe voluto veramente
prestare ascolto a quelle parole, ma l’urgenza di quello che aveva da dire
non poteva aspettare oltre.
“Perché? Perché non me l’hai ancora detto?”
“Detto cosa?”
“Che vuoi che io ti rimanga accanto…” mormorò affranto senza guardarlo in
faccia.
“Sai benissimo che tra noi non c’è nessun patto.”
Goku strinse con forza le lenzuola e una lacrima solitaria rigò la sua
pallida guancia.
“Ma io ho bisogno di te..."
“Non dovresti avere bisogno di nessuno, i legami rendono le persone sciocche
e deboli, mi sembra di avertelo già detto...”
Goku sollevò i suoi grandi occhi ambrati e parlò con voce ferma e triste
dando forma alla domanda che si portava dentro da un’intera vita.
“Allora perché… perché mi hai liberato? Perché mi hai portato con te allo
Shayoden? Perché continui a prenderti cura di me?”
Sanzo fu preso alla sprovvista, sebbene sapesse che prima o poi sarebbe
successo, sperava di rimandare parole e spiegazioni a tempi più maturi che
nell’ottica del bonzo significava mai. L’entrata di Hakkai e Gojyo lo salvò
in extremis. Hakkai, dopo aver visitato Goku, sentenziò che un po’ di riposo
e qualche aspirina lo avrebbero rimesso in piedi nel giro di poco tempo.
Al ragazzo non sfuggirono le precarie condizioni di Sanzo e gli
suggerì di andare a riposare in un’altra stanza, ma il biondo disse che
quella era la sua camera e non aveva la benché minima voglia di trasferirsi,
tanto più che quella era la stanza migliore della locanda, e senza
aggiungere altro rientrò nella sua camera.
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Goku aprì gli occhi, chissà quanto aveva
dormito... sicuramente la sonnolenza era dovuta alle medicine di Hakkai. Si
voltò e trasalì quando accanto al suo cuscino trovò Sanzo beatamente
addormentato. Il ragazzino indugiò per un lungo istante su quel viso così
bello e perfetto da non sembrare neppure umano e si avvicinò finché poté
sentirne il respiro caldo e regolare sulle proprie labbra. A quel punto il
cuore prese a galoppare incontrollabile dentro al suo petto mentre il sangue
circolava impetuoso nelle vene.
“Vorrei… vorrei tanto che tu capissi quello che provo… io lo so… so
perfettamente perché voglio rimanerti accanto…”
Dita sottili seguivano i suoi lineamenti e senza pensare alle possibili
conseguenze, Goku lasciò che l’istinto prendesse il sopravvento e posò
dolcemente le sue labbra su quelle del monaco ma quando scostò il suo viso
due iridi viola lo puntavano, stavolta con un’espressione assolutamente
indecifrabile.
Continua
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