Stake
parte VI - Booze up
di Hisoka
"Che diavolo stai
combinando, stupida di una scimmia? " la voce giovane e squillante del bonzo
attirò l'attenzione del Venerabile Goku che, voltandosi lentamente, mostrò i
chiari segni di quella che sembrava in tutto e per tutto una sbronza con i
fiocchi. Il volto si presentava rosso come rarissime volte si era potuto
scorgere sul viso di Sanzo, gli occhi lucidi e l'equilibrio instabile.
L'ametista tremante e annebbiata ci mise un po' per mettere a fuoco il
soggetto...
"Ma guarda che strano... vedo un altro me!" sbiascicò con voce impastata.
"Ma che cavolo vai dicendo, razza di idiota?" una vena pulsante fece
capolino dal diadema.
Cominciando a ridere sotto l'effetto dell'alcool, Goku dimostrò chiaramente
di non starci più con la testa. Sanzo si avvicinò afferrandolo per un
braccio e spostandolo in modo da poter vedere quanto sakè fosse arrivato a
bere.
"Tre... quattro bottigliette? Si può sapere come ti è venuto in mente di
metterti a bere in un momento simile? Anzi: come ti è venuto in mente
proprio di bere? Non ci sono momenti adatti a te per una cosa del genere,
baka! " gli sequestrò il contenitore mezzo vuoto che aveva ancora nella
mano, non senza riceverne lamenti di protesta.
"Nooo, ridammelo! È tanto buono e così caldo... finalmente sento il
calore..." allungò il braccio per riprendersi quanto gli era stato appena
tolto ma Sanzo lo bloccò con mano decisa.
"Cavolo, proprio ora dovevi combinare un pasticcio simile, come se non
avessimo già abbastanza problemi."
"Problemi?? Hic... aaahh siiii, i problemi, quelli sì che sono un problema
-hic- eh eh eh eh!" Goku, ilare, cercava di sfuggire alla sua presa ma
questa volta Sanzo si ritenne perfettamente in grado di gestire il fisico
della scimmia sfoderando la forza necessaria per non lasciarselo scappare.
Allo stesso tempo pensava che se Gojyo e Hakkai fossero arrivati in quel
momento sarebbe stato difficile dare loro una decente spiegazione a quanto
stava avvenendo. Con questi pensieri in mente sospinse Goku verso il letto
dove lo costrinse a sedersi.
"Sanzo? Tu... sei Sanzo! -hic- Ah sì, ora ricordo... ci siamo scambiati i
corpi -hic- però non è cambiato niente... eh eh eh!"
"Stai zitto stupido! Vedi di sdraiarti e farti un sonno. Quando ti
risveglierai non la passerai liscia te lo assicuro!" il tono minaccioso e lo
sguardo arcigno sembrarono non esercitare alcun effetto sull'interlocutore.
" ...già, non è cambiato proprio niente! -hic- Il Buddha è sempre presente
ma gli uomini da svegli non possono vederlo -hic- …nel fulgore dell’alba, in
assenza d’ogni umano rumore -hic- egli appare indistintamente nei sogni
-hic- Non è divertente ? -hic-"
Sanzo restò sorpreso nel sentir citare i versi del sutra del Loto,
chiedendosi dove Goku avesse potuto apprenderli... poi si ricordò le parole
di Gojyo: la predica, quella bakasaru aveva tenuto una predica a qualcuno...
facile quindi che quelle parole le avesse sentite da quel qualcuno.
"Bene, ci mancava solo che ti mettessi a predicare ora, tsk, razza di
bakasaru..." spinse per le spalle Goku costringendolo a coricarsi, e una
volta riuscito nell'intento di farlo sdraiare con un gesto istintivo ma
tanto lontano da lui, passò una mano sulla fronte calda spostando i ciuffi
di capelli dorati... all'improvviso provò una fitta al petto scorgendo nello
sguardo d'ametista un'espressione insolita per quel volto a lui più che
familiare, intimo...
Una tristezza profonda...
Quegli occhi erano al limite del pianto... oppure era solo un'impressione ?
"Sanzo... ho freddo!" con le braccia Goku colse di sorpresa il bonzo che si
ritrovò abbracciato per il collo, trascinato giù a forza tanto da arrivare a
perdere l'equilibrio per precipitare goffamente con il volto nella
morbidezza del cuscino.
" Baka sar..." solo allora Sanzo lo notò.
Tremava! Goku stava tremando, il suo corpo però era caldo, tanto da sembrare
che bruciasse per la febbre.
"Ho freddo... ti prego... stammi vicino... anche solo per poco." Un sospiro
sofferente sfiorò la chioma castana di Sanzo provocandogli una sorta di
turbamento interiore e fisico.
Lo sentiva... avvertiva chiaramente che in Goku c'era qualcosa che non
andava.
Stava soffrendo?
Perché?
Cos'era che lo faceva stare così male? Sanzo accettò l'abbraccio di Goku per
pochi secondi, più per la sorpresa che non per volere, dopodichè cercò di
staccarsi da lui per riportarsi in piedi.
Goku lo lasciò ma quando Sanzo incontrò nuovamente i suoi occhi si
meravigliò ancora di più nello scorgervi le lacrime.
"Insomma, si può sapere che cosa ti prende? Hai forse la sbornia triste?"
domandò conservando la sua serietà ma rendendo il tono della voce più caldo
e gentile.
Goku socchiuse gli occhi facilitando alle lacrime il rapido fluire verso la
candida federa del cuscino.
"...ti amo..."
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Goku non perse tempo
nell'avvisare Hakkai e Gojyo informandoli che Sanzo stava riposando e non
voleva essere assolutamente disturbato per nessuna ragione al mondo fino al
suo risveglio. Visto lo stato psico-fisico della scimmia era meglio cercare
di evitare almeno per qualche ora che i due compagni ne venissero in
contatto. Naturalmente Gojyo non perse occasione di sfottere ben bene il
bonzo definendolo "un vecchio rimbambito in vena di prediche e pisolini".
La fatica che fece Goku nel subire passivamente le sue prese in giro fu un
qualcosa di sovrumano. In quell'occasione però Hakkai ebbe la bella pensata
di affidargli una commissione e così Sanzo fu costretto ad uscire dalla
locanda maledicendo ancora una volta quell'idiota di Gojyo e quel
fottutissimo scambio di personalità.
Camminando riuscì a smaltire in parte la rabbia e ciò lo riportò ad altri
pensieri.
- "...ti amo..." - Quelle parole riaffioravano ora nella sua mente
con una certa invadenza, quasi stordendolo. Quella scimmia ubriaca se n'era
uscita con una simile dichiarazione. Era certo colpa del sakè! Sanzo non
riusciva, o non voleva, a pensarla diversamente. Era la prima volta che gli
capitava di sentirsi dire una cosa simile... ed era proprio l'ultima cosa al
mondo che desiderasse sentire.
Amore... quella parola celava per lui solo debolezza umana. Un sentimento di
puro egoismo che implica il voler avere una persona solo ed esclusivamente
per sé. L'amore che provoca l'annebbiamento della ragione e fa vedere le
cose in maniera distorta, rendendo ciechi e stolti.
No... non era un sentimento che si addiceva a lui.
Parole come amore e affetto avevano perso significato dalla morte del suo
maestro. Che senso aveva amare se questo comportava sempre e comunque
sofferenza? Amore: una passione illusoria e passeggera, in grado di lasciare
tracce indelebili nel cuore e nella mente degli uomini.
"Ehi piccoletto... guarda che ce l'abbiamo con te!" Una voce sconosciuta lo
destò dai suoi pensieri. Sollevando lo sguardo notò un gruppetto di ragazzi,
più o meno della stessa età di Goku, che lo osservavano divertiti e
incuriositi.
"Non sei di questo villaggio, vero? Non ti abbiamo mai visto da queste
parti." Sanzo proseguì ignorando quelli che avrebbe certo definito: mocciosi
petulanti. Con tutti i grattacapi che si ritrovava non aveva certo voglia di
mettersi a parlare con dei ragazzini.
"Ehi, aspetta!" quello che sembrava essere il leader del gruppo gli si
piazzò davanti bloccandogli il cammino "Non ti sembra di essere poco
gentile? Ti abbiamo fatto una domanda e tu potresti anche rispondere..."
Sanzo guardò con maggiore attenzione i quattro, volgendo finalmente loro uno
sguardo freddo e indifferente.
"Ehi, ma... ha gli occhi dorati! " se ne uscì improvvisamente uno di loro.
"Cosa? Occhi dorati?” Domandò un altro dei compagni "Che significa?"
"Ma come non lo sai? Si dice che chi possieda gli occhi di quel colore sia
un essere eretico, portatore di sventure, indegno di vivere tra gli
uomini..."
"Davvero?? Ma guarda... allora abbiamo un bel fenomeno da baraccone!" sfotté
iniziando subito dopo a ridere il compagno.
"Ehi, che cavolo sei venuto a fare qui? Non vorrai portarvi la sventura?
Sarebbe meglio che te ne andassi via al più presto: eretico!"
aggiunse sprezzante il quarto ragazzo lanciandogli una pietra che Sanzo
schivò senza problemi. Sanzo, che tutte quelle chiacchiere aveva ascoltato
in religioso silenzio limitandosi a notare quanto fosse stronzo quella
sottospecie di quartetto Cetra tutto al maschile, cercò di ignorarli e
riprese il suo cammino deviando lateralmente colui che gli ostruiva la
strada, tentativo inutile visto che, proprio mentre lo stava affiancando, si
sentì afferrare energicamente per la spalla destra.
"E no carino, non penserai di ignorarci così?" la stretta si fece più salda,
come a volergli penetrare la carne, e Sanzo colse quel gesto come un
qualcosa di molto personale; nessuno poteva permettersi di mettergli le mani
addosso, demone, uomo o moccioso che fosse ne avrebbe pagato le meritate
conseguenze.
E così fu. Forse in un’altra situazione e in un altro momento non avrebbe
mai reagito, mantenendo intatta la sua inalterabile freddezza e
indifferenza... ma inspiegabilmente questa volta non aveva resistito alla
tentazione di prenderli tutti a calci nel sedere, giustificando la cosa con
il bisogno impellente di sfogare i nervi tesi per quello che stava vivendo
durante quel soggiorno sempre più infernale.
Prima di dire una sola parola il moccioso che aveva osato mettergli le mani
addosso si ritrovò steso a terra, colpito da un rapidissimo pugno del
proprietario di quegli occhi dorati tanto scherniti; istintiva ma
prevista fu la reazione dei compagni che si avventarono tutti assieme su
quello che ritenevano un essere indegno anche solo di respirare.
Forse fu la tensione per tutte le assurdità e costrizioni a cui era stato
sottoposto a farlo reagire con immediata violenza o forse furono
semplicemente le parole di disprezzo nei confronti di Goku, quell’ipotesi
certo non l’avrebbe mai ammessa, come non avrebbe mai confessato quel
fastidio al limite del dolore per l'insulto rivolto a Goku.
Quante volte era stato definito eretico o gli erano state rivolte parole di
disprezzo e scherno, a partire da quel Sacro luogo che era il tempio di Cho'an?
Tante... tantissime e ogni volta, pur non potendo far tacere quei dannati
bonzi falsi e ossequiosi, avvertiva qualcosa nello stomaco, una tensione ai
limiti della rottura in grado di farlo scoppiare da un momento all'altro.
Goku era una stupida scimmia, sapeva solo mangiare e lamentarsi, quindi era
naturale per Sanzo rimproverarlo ventiquattro ore al giorno, ma sentirlo
definire con disprezzo "essere eretico" era quanto di peggio potesse
mandarlo in bestia, più che i lamenti della stessa scimmia. Conosceva bene
Goku, aveva imparato da subito a riconoscere l'altra faccia nascosta della
sua anima. L'oscurità che dimorava nel suo essere forse era in grado di
annientare la sua coscienza innocente e pura o forse poteva definirsi sua
pari: innocente e pura.
Fin dalla prima volta che l’aveva visto era stata forte in lui la sensazione
di conoscerlo da tempo. Ma davvero in quell'essere poteva esserci tanta
oscurità? Eppure quella volta, anni prima, tra le lacrime aveva detto di non
voler più restare solo... ed era stato proprio il Seiten a mostrarsi
sofferente ma bisognoso di un qualcosa di umano.
Con questi pensieri e un bel po’ di polvere sugli abiti ma con una
sensazione di soddisfazione nell'animo, Sanzo fece ritorno alla locanda
dove, dopo aver consegnato la spesa ad Hakkai, decise di andare a
controllare nella stanza di Goku, giusto per accertarsi che un certo Kappa
di sua conoscenza, in vena di complotti e cospirazioni, non fosse andato a
scocciare il sonno del venerabile Sanzo scimmiesco.
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Buio... un'oscurità che
sembra togliere oltre alla vista anche l'aria...
Tutt'intorno solo la notte più cupa, nessun punto di riferimento verso cui
potersi volgere...
Nulla.
Tendere le braccia con il desiderio di potersi afferrare a qualcosa, a
qualcuno... ma il nulla le riempie amplificando sempre più la sensazione
soffocante di vuoto. Un vuoto che sembra cancellare l'umana coscienza
facendoti annaspare e disperare.
Lacrime calde scorrono sulla pelle rigando il volto fanciullesco, nessun
suono riesce ad uscire dalle labbra schiuse.
Gridare... gridare con tutta la forza che si ha in corpo senza riuscire ad
emettere una sola sillaba.
E piangere... piangere e desiderare di morire per sfuggire a quel silenzio
senza fine, a quella gelida notte eterna.
Poi improvvisamente una voce lontana. Essa risulta chiara. È limpida, decisa
e calda.
Una limpidezza e un calore in grado di squarciare le tenebre come un raggio
di sole, alleviando dolore e sofferenza.
E la luce appare in tutto il suo splendore divorando e annullando lentamente
l'oscurità, cancellando come per incanto il freddo e il gelo che
attanagliano il corpo e l'anima.
Il sole.
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Goku sollevò lentamente le
palpebre appesantite lottando contro il fastidio che la luce era in grado di
suscitare agli occhi. Il tocco delicato ma deciso di una mano passava sulla
sua fronte qualcosa di morbido e fresco in grado di fargli provare un lieve
sollievo. Impiegò dei lunghissimi secondi prima di riuscire a riprendere
completa coscienza di sé, e quando finalmente cominciò a scorgere
perfettamente le forme degli oggetti nella stanza notò la presenza di Sanzo
vicino alla finestra, intento a rimirare fuori l'azzurro del cielo.
"Cosa... cosa... è successo? Ho la testa che mi scoppia."
"È quello che succede quando una stupida scimmia ha la bella pensata di
mettersi a bere del sakè senza permesso." rispose Sanzo voltandosi per poi
avvicinarsi al letto e togliere dalla fronte del ragazzino la pezza umida.
"Sakè??" domandò Goku, confuso.
"Tsk, andiamo bene. Non ricordi neppure quello che hai combinato, sei
proprio un idiota. Come accidenti ti è venuto in mente di metterti a bere?
Il fatto che tu sia nel mio corpo non ti autorizza certo a farlo. Non basta
questo per poter fare quello che faccio io. Se dovesse ripetersi una cosa
simile..." il tono della voce era alterato come di rado Goku lo aveva potuto
sentire.
"Non succederà! Scusami Sanzo, io... io ero solo curioso di sapere che
sapore avesse e poi..."
"E poi?"
"Non avevo mai ricevuto prima un regalo quindi..."
"Tsè, stupida scimmia, non è una giustificazione questa. Ora vedi di
rialzarti e di farti una doccia, tra un po' sarà ora di cena e non ci sono
più scuse per restare rintanato in camera, Hakkai e Gojyo saranno già
abbastanza insospettiti e se non ti fai passare gli evidenti postumi della
sbornia al più presto mi farai fare la figura dell'alcolizzato."
"Quanto ho dormito?" domandò Goku come se non avesse ascoltato una parola.
"Quattro ore."
"Ho detto forse qualcosa mentre dormivo?" si informò senza guardarlo.
Sanzo lo osservò con espressione indecifrabile.
Goku, seduto sul letto, teneva il capo chino ed era impossibile coglierne
l'espressione, ma dalla voce sembrava preoccupato.
"No, niente. Perché, cosa avresti dovuto dire?" mentì.
In realtà Goku non aveva fatto che invocare il suo nome agitandosi come un
forsennato nel letto, facendo intuire che era in preda a qualche brutto
sogno.
"Non saprei, mi era sembrato... " rispose Goku deciso a tenersi per sé le
sensazioni di angoscia che gli aveva lasciato addosso l'incubo "Non
immaginavo che bere facesse stare tanto male..." si portò le mani alle
tempie chiudendo gli occhi in una smorfia di dolore.
"Nel tuo caso più che bere ti sei fatto bere." lo rimproverò il bonzo
alludendo a un vecchio detto pronunciato dal maestro Komyo Sanzo. Il fatto
che Goku sembrasse non ricordare nulla aveva in un certo modo sollevato il
bonzo…
Quelle parole, quel "...ti amo…" avevano un peso notevole su di lui e
l'idea che Goku potesse essere cosciente di quello che aveva detto lo
infastidiva. Le cose erano già complicate così, il loro rapporto si
manteneva in un equilibrio precario, come un funambolo squilibrato pronto a
cadere da un lato o l'altro della fune sulla quale camminava a passi
incerti. Non voleva che quel sentimento precipitasse trasformandosi in
qualcosa di diverso. Gli andava bene così, conosceva i sentimenti di Goku,
sapeva da anni che quella stupida scimmia gli voleva un bene dell'anima e
ciò non poteva che farlo sentire soddisfatto. Non aveva bisogno del suo
affetto o per meglio dire "non voleva ammettere di averne bisogno",
ma esso lo rincuorava. Sentirsi amato e benvoluto con sincerità e devozione
era una sensazione appagante e allo stesso tempo rasserenante. Ma l'amore
inteso come passione avrebbe implicato qualcosa di molto diverso e a quel
qualcosa Sanzo non era disposto ad arrivare.
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La divina Kanzeon
seguitava ad osservare con attenzione gli sviluppi dall'alto.
Conosceva così bene suo nipote che riusciva perfettamente a leggergli
nell'animo; l'averlo seguito passo passo nella sua reincarnazione non aveva
fatto che confermarle quanto simile e al contempo diverso fosse Genjo Sanzo
rispetto alla sua origine Divina. Tuttavia era sempre lui, benché le
traumatiche esperienze di vita lo avessero temprato in maniera diversa.
"È facile dire di non aver bisogno di qualcosa quando quel qualcosa lo si
possiede già, vero Konzen? Sarebbe ora però che questo nipote sciocco si
limitasse ad accettare quello che da sempre gli appartiene invece che
seguitare a ignorarlo o sfuggirgli. E dire che ha sacrificato la sua vita
per amore di quel cucciolo di scimmia..."
"Divina Kanzeon se mi permettete... a me non sembra che Sanzo sia
intenzionato ad avvicinarsi più di tanto a Goku." disse Jiroushin in piedi
al fianco della regale poltrona.
"Questo perché tu non conosci affatto il mio nipotino, caro Jiroushin. Ti
assicuro che in questo momento Konzen ha tanti di quei pensieri su Goku che
neppure immagini. Mi divertirò ancora per un po' con quei due laggiù, e solo
quando sarà il momento giusto permetterò loro di ritornare al loro posto.
Al posto giusto nel momento giusto. Ogni cosa a suo tempo."
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Sanzo, dopo un' ennesima
ramanzina sulle bravate della scimmia in vena di seminare prediche e
raccogliere sbronze, istruì Goku su quello che avrebbe dovuto dire ai loro
compagni. La mattina dopo avrebbero infatti dovuto riprendere il viaggio
verso ovest lasciando quella festosa cittadina, ma vista la situazione
scomoda aveva deciso che sarebbe stato meglio attendere un giorno in più,
sperando che nel frattempo tutto ritornasse alla normalità. In quanto alla
scommessa che oramai aveva compreso ci fosse tra Goku e Gojyo, decise per il
momento di non toccare l'argomento.
C'erano problemi ben più importanti da risolvere ora, come il riuscire a
ritornare ognuno nel proprio corpo.
Sanzo quindi si congedò nella sua stanza lasciando Goku libero di farsi la
doccia. Goku sfilò la parte superiore della sacra veste calandola sui
fianchi in modo da potersi sfilare l'attillato top nero. Le braccia erano
già spoglie dei lunghi guanti poiché tolti subito dopo essere rientrato
dalla visita al nonno di Kaji; i guanti erano l'unica parte
dell'abbigliamento del maestro in grado di infastidirlo. La sorpresa
maggiore della scimmia in quelle ultime ore però, fu l'apprendere che sotto
la sacra veste solitamente Sanzo non indossava quasi mai i pantaloni ma era
per lo più sempre nudo, spoglio anche della biancheria intima. Che quella
fosse un'usanza vera e propria dei bonzi non lo sapeva, certo però la cosa
lo aveva colpito. Non si era mai chiesto cosa indossasse esattamente Sanzo
sotto la sacra veste ma tutto si sarebbe aspettato fuorché il nulla. Se
Gojyo lo avesse saputo chissà cosa avrebbe detto... Inutile domandarselo dal
momento che non aveva nessuna intenzione di parlarne con qualcuno. Tutto ciò
che riguardava Sanzo e la sua persona fisica e spirituale era sacro. Goku lo
rispettava e non avrebbe permesso a nessuno di prenderlo in giro sul piano
intimo o personale.
Sfilatosi il top, che lasciò cadere sul letto, la sua attenzione si spostò
immediatamente sul petto e gli addominali, le gote si tinsero di un tenue
rosato nello scorgere quelle forme perfette, i muscoli scolpiti, la
nervatura tesa... aveva visto moltissime volte quella parte del corpo del
maestro ma mai gli aveva fatto provare quella sensazione di calore mista a
un qualcosa di completamente nuovo e sconosciuto. Le mani raggiunsero la
cintola di stoffa ma ebbero un attimo di titubanza nello sciogliere il nodo.
Con un fruscio la veste bianca, scivolando sul pavimento lungo le sottili
gambe nervose, mise a nudo l'intero corpo sotto uno sguardo sempre più
interessato e acceso.
In quel momento Goku non pensò, si rifiutò di farlo o forse non avrebbe
potuto riuscirci pur volendo... la vista di quel corpo aveva solo il potere
di estraniarlo da tutto. Si voltò verso l'armadio dove poté ammirare
l'intero essere nel grande specchio. Lo osservò arrossendo ancor di più
mentre le mani cominciarono ad assaporarne la consistenza accarezzandone
dolcemente la pelle liscia come seta. Sfiorò appena il petto chiudendo gli
occhi e provando un brivido... Non aveva mai accarezzato nessuno in quel
modo, neppure il suo stesso corpo. Mai aveva provato il desiderio di toccare
qualcuno in tal maniera. Provava piacere e solo perché quello era il corpo
di Sanzo, un piacere indescrivibile. Una mano scivolò verso il basso,
solcando gli addominali e il ventre piatto, andando oltre la vita e
arrivando a sfiorare appena la rosea virilità che fece rabbrividire
fortemente l'anima di Goku.
Pochissimi secondi, frazioni solamente, e l'eccitazione si manifestò in
tutto il suo splendore sotto lo sguardo meravigliato e languido della
Venerabile scimmia.
"O cavolo!" esclamò seguitando ad ammirare con incredulità il risultato di
quel suo momentaneo abbandono.
Era quasi terrorizzato per quello che gli stava accadendo. La prima volta
che si eccitava in quel modo doveva accadere proprio in una situazione che
aveva dell'assurdo?
Un momento... e se ciò si fosse verificato solo perché quello non era il suo
corpo? Già, in fondo a lui non era mai successo prima e quello era pur
sempre il fisico di Sanzo, non il suo...
Questo dubbio non lo tranquillizzò affatto. Primo perché non poteva sapere
se quella reazione era stata frutto suo o di Sanzo, secondo perché se fosse
stata di Sanzo allora la scommessa con Gojyo sarebbe stata già persa.
Cercando di far ritornare ogni cosa al giusto posto (e alla giusta altezza)
corse in bagno dove si infilò di corsa sotto la doccia aprendo il rubinetto.
Un getto d'acqua gelida lo investì in pieno facendogli lanciare un urlo
Sanzesco che si avvertì fino al Tenkai e oltre...
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"Ah ah ah ah... questo sì
che è divertente, non trovi Jiroushin?" scoppiò a ridere la non più tanto
annoiata divinità Kanzeon mentre una lacrima faceva capolino dai suoi occhi
viola.
"Ehm... non ho parole davvero!" rispose il servitore fedele, rassegnato al
delirio instabile della sua padrona e ai movimenti bizzarri e imbarazzanti
dei due soggetti sottoposti ad attenta e continua analisi.
Continua
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