Stake

parte V - One question

di Hisoka


 

Goku si guardò attorno indeciso sul da farsi, non poteva praticare il suo passatempo preferito, ossia mangiare, perché Sanzo glielo aveva proibito, ed essendo parte della sua giornata sempre dedicata al cibo ora si trovava in crisi.
Magari se fosse andato a fare un giro la mattinata sarebbe passata più in fretta e forse avrebbe finalmente dimenticato gli assurdi pensieri che affollavano la sua mente.
Il villaggio dove avevano scelto di fermarsi era molto grazioso, abitato da gente gentile e amichevole; quella sera ci sarebbe stata una sagra di ringraziamento agli Dei per gli abbondanti raccolti della stagione e l’atmosfera che si respirava era gioiosamente chiassosa.
Goku camminava spedito per le vie del paesino ma d’un tratto un ragazzino lo fermò tirandolo per un lembo della sua bianca veste sacerdotale.
“Lei è il venerabile Sanzo Hoshi, non è vero?”
“Ma cosa dici io…” Goku stava per negare ma in suo soccorso giunse il flash back della sua condizione attuale che gli ricordò di essere nel corpo del suo tutore.
“Ehm, sì certo sono il venerabile Sanzo Hoshi!” Sorrise per cercare di nascondere l’imbarazzo crescente ed un certo rossore che cominciava a diffondersi sulle sue guance d’alabastro.
“Allora venite con me, vi prego!”
Goku fu costretto a seguire il bambino fino alla sua abitazione, una piccola capanna senza tante pretese ma linda e accogliente. Il ragazzino si mise a cercare qualcosa tra i cassetti di una vecchia credenza ed alla fine estrasse un foglio che porse al monaco o meglio a chi credeva fosse il monaco.
“Che cos’è? Lo devo leggere?”
“Aspettate!” Gridò il bambino e lo guidò fino alla stanza adiacente dove un uomo anziano riposava nel suo letto.
“Nonno, ti ho portato il venerabile Hoshi come mi avevi chiesto.”
L’uomo aprì stancamente gli occhi e mise a fuoco la figura del bonzo.
“La ringrazio per essere venuto nella mia umile casa.” E con una molta fatica si mise a sedere poggiando la schiena alla spalliera del letto.
“Ma… ma si figuri…” disse Goku che non riusciva a capire il motivo di quella visita.
“Siete un Sanzo così giovane…”
“Ehm, sì infatti…” balbettò la scimmietta sempre più confusa.
“Vede, io sono vecchio, avrei un desiderio da realizzare e lei mi può essere d’aiuto... Kaji da’ quel foglio al Venerabile Sanzo, la prego di leggerlo ad alta voce.”
Goku annuì e lesse con la voce calda e vibrante del suo amato padrone i versi accuratamente trascritti sulla carta ingiallita.
Il Buddha è sempre presente,
ma gli uomini da svegli non possono vederlo,
Nel fulgore dell’alba, in assenza d’ogni umano rumore,
egli appare indistintamente nei sogni.
“Queste parole del sutra del Loto io non riesco a comprenderle… vorrei che me le spiegasse. Perdoni la mia ignoranza ma io sono vecchio, malato e presto morirò, eppure non sono ancora riuscito a vedere Buddha… perché? Sono così indegno?”
Goku non rispose e con un gesto impacciato ripose il foglio sul tavolo di fronte al letto. Non era certo un bonzo e non aveva mai studiato i sutra, i mandala e quant’altro, ma non poteva certo dire che non ci capiva niente, era nel corpo di Sanzo! Che figura gli avrebbe fatto fare? Anche se probabilmente Sanzo avrebbe liquidato la faccenda come un’inutile seccatura, Goku non poteva ignorare la richiesta d’aiuto di quelle persone… la sua anima aveva solo cambiato involucro ma questo non significava che lui stesso fosse cambiato: rimaneva il Goku di sempre, infantile, dolce e terribilmente altruista.
“Ecco, vede…”
“La prego di non rispondermi subito e di prendersi tutto il tempo che vuole, so che non è facile spiegare alla gente comune testi di così alto livello.”
Goku annuì incerto e si congedò con la promessa di ritornare presto per sciogliere il quesito che gli era stato posto.
Ci mancava solo la richiesta di un fervente fedele come se la situazione non fosse già abbastanza complicata, forse era meglio andare da Sanzo e domandare a lui qualche spiegazione, ma la piccola saru sapeva che il monaco non avrebbe gradito e sarebbe andato su tutte le furie se avesse saputo che il suo corpo, o per meglio dire la sua persona, era stato coinvolto in un episodio tanto sciocco.
Sotto ad un grande abete Goku si fermò a riflettere su quella frase, un leggero venticello primaverile scompigliava i suoi capelli biondi, s’insinuava tra le pieghe del suo kimono. Non avrebbe mai immaginato di poter essere così vicino al suo tutore e nel contempo così lontano, era nel suo corpo eppure Sanzo rimaneva sempre distante… il muro che aveva eretto per difendersi dal resto del mondo ora gli sembrava ancora più alto, ancora più spesso. Possibile che i pensieri più profondi della sua anima sarebbero risultati eternamente inaccessibili? Non c’era davvero modo di abbattere quel muro e accedere al suo cuore?
Chiuse gli occhi e appoggiò le spalle al tronco nodoso di quell’albero, forse se si fosse abbandonato all’oblio del sonno avrebbe trovato un po’ di conforto.

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…improvvisamente si ritrovò bambino, le fredde catene ai suoi polsi lo fecero sussultare ma il suo unico amico, un passero di montagna, era tornato a fargli compagnia e sentì il cuore scaldarsi di gioia e riconoscenza.
Il Buddha è sempre presente
…poi di nuovo l’oscurità della sua prigione…
la morte del suo amico…
la sua eterna e straziante solitudine…
una mano protesa oltre le sbarre, inutilmente.
ma gli uomini da svegli non possono vederlo
…Chi sei?
C’era qualcuno… qualcuno che non era riuscito a proteggere… il sole. Questa persona era simile al sole e alla sua luce Goku anelava da sempre… rapito ed estasiato da tanta irreale bellezza che ogni alba e ogni tramonto gli regalava.
Nel fulgore dell’alba, in assenza d’ogni umano rumore...
I suoi lineamenti confusi e sfuocati, sigillati nella profondità della sua memoria appaiono per un attimo davanti ai suoi occhi dorati e lacrime amare scendono sul suo viso sconfitto.
...
egli appare indistintamente nei sogni

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Goku spalancò gli occhi terrorizzato, era stato solo un sogno ma gli era parso così reale… poteva percepire ancora il gelo sinistro di quelle pesanti catene, evidentemente nemmeno in un altro corpo il suo spirito avrebbe mai trovato pace.
La visione del suo passato lo avrebbero tormentato per l’eternità però adesso qualcosa sapeva, aveva compreso quelle parole, magari non completamente ma l’essenza di quel sutra finalmente gli era chiara, dolorosamente chiara.
Nel mondo di veglia segnato dalle pochezze degli esseri umani è difficile che Buddha si manifesti, bisogna avere la forza di lottare da soli contro le avversità della vita perché qualsiasi creatura suprema può essere soltanto un placido balsamo per le sofferenze umane e quando Buddha appare distintamente nel mondo onirico spesso le sue parole, sagge e giuste, non si riesce ad afferrarle e si perdono a contatto con la fresca brezza del mattino.
Questo fu ciò che disse all’anziano e al suo giovane nipote che parvero soddisfatti dalla sua predica.
Goku però non lo era, sentiva un’inspiegabile nodo alla gola e le lacrime bruciavano le palpebre per uscire, in quel corpo che amava si sentiva completamente solo… non poteva nemmeno sperare in un’avara carezza da parte del suo padrone perché nella situazione in cui si trovavano era impensabile, e quel poetico sutra aveva finito per gettarlo nello sconforto più totale.

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Kanzeon Bosatsu sbuffò vistosamente per come si erano messe le cose tra suo nipote e la scimmia fedele, erano più tonti di quanto immaginasse. Poi la riflessione della scimmia sul meraviglioso Sutra del Loto non aveva senso né fondamento.
Il ragazzino si era lasciato guidare dal suo stato d’animo e aveva dato voce a tutte le sue paure, certo gli Dei erano abbastanza indifferenti ai patimenti dei terrestri però loro non erano soli, avevano la straordinaria e preziosa possibilità offerta dall’amore… possibilità che i due in questione stavano gettando con noncuranza alle ortiche… e poi quel passo che aveva letto si riferiva ad una ricerca interiore, lontana dai turbamenti mondani… trovare Buddha dentro al proprio cuore e cogliere ogni minima manifestazione del suo essere in ciò che ci circonda. Naturalmente l’invito a lottare era ammirevole e non era contrario ai suoi insegnamenti, comunque, sebbene Goku fosse cresciuto a Choan, la sua conoscenza dei testi buddisti era davvero scarsa e non era un caso che il suo tutore fosse stato Sanzo!

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Il piccolo Kaji entrò nell’albergo che gli era stato indicato alla ricerca di Sanzo ma invece di trovarci il monaco s’imbatté nel kappa incuriosito dalla richiesta del bimbo alla locandiera.
“Ehi piccolo perché cerchi il nostro bonzo?” Domandò Gojyo.
“Voi siete un suo amico?”
“Ma quale amico! Siamo compagni di viaggio...”
Kaji non capì il motivo di quell’infervoramento ma decise d’ignorarlo (a volte i servi di un Santo uomo possono essere molto sfacciati).
“Vorrei ringraziarlo per la sua predica perciò gli ho portato del sakè di prima qualità, da quello che ho sentito in giro è un dono che gradirà sicuramente!”
Predica? Sanzo aveva tenuto una predica?? L’espressione di Gojyo passò rapidamente dall’incredulità all’ilarità più sfrenata e prese a ridere senza contegno finché il ragazzino, offeso da un simile atteggiamento, si allontanò in fretta; non prima, però, d’aver lasciato la cassetta di sakè a cui aveva accennato nella stanza vuota del venerabile Hoshi.
Sanzo leggeva il giornale barricato nella sua stanza, o meglio in quella che era la stanza di Goku e che in ventiquattro ore era diventata la sua camera, meno si faceva vedere in giro meglio era. Non era proprio il caso di fomentare dubbi e sospetti, sentiva le sue budella contorcersi ma non solo per quella ridicola circostanza, il discorso che aveva avuto con il kappa lo metteva ancora più in agitazione dello scambio dei corpi.
L’idea di una scommessa di cui non conosceva né la posta né i termini del gioco lo inquietava e poi... i sentimenti di Goku, la sua gelosia… no, era assurdo! Non doveva farsi influenzare dalla mente bacata di uno stupido kappa.
Goku era semplicemente possessivo nei suoi confronti perchè quello era il suo modo di esprimere l’affetto, esattamente come lui lo esprimeva attraverso una semplice carezza sulla sua testolina castana… aspetta un momento!
Aveva ammesso di provare affetto per Goku?
Quella parola non era più emersa nella sua mente dalla morte del suo maestro, anzi aveva giurato di rinnegare l’affetto, di dimenticare persino le lettere che componevano quell’insulsa parola e adesso, inaspettatamente si permetteva di ritornare e di salire fino alle sue labbra con la stessa forza e la stessa pericolosità di un fiume in piena che sta per tracimare.
Alzando gli occhi dal giornale si soffermò sulla sua nuova immagine riflessa nello specchio di fronte a lui: aveva l’aspetto di un moccioso e non di un moccioso qualsiasi, bensì della sua stupida scimmia. Chiunque avesse provocato un simile scempio l’avrebbe pagata molto cara.
Si accese una sigaretta e non poté fare a meno di notare quanto fosse bizzarro vedere Goku fumare… un insolito senso di colpa s’insinuo nel suo animo… far fumare un ragazzino cioè far provare del tabacco al corpo di una baka saru non era affatto giusto, e se poi ci avesse preso gusto? Non sarebbe stato facile farlo desistere...
Tsk. Ma da quando in qua si preoccupava per altri? …e poi Goku non era più un bambino, sebbene gli costasse una certa fatica ammetterlo era maturato molto negli ultimi mesi… gli scontri continui con i demoni, l’incontro con Homura, lo avevano temprato sia nel corpo che nello spirito, forse presto non si sarebbe più potuto permettere il lusso di chiamarlo “stupida scimmia” e di prenderlo a sventagliate con il suo fidato harisen.
Tutto cambia… per quanto si desideri afferrare la felicità essa non dura mai più un battito di ciglia e Sanzo lo sapeva fin troppo bene, aveva provato a rincorrerla tanto tempo prima riconoscendola nel sorriso dolce e leale del suo amato maestro ma le cose erano andate diversamente e aveva finito per condannarsi ad un’esistenza di rimorsi, priva di una qualunque forma di redenzione… eppure Koumyou Sanzo lo aveva messo in guardia: non avere legami, non essere schiavo di nessuno, vivere semplicemente per la propria vita.
Se tutto è travolto dalla legge del divenire, anche il loro rapporto doveva evolvere e prendere una strada chiara e lineare, non potevano rimanere eternamente sospesi in quel limbo straziante, sebbene alle volte sia preferibile una vita grigia e ovattata ad un’energica presa di posizione, soprattutto nel suo caso… prendere una decisione definitiva significava sempre e comunque soffrire anche perché lui non aveva alternativa, non poteva tradire l’ultimo insegnamento del suo maestro, gli doveva almeno quello.
Ricacciare negli abissi del suo animo quel sentimento pericoloso che rischiava di trasformarsi in qualcosa di ancora più profondo, di ancora più incontrollabile… prima che quel dannato kappa stravolgesse tutto con quelle sue maledettissime rivelazioni, la sua vita era perfetta. Però… però in fin dei conti nemmeno il suo maestro aveva tenuto fede a quell’insegnamento e lui l’aveva già infranto: quando si era disperato per la sua morte…
Ah! Stava rischiando d’impazzire.
“Goku, Goku, non immaginerai mai cos’è successo!”
Sanzo si voltò verso Gojyo che era entrato di corsa nella sua stanza.
“Da quando non si bussa prima di entrare?” Domandò visibilmente contrariato.
“E da quando tieni a queste cose?” chiese perplesso il rosso, Sanzo intuì l’errore e spense in tutta fretta la sigaretta che teneva fra le dita.
“Ehi... Goku!”
“Mh?”
“Da quando fumi?”
Colpito e affondato. “Io non fumo!”
“Si sente l’odore...” affermò serio annusando nell'aria.
Ma pensa, la scimmietta fumava... quindi a volte anche un cervello di baka aveva voglia di trasgredire. Forse non era poi così ingenuo come voleva far credere.
“Ma che te ne frega?”
“Credi che Sanzo approverebbe?”
“Sono affari miei!”
“Ben detto!!! A frequentare il bonzo corrotto a volte si guadagna qualcosa!” E sorrise compiaciuto.
“Allora cos’è successo?” Tono contrariato.
Gojyo fece schioccare le labbra ridendo divertito.
“Quanto avrei voluto esserci…”
“Essere dove? Insomma vuoi essere più chiaro?”
“Mamma mia, adesso parli pure come il tuo padrone.”
Il brunetto non disse nulla, si limitò a puntargli addosso uno sguardo fiero e tagliente così simile a quello del suo padrone che per un istante Gojyo credette di trovarsi di fronte a Sanzo, ma subito accantonò quell’improbabile fantasia.
"Allora, sto aspettando!!!”
“Devi sapere che il nostro bonzo corrotto ha tenuto una predica ad un bambino e a suo nonno, magari durante questo viaggio ha subito una sana conversione. In effetti non ho mai capito come potesse essere il bonzo di più alto rango un tizio che spara a destra e sinistra, fuma e secondo me fa pure pensieri sconci…”
“Che diavolo stai dicendo? Maniaco di un Kappa!”
“Dai, dai, non ti scaldare… lo so benissimo che non ho ancora vinto ma sono sicuro che l’anima perversa di Sanzo e Hakkai non tarderà a venire fuori.”
Anima perversa??”
“Dai non fare il finto tonto, guarda che la scommessa è ancora valida e preparati a perdere… comunque dovresti ringraziarmi, perché in fin dei conti la tua non è una penitenza; andare a letto con una donna è molto ma molto piacevole te l’assicuro... e adesso che fumi sai pure cosa fare dopo!” sghignazzò il Kappa.
Sanzo sgranò gli occhi e ci mancò davvero poco che le sue dorate iridi non schizzassero fuori dalle orbite… finalmente cominciava a capire tutto, quei due idioti privi di materia grigia! Se non si fosse trovato in quella condizione avrebbe impugnato la sua Smith&Wesson e avrebbe fatto fuoco contro quel dannato kappa in calore.
Ma doveva mostrare un certo contegno o persino un uomo a corto di neuroni come Gojyo avrebbe potuto sospettare qualcosa. Con una vena pulsante delle dimensioni di una mela sulla tempia sinistra lasciò la stanza alla ricerca di una certa baka saru che aveva molte cose da spiegargli.

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Kanzeon sorrise, sembrava che finalmente le cose stessero prendendo la giusta piega.
“Kanzeon sama.”
“Dimmi Jiroushin.”
“Se mi è permesso chiedervelo… nel caso dovesse perdere, io cosa ci guadagnerei?”
Le iridi viola della divinità divennero di ghiaccio.
“Non è prevista questa possibilità Jiroushin!”
“Ma allora perché abbiamo fatto questa scommessa?”
“Per un mio capriccio mi sembra ovvio!”
Una goccia gigante scese dalla nuca del suo servitore.
La donna si alzò dal suo cogliere un fiore di loto dal suo personale laghetto.
“Ehm ma dato che io perderò, posso sapere in che cosa consiste la posta?”
Kanzeon sorrise divertita...
“Una fornitura di sakè di Edo per un anno intero, mi sembra un prezzo accettabile, no?”
Jiroushin abbassò il capo sconfitto, avrebbe dovuto fare gli straordinari tutti i fine settimana per almeno un anno per potersi permettere quel premio, e con aria affranta e rassegnata si accomiatò dalla divinità della misericordia che tanto misericordiosa non risultava essere affatto.

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Goku si sdraiò sul letto, era stanco e depresso, non aveva nemmeno voglia di mangiare e ciò era piuttosto allarmante. Indugiò con lo sguardo sulla sua scrivania e scorse il grosso pacco incartato d’azzurro che Kaji gli aveva lasciato. Quand’era entrato non l’aveva affatto notato. Spinto dalla curiosità prese a scartarlo benché fosse convinto che quel regalo non fosse per lui… non aveva mai ricevuto un regalo e voleva sapere anche una sola volta nella vita cosa si provasse ad aprirne uno.
Si trattava di tante bottigliette di sakè e dovevano anche essere parecchio costose.
Quando lesse il bigliettino si lasciò sfuggire un gridolino di stupore: era un dono di ringraziamento di Kaji e suo nonno,  ringraziamento per le sue parole. Nessuno aveva mai preso in considerazione quello che diceva, figurarsi poi ringraziarlo per il suo appoggio.
Tutte le volte che aveva cercato di essere carino con Sanzo, di tirargli su il morale magari in una brutta giornata di pioggia, ne aveva ricavato solo dolore e umiliazioni; se il suo monaco fosse venuto a conoscenza della sua predica non l’avrebbe presa bene… lo conosceva fin troppo per non sapere che si sarebbe infuriato e lo avrebbe trattato malissimo.
Quelle bottigliette di sakè avevano un aspetto invitante, non aveva mai bevuto del sakè… Sanzo non voleva, diceva che era troppo giovane ed immaturo per poter assaporare il piacere di una bevanda tanto alcolica, ma adesso era nel corpo del monaco e forse il divieto in quel caso non valeva. E poi aveva sentito dire spesso che l’alcol può essere un buon toccasana per anime alla deriva come la sua. Doveva provare, non aveva nulla da perdere.
La prima bottiglietta di sakè la bevve tutta d’un sorso, l’alcol bruciava a contatto con la sua gola ma gli dava una piacevole sensazione di calore e appagamento. Proprio ciò di cui aveva bisogno.
…un'altra bottiglietta.
…poi un’altra.
…ed un’altra ancora.
I sensi offuscati dall’alcool non presero immediatamente coscienza della presenza di Sanzo nella stanza, un Sanzo con l’aspetto di Goku che guardava incredulo il suo pupillo ormai completamente ubriaco.


 

Continua