Stake
parte III - Roulette
di Hisoka
Sanzo terminò in fretta la
doccia e con un asciugamano annodato in vita si sedette sul letto a
riflettere; c’era qualcosa che non andava in Goku, quello stupido gli stava
nascondendo qualcosa e la reazione tanto assurda che aveva avuto nel
pomeriggio era un chiaro campanello d’allarme.
Si accese una sigaretta e inspirò profondamente una boccata di fumo.
" Tsk "
D’altronde cosa gl’importava di una scimmia bacata e impicciona! Quel suo
stargli continuamente tra i piedi era dannatamente irritante. Non aveva
bisogno di una balia che lo seguiva ovunque, a volte sentiva la necessità di
stare da solo… la solitudine per lui era quasi un bisogno fisico ma questo
era inconcepibile per Goku, un ragazzino che lo aveva eletto centro del suo
mondo e che si ostinava a considerarlo il suo unico e incomparabile sole.
Ma cosa significava essere il suo sole?
Non aveva mai riflettuto seriamente su un ruolo che, suo malgrado, gli era
stato cucito addosso, tuttavia, nel momento in cui quella donna si era
gettata tra le sue braccia, quegli occhi espressivi avevano assunto
un’espressione diversa dalla consueta adorazione con cui si rivolgeva al suo
padrone: un lampo d’odio ne aveva attraversato le iridi dorate, un odio
oscuro e profondo verso quella femmina appiccicosa. Non riusciva a capirne
le ragioni.
La porta si spalancò improvvisamente e l’oggetto dei suoi pensieri si
materializzò di fronte a lui.
“Gojyo voleva sapere se ne hai ancora per molto e…”
Le parole gli morirono in gola non appena si rese conto che Sanzo era
praticamente nudo, sì, aveva ancora quell’asciugamano annodato alla vita…
più o meno annodato in vita perché la stoffa aveva iniziato a scendere,
lasciando scoperto più di quanto coprisse.
Goku rimase immobile come una statua di cera, le labbra serrate e gli occhi
spalancati mentre un cupo rossore si diffondeva sulle sue guance paffute.
Sanzo lo fissava a metà tra il furioso e l’imbarazzato, una plumbea venuzza
prese a pulsare sulla sua tempia sinistra come ulteriore testimonianza di
uno stato d’animo davvero poco rassicurante. Con un rapidissimo scatto
afferrò la sua Smith&Wesson e iniziò a sparare all’impazzata, il rumore
delle pallottole fece riacquistare a Goku la lucidità necessaria per
catapultarsi fuori dalla stanza, sottraendosi all’ira funesta del biondo che
continuò a sparare anche quando le pallottole del suo caricatore erano ormai
terminate.
Possibile che Goku continuasse a comportarsi come un moccioso? Quante volte
gli aveva detto di bussare prima di precipitarsi dentro alle camere altrui!
E poi dimostrava sempre un tempismo perfetto: faceva capolino nei momenti
meno opportuni. Lui non si era mai ritrovato in situazioni simili.
Chissà com’era realmente quel corpo? Sotto quegli spessi vestiti s’intuiva
ben poco. Erano anni che non facevano più il bagno assieme, indubbiamente il
suo fisico era minuto ma doveva essere forte e ben proporzionato... ma che
diavolo stava pensando?? Soprattutto che diavolo stava immaginando ?
La stanchezza gli stava giocando dei brutti scherzi. Già, lo stress di
quell’infinito viaggio stava minando anche il suo leggendario autocontrollo.
Respirò profondamente e maledì Gojyo, non aveva alcuna voglia di guardare un
film tutti e quattro assieme, ma oramai era stato deciso. Si rivestì in
fretta con il primo paio di jeans che trovò nella sua borsa e una t-shirt
azzurra parecchio attillata, troppo attillata, evidentemente la locandiera
aveva sbagliato il lavaggio.
"Tsk!" Poco importava, tanto da domani avrebbe rimesso la sua comoda veste
sacerdotale.
Nella sua folle corsa verso il nascondiglio più sicuro della Terra, Goku si
scontrò con Gojyo ed entrambi caddero rovinosamente sul pavimento del
corridoio.
“Stupida scimmia, perché non guardi dove vai?!”
“Perché non guardi tu, pervertito di un kappa!”
“Sei proprio irrecuperabile! Hai chiamato il bonzo corrotto?” Goku sgranò
gli occhi mentre il viso andava a fuoco.
“Sì, sta arrivando…” Ed in tutta fretta si dileguò nella sua stanza, chiuse
la porta e vi si appoggiò con la schiena: in meno di 24 ore aveva fatto una
marea di sciocchezze con Sanzo e non erano ancora finite, la visione di
quella cassetta sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il
vaso, ne era oltremodo sicuro.
Sanzo si sarebbe arrabbiato tantissimo, altro che reazioni hentai! Li
avrebbe fatti tutti fuori. Il kappa non si rendeva conto di quanto il monaco
potesse essere pericoloso, soprattutto se provocato riguardo a certi
argomenti.
Però in effetti come poteva dirlo?
Sanzo era mai stato innamorato? Era mai stato con una donna? Non se l’era
mai chiesto fino a quel momento, dagli sguardi languidi che le donne gli
lanciavano poteva facilmente intuire che lo ritenevano attraente, ma il
bonzo cosa provava per loro?
Le desiderava? Era come diceva Gojyo, anche il suo sole avrebbe voluto
perdersi nel corpo morbido di una donna?
Hakkai aveva amato Kanan, il kappa non perdeva occasione per correre dietro
a qualche bella ragazza ma Sanzo… ecco, sembrava che la cosa semplicemente
non gli interessasse, si bastava, quante volte lo aveva sentito dire di non
volere legami e l’amore non è forse il legame per eccellenza?
Da parte sua Goku desiderava questi legami tanto biasimati dal suo tutore,
amava sentirsi legato a Gojyo e Hakkai ma soprattutto a Sanzo, si sentiva
intimamente legato a lui e non aveva mai provato niente di simile per una
donna; ma se avesse perso la scommessa con Gojyo avrebbe dovuto passare la
notte con una ragazza e la cosa lo metteva parecchio a disagio.
Percepiva una profonda e indecifrabile malinconia avvolgere il suo animo
senza una ragione apparente, non gli piaceva l’idea di passare la notte con
una donna che neanche conosceva come puntualmente, ad ogni sosta, faceva
Gojyo, ma stranamente la remota possibilità che Sanzo avesse potuto avere
certe reazioni durante la visione di quel video lo irritava ancora di
più.
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto da Gojyo che lo invitava a
sbrigarsi perché il film stava per iniziare, Goku sussultò per l’avvicinarsi
della catastrofe prossima ventura, ma si fece coraggio ed entrò nella stanza
del rosso che aveva sistemato un grande divano proprio davanti al televisore
appena acquistato.
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Kanzeon Bosatsu sbadigliò
per l’ennesima volta mentre una lacrima solitaria scivolò lungo la sua gota,
l’espressione del suo viso era una un’esplicita manifestazione
dell’indicibile noia che attanagliava la sua giornata. Persino i suoi
ragazzi erano noiosi, assolutamente noiosi: continuavano a complicarsi
inutilmente la vita quando avrebbero potuto coglierne tutti i lati positivi,
stavano completamente ignorando le gioie che la loro esistenza mortale
poteva offrirgli.
La scommessa di Kenren in sé non era male, ma non era quello che aveva in
mente, se si fosse realizzata avrebbe finito per complicare ulteriormente le
cose tra suo nipote e la graziosa scimmietta che 500 anni prima gli era
stata affidata.
Forse era il caso d’intervenire in maniera più energica, in fondo, era pur
sempre sua zia, e Konzen era sempre stato un po’ goffo nel relazionarsi con
gli altri, una scossa non gli avrebbe certo fatto male.
“Kanzeon Bosatsu vi ho portato il vostro the.” Esordì Jiroushin con un
vassoio d’argento tra le mani.
“Ti ringrazio ma preferirei del buon sakè di Edo.” Commentò la donna alla
vista della teiera riccamente decorata.
“Vi prego di non dire queste cose.”
La donna sbuffò e non aggiunse altro.
“Se mi è permesso dirlo, vi trovo più annoiata del solito.”
“Hai ragione... e ci si mettono anche quei quattro, dovrei vivacizzare un
po’ la loro vita, altrimenti questo viaggio si rivelerà inutile...”
“Inutile?”
“Certo, li sto facendo viaggiare per un mio capriccio, è molto più
divertente osservarli ma se le cose continuano così, non mi soddisfano
molto.”
“Kanzeon Bosatsu non dovreste pronunciare parole del genere. ”
La donna stava per ribattere ma un’idea perversa si fece strada nella sua
testa, una di quelle idee assurde e inverosimili che solo alla divinità
Kanon potevano venire in mente; le labbra sottili si piegarono in un sorriso
malizioso e gli occhi viola assunsero un’espressione sinistra e poco
rassicurante.
Aveva sempre detto che il compito degli Dei non era quello d’interferire con
la vita dei mortali ma quando è troppo è troppo, e poi lei non brillava
certo per coerenza. Accavallò le gambe e rise divertita sotto lo sguardo
sempre più perplesso del suo servitore.
“Kanzeon sama che cosa state escogitando?”
“Mi sono stancata di aspettare, è mezzo millennio che aspetto e mi sembra di
essere stata sufficientemente paziente.”
“Ma a cosa vi riferite?”
“A Konzen e al suo animaletto preferito, prima Goku era troppo giovane
perciò era assolutamente impensabile, oltre al fatto che il rapporto che li
univa era profondamente diverso, ma adesso è inconcepibile che continuino a
rincorrersi senza chiarirsi.”
“DICHIARARSI ? Vi rendete conto di quello che state dicendo?”
“Certamente Jiroushin, è giunto il momento che quei due si rendano conto di
alcuni particolari della loro esistenza e io gli darò per così dire un
aiutino.”
“Ditemi che state scherzando, non crederete davvero che Sanzo e Goku
possano..?”
“Non lo credo: lo so! Conosco troppo bene quel testone di Konzen per
fraintendere i suoi atteggiamenti verso la scimmia.”
“Approvereste una relazione così sconveniente? Nel sangue di Konzen scorre
il vostro sangue mentre Goku è una creatura eretica, un'unione simile verrà
considerata un sacrilegio...”
“Sacrilegio? Ma quale sacrilegio. È il trionfo dell’amore! Non vedo l’ora di
vedere il mio caro nipotino manifestare apertamente il suo amore per Goku, o
forse dovrei dire cedere.”
“Secondo me state fantasticando, Konzen non è il tipo...”
“Jiroushin devi sapere che niente è come sembra, la freddezza di Konzen è
solo la maschera di chi ha paura di amare, vedrai come si scioglierà al
momento opportuno ma se non mi credi... che ne dici di fare una scommessa?”
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Frattanto sul mondo
terrestre Gojyo si stava apprestando ad accendere il videoregistratore ma le
improvvise grida che giunsero dalle scale lo indussero a rimandare, non
prima però di aver apostrofato con variopinti epiteti quegli stupidi demoni
che lo avevano interrotto sul più bello. Come da copione gli youkai
spalancarono la porta della loro stanza, intimarono loro di arrendersi, di
consegnargli il sutra, di non opporre la benché minima resistenza e bla, bla,
bla...
”Quanto siete monotoni...” Commentò Sanzo visibilmente annoiato per quell’inutile
intrusione.
“Ehi bonzo, perché non li affronti? Ti ricordo che tu sei il loro
principale obbiettivo!”
Il monaco non prestò la minima attenzione alle parole di Gojyo e alle
minacce dei nemici, si limitò ad accendersi una sigaretta e ordinò a Goku di
eliminarli tutti perché non aveva voglia di sporcarsi ancora dopo che si era
fatto una doccia solo pochi minuti prima.
Il ragazzino annuì felice e con un poderoso slancio si gettò contro i tre
demoni, uno di questi però riuscì a scansare i suoi colpi e indirizzò una
sfera di energia contro il monaco ma la scarsa mira gli fece mancare
l’obbiettivo a scapito del televisore nuovo di zecca!
“AAARGHH!” L’urlo disperato di Gojyo riecheggiò nella stanza.
Il suo televisore… il suo televisore nuovo assieme alla sua bellissima
videocassetta erano andati in frantumi, i suoi risparmi si erano
volatilizzati in un attimo e tutto per colpa di quel demone ma l’avrebbe
pagata cara, molto cara.
Avanzò con decisione verso lo youkai che prese ad indietreggiare, vagamente
turbato dallo sguardo omicida e allucinato del kappa.
“Gojyo cerca di calmarti!” Intervenne Hakkai ma il ragazzo ignorò i suoi
richiami e si scagliò contro il malcapitato demone che, alla fine del
trattamento che Gojyo gli riservò, chiese perdono per i suoi tanti peccati,
giurò di convertirsi al buddismo e di diventare un monaco eremita al
servizio del prossimo.
“Il mio televisore, il mio televisore…” Nonostante il kappa avesse ottenuto
la sua vendetta non riusciva a darsi pace e ripeteva questa frase come un
mantra nella speranza di ottenere una qualche forma di compensazione dagli
Dei del mondo celeste.
“Coraggio Gojyo.” Nemmeno la voce di Hakkai era in grado di scuoterlo dal
suo torpore.
“Il mio televisore.”
“Ne comprerai un altro.”
“La mia cassetta...”
“Dai Gojyo, ti presto i soldi per ricomprare tutto, va bene?”
Gli occhi del rosso divennero due stelline luccicanti ed i lineamenti del
suo viso si trasfigurarono in quelli di un angelo del paradiso.
“Dici davvero?”
“Sì, ma adesso smettila e da’ una sistemata alla stanza...” Il biondo
comprese che era inutile rimanere con quegli idioti e si rifugiò nella sua
stanza, seguito a ruota da Hakkai.
“Ehi, tu aspetta!” Gojyo richiamò indietro Goku che stava seguendo l’esempio
dei suoi amici.
“Voglio andare a dormire, che c’è?”
“Guarda che la scommessa è ancora valida, domani mattina ricompro tutto e
domani sera riprendiamo da dove siamo stati interrotti.”
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Nel buio della sua stanza
Goku non riusciva a prendere sonno, il pensiero di quell’assurda scommessa
non gli dava pace; ormai non poteva più tornare indietro, avrebbe fatto la
figura del codardo col kappa, ma se Sanzo l’avesse scoperto… era meglio
accantonare questa possibilità o non sarebbe più riuscito a dormire, doveva
avere fiducia nel suo sole, Sanzo non era certo un pervertito come Gojyo
però quella si poteva davvero definire fiducia o era una speranza a cui
desiderava aggrapparsi?
Sperava che Sanzo non fosse come Gojyo ma perché? Cos’era quella singolare
sensazione capace di contorcergli lo stomaco e seccargli la gola? Non voleva
che Sanzo sfiorasse una donna, non voleva che sfiorasse nessuno. Come
sarebbe stata una sua carezza gentile? Cosa avrebbe provato passando una
mano sulla sua pelle d’alabastro?
Quante sciocchezze! Piuttosto che continuare a coltivare fragili illusioni
era meglio abbandonarsi al reame di Morfeo: si sporse sul comodino e spense
la luce per una lunga notte senza sogni.
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Sanzo aprì con fatica gli
occhi, la luce gli provocava un certo fastidio, si sentiva stanco e la
giornata non era nemmeno cominciata. Con un gesto di stizza si mise seduto
sulla sponda del letto, la vista era ancora annebbiata per il sonno
tormentato della notte precedente e un gran mal di testa completava il
quadro.
Stranamente il letto gli sembrò più alto della notte precedente ma ignorò la
cosa attribuendola al suo generale malessere, si mise in piedi e si diresse
in bagno. Dopo essersi lavato il viso con un’abbondante dose d’acqua fredda,
lo sollevò osservandosi nello specchio e poco ci mancò che un infarto lo
fulminasse sul momento: la faccia che vi vedeva riflessa non era la sua
bensì era quella di Goku.
Come un pazzo corse verso lo specchio dell’armadio e constatò con orrore che
anche il corpo era quello di Goku… ma che DIAVOLO era successo??
Più veloce di una saetta piombò nella stanza di Goku ma invece di trovarci
la scimmietta, ci trovò il suo sosia che dava in escandescenza, su e giù per
la camera. Dopo 20 minuti la situazione era vagamente più chiara, l’anima di
Goku era finita nel corpo di Sanzo e quella del monaco albergava nel corpo
della piccola saru ma come e perché fosse accaduto rimaneva un mistero.
In quell’assurda circostanza Goku si soffermò per un istante a guardare
Sanzo, vedere qualcun altro nel proprio corpo lo catapultava in una
dimensione straniante… lo spirito di Sanzo racchiuso nel fisico acerbo di
Goku strideva in maniera evidente, gli occhioni d’oro, da cerbiatto, avevano
assunto un’espressione dura e tagliente, i gesti erano più sicuri e
mascolini. Agli occhi della scimmietta era evidente che quello era solo
l’involucro, il suo Sanzo lo avrebbe riconosciuto sempre… al di là di ogni
ragionevole spiegazione.
“Dobbiamo risolvere in fretta questo problema!” Affermò Sanzo con tono
risolutivo ma con un’inusuale voce da ragazzino.
“E come pensi di fare?”
“Mi verrà in mente qualcosa.”
“Possiamo chiedere ad Hakkai magari…”
“Non ti azzardare a lasciarti scappare una sola parola con loro. È già
abbastanza imbarazzante così! Non ho intenzione di sopportare le battutine
sarcastiche di quello stupidissimo kappa...” e senza aggiungere altro lasciò
la stanza.
Goku scivolò sul suo letto; quello che era successo era semplicemente
impensabile, con una mano sfiorò distrattamente quei capelli biondi che
avevano sempre acceso la sua fantasia di fanciullo…
Sanzo non gliel’avrebbe mai permesso ma adesso che era nel suo corpo… bè,
adesso poteva persino accarezzarlo senza che lo venisse mai a sapere, era
una magra consolazione ma doveva farsela bastare.
I suoi capelli sembravano fatti di seta proprio come aveva sempre
immaginato, si sfilò la camicia e incurante la lasciò cadere a terra; il
corpo di Sanzo... ora poteva sentirlo, la sua pelle, le linee dei suoi
muscoli… poteva accarezzarlo quanto voleva però non era quello che
desiderava, no: non era quello che sognava.
“Finalmente siete arrivati.” Mormorò Gojyo piuttosto incavolato per il
ritardo con cui il bonzo e la scimmia si presentavano a colazione. I diretti
interessati non dissero nulla e si sedettero a tavola sotto l’immutabile
espressione sorridente di Hakkai.
"Ho fame quando si mangia?” Domandò d’un tratto Sanzo mentre Goku prese a
sfogliare il giornale con un’espressione corrucciata tipicamente sanzesca
dipinta sul viso.
I due compagni si scambiarono uno sguardo smarrito e turbato, ma che stavano
combinando il bonzo e la scimmia?
“Una scommessa... già, proprio quello che ci voleva, mio caro Jiroushin...”
Continua
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