^_^…questa volta non mi dilungherò in chiacchiere inutili, quindi dico soltanto che molte cosette in questa fanfic mi sono state “regalate” da Quissy e Squall, quei due graziosi puccirilli che tanto spesso mi ospitano da loro! ^*^ Un grande bacione a loro che mi permettono di continuare a scrivere questa fanfic e un bacione a tutti coloro che ancora leggono dopo ben 8 LUUUUNGHISSIMI capitoli!!! ^_^ Siete coraggiosi ragazzi non c’è che dire! ^*^ Vi do un abbraccio forte e spero di divertirvi (oooh certo io scrivo storie humour indubbiamente! ^_^’’’)!!! Buona lettura!

 

Attenzione!!: il grande Glen mi ha fatto una proposta veramente…TOT oh!! Sono troppo commossa ragazzi!!! Insomma, farà disegni completamente ispirati alla mia fanfic…T___T GRAZIE GLEN! E’ un grandissimo onore!! (mi inginocchio a terra piangendo per l’emozione) ^O^ naturalmente i disegni inseriti in queste pagine sono tutti suoi!!! ^*^ 

 


Stai con me

parte VIII

di Yuna



Era là, pallido e nudo fra le lenzuola che gli coprivano a tratti quel corpo che ormai conosceva così bene, curva per curva, muscolo per muscolo, cicatrice per cicatrice. Ogni volta che lo guardava gli sembrava quasi di vederlo svanire alla luce debole del sole che riusciva a fatica filtrare attraverso le spesse tende.

 

Odiava quell’immobilità. Si era seduto accanto a lui, appoggiando delicatamente il palmo aperto sulla schiena ampia, facendolo scivolare lentamente in una lunga carezza. Non aveva resistito alla tentazione di scostare il lenzuolo, scoprendolo interamente. Un dolore sordo al petto…perché non apriva ancora gli occhi? Perché non sorrideva e si stendeva verso di lui per mettersi in mostra? La mano con cui prima stava accarezzando quella pelle perfetta ora tremava chiusa a pugno.

 

“Irvine?” si era proteso in avanti, fino a scostare i capelli che nascondevano il viso tranquillo. In cambio tutto quello che aveva ottenuto era stato il silenzio. A malapena aveva trattenuto fra le labbra stretta un lamento mentre afferrava il suo compagno per le braccia alzandolo malamente.

 

“IRVY!”lo aveva scrollato forte senza rendersi conto che lui aveva già aperto gli occhi spaventato da quel trambusto improvviso. Una mano era salita ad afferrare il suo braccio, ma nella furia di quel momento non l’aveva minimamente percepita e aveva continuato imperterrito gli scrolloni mentre Irvine boccheggiava cercando di respirare.

 

“Squaaaall! Mi stai uccideeendo!”

 

“I-Irvy…scusa non…mi ero accorto!”

 

Irvine lo aveva guardato con un espressione fra lo sgomento e l’assonnato, tutti i capelli davanti alla faccia per il dolce risveglio appena subito, si era stropicciato gli occhi e si era dato un’occhiata veloce attorno prima di riportarla su di lui.

 

“E’ morto qualcuno?”

 

“No…scusa io pensavo…ti ho chiamato e non mi hai risposto e così…”

 

“Così dovevo essere morto io?”

 

“No!…sì…no…voglio dire…no.”

 

“Mi sono addormentato da…” Irvine aveva afferrato la sveglia sul comodino guardando tristemente i numeri illuminati e aveva sospirato profondamente. “Un’ora. Sono le otto del mattino. Ho sonno.”

 

“Dobbiamo andare a lezione.”

 

“Ti avevo detto che oggi la saltavo la lezione, Quis mi ha detto che io ho già studiato queste cose.” Aveva sbadigliato senza curarsi di coprirsi la bocca e si era lasciato cadere indietro scalciando con le gambe per tirarsi addosso la coperta. Lui l’aveva afferrata e l’aveva scaraventata a terra spazientito.

 

“Un buon ripasso non ti farà male.”

 

“…sei davvero molto cattivo con me. Lo sai che non sto bene.”

 

Lo sapeva eccome. Era già trascorsa una settimana da…quel brutto incidente, da allora Irvine non aveva più toccato nemmeno una sola pillola. Ne era certo al cento per cento dato che non lo aveva mollato per un solo attimo da allora, a malapena era riuscito a chiudere occhio e la prova erano le profonde occhiaie livide che ogni volta facevano arrossire Zell (chissà che andava a pensare quello svitato). Purtroppo quel taglio netto dalle pastiglie era stato piuttosto traumatizzante per Irvy:  i primi tre giorni aveva avuto continue crisi di nausea, era stato un ininterrotto via e vai dal bagno fino a che non vi avevano rinunciato, aveva trascinato dentro il divano dove Irvine se ne era rimasto avvolto in tre coperte tremante per la febbre alta. Quando Quis era passata a trovarli aveva avuto il suo bel daffare a convincerla che Irvine aveva soltanto una brutta influenza dato che lui continuava a chiamarla Jenny e continuava a chiederle ripetutamente perché si era tinta i capelli. Dopo i primi giorni critici comunque per fortuna la febbre se ne era andata, anche se dargli qualcosa da mangiare sembrava ancora un dispetto.

 

“Se vieni con me ti offro un frappè alla fragola.” Aveva proposto con un sorriso invitante. Irvine aveva fatto un smorfia e aveva girato il viso dall’altra parte fingendo di rimettersi a dormire.

 

“…una cioccolata calda?”

 

“Per favore…”

 

“Un panino alla marmellata?”

 

“Lo sai cosa voglio.”

 

Irvine si era seduto e gli aveva posato il capo su una spalla guardandolo di sottecchi, mentre cominciava ad accarezzargli il petto. Lo aveva allontanato gentilmente ma con fermezza, cercando di non sentirsi un verme davanti all’espressione ferita che per un attimo aveva attraversato il suo viso.

 

“Le persone che non stanno insieme non si baciano.”

 

“Ma noi siamo pur sempre amici.”

 

“Gli amici non si baciano.”

 

“Ma due amici che si vogliono molto bene sì!”

 

“D’accordo.” Aveva dato un piccolo veloce bacio sulla guancia di Irvine che si era mordicchiato imbronciato le labbra deluso. “Hai avuto il tuo bacio, ora andiamo.”

 

“Questo è un imbroglio bello e buono Squall!”

 

“Sei grande per i capricci. Su…vestiti, così prenderai freddo.”

 

Irvine si era infilato boxer e jeans e si era diretto in bagno. L’aveva seguito quasi senza accorgersene. “…Vuoi leggermi una favola?”

 

“Oh…scusa.”

 

“Se mi leggi Bambie ti lascio restare con me.”

 

“…”a quanto pareva si era ripreso velocemente. Aveva scosso la testa e si era andato a sedere sul letto. In realtà aveva voglia di rimettersi a dormire dato che alle sei era già in piedi al centro d’addestramento per un allenamento fuori programma…ma ormai entrambi si erano persi troppe lezioni e i suoi voti stavano leggermente calando. E l’idea di prendersi qualche insufficienza non gli brillava particolarmente.

 

 

Gli occhi azzurri, vivi e socchiusi nell’intensità di quel momento rimanevano fissi al suo viso, i capelli biondi erano appiccicati alla fronte per il sudore, le labbra luccicavano di un rosa intenso per i baci che vi aveva appena posato.

 

Sentiva le sue gambe muscolose avvinghiarsi ai suoi fianchi, il respiro che si trasformava in brevi ansiti di piacere mentre il suo movimento aumentava. Aveva afferrato i fianchi per poter muoversi con più decisione. L’esclamazione eccitata che gli era sfuggita dalle labbra aveva confermato che stava facendo la cosa giusta. Come sempre, come sempre. Aveva sorriso abbassandosi a baciare il collo che il suo amante gli stava offrendo gemendo di piacere sotto le sue carezze.

 

Ogni volta che facevano l’amore era sempre più intenso, stravolgente…pensare che nemmeno un paio di mesi prima nessuno dei due si degnava nemmeno di rivolgere la parola all’altro. E ora praticamente tutte le sere si rotolavano insieme sotto le coperte.

 

Tump. Qualcuno che bussava? Al diavolo, non era davvero l’orario per andare a bussare alle porte delle persone quello! Tump. E insisteva pure!! Stava quasi per interrompersi, seppure a malincuore, quando un altro accorato grido aveva distolto completamente la sua attenzione dall’insistente bussare…

 

“Ooh… Seifer…”

 

“Zell...un momento...” Seifer si era mosso leggermente come per volersi spostare.

 

“Non ascoltare quello scocciatore che bussa…” aveva mormorato senza interrompere quello che stava facendo.

 

“Zell…ho detto…aspetta…”

 

“Aah©!!…fa finta di niente…ignora quell’idiotaaaah..”

 

“GALLINACCIO per la miseria!!!Non è un idiota!!!! E’ la mia testa contro al letto!!!”

 

Aveva fissato senza capire il ragazzo sotto di lui che lo guardava in cagnesco. Ad ogni spinta (dato che non aveva afferrato stava continuando imperterrito il suo “lavoro”) Seifer sbatteva la testa contro al duro legno della spalliera del letto…nessun idiota dunque, era lui a produrre quel fastidioso bussare…

 

“Gallinaccio…ti consiglio di farmi spostare subito o per te è la fine, chiaro?”

 

“Scusa scusa !!! E’ che ero talmente preso…ehe…”

 

Seifer aveva storto la bocca, ma solo per un attimo…subito dopo l’aveva attirato a sé in un tenero bacio, mentre le mani scendevano ad afferrare le sue natiche sode e in due secondi si era ritrovato girato sulla schiena e Seifer a cavalcioni su di lui a ridacchiare beffardo.

 

“Ehi! Non mi lasci finire quello che avevo iniziato!?”

 

“Finire? Gallinaccio…mi hai fatto perdere il filo del discorso. Quindi sta zitto e lasciamo fare.”

 

“…Seifer non sono ancora pront…”

 

Seifer si era seduto sul suo ancora duro sesso, con un solo fluido movimento si era sistemato  e aveva lasciato andare un sospiro di soddisfazione.

 

“Avanti…ora la mia testa non è più in pericolo.”

 

Non se lo era lasciato dire due volte: tutte quelle chiacchiere l’avevano un po’ calmato, ma era prontissimo a continuare quello che stava facendo.

 

 

Lo schermo del terminale sfarfallava leggermente, si era infilata gli occhiali con un lento gesto incerto mentre continuava a fissare la scritta azzurrina che risplendeva davanti a lei.

 

PASSWORD:

 

La password. Per accedere a quella scheda di dati le bastava immettere il suo codice insegnante accompagnato da quello dello studente. Era la prima volta che faceva una cosa del genere. E adesso? Quella era la cosa giusta da fare? Era la cosa sbagliata. Era la cosa giusta.

 

Irvine era un suo amico, gli voleva bene e quello che aveva visto era stato più che abbastanza. Quel giorno, quando era tornato in classe dopo la sua ennesima “influenza”, lo aveva visto veramente distrutto. Non tanto fisicamente…nei suoi occhi c’era un vuoto terribile dove le era sembrato di sprofondare.

 

Aveva già cercato troppe volte di sapere qualcosa di più da Squall, ma ogni volta lui non aveva fatto altro che borbottare “Lascia stare…vedrai che si riprenderà.”

 

Già, infatti su questo non aveva dubbi, ma ogni volta che sembrava riprendersi poi inevitabilmente lo vedeva ripiombare in quell’abisso. Sapeva già del problema delle “medicine”, ma di sicuro quella storia centrava soltanto in parte.

 

Dio, di nuovo mal di testa. Quel maledetto computer gli dava il mal di testa…o forse era solo colpa del rimorso? Era un suo diritto aprire quel file, ma fino ad allora per rispetto della privacy dell’amico si era astenuta dal farlo. Ma c’era sempre un limite…aveva visto troppe lacrime. Doveva sapere la verità. Doveva…aiutarlo.

 

PASSWORD:

 

Avanti Quistis, ormai ci sei. La tastiera sembrava bruciare sotto i suoi polpastrelli, ma non si sarebbe fermata.

 

PASSWORD: ********

 

PASSWORD CORRETTA, ACCESSO AI DATI IN CORSO………………………………………

 

Non aveva avuto il coraggio di leggere subito. Per un attimo era rimasta immobile, gli occhi chiusi, la mascella irrigidita mentre le mani si serravano sull’orlo del vestito. Aveva paura della verità. Quale terribile segreto poteva distruggere una persona fino a quel punto? Anche se veniva a sapere tutto quanto…poi avrebbe potuto aiutarlo? La risposta ce l’aveva lì davanti. Doveva guardare.

 

Aveva sollevato di scatto la testa, sporgendo con determinazione il mento mentre i suoi occhi prendevano velocemente a scorrere le righe, a guardare le immagini. Tutto quanto. Si era fermata solo dopo aver finito.

 

“Allora è così.” Aveva sussurrato nel silenzio assoluto di quell’ufficio dove si era seduta tante volte. Sembrava esserci più freddo. Sembrava tutto più buio. Sconosciuto. Le braccia si erano avvolte attorno al suo corpo tremante. Oh Dio se solo fosse riuscita a piangere. A far uscire quello stordito sgomento che le impediva di spegnere quel computer. La luce prodotta da ogni singola lettera le faceva bruciare gli occhi.

 

Per un attimo le sembrò di scomparire.

 

 

 

Ultimamente ogni volta che si trovava davanti a quella porta, più che tutti i batticuori che aveva provato in passato sentiva ben altro. Preoccupazione, tristezza, angoscia. Più o meno però era la stessa cosa…per lei. Prima per Squall, poi per Irvine. Ora…in realtà non lo sapeva proprio a cosa pensare. I fatti di cui era venuta a conoscenza erano troppo difficili da accettare, il suo cervello continuava ininterrottamente a pensare che tutto doveva per forza essere un errore, un brutto errore…non era quello che faceva stare così male Irvine.

 

C’era così silenzio dietro a quella porta, forse erano usciti tutti e due. A prendersi un gelato. O a prendere un po’ di sole nel giardino. Ultimamente le cose fra quei due sembravano essere cambiate. Non facevano più quelle cose, Squall sembrava troppo distante nei confronti di Irvine. E anche con tutti loro, sembrava regredire pericolosamente al suo stato di isolazione forzata iniziale.

 

“Se stai qui di fronte alla mia porta con quella faccia penseranno che ti ho messa incinta e poi ti ho scaricata Quissy. Non è un grande passo avanti per la mia reputazione.”

 

“Aaaah!!!!” Era scattata indietro schiacciandosi contro la parete opposta del corridoio con le gambe che si piegavano sotto di lei…era davvero così esaurita da non accorgersi che Irvine se ne stava là davanti a lei a fissarla con un sorriso sorpreso e quel suo faccino da furbo sempre in agguato. Si era portata una mano al petto mentre cercava di recuperare il controllo.

 

“Nemmeno strillare come se avessi appena visto Jeck lo Squartatore non mi fa buona pubblicità!!!” Irvine si era grattato la nuca pensieroso e si era infilato il cappello.

 

“Dove… dove stai andando?” si era schiarita la gola sbirciando alle sue spalle tanto per vedere se riusciva a individuare Squall, magari sotto le coperte e mezzo nudo il che non avrebbe che potuto spazzare via la sua tesi. Una preoccupazione in meno! Ma nel letto non c’era proprio nessuno.

 

“A fare quattro passi…uh…i compiti gli ho già fatti sai!”

 

“Bravo...” aveva nascosto dietro la schiena le mani. Se le stava tormentando, sapeva che quel gesto avrebbe tradito il suo stato di nervosismo…okey, di panico, e questo non avrebbe aiutato molto nessuno dei due.

 

“Cerchi Squall? Credo che sia in classe a ripassare…è arrabbiato perché i suoi voti ultimamente non sono molto alti. He he he…è colpa mia che continuo a…ad ammalarmi.”

 

Oh Irvine. Aveva sospirato lasciando andare le braccia lungo i fianchi. Le riusciva proprio difficile credere che tutte quelle assenze fossero dovute a raffreddori. Non riusciva ad alzare gli occhi ma almeno era davvero decisa a parlargli. Voleva sapere. “Ti dispiace se parliamo un po’? Per favore?”

 

“Ma certo!!!…Quis…stai bene? Sei pallida, qualcosa non va.”mani tiepide le avevano alzato il viso dolcemente. Perché quegli occhi erano così tristemente meravigliosi?

 

“Non c’è niente che vada bene Irvine.”

 

 

Irvine se ne stava seduto su divano, le gambe strette al petto e il cappello sulle ginocchia. La guardava di sottecchi mentre lei cercava affannosamente la domanda con cui iniziare. Non ce l’avrebbe mai fatta ad essere diretta. Doveva…

 

“Quissy…mi stai facendo paura così. Ho fatto…qualcosa di male?”

 

“Oh no, niente di male!!!! Niente…”

 

“Volete mandarmi via dal Garden?” la voce del ragazzo si era improvvisamente incrinata mentre scattava seduto e il cappello cadeva a terra.

 

“No! No…niente del genere!” aveva alzato le mani sorridendo, si era seduta sul letto di fronte all’amico. “Io…ecco…”

 

“E’…una dichiarazione d’amore?” Irvy aveva ridacchiato timidamente, il viso talmente sollevato da farla sorridere a sua volta.

 

“Mi piacerebbe. Non è nemmeno questo. Io credo…che tu mi abbia detto alcune...bugie.”

 

Irvine l’aveva fissata immobile, per un momento impietrito in un misto di sorpresa e paura. L’aveva fissata senza fiatare, poi aveva annuito piano. “Ah. Capisco. Tu…hai capito. Lo sai.”

 

“Irvine mi dispiace tanto, so che non avrei dovuto andare a leggere quelle cose su di te…ma avevo paura di…”

 

“Non fa niente. Sapevo che l’avresti fatto prima o poi.” Irvine le aveva sorriso e si era andato a sedere al suo fianco. L’aveva abbracciata lentamente, incerto, accarezzandole i capelli quasi a volerla consolare. “Mi dispiace che tu sia venuta a sapere quelle brutte cose in questo modo. Non è colpa tua…dovevo decidermi prima a parlartene.”

 

“…dovresti urlarmi in faccia che sono una ficcanaso e che queste non sono cose che mi riguardano.”

 

“Ehi! Ti stai confondendo. E’ Squall che parla in questo modo! Dai…non fare quella faccia. Anche Squall mi avrà ripetuto centinaia di volte di venire da te e raccontarti come stavano le cose. Lui…è preoccupato. Ti vede così triste. E adesso so che è per colpa mia…non ne faccio proprio mezza giusta…”

 

Squall era preoccupato per lei. Per un attimo le era sembrato di scoppiare in lacrime…quanto aveva sognato di sentir dire quelle parole? Per quanto tempo aveva sperato che Squall provasse per lei anche solo un poco di amicizia? “Lui…è…”

 

“Si direbbe che è molto più preoccupato per te che per me!” Irvine aveva ridacchiato…poi l’aveva lasciata andare rendendosi conto che la stava ancora stringendo fra le braccia. Per un attimo lo aveva visto inarcare le sopracciglia e chiudere gli occhi…ma subito dopo tutto era stato spazzato via dal solito leggero sorriso. “Mi manca tanto.”

 

“Non sta con te?”

 

“Oh sì. Anche troppo! E’ la prima volta che mi lascia da solo. Verrebbe anche al bagno con me se solo glielo permettessi. E’ così vicino…eppure così incredibilmente lontano.”

 

“Non state assieme? Voi due non vi siete ancora…”

 

Irvine aveva sospirato e aveva annuito incrociando le gambe e gettando i capelli dietro alle spalle. “Sì. Diciamo che la nostra relazione è più…sorvegliatore e sorvegliato. Non posso biasimarlo se lui non mi vuole più come ragazzo. Gliene ho fatte troppe…”

 

“Se lo dici tu. Però…quando hai intenzione di tornare con lui basta che mi fai un fischio. In fondo Squall è un ragazzo come tutti gli altri. Un po’ di gelosia e…ha!!! Lascia stare. Piuttosto non è di lui che mi preoccupo.”

 

“Io sto bene. Cioè…incubi a parte ormai la fase critica è superata, non prendo nemmeno più le mie medicine.”

 

Aveva annuito…senza volere però i suoi occhi si erano posati negli incavi delle sue braccia. Irvine l’aveva scoperta subito perché aveva ridacchiato e si era alzato in piedi. “Hai ragione. Controllami pure…” Con un fruscio il maglione era scivolato a terra e lo stesso valeva per i jeans. Aveva sentito le guance infiammarsi per la sorpresa ed era schizzata in piedi a sua volta sgranando gli occhi e balbettando come una matta.

 

“Ti credo ti credo ti credo…scusa sono stata inopportuna.”

 

“Affatto. La prima cosa da fare con le persone come me, è non credere mai a quello che dicono. Comunque non ne ho davvero la possibilità, Squall mi scoprirebbe subito e ha promesso che mi porterà dritto dalla dottoressa. E lo farà Quis. Potrò piangere e gridare finchè voglio ma lo farà se succederà.”

 

“Non ho dubbi. Però ora…rivestiti perché…”

 

“Eh eh, non sono uno bello spettacolo vero con tutte queste ossa…il fatto è che mi manca un po’ l’appetito.”

 

Si era lasciata cadere seduta sul letto con il viso fra le mani. Il mal di testa di poco prima era ritornato più vivo che mai ma questa volta il motivo era diverso. Irvine se ne stava lì con quel corpo che comunque poteva anche essere un po’ troppo magro, ma schifo non lo faceva per nulla. Self control Quis.

 

“Hai letto le schede sul tuo conto?”

 

“Uhm…già. Tempo fa in infermeria, dopo quel piccolo incidente con Squall…”

 

“E’…è tutto vero?”aveva chiesto con un filo di voce mentre Irvine si infilava un maglione pulito.

 

“Sì. Ma…davvero ora ho deciso che non devo più soffrire su una cosa che è successa tanto tempo fa. Adesso mi devo dare una mossa e fare qualcosa di buono nella mia vita. Per esempio riconquistare Squall e aiutare te a trovare qualcuno che ti stia accanto come si deve.”

 

“Oh Irvy lascia perdere me, sono in una situazione così strana…il fatto è che io sono sfortunata con gli uomini. Mi innamoro sempre di quello sbagliato…prima Squall, poi te…”

 

“Me?” Irvine aveva sogghignato e aveva raccolto il suo capello. “Ah!!! Lo sapevo di avere fatto colpo! Che vuoi farci nessuna donna può resistere al mio fascino…”

 

Gli aveva lanciato un’occhiataccia ma Irvine le aveva risposto con un sorriso innocente. “E adesso…del tizio che più di tutti in questo Garden mi ha fatto sentire una nullità…”

 

“…vuoi dire che Zell ti trattava male? No!!! Non ci credo!”

 

“Non Zell.”

 

“SEIFER?”

 

“Già…ascolta un momento…per caso non stai cercando di buttare il discorso su di me?”

 

“No no figurati. Non lo farei mai.”

 

“Mi sarà parso.”

 

Squall era entrato in tutta fretta e si era bloccato a metà stanza come colpito in pieno da un fulmine. Aveva guardato lei e poi Irvine. Lei, Irvine, e il maglione che prima aveva gettato a terra e ora se ne stava afflosciato accanto al letto. Bene, ci mancava solo questa. Il nuovo arrivato aveva alzato una sopracciglia, poi si era posato una mano sul fianco come faceva solitamente al momento di perdere la pazienza.

 

“Ho interrotto qualche cosa?” c’era forse una punta di sarcasmo nella sua voce?

 

“No…stavo andando via. Quando ti va di parlare un po’ io ci sono, d’accordo?” Aveva dato un bacio veloce sulla guancia di Irvine sotto gli occhi di Squall che sembravano volerla fulminare. Che uomo geloso. “Ciao Squall.”

 

“Ciao.”

 

Subito dopo aver richiuso la porta aveva sentito un secco scambio di battute, Squall piuttosto arrabbiato e Irvine allegro…forse aveva visto le cose molto più nere di quanto non erano in realtà. Invidiava la forza e la volontà di quel ragazzo, se solo quel testardo di Squall per una volta avesse reso facili le cose…

 

 

 

Non solo Squall gli aveva fatto uno di quei terzi gradi che solo lui riusciva a fare, adesso gli aveva pure messo il muso.

 

“Non capisco dov’è il problema.” Aveva stancamente ribattuto per la centesima volta dopo che Squall gli aveva lanciato una delle sue innumerevoli battutine acide.

 

“Voglio solo che tu mi dica la verità!”

 

“Ti ho già detto la verità. Non ho fatto sesso con nessuno. E se non te ne fossi accorto, mi risulta che Quissy sia una femmina.”

 

“Che vuol dire. A te piacciono anche le donne no?”

 

“Sì infatti. Quis è veramente carina con quei capelli biondi poi…adoro i capelli biondi.” Si era arrotolato nel lenzuolo girando le spalle a Squall, che si era bloccato sconvolto a guardarlo. Aveva sentito subito dopo le mani del suo compagno tirare il lenzuolo per cercare di girarlo dalla propria parte.

 

“Quindi ci hai fatto qualche cosa giusto?”

 

“…no le ho solo toccato un po’ le tette.” Con un grande sorriso si era di nuovo girato fingendo di mettersi a dormire. Erano seguiti almeno cinque minuti di silenzio. Poi il conto alla rovescia. Cinque, quattro, tre, due, uno…

 

 

“BRAVO! E poi osi dire che vorresti rimetterti con me! Scordatelo! Sei solo un…un…traditore! Brutto vigliacco che fa le cose dietro alle spalle degli altri!” Squall aveva cominciato a gridare girando attorno nella stanza come un leone in gabbia, fine del gioco.

 

“Squall…”

 

“…io lo sapevo! Lo sapevo! Ah…scommetto che anche quando…”

 

“Squall!”

 

“…stavamo insieme ci avrai fatto chissà cosa! Sono proprio…”

 

“SQUALL!” l’aveva preso per un braccio imprigionandolo in un abbraccio, Squall aveva lottato per liberarsi e ce l’aveva quasi fatta, per fortuna ormai le forze gli erano in gran parte tornate, così alla fine Squall si era fermato di dibattersi ed era rimasto in silenzio, fermo, il respiro leggermente ansimante. “Stavo scherzando puoi chiederlo anche a lei. E’ venuta solo a parlare con me perché…ha aperto i file riguardanti il mio passato, era preoccupata. Niente di più, niente di meno, te lo giuro.” Aveva parlato sussurrando le sue tranquille parole nel perfetto lobo di quello che era stato il suo amante. Solo allora l’aveva lasciato andare…anche se Squall non si era mosso dal suo petto.

 

“Davvero?” gli aveva rivolto un sguardo timido come quello di un bambino, le guance arrossate.

 

“Davvero.Non mi aspettavo una scenata del genere da te.” Gli aveva ammiccato, subito dopo aveva schivato uno scherzoso schiaffo e l’aveva bloccato ancora con tutte e due le braccia sopra la testa.

 

“Falla finita! Anche se non stiamo…insieme non vuol dire che non mi importi più niente di te!”

 

“Vuol dire che ho ancora delle speranze?”

 

“Se mi fai altri scherzi del genere ritorno da Zell.”

 

“Giusto. Ti arrabbi tanto ma io che dovrei dire? In fondo Zell è sempre stato innamorato di te che…che…oh!” si era sbattuto una mano sulla bocca di fronte agli occhi enormi (enormi davvero!!!!) di Squall. Ops.

 

“Che COSA?”

 

“N-niente eh ehe he…stavo scherzando!!”

 

“Che cosa hai detto? Zell…no.” Squall aveva scosso la testa e si era seduto sul divano coprendosi il viso con le mani. “Cristo…e io che…sono andato a chiedergli quelle cose sul sesso e tutto il resto…”

 

“Vero!Sei stato da Zell…a chiedergli delle api e…dei fiori…” una risatina isterica gli era gorgogliata nella gola ma era riuscita a bloccarla sul nascere. “Ottima mossa Squally!”

 

“Che diamine io pensavo fosse fidanzato con Seifer!” Squall aveva preso il suo cappello e l’aveva morso con rabbia. Era subito corso a strapparglielo dalle mani, mentre nella sua testa continuava a pensare che ci fosse qualcosa di tragicamente sbagliato nel discorso di Squall e nello stesso tempo era troppo preso dal salvataggio del suo cappello.

 

“Se non sei sveglio in queste cose è solo colpa tua! Non del mio cappello…Squally, ma che cosa c’entra Zell con Seifer?”

 

Squall di nuovo gli aveva piantato in faccia due occhi enormi poi aveva serrato le labbra e aveva scosso la testa in fretta.

 

“Squall…devi dirmelo, devi…dirmelo ecco.”

 

“Non sono fatti tuoi!”

 

“Nemmeno tuoi ma li sai. E se li sai li devo sapere pure io!”

 

“Da quando?”

 

“Se non mi rispondi, ti tirerò giù i pantaloni…mi inginocchierò davanti a te e ti farò venire così tante volte che non riuscirai più a camminare fino a domani.” Aveva stuzzicato una delle sue cinture ma Squall si era tirato indietro, gli occhi chiusi, si era voltato dall’altra parte, ma aveva scorto senza ombra di dubbio un inequivocabile rigonfiamento. Il suo Squall…sempre così sensibile. Ormai da quanto non facevano l’amore? Un bacio appassionato? O anche solo dormire nudi, abbracciati…

 

“Sei sempre osceno. Bè diciamo che Zell e Seifer…stanno insieme.”

 

“Zell e…Seifer? Insieme? Nel senso di coppia?“

 

“Sì in che altro senso????”

 

“E Quis???”

 

“Quis che cosa?”

 

“Uh…mha…niente. Credo che prima o poi cambierà sesso tutto qui.”

 

Squall gli aveva dato un’occhiataccia poi aveva alzato le spalle. “Non vedo il perché.”

 

“Povero Zell ora capisco perché corre sempre a gambe larghe!!!” aveva ridacchiato buttandosi sul letto. Squall aveva sospirato e gli aveva gettato in testa il maglione che poco prima aveva suscitato tanti malintesi.

 

“Se vuoi una mia impressione da “non sveglio” Zell non corre a gambe larghe per quello. Piuttosto dovrebbe farlo Seifer…”

 

“Oh per la miseria!!!! Seifer!!! No non ci credo!!! Seifer…uke!! Ha fantastico! Credo andrò da lui a fare quattro chiacchiere.”

 

“Sei veramente disgustoso Irvine.”

 

“Sono in astinenza.”

 

“Peggio per te.”

 

“Neanche tu mi sembri così indifferente.”

 

Stavolta Squall aveva evitato uno scontro in una discussione che avrebbe sicuramente perso, aveva girato i tacchi e si era rifugiato in bagno. Quante sorprese. Zell l’avrebbe ucciso non appena gli avesse confessato quello che aveva involontariamente spifferato a Squall.

 

 

 

Certe volte non sopportava di essere sorvegliato in quel modo così soffocante, ma adesso, tutto solo seduto al tavolo della mensa si sentiva…indifeso. Aveva posato il mento su una mano mentre con l’altra iniziava nervosamente a tamburellare con le dita, lo sguardo perso nel vuoto.

 

Doveva in tutti i modi trovare una soluzione per fare la pace. Ma Squall sembrava avere tutta l’intenzione di tirarla per le lunghe, non gliel’avrebbe perdonata così facilmente, soprattutto dopo lo scherzetto che gli aveva fatto.

 

“Cowboy sei in trance?”

 

Aveva sbattuto le palpebre spingendo indietro la sedia di colpo. Seifer lo fissava con un espressione ironica mentre fumava con naturalezza una sigaretta. Alla fine aveva ridacchiato rimettendosi comodo e ignorando il leggero tremore delle mani. Quello era il giorno degli spaventi probabilmente.

 

“Scusa ero distratto.” Seifer gli aveva soffiato in viso una nuvola di fumo e aveva annuito.

 

“L’avevo capito. Dov’è Leonheart? Di solito ti sta appiccicato alle braghe…”

 

“Non lo so ha detto che doveva andare a fare compere in città. E tu, come mai non sei con Zell?”

 

Il sorrisino si era congelato sulle labbra del ragazzo, per scomparire subito dopo. Gli occhi azzurri lo avevano fissato pieni di meraviglia. “Oh.”

 

“…eeh…bè io vado s’è fatto tardino…”

 

“Seduto.”lo aveva bloccato con una certa nota minacciosa nella voce.

 

“Okey.” Figurarsi. Non aveva di certo voglia di prendersi due pugni sulla testa e finire in infermeria. Per niente.

 

“Come mai un’affermazione del genere?”

 

“Ooh…ecco…” Bravo Irvine. Ora sarebbe stato un furioso arrampicarsi sugli specchi. “Niente ho detto per dire.”

 

“Come no. Fammi solo un piacere, tieni la bocca chiusa con la maestra, chiaro?” Seifer aveva gettato per terra la sigaretta spegnendola con il tacco. Aveva sospirato profondamente. “Ma perché nessuno riesce mai a stare un po’ zitto?”

 

“Seifer…credo sia meglio che vada. Ho un problema da risolvere.”

 

“Perché non gli compri dei fiori o roba del genere?”

 

“…” Era quasi scoppiato a ridere, si immaginava la faccia assolutamente inespressiva di Squall mentre teneva fra le braccia un bel mazzo di rose rosse. Non era proprio il tipo da poter apprezzare un gesto del genere. Aveva sorriso. “Qui tutti sanno tutto di tutti sul serio.”

 

“L’ho capito da solo, cosa credi? Io sono un ragazzo sveglio…cosa fai ancora qui? Forza corri da quel bamboccio e dimostragli chi è l’uomo.” Senza lasciargli il tempo di rispondere Seifer gli aveva rivolto un breve cenno di saluto e si era dileguato. Era di nuovo solo seduto davanti al panino che non aveva toccato e che probabilmente avrebbe buttato nel cestino di lì a pochi minuti.

 

 

 

Era rimasto imbambolato di fronte alla porta del bagno, la mano sulla maniglia. Ora…il fatto che la maniglia non si muovesse per nulla era un fatto decisamente molto strano. Aveva fatto un passo indietro. Dato che non esistevano le serrature in quelle porte, l’unica soluzione possibile era…

 

“Squall?” aveva chiamato piano avvicinandosi alla porta. Di nuovo aveva tentato di aprire, ma la maniglia non si era mossa di un solo centimetro. Aveva sentito un piccolo singhiozzo dall’altra parte della porta. Qualcosa non andava e non era troppo sicuro di voler scoprire di che si trattava esattamente. “Squall? Va tutto bene?”

 

“…lasciami in pace!”

 

“Stai male?”

 

“…”

 

“Fammi entrare okey? Molla la maniglia!”

 

“MAI!!!”la voce di Squall aveva tremato rotta da quello che poteva sembrare autentico panico. Aveva sospirato portandosi le mani fra i capelli.

 

“Cos’hai fatto?”

 

“Vattene via.”

 

“Sono appena arrivato. Dai non fare storie…mi stai facendo preoccupare così.” Con dolcezza aveva spinto la maniglia, all’inizio aveva opposto una debole resistenza, ma subito dopo era riuscito ad aprire lentamente la porta e sbirciare dentro con il cuore in gola.

 

Squall se ne stava seduto sul bordo della vasca, un asciugamano sulla testa tenuto ben fermo da entrambe le mani. Lo fissava con una faccia sconvolta e sembrava avere una gran voglia di scoppiare a piangere. Gli si era subito precipitato accanto cercando di capire quanto grave fosse la situazione, Squall però aveva tirato più in basso l’asciugamano coprendosi anche il viso.

“Squall…per favore!!! Che cos’hai? Ti fa male la testa?”

 

“Io…”

 

“Ti porto in infermeria?”

 

“…ho fatto un guaio Irvy!” Squall lo aveva guardato di nuovo con due grandi occhioni sgranati e lucidi e le labbra piegate verso il basso. Lo aveva abbracciato cercando in qualche modo di cancellare quell’espressione tanto spaventata ma Squall era rimasto rigido e le mani sempre sulla testa.

 

“Vuoi dirmi che cosa hai fatto?”

 

“…volevo…soltanto vedere come stavo ecco…non l’ho fatto per te!” aveva balbettato Squall abbandonando finalmente le braccia lungo i fianchi e togliendosi l’asciugamano dalla testa. Oh. Dio. Oh. Dio.

 

“Oh Dio. ” Era riuscito a sedersi con calma sul sedile abbassato della toilette. Non riusciva a staccare lo sguardo dai capelli di Squall. Capelli che non erano più di quel bel colore cioccolata, ma di un bel biondo chiaro. Molto chiaro. “Oh…oh.”

 

“Be’???? E’ l’unica cosa che ti viene in mente? Grazie tante!!”

 

“N-no…è che…non me l’aspettavo…”

 

“…faccio schifo. GUARDA QUA!!!!!! Faccio schifo!!! Dai dimmelo che faccio schifo…oooh come faccio adesso? Non potrò mai più uscire!…No!! Posso farmi pelato! Irvine prendi il rasoio!”

 

“Non ce l’abbiamo il rasoio. Calmati adesso.” Era riuscito a bloccarlo per un braccio e se l’era tirato vicino, gli aveva sorriso dolcemente mentre gli accarezzava il viso. Gli aveva passato le dita fra gli insoliti biondissimi capelli. “Sei bellissimo anche così.”

 

Squall era rimasto fermo, imbronciato. Poi, finalmente era comparso un piccolo incerto sorriso. “Più di Quissy?”

 

“Oh Squall…” Avrebbe tanto voluto abbracciarlo forte, riempirgli il viso di baci…ma ancora lui non glielo avrebbe permesso. Si era limitato ad un'altra amorevole carezza. “Come hai fatto?”

 

Squall aveva raccolto dal lavandino una scatoletta colorata. Tintura per capelli. Aveva ridacchiato beccandosi un’occhiatina inceneritrice, ma non aveva proprio saputo trattenersi…se lo immaginava Squall tutto impegnato a spalmarsi quella roba sulla testa.

 

“Non so cosa tu ci trovi di tanto divertente!!! Piuttosto…regalami il tuo cappello, se no non posso uscire!”

 

“Ha ha ha. Il mio cappello te lo puoi scordare. Ma se vuoi posso andare a comparti un’altra tinta che te li faccia tornare come prima.” Aveva ammiccato maliziosamente. Squall aveva subito annuito speranzoso. “…in cambio di una piccola cosa…”

 

“Irvine…attento a quello che mi chiedi…”

 

“Cos’è quella faccia allarmata? Voglio solo un piccolo bacetto.”

 

Squall aveva sospirato, poi gli si era avvicinato e quando gli era stato di fronte aveva chiuso gli occhi alzando un po’ il viso in attesa del bacio. Il suo Squall…solo un po’ più biondo, ma sempre il suo orgoglioso, testardissimo Squall. Gli aveva sfiorato appena le labbra con le sue, allontanandosi subito dopo per paura di non riuscire più a staccarsi da quel calore…si era morso il labbro quando Squall si era proteso in avanti meccanicamente verso di lui, gli occhi ancora chiusi…

 

“Ci vediamo dopo…”

 

Questa volta era stato lui a darsela a gambe. Era uscito in tutta fretta passando da Quis per chiedere il permesso di uscire dal Garden, ovviamente non le aveva rivelato il motivo per il quale doveva andare in città…doveva far tornare il prima possibile la testa di Squall del colore giusto, anche se così biondo non era davvero niente male.

 

 

 

“Visto? Sei uguale a prima!” Aveva forzato Squall a guardarsi nello specchio. Il ragazzo si era squadrato attentamente per un attimo, toccandosi timidamente i capelli ancora umidi.

 

“Non sono…un po’ più chiari?”

 

“Nooo vedrai che sono perfetti! Non se ne accorgerà nessuno.”

 

Squall aveva annuito poi aveva abbassato il viso arrossendo. “Chissà che penserai ora di me…”

 

“Che sei un ragazzino scemo, geloso e troppo testardo per ammettere che sei pazzo di me.” Aveva replicato con noncuranza girando le spalle apposta per nascondere il suo sorrisino. Aveva sentito Squall trattenere il respiro e cercare di assalirlo alle spalle ma aspettandosi quell’attacco così prevedibile si era spostato e Squall era andato a sbattere contro l’armadietto del bagno. Una bella smusata in piena regola. “Oh cavolo Squall!!! Fai attenzione!!! Ti sei fatto male?”

 

“Certo che mi sono fatto male! Perché ti sei spostato? Lasciati picchiare senza tante storie!” Squall si era girato, il naso leggermente rosso e gli occhi arrossati per il male. Aveva sogghignato malignamente e aveva alzato le spalle scappando in camera da letto…ma stavolta Squall era stato più furbo di lui e sorprendentemente veloce. Un piede si era insinuato fra i suoi mandandolo a gambe all’aria fra il letto e il divano.

 

“Ah! Lasciami stare ho detto soltanto tutta la verità!”

 

“Non sono un ragazzino.”

 

“Lo sei.” Aveva ammiccato maliziosamente nella sua direzione, parlando nel modo più provocante che gli riusciva. Squall lo aveva aiutato ad alzarsi tendendogli una mano. Ma non l’aveva lasciata andare subito, come si era aspettato. Invece se l’aera portata fin davanti al viso posandola su una sua guancia.

 

“Hai ragione…sono solo un ragazzino scemo…sono geloso e…” vedeva una tempesta in quegli occhi di quel blu così profondo. Una tempesta che non vedeva da troppo tempo e adesso tornava ad accendere nel suo cuore un calore troppo dolce da poter sopportare senza averne paura. Se solo lo avesse perso di nuovo…

 

“Ehi…posso offenderti soltanto io. Quando parli come un grande mi fai paura.” Scherzosamente gli aveva scompigliato i capelli, scostando la mano da lui. Poteva benissimo vedere la delusione nascere sulla riga sottile che avevano formato le sue labbra.

 

“Ascolta Irvine…io…non mi va più di continuare in questo modo. Ti rivoglio indietro. Ti voglio tutto per me…solo per me.”questa volta la sua voce racchiudeva una sicurezza inequivocabile. Non sarebbe fuggito lontano da lui. Poteva baciarlo ancora? Lo poteva stringere a lui? Aveva alzato le braccia per farlo ma subito gli erano ricadute lungo ai fianchi.

 

“Sei…sicuro?”

 

Squall lo aveva fissato inespressivo. Certe volte non riusciva proprio a capire cosa si nascondeva dietro a quella maschera di ghiaccio così impenetrabile anche per lui. Per un attimo aveva sentito nelle sue orecchie rimbombare la risposta che tanto temeva…se diceva di no questo volta sarebbe stato per sempre. Ma perché avrebbe dovuto dirlo? Stava tenendo gli occhi chiusi, non poteva continuare a vedere il suo viso…

 

“Irvine. Da quando riesci a dormire in piedi? Dai…vieni qui.”

 

Le sue braccia lo stavano tenendo…stretto. Lo stava abbracciando. Quando aveva girato il viso verso di lui per parlare le sue labbra calde gli avevano subito smorzato ogni parola. Per un attimo era rimasto inerte, immobile, ascoltando il battito sempre più forte del suo cuore. “Squall…devi…devi dirmelo. Sei sicuro?”

 

Squall non gli aveva risposto, aveva continuato a baciarlo con più urgenza, iniziando a spingerlo sul letto fino a farlo cadere lungo disteso. Il peso del corpo di Squall sopra al suo…un flash di Squall nudo fra le sue braccia, mentre facevano l’amore…il suo viso mentre veniva, gocce di sudore sulle sue labbra…il profumo della sua pelle. “Squall!!!”lo aveva respinto dolcemente…gli occhi del suo compagno lo avevano osservato confusi, persi. E poi gli aveva sorriso. Quel sorriso che non vedeva mai nessuno, che esisteva solo e soltanto per lui.

 

“Ti…ti amo Irvine.”

 

Sì. Poteva anche andare come risposta in fondo. “E adesso cosa vorresti fare?”

 

“Indovina Playboy.” Squall si era spogliato lentamente, senza mai staccare lo sguardo da lui. Aveva lasciato solo i boxer in quel momento deliziosamente troppo stretti a rivelare la sua eccitazione. Lo vedeva respirare in fretta, le guance che si arrossavano in anticipazione a quello che sarebbe successo.

 

“Ehe…aspetta. Prima di tutto calmati un momento devo farmi una doccia. E poi…ho deciso di farti una…”gentile concessione” per questa volta.” Era saltato giù dal letto sfruttando il momento di disorientamento del suo ragazzo e lo aveva baciato velocemente sulle labbra, lasciandolo là…estremamente eccitato e probabilmente anche piuttosto incazzato.

 

Sotto il getto caldo della doccia sentiva ogni centimetro della sua pelle percorsa da brividi…non poteva sbagliare questa volta. Era la prima volta dopo tanto tempo che facevano l’amore e stavolta sarebbe stato anche un modo per…far ritornare tutto quanto come prima. Anzi, meglio di prima.

 

“Iviiine…che fai?…guarda che non devi fare il prezioso…sono io che ho preso l’iniziativa…”

 

“Aspetta due secondi e sarò da te mh? Due secondi te lo prometto!” aveva gridato da sotto la doccia. Certe volte lo stupiva l’ingenuità di Squall…in fondo avevano già fatto un sacco di pratica insieme…ma ancora i giochetti psicologici di seduzione non riusciva proprio a capirli. Povero piccolo Squall.

 

Si sentiva abbastanza pronto ora. Non si era preoccupato di rivestirsi, non aveva molto senso farlo in fondo, si era legato un asciugamano alla vita e finalmente era rientrato nella camera da letto. Squall era seduto a gambe incrociate, attento e vigile. Sul comodino aveva notato già pronto il famosissimo “dentifricio” di Zell.

 

“Sono pronto…” aveva sussurrato nel suo orecchio, lo aveva tirato in piedi e gli aveva fatto posare una mano sul suo petto, dove il suo cuore sembrava voler uscire da un momento all’altro. “…è…la mia prima vera volta in…questo senso…quindi…hai una grande responsabilità verso di me. Cerca di essere carino.”

 

“…vuoi dire…che vuoi sia io a…”

 

“Mi sembra un buon modo per dimostrati quanto io tenga a te…io non mi sarei mai fatto biondo, tu invece hai avuto un gran coraggio…”

 

Squall aveva ridacchiato annuendo. “D’accordo sarò carino con te…ma…se non te la dovessi sentire non fa nulla. Non importa abbiamo tanto tempo tutto per noi…abbiamo tutta la vita.”

 

“Parli sempre troppo. Vediamo un po’ se da coniglietto riesci a trasformarti in cacciatore…”

 

“Coniglietto…”

 

Subito il suo asciugamano era caduto a terra. Si era trovato di nuovo spinto sul letto, di nuovo la familiare e rassicurante sensazione di Squall sopra di lui, la loro pelle che si sfiorava scatenando in lui un'altra serie di provocanti ricordi…una mano lo aveva riportato bruscamente alla realtà facendolo sobbalzare per la sorpresa. Tutto il calore si era trasferito in basso, rendendolo immediatamente duro e fremente. Squall aveva sorriso, continuando la sua sensuale carezza, su e giù…

 

“Hai…fatto molta pratica…”

 

“Mi annoiavo molto da solo.”

 

Oh, quanto gli erano mancati quei baci. Si era rilassato mentre sentiva la bocca del suo amante scendere fino al petto, posare un bacio veloce su un capezzolo, scendere ancora a giocare con il suo ombelico…quando lo aveva sentito prenderlo improvvisamente tutto dentro la sua bocca si era morso le labbra per impedirsi di gridare. Si era sciolto in una serie di mugolii mentre Squall continuava a succhiare sempre più avidamente…non avrebbe retto ancora a lungo, quella sensazione era troppo inebriante per poter controllare quella febbre che stava per esplodere.

 

“Mmh…aaah Squall…”

 

Aveva lanciato un altro gemito, questa volta di disappunto. Squall spostato, lo osservava con gli occhi brillanti di piacere. Nelle mani stringeva il tubetto di lubrificante. Subito un vago senso di malessere gli aveva assalito lo stomaco…non ascoltarlo, non stavolta. Lo aveva osservato mentre spalmava sulla mano una gran quantità liquido trasparente.

 

"Irvy...stai tremando..."

 

"Non preoccuparti amore...è tutto a posto." aveva sussurrato. Squall aveva annuito, lo aveva baciato e si era steso ancora al suo fianco. Ancora e ancora baci...baci che lo calavano sempre più profondamente in uno stato d'estasi, nemmeno le dita di Squall che si insinuavano dolcemente dentro di lui in quel momento lo avevano distolto da quelle labbra in cui stava cominciando a sospirare ardendo di desiderio.

 

Qualche minuto...qualche ora, non sapeva quando esattamente, Squall si era sistemato nudo e bellissimo fra le sue gambe senza mai staccare la bocca della sua, continuando ad accarezzarlo amorevolmente, senza lasciarli il tempo per...i ricordi. Solo quando lo aveva sentito iniziare ad entrare dentro di lui aveva  provato un vago senso di panico. "Irvy...rilassati. Ti amo Irvy...ti amo..." e ripetendo quelle dolci parole aveva continuato a spingersi con lentezza.

 

C'era stato solo un po' di dolore, giusto all'inizio...poi solo un mare immenso di piacere che lo riempiva sempre più velocemente, una marea inarrestabile...aveva allacciato le gambe intorno alla sua vita, gridando, spingendosi avanti verso di lui, più in fretta...

"Squall...Squall...di più...ti...prego...aah..."

 

"Irvy...ti farai male se fai...aahh...."

 

Aveva stretto le mani sulle sue natiche facendolo affondare completamente dentro di lui nel momento in cui sentiva il calore diventare troppo insopportabile per poterlo trattenere. Anche Squall aveva tremato su di lui...per poi crollare esausto fra le sue braccia, respirando in lunghi profondi sospiri...lo aveva sentito ritrarsi con calma ma gli si era stretto forte, gambe e braccia.

 

"Rimani così...per favore."

 

"Ma...ti farò male..."

 

"Non mi farai male."Era bello sentirlo così...ogni cosa si sarebbe aggiustata, non avrebbe più guardato alle sue spalle, non avrebbe mai più sofferto. "Grazie..." Dopo tanto tempo le sue non erano più lacrime di disperazione, ma di felicità.

 

 

 

Aveva aperto lentamente gli occhi, nell’aria uno strano dolce profumo di…biscotti al cioccolato. Squall era seduto a gambe incrociate accanto a lui e gli sorrideva con il vassoio di dolci in grembo. “Ti ci vuole qualcosa per recuperare energia…e…ti vanno un po’ di biscotti?”

 

“…non dovevi…ma…quando sei andato…”

 

“E’ passato Zell di qua e me ne ha lasciati un po’…aveva un sacco di cose con lui, dice che stasera fa una grande festa.”

 

“Ha…una festa.” Aveva sgranocchiato svogliatamente un biscotto sempre fissando trasognato il sorriso sulle labbra di Squall. Allora…non aveva sognato, loro due avevano davvero fatto pace e stavano ancora insieme.

 

“Ci ha invitati e io gli ho subito detto di sì ma se tu preferisci riposarti non fa niente…” Quella premura…gli faceva venire voglia di piangere. Aveva annuito cercando di recuperare un po’ di vitalità ma tutto gli sembrava così esageratamente bello da non poterci credere.

 

“Squall…non è che…potresti darmi un bacio?”

 

Squall aveva sorriso inarcando un po’ una sopracciglia, poi si era sporto avanti prendendogli il viso fra le mani e gli aveva dato un lungo, dolcissimo bacio. Bè…a questo punto doveva crederci per forza! Con una risata di liberazione gli si era gettato addosso con un balzo facendo quasi cadere i biscotti a terra.

 

“Eeehi…che c’è…vuoi fare ancora l’amore?” Squall aveva ammiccato…imparava davvero troppo in fretta certe cose quel ragazzo. Aveva ridacchiato scuotendo lentamente il capo.

 

“Spiacente ma…sono ancora un po’…”

 

“Indolenzito. Sì…ricordo bene questa parte.” Squall  lo aveva preso fra le braccia come un bambino e gli aveva dato alcuni bacetti sul collo. “Ti ho fatto davvero tanto male?”

 

“No…no, sei stato bravissimo davvero. Si vede che hai prestato molta attenzione al maestro!” si era districato dall’abbraccio evitando di essere stritolato per vendetta…ma aveva fatto l’errore di alzarsi in piedi troppo in fretta e questo gli aveva provocato una fitta…-_-‘’’ accidenti. Gli era sfuggita una smorfia, subito Squall gli era saltato di fianco, il viso preoccupato. “Tranquillo…tranquillo…un altro paio di volte e vedrai che sarà tutto molto più facile…”

 

“L-lo so…guarda che ci sono passato”aveva ribattuto Squall seccato, voltandogli le spalle per mascherare il lieve rossore sulle sue guance.

 

“Dato che la festa è stasera direi che è meglio cominciare a prepararci.” Si era impedito di sogghignare, era divertente imbarazzarlo di proposito in quel modo. “Ma…anche se per il momento io sono inutilizzabile…tu non lo sei mio caro. Che ne dici di un po’ di…”

 

“Scordatelo!” Un cuscino lo aveva centrato in pieno viso.

 

“Va bene fa niente…vuol dire che andrò a vedere se Quis si sta annoiando.” Si era vestito di tutto punto, sotto gli occhi lampeggianti del suo compagno, infine si era calcato il cappello sulla testa e con aria noncurante si era avvicinato alla porta. Naturalmente Squall si era piazzato a braccia spalancate sulla porta ben puntellato anche con i piedi, fissandolo in cagnesco.

 

“Quis è impegnata a dare una mano a Zell per la festa! Quindi…adesso tu fai il bagno con me.”

 

Era l’ordine più eccitante che avesse mai ricevuto in tutta la sua vita. “Sì capo! Ai tuoi ordini!” Si era inchinato e aveva fatto dietro front fino al bagno sfilandosi di dosso gli abiti. Aveva sentito Squall borbottare qualcosa come “…prima o poi ti lego dentro all’armadio e ti ci chiudo dentro…”. Ormai ce l’aveva in pugno.

 

 

 

Era da un sacco di tempo che non indossava più il suo pigiama di seta nera, ma di sicuro quella era una buona occasione per tirarlo fuori. Di sicuro anche Squall avrebbe usato la sua tuta smessa che amava tanto vedergli indosso…lo faceva sembrare tanto un bambino, le maniche troppo lunghe, i laccetti del cappuccio uno tirato più in basso dell’altro, i pantaloni troppo larghi che doveva continuamente tirare su. Zell si sarebbe messo qualche cosa di assurdo, di arancio, di verde, Selphie avrebbe messo qualche strampalato paio di mutande che avrebbe mostrato a tutti quanti e Quissy…bè…sicuramente qualche cosa di raffinato e di rosa.

 

“Stai pensando a qualche cosa di male…hai la faccia da maniaco!”

 

“He he he…infatti. Pensavo a Quis con un completino intimo rosa tutto pizzo e…” Squall gli aveva afferrato la cosa di cavallo e gli aveva appioppato uno strattone da lacrime. Bè, se le cercava niente da dire. Si era grattato la testa in silenzio sospirando…quel ragazzo restava comunque troppo permaloso.

 

“Andiamo o no? Ci staranno già aspettando da mezz’ora…” Squall lo fissava insofferente, una mano su un fianco e l’altra sulla maniglia della porta. E…si era davvero messo quella tuta enorme.

 

“…però dieci minuti in più non li uccideranno…perché non vieni qui e ti lasci coccolare un pochino?” aveva cercato di balzargli addosso ma Squall era sgusciato via, gli aveva scoccato uno di quegli sguardi “smetti-di-fare-il-maiale” e aveva aperto la porta, invitandolo ad uscire. Pazienza, di sicuro Zell aveva preparato qualche adorabile giochino che gli avrebbe permesso di sfogarsi un pochino, dato che durate l’allegro bagnetto non gli era toccato un bel niente. Squall sapeva essere crudele sul serio quando ci si metteva.

 

 

Erano già le nove quando finalmente, strisciando come ombre contro i muri e prontissimi a imboscarsi al minimo rumore di passi, erano riuscita a bussare alla porta di Zell dalla quale proveniva la voce squillante di Selphie che voleva tutti i costi mangiarsi quel-tortino-rosa-così-carino-a-forma-di-coniglietto e la voce incavolata di Zell che glielo proibiva minacciosamente.

 

C’era stato un momento di silenzio e un trambusto piuttosto rumoroso (ma gli insegnanti come diavolo facevano a non beccarli mai?), poi la voce angelica di Zell: “Sììì????” un paio di occhi azzurri avevano sbirciato dallo spiraglio aperto della porta. Squall aveva sbuffato aprendo a forza e gettandosi dentro come un lampo.

 

“Sei scemo? Vuoi farci scoprire tutti quanti?”

 

“Hehehe…ben arrivati! Ultimi come al solito!!”

 

Si era dato un occhiatina intorno…mmm…le ragazze dovevano essere chiuse dentro all’armadio dato che sentiva Selphie continuare a chiacchierare come nulla fosse e…Seifer? Due piedi tanto enormi non potevano essere che suoi.

 

“Molto originale…dietro una tenda con quei due sci di fuori…”aveva sghignazzato andando a stendersi sul piumone a terra. Più o meno era l’esatta ricostruzione della festa precedente, tutti i mobili tirati contro ai muri per creare uno spazio al centro della camera, la scrivania era stata imbandita di tutto punto…compresa la tortina rosa di Selphie.

 

Seifer era sbucato dal suo improbabile nascondiglio piuttosto deluso, si era seduto su una sedia con i piedi sopra al letto, si era acceso una sigaretta e aveva squadrato Squall dalla testa ai piedi. “…posso chiamarti Teddy l’orsetto?”

 

“Chiudi il becco Seifer.” Aveva sibilato Squall fulminandolo. Già…non che Seifer fosse molto meglio, non l’aveva mai visto in magliettona e pantaloncini, con i capelli lasciati spettinati senza gel. Sembrava quasi…come dire, meno strafottente del solito così.

 

“Forza gallinaccio…ora si può iniziare a fare i giochi sporchi e a ubriacarci? Non ho tempo da perdere…”

 

“Davvero? Perché devi andare da qualche parte?”

 

Squall si era avvicinato ad esaminare l’armadio, le mani sui fianchi. “Quelle due devono rimanere qui dentro o te le sei dimenticate tu?”

 

“Oh porca…ragazze??? State bene???”Zell si era precipitato ad aprire l’armadio dal quale erano rotolate giù Selphie e Quistis seguite da una cascata di altri abiti. Quistis si era tolta un calzino che le pendeva dalla fronte e con quello aveva cercato di schiaffeggiare Zell.

 

“Sei pazzo? Stavo per morire! Ci sono le tue calze sporche qui dentro!!! Per non parlare del resto! Selphie aveva perfino smesso di parlare mi ero preoccupata!! Meno male che ci considerate parecchio! Brutti…oooh ciao Irvine, ciao Squall ben arrivati!!!Y

 

Selphie era presissima a guardare un giornaletto. Porno. Tutti quanti avevano preso a fissarla…ecco perché non parlava, altrochè calzini sporchi, quella era tutta impegnata in ben altre faccende.

 

“Gallinaccio…dammi del cibo.”

 

“Arrangiati Seifer per chi mi hai preso?”

 

“Ha! La torta!” Selphie aveva ripreso vita e si era avventata sopra al dolce ignorando Seifer che le chiedeva piuttosto minacciosamente di lasciarne almeno un pezzo. Quistis alla fine ne aveva sottratto di nascosto una fetta all’amica e gliel’aveva portata.

 

“Bene…io inizio a fare qualche cocktail…avete preferenze?”

 

“Per lui qualcosa di energetico.” Squall gli aveva lanciato un’occhiatina divertita sorridendo sotto i baffi. Adesso si metteva anche a fare il furbo il ragazzo.

 

“Squally…senti…ma…hai qualche cosa di diverso!” Selphie aveva smesso di mangiare fissando con insistenza il viso di Squall che aveva alzato le spalle e aveva scosso la testa. “No dico davvero…c’è qualcosa…I CAPELLI! Ma te li sei schiariti?”

 

OH. Mio. Dio. Piano piano si era rincantucciato nel suo angolino di coperta, di spalle, sorseggiando concentratissimo il suo bel bicchiere di succo dal sapore indecifrabile. Era un uomo morto, sentiva gli occhi di Squall cercare di incenerirgli la schiena, quella era decisamente una situazione molto pericolosa. Pena: la morte.

 

“NO Selphie…io non ho fatto niente ai capelli.”

 

“No he…davvero a me sembrano diversi…”

 

“Sel…oh guarda…perché io e te non ci mettiamo a pensare ad un qualche gioco carino da fare?” Quistis evidentemente doveva aver percepito l’alone di violenza che aleggiava lugubre intorno a Squall, immobile.

 

“Ma dai non vedi…sono diversi! Sono diversi…HAHHAHAHAHHAAAA!! Ma Squally! Ti eri mica ossigenato vero?”

 

“Selphie…ti prego…”povero Squall. Sembrava quasi sul punto di scoppiare in lacrime. Eppure gli mancava la forza di intervenire.

 

Selphie era saltata sul letto, tanto per mostrare ad un po’ di gente le sue mutandine verdi a pois arancioni. “Cattivo! Perché non ci hai fatto vedere?”

 

“P-perché…ecco…mi ha obbligato Irvy, voleva vedere come stavo.” Ha! INFAME! Aveva incassato il colpo ridacchiando e sorridendo a cattivo gioco. D’altronde se voleva continuare a vivere era il minimo…

 

“Ehe..ogni tanto…uhm…è bello cambiare look! ^_^’’”

 

Quistis aveva alzato un sopracciglio storcendo un po’ la bocca, Selphie si era finalmente distratta e si era attaccata ad una bottiglia, mentre Seifer si univa finalmente a loro occupando più o meno metà piumone data la sua posizione. Peggio per lui, di sicuro Selphie non si sarebbe fatta problemi ad appollaiarsi sopra la sua schiena.

 

Stranamente Zell sembrava nervoso, non aveva ancora proposto giochi strani e non aveva tirato fuori nemmeno un qualche filmino porno. A dir la verità la festa stava languendo…Seifer era già mezzo andato, stava ridacchiando fino alle lacrime a ogni chiacchierata strana di Selphie, che non era affatto ubriaca ma era fuori già di suo. Squall sembrava indeciso se spaccare la testa a Quis che gli stava raccontando cosa era successo ad una vecchia festa che avevano fatto in camera sua…forse era giunto il momento di tirare fuori il suo spirito festaiolo e inventarsi qualcosa per tenere occupati tutti quanti.

 

“Ragazzi…perché non facciamo un bel gioco?” tutti l’avevano guardato poco convinti, ma sembravano volergli dare una chance. Si era impossessato di una sedia e aveva fissato tutti quanti uno per uno negli occhi, con un sorrisino che la diceva lunga…Selphie aveva iniziato a saltellare impaziente. “Ora si estrae qualcuno che si siede qui…lo bendiamo e poi…”

 

“Lo picchiamo?” Seifer sembrava molto interessato a questo punto. Gli aveva scoccato un’occhiataccia.

 

“No…però se vuoi star sotto tu a me non fa differenza. Io avevo in mente…baci. Ognuno di noi da un bacio e il fortunato che se ne sta qui deve indovinare chi è.”

 

“Solo un bacino…o posso aggiungere qualche cosa??” Selphie stava già strappettando un foglio scrivendoci i nomi per l’estrazione. Sembrava un po’ svampita, ma in realtà quella era ancora più sveglia di lui.

 

“Sì…bè…però che non diventi troppo facile…non è che ti metti a saltargli sui piedi e a prenderlo a schiaffi se no si capisce subito che sei tu.” Le aveva strizzato l’occhio e Selphie aveva alzato il pollice.

 

“Oookey capito!”

 

Era stato Zell a estrarre la “vittima”: Quistis. Oh oh interessante. Squall aveva mandato un brontolio sordo, ma lui non si era agitato più di tanto, dato che lui non aveva né scritto i biglietti né estratto a sorte il nome. Gli si era seduto accanto, mentre Seifer con una certa espressione sadica bendava Quis, gli aveva circondato la vita con un braccio baciandogli di sfuggita il collo.

 

“Non fare il bambino geloso…”

 

“E tu non fare il furbo.”

 

“Sei un amore quando fai così.”

 

Squall si era allontanato un po’ da lui, spostandogli bruscamente il braccio con un’espressione imbronciata. Davvero delizioso.

 

“Senti Kinneas, questo gioco ce l’hai proposto tu…adesso che si fa?”

 

“Sei pronta Quis? Ora arriva il primo!” Aveva fatto segno a Sel di farsi avanti, subito la ragazza era partita per fare qualche saltino di gioia ma si era bloccata, si era messa un dito sulla bocca per ricordarsi di star zitta e in punta di piedi si era avvicinata a Quis, le aveva circondato il collo con le braccia e le aveva dato un bel bacio. Quis aveva sorriso.

 

“Hahaha troppo facile!!! Era Selphie...”

 

“Spiega il perché…” L’aveva stuzzicata con voce suadente, beccandosi un gomito fra le costole naturalmente dal suo innamorato. “Ehi…fa parte del gioco! Se no uno po’ anche sparare a caso no?”

 

Guarda caso Selphie aveva infilato in mano a Squall un bel bicchiere colmo e lui l’aveva bevuto tutto d’un fiato senza staccargli gli occhi fiammeggianti e sospettosi dalla faccia.

 

“…sapeva di torta alla fragola ed è stata solo lei e Seifer a mangiarla…e di sicuro Seifer non bacia così!…cioè…ecco…io immagino che…che…”

 

“Te lo dico dopo se ci hai preso…”aveva spinto Squall che subito si era irrigidito e aveva spalancato gli occhi. Aveva preso a scuotere la testa aggrappandoglisi alle spalle, ma lui aveva sghignazzato malignamente e aveva indicato perentorio la ragazza. Squall aveva sospirato e si era trascinato fino a Quis, poi era tornato indietro, aveva sorseggiato un po’ di liquore e finalmente…un bacio veloce, gli aveva appena schiacciato le labbra contro le sue e subito si era ritratto.

 

Quistis era stata in silenzio, le labbra socchiuse. “…Squall?”

 

“Perchè?”

 

“Perché…ehm…si capisce.” Aveva replicato timidamente.”Non per offendere!!! E’ che è il meno maiale fra tutti voialtri ragazzi.” Si era subito affrettata ad aggiungere alzando le mani. Squall aveva sorriso e gli aveva lanciato un’occhiatina “visto-che-l’ho-fatto-così-impari”.

 

“Tu non sai quanto ti sbagli.” Aveva sospirato, questa volta prendendosi un dolorossissimo pizzicotto sul braccio.

 

“Infatti…sembra un ragazzino imbranato ma in realtà deve essere un di quelli che ti prendono e poi…”Seifer si era interrotto minacciato dalla paletta per dolci che gli brandiva contro Zell, con un mezzo panino che gli sporgeva dalla bocca. Un’immagine apocalittica. Squall era quasi scoppiato a ridere, ma aveva mascherato tutto con una smorfia.

 

Seifer si era alzato di sua spontanea volontà e aveva baciato Quis…piuttosto ardentemente a dir la verità, Selphie aveva applaudito silenziosamente tutta contenta. Alle fine era tornato indietro con le mani in tasca e un’espressione totalmente indifferente. Quis si era schiarita la gola con una mano sul petto. “E’-è…stato Seifer. E non voglio dire il perché ne sono sicura.”

 

“Non essere timida maestra…”

 

“Ehi…smettila, non abbiamo ancora finito di giocare!” l’aveva rimproverato mentre si alzava e raggiungeva Quis. Le aveva posato le mani sulle gambe e le aveva dato il suo bacio, gentile, dolce…sfiorando appena con la lingua le sue labbra. Quis era trasalita e aveva riso nervosamente.

 

“Oh Irvy…chi se no?”

 

“Ma che brava…”aveva sibilato Squall prima di trangugiare un altro bicchiere al quale era ancora attaccata la mano di Zell. Il ragazzo aveva guardato tristemente il suo bicchiere vuoto ed era tornato al tavolo a riempirlo. Poi dato che tutti lo stavano fissando si era reso conto che probabilmente toccava a lui…aveva lasciato perdere il drink e quatto quatto aveva dato il bacio a Quis (che comunque per esclusione non avrebbe potuto sbagliare), un bacio schioccante…troppo facile.

 

“E’ Zell…prima di tutto è l’unico che manca e poi aveva delle briciole di pane intorno alla bocca.”

 

“Che schifezza! Gallinaccio sei proprio una frana con le donne.” Seifer aveva fatto una smorfia prima di spaparanzarsi di nuovo sul piumone. “Hai vinto maestra, ci hai beccato tutti…la cosa mi insospettisce.”

 

Quis si era sbendata e si era andata a sedere fra loro con calma. “Vi conosco tutti troppo bene! E’ stato facile! Ce l’avresti fatta anche tu…”

 

“Comunque facciamo qualche cos’altro…in effetti funziona meglio quando ci sono più persone e si conoscono da poco…”

 

Selphie stranamente silenziosa stava armeggiando con il video registratore…non le aveva dato troppo peso, probabilmente aveva trovato qualche videocassetta strana. Aveva cercato di strofinarsi un po’ contro Squall che però continuava ad allontanarlo. Se solo avesse immaginato cosa stava per accadere…

 

Era inevitabile che accadesse il solito fattaccio...ogni festa deve averne uno. Selphie era seduta a gambe incrociate mentre sgranocchiava una fettina di torta. Tutti erano troppo impegnati a strappare dalle mani di Seifer una bottiglia già quasi vuota di liquore al mirtillo per notare quel terribile catastrofico silenzio.

 

"...ma...io li conosco questi due ragazzoni qui!" aveva mormorato Selphie in tono riflessivo tirando appena Quistis per un braccio.

 

"Certo Sel...Seifer molla la bottiglia!!! Non puoi berla tutta, starai male! E come responsabile devo proibirti di..."

 

"Quissy...li conosci anche tu mi pare."Selphie insisteva a tirarla davanti alla Tv...lui si era voltato solo per dare un’occhiatina ed era rimasto di sasso. La bocca si era spalancata mentre tutta l'aria che aveva nei polmoni usciva in un sibilo scioccato. Li conosceva eccome i due della videocassetta.

 

Si era tuffato verso Zell, gli aveva afferrato la testa e gliel'aveva voltata di forza verso la televisione. "Irvy che diavolo stai...HA! Sel ti ho detto mille volte di non prendere le mie videocassette!!"

 

Tutti si erano d'istinto voltati verso Selphie e di conseguenza...gli occhi erano caduti sullo schermo, giusto per vedere chiaramente le facce dei due protagonisti di quello che non era di sicuro un documentario sulle farfalle. Quello non era altro che un film amatoriale di Seifer e Zell che facevano sesso.

 

Seifer si era alzato in piedi come spinto da una molla avventandosi sul telecomando abbandonato di fianco ad un piede di Selphie, Zell era diventato così pallido che perfino i capelli sembravano perdere colore...ma non erano loro due che lo preoccupavano.

 

Quistis si ergeva inespressiva come una statua di sale a fissare l'allegro filmino. Poi gli occhi avevano preso a ingrandirsi sempre di più colmandosi di profondo stupore. Aveva alzato una mano tremante e aveva indicato lo schermo con un dito, poi aveva guardato uno alla volta i due ragazzi e ancora lo schermo. "Voi...voi...state...ehm..." Di colpo quell'espressione stravolta era stata sostituito dalla solita tranquilla espressione. Aveva sospirato profondamente chiudendo gli occhi. "Eh...dovevo immaginarlo."

 

"Senti maestra...non devi preoccuparti! Voglio dire..." Seifer aveva giocherellato con il telecomando e aveva abbassato gli occhi imbarazzato. Squall se ne stava in un angolo con una mano sulla bocca e degli strani occhi spiritati a fissare la schiena di Quissy quasi si aspettasse un’esplosione...

 

"...Quistis...mi...dispiace. Non devi credere che io ti voglia rubare il ragazzo..." Zell saltellava da un piede all'altro il viso tutto rosso così imbarazzato da essere sull'orlo delle lacrime.

 

"Oh...non c'è problema ragazzi..." Quistis aveva alzato le spalle e aveva sorriso con dolcezza a Zell posandogli una mano sulla spalla. "Magari ne riparliamo domani con tranquillità! Ma ora...se mi scusate un attimo..." A grandi passi la ragazza aveva raggiunto il letto afferrato il primo cuscino  che le capitava per le mani dopodichè aveva iniziato a strillare a squarciagola pestando un piede a terra.

 

"Oh oh Quissy adesso picchia tutti." Selphie aveva battuto le mani contenta...eppure non aveva bevuto molto.

 

Seifer le era subito stato di fianco cercando in qualche modo di spiegarsi, ma non faceva che aggrottare le ciglia e aprire e chiudere la bocca (probabilmente quella era la prima e unica volta che lo aveva visto tanto in difficoltà). Dopo pochi secondi di grida soffocate Quistis aveva scagliato a terra il cuscino e si era gettata in ginocchio: era la tristezza in persona.

 

"...non può essere...io...devo avere una specie di...di...maledizione!...perchè non riesco a trovarmi un ragazzo...a cui posso andare bene? Che cos'ho fatto di così terribile da meritarmi questo?" Poi era saltata in piedi per gettarsi fra le braccia di Selphie. "Seeeel! Dimmi che almeno a te gli uomini non piacciono ti prego!!" aveva piagnucolato disperata. Selphie aveva ridacchiato.

 

"Va bene! Facciamo che per stasera gli uomini non mi piacciono, contenta?"

 

Quissy nemmeno l'aveva ascoltata si era piazzata davanti a lui con le mani strette a pugno e gli aveva gridato in faccia: "MA SONO TUTTI GAY QUI????????????"

 

"Sssh...Quissy...calmati!" l'aveva abbracciata cercando di farla sedere. "Sono sicuro che i ragazzi hanno una spiegazione per questo non è vero?"

 

"Uh...sicuro!! Stavamo solo facendo un po' di ginnastica tutto qui!" Seifer si era subito acceso una sigaretta con la mano che tremava visibilmente. Squall gli aveva lanciata un occhiata del genere potevi-stare-anche-zitto-che-facevi-una-figura-migliore, e non aveva tutti i torti.

 

"Mi prendi forse una scema?" Quissy si era asciugata una lacrima e aveva tirato un altro sospirone. "Va bene mi sono sfogata, ora sto meglio...ma per favore lasciatemi ubriacare."

 

" Prometti che non cercherai di suicidarti nella tazza del water?" le aveva chiesto Selphie tutta preoccupata tendendole un bicchierone colmo.

 

"Credo che soltanto tu troveresti il modo di suicidarti nella tazza del water Selphie."

 

A quanto pareva Quistis si era già tranquillizzata. Aveva una forza di ripresa incredibile quella ragazza! Squall la stava perfino guardando con ammirazione e una certa invidia negli occhi. Gli si era seduto accanto sfiorandogli una mano.

 

"...mi piacerebbe fare qualche cosa per lei." gli aveva sussurrato in un orecchio posando poi la testa sulla sua spalla. Squall lo aveva scostato subito.

 

"Fossi in te la lascerei in pace!"

 

Il tono minaccioso l'aveva subito zittito. Meglio bere qualcosa e dimenticare subito la faccenda...doveva trovare assolutamente qualcosa per distrarre tutti.

 

Non era stato affatto necessario. E anche se lo fosse stato probabilmente lui non ce l’avrebbe fatta comunque ad essere di aiuto ai suoi amici. Selphie gli aveva dato un certo bicchierino “scacciapensieri” come lo aveva chiamato lei e si era ritrovato a contare le stelline sul soffitto sdraiato a terra sulla schiena. Le stelline ovviamente non esistevano e una certa parte di lui lo sapeva perfettamente, la cosa divertente è che riusciva a contarle lo stesso.

 

“…lo sapevo che ti saresti fatto beccare gallinaccio, dovrei farti nero lo sai?” Seifer stava minacciando Zell con la scarsa convinzione di chi ormai è totalmente, irrimediabilmente ubriaco (in ogni caso Seifer stava parlando all’immagine riflessa ad uno specchio di Zell, quindi bene bene non stava).

 

Era davvero triste quello che era successo a Quistis, povera ragazza, immaginava solo lontanamente come poteva sentirsi: tradita, abbandonata…persa. Ma i pensieri tristi gli fluivano via dalla pelle troppo sfuggenti per la sua mente confusa. Quella roba di Selphie doveva avere un non so che di afrodisiaco perché sentiva il sangue ribollire…

 

Squall stava tornando dal bagno in quel momento, piuttosto traballante, era quasi stato travolto da Seifer che vi si era precipitato dentro con un urgenza più che allarmante, aveva ignorato il fatto con assoluta tranquillità.

 

“Squall…Squally…” si era seduto con uno sforzo sovraumano, sorreggendosi con tutte e due le braccia dato che vedeva il pavimento inclinarsi ora verso l’alto ora verso il basso…Squall aveva aggrottato le sopracciglia accorrendo al suo fianco.

 

“Ma hai bevuto? Sei stupido Irvine? TU non devi bere!"

 

"Ma ho bevuto poco poco...giusto un goccetto..."

 

"Ti avverto che non ti terrò indietro i capelli se ti metti a vomitare chiaro?"

 

Tante parole cattive nel giro di due secondi. Aveva piegato le labbra verso il basso cercando di abbracciare Squall ma aveva perso l'equilibrio, ed era stato Squall stesso ad abbracciarlo per non fargli sbattere la testa sul pavimento. Aveva ridacchiato alla sensazione sgradevole di non riuscire più a rizzare la testa sul collo. "Non sto mica male...sto benissimo! Benissimo!"

 

Squall aveva sospirato, gettando intorno un’occhiata in cerca di aiuto...he, avrebbe dovuta cavarsela ancora una volta da solo: giusto qualche minuto prima Quistis si era addormentata tutta abbracciata a Selphie...e non era di certo in condizione di aiutare nessuno.

 

"Allora torniamo in camera. Mi sta venendo mal di testa."

 

Quanto parlare. Aveva preso il viso del ragazzo fra le mani e lo aveva baciato dolcemente, mordicchiandogli il labbro prima di lasciarlo andare...Squall era arrossito e di nuovo si era guardato attorno per controllare che nessuno avesse visto. "Smettila...non ti vergognerai di me?"

 

"...sei ubriaco."

 

"Bene, così perdonerai quello che sto per fare..." non gli aveva dato tempo di prepararsi all'attacco...lo aveva rovesciato sulla schiena stendendosi sopra di lui. Squall aveva mormorato qualche parolaccia che sotto ai suoi languidi baci si era trasformata in un sospiro docile. "Vorrei così tanto fare l'amore con te..." Sentiva Squall eccitarsi velocemente sotto di lui...ma per quella volta doveva passare. Non appena aveva chiuso gli occhi si era addormentato di schianto. Questa era davvero una fine miserabile per Irvine il Playboy.

 

I sogni però che fece quella notte furono i più belli della sua vita: includevano panna, nastri colorati, un grandissimo letto ad acqua e Squall...naturalmente.

 

 

^O^ Eeeeeeeeeee fine! ^_^ sì…naturalmente fine ottavo capitolo! Ce ne sono altri da parte hehehhe è_é quanti mi chiedete! ^O^ HAHHAAHHAHAH! ^_^ credete che ve lo dica!??? (Irvine:-_- in realtà non ne è sicura neppure lei per questo non dice niente!) ^_^’ ehm…bè dicevamo, il prossimo luuungo capitolo sarà davvero molto intenso! ^_^ Qualcuno ritorna dal passato giusto per complicare un pochino le cose fra i nostri amici! Quindi non perdetevelo! ^O^ Ciaaaao!

 

^_^ la vostra affezionatissima Yunie.

 

 

 

 



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