^_^.........eh eh. Okey, per prima cosa richiedo umilmente perdono per
tutto il tempo impiegato nello scorso capitolo, quindi spero almeno questa
volta di finire in breve tempo! ^^’’’ al massimo cancellerò questa
parte. Siiigh...bè almeno non ci sono esami strani in vista miei cari
ragazzuoli! Che dire?? Spero di avervi soddisfatto per quanto rigarda la
sviluppo della relazione tra i nostri tesorucci. T_T Mi raccomando non
picchiatemi per quello che “sto facendo” a Irvine-chan...e anche per
quello che “sto per fargli”...-__- ‘’’. Va bene, va bene
^_^’’’ lo so che non vi importa di quello che dico io (infatti!!) quindi
la faccio breve: prima di tutto...^*^ un ringraziamento a Quistis e Squall che
mi hanno ospitato a casa loro(e questa è la seconda), molti avvenimenti in
questo capitolo nascono grazie alla loro consulenza (soprattuttorigrazio Quis
per il suo appoggio…T_T…) !!! Grazie ragazzi! ^*^ Okkio al pongo!!! E
ora...al lavoroooo! ^O^(<-haaaa ho scritto tantissimooo!!!)
warning: ^^’’’ mamma quanto sono tragica...io lo dico: oltre al solito
(avete capito come va la storia no?) abuso di droghe, okey si va sul pesante e
si rischia quasi (e dico quasi) il suicidio quindi come al solito se questo può
darvi fastidio...fermatevi in tempo!
Importantissimo:^O^ come sempre le
M-E-R-A-V-I-G-L-I-O-S-E immagini inserite in questo capitolo sono state create
da GLEN...T_T sono troppo belle veramente...aaah Glen sei un mito! Sei troppo
bravoooooo!
Kiss Yuna
Stai con me parte
VII
di Yuna
Non
che gli dispiacesse l’ormai consueta abitudine di riunire i due lettini,
ma il risveglio era decisamente molto più traumatizzante del solito. Aprì
soltanto un occhio, sorprendendosi del buio che ancora incombeva in tutta
la stanza. Sollevò la testa dando meglio un occhiata fuori dalla finestra
e accorgendosi soltanto in quel momento degli inconfondibili suoni della
tempesta che infuriava fuori...come aveva potuto non svegliarsi? Poco
male, aveva ancora un ora da poltrire a letto...e stuzzicare un po’
Squall che russava piano al suo fianco.
Oh.
Squall russava? Ammiccò roteando gli occhi e spingendo forte la faccia
sul cuscino ridacchiando incontrollabilmente. Non l’aveva mai notato.
Sbirciò furtivo il suo compagno sbattendo gli occhi. Squall si era mosso
nel sonno, borbottando qualche strana parola.
“Squall?”
“Uh...non
mi va adesso voglio...dormire.” ma stava ancora dormendo o era solo un
riflesso incondizionato? Allungò una mano per accarezzare una spalla
tiepida a pochi centimentri dal suo viso.
“Squall?”
Squall
aveva aperto gli occhi e aveva fissato il soffitto con un espressione
molto vicina alla stupidità. Bè...era carino lostesso. Posò un piccolo
bacio sulla spalla avvicinandosi al corpo nudo accanto al suo. Insinuò
una gamba fra quelle scostate del suo compagno abbracciandogli la vita.
Squall
però si era seduto soffiandosi via da davanti agli occhi un ciuffo
ribelle, osservando attentamente il tempo fuori. Un piccolo sorriso gli
era affiorato sulle labbra. “Piove.”
“Già...e
poi ci sono anche i lampi i tuoni il vento e tutto il resto. Adesso
rimettiti qui vicino al tuo Irvine che ci facciamo quattro coccole...”
rotolandosi su un fianco gli si era piazzato fra le gambe, il viso giusto
di fronte al grazioso piccolo ombelico. Aveva strofinato morbidamente una
guancia sul ventre piatto, poi con una mossa strategica aveva infilato la
lingua dentro quella cavità, provocando un involontario brivido e un
esclamazione di sorpreso piacere...sensibile anche appena sveglio.
“Sai
che significa?”
“Che
se usciamo senza ombrello ci bagniamo?”aveva replicato innocentemente
rinunciando al suo giochetto di lingua. Meglio optare per qualcosa di un
più audace...ma si era improvvisamente trovato da solo mezzo intrappolato
fra le lenzuola.
“Oggi
avevamo un esercitazione all’aperto. Sarà rimandata a domani quindi
oggi sarà una giornata di ripasso individuale.” Squall aveva aperto un
po’ la finestra per osservare meglio fuori. Dio quanto gli piaceva
quando se ne andava a spasso senza niente addosso...specialmente se si
piegava in quel modo.
“Tradotto?”
“Non
si fa un bel niente. Probabilmente Quistis chiamerà per avvertirci.”
“Fantastico!!!”
non aveva più un briciolo di sonno. Si avvicinò alle spalle del suo
deliziosamente piegato compagno e gli si era attaccò dietro, facendo
aderire il petto alla sua schiena e stringendogli le gambe fra le sue.
Ecco fatto, immobilizzato nella posizione più sfavorevole possibile.
“Irvine...dobbiamo
comunque andare dagli altri...da...da...”i suoi focosi baci sulla nuca e
nel vellutato angolo del collo stavano evidentemente facendo effetto.
“In
queste situazioni hai una volontà molto debole lo sai?”
“Non
è colpa mia se sei un hentai.”
“Vuoi
davvero raggiungere gli altri?” aveva raggiunto con una mano il sesso già
quasi completamente eretto di Squall che aveva tremato fra le sue braccia
sospirando, incoraggiando la sua mossa spingendo in avanti le anche.
“...no?”
“Risposta
esatta.”
“Andiamo...a
letto...”
“Non
è necessario amore mio.”
L’aveva
spinto contro la parete, mentre le loro labbra si univano con violenta
passione, Squall gli aveva stretto forte le braccia intorno al collo,
tuffando una mano fra i capelli. Si era un po’ chinato, quel tanto che
bastava per afferrarlo per le cosce e tirarlo su, in modo da permettergli
di stringere le gambe intorno alla sua vita. Lo strofinio eccitante della
loro pelle, dei loro corpi già nudi gli stava dando una forza che non
sospettava di avere. Spostò le mani sulle natiche sode, strizzandole fra
le dita, Squall aveva mugolato di disappunto cosa che aumentò non poco la
sua eccitazione. Ogni volta che sperimentavano qualche cosa di carino che
non avevano mai fatto prima era la stessa storia...adorava la sua ritrosità.
“Così?”
“Non
vuoi?”
“Non
puoi farcela sono troppo pesante!” i suoi occhi blu lo fissavano con
quella deliziosa ostinata voglia di aver sempre ragione.
“Bè...se
non ce la faccio ti mollo per terra va bene?”
Squall
aveva inarcato le sopracciglia ma non aveva cercato di nuovo di
intralciare i suoi piani, evidentemente lo prendeva bene quella posa!!
Okey...non tanto comoda ma estremamente erotica. Strizzò ancora le
natiche,mentre le gambe gli si serravano più fortemente sulle anche per
puntellarsi meglio e risparmiargli la fatica di reggerlo tutto da solo.
Con un dito accarezzò la bollente entrata del suo angelo, già rilassata
e pronta per lui. Ah!! Stupido. Mormorò un imprecazione...ora avrebbe
dovuto lasciarlo per andare a prendere...
“Cosa
adesso?”
“^^’’...devo
andare a prendere il tuo dentifricio..”
“Va
bene così...”
“No.”
“Oh
detto che va bene così per questa volta...non fermarti...” la sensazione
della lingua dentro la sua bocca che si muoveva in quella danza
sconvolgente lo ubriacava, massaggiò con decisione quella piccola
nascosta fessura...limitiamo i danni per quel che si può almeno. Squall
strusciava insistente il suo sesso più duro e bollente che mai contro il
ventre, imparava davvero in fretta.
Con
una mano iniziò a guidare contro la fessura pulsante il suo membro,
spingendo in profondità con una mossa decisa ma pur sempre gentile.
Squall aveva gridato, conficcandogli le corte unghie nella schiena,
stringendo incoraggiante le gambe per avere di più.
Che
razza di giornata!!! Tutti i suoi piani erano stati sconvolti da
quell’orribile tempaccio. Imbronciata, lanciò uno sguardo al grande
orologio della mensa. Noia. Noia. Non poteva nemmeno tormentare un pochino
i suoi studenti con qualche test!!! Tanto in realtà non l’avrebbe mai
fatto...sospirò lasciando i soldi sul tavolino come faceva sempre.
Non
c’era praticamente nessuno nel dormitorio dei ragazzi a quell’ora, chi
si era trovato da qualche parte per qualche giocata a carte, chi si
divertiva a distruggere qualche pianticella carnivora al centro di
addestramento...un bel gruppetto di ragazzi se l’era accaparrato Selphie
per qualche diavoleria riguardante il palchetto per uno dei tanti festival
del Garden. Non aveva la più pallida idea di dove si trovasse Zell e di
Seifer men che meno...non che lo volesse incontrare dopo quello che aveva
visto. Squall e Irvine...mha magari erano ancora in camera.
Si
avvicinò alla porta della loro stanza, alzando una mano per
bussare...aveva dato un paio di colpi ma non aveva ricevuto
risposta...solo qualche gridolino. Ma che cavolo...forse stavano giocando.
Certo però che avere così tante energie a quell’ora!! Sembrava quasi
che stessero per abbattere il muro!!
Bussò
di nuovo. “Ragazzi? Sono Quis...”
Un
altro rumore. Tump. Un grido. E poi la voce di Squall da dietro la porta.
“...vengoooo...”
Squall
viene. Bene...sgranò gli occhi schiaffandosi una mano sulla bocca. No.
Forse era meglio fare finta di niente e ripassare più tardi! Anzi era
meglio non ripassare per niente!! Meglio che la andassero a cercare loro.
Si girò cercando di dileguarsi il più in fretta possibile mentre il
grido di Squall continuava a fare uno strano eco nel suo cervello, ma si
sa che quando una cosa deve andare storta non c’è verso di rimetterla
dritta.
Zell
che correva veloce come la luce in quel suo modo scoordinato e si
avvicinava con allarmante rapidità alla porta dietro di lei, la
sorpassava prima che la sua bocca avesse potuto pronunciare qualsiasi
parola e spalancava la porta senza la minima esitazione.
“Zell
NO!”
“Ragazziii...iii...ooooops!!!”
Non
riuscì a non buttare un occhio dentro...dritto dove Irvine e Squall li
fissavano, ansimanti e spettinati, nudi...indietreggiò di qualche passo
sorridendo e facendo ciao ciao con la manina. Irvine che reggeva in
braccio Squall. Molto tranquillamente aveva ripreso a camminare nella
direzione opposta da quella che era venuta. Squall con il viso tutto rosso
abbracciato a Irvine. Sentì vagamente la porta che sbatteva mentre Zell
effettuava la sua ritirata sensazionale. Irvine e Squall...si fermò con
una mano sulla fronte e una su un fianco.
“Ho
bisogno di una doccia fredda...” proclamò convinta, accapparrandosi uno
sguardo stranito da uno studente che tornava alla sua stanza. Irvine ha un
gran bel sedere. “Una fredda doccia mooolto lunga.”
Quando
era tornata indietro alla sua stanza aveva trovato Selphie seduta contro
la porta, le ginocchia strette al petto e un sorriso contento.
“Ciaaaao!
^_^.”
“Ciao
Sel...hai già sbrigato i tuoi impegni?”
“Eh
sì! E così mi sono detta...perchè non mi vado a divertire un po’ con
Quis? Tanto per riposarmi...”
Sospirò.
Ma certo, riposarsi. Quando mai Selphie si riposava? Però l’idea di non
restare da sola, in quello stato...come dire, alterato, non le sembrava
una brutta idea.
“Benissimo
vieni pure...non ho niente da fare.”
“Adesso
ce l’hai!” Selphie le era saltata al collo e le aveva dato un bacetto
sulle labbra, mentre la abbracciava. Con una risatina nervosa si era
guardata attorno...meglio non avere testimoni! Non che si vergognasse ma
lei era una ragazza riservata. Ogni tanto.
Selphie
si era buttata sul letto e aveva piazzato il mento sulle mani...con uno
sguardo attento e vivace che sembrava promettere nulla di buono.
“...cosa
c’è?”
“Parliamo
di Seifer!”
“Oh
Sel...adesso cosa c’entra Seifer? Pensavo non ti andasse di
parlare...” innutile tentare qualsiasi malizia, tanto non avrebbe
attaccato. Si sedette con calma accanto alla sua spaparanzata amica,
preparandosi a qualunque cosa le fosse saltato in mente.
“Un
po’ ti piace vero? Da quando si è messo a fare il bravo ragazzo...”
“Bè...diciamo
che così lo preferisco a quando organizzava risse e spedizione
punitive.”
“Ah
ah!! Lo sapevo!!! Ti va di divertirci un pochino?”
“Oddio
Sel...e adesso che c’entra divertirmi con Seifer?”
Selphie
aveva ridacchiato e le aveva strizzato un occhio, mostrandole la punta
della lingua. “Bè...ci divertiremo un po’ a maltrattarlo...dato che
lui vuole qualche cosa da noi!”
Selphie
che voleva maltrattare qualcuno proprio non ce la vedeva. Quindi era
sicuramente qualche pagliacciata delle sue. Sospirò di nuovo
profondamente, Dio che pazienza! “Seifer si arrabbierà e ci prenderà
tutte e due a calci nel sedere...sinceramente mi sembra una cosa
pericolosa scherzare con Seifer, Sel.”
“No...perchè
lui desidera tantissimo qualcosa da noi!”
L’aveva
fissata interrogativa, Sel aveva allargato il suo sorriso sbarazzino, poi
le aveva gettato le braccia al collo e l’aveva baciata. Quasi rischiando
di far cascare tutte e due pesantemente sul pavimento. Si era liberata
ridacchiando e scuotendo la testa.
“Vuoi
dire...che in cambio di qualche “prova” noi dovremmo...”
“Qualcosina!!!
Dai Quis! Ti preeego!!! Non gli tagliamo mica un dito...”
“Non
è del suo dito che mi preoccupo Sel!”
“Oh
oh oh!! Non preoccuparti penserò a tutto io!!!”
Sel
era schizzata alla porta, senza nemmeno voltarsi, senza lasciarle il tempo
di brontolare un altro po’...prima di cedere. E adesso? Lanciò un
occhiatina preoccupata alla sua frusta posata nella custodia accanto al
comodino. Speriamo che venga disarmato, pensò, prima di sciogliersi i
capelli...e di sorridere.
Selphie
era ritornata dopo nemmeno dieci minuti con un Seifer dai grandi occhi
scintillanti e le guance rosse...non l’aveva mai visto tanto speranzoso!
Si sforzò di non mettersi a ridere perchè se solo avesse iniziato di
sicuro sarebbe stato un grosso problema smettere.
“Okey
Seffy tu ti metti qui...”Sel aveva piazzato il ragazzo al centro della
stanza, lui aveva obbedito come un bravo cagnolino. Ci mancava solo lingua
di fuori ed era perfetto. Si coprì la bocca con una mano. Non ce la
faceva a stare seria. Selphie le aveva scoccato un occhiatina di
rimprovero. Seifer non si accorgeva di niente nello stato di rintronamento
in cui si trovava. “Se farai quello che ti chiediamo...noi due saremo
carine con te.”
“Carine?
Nel senso te e la mia maestra?”
“Io
e Quis.”
“Davvero?
Non è che mi prendete in giro?” ora sembrava un po’ più
sull’attenti...ma appena Sel le si era seduta accanto abbracciandola
teneramente. “Ooh...”
“Sel...”
^^’’. Iniziava a preoccuparsi. Che cosa voleva fare la sua amica a
quel povero ragazzo abbagliato dal desiderio? Selphie aveva ridacchiato e
le aveva avvicinato le labbra all’orecchio.
“Voglio
essere sicura che non sia cattivo con te Quis.”
“Cosa...ma
non era solo un piccolo scherzo per divertirci?”
“No.”
Sel aveva strusciato un fianco contro di lei facendo trattenere il fiato a
Seifer che aveva fatto un passetto avanti. “Ehi tu devi stare fermo!!!
Altrimenti...se vuoi avvicinarti un po’ devi toglierti i vestiti.”
Aveva annunciato battendo le mani e sorridendo. Quis le aveva pizzicato un
braccio in modo urgente ma lei aveva solo ridacchiato.
“Ai
vostri ordini madamigelle!!!”
Mai
visto nessuno spogliarsi tanto in fretta. Intanto Sel si era portata alle
sue spalle, sedendosi dietro di lei e posando il mento su una sua spalla.
Ed ecco il fiero, sprezzante orgoglioso Seifer più nudo che mai davanti a
loro. Sfoggiando un sorriso da bambino con davanti una macchinina nuova.
Come avrebbe detto Sel...checccarinoo! Un po’ stava iniziando a
prenderci gusto...anche se la macchina fotografica istantanea che Selphie
aveva nascosto sotto al cuscino le stonava un po’.
“Adesso??
Posso???”
Sel
le aveva baciato il collo, provocante. Con un leggero sospiro si era
rilassata contro alle sue forme morbide, dentro quel caldo abbraccio quasi
dimenticando quel ragazzo nudo davanti a loro. Quella ragazza aveva uno
strano potere su di lei...
“Oh
Seffy se solo tu ti mettessi a quattro zampe noi ci daremmo tanti bacetti...”
“Subitooo!!!”
e giù a gattoni sul pavimento. Subito sentì le labbra di Sel posarsi
delicatamente sulle sue. Va bene, dato che era in vena di giocare tanto
valeva giocare per bene. Lasciò scivolare la lingua su quella bocca
profumata, incoraggiandola a schiudersi per lei. Seifer a quella vista
aveva mandato un gridolino compiaciuto. Accidenti continuava a
dimenticarsi di lui...e anche Sel in quel momento sembrava presa da altri
pensieri. Le aveva accarezzato una guancia.
“Allora?”aveva
sussurrato sorridendo.
“Ha
già...Seffy adesso chiudi gli occhi va bene? Ti faremo un giochino
mooolto carino!”
“Aaahssì!
Un giochino! Il mio premio?”
“Eccome!”
Seifer
aveva chiuso strettamente le palpebre
e aveva aspettato con un sorriso sognante. Sel aveva battuto le
mani e con un saltello si era alzata in piedi, le aveva piazzato in mano
la macchina fotografica ed era scomparsa nel bagno.
“Maestra?
Lo sai che sei tanto bellina mentre fai le coccole alla tua amichetta?”
“Anche
tu sei molto carino così.”
“Sìì??
Allora questo premio???”
“Ora
arriva.” Aveva lanciato uno sguardo preoccupato verso il bagno. Sentiva
Sel aprire ogni armadietto e rovistare...alla fine
con un urletto di felicità era uscita di corsa stringendo
trionfante in mano il suo spazzolino da denti rosa a pallini bianchi. Lo
spazzolino? E adesso cosa c‘entrava lo spazzolino? E la macchina
fotografica? Voleva fare una foto a Seifer mentre si lavava i denti?
Quella ragazza stava diventando sempre più strana.
Invece
però di mettersi di fronte al ragazzo si era piazzata dietro di lui.
“Quissy mettiti qui e mi raccomando...prontaaa!!” aveva cinguettato
inchinandosi un po’ sempre con quel largo furbo sorriso. Seifer aveva
rabbrividito emozionato, sempre con gli occhi belli chiusi. Stordita si
era portata di fianco a quella strana scenetta. Certo che aveva fatto il
pieno di scenette quel giorno. Una delle due però più che strana era
stata enormemente eccitante. Comunque nemmeno il sedere di Seifer era così
male...si portò in fretta la macchina davanti agli occhi pronta a
scattare.
“Seffy...pronto?”
“Sì
sì sì!!!!!”
“Bene.
Uno...due...TRE!!!”
Sel
con una mossa degna di un gatto aveva infilato il SUO (oh mio DIO)
spazzolino dritto nel povero, bel sedere di Seifer che aveva sgranato gli
occhi con un desolato - Oh – troppo sorpreso per reagire, lei aveva
scattato. Con Sel che ridacchiava, le dita a V. Ora sì che erano due
donne morte. Aveva posato la macchina sul letto, poi si era chinata di
fianco a Seifer, posandogli una mano su una spalla.
“Seifer?
Stai ...ehm...b-bene?”
“Ma...che...”
“Checcarinoooo!!!”
“Sel!!!!”
“Oh
Quis!!! E’ venuta veramente bene!”
“SEEEL!”
Il
ragazzo si era “liberato” dallo spazzolino poi glielo aveva messo in
mano, sempre allibito, senza dar segni di rabbia. Anzi, le aveva sorriso e
si era alzato in piedi, in tutta la sua altezza, con le mani sui fianchi
come un super eroe.
“Ho
capito! Mi avete messo alla prova eh!!! Superata?? Forza ora datemi ciò
che mi spetta! Voglio il mio premio!”
Si
erano guardate. Bè...in fondo ormai non c’era più motivo di essere
diffidenti. E soprattutto Seifer non aveva proprio capito l’utilità
della foto, preoccupato com’era del premio. Sel aveva alzato le spalle.
“D’accordo.”
In
fondo nella vita bisogna provare di tutto. E così Seifer avrebbe ricevuto
il suo premio alla fine. Mentre si lasciava cadere sul morbido materasso
prese mentalmente nota di due regole fondamentali che d’ora in avanti
avrebbe dovuto assolutamente rispettare: mai accettare di partecipare ai
giochi di Selphie senza prima sapere fino in fondo di che cosa trattavano
e tenere sempre sempre di riserva uno spazzolino da denti in più. E sì.
Nella vita si deve vedere di tutto...
Era
da mezz’ora che continuavano a guardarsi a vicenda senza riuscire a
cancellare mai quell’espressione vergognosa dai loro volti. Alla fine
Squall aveva ceduto e si era andato a “nascondere” in bagno con la
scusa di una doccia.
Come
al solito era colpa sua che aveva provocato. Doveva immaginarsi che
qualcuno dei loro amici sarebbe comunque venuto a vedere che cosa stavano
facendo. E doveva anche immaginare che se l’amico in questione era Zell,
di certo non sarebbe stato tanto discreto da prendersi il disturbo di
bussare.
Non
sopportava proprio di non poter chiudere a chiave la stanza...una persona
deve pur avere un minimo di intimità! Nel suo vecchio Garden la sua
stanza aveva una grossa e meravigliosa serratura. Non che la usasse così
spesso dato che non c’era praticamente mai nella sua stanza...a dir la
verità nessuno dei suoi incontri “romantici” era avvenuto nella sua
stanza.
Ogni
volta che ripensava al passato per qualche strano motivo gli risultava
difficile stare da solo...perchè Squall ci metteva sempre tanto? Magari
poteva sbirciare dentro...o anche fare quattro chiacchiere attraverso la
porta.
“Squall???”
“...lo
sai che mi da fastidio che qualcuno mi rompa le scatole quando sto in
bagno.”
“Mi
sto annoiando!”
“Guarda
la televisione.”
“Non
c’è niente di interessante.”
“Telefona
a qualcuno.”
“Sì...a
chi? A Zell? A Quis? Non mi sembra il caso eh...”
Squall
era uscito con un asciugamano attorno alla vita e un altro asciugamano in
testa. “Strofinami” aveva ordinato piazzandosi davanti a lui. Subito
lo aveva abbracciato e gli si era strofinato contro completando il tutto
con una palpatina di sedere. “Stupido...i capelli!!”
“Ehe...avevo
frainteso baby.” Gli aveva strofinato vigorosamente la testa con
l’asciugamano, lasciandolo cadere a terra non appena fu soddisfatto del
suo operato. Squall era davvero...sexy con i capelli ancora umidi e
spettinati. E quella luce predatoria negli occhi? “Trovi anche tu
altamente erotico farti asciugare i capelli?”
“No...però
stavo pensando...”
“Cosa?”intanto
aveva iniziato a spogliarsi a sua volta. Anche lui aveva bisogna di una
doccia in effetti. Con la sudata di quella mattina...si tolse la maglia e
si aprì i jeans, fece per tirarli via ma le mani di Squall si posarono
sulle sue, spostandogliele e obbligandolo a circondargli le spalle con le
braccia.
“Mi
sono abituato troppo in fretta a te...e ai tuoi giochetti.”
“Sei
in mio potere infatti. Avevi dei dubbi?” inutile dire che stava già
provando a sfilare via l’asciugamano ma evidentemente Squall aveva un
programma diverso dato che si era allontanato e aveva iniziato a vestirsi
in fretta non senza avergli prima regalato una splendida vista del suo bel
fondo schiena nudo. “Ehi! Non puoi ogni volta far così!”
“Non
ho fatto niente.”
“Sì
invece, prima mi allunghi il biscotto e poi me lo tiri via da sotto al
naso! E’ crudele.”
Squall
si era fermato per guardarlo, con una sopracciglia alzata. Aveva scrollato
le spalle. “Non so di che biscotto stai parlando.”
“Oh
man....non riesco a capire se ci fai o se lo sei.” Continuò da solo il
suo spogliarello, borbottando in sotto fondo, poi si era avviato verso il
bagno con la sua camminata languida, cercando di attirare su di se
l’attenzione del suo compagno, vediamo se anche a lui non piaceva il
gioco del biscotto. Squall si era limitato ad un occhiata penetrante ma
non si era mosso, ormai completamente rivestito.
Certe
volte tanto arrendevole e altre tanto incurante dei suoi bisogni. Pazienza,
in fondo avevano tutto il giorno per riposarsi...e tutta la notte per
stancarsi.
La
porta gli si richiuse quasi in faccia, facendolo girare di scatto,si era
trovato Squall a un millimetro dalla faccia, il bel viso delicato rivolto
in alto verso di lui...gli aveva accarezzato il petto nudo, di nuovo
quella luce negli occhi. Sorrise malizioso...in fondo non riusciva a
resistere al suo charm per così tanto tempo.
“Vuoi
per caso lavarmi la schiena?”
“Cosa
si prova a fare l’amore in quel modo?” la voce di Squall era soltanto
un sussurro sulla pelle nuda. Rabbrividì mentre la mano scendeva fino
all’ombelico, continuando poi più in basso...chiuse gli occhi posando
la testa indietro sulla dura superficie della porta.
“In
quale modo Squall?”
“Quando
mi prendi...quando sei dentro di me.”
E
adesso quelle domande. Domande troppo difficili da soddisfare sotto quelle
mani che continuavano ad accarezzarlo provocanti, mani che sapevano
perfettamente dove sfiorare...dove stringere. “Non so...come
spiegartelo. E’...è solo bellissimo. La cosa più bella che io abbia
mai fatto...”
“Tu
non puoi capire quello che sento io invece.” Squall lo scrutava
attentamente, bisognoso di una risposta...ma non c’era nessuna risposta
da dare. Scosse lentamente il capo accarezzando i capelli umidi,
passandovi dolcemente le dita.
“No.
Non posso. Mi basta sapere che va tutto bene anche per te.”
Squall
aveva abbassato gli occhi, scostandosi da lui. “Ti basta...quello che ti
dico io? E se stessi mentendo?”
“Perchè
dovresti?”
“Non
lo so.”
“Scusa...se
rimango così mi prenderò un altro raffreddore.” L’aveva baciato
sulle labbra, forse troppo distrattamente...ma quei discorsi lo mettevano
a disagio. Non voleva capire dove il suo compagno volesse arrivare.
Lasciò
scorrere l’acqua bollente sopra il suo corpo, mentre si lasciava cadere
seduto stringendosi le gambe al petto. Il segreto era lasciare fuori
tutto, non pensare a niente, chiudere gli occhi...bastava poco.
Di
certo lo spettacolino di quella mattina aveva scatenato in lui una strana
reazione a catena che gli aveva messo in moto una fame veramente
impossibile. Aveva già mangiato cinque panini e adesso il suo stomaco
protestava per averne un altro.
Maledetto
quello scemo che gli aveva promesso di passare da lui...stava quasi per
farsi il bramato panino quando sentì bussare alla porta. Un sorriso
gioioso gli si stampò sul viso...buon appetito!
“Ciao.”
“...SQ...Squall?...ha...ciao...”
non riuscì a non arrossire. Di nuovo una visita da Squall l’uomo dei
ghiacci? E per di più con un faccino triste e depresso da innamorare. Gli
fece subito cenno di entrare...non si sa mai che cambiasse idea.
“Posso?
Aspettavi qualcun altro?”
“Oh!!
Uhm...bè...in effetti sì ma non preoccuparti!!! Lo sai che per te il
tempo c’è sempre!” ma che cavolo si metteva a dire? Squall non
sembrava aver notato l’estrema disponibilità che gli stava sbattendo in
faccia e si era seduto sul suo letto (chissà perchè ogni volta quel
gesto lo metteva in agitazione).
“Non
capisco una cosa...”
“Una
cosa...esattamente?”
“Mi
piacerebbe...ecco...” Squall era arrossito. Oh signore! Era sicuramente
qualcosa di grave. Stava iniziando a fissare le labbra del suo amico
troppo insistentemente. No!!!! Doveva cacciare quei pensieri dalla sua
mente...non poteva fare certe fantasie con il ragazzo del suo migliore
amico! La scenetta della mattina gli si riaffacciò alla memoria limpida e
vivida...Squall...e Irvine che...una goccia di sudore gli era nata sulla
fronte. Squall non sembrava affatto l’uomo dei ghiacci. Anzi...gli era
sembrato tutto un fuoco avvinghiato in...quel...modo... “Che c’è?”
“N-niente!!!!!!
Scusa mi ero distratto he he he...”
“Mi
fissavi in modo strano.”
“Scusa...”
“E’
già abbastanza difficile chiederti una cosa del genere senza che la debba
ripetere due volte...”
“Forza,
sono tutto orecchie!”L’amico aveva aperto la bocca poi l’aveva
richiuso riabbassando lo sguardo e strusciando un piede a terra. Okey,
almeno aveva già intuito l’argomento. “Si tratta... ehm...di
sesso?”
“Già.”
“Oh
bene!!!! Ormai direi che non dovresti farti estremi problemi a parlarmi di
questo dopo la chiaccherata di un po’ di tempo fa no? Avanti sputa il
rospo.”
“E’...è
difficile spiegarti.” Squall aveva preso a camminare avanti e indietro
con il viso tirato. “Io...vorrei...fare l’amore con Irvine.”
“...”
si schiarì la gola. “Mi sembra che tu lo stia già facendo da parecchio
tempo... cioè... stamattina... non stavate scherzando...no?”
“Non
fare l’idiota. Ovvio che non scherzavamo. E a proposito...impara a
bussare.”
“Sì
sì hai ragione!!! Ehe perdono. Però non cambiamo discorso...io non ho
ancora capito qual’è il problema mio caro ragazzo...”
“Mi
piacerebbe fare a Irvine quello che lui fa a me.”
Oh
chiaro. Lampante. Prima si era ritrovato a parlare delle api e dei fiori
del miele e di tutto il resto e ora si passava alle regole di gioco. Il
piccolo Squall si era stancato del suo ruolo di uke a quanto pareva. “Il
problema?”
“Non
si può fare una cosa del genere no? Insomma...Irvine è Irvine. E’ solo
che sono convinto che se solo io...potessi...lui potrebbe dimenticare più
facilmente suo...oh!” Squall aveva sgranato gli occhi impallidendo
portandosi una mano davanti alla bocca, gli aveva scoccato un occhiata
confusa, subito dopo gli aveva girato le spalle. “Non importa...sono
solo pensieri strani...”
“Senti
Squall...ma chi te l’ha detto questa storia del “non si può”? E’
stato Irvine?” gi aveva posato dolcemente una mano sulla spalla. Squall
aveva scosso la testa.
“No.
Perchè non è così?” se solo non si fosse trattato di Squall avrebbe
pensato che quella era tutta una presa in giro. Si grattò la nuca
sorridendo nervosamente.
“Senti
Squall...voglio dire...non puoi se lui non vuole. Ma se no...niente vieta
di scambiarsi qualche volta la parte. E poi penso che saresti un ottimo
seme.” Gli aveva strizzato l’occhio...ha...forse aveva usato una
parola sconosciuta alle orecchie di Squall dato i punti interrogativi
virtuali che gli vedeva volare intorno alla testa. “Seme e uke Squall.”
“Eh?”
“Tu
sei l’uke e Irvine è il seme. Capito no?”
“...”
“Ehm...chi
ha il ruolo passivo è l’uke e...”
“Sì
ho già capito...però...non so se...”
“Irvine
non mi sembra uno che si tiri indietro in queste cosette. Mi sorprende
anzi che fino ad ora...oh scusa non sono fatti miei giusto?”
Squall
aveva fatto per ribattere ma la porta si era spalancata e un cappotto
bianco gli era caduto addosso pesantemente quasi facendolo cadere per
terra.
“Gallinaccio
togliti subito i vest...SQUALL? oooh...vedo che ti dai da fare eh Zell?
Non ti stanchi già abbastanza con il sottoscritto?”Seifer aveva acceso
una sigaretta e aveva girato attorno a Squall che sembrava completamente
caduto in trance. “Il gallinaccio ti ha rubato la lingua?”
“...voi...due...”
“Seifer...noi
stavamo parlando di cose serie.”
“Anche
io devo parlare di qualcosa di serio...sono carico e ho bisogno che TU
faccia qualcosa per me!” Seifer l’aveva baciato lasciandolo quasi
senza fiato sotto gli occhi esterrefatti di Squall che continuava a stare
immobile e a spostare lo sguardo da uno all’altro.
“Io
credo che...sia ora che vada!”
“Se
vuoi guardare per me non c’è problema!”
“No
grazie...” Squall aveva girato i tacchi sbattendosi la porta alle spalle
mentre Seifer era già arrivato alla zip dei pantaloni. Sospirò
profondamente...che poteva farci? Tutti quei muscoli solo per lui....aveva
di nuovo fame.
Quando
era uscito dal bagno non aveva trovato nessuno. Squall era andato via
forse offeso per la sua reazione così fredda, certo che non aveva fatto
apposta e aveva validi motivi per spiegare la sua reazione.
Si
buttò sul letto afferrando al volo la sveglia. Ora di pranzo ormai. Non
aveva nessuna voglia di scendere in mensa, aveva voglia di dormire...e di
non pensare alla sua scatola al sicuro nel cassetto dell’armadio. Ormai
Squall teneva d’occhio il numero di pillole quindi non si poteva
permettere una scappatella tanto per risollevare lo spirito.
Sospirò
affondando il viso nel cuscino...se almeno avesse potuto prenderne una.
Soltanto una. Aveva notato che da quando aveva “abbassato il dosaggio”
le sue mani tremavano molto di più e la sua pelle stava assumendo un
brutto colorito grigio...Quistis continuava a fissarlo con un aria da
mamma preoccupata che ogni volta gli faceva venire la voglia di posare il
capo sulla sua spalla e mettersi a singhiozzare...ma aveva già pianto
abbastanza. E piangere non serviva a un granchè a pensarci bene...era ora
di superare tutto, non poteva vivere continuando a trascinarsi dietro quel
disgraziato passato.
All’insaputa
di Squall un paio di giorni prima aveva fatto visita alla dottoressa,
avevano fatto una lunga chiacchierata su come si sentiva, sui suoi amici e
soprattutto del suo rapporto con Squall. Non era servito affatto. La
dottoressa gli aveva detto che il primo passo per sentirsi meglio era
quello di raccontare ai suoi amici quello che era successo, ma solo
l’idea di confessare una cosa del genere gli faceva venire voglia di
sprangare la porta con tutti i mobili e non farsi più vedere da nessuno
di loro. Questo era fuori discussione...anche se sospettava che Quistis
comunque qualcosa se non tutto doveva saperlo grazie a Squall.
Che
brutti pensieri. Si risollevò a sedere fissando il cassettone
dell’armadio...bè magari avrebbe preso una pillola tanto per non tenere
quella faccia da cadavere davanti agli altri e sarebbe andato in mensa,
probabilmente anche Squall lo stava già aspettando là.
Si
sentiva come un bambino intento a rubare la marmellata...accidenti a
Squall. Si sarebbe arrabbiato da morire per questo e immaginava già la
sua punizione: notte in bianco e lettini separati. Sapeva dove colpire la
sua dolce metà. Tanto ormai aveva già aperto il cassetto e...quasi non
sbattè la testa contro l’anta dell’armadio quando sentì la porta
spalancarsi. Afferrò la prima cosa che gli capitava sotto mano chiudendo
in fretta e furia e sfoggiando il sorriso più colpevole del mondo.
“Andiamo
a pranzo?”Squall lo guardava immobile con una mano sulla maniglia.
“Certo!
Stavo giusto arrivando...”
“Con
un paio di mutande in mano?”
“Oh...eh...ha
ha.”
“Non
stavi prendendo le pillole vero Irvine?”
“No!
Certo che no! Su andiamo.”
Squall
continuava a fissarlo inespressivo, con una mano sul fianco. Aveva
sospirato scuotendo la testa prima di avviarsi per il corridoio senza
aspettarlo. Ormai non poteva più prendere un bel niente. Pazienza avrebbe
aspettato l’ora giusta. Se solo le mani avessero tremato un po’
meno...
Selphie
e Quistis li stavano aspettando al loro solito tavolino, stranamente
entrambe avevano un aria provata...mha forse avevano appena finito qualche
allenamento. Le aveva salutate entrambe con un bacio su una guancia,
mentre Squall come al solito si era seduto in silenzio di fianco a lui.
“Zell?”
“Non
lo so...non ho visto nemmeno Seifer in giro.”
Squall
aveva fatto un suono soffocato e tutti si erano voltati verso di
lui...cosa? Squall stava...ridendo? Subito però si era schernito e aveva
tentato di recuperare la sua inespressività riuscendovi per metà.
“Ho
detto qualcosa di divertente?” Quistis aveva sorriso dolcemente e Squall
aveva scosso subito in fretta la testa. Figurarsi se mollava l’osso così
in fretta. Selphie però aveva battuto le mani e si era alzata dando una
gran pacca sul tavolo facendo girare più della metà della mensa...Quistis
l’aveva tirata giù imbarazzata.
“Oh
capitoooo!!!!!!!! Vuoi vedere che quei due se la spassano alle nostre
spalle!? Propongo una spedizione punitiva!”
“Selphie
parla piano per favore...”
“Non
ne so niente.” Squall aveva guardato da un altra parte sorridendo
furtivo sotto i baffi...lo conosceva troppo bene per non accorgersene!
Selphie aveva fatto centro perfetto. Di fronte alla convintissima
negazione dell’amico però aveva alzato le spalle e aveva lasciato
subito perdere.
“Piuttosto
voi due...mi...dispiace per questa mattina, non volevo affatto
spiarvi...io...”
“E’
colpa di Zell che non bussa mai.” Aveva tagliato corto Squall
raccogliendo il listino che avevano preparato. Aveva lanciato a Quistis un
occhiatina maliziosa e aveva ridacchiato.
“Lascia
stare Quis può capitare. E poi non stavamo mica uccidendo nessuno.”
“Oh
no! Anzi...cioè...voglio dire...”
“Bello
spettacolo?” le aveva suggerito candidamente Selphie. Quistis aveva
sospirato sconsolata coprendosi gli occhi con una mano. Di nuovo aveva
riso divertito...bè in fondo stare con qualcuno era molto meglio che
“impasticcarsi” come gli diceva Squall ogni volta che gli suonava la
sveglia (non che ce ne fosse bisogno dato che quando l’orario si
avvicinava ormai era così fuori di sè da dover controllare l’orologio
ogni trenta secondi).
“Se
vuoi la prossima volta ti facciamo partecipare.” Le aveva strizzato
l’occhio accarezzandole un ginocchio leccandosi le labbra in modo
osceno. Quistis gli aveva dato uno scopaccione scherzoso aggiungendo
subito dopo un pizzicotto affettuoso alla guancia.
“Lascia
stare...è troppo faticoso gestire due persone assieme.”
“...aaaaaah!
E brava Quis...si vede che ne hai di esperienza.”
“Eccome!”
Selphie aveva battuto i piedi per terra poi era saltata in piedi per
andare a dare una mano a Squall che stava tornando con un vassoio pieno di
panini. Quistis aveva approfittato di quei pochi secondi di solitudine per
cambiare espressione. Gli aveva sfiorato una mano con dolcezza.
“Va
tutto bene Irvy? Stai meglio?”
“Certo...grazie
Quis.”
“Se
dovessi aver bisogno di qualcuno io ti aspetto sempre a braccia aperte.”
“Uh...peccato...solo
con le braccia aperte?”
“Irvyyyy.”
“Ehe.
Scusa bambolina.”
Squall
gli aveva lanciato un occhiataccia gelosa ma lui lo aveva subito rabbonito
con un veloce bacio sulla mano, ottenendo un piccolo sorrisino
soddisfatto. Chissà se quel modo strano di comportarsi era stata solo una
sua impressione. Selphie gli aveva piazzato quasi direttamente in bocca il
suo panino...va bene, meglio concentrarsi sul pranzo adesso o la prossima
volta Selphie non avrebbe mirato alla bocca.
Dopo
aver preso le sue pillole si sentiva completamente un altra persona, anzi
quasi quasi andava a fare quattro salti al Centro di addestramento a
sbudellare qualche mostriciattolo. Ma dalla faccia di Squall si capiva
perfettamente che aria tirava, quando aveva quegli occhi così
brillanti...sarebbero finiti in meno di dieci minuti a rotolarsi fra le
lenzuola.
Si
era liberato i capelli lasciandoli sciolti, morbidi sulle spalle mentre
accendeva la televisione, Squall si stava togliendo la sua giacchetta
chiuso nel suo silenzio. Probabilmente si aspettava qualche cosa da parte
sua, ma dato che fare la prima mossa significava prendersi anche i soliti
“lasciami stare” di rito non gli avrebbe dato la soddisfazione.
Squall
si era gettato sul letto di schiena, gli occhi chiusi. Aveva fatto un
sorrisino compiaciuto, allora aveva capito proprio bene, non si sarebbe
mai buttato sul letto con –lui- sopra se non intendeva rimanerci per un
bel po’.
“Come
mai così silenzioso? Ho fatto qualche cosa di male?” gli aveva chiesto
zampettandogli al fianco a gattoni e accoccolandosi al suo fianco, gli
aveva posato la testa sul petto prendendo fra le labbra la stoffa della
maglietta. Squall aveva aperto un occhio pigramente e aveva preso a
infilargli le dita fra i capelli setosi. “...perchè non dici niente?”
“Non
ce la fai a star zitto per due minuti in fila?”
“Se
sto zitto mi viene mal di testa...e se continui ad accarezzarmi così comincerò
a fare le fusa...”
“Come
le stavi facendo a Quistis?” ah. Aveva forse sentito un pizzico di
gelosia nella voce del suo dolce Squall?
“Scherzavo
dolcezza. Non dirmi che ti ha dato fastidio...”aveva alzato la maglietta
posando alcuni baci sulla pelle tiepida intorno all’ombelico ricevendo
subito in risposta un brivido e un sospiro.
“No..non
mi ha...dato fastidio...”
“Ah
mi sembrava. Hai notato che oggi ci troviamo sempre allo stesso punto?”
“Perchè,
gli altri giorni quando siamo da soli va forse diversamente?”
“No...infatti
so con precisione che ora farai il prezioso dopodichè ti concederai a me
e io avrò finalmente il tuo...”
Si
era ritrovato Squall addosso in una frazione di secondo, la sua bocca
ovunque, le sua mani che cercavano la chiusura dei suoi pantaloni...un
attacco vero e proprio! La sua maglia era volata via insieme a quella di
Squall, oh, adorava sentire l’odore della sua pelle, il calore, gli
stava mordicchiando il lobo dell'orecchio. Non riuscì a trattenere un
gemito di piacere mentre una mano si infilava dentro ai pantaloni ora
aperti e prendeva ad accarezzare il suo sesso già duro sotto la stoffa
tesa dei boxer.
“Mmm...Squall...Squall...”
Anche
le sue gambe ora erano nude, niente più boxer e pantaloni. Bravo ragazzo
era stato sul serio veloce a fargli lo spogliarello. Certe volte i vestiti
erano davvero di troppo. Si era lasciato fare, il viso abbandonato da una
parte e le mani che spingevano i baci di Squall sempre più in basso.
L’aveva sentito indugiare per un momento, subito l’aveva lasciato
andare per controllare se c’era qualcosa di strano ma prima che potesse
aprire gli occhi aveva sentito la calda e umida bocca di Squall
accoglierlo gentilmente. Si era inarcato contro quella paradisiaca
sensazione tuffando ancora le mani nel cioccolato di quei capelli
schiudendo le gambe per lasciar più spazio al suo amante. Sentiva la sua
lingua giocare tutta intorno alla dura carne, sulla punta...fino a
stuzzicare la minuscola fessura, una mano accompagnava il vai e vieni
nella bocca.
“S-squall...aspetta
così mi farai venire...”
Squall
gli aveva alzato una gamba, posandosela sopra ad una spalla senza dargli
tregua da quel dolce tormento. Aveva preso ad accarezzargli la coscia, in
un movimento rilassante, i testicoli...per andare a finire sulla piccola
fessura.
Era
stata una specie di secchiata d’acqua fredda. Tutta la sua eccitazione
si era esaurita, il cuore aveva avuto un balzo anomalo nel petto, doloroso
mentre si trovava a scalciare per allontanarsi da quella carezza. Non
poteva toccarlo in quel modo! Perchè l’aveva fatto? Si era schiacciato
ansimando contro la spalliera del letto, gli occhi spalancati con un
cuscino stretto addosso come a volersi proteggere...da Squall?
“Irvy...che
cos’ho...”
“Che-cosa-stavi-facendo.”
“...volevo
soltanto...volevo...” Squall sbatteva le palpebre confuso, poi aveva
abbassato gli occhi mordicchiandosi le labbra e aveva scosso la testa.
Sapeva bene che cosa stava facendo, non aveva certo bisogno di chiedere
una cosa del genere!
“Non
farlo MAI più! Non mi è piaciuto Squall! Per niente! Se non voglio non
puoi farlo! Non PUOI FARLO! NON VOGLIO CHE....” si era bloccato, stava
urlando e non se n’era accorto. Squall era impallidito talmente tanto da
fargli credere che mancasse poco e si sarebbe afflosciato sul pavimento.
Si sentiva troppo nudo...scoperto.
“Erano
soltanto carezze Irvy. Niente di che.” Aveva mormorato con una vocetta
quasi inudibile, arretrando fino a scendere dal letto. Lo stava fissando
minaccioso e lo sapeva. Ma non riusciva a togliersi di dosso la voglia di
colpirlo. No.
Si
era preso il viso fra le mani e aveva cominciato a contare. La voce
lamentosa di Squall era un ronzio fastidioso nelle orecchie...aveva
cercato di toccarlo ma lui si era spostato con un gemito strozzato
allontanando la mano con uno schiaffo.
“...stammi
lontano.”
“Irvy!
Ti prego, mi dispiace non volevo farti paura...”
“Sta
zitto. Mi dai fastidio. Fa niente, non è successo niente. Solo non
provarci mai più.”
Squall
si era girato...tremando. Le mani strette a pugno tanto forte da far
sbiancare le dita. “Non puoi trattarmi così! Io...non volevo farti del
male! Mi stai stufando con tutte queste storie!” ora toccava a lui
impallidire. Aveva sentito lo stomaco stringersi, le mani gelarsi mentre
stringevano convulsamente il cuscino, aveva fatto arrabbiare il suo
angelo! “Io...mi sono fidato di te. Ti ho dato TUTTO quello che avevo!
Mi sono reso debole per te...ma tu continui a stare lontano da me.”
C’era dolore in quelle parole. Rabbia e dolore, e lui ne era spaventato.
“Scusa
Squall. Non l’ho fatto apposta.”
“Non
sono TUO PADRE IRVINE!” un braccio di Squall aveva urtato
accidentalmente la lampada sopra al comodino che si era schiantata a terra
con un fragore terribile andando in mille pezzi. Era stato troppo. Aveva
lasciato andare il cuscino e aveva afferrato la vita di Squall, si era
stretto disperatamente a lui cercando di fermare le lacrime. Non doveva
piangere. Se l’era promesso...non doveva...ma Squall l’aveva
allontanato da lui, freddo e rigido, nemmeno un briciolo d’amore nei
suoi occhi mentre si rivestiva e lasciava senza un altra parola la stanza.
Lasciandolo da solo. Era riuscito soltanto a infilarsi per metà sotto le
lenzuola, abbracciare forte il cuscino prima che le lacrime coprissero con
il loro acuto dolore ogni altra cosa.
Si
era aspettato di tutto, che Squall avesse cambiato stanza, cambiato
Garden...forse anche che avesse già cambiato –ragazzo- e invece subito
dopo cena quando era ritornato in camera con il cuore in gola, l’aveva
trovato sdraiato a letto con le gambe per aria e un cestino colmo di
caramelle davanti alla faccia a guardarsi i cartoni animati, addosso la
sua magliettona-pigiama preferita.
“Ciao,
mi hai portato qualche cosa da mangiare?” gli aveva rivolto un sorriso
affettuoso ficcandosi in bocca al volo un orsetto di zucchero. Quasi
piangendo l’aveva alzato in braccio e aveva iniziato a farlo girare per
la stanza, fermandosi solo per non rischiare di sfracellare il suo angelo
sul pavimento. “Scusami per prima sono stato uno stronzo...è che...mi
ha dato fastidio. Anche se sapevo che non avevo ragione. Perdonami.”
“Perchè
non sei venuto giù prima? Credevo...”
“Mi
sono comportato troppo male per ripresentarmi davanti a te come niente.
Allora, mi perdoni o no?”
Squall
lo guardava speranzoso, le braccia attorno al suo collo. C’era bisogno
di chiederlo? “Non sono mai stato arrabbiato con te. Senti...ne
parliamo?”
“Solo
se ti va. Non è così importante.”
“Per
te è importante?” Squall aveva abbassato gli occhi e non aveva
risposto, stringendo solo le labbra quasi se ne vergognasse. “Se per te
lo è, allora lo è anche per me.”
Si
erano seduti uno a fianco all’altro sul divanetto. Ormai quello era il
loro “posto delle confidenze”. In verità stava già pensando da un
po’ di tempo che quel discorso sarebbe saltato fuori, ma non credeva
sarebbe stato così difficile spiegarglielo. Tra il dire e il fare...si
sa.
“Non
volevo...rifiutarti in quel modo. Ma hai ragione, ho avuto paura, non
credevo avessi intenzione di fare una cosa simile tanto presto.”
“...sapevi
che...volevo farlo? Cioè...” Squall sembrava impacciato in quel genere
di discorso nonostante tutto. E anche lui non era propriamente a suo
agio...Irvine Kinneas il Playboy, l’uomo che ormai sa tutto del sesso
non riesce a parlare liberamente con il –suo- ragazzo. Aveva raccolto il
cappello dalla seggiola accanto al divanetto e se l’era calato sulla
testa per bene schiarendosi la gola.
“Mettiamola
in questo modo. Se non mi fosse successo...quello che mi è successo non
ci sarebbero stati problemi per me accontentarti. Ti chiedo solo di darmi
un po’ di tempo per abituarmi all’idea. Okey Squall?”
“Non
sei obbligato a fare niente per me.”
“Non
è una questione di obbligo...credo servirà ad entrambi. Possiamo almeno
provarci.”
Squall
aveva tirato su le gambe contro al petto infilandole sotto la maglietta,
ancora non sembrava aver chiarito tutto quanto. Gli aveva messo il suo cappello
in testa e gli aveva baciato la punta del naso sorridendogli. “Ma?”
“Ma?”
“C’è
qualcos’altro.”
“Irvy...”
“Non
aver paura amore...dì tutto a zio Irvy.”
Squall
non gli aveva risparmiato la sua occhiataccia. “E’ una cosa seria.”
“Scusa.”
“Tu...non
ti fidi di me? Oppure...non mi vuoi abbastanza bene per poter
dimenticare?”
Gli
era sfuggito un profondo sospiro. Squall non poteva affatto capire la sua
posizione. Per fortuna. Non augurava a nessuno di poterlo capire. “Non
è per quello te lo posso giurare sulla vita.”
“Ti
credo. Andiamo a letto adesso. Per farmi perdonare...puoi farmi tutto
quello che vuoi.”
Aveva
inarcato una sopracciglia iniziando a sghignazzare, aveva battuto le mani
raccogliendolo alla svelta ancora infagottato dentro la maglietta e
l’aveva gettato sul letto senza tanti complementi iniziando il suo
solito strip-tease propiziatorio. Il suo biscottino era tutto per
lui...bel modo per far pace! Meno male che si era dimenticato della scena
delle mutande ^^’’’...magari ci aveva creduto..
“Irvy...”
“Mmmmmmh?”
“Dato
che oggi volevi...fare un guaio, ti do mezz’ora esatta.”
“...ah.”
Ormai
era già passata una settimana, tutto era rimasto bene o male come sempre.
E non era passato giorno che lui non avesse provato ad accontentare Squall,
ci stava provando con tutte le sue forze ma ogni volta finiva tutto con
lui che squoteva la testa pallido come un morto, tremante e sul punto di
sentirsi veramente male. Squall accettava il fatto tranquillamente, con un
sospiro che poteva essere di stanchezza o di tristezza, questo non
riusciva a capirlo...il problema era che dopo quelle “prove” non
poteva pensare di fare sesso. Dio, stava diventando veramente pazzo.
Quella
sera era come tutte le altre, era arrotolato nelle lenzuola da non potersi
nemmeno muovere sebbene la fronte fosse imperlata di sudore, sul comodino
era già pronto il suo mezzo bicchiere d’acqua e quattro pillole, ma
mancava ancora un ora e mezza. Aveva preso a tremare, cercando di non
guardarle...Squall gli stava massaggiando la schiena con la speranza di
calmarlo ma non stava risolvendo un granchè.
Gli
stavano pure venendo dei crampi terribili allo stomaco...oh che gioia
qualche cos’altro? Sembrava già un drogato in crisi di astinenza, ma
sembrare un malato terminale era veramente l’ultima spiaggia su cui
voleva andare a finire.
“S-scusa
Squall...ti sto dando...tanti problemi.”
“Non
devi scusarti...però...non è meglio se andiamo in infermeria? Di
solito...con il tempo si dovrebbe star meglio, non peggio.”
“No...
è già successo, non preoccuparti. E poi non ce la farei proprio a...a
camminare fino all’infermeria.” Si era raggomitolato in posizione
fetale stringendo forte i denti ma non era riuscito a non farsi scappare
un lamento. Squall alle sue spalle aveva sobbalzato. Poi l’aveva tirato
su a sedere di peso e gli aveva piazzato in mano il bicchiere.
“Apri
la bocca...evidentemente oggi bisogna fare un po’ prima. Ti sei stancato
troppo negli allenamenti.”
“Può
essere...” si era sforzato di sorridere ingoiando le pillole e prendendo
un gran sorso d’acqua. Pochi minuti e quell’agonia sarebbe finita.
Aveva in mente un regalo da fare a Squall e non aveva intenzione di
mandare tutto all’aria per qualche...crampo. Era ora di darci un taglio,
prima si levava il pensiero, prima sarebbe guarito. Erano passati dieci
minuti più o meno prima che uno dei due si decidesse a parlare.
“Stai
meglio?”
“Sì,
certo. Sto bene adesso.” Si era toccato la fronte, era fresca. Lo
stomaco non gli faceva più male e si sentiva tranquillo finalmente. Una
meraviglia. Si stiracchiò facendo sorridere Squall, allora gli aveva
risposto con uno di quei suoi sorrisini che la dicevano lunga sui suoi
pensieri. Si era lasciato andare ad un profondo bacio, richiamando su di sè
tutta l’attenzione del suo amante. “Possiamo provarci se vuoi...”
“Irvine
non mi sembra il caso...sei stato male fino ad adesso.”
“Appunto.
Ora è passato tutto.” Mentre parlava si era sfilato i pantaloni, si era
girato sulla schiena lasciando scivolare via le lenzuola e aprendo le
cosce in modo accogliente, sempre sorridendo languido, aveva preso a
toccarsi in modo provocante fra le gambe, la maglietta stava nascondendo
il fatto che sotto non aveva assolutamente niente ma aveva subito
rimediato tirandosela su fino al petto. Squall aveva trattenuto il respiro
e aveva scosso la testa.
“Smettila
tanto lo sai che poi...poi...oh, non puoi provocarmi in questo modo!”
“Squall...”
aveva sussurrato il suo nome prendendogli una mano per infilare fra le
labbra un dito, l’aveva succhiato e con una mossa decisa l’aveva
guidato in basso, fino a quella parte nascosta fra i morbidi globi di
carne schiacciati contro al materasso. Squall era capitolato e gli si era
appiccicato addosso, divorando le sue labbra in un bacio
infuocato...evidentemente gli era piaciuto molto quel mini
spettacolo...quante volte aveva fatto andare fuori di testa le sue donne
facendo una cosa del genere? D’accordo...era una cosa molto yaoi, ma
alle ragazze piaceva. Che pensieri strani mentre il suo Squall gli stava
facendo molto di più di quanto non fosse riuscito a fare in tutti quei
giorni.
Sentiva
il suo dito indice sottile muoversi dentro di lui, dolcemente, dentro e
fuori dal suo stretto anello di muscoli...non era poi così spiacevole da
come se l’era aspettato. O meglio, da come se lo ricordava. Era una
sensazione strana, faceva bene e male allo stesso tempo. Stava iniziando a
mugolare, a muoversi contro la mano di Squall.
Si
era trovato in qualche modo girato a pancia in giù, leggermente di
fianco, Squall nudo a sua volta dietro di lui che continuava quella cosa,
aveva un suo braccio intorno alla vita ed una gamba in mezzo alle sue, gli
baciava il collo...quella zona sensibile appena sotto all’orecchio.
Improvvisamente
il dito era sparito, aveva mandato un gemito di disapprovazione ma subito
contro la sua apertura aveva sentito premere qualcos’altro. Shock. Ogni
cellula era sembrata spaccarsi, mentre tutto il suo corpo si fletteva per
allontanarsi immediatamente. Ma quel braccio l’aveva trattenuto
impedendogli di allontanarsi...oddio no...non riusciva a muoversi!
“Irvine...”
Era
intrappolato, la sua gola si era chiusa fino ad impedirgli di respirare,
quando aveva provato a parlare gli era uscito soltanto un flebile
singhiozzo che evidentemente era stato interpretato in modo diverso perchè
la pressione stava aumentando considerevolmente insieme alle stretta
attorno ai fianchi.
“S-squall...no...no...”
era soltanto un sussurro priva di consistenza, le sue braccia non
collaboravano, si sentiva svuotato, privo di forza. Era riuscito solo a
girare il viso sconvolto verso il suo compagno...Squall sembrava
completamente perso. Tanto perso da non accorgersi delle lacrime e del
terrore sconfinato dentro ai suoi occhi? Non poteva succede una cosa del
genere, lui non voleva accadesse, con qualsiasi altro, ma non poteva
succede ancora con Squall...non poteva...
E
non stava succedendo, perchè Squall lo aveva lasciato andare e ora era
seduto sul bordo del letto con gli occhi fissi sulla finestra. Un
espressione assolutamente vuota sulla faccia. Se solo fosse riuscito a
dire qualcosa.
“Ti
avevo detto che non era il momento.”
“........credevo
di...di...”
“Cosa?
Che drogandoti con quella roba ce l’avresti fatta? Senti Irvine è
innutile non ci riuscirai mai. Evidentemente non solo la persona giusta
per risolvere i tuoi problemi.”
“Non
puoi dire così.”
“No?
Sono stanco Irvine. Sono davvero stanco. Perchè...per me deve sempre
tutto difficile? Fare amicizia, parlare, stare con gli altri...e adesso
anche fare l’amore? Sono stanco maledizione! Sono stanco di te e di
tutti i tuoi fottuti problemi!!” Gridava contro di lui. Di nuovo. Ma
questa volta sembrava molto...molto arrabbiato. “Sono passati tanti
anni! Quanti ancora dovranno passare? Credi non soffra vedendoti conciato
in questo modo? Non ti voglio più vedere così!” Stava quasi ansimando,
ma era sparita di nuovo qualsiasi traccia di emozione, e così era molto
peggio.
“Che
significa?”
“Mi
dispiace. Non posso andare avanti in questo modo. Ho bisogno di un po’
di tempo.”
Un
pugno sarebbe stato meglio. Si era portato una mano davanti alla bocca
quasi stesse per sentirsi male, ma era solo per non mettersi a implorare.
Per cosa? Le sue preghiere non erano mai state ascoltate una sola volta.
“Mi...stai lasciando?”
“Credo
che per ora sia molto meglio che tu stia tranquillo. Domani andrò a farmi
cambiare stanza. Per stasera troverò qualche altro posto.”
“N-no...non
puoi lasciarmi così...Squall non...non puoi io ti amo, ti pre...”
“Smettila
non rendere tutto così difficile.” Squall era andato in bagno chiudendo
piano la porta.
Se
ne era andato, senza salutarlo. Senza guardarlo. Giusto, anche lui aveva
sempre lasciato gli altri a quel modo, naturale che gli toccasse la stessa
cosa. Occhio per occhio. E adesso? Come poteva rimanere ancora là dentro
a quella stanza? Squall aveva già deciso tutto da solo, sarebbe andato
con qualcun altro, magari non l’aveva poi rovinato del tutto, Squall era
diventato forte, di sicuro si sarebbe innamorato di qualcun altro, uomo o
donna che fosse, sarebbe stato felice. Tutti erano felici senza di lui. Si
era fissato i palmi delle mani. Era finita anche stavolta. Le cose belle
finiscono sempre. Però non era detto che non sarebbero finite anche le
cose brutte.
Ore
12:35 am
Difficile
pensare, solo guardare quella finestra, rivedere quello stesso cielo che
aveva guardato con lui…ricordare la felicità semplice di ogni momento
che avevano trascorso insieme. Non sarebbe mai più stato così. Ormai
sapeva troppo bene quanto tornare indietro fosse difficile. Non riusciva a
sentire niente dentro di lui, solo un vuoto vertiginoso che gli strappava
via perfino la tristezza. Si sentiva così Squall quando ancora lui non
l’aveva cambiato? Incapace di provare qualsiasi emozione? Se era così
capiva molto bene la paura che aveva provato quando era stato il momento
di abbandonare quel morbido limbo e tornare a vivere. Era bello non
provare niente.
Era
stato così almeno finchè non aveva lasciato cadere lo sguardo sulla metà
dell’armadio già vuota, non l’aveva visto quando era venuto a portare
via le sue cose…quel vuoto gli aveva fatto bruciare il petto, niente di
paragonabile a quel dolore che sentiva durante le sue crisi. Molto, molto
peggio. Un dolore nuovo che non aveva mai sentito prima. Ovvio Irvine, hai
mai amato davvero in tutta la tua vita? Un sorriso amaro gli aveva stirato
le labbra. Stupide domande. Certe cose si capiscono sempre troppo
tardi.
Strinse
forte nel pugno le sue quattro pillole. Squall si sarebbe di sicuro…no
Squall non c’era più. Scosse la testa stringendo gli occhi. Non doveva
più rendere conto a nessun Squall. Aveva ingoiato in fretta raccogliendo
da sopra il letto il suo soprabito e calandosi il capello sugli occhi.
Stare lì non sarebbe servito, doveva sistemare alcune faccende poi
avrebbe messo la parola fine davanti a tutta quella sofferenza. Aveva già
deciso cosa fare.
Quando
Squall gli si era presentato alla porta con i suoi vestiti in blocco su un
braccio e uno zaino di chissà che altro su una spalla, la Gunblade chiusa
nella sua nera valigetta, era quasi morto. Probabilmente era scattato
qualche allarme, non l’aveva sentito perso com’era a…a…cavolo,
Seifer era ancora nel bagno a farsi una doccia, non che cambiasse tanto le
cose dato che ormai Squall di cose ne sapeva in abbondanza su di loro.
“Cosa??
Dei missili nucleari stanno per colpire il Garden? Dobbiamo scappare??...Ooh
i miei panini! Adesso li prendo e chi se ne frega dei vesti…”
“Zell…”
“SEIFEEEER!
ALLARMEE SI SCAAAPPA!!”
“ZELL!”
Aveva
smesso di riempire la sua sportina di panini e si era bloccato alla vista
di Squall che buttava in un angolo le sue cose e si sedeva calmo (triste?)
sul letto. Si era grattato la nuca. “…niente allarme?”
“No.”
“Gallinaccio!
Ma che vuoi? Quattro volte non bastano?” Seifer era uscito dal bagno
nudo (naturalmente) e con una faccia decisamente stanca…aveva guardato
Squall e poi lui. Squall e poi lui. “Bè e l’allarme? E’ lui?”
Aveva
alzato le spalle. “Mi sono sbagliato…c’è qualcosa che non va vero
Squall?”
“Ho
bisogno di un'altra stanza.”
“…hai
litigato con Irvine?”
“Non
importa vado da un'altra parte…” si era lanciato a raccattare le sue
cose, ma era riuscito a scorgere un certo luccichio doloroso negli occhi
arrossati.
“Oh
man! Aspetta, aspetta. Ho capito. Per te qui c’è un posto di sicuro.
Tanto ci sono già due letti.”
“Vedo.”
Squall aveva adocchiato i due lettini che per il momento era uniti. Si era
voltato dall’altra parte incrociando le braccia sul petto. Subito era
arrossito saltandogli davanti.
“Guarda
che li sposto! Non li lascio mica così…”
“Senti
un po’ gallinaccio, non per essere troppo invadente, ma il mio parere
non conta niente?” Seifer aveva torreggiato su di lui, sapeva
perfettamente che stava solo cercando di metterlo in difficoltà, di certo
la presenza di Squall non poteva dargli fastidio, figurarsi, ormai quel
pervertito si stava già immaginando qualche incontro a tre...
“Diciamo
di no.” Aveva tagliato corto rivolgendo la sua attenzione a Squall,
ancora chiuso nel suo silenzio. Qualcosa gli suggeriva che in tutto quel
trambusto c’entrava Irvine e ahimè anche lui. “Senti…magari faccio
un salto da Quissy per dirle di…ha…mette a lei a posto insomma. Tu fa
pure tutto quello che devi però…” Seifer stava ancora bello
tranquillo nudo e senza vergogna al centro della camera a passeggiare come
nulla fosse. “Lascia questa stanza e non star da solo con Seifer. E’
pericoloso…”
“…”
Squall era uscito con una certa fretta, lasciandoli per un attimo a
guardarsi l’un l’altro corrucciati.
“Perché
mi infami così? Suppongo che ora Lionheart sia libero come l’aria,
quindi…”
“Non
ti azzardare! Devo andare da Irvine non ci ho capito un accidente…magari
ti rivesti eh?”
“E
poi vado a consolare Squall?”
“NO.
E poi vieni con me. (Che così ti tengo d’occhio).”
In
camera non aveva trovato nessuno, né di Irvine, né da Quissy né da
Selphie. In effetti si era un po’ fatto tardi, di sicuro erano in mensa.
Quel fatto di Squall l’aveva un po’ alterato…Seifer lo seguiva
troppo baldanzoso con la sua sigaretta e le mani in tasca, probabilmente
aveva già in mente qualche tattica seduttiva da sperimentare.
Quando
aveva visto Quissy al tavolo con Irvine, tranquillamente seduti a
chiacchierare, aveva spiccato una corsa scoordinata quasi investendo nella
furia una poveretta con un vassoio, non l’aveva nemmeno considerata, si
era buttato su una sedia a peso morto e aveva afferrato una mano di Irvine.
“Sentimacheccosaècapitato?”
“Parla
molto lentamente…ho mal di testa.” Irvine gli aveva sorriso dolcemente
stringendogli un po’ la mano.
“…Squall…la
sua roba…da me…tu…lui…cosa?”
“Eh…diciamo
che l’ho fatto un po’ arrabbiare e ha chiesto il divorzio.” Quistis
aveva scosso la testa con un sospiro. Irvine non sembrava preoccupato più
di tanto, questo l’aveva calmato
anche se quell’espressione non gli sembrava esattamente normale. Aveva
un qualcosa di così…spento.
“Vi
siete lasciati insomma?”
“Sì.
Mi dispiace se questo ti creerà qualche problema.”
“Nessun
problema amico.”
Irvine
gli aveva sorriso di nuovo e gli aveva dato una pacca sulla spalla, per un
attimo gli sembrò che tutto il suo viso stesse per spezzarsi, per poi
cadere in pezzi come il vetro soffiato…non riusciva a credere a quell’
indifferenza. “Devo chiederti un favore. Posso?”
“I-Irvy…ti
giuro su tutti i panini che ho mangiato che non lo toccherò nemmeno con
un dito! Non ti potrei mai fare una cosa del genere!”
“No…non
sono preoccupato per questo. Solo…prenditi cura di lui.”
“Ehi…lo
sai com’è fatto vedrai che domani avrà di nuovo fatto fagotto e tornerà
da te!” Quistis gli aveva accarezzato un braccio, Irvine le aveva
annuito.
“Ma
Squall anche se per un giorno solo è senza di me! Tanto Zell mi ha
capito…dico bene?”gli aveva strizzato un occhio e si era alzato, aveva
baciato la fronte di Quissy fissandola negli occhi per qualche secondo.
“Ciao Quis…fa la brava. Okey? Da un bacio a Selphie. Mmm…sono
davvero a pezzi ragazzi, vado a farmi una dormitina.”
“Sicuro
che non ti va di stare un altro po’?”
“…magari
domani. Mi perdoni se oggi pomeriggio sto tranquillo e non vengo
all’allenamento?”
“Non
preoccuparti.”
“Ehi
Zell…dico davvero. Credo che se succedesse qualche cosa al mio
tesoruccio…ti farei qualcosa di terribile. Magri con uno spazzolino da
denti
Quistis
era arrossita e si era data una pacca sulla fronte. “Iiiirvyy!
Allora?”
“Lo
porterò…nella tomba con me. Dico davvero…ah stavo quasi dimenticando,
magari quando lo vedi un po’ meno arrabbiato dagli questo.” girato mordicchiandosi un labbro. Forse…non doveva
lasciarlo andare via. Però non poteva farci nulla, non quando c’entrava
quel testardo ottuso di Squall. Lo conosce troppo bene…Irvine sapeva
badare a se stesso.
Davvero
di grande effetto…fuori era anche iniziato a piovere e nonostante
l’ora la stanza era immersa in una grigia penombra.
Sfiorò
il vetro freddo con le dita come per toccare le piccole gocce di pioggia.
“Piangi anche tu cielo?” Basta con queste assurde tristezze. Ormai la
decisione era già stata presa e non aveva la minima intenzione di tirarsi
indietro. Nessuna scelta. Voleva disperatamente la fine di tutto quel
dolore.
La
sua piccola scatola giaceva aperta sul letto disfatto, magari poteva
rifarlo anche perché a Squall dava davvero fastidio trovare disordine.
Non voleva farlo più arrabbiare. Con due dita si lasciò cadere nel palmo
della mano una ad una le piccole pillole, contandole accuratamente.
Trentuno in tutto.
Voleva
sentire la sua voce ancora una volta. Salutarlo, ma aveva paura che poi il
coraggio che sentiva se ne sarebbe andato...si sarebbe nuovamente lanciato
in quell’assurda ricerca di felicità, verso un illusione troppo
luminosa per potervi resistere...un illusione come l’acqua che uomo
assetato vede nascere nelle aride sabbie del deserto. Tante volte aveva
allungato la mano per poter stringere nel pugno quella felicità...ancora
una volta tutto quello che aveva stretto era stata soltanto aria. Non
voleva essere codardo ancora, ci aveva già provato altre volte, ed ogni
volta era rimasto stupidamente a fissare quelle pillole senza avere
nemmeno il coraggio di tirarle fuori.
Ora
però le aveva in mano e stava pensando che certo non poteva mandarle giù
così. Il suo sguardo aveva sondato nervosamente la stanza…ci voleva
qualcosa…qualcosa come quel regalo che gli aveva fatto Zell tanto tempo
prima. La bottiglietta di Hellsky. Le mani gli si erano gelate
improvvisamente…ecco che la paura tornava come sempre acuta e pungente.
Nell’armadio fra i jeans, quella bottiglietta gli aveva procurato un
sacco di guai con Squall, ora sarebbe servita per mettere fine a tutto.
Finalmente l’assoluto immobile infinito buio. Avrebbe provato dolore
anche lontano da quella vita che ora disprezzava così tanto? Comunque
nessuno era mai tornato per lamentarsi della morte. He he, quasi
divertente.
Si
era seduto a gambe incrociate sul divano, stringendo nella mano le pillole
e nell’altra la bottiglia di quel blu che gli ricordava anche troppo
quegli occhi tormentati che gli avevano dato così tanto amore e così
tanta sofferenza. Una calda lacrima era scivolata in silenzio sulla
pallida guancia…se solo avesse potuto sentirlo ridere ancora per lui.
Avrebbe venduto la sua anima. Ma nessuno voleva la sua anima, troppo
corrotta, troppo sporca. Aveva serrato forte la mascella per trattenere un
lamento. Aveva posato accanto a lui una parte delle pillole e tenendo gli
occhi chiusi aveva portato le altre alla bocca inghiottendole in un sol
colpo, seguito da un lungo sorso di liquore.
Zell
non sbagliava quando gli aveva detto che era tosto. Oh sì, molto molto
potente. Il liquido gli era bruciato nella gola come fuoco, facendolo
tossire convulsamente. Lacrime di rabbia gli erano affiorate agli occhi.
Oltre che codardo anche smidollato.
Tirò
un profondo respiro cercando di quietare il bruciore nella gola, ignorando
il momentaneo grido d’allarme dello stomaco. Doveva calmarsi o non ce
l’avrebbe mai fatta a tenere giù quella roba. Aveva tirato su le gambe,
premendosele al petto per posarvi la fronte, chiudendo gli occhi per
arrestare il furioso inclinarsi dalla stanza.
Le
pillole facevano effetto, efficienti come al solito. Quella strana
innaturale calma, mentre ogni emozione fluiva via, lasciando dietro di sé
soltanto una pallida traccia. Aveva sollevato la testa di quel tanto per
poter mandar giù altri confetti, un altro sorso. Questa volta era andata
meglio, il dolore alla gola era troppo lontano e vago per disturbarlo.
Tutti gli oggetti attorno iniziavano a sembrare circondati da strani aloni
luminosi, gli angoli smussati…il letto, la scrivania, la televisione…Squall
aveva dimenticato il suo anello posato sopra al comodino. Con grande
sforzo era riuscito a raggiungerlo, allungando un braccio dal divano, non
si azzardava ad alzarsi…non che se si fosse rotto la testa da qualche
parte cambiasse di tanto i suoi piani. Se l’era rigirato fra le
dita…magari c’era ancora un po’ del suo calore. “Smettila.
Smettila e falla finita una buona…volta.” Era la sua voce quella? Una
risatina gli era affiorata alla gola ma l’aveva bloccata, se iniziava ad
uscire di testa non poteva prendere le ultime pastiglie. Una decina più o
meno.
Ricordava
vagamente quello che una volta al suo vecchio Garden, dopo un avventura
non tanto allegra che naturalmente includeva qualche ragazza, qualche
strano drink e quelle pastiglie, gli aveva detto la dottoressa: dieci
possono stenderti per una settimana se non sei abituato, venti e una bella
lavanda gastrica non la toglie nessuno, trenta e puoi lasciare il
testamento in bella vista per i tuoi parenti. Chissà a trentuno che
succedeva allora. Ha ha, sempre più divertente. La testa gli era
ciondolata di lato, aveva così tanto sonno…gli occhi cominciavano a
chiudersi, le palpebre pesanti…aveva inghiottito le ultime medicine, la
mano che tremava, un ultimo lunghissimo sorso. Anche la bottiglia era
vuota. Lavoro perfetto…ora bastava chiudere gli occhi e muovere
l’ultimo passo verso quel vuoto che si stava allargando sotto di lui,
per avvolgerlo...per portarlo via.
La
boccetta gli era sfuggita di mano andando a schiantarsi a terra…non
aveva sentito nessun suono…i pezzi di vetro si erano sparsi come mossi
al rallentatore sul pavimento, il freddo gli era penetrato fin dentro le
ossa mentre si accasciava
aggraziatamente di lato. I capelli gli erano scivolati
sul viso in una lenta carezza, prima di chiudere gli occhi aveva
stretto forte l’anello nella mano…magari avrebbe ritrovato la sua vera
mamma, il suo vero papà…magari l’avrebbero perdonato. Anche Squall
ora l’avrebbe perdonato, niente più problemi. L’ultimo pensiero era
stato per Squall dunque. Magari prima o poi alzando gli occhi verso il
paradiso l’avrebbe visto, e allora le loro mani si sarebbero sfiorate
ancora e anche se solo per un attimo sarebbe stato davvero felice...
Era
ora di dormire adesso, mentre fuori il cielo continuava a piangere…ma
forse non per lui.
Non
riusciva a staccare gli occhi da quel telefono. Irvine doveva PER FORZA
chiamarlo, chiedergli di ritornare indietro. Era troppo difficile stargli
lontano, non avrebbe risolto niente, anzi probabilmente era andato a
peggiorare le cose. Però davvero vederlo ridursi ogni giorno a quel
modo…doveva costringerlo a mettersi di impegno e lasciare perdere quelle
medicine. Ci avrebbe pensato lui a guarirlo, con le buone o con le
cattive. In realtà non lo aveva lasciato davvero...la sua era solo una
minaccia che al massimo avrebbe potuto portare avanti un paio di giorni.
Era
stato stupido andarsene via in quel modo…ma aveva dovuto farlo per
forza, dimostrargli che non scherzava. Irvine era testardo. Testardo e
ottuso! Come poteva non capire che si stava distruggendo con le sue stesse
mani? E come poteva pensare che lui gliel’avrebbe permesso proprio
davanti ai suoi occhi? Sarebbe tornato indietro ma questa volta quelle
maledette pasticche se ne andavano fuori dalla finestra e se
quell’idiota si azzardava a riprenderle si sarebbe preso diversi
sberloni. Non poteva permettersi di farsi impietosire se non voleva
perderlo.
“Squa-aaall?
Ma dico ci senti?” Zell gli aveva agitato davanti una mano (con relativo
panino) davanti agli occhi. Si era allontanato infastidito andando a
sbattere contro al comodino con un gomito.
“Che
vuoi?”
“…ho
visto Irvy e mi ha detto di darti questo. Solo se non eri arrabbiato con
lui però.” Aveva preso in fretta il bigliettino di mano dell’amico.
“Non
lo sono.” Zell si era sporto per sbirciare. Certo…come no. Si era
alzato e senza dire nulla era uscito dalla stanza fermandosi a leggere in
mezzo al corridoio. Solo poche semplici parole in una scrittura tremolante
e sottile.
“Scusa
Squall, ti voglio davvero bene. Grazie per ogni sorriso
che
mi hai regalato, non lo dimentichero’.
Ti amo”
Stupido
Irvine. Perché riusciva sempre a farlo piangere quando ci si metteva?
Comunque ora doveva per forza andare da lui per dirgliene quattro, se
credeva di liquidarlo a quel modo, con due
parole in croce si sbagliava. Cavolo, sembrava quasi una lettera
d’addio! Se si azzardava a scappare..
Strinse
fra le mani il biglietto, rileggendo quelle righe…finché non sfumarono
perdendosi nei suoi brucianti occhi che già iniziavano ad annegare in
quel sordo dolore. Perché invece di mandargli quel messaggio non
l’aveva chiamato? Sapeva dove si trovava…di sicuro era a
impasticciarsi, quello era l’unico modo con cui risolveva i suoi
problemi.
Mentre
raggiungeva la porta della sua stanza sentiva il cuore battere
angosciosamente nel petto. E se Irvine si stava già consolando con
qualcun altro? In fondo Irvine era sempre Irvine e uno come lui non era
tagliato per la solitudine. E poi Quistis era sempre tanto interessata a
lui.
Furtivamente
aveva aperto la porta, cercando di non fare il minimo rumore…troppo
silenzio, la luce era spenta. Forse era uscito. Aveva quasi richiuso la
porta quando aveva notato una forma distesa sul divano. Irvine. Da solo.
Doveva essersi addormentato in quella scomoda posizione…
#flash-back#
…Irvine
che dormiva mezzo nudo sul divano…non ricordava nemmeno bene quale fosse
il suo nome, la litigata con Quis al telefono per convincerla a
sbarazzarsi di lui. L’aveva coperto con il soprabito per paura che
prendesse freddo mentre sbirciava il suo petto nudo…l’inizio di tutto.
#fine
flash-back#
Ma
questa volta Irvine era vestito e sul letto spiccava immensa quella
scatola. Aveva sentito il respiro bloccarsi mentre si precipitava verso il
divano. Non aveva bisogno di vedere quante pillole mancavano,
quell’immobilità era troppo assoluta per sbagliarsi. Era completamente
vuota quella scatola. Vuota come il suo cuore. L’aveva preso per le
spalle, scuotendolo vigorosamente.
“Ma
che hai fatto? Irvine…Irvine? Dimmi che non è vero…” Sentiva il
sangue scorrergli nelle orecchie. Irvine aveva aperto gli occhi, solo una
fessura, ma il suo sguardo era rimasto
perso nel vuoto. Un sudore gelido gli aveva imperlato la fronte…e
adesso? Aveva preso quel viso pallido fra le mani. “Irvine? Per
favore…” Colpa sua. Tutto quello che stava succedendo era
esclusivamente colpa sua, la prima persona che aveva amato con tutto se
stesso gli sarebbe morta fra le braccia.
“…ciao.”
Soltanto un sussurro, debole. Irvine gli aveva sorriso, una mano si era
alzata ma subito era ricaduta mollemente sul divano. Gli occhi si erano
chiusi ancora. L’aveva scrollato più forte e di nuovo era riuscito a
svegliarlo. Lo sentiva spegnersi sempre di più, sentiva la vita sfuggire
da sotto le sue dita mentre la pelle diventava sempre più fredda...
“Sta
sveglio. Parla, fa quello che ti pare ma non provare a chiudere gli
occhi!”
“Sei
arrabbiato?”Come poteva avere ancora la forza di fargli simili domande?
“…no.
Hai preso tutta quella roba?” Non aveva ricevuto risposta, ancora aveva
cominciato a ricadere in quel
profondo torpore. “Ho detto di non dormire Irvine!”
“Devo.
Ho così sonno…”
“Alzati.”
“..no.”
“Non
costringermi a prenderti a pugni.” L’aveva seduto a forza, ma Irvine
gli era caduto contro, floscio come una marionetta senza fili. C’era
solo una cosa da fare e doveva farla in fretta. Con o senza
l’approvazione di Irvine. Ma come gli era saltato in mente? Irvine aveva
mugolato ma non aveva avuto la forza di liberarsi di lui. Era arrivato in
tempo forse.
“Squall…scusami.”
“A
dopo le scuse.”
“Dove…?”
“In
bagno.”
“…no.”
“No?
Sta zitto Irvine!” sentiva tutto il corpo tremare, non tanto per la
fatica di trascinarlo di peso fino al bagno, ma per tutta la paura che
sentiva stringergli il cuore, rendendo un tormento ogni singolo battito.
Non poteva perderlo. Se succedeva…no, non doveva nemmeno pensarla una
cosa del genere. Non poteva minimamente immaginarsi come poteva essere
soltanto respirare senza di lui.
Irvine
lo fissava dal pavimento, con quegli occhi completamente persi e opachi,
alla luce cruda nel bagno, le pupille talmente dilatate da coprire il
verde dell’iride, la sua pelle sembrava perfino trasparente. Si stava
addormentando. In fretta l’aveva tirato seduto posizionandolo di fronte
alla tazza. “Metti due dita in gola.”
“…no.”
“Fallo.”
“…no…no.”
Va
bene, fa niente. L’aveva preso per il collo saldamente, ignorando la sua
debole protesta, poi senza tanti complimenti gli aveva infilato due dita
in bocca spingendole giù fino in gola. Irvine si era contorto con un
gemito strozzato, per un attimo credette che tutto quello che era riuscito
a fare era stato soffocarlo con le proprie mani, ma questione di un
secondo e Irvine aveva iniziato a vomitare piuttosto violentemente. Gli
aveva tenuto pazientemente indietro i capelli, una mano sulla fronte per
reggergli il viso. Ora sarebbe svenuto lui al suo posto però. Aveva
chiuso gli occhi respirando profondamente, aspettando che tutto quello
strazio finisse. Grazie a Dio lo stomaco di Irvine aveva fatto da sè gran
parte del lavoro e lui non aveva più dovuto fare niente. Non aveva mai
visto in vita sua nessuno stare così male.
Quanto
tempo erano rimasti là dentro? Forse anche più di mezz’ora. Irvine lo
fissava con due grandi occhi spaventati seduto sul bordo della vasca
appoggiato da un lato contro al muro. Ora l’avrebbe riempito di
botte…così avrebbe perso la voglia di fare ancora una cosa del genere.
“Stupido.”
“Scusa
Squall.”
“Scusa
un cazzo. Volevi morire? Per una sciocchezza…hai perso la testa Irvine…
sei… davvero… stupido…” E adesso piangeva anche! Con che coraggio
gli piangeva davanti dopo quello che aveva fatto?
Non
era riuscito a reggere oltre. Le lacrime gli avevano rigavano bollenti il
viso mentre si gettava ai suoi piedi per abbracciarlo con tutta la sua
forza, premendolo contro al petto. Irvine era rimasto inerte, l’aveva
lasciato fare, la testa posata sopra alla sua spalla. Troppo stanco per
parlare ancora. Non l’avrebbe lasciato più solo nemmeno per un istante,
i suoi occhi non lo avrebbero mai più perso di vista.
“Squall…”
si era scostato un po’ da lui per poterlo guardare.
“Puoi…promettermi una cosa?”
“…sì.”
“Stai
con me. Stai con me per sempre.”
Gli
aveva sorriso appena, mentre dinuovo lo chiudeva in un abbraccio che
suggellava per sempre quella che non era una semplice risposta, ma una
promessa.
^O^……………………………Finitooooo!!!
^_^ Contenti? He hehe…e qui viene pure fuori da dove ho preso il titolo!
^_^ Però innutile che saltate di gioia perché NON ho mica finito! è_é
Che credete! ^_^ Pensate che la storia sia tanto facile? (<-nessuno
l’ha pensato comunque…-_-‘’’) Ebbene no puccini! Presto tornerò
e rallegrerò (O_O ma che..m’è partito il sentimento…) ancora per due
o tre volte la vostra serata. ^_^…allora…questo capitolo non è solo
mio, con me ha lavorato anche Quissy-chan quindi i meriti sono anche
suoi!!! ^O^ Brava Quissyyy!!! ^*^ Un bacione! X colpa mia a momenti ti
prendeva pure fuoco la gatta…-_-‘’’’…così imparo a scrivere
sempre con le candele accese!!! ^_^ Va bene…vi ho fatto ridere fin
troppo in questo capitolo, quindi a prestissimo (sì come al solito…)
con il prossimooo! ^O^
Un
bacione a tutti (belli e brutti)
Yuna-chan.
^_^ he he.
Ps:
scusate le cattiverei che Quissy e Sel fanno a Seifer ma dovevo per forza
mettere qualcosa di divertente...^_^...se no va a finire che qualcuno si
sente male e mi cade in depressione...he he he...
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