^_^.........eh eh. Okey, per prima cosa richiedo umilmente perdono per tutto il tempo impiegato nello scorso capitolo, quindi spero almeno questa volta di finire in breve tempo! ^^’’’ al massimo cancellerò questa parte. Siiigh...bè almeno non ci sono esami strani in vista miei cari ragazzuoli! Che dire?? Spero di avervi soddisfatto per quanto rigarda la sviluppo della relazione tra i nostri tesorucci. T_T Mi raccomando non picchiatemi per quello che “sto facendo” a Irvine-chan...e anche per quello che “sto per fargli”...-__- ‘’’. Va bene, va bene ^_^’’’ lo so che non vi importa di quello che dico io (infatti!!) quindi la faccio breve: prima di tutto...^*^ un ringraziamento a Quistis e Squall che mi hanno ospitato a casa loro(e questa è la seconda), molti avvenimenti in questo capitolo nascono grazie alla loro consulenza (soprattuttorigrazio Quis per il suo appoggio…T_T…) !!! Grazie ragazzi! ^*^ Okkio al pongo!!! E ora...al lavoroooo! ^O^(<-haaaa ho scritto tantissimooo!!!)

warning: ^^’’’ mamma quanto sono tragica...io lo dico: oltre al solito (avete capito come va la storia no?) abuso di droghe, okey si va sul pesante e si rischia quasi (e dico quasi) il suicidio quindi come al solito se questo può darvi fastidio...fermatevi in tempo!

Importantissimo:^O^ come sempre le M-E-R-A-V-I-G-L-I-O-S-E immagini inserite in questo capitolo sono state create da GLEN...T_T sono troppo belle veramente...aaah Glen sei un mito! Sei troppo bravoooooo!

Kiss Yuna

 


Stai con me

parte VII

di Yuna



Non che gli dispiacesse l’ormai consueta abitudine di riunire i due lettini, ma il risveglio era decisamente molto più traumatizzante del solito. Aprì soltanto un occhio, sorprendendosi del buio che ancora incombeva in tutta la stanza. Sollevò la testa dando meglio un occhiata fuori dalla finestra e accorgendosi soltanto in quel momento degli inconfondibili suoni della tempesta che infuriava fuori...come aveva potuto non svegliarsi? Poco male, aveva ancora un ora da poltrire a letto...e stuzzicare un po’ Squall che russava piano al suo fianco.

Oh. Squall russava? Ammiccò roteando gli occhi e spingendo forte la faccia sul cuscino ridacchiando incontrollabilmente. Non l’aveva mai notato. Sbirciò furtivo il suo compagno sbattendo gli occhi. Squall si era mosso nel sonno, borbottando qualche strana parola.

“Squall?”

“Uh...non mi va adesso voglio...dormire.” ma stava ancora dormendo o era solo un riflesso incondizionato? Allungò una mano per accarezzare una spalla tiepida a pochi centimentri dal suo viso.

“Squall?”

Squall aveva aperto gli occhi e aveva fissato il soffitto con un espressione molto vicina alla stupidità. Bè...era carino lostesso. Posò un piccolo bacio sulla spalla avvicinandosi al corpo nudo accanto al suo. Insinuò una gamba fra quelle scostate del suo compagno abbracciandogli la vita.

Squall però si era seduto soffiandosi via da davanti agli occhi un ciuffo ribelle, osservando attentamente il tempo fuori. Un piccolo sorriso gli era affiorato sulle labbra. “Piove.”

“Già...e poi ci sono anche i lampi i tuoni il vento e tutto il resto. Adesso rimettiti qui vicino al tuo Irvine che ci facciamo quattro coccole...” rotolandosi su un fianco gli si era piazzato fra le gambe, il viso giusto di fronte al grazioso piccolo ombelico. Aveva strofinato morbidamente una guancia sul ventre piatto, poi con una mossa strategica aveva infilato la lingua dentro quella cavità, provocando un involontario brivido e un esclamazione di sorpreso piacere...sensibile anche appena sveglio.

“Sai che significa?”

“Che se usciamo senza ombrello ci bagniamo?”aveva replicato innocentemente rinunciando al suo giochetto di lingua. Meglio optare per qualcosa di un più audace...ma si era improvvisamente trovato da solo mezzo intrappolato fra le lenzuola.

“Oggi avevamo un esercitazione all’aperto. Sarà rimandata a domani quindi oggi sarà una giornata di ripasso individuale.” Squall aveva aperto un po’ la finestra per osservare meglio fuori. Dio quanto gli piaceva quando se ne andava a spasso senza niente addosso...specialmente se si piegava in quel modo.

“Tradotto?”

“Non si fa un bel niente. Probabilmente Quistis chiamerà per avvertirci.”

“Fantastico!!!” non aveva più un briciolo di sonno. Si avvicinò alle spalle del suo deliziosamente piegato compagno e gli si era attaccò dietro, facendo aderire il petto alla sua schiena e stringendogli le gambe fra le sue. Ecco fatto, immobilizzato nella posizione più sfavorevole possibile.

“Irvine...dobbiamo comunque andare dagli altri...da...da...”i suoi focosi baci sulla nuca e nel vellutato angolo del collo stavano evidentemente facendo effetto.

“In queste situazioni hai una volontà molto debole lo sai?”

“Non è colpa mia se sei un hentai.”

“Vuoi davvero raggiungere gli altri?” aveva raggiunto con una mano il sesso già quasi completamente eretto di Squall che aveva tremato fra le sue braccia sospirando, incoraggiando la sua mossa spingendo in avanti le anche.

“...no?”

“Risposta esatta.”

“Andiamo...a letto...”

“Non è necessario amore mio.”

L’aveva spinto contro la parete, mentre le loro labbra si univano con violenta passione, Squall gli aveva stretto forte le braccia intorno al collo, tuffando una mano fra i capelli. Si era un po’ chinato, quel tanto che bastava per afferrarlo per le cosce e tirarlo su, in modo da permettergli di stringere le gambe intorno alla sua vita. Lo strofinio eccitante della loro pelle, dei loro corpi già nudi gli stava dando una forza che non sospettava di avere. Spostò le mani sulle natiche sode, strizzandole fra le dita, Squall aveva mugolato di disappunto cosa che aumentò non poco la sua eccitazione. Ogni volta che sperimentavano qualche cosa di carino che non avevano mai fatto prima era la stessa storia...adorava la sua ritrosità.

“Così?”

“Non vuoi?”

“Non puoi farcela sono troppo pesante!” i suoi occhi blu lo fissavano con quella deliziosa ostinata voglia di aver sempre ragione.

“Bè...se non ce la faccio ti mollo per terra va bene?”

Squall aveva inarcato le sopracciglia ma non aveva cercato di nuovo di intralciare i suoi piani, evidentemente lo prendeva bene quella posa!! Okey...non tanto comoda ma estremamente erotica. Strizzò ancora le natiche,mentre le gambe gli si serravano più fortemente sulle anche per puntellarsi meglio e risparmiargli la fatica di reggerlo tutto da solo. Con un dito accarezzò la bollente entrata del suo angelo, già rilassata e pronta per lui. Ah!! Stupido. Mormorò un imprecazione...ora avrebbe dovuto lasciarlo per andare a prendere...

“Cosa adesso?”

“^^’’...devo andare a prendere il tuo dentifricio..”

“Va bene così...”

“No.”

“Oh detto che va bene così per questa volta...non fermarti...” la sensazione della lingua dentro la sua bocca che si muoveva in quella danza sconvolgente lo ubriacava, massaggiò con decisione quella piccola nascosta fessura...limitiamo i danni per quel che si può almeno. Squall strusciava insistente il suo sesso più duro e bollente che mai contro il ventre, imparava davvero in fretta.

Con una mano iniziò a guidare contro la fessura pulsante il suo membro, spingendo in profondità con una mossa decisa ma pur sempre gentile. Squall aveva gridato, conficcandogli le corte unghie nella schiena, stringendo incoraggiante le gambe per avere di più.

 

 

Che razza di giornata!!! Tutti i suoi piani erano stati sconvolti da quell’orribile tempaccio. Imbronciata, lanciò uno sguardo al grande orologio della mensa. Noia. Noia. Non poteva nemmeno tormentare un pochino i suoi studenti con qualche test!!! Tanto in realtà non l’avrebbe mai fatto...sospirò lasciando i soldi sul tavolino come faceva sempre.

Non c’era praticamente nessuno nel dormitorio dei ragazzi a quell’ora, chi si era trovato da qualche parte per qualche giocata a carte, chi si divertiva a distruggere qualche pianticella carnivora al centro di addestramento...un bel gruppetto di ragazzi se l’era accaparrato Selphie per qualche diavoleria riguardante il palchetto per uno dei tanti festival del Garden. Non aveva la più pallida idea di dove si trovasse Zell e di Seifer men che meno...non che lo volesse incontrare dopo quello che aveva visto. Squall e Irvine...mha magari erano ancora in camera.

Si avvicinò alla porta della loro stanza, alzando una mano per bussare...aveva dato un paio di colpi ma non aveva ricevuto risposta...solo qualche gridolino. Ma che cavolo...forse stavano giocando. Certo però che avere così tante energie a quell’ora!! Sembrava quasi che stessero per abbattere il muro!!

Bussò di nuovo. “Ragazzi? Sono Quis...”

Un altro rumore. Tump. Un grido. E poi la voce di Squall da dietro la porta. “...vengoooo...”

Squall viene. Bene...sgranò gli occhi schiaffandosi una mano sulla bocca. No. Forse era meglio fare finta di niente e ripassare più tardi! Anzi era meglio non ripassare per niente!! Meglio che la andassero a cercare loro. Si girò cercando di dileguarsi il più in fretta possibile mentre il grido di Squall continuava a fare uno strano eco nel suo cervello, ma si sa che quando una cosa deve andare storta non c’è verso di rimetterla dritta.

Zell che correva veloce come la luce in quel suo modo scoordinato e si avvicinava con allarmante rapidità alla porta dietro di lei, la sorpassava prima che la sua bocca avesse potuto pronunciare qualsiasi parola e spalancava la porta senza la minima esitazione.

“Zell NO!”

“Ragazziii...iii...ooooops!!!”

Non riuscì a non buttare un occhio dentro...dritto dove Irvine e Squall li fissavano, ansimanti e spettinati, nudi...indietreggiò di qualche passo sorridendo e facendo ciao ciao con la manina. Irvine che reggeva in braccio Squall. Molto tranquillamente aveva ripreso a camminare nella direzione opposta da quella che era venuta. Squall con il viso tutto rosso abbracciato a Irvine. Sentì vagamente la porta che sbatteva mentre Zell effettuava la sua ritirata sensazionale. Irvine e Squall...si fermò con una mano sulla fronte e una su un fianco.

“Ho bisogno di una doccia fredda...” proclamò convinta, accapparrandosi uno sguardo stranito da uno studente che tornava alla sua stanza. Irvine ha un gran bel sedere. “Una fredda doccia mooolto lunga.”

 

Quando era tornata indietro alla sua stanza aveva trovato Selphie seduta contro la porta, le ginocchia strette al petto e un sorriso contento.

“Ciaaaao! ^_^.”

“Ciao Sel...hai già sbrigato i tuoi impegni?”

“Eh sì! E così mi sono detta...perchè non mi vado a divertire un po’ con Quis? Tanto per riposarmi...”

Sospirò. Ma certo, riposarsi. Quando mai Selphie si riposava? Però l’idea di non restare da sola, in quello stato...come dire, alterato, non le sembrava una brutta idea.

“Benissimo vieni pure...non ho niente da fare.”

“Adesso ce l’hai!” Selphie le era saltata al collo e le aveva dato un bacetto sulle labbra, mentre la abbracciava. Con una risatina nervosa si era guardata attorno...meglio non avere testimoni! Non che si vergognasse ma lei era una ragazza riservata. Ogni tanto.

Selphie si era buttata sul letto e aveva piazzato il mento sulle mani...con uno sguardo attento e vivace che sembrava promettere nulla di buono.

“...cosa c’è?”

“Parliamo di Seifer!”

“Oh Sel...adesso cosa c’entra Seifer? Pensavo non ti andasse di parlare...” innutile tentare qualsiasi malizia, tanto non avrebbe attaccato. Si sedette con calma accanto alla sua spaparanzata amica, preparandosi a qualunque cosa le fosse saltato in mente. 

“Un po’ ti piace vero? Da quando si è messo a fare il bravo ragazzo...”

“Bè...diciamo che così lo preferisco a quando organizzava risse e spedizione punitive.”

“Ah ah!! Lo sapevo!!! Ti va di divertirci un pochino?”

“Oddio Sel...e adesso che c’entra divertirmi con Seifer?”

Selphie aveva ridacchiato e le aveva strizzato un occhio, mostrandole la punta della lingua. “Bè...ci divertiremo un po’ a maltrattarlo...dato che lui vuole qualche cosa da noi!”

Selphie che voleva maltrattare qualcuno proprio non ce la vedeva. Quindi era sicuramente qualche pagliacciata delle sue. Sospirò di nuovo profondamente, Dio che pazienza! “Seifer si arrabbierà e ci prenderà tutte e due a calci nel sedere...sinceramente mi sembra una cosa pericolosa scherzare con Seifer, Sel.”

“No...perchè lui desidera tantissimo qualcosa da noi!”

L’aveva fissata interrogativa, Sel aveva allargato il suo sorriso sbarazzino, poi le aveva gettato le braccia al collo e l’aveva baciata. Quasi rischiando di far cascare tutte e due pesantemente sul pavimento. Si era liberata ridacchiando e scuotendo la testa.

“Vuoi dire...che in cambio di qualche “prova” noi dovremmo...”

“Qualcosina!!! Dai Quis! Ti preeego!!! Non gli tagliamo mica un dito...”

“Non è del suo dito che mi preoccupo Sel!”

“Oh oh oh!! Non preoccuparti penserò a tutto io!!!”

Sel era schizzata alla porta, senza nemmeno voltarsi, senza lasciarle il tempo di brontolare un altro po’...prima di cedere. E adesso? Lanciò un occhiatina preoccupata alla sua frusta posata nella custodia accanto al comodino. Speriamo che venga disarmato, pensò, prima di sciogliersi i capelli...e di sorridere.

 

Selphie era ritornata dopo nemmeno dieci minuti con un Seifer dai grandi occhi scintillanti e le guance rosse...non l’aveva mai visto tanto speranzoso! Si sforzò di non mettersi a ridere perchè se solo avesse iniziato di sicuro sarebbe stato un grosso problema smettere.

“Okey Seffy tu ti metti qui...”Sel aveva piazzato il ragazzo al centro della stanza, lui aveva obbedito come un bravo cagnolino. Ci mancava solo lingua di fuori ed era perfetto. Si coprì la bocca con una mano. Non ce la faceva a stare seria. Selphie le aveva scoccato un occhiatina di rimprovero. Seifer non si accorgeva di niente nello stato di rintronamento in cui si trovava. “Se farai quello che ti chiediamo...noi due saremo carine con te.”

“Carine? Nel senso te e la mia maestra?”

“Io e Quis.”

“Davvero? Non è che mi prendete in giro?” ora sembrava un po’ più sull’attenti...ma appena Sel le si era seduta accanto abbracciandola teneramente. “Ooh...”

“Sel...” ^^’’. Iniziava a preoccuparsi. Che cosa voleva fare la sua amica a quel povero ragazzo abbagliato dal desiderio? Selphie aveva ridacchiato e le aveva avvicinato le labbra all’orecchio.

“Voglio essere sicura che non sia cattivo con te Quis.”

“Cosa...ma non era solo un piccolo scherzo per divertirci?”

“No.” Sel aveva strusciato un fianco contro di lei facendo trattenere il fiato a Seifer che aveva fatto un passetto avanti. “Ehi tu devi stare fermo!!! Altrimenti...se vuoi avvicinarti un po’ devi toglierti i vestiti.” Aveva annunciato battendo le mani e sorridendo. Quis le aveva pizzicato un braccio in modo urgente ma lei aveva solo ridacchiato.

“Ai vostri ordini madamigelle!!!”

Mai visto nessuno spogliarsi tanto in fretta. Intanto Sel si era portata alle sue spalle, sedendosi dietro di lei e posando il mento su una sua spalla. Ed ecco il fiero, sprezzante orgoglioso Seifer più nudo che mai davanti a loro. Sfoggiando un sorriso da bambino con davanti una macchinina nuova. Come avrebbe detto Sel...checccarinoo! Un po’ stava iniziando a prenderci gusto...anche se la macchina fotografica istantanea che Selphie aveva nascosto sotto al cuscino le stonava un po’.

“Adesso?? Posso???”

Sel le aveva baciato il collo, provocante. Con un leggero sospiro si era rilassata contro alle sue forme morbide, dentro quel caldo abbraccio quasi dimenticando quel ragazzo nudo davanti a loro. Quella ragazza aveva uno strano potere su di lei...

“Oh Seffy se solo tu ti mettessi a quattro zampe noi ci daremmo tanti bacetti...”

“Subitooo!!!” e giù a gattoni sul pavimento. Subito sentì le labbra di Sel posarsi delicatamente sulle sue. Va bene, dato che era in vena di giocare tanto valeva giocare per bene. Lasciò scivolare la lingua su quella bocca profumata, incoraggiandola a schiudersi per lei. Seifer a quella vista aveva mandato un gridolino compiaciuto. Accidenti continuava a dimenticarsi di lui...e anche Sel in quel momento sembrava presa da altri pensieri. Le aveva accarezzato una guancia.

“Allora?”aveva sussurrato sorridendo.

“Ha già...Seffy adesso chiudi gli occhi va bene? Ti faremo un giochino mooolto carino!”

“Aaahssì! Un giochino! Il mio premio?”

“Eccome!”

Seifer aveva chiuso strettamente le palpebre  e aveva aspettato con un sorriso sognante. Sel aveva battuto le mani e con un saltello si era alzata in piedi, le aveva piazzato in mano la macchina fotografica ed era scomparsa nel bagno.

“Maestra? Lo sai che sei tanto bellina mentre fai le coccole alla tua amichetta?”

“Anche tu sei molto carino così.”

“Sìì?? Allora questo premio???”

“Ora arriva.” Aveva lanciato uno sguardo preoccupato verso il bagno. Sentiva Sel aprire ogni armadietto e rovistare...alla fine  con un urletto di felicità era uscita di corsa stringendo trionfante in mano il suo spazzolino da denti rosa a pallini bianchi. Lo spazzolino? E adesso cosa c‘entrava lo spazzolino? E la macchina fotografica? Voleva fare una foto a Seifer mentre si lavava i denti? Quella ragazza stava diventando sempre più strana.

Invece però di mettersi di fronte al ragazzo si era piazzata dietro di lui. “Quissy mettiti qui e mi raccomando...prontaaa!!” aveva cinguettato inchinandosi un po’ sempre con quel largo furbo sorriso. Seifer aveva rabbrividito emozionato, sempre con gli occhi belli chiusi. Stordita si era portata di fianco a quella strana scenetta. Certo che aveva fatto il pieno di scenette quel giorno. Una delle due però più che strana era stata enormemente eccitante. Comunque nemmeno il sedere di Seifer era così male...si portò in fretta la macchina davanti agli occhi pronta a scattare.

“Seffy...pronto?”

“Sì sì sì!!!!!”

“Bene. Uno...due...TRE!!!”

Sel con una mossa degna di un gatto aveva infilato il SUO (oh mio DIO) spazzolino dritto nel povero, bel sedere di Seifer che aveva sgranato gli occhi con un desolato - Oh – troppo sorpreso per reagire, lei aveva scattato. Con Sel che ridacchiava, le dita a V. Ora sì che erano due donne morte. Aveva posato la macchina sul letto, poi si era chinata di fianco a Seifer, posandogli una mano su una spalla. 

“Seifer? Stai ...ehm...b-bene?”

“Ma...che...”

“Checcarinoooo!!!”

“Sel!!!!”

“Oh Quis!!! E’ venuta veramente bene!”

“SEEEL!”

Il ragazzo si era “liberato” dallo spazzolino poi glielo aveva messo in mano, sempre allibito, senza dar segni di rabbia. Anzi, le aveva sorriso e si era alzato in piedi, in tutta la sua altezza, con le mani sui fianchi come un super eroe.

“Ho capito! Mi avete messo alla prova eh!!! Superata?? Forza ora datemi ciò che mi spetta! Voglio il mio premio!”

Si erano guardate. Bè...in fondo ormai non c’era più motivo di essere diffidenti. E soprattutto Seifer non aveva proprio capito l’utilità della foto, preoccupato com’era del premio. Sel aveva alzato le spalle.

“D’accordo.”

In fondo nella vita bisogna provare di tutto. E così Seifer avrebbe ricevuto il suo premio alla fine. Mentre si lasciava cadere sul morbido materasso prese mentalmente nota di due regole fondamentali che d’ora in avanti avrebbe dovuto assolutamente rispettare: mai accettare di partecipare ai giochi di Selphie senza prima sapere fino in fondo di che cosa trattavano e tenere sempre sempre di riserva uno spazzolino da denti in più. E sì. Nella vita si deve vedere di tutto...


Era da mezz’ora che continuavano a guardarsi a vicenda senza riuscire a cancellare mai quell’espressione vergognosa dai loro volti. Alla fine Squall aveva ceduto e si era andato a “nascondere” in bagno con la scusa di una doccia.

Come al solito era colpa sua che aveva provocato. Doveva immaginarsi che qualcuno dei loro amici sarebbe comunque venuto a vedere che cosa stavano facendo. E doveva anche immaginare che se l’amico in questione era Zell, di certo non sarebbe stato tanto discreto da prendersi il disturbo di bussare.

Non sopportava proprio di non poter chiudere a chiave la stanza...una persona deve pur avere un minimo di intimità! Nel suo vecchio Garden la sua stanza aveva una grossa e meravigliosa serratura. Non che la usasse così spesso dato che non c’era praticamente mai nella sua stanza...a dir la verità nessuno dei suoi incontri “romantici” era avvenuto nella sua stanza.

Ogni volta che ripensava al passato per qualche strano motivo gli risultava difficile stare da solo...perchè Squall ci metteva sempre tanto? Magari poteva sbirciare dentro...o anche fare quattro chiacchiere attraverso la porta.

“Squall???”

“...lo sai che mi da fastidio che qualcuno mi rompa le scatole quando sto in bagno.”

“Mi sto annoiando!”

“Guarda la televisione.”

“Non c’è niente di interessante.”

“Telefona a qualcuno.”

“Sì...a chi? A Zell? A Quis? Non mi sembra il caso eh...”

Squall era uscito con un asciugamano attorno alla vita e un altro asciugamano in testa. “Strofinami” aveva ordinato piazzandosi davanti a lui. Subito lo aveva abbracciato e gli si era strofinato contro completando il tutto con una palpatina di sedere. “Stupido...i capelli!!”

“Ehe...avevo frainteso baby.” Gli aveva strofinato vigorosamente la testa con l’asciugamano, lasciandolo cadere a terra non appena fu soddisfatto del suo operato. Squall era davvero...sexy con i capelli ancora umidi e spettinati. E quella luce predatoria negli occhi? “Trovi anche tu altamente erotico farti asciugare i capelli?”

“No...però stavo pensando...”

“Cosa?”intanto aveva iniziato a spogliarsi a sua volta. Anche lui aveva bisogna di una doccia in effetti. Con la sudata di quella mattina...si tolse la maglia e si aprì i jeans, fece per tirarli via ma le mani di Squall si posarono sulle sue, spostandogliele e obbligandolo a circondargli le spalle con le braccia.

“Mi sono abituato troppo in fretta a te...e ai tuoi giochetti.”

“Sei in mio potere infatti. Avevi dei dubbi?” inutile dire che stava già provando a sfilare via l’asciugamano ma evidentemente Squall aveva un programma diverso dato che si era allontanato e aveva iniziato a vestirsi in fretta non senza avergli prima regalato una splendida vista del suo bel fondo schiena nudo. “Ehi! Non puoi ogni volta far così!”

“Non ho fatto niente.”

“Sì invece, prima mi allunghi il biscotto e poi me lo tiri via da sotto al naso! E’ crudele.”

Squall si era fermato per guardarlo, con una sopracciglia alzata. Aveva scrollato le spalle. “Non so di che biscotto stai parlando.”

“Oh man....non riesco a capire se ci fai o se lo sei.” Continuò da solo il suo spogliarello, borbottando in sotto fondo, poi si era avviato verso il bagno con la sua camminata languida, cercando di attirare su di se l’attenzione del suo compagno, vediamo se anche a lui non piaceva il gioco del biscotto. Squall si era limitato ad un occhiata penetrante ma non si era mosso, ormai completamente rivestito.

Certe volte tanto arrendevole e altre tanto incurante dei suoi bisogni. Pazienza, in fondo avevano tutto il giorno per riposarsi...e tutta la notte per stancarsi.

La porta gli si richiuse quasi in faccia, facendolo girare di scatto,si era trovato Squall a un millimetro dalla faccia, il bel viso delicato rivolto in alto verso di lui...gli aveva accarezzato il petto nudo, di nuovo quella luce negli occhi. Sorrise malizioso...in fondo non riusciva a resistere al suo charm per così tanto tempo.

“Vuoi per caso lavarmi la schiena?”

“Cosa si prova a fare l’amore in quel modo?” la voce di Squall era soltanto un sussurro sulla pelle nuda. Rabbrividì mentre la mano scendeva fino all’ombelico, continuando poi più in basso...chiuse gli occhi posando la testa indietro sulla dura superficie della porta.

“In quale modo Squall?”

“Quando mi prendi...quando sei dentro di me.”

E adesso quelle domande. Domande troppo difficili da soddisfare sotto quelle mani che continuavano ad accarezzarlo provocanti, mani che sapevano perfettamente dove sfiorare...dove stringere. “Non so...come spiegartelo. E’...è solo bellissimo. La cosa più bella che io abbia mai fatto...”

“Tu non puoi capire quello che sento io invece.” Squall lo scrutava attentamente, bisognoso di una risposta...ma non c’era nessuna risposta da dare. Scosse lentamente il capo accarezzando i capelli umidi, passandovi dolcemente le dita.

“No. Non posso. Mi basta sapere che va tutto bene anche per te.”

Squall aveva abbassato gli occhi, scostandosi da lui. “Ti basta...quello che ti dico io? E se stessi mentendo?”

“Perchè dovresti?”

“Non lo so.”

“Scusa...se rimango così mi prenderò un altro raffreddore.” L’aveva baciato sulle labbra, forse troppo distrattamente...ma quei discorsi lo mettevano a disagio. Non voleva capire dove il suo compagno volesse arrivare.

Lasciò scorrere l’acqua bollente sopra il suo corpo, mentre si lasciava cadere seduto stringendosi le gambe al petto. Il segreto era lasciare fuori tutto, non pensare a niente, chiudere gli occhi...bastava poco.

 

 

Di certo lo spettacolino di quella mattina aveva scatenato in lui una strana reazione a catena che gli aveva messo in moto una fame veramente impossibile. Aveva già mangiato cinque panini e adesso il suo stomaco protestava per averne un altro.

Maledetto quello scemo che gli aveva promesso di passare da lui...stava quasi per farsi il bramato panino quando sentì bussare alla porta. Un sorriso gioioso gli si stampò sul viso...buon appetito!

“Ciao.”

“...SQ...Squall?...ha...ciao...” non riuscì a non arrossire. Di nuovo una visita da Squall l’uomo dei ghiacci? E per di più con un faccino triste e depresso da innamorare. Gli fece subito cenno di entrare...non si sa mai che cambiasse idea.

“Posso? Aspettavi qualcun altro?”

“Oh!! Uhm...bè...in effetti sì ma non preoccuparti!!! Lo sai che per te il tempo c’è sempre!” ma che cavolo si metteva a dire? Squall non sembrava aver notato l’estrema disponibilità che gli stava sbattendo in faccia e si era seduto sul suo letto (chissà perchè ogni volta quel gesto lo metteva in agitazione).

“Non capisco una cosa...”

“Una cosa...esattamente?”

“Mi piacerebbe...ecco...” Squall era arrossito. Oh signore! Era sicuramente qualcosa di grave. Stava iniziando a fissare le labbra del suo amico troppo insistentemente. No!!!! Doveva cacciare quei pensieri dalla sua mente...non poteva fare certe fantasie con il ragazzo del suo migliore amico! La scenetta della mattina gli si riaffacciò alla memoria limpida e vivida...Squall...e Irvine che...una goccia di sudore gli era nata sulla fronte. Squall non sembrava affatto l’uomo dei ghiacci. Anzi...gli era sembrato tutto un fuoco avvinghiato in...quel...modo... “Che c’è?”

“N-niente!!!!!! Scusa mi ero distratto he he he...”

“Mi fissavi in modo strano.”

“Scusa...”

“E’ già abbastanza difficile chiederti una cosa del genere senza che la debba ripetere due volte...”

“Forza, sono tutto orecchie!”L’amico aveva aperto la bocca poi l’aveva richiuso riabbassando lo sguardo e strusciando un piede a terra. Okey, almeno aveva già intuito l’argomento. “Si tratta... ehm...di sesso?”

“Già.”

“Oh bene!!!! Ormai direi che non dovresti farti estremi problemi a parlarmi di questo dopo la chiaccherata di un po’ di tempo fa no? Avanti sputa il rospo.”

“E’...è difficile spiegarti.” Squall aveva preso a camminare avanti e indietro con il viso tirato. “Io...vorrei...fare l’amore con Irvine.”

“...” si schiarì la gola. “Mi sembra che tu lo stia già facendo da parecchio tempo... cioè... stamattina... non stavate scherzando...no?”

“Non fare l’idiota. Ovvio che non scherzavamo. E a proposito...impara a bussare.”

“Sì sì hai ragione!!! Ehe perdono. Però non cambiamo discorso...io non ho ancora capito qual’è il problema mio caro ragazzo...”

“Mi piacerebbe fare a Irvine quello che lui fa a me.”

Oh chiaro. Lampante. Prima si era ritrovato a parlare delle api e dei fiori del miele e di tutto il resto e ora si passava alle regole di gioco. Il piccolo Squall si era stancato del suo ruolo di uke a quanto pareva. “Il problema?”

“Non si può fare una cosa del genere no? Insomma...Irvine è Irvine. E’ solo che sono convinto che se solo io...potessi...lui potrebbe dimenticare più facilmente suo...oh!” Squall aveva sgranato gli occhi impallidendo portandosi una mano davanti alla bocca, gli aveva scoccato un occhiata confusa, subito dopo gli aveva girato le spalle. “Non importa...sono solo pensieri strani...”

“Senti Squall...ma chi te l’ha detto questa storia del “non si può”? E’ stato Irvine?” gi aveva posato dolcemente una mano sulla spalla. Squall aveva scosso la testa.

“No. Perchè non è così?” se solo non si fosse trattato di Squall avrebbe pensato che quella era tutta una presa in giro. Si grattò la nuca sorridendo nervosamente.

“Senti Squall...voglio dire...non puoi se lui non vuole. Ma se no...niente vieta di scambiarsi qualche volta la parte. E poi penso che saresti un ottimo seme.” Gli aveva strizzato l’occhio...ha...forse aveva usato una parola sconosciuta alle orecchie di Squall dato i punti interrogativi virtuali che gli vedeva volare intorno alla testa. “Seme e uke Squall.”

“Eh?”

“Tu sei l’uke e Irvine è il seme. Capito no?”

“...”

“Ehm...chi ha il ruolo passivo è l’uke e...”

“Sì ho già capito...però...non so se...”

“Irvine non mi sembra uno che si tiri indietro in queste cosette. Mi sorprende anzi che fino ad ora...oh scusa non sono fatti miei giusto?”

Squall aveva fatto per ribattere ma la porta si era spalancata e un cappotto bianco gli era caduto addosso pesantemente quasi facendolo cadere per terra.

“Gallinaccio togliti subito i vest...SQUALL? oooh...vedo che ti dai da fare eh Zell? Non ti stanchi già abbastanza con il sottoscritto?”Seifer aveva acceso una sigaretta e aveva girato attorno a Squall che sembrava completamente caduto in trance. “Il gallinaccio ti ha rubato la lingua?”

“...voi...due...”

“Seifer...noi stavamo parlando di cose serie.”

“Anche io devo parlare di qualcosa di serio...sono carico e ho bisogno che TU faccia qualcosa per me!” Seifer l’aveva baciato lasciandolo quasi senza fiato sotto gli occhi esterrefatti di Squall che continuava a stare immobile e a spostare lo sguardo da uno all’altro.

“Io credo che...sia ora che vada!”

“Se vuoi guardare per me non c’è problema!”

“No grazie...” Squall aveva girato i tacchi sbattendosi la porta alle spalle mentre Seifer era già arrivato alla zip dei pantaloni. Sospirò profondamente...che poteva farci? Tutti quei muscoli solo per lui....aveva di nuovo fame.

 

 

Quando era uscito dal bagno non aveva trovato nessuno. Squall era andato via forse offeso per la sua reazione così fredda, certo che non aveva fatto apposta e aveva validi motivi per spiegare la sua reazione.

Si buttò sul letto afferrando al volo la sveglia. Ora di pranzo ormai. Non aveva nessuna voglia di scendere in mensa, aveva voglia di dormire...e di non pensare alla sua scatola al sicuro nel cassetto dell’armadio. Ormai Squall teneva d’occhio il numero di pillole quindi non si poteva permettere una scappatella tanto per risollevare lo spirito.

Sospirò affondando il viso nel cuscino...se almeno avesse potuto prenderne una. Soltanto una. Aveva notato che da quando aveva “abbassato il dosaggio” le sue mani tremavano molto di più e la sua pelle stava assumendo un brutto colorito grigio...Quistis continuava a fissarlo con un aria da mamma preoccupata che ogni volta gli faceva venire la voglia di posare il capo sulla sua spalla e mettersi a singhiozzare...ma aveva già pianto abbastanza. E piangere non serviva a un granchè a pensarci bene...era ora di superare tutto, non poteva vivere continuando a trascinarsi dietro quel disgraziato passato.

All’insaputa di Squall un paio di giorni prima aveva fatto visita alla dottoressa, avevano fatto una lunga chiacchierata su come si sentiva, sui suoi amici e soprattutto del suo rapporto con Squall. Non era servito affatto. La dottoressa gli aveva detto che il primo passo per sentirsi meglio era quello di raccontare ai suoi amici quello che era successo, ma solo l’idea di confessare una cosa del genere gli faceva venire voglia di sprangare la porta con tutti i mobili e non farsi più vedere da nessuno di loro. Questo era fuori discussione...anche se sospettava che Quistis comunque qualcosa se non tutto doveva saperlo grazie a Squall.

Che brutti pensieri. Si risollevò a sedere fissando il cassettone dell’armadio...bè magari avrebbe preso una pillola tanto per non tenere quella faccia da cadavere davanti agli altri e sarebbe andato in mensa, probabilmente anche Squall lo stava già aspettando là.

Si sentiva come un bambino intento a rubare la marmellata...accidenti a Squall. Si sarebbe arrabbiato da morire per questo e immaginava già la sua punizione: notte in bianco e lettini separati. Sapeva dove colpire la sua dolce metà. Tanto ormai aveva già aperto il cassetto e...quasi non sbattè la testa contro l’anta dell’armadio quando sentì la porta spalancarsi. Afferrò la prima cosa che gli capitava sotto mano chiudendo in fretta e furia e sfoggiando il sorriso più colpevole del mondo.

“Andiamo a pranzo?”Squall lo guardava immobile con una mano sulla maniglia.

“Certo! Stavo giusto arrivando...”

“Con un paio di mutande in mano?”

“Oh...eh...ha ha.”

“Non stavi prendendo le pillole vero Irvine?”

“No! Certo che no! Su andiamo.”

Squall continuava a fissarlo inespressivo, con una mano sul fianco. Aveva sospirato scuotendo la testa prima di avviarsi per il corridoio senza aspettarlo. Ormai non poteva più prendere un bel niente. Pazienza avrebbe aspettato l’ora giusta. Se solo le mani avessero tremato un po’ meno...

 

 

Selphie e Quistis li stavano aspettando al loro solito tavolino, stranamente entrambe avevano un aria provata...mha forse avevano appena finito qualche allenamento. Le aveva salutate entrambe con un bacio su una guancia, mentre Squall come al solito si era seduto in silenzio di fianco a lui.

“Zell?”

“Non lo so...non ho visto nemmeno Seifer in giro.”

Squall aveva fatto un suono soffocato e tutti si erano voltati verso di lui...cosa? Squall stava...ridendo? Subito però si era schernito e aveva tentato di recuperare la sua inespressività riuscendovi per metà.

“Ho detto qualcosa di divertente?” Quistis aveva sorriso dolcemente e Squall aveva scosso subito in fretta la testa. Figurarsi se mollava l’osso così in fretta. Selphie però aveva battuto le mani e si era alzata dando una gran pacca sul tavolo facendo girare più della metà della mensa...Quistis l’aveva tirata giù imbarazzata.

“Oh capitoooo!!!!!!!! Vuoi vedere che quei due se la spassano alle nostre spalle!? Propongo una spedizione punitiva!”

“Selphie parla piano per favore...”

“Non ne so niente.” Squall aveva guardato da un altra parte sorridendo furtivo sotto i baffi...lo conosceva troppo bene per non accorgersene! Selphie aveva fatto centro perfetto. Di fronte alla convintissima negazione dell’amico però aveva alzato le spalle e aveva lasciato subito perdere.

“Piuttosto voi due...mi...dispiace per questa mattina, non volevo affatto spiarvi...io...”

“E’ colpa di Zell che non bussa mai.” Aveva tagliato corto Squall raccogliendo il listino che avevano preparato. Aveva lanciato a Quistis un occhiatina maliziosa e aveva ridacchiato.

“Lascia stare Quis può capitare. E poi non stavamo mica uccidendo nessuno.”

“Oh no! Anzi...cioè...voglio dire...”

“Bello spettacolo?” le aveva suggerito candidamente Selphie. Quistis aveva sospirato sconsolata coprendosi gli occhi con una mano. Di nuovo aveva riso divertito...bè in fondo stare con qualcuno era molto meglio che “impasticcarsi” come gli diceva Squall ogni volta che gli suonava la sveglia (non che ce ne fosse bisogno dato che quando l’orario si avvicinava ormai era così fuori di sè da dover controllare l’orologio ogni trenta secondi).

“Se vuoi la prossima volta ti facciamo partecipare.” Le aveva strizzato l’occhio accarezzandole un ginocchio leccandosi le labbra in modo osceno. Quistis gli aveva dato uno scopaccione scherzoso aggiungendo subito dopo un pizzicotto affettuoso alla guancia.

“Lascia stare...è troppo faticoso gestire due persone assieme.”

“...aaaaaah! E brava Quis...si vede che ne hai di esperienza.”

“Eccome!” Selphie aveva battuto i piedi per terra poi era saltata in piedi per andare a dare una mano a Squall che stava tornando con un vassoio pieno di panini. Quistis aveva approfittato di quei pochi secondi di solitudine per cambiare espressione. Gli aveva sfiorato una mano con dolcezza.

“Va tutto bene Irvy? Stai meglio?”

“Certo...grazie Quis.”

“Se dovessi aver bisogno di qualcuno io ti aspetto sempre a braccia aperte.”

“Uh...peccato...solo con le braccia aperte?”

“Irvyyyy.”

“Ehe. Scusa bambolina.”

Squall gli aveva lanciato un occhiataccia gelosa ma lui lo aveva subito rabbonito con un veloce bacio sulla mano, ottenendo un piccolo sorrisino soddisfatto. Chissà se quel modo strano di comportarsi era stata solo una sua impressione. Selphie gli aveva piazzato quasi direttamente in bocca il suo panino...va bene, meglio concentrarsi sul pranzo adesso o la prossima volta Selphie non avrebbe mirato alla bocca.

 

 

Dopo aver preso le sue pillole si sentiva completamente un altra persona, anzi quasi quasi andava a fare quattro salti al Centro di addestramento a sbudellare qualche mostriciattolo. Ma dalla faccia di Squall si capiva perfettamente che aria tirava, quando aveva quegli occhi così brillanti...sarebbero finiti in meno di dieci minuti a rotolarsi fra le lenzuola.

Si era liberato i capelli lasciandoli sciolti, morbidi sulle spalle mentre accendeva la televisione, Squall si stava togliendo la sua giacchetta chiuso nel suo silenzio. Probabilmente si aspettava qualche cosa da parte sua, ma dato che fare la prima mossa significava prendersi anche i soliti “lasciami stare” di rito non gli avrebbe dato la soddisfazione.

Squall si era gettato sul letto di schiena, gli occhi chiusi. Aveva fatto un sorrisino compiaciuto, allora aveva capito proprio bene, non si sarebbe mai buttato sul letto con –lui- sopra se non intendeva rimanerci per un bel po’.

“Come mai così silenzioso? Ho fatto qualche cosa di male?” gli aveva chiesto zampettandogli al fianco a gattoni e accoccolandosi al suo fianco, gli aveva posato la testa sul petto prendendo fra le labbra la stoffa della maglietta. Squall aveva aperto un occhio pigramente e aveva preso a infilargli le dita fra i capelli setosi. “...perchè non dici niente?”

“Non ce la fai a star zitto per due minuti in fila?”

“Se sto zitto mi viene mal di testa...e se continui ad accarezzarmi così comincerò a fare le fusa...”

“Come le stavi facendo a Quistis?” ah. Aveva forse sentito un pizzico di gelosia nella voce del suo dolce Squall?

“Scherzavo dolcezza. Non dirmi che ti ha dato fastidio...”aveva alzato la maglietta posando alcuni baci sulla pelle tiepida intorno all’ombelico ricevendo subito in risposta un brivido e un sospiro.

“No..non mi ha...dato fastidio...”

“Ah mi sembrava. Hai notato che oggi ci troviamo sempre allo stesso punto?”

“Perchè, gli altri giorni quando siamo da soli va forse diversamente?”

“No...infatti so con precisione che ora farai il prezioso dopodichè ti concederai a me e io avrò finalmente il tuo...”

Si era ritrovato Squall addosso in una frazione di secondo, la sua bocca ovunque, le sua mani che cercavano la chiusura dei suoi pantaloni...un attacco vero e proprio! La sua maglia era volata via insieme a quella di Squall, oh, adorava sentire l’odore della sua pelle, il calore, gli stava mordicchiando il lobo dell'orecchio. Non riuscì a trattenere un gemito di piacere mentre una mano si infilava dentro ai pantaloni ora aperti e prendeva ad accarezzare il suo sesso già duro sotto la stoffa tesa dei boxer.

“Mmm...Squall...Squall...”

Anche le sue gambe ora erano nude, niente più boxer e pantaloni. Bravo ragazzo era stato sul serio veloce a fargli lo spogliarello. Certe volte i vestiti erano davvero di troppo. Si era lasciato fare, il viso abbandonato da una parte e le mani che spingevano i baci di Squall sempre più in basso. L’aveva sentito indugiare per un momento, subito l’aveva lasciato andare per controllare se c’era qualcosa di strano ma prima che potesse aprire gli occhi aveva sentito la calda e umida bocca di Squall accoglierlo gentilmente. Si era inarcato contro quella paradisiaca sensazione tuffando ancora le mani nel cioccolato di quei capelli schiudendo le gambe per lasciar più spazio al suo amante. Sentiva la sua lingua giocare tutta intorno alla dura carne, sulla punta...fino a stuzzicare la minuscola fessura, una mano accompagnava il vai e vieni nella bocca.

“S-squall...aspetta così mi farai venire...”

Squall gli aveva alzato una gamba, posandosela sopra ad una spalla senza dargli tregua da quel dolce tormento. Aveva preso ad accarezzargli la coscia, in un movimento rilassante, i testicoli...per andare a finire sulla piccola fessura.

Era stata una specie di secchiata d’acqua fredda. Tutta la sua eccitazione si era esaurita, il cuore aveva avuto un balzo anomalo nel petto, doloroso mentre si trovava a scalciare per allontanarsi da quella carezza. Non poteva toccarlo in quel modo! Perchè l’aveva fatto? Si era schiacciato ansimando contro la spalliera del letto, gli occhi spalancati con un cuscino stretto addosso come a volersi proteggere...da Squall?

“Irvy...che cos’ho...”

“Che-cosa-stavi-facendo.”

“...volevo soltanto...volevo...” Squall sbatteva le palpebre confuso, poi aveva abbassato gli occhi mordicchiandosi le labbra e aveva scosso la testa. Sapeva bene che cosa stava facendo, non aveva certo bisogno di chiedere una cosa del genere!

“Non farlo MAI più! Non mi è piaciuto Squall! Per niente! Se non voglio non puoi farlo! Non PUOI FARLO! NON VOGLIO CHE....” si era bloccato, stava urlando e non se n’era accorto. Squall era impallidito talmente tanto da fargli credere che mancasse poco e si sarebbe afflosciato sul pavimento. Si sentiva troppo nudo...scoperto.

“Erano soltanto carezze Irvy. Niente di che.” Aveva mormorato con una vocetta quasi inudibile, arretrando fino a scendere dal letto. Lo stava fissando minaccioso e lo sapeva. Ma non riusciva a togliersi di dosso la voglia di colpirlo. No.

Si era preso il viso fra le mani e aveva cominciato a contare. La voce lamentosa di Squall era un ronzio fastidioso nelle orecchie...aveva cercato di toccarlo ma lui si era spostato con un gemito strozzato allontanando la mano con uno schiaffo.

“...stammi lontano.”

“Irvy! Ti prego, mi dispiace non volevo farti paura...”

“Sta zitto. Mi dai fastidio. Fa niente, non è successo niente. Solo non provarci mai più.”

Squall si era girato...tremando. Le mani strette a pugno tanto forte da far sbiancare le dita. “Non puoi trattarmi così! Io...non volevo farti del male! Mi stai stufando con tutte queste storie!” ora toccava a lui impallidire. Aveva sentito lo stomaco stringersi, le mani gelarsi mentre stringevano convulsamente il cuscino, aveva fatto arrabbiare il suo angelo! “Io...mi sono fidato di te. Ti ho dato TUTTO quello che avevo! Mi sono reso debole per te...ma tu continui a stare lontano da me.” C’era dolore in quelle parole. Rabbia e dolore, e lui ne era spaventato.

“Scusa Squall. Non l’ho fatto apposta.”

“Non sono TUO PADRE IRVINE!” un braccio di Squall aveva urtato accidentalmente la lampada sopra al comodino che si era schiantata a terra con un fragore terribile andando in mille pezzi. Era stato troppo. Aveva lasciato andare il cuscino e aveva afferrato la vita di Squall, si era stretto disperatamente a lui cercando di fermare le lacrime. Non doveva piangere. Se l’era promesso...non doveva...ma Squall l’aveva allontanato da lui, freddo e rigido, nemmeno un briciolo d’amore nei suoi occhi mentre si rivestiva e lasciava senza un altra parola la stanza. Lasciandolo da solo. Era riuscito soltanto a infilarsi per metà sotto le lenzuola, abbracciare forte il cuscino prima che le lacrime coprissero con il loro acuto dolore ogni altra cosa.

Si era aspettato di tutto, che Squall avesse cambiato stanza, cambiato Garden...forse anche che avesse già cambiato –ragazzo- e invece subito dopo cena quando era ritornato in camera con il cuore in gola, l’aveva trovato sdraiato a letto con le gambe per aria e un cestino colmo di caramelle davanti alla faccia a guardarsi i cartoni animati, addosso la sua magliettona-pigiama preferita.

“Ciao, mi hai portato qualche cosa da mangiare?” gli aveva rivolto un sorriso affettuoso ficcandosi in bocca al volo un orsetto di zucchero. Quasi piangendo l’aveva alzato in braccio e aveva iniziato a farlo girare per la stanza, fermandosi solo per non rischiare di sfracellare il suo angelo sul pavimento. “Scusami per prima sono stato uno stronzo...è che...mi ha dato fastidio. Anche se sapevo che non avevo ragione. Perdonami.”

“Perchè non sei venuto giù prima? Credevo...”

“Mi sono comportato troppo male per ripresentarmi davanti a te come niente. Allora, mi perdoni o no?”

Squall lo guardava speranzoso, le braccia attorno al suo collo. C’era bisogno di chiederlo? “Non sono mai stato arrabbiato con te. Senti...ne parliamo?”

“Solo se ti va. Non è così importante.”

“Per te è importante?” Squall aveva abbassato gli occhi e non aveva risposto, stringendo solo le labbra quasi se ne vergognasse. “Se per te lo è, allora lo è anche per me.”

Si erano seduti uno a fianco all’altro sul divanetto. Ormai quello era il loro “posto delle confidenze”. In verità stava già pensando da un po’ di tempo che quel discorso sarebbe saltato fuori, ma non credeva sarebbe stato così difficile spiegarglielo. Tra il dire e il fare...si sa.

“Non volevo...rifiutarti in quel modo. Ma hai ragione, ho avuto paura, non credevo avessi intenzione di fare una cosa simile tanto presto.”

“...sapevi che...volevo farlo? Cioè...” Squall sembrava impacciato in quel genere di discorso nonostante tutto. E anche lui non era propriamente a suo agio...Irvine Kinneas il Playboy, l’uomo che ormai sa tutto del sesso non riesce a parlare liberamente con il –suo- ragazzo. Aveva raccolto il cappello dalla seggiola accanto al divanetto e se l’era calato sulla testa per bene schiarendosi la gola.

“Mettiamola in questo modo. Se non mi fosse successo...quello che mi è successo non ci sarebbero stati problemi per me accontentarti. Ti chiedo solo di darmi un po’ di tempo per abituarmi all’idea. Okey Squall?”

“Non sei obbligato a fare niente per me.”

“Non è una questione di obbligo...credo servirà ad entrambi. Possiamo almeno provarci.”

Squall aveva tirato su le gambe contro al petto infilandole sotto la maglietta, ancora non sembrava aver chiarito tutto quanto. Gli aveva messo il suo cappello in testa e gli aveva baciato la punta del naso sorridendogli. “Ma?”

“Ma?”

“C’è qualcos’altro.”

“Irvy...”

“Non aver paura amore...dì tutto a zio Irvy.”

Squall non gli aveva risparmiato la sua occhiataccia. “E’ una cosa seria.”

“Scusa.”

“Tu...non ti fidi di me? Oppure...non mi vuoi abbastanza bene per poter dimenticare?”

Gli era sfuggito un profondo sospiro. Squall non poteva affatto capire la sua posizione. Per fortuna. Non augurava a nessuno di poterlo capire. “Non è per quello te lo posso giurare sulla vita.”

“Ti credo. Andiamo a letto adesso. Per farmi perdonare...puoi farmi tutto quello che vuoi.”

Aveva inarcato una sopracciglia iniziando a sghignazzare, aveva battuto le mani raccogliendolo alla svelta ancora infagottato dentro la maglietta e l’aveva gettato sul letto senza tanti complementi iniziando il suo solito strip-tease propiziatorio. Il suo biscottino era tutto per lui...bel modo per far pace! Meno male che si era dimenticato della scena delle mutande ^^’’’...magari ci aveva creduto..

“Irvy...”

“Mmmmmmh?”

“Dato che oggi volevi...fare un guaio, ti do mezz’ora esatta.”

“...ah.”

 

 

Ormai era già passata una settimana, tutto era rimasto bene o male come sempre. E non era passato giorno che lui non avesse provato ad accontentare Squall, ci stava provando con tutte le sue forze ma ogni volta finiva tutto con lui che squoteva la testa pallido come un morto, tremante e sul punto di sentirsi veramente male. Squall accettava il fatto tranquillamente, con un sospiro che poteva essere di stanchezza o di tristezza, questo non riusciva a capirlo...il problema era che dopo quelle “prove” non poteva pensare di fare sesso. Dio, stava diventando veramente pazzo.

Quella sera era come tutte le altre, era arrotolato nelle lenzuola da non potersi nemmeno muovere sebbene la fronte fosse imperlata di sudore, sul comodino era già pronto il suo mezzo bicchiere d’acqua e quattro pillole, ma mancava ancora un ora e mezza. Aveva preso a tremare, cercando di non guardarle...Squall gli stava massaggiando la schiena con la speranza di calmarlo ma non stava risolvendo un granchè.

Gli stavano pure venendo dei crampi terribili allo stomaco...oh che gioia qualche cos’altro? Sembrava già un drogato in crisi di astinenza, ma sembrare un malato terminale era veramente l’ultima spiaggia su cui voleva andare a finire.

“S-scusa Squall...ti sto dando...tanti problemi.”

“Non devi scusarti...però...non è meglio se andiamo in infermeria? Di solito...con il tempo si dovrebbe star meglio, non peggio.”

“No... è già successo, non preoccuparti. E poi non ce la farei proprio a...a camminare fino all’infermeria.” Si era raggomitolato in posizione fetale stringendo forte i denti ma non era riuscito a non farsi scappare un lamento. Squall alle sue spalle aveva sobbalzato. Poi l’aveva tirato su a sedere di peso e gli aveva piazzato in mano il bicchiere.

“Apri la bocca...evidentemente oggi bisogna fare un po’ prima. Ti sei stancato troppo negli allenamenti.”

“Può essere...” si era sforzato di sorridere ingoiando le pillole e prendendo un gran sorso d’acqua. Pochi minuti e quell’agonia sarebbe finita. Aveva in mente un regalo da fare a Squall e non aveva intenzione di mandare tutto all’aria per qualche...crampo. Era ora di darci un taglio, prima si levava il pensiero, prima sarebbe guarito. Erano passati dieci minuti più o meno prima che uno dei due si decidesse a parlare.

“Stai meglio?”

“Sì, certo. Sto bene adesso.” Si era toccato la fronte, era fresca. Lo stomaco non gli faceva più male e si sentiva tranquillo finalmente. Una meraviglia. Si stiracchiò facendo sorridere Squall, allora gli aveva risposto con uno di quei suoi sorrisini che la dicevano lunga sui suoi pensieri. Si era lasciato andare ad un profondo bacio, richiamando su di sè tutta l’attenzione del suo amante. “Possiamo provarci se vuoi...”

“Irvine non mi sembra il caso...sei stato male fino ad adesso.”

“Appunto. Ora è passato tutto.” Mentre parlava si era sfilato i pantaloni, si era girato sulla schiena lasciando scivolare via le lenzuola e aprendo le cosce in modo accogliente, sempre sorridendo languido, aveva preso a toccarsi in modo provocante fra le gambe, la maglietta stava nascondendo il fatto che sotto non aveva assolutamente niente ma aveva subito rimediato tirandosela su fino al petto. Squall aveva trattenuto il respiro e aveva scosso la testa.

“Smettila tanto lo sai che poi...poi...oh, non puoi provocarmi in questo modo!”

“Squall...” aveva sussurrato il suo nome prendendogli una mano per infilare fra le labbra un dito, l’aveva succhiato e con una mossa decisa l’aveva guidato in basso, fino a quella parte nascosta fra i morbidi globi di carne schiacciati contro al materasso. Squall era capitolato e gli si era appiccicato addosso, divorando le sue labbra in un bacio infuocato...evidentemente gli era piaciuto molto quel mini spettacolo...quante volte aveva fatto andare fuori di testa le sue donne facendo una cosa del genere? D’accordo...era una cosa molto yaoi, ma alle ragazze piaceva. Che pensieri strani mentre il suo Squall gli stava facendo molto di più di quanto non fosse riuscito a fare in tutti quei giorni.

Sentiva il suo dito indice sottile muoversi dentro di lui, dolcemente, dentro e fuori dal suo stretto anello di muscoli...non era poi così spiacevole da come se l’era aspettato. O meglio, da come se lo ricordava. Era una sensazione strana, faceva bene e male allo stesso tempo. Stava iniziando a mugolare, a muoversi contro la mano di Squall.

Si era trovato in qualche modo girato a pancia in giù, leggermente di fianco, Squall nudo a sua volta dietro di lui che continuava quella cosa, aveva un suo braccio intorno alla vita ed una gamba in mezzo alle sue, gli baciava il collo...quella zona sensibile appena sotto all’orecchio.

Improvvisamente il dito era sparito, aveva mandato un gemito di disapprovazione ma subito contro la sua apertura aveva sentito premere qualcos’altro. Shock. Ogni cellula era sembrata spaccarsi, mentre tutto il suo corpo si fletteva per allontanarsi immediatamente. Ma quel braccio l’aveva trattenuto impedendogli di allontanarsi...oddio no...non riusciva a muoversi!

“Irvine...”

Era intrappolato, la sua gola si era chiusa fino ad impedirgli di respirare, quando aveva provato a parlare gli era uscito soltanto un flebile singhiozzo che evidentemente era stato interpretato in modo diverso perchè la pressione stava aumentando considerevolmente insieme alle stretta attorno ai fianchi.

“S-squall...no...no...” era soltanto un sussurro priva di consistenza, le sue braccia non collaboravano, si sentiva svuotato, privo di forza. Era riuscito solo a girare il viso sconvolto verso il suo compagno...Squall sembrava completamente perso. Tanto perso da non accorgersi delle lacrime e del terrore sconfinato dentro ai suoi occhi? Non poteva succede una cosa del genere, lui non voleva accadesse, con qualsiasi altro, ma non poteva succede ancora con Squall...non poteva...

E non stava succedendo, perchè Squall lo aveva lasciato andare e ora era seduto sul bordo del letto con gli occhi fissi sulla finestra. Un espressione assolutamente vuota sulla faccia. Se solo fosse riuscito a dire qualcosa.

“Ti avevo detto che non era il momento.”

“........credevo di...di...”

“Cosa? Che drogandoti con quella roba ce l’avresti fatta? Senti Irvine è innutile non ci riuscirai mai. Evidentemente non solo la persona giusta per risolvere i tuoi problemi.”

“Non puoi dire così.”

“No? Sono stanco Irvine. Sono davvero stanco. Perchè...per me deve sempre tutto difficile? Fare amicizia, parlare, stare con gli altri...e adesso anche fare l’amore? Sono stanco maledizione! Sono stanco di te e di tutti i tuoi fottuti problemi!!” Gridava contro di lui. Di nuovo. Ma questa volta sembrava molto...molto arrabbiato. “Sono passati tanti anni! Quanti ancora dovranno passare? Credi non soffra vedendoti conciato in questo modo? Non ti voglio più vedere così!” Stava quasi ansimando, ma era sparita di nuovo qualsiasi traccia di emozione, e così era molto peggio.

“Che significa?”

“Mi dispiace. Non posso andare avanti in questo modo. Ho bisogno di un po’ di tempo.”

Un pugno sarebbe stato meglio. Si era portato una mano davanti alla bocca quasi stesse per sentirsi male, ma era solo per non mettersi a implorare. Per cosa? Le sue preghiere non erano mai state ascoltate una sola volta. “Mi...stai lasciando?”

“Credo che per ora sia molto meglio che tu stia tranquillo. Domani andrò a farmi cambiare stanza. Per stasera troverò qualche altro posto.”

“N-no...non puoi lasciarmi così...Squall non...non puoi io ti amo, ti pre...”

“Smettila non rendere tutto così difficile.” Squall era andato in bagno chiudendo piano la porta.

Se ne era andato, senza salutarlo. Senza guardarlo. Giusto, anche lui aveva sempre lasciato gli altri a quel modo, naturale che gli toccasse la stessa cosa. Occhio per occhio. E adesso? Come poteva rimanere ancora là dentro a quella stanza? Squall aveva già deciso tutto da solo, sarebbe andato con qualcun altro, magari non l’aveva poi rovinato del tutto, Squall era diventato forte, di sicuro si sarebbe innamorato di qualcun altro, uomo o donna che fosse, sarebbe stato felice. Tutti erano felici senza di lui. Si era fissato i palmi delle mani. Era finita anche stavolta. Le cose belle finiscono sempre. Però non era detto che non sarebbero finite anche le cose brutte.

 

Ore 12:35 am

Difficile pensare, solo guardare quella finestra, rivedere quello stesso cielo che aveva guardato con lui…ricordare la felicità semplice di ogni momento che avevano trascorso insieme. Non sarebbe mai più stato così. Ormai sapeva troppo bene quanto tornare indietro fosse difficile. Non riusciva a sentire niente dentro di lui, solo un vuoto vertiginoso che gli strappava via perfino la tristezza. Si sentiva così Squall quando ancora lui non l’aveva cambiato? Incapace di provare qualsiasi emozione? Se era così capiva molto bene la paura che aveva provato quando era stato il momento di abbandonare quel morbido limbo e tornare a vivere. Era bello non provare niente.

Era stato così almeno finchè non aveva lasciato cadere lo sguardo sulla metà dell’armadio già vuota, non l’aveva visto quando era venuto a portare via le sue cose…quel vuoto gli aveva fatto bruciare il petto, niente di paragonabile a quel dolore che sentiva durante le sue crisi. Molto, molto peggio. Un dolore nuovo che non aveva mai sentito prima. Ovvio Irvine, hai mai amato davvero in tutta la tua vita? Un sorriso amaro gli aveva stirato le labbra. Stupide domande. Certe cose si capiscono sempre troppo tardi. 

Strinse forte nel pugno le sue quattro pillole. Squall si sarebbe di sicuro…no Squall non c’era più. Scosse la testa stringendo gli occhi. Non doveva più rendere conto a nessun Squall. Aveva ingoiato in fretta raccogliendo da sopra il letto il suo soprabito e calandosi il capello sugli occhi. Stare lì non sarebbe servito, doveva sistemare alcune faccende poi avrebbe messo la parola fine davanti a tutta quella sofferenza. Aveva già deciso cosa fare.

 

 

Quando Squall gli si era presentato alla porta con i suoi vestiti in blocco su un braccio e uno zaino di chissà che altro su una spalla, la Gunblade chiusa nella sua nera valigetta, era quasi morto. Probabilmente era scattato qualche allarme, non l’aveva sentito perso com’era a…a…cavolo, Seifer era ancora nel bagno a farsi una doccia, non che cambiasse tanto le cose dato che ormai Squall di cose ne sapeva in abbondanza su di loro.

“Cosa?? Dei missili nucleari stanno per colpire il Garden? Dobbiamo scappare??...Ooh i miei panini! Adesso li prendo e chi se ne frega dei vesti…”

“Zell…”

“SEIFEEEER! ALLARMEE SI SCAAAPPA!!”

“ZELL!”

Aveva smesso di riempire la sua sportina di panini e si era bloccato alla vista di Squall che buttava in un angolo le sue cose e si sedeva calmo (triste?) sul letto. Si era grattato la nuca. “…niente allarme?”

“No.”

“Gallinaccio! Ma che vuoi? Quattro volte non bastano?” Seifer era uscito dal bagno nudo (naturalmente) e con una faccia decisamente stanca…aveva guardato Squall e poi lui. Squall e poi lui. “Bè e l’allarme? E’ lui?”

Aveva alzato le spalle. “Mi sono sbagliato…c’è qualcosa che non va vero Squall?”

“Ho bisogno di un'altra stanza.”

“…hai litigato con Irvine?”

“Non importa vado da un'altra parte…” si era lanciato a raccattare le sue cose, ma era riuscito a scorgere un certo luccichio doloroso negli occhi arrossati.

“Oh man! Aspetta, aspetta. Ho capito. Per te qui c’è un posto di sicuro. Tanto ci sono già due letti.”

“Vedo.” Squall aveva adocchiato i due lettini che per il momento era uniti. Si era voltato dall’altra parte incrociando le braccia sul petto. Subito era arrossito saltandogli davanti.

“Guarda che li sposto! Non li lascio mica così…”

“Senti un po’ gallinaccio, non per essere troppo invadente, ma il mio parere non conta niente?” Seifer aveva torreggiato su di lui, sapeva perfettamente che stava solo cercando di metterlo in difficoltà, di certo la presenza di Squall non poteva dargli fastidio, figurarsi, ormai quel pervertito si stava già immaginando qualche incontro a tre...

“Diciamo di no.” Aveva tagliato corto rivolgendo la sua attenzione a Squall, ancora chiuso nel suo silenzio. Qualcosa gli suggeriva che in tutto quel trambusto c’entrava Irvine e ahimè anche lui. “Senti…magari faccio un salto da Quissy per dirle di…ha…mette a lei a posto insomma. Tu fa pure tutto quello che devi però…” Seifer stava ancora bello tranquillo nudo e senza vergogna al centro della camera a passeggiare come nulla fosse. “Lascia questa stanza e non star da solo con Seifer. E’ pericoloso…”

“…” Squall era uscito con una certa fretta, lasciandoli per un attimo a guardarsi l’un l’altro corrucciati.

“Perché mi infami così? Suppongo che ora Lionheart sia libero come l’aria, quindi…”

“Non ti azzardare! Devo andare da Irvine non ci ho capito un accidente…magari ti rivesti eh?”

“E poi vado a consolare Squall?”

“NO. E poi vieni con me. (Che così ti tengo d’occhio).”

 

In camera non aveva trovato nessuno, né di Irvine, né da Quissy né da Selphie. In effetti si era un po’ fatto tardi, di sicuro erano in mensa. Quel fatto di Squall l’aveva un po’ alterato…Seifer lo seguiva troppo baldanzoso con la sua sigaretta e le mani in tasca, probabilmente aveva già in mente qualche tattica seduttiva da sperimentare.

Quando aveva visto Quissy al tavolo con Irvine, tranquillamente seduti a chiacchierare, aveva spiccato una corsa scoordinata quasi investendo nella furia una poveretta con un vassoio, non l’aveva nemmeno considerata, si era buttato su una sedia a peso morto e aveva afferrato una mano di Irvine. “Sentimacheccosaècapitato?”

“Parla molto lentamente…ho mal di testa.” Irvine gli aveva sorriso dolcemente stringendogli un po’ la mano.

“…Squall…la sua roba…da me…tu…lui…cosa?”

“Eh…diciamo che l’ho fatto un po’ arrabbiare e ha chiesto il divorzio.” Quistis aveva scosso la testa con un sospiro. Irvine non sembrava preoccupato più di tanto, questo l’aveva  calmato anche se quell’espressione non gli sembrava esattamente normale. Aveva un qualcosa di così…spento.

“Vi siete lasciati insomma?”

“Sì. Mi dispiace se questo ti creerà qualche problema.”

“Nessun problema amico.”

Irvine gli aveva sorriso di nuovo e gli aveva dato una pacca sulla spalla, per un attimo gli sembrò che tutto il suo viso stesse per spezzarsi, per poi cadere in pezzi come il vetro soffiato…non riusciva a credere a quell’ indifferenza. “Devo chiederti un favore. Posso?”

“I-Irvy…ti giuro su tutti i panini che ho mangiato che non lo toccherò nemmeno con un dito! Non ti potrei mai fare una cosa del genere!”

“No…non sono preoccupato per questo. Solo…prenditi cura di lui.”

“Ehi…lo sai com’è fatto vedrai che domani avrà di nuovo fatto fagotto e tornerà da te!” Quistis gli aveva accarezzato un braccio, Irvine le aveva annuito.

“Ma Squall anche se per un giorno solo è senza di me! Tanto Zell mi ha capito…dico bene?”gli aveva strizzato un occhio e si era alzato, aveva baciato la fronte di Quissy fissandola negli occhi per qualche secondo. “Ciao Quis…fa la brava. Okey? Da un bacio a Selphie. Mmm…sono davvero a pezzi ragazzi, vado a farmi una dormitina.”

“Sicuro che non ti va di stare un altro po’?”

“…magari domani. Mi perdoni se oggi pomeriggio sto tranquillo e non vengo all’allenamento?”

“Non preoccuparti.”

“Ehi Zell…dico davvero. Credo che se succedesse qualche cosa al mio tesoruccio…ti farei qualcosa di terribile. Magri con uno spazzolino da denti

Quistis era arrossita e si era data una pacca sulla fronte. “Iiiirvyy! Allora?”

“Lo porterò…nella tomba con me. Dico davvero…ah stavo quasi dimenticando, magari quando lo vedi un po’ meno arrabbiato dagli questo.”  girato mordicchiandosi un labbro. Forse…non doveva lasciarlo andare via. Però non poteva farci nulla, non quando c’entrava quel testardo ottuso di Squall. Lo conosce troppo bene…Irvine sapeva badare a se stesso.

 

Davvero di grande effetto…fuori era anche iniziato a piovere e nonostante l’ora la stanza era immersa in una grigia penombra. 

Sfiorò il vetro freddo con le dita come per toccare le piccole gocce di pioggia. “Piangi anche tu cielo?” Basta con queste assurde tristezze. Ormai la decisione era già stata presa e non aveva la minima intenzione di tirarsi indietro. Nessuna scelta. Voleva disperatamente la fine di tutto quel dolore.

La sua piccola scatola giaceva aperta sul letto disfatto, magari poteva rifarlo anche perché a Squall dava davvero fastidio trovare disordine. Non voleva farlo più arrabbiare. Con due dita si lasciò cadere nel palmo della mano una ad una le piccole pillole, contandole accuratamente. Trentuno in tutto.

Voleva sentire la sua voce ancora una volta. Salutarlo, ma aveva paura che poi il coraggio che sentiva se ne sarebbe andato...si sarebbe nuovamente lanciato in quell’assurda ricerca di felicità, verso un illusione troppo luminosa per potervi resistere...un illusione come l’acqua che uomo assetato vede nascere nelle aride sabbie del deserto. Tante volte aveva allungato la mano per poter stringere nel pugno quella felicità...ancora una volta tutto quello che aveva stretto era stata soltanto aria. Non voleva essere codardo ancora, ci aveva già provato altre volte, ed ogni volta era rimasto stupidamente a fissare quelle pillole senza avere nemmeno il coraggio di tirarle fuori.

Ora però le aveva in mano e stava pensando che certo non poteva mandarle giù così. Il suo sguardo aveva sondato nervosamente la stanza…ci voleva qualcosa…qualcosa come quel regalo che gli aveva fatto Zell tanto tempo prima. La bottiglietta di Hellsky. Le mani gli si erano gelate improvvisamente…ecco che la paura tornava come sempre acuta e pungente. Nell’armadio fra i jeans, quella bottiglietta gli aveva procurato un sacco di guai con Squall, ora sarebbe servita per mettere fine a tutto. Finalmente l’assoluto immobile infinito buio. Avrebbe provato dolore anche lontano da quella vita che ora disprezzava così tanto? Comunque nessuno era mai tornato per lamentarsi della morte. He he, quasi divertente.

Si era seduto a gambe incrociate sul divano, stringendo nella mano le pillole e nell’altra la bottiglia di quel blu che gli ricordava anche troppo quegli occhi tormentati che gli avevano dato così tanto amore e così tanta sofferenza. Una calda lacrima era scivolata in silenzio sulla pallida guancia…se solo avesse potuto sentirlo ridere ancora per lui. Avrebbe venduto la sua anima. Ma nessuno voleva la sua anima, troppo corrotta, troppo sporca. Aveva serrato forte la mascella per trattenere un lamento. Aveva posato accanto a lui una parte delle pillole e tenendo gli occhi chiusi aveva portato le altre alla bocca inghiottendole in un sol colpo, seguito da un lungo sorso di liquore.

Zell non sbagliava quando gli aveva detto che era tosto. Oh sì, molto molto potente. Il liquido gli era bruciato nella gola come fuoco, facendolo tossire convulsamente. Lacrime di rabbia gli erano affiorate agli occhi. Oltre che codardo anche smidollato.

Tirò un profondo respiro cercando di quietare il bruciore nella gola, ignorando il momentaneo grido d’allarme dello stomaco. Doveva calmarsi o non ce l’avrebbe mai fatta a tenere giù quella roba. Aveva tirato su le gambe, premendosele al petto per posarvi la fronte, chiudendo gli occhi per arrestare il furioso inclinarsi dalla stanza.

 

Le pillole facevano effetto, efficienti come al solito. Quella strana innaturale calma, mentre ogni emozione fluiva via, lasciando dietro di sé soltanto una pallida traccia. Aveva sollevato la testa di quel tanto per poter mandar giù altri confetti, un altro sorso. Questa volta era andata meglio, il dolore alla gola era troppo lontano e vago per disturbarlo. Tutti gli oggetti attorno iniziavano a sembrare circondati da strani aloni luminosi, gli angoli smussati…il letto, la scrivania, la televisione…Squall aveva dimenticato il suo anello posato sopra al comodino. Con grande sforzo era riuscito a raggiungerlo, allungando un braccio dal divano, non si azzardava ad alzarsi…non che se si fosse rotto la testa da qualche parte cambiasse di tanto i suoi piani. Se l’era rigirato fra le dita…magari c’era ancora un po’ del suo calore. “Smettila. Smettila e falla finita una buona…volta.” Era la sua voce quella? Una risatina gli era affiorata alla gola ma l’aveva bloccata, se iniziava ad uscire di testa non poteva prendere le ultime pastiglie. Una decina più o meno.

Ricordava vagamente quello che una volta al suo vecchio Garden, dopo un avventura non tanto allegra che naturalmente includeva qualche ragazza, qualche strano drink e quelle pastiglie, gli aveva detto la dottoressa: dieci possono stenderti per una settimana se non sei abituato, venti e una bella lavanda gastrica non la toglie nessuno, trenta e puoi lasciare il testamento in bella vista per i tuoi parenti. Chissà a trentuno che succedeva allora. Ha ha, sempre più divertente. La testa gli era ciondolata di lato, aveva così tanto sonno…gli occhi cominciavano a chiudersi, le palpebre pesanti…aveva inghiottito le ultime medicine, la mano che tremava, un ultimo lunghissimo sorso. Anche la bottiglia era vuota. Lavoro perfetto…ora bastava chiudere gli occhi e muovere l’ultimo passo verso quel vuoto che si stava allargando sotto di lui, per avvolgerlo...per portarlo via.

La boccetta gli era sfuggita di mano andando a schiantarsi a terra…non aveva sentito nessun suono…i pezzi di vetro si erano sparsi come mossi al rallentatore sul pavimento, il freddo gli era penetrato fin dentro le ossa mentre  si accasciava aggraziatamente di lato. I capelli gli erano scivolati  sul viso in una lenta carezza, prima di chiudere gli occhi aveva stretto forte l’anello nella mano…magari avrebbe ritrovato la sua vera mamma, il suo vero papà…magari l’avrebbero perdonato. Anche Squall ora l’avrebbe perdonato, niente più problemi. L’ultimo pensiero era stato per Squall dunque. Magari prima o poi alzando gli occhi verso il paradiso l’avrebbe visto, e allora le loro mani si sarebbero sfiorate ancora e anche se solo per un attimo sarebbe stato davvero felice...

Era ora di dormire adesso, mentre fuori il cielo continuava a piangere…ma forse non per lui.

 

 

Non riusciva a staccare gli occhi da quel telefono. Irvine doveva PER FORZA chiamarlo, chiedergli di ritornare indietro. Era troppo difficile stargli lontano, non avrebbe risolto niente, anzi probabilmente era andato a peggiorare le cose. Però davvero vederlo ridursi ogni giorno a quel modo…doveva costringerlo a mettersi di impegno e lasciare perdere quelle medicine. Ci avrebbe pensato lui a guarirlo, con le buone o con le cattive. In realtà non lo aveva lasciato davvero...la sua era solo una minaccia che al massimo avrebbe potuto portare avanti un paio di giorni.

Era stato stupido andarsene via in quel modo…ma aveva dovuto farlo per forza, dimostrargli che non scherzava. Irvine era testardo. Testardo e ottuso! Come poteva non capire che si stava distruggendo con le sue stesse mani? E come poteva pensare che lui gliel’avrebbe permesso proprio davanti ai suoi occhi? Sarebbe tornato indietro ma questa volta quelle maledette pasticche se ne andavano fuori dalla finestra e se quell’idiota si azzardava a riprenderle si sarebbe preso diversi sberloni. Non poteva permettersi di farsi impietosire se non voleva perderlo.

“Squa-aaall? Ma dico ci senti?” Zell gli aveva agitato davanti una mano (con relativo panino) davanti agli occhi. Si era allontanato infastidito andando a sbattere contro al comodino con un gomito.

“Che vuoi?”

“…ho visto Irvy e mi ha detto di darti questo. Solo se non eri arrabbiato con lui però.” Aveva preso in fretta il bigliettino di mano dell’amico.

“Non lo sono.” Zell si era sporto per sbirciare. Certo…come no. Si era alzato e senza dire nulla era uscito dalla stanza fermandosi a leggere in mezzo al corridoio. Solo poche semplici parole in una scrittura tremolante e sottile.

“Scusa Squall, ti voglio davvero bene. Grazie per ogni sorriso

che mi hai regalato, non lo dimentichero’.

Ti amo”

 

Stupido Irvine. Perché riusciva sempre a farlo piangere quando ci si metteva? Comunque ora doveva per forza andare da lui per dirgliene quattro, se credeva di liquidarlo a quel modo, con due  parole in croce si sbagliava. Cavolo, sembrava quasi una lettera d’addio! Se si azzardava a scappare..

Strinse fra le mani il biglietto, rileggendo quelle righe…finché non sfumarono perdendosi nei suoi brucianti occhi che già iniziavano ad annegare in quel sordo dolore. Perché invece di mandargli quel messaggio non l’aveva chiamato? Sapeva dove si trovava…di sicuro era a impasticciarsi, quello era l’unico modo con cui risolveva i suoi problemi.

Mentre raggiungeva la porta della sua stanza sentiva il cuore battere angosciosamente nel petto. E se Irvine si stava già consolando con qualcun altro? In fondo Irvine era sempre Irvine e uno come lui non era tagliato per la solitudine. E poi Quistis era sempre tanto interessata a lui.

Furtivamente aveva aperto la porta, cercando di non fare il minimo rumore…troppo silenzio, la luce era spenta. Forse era uscito. Aveva quasi richiuso la porta quando aveva notato una forma distesa sul divano. Irvine. Da solo. Doveva essersi addormentato in quella scomoda posizione…

#flash-back#

…Irvine che dormiva mezzo nudo sul divano…non ricordava nemmeno bene quale fosse il suo nome, la litigata con Quis al telefono per convincerla a sbarazzarsi di lui. L’aveva coperto con il soprabito per paura che prendesse freddo mentre sbirciava il suo petto nudo…l’inizio di tutto.

#fine flash-back#

Ma questa volta Irvine era vestito e sul letto spiccava immensa quella scatola. Aveva sentito il respiro bloccarsi mentre si precipitava verso il divano. Non aveva bisogno di vedere quante pillole mancavano, quell’immobilità era troppo assoluta per sbagliarsi. Era completamente vuota quella scatola. Vuota come il suo cuore. L’aveva preso per le spalle, scuotendolo vigorosamente.

“Ma che hai fatto? Irvine…Irvine? Dimmi che non è vero…” Sentiva il sangue scorrergli nelle orecchie. Irvine aveva aperto gli occhi, solo una fessura, ma il suo sguardo era  rimasto perso nel vuoto. Un sudore gelido gli aveva imperlato la fronte…e adesso? Aveva preso quel viso pallido fra le mani. “Irvine? Per favore…” Colpa sua. Tutto quello che stava succedendo era esclusivamente colpa sua, la prima persona che aveva amato con tutto se stesso gli sarebbe morta fra le braccia.

“…ciao.” Soltanto un sussurro, debole. Irvine gli aveva sorriso, una mano si era alzata ma subito era ricaduta mollemente sul divano. Gli occhi si erano chiusi ancora. L’aveva scrollato più forte e di nuovo era riuscito a svegliarlo. Lo sentiva spegnersi sempre di più, sentiva la vita sfuggire da sotto le sue dita mentre la pelle diventava sempre più fredda...

“Sta sveglio. Parla, fa quello che ti pare ma non provare a chiudere gli occhi!”

“Sei arrabbiato?”Come poteva avere ancora la forza di fargli simili domande?

“…no. Hai preso tutta quella roba?” Non aveva ricevuto risposta, ancora aveva cominciato a  ricadere in quel profondo torpore. “Ho detto di non dormire Irvine!”

“Devo. Ho così sonno…”

“Alzati.”

“..no.”

“Non costringermi a prenderti a pugni.” L’aveva seduto a forza, ma Irvine gli era caduto contro, floscio come una marionetta senza fili. C’era solo una cosa da fare e doveva farla in fretta. Con o senza l’approvazione di Irvine. Ma come gli era saltato in mente? Irvine aveva mugolato ma non aveva avuto la forza di liberarsi di lui. Era arrivato in tempo forse.

“Squall…scusami.”

“A dopo le scuse.”

“Dove…?”

“In bagno.”

“…no.”

“No? Sta zitto Irvine!” sentiva tutto il corpo tremare, non tanto per la fatica di trascinarlo di peso fino al bagno, ma per tutta la paura che sentiva stringergli il cuore, rendendo un tormento ogni singolo battito. Non poteva perderlo. Se succedeva…no, non doveva nemmeno pensarla una cosa del genere. Non poteva minimamente immaginarsi come poteva essere soltanto respirare senza di lui.

Irvine lo fissava dal pavimento, con quegli occhi completamente persi e opachi, alla luce cruda nel bagno, le pupille talmente dilatate da coprire il verde dell’iride, la sua pelle sembrava perfino trasparente. Si stava addormentando. In fretta l’aveva tirato seduto posizionandolo di fronte alla tazza. “Metti due dita in gola.”

“…no.”

“Fallo.”

“…no…no.”

Va bene, fa niente. L’aveva preso per il collo saldamente, ignorando la sua debole protesta, poi senza tanti complimenti gli aveva infilato due dita in bocca spingendole giù fino in gola. Irvine si era contorto con un gemito strozzato, per un attimo credette che tutto quello che era riuscito a fare era stato soffocarlo con le proprie mani, ma questione di un secondo e Irvine aveva iniziato a vomitare piuttosto violentemente. Gli aveva tenuto pazientemente indietro i capelli, una mano sulla fronte per reggergli il viso. Ora sarebbe svenuto lui al suo posto però. Aveva chiuso gli occhi respirando profondamente, aspettando che tutto quello strazio finisse. Grazie a Dio lo stomaco di Irvine aveva fatto da sè gran parte del lavoro e lui non aveva più dovuto fare niente. Non aveva mai visto in vita sua nessuno stare così male. 

Quanto tempo erano rimasti là dentro? Forse anche più di mezz’ora. Irvine lo fissava con due grandi occhi spaventati seduto sul bordo della vasca appoggiato da un lato contro al muro. Ora l’avrebbe riempito di botte…così avrebbe perso la voglia di fare ancora una cosa del genere. “Stupido.”

“Scusa Squall.”

“Scusa un cazzo. Volevi morire? Per una sciocchezza…hai perso la testa Irvine… sei… davvero… stupido…” E adesso piangeva anche! Con che coraggio gli piangeva davanti dopo quello che aveva fatto?

Non era riuscito a reggere oltre. Le lacrime gli avevano rigavano bollenti il viso mentre si gettava ai suoi piedi per abbracciarlo con tutta la sua forza, premendolo contro al petto. Irvine era rimasto inerte, l’aveva lasciato fare, la testa posata sopra alla sua spalla. Troppo stanco per parlare ancora. Non l’avrebbe lasciato più solo nemmeno per un istante, i suoi occhi non lo avrebbero mai più perso di vista.

“Squall…” si era scostato un po’ da lui per poterlo guardare. “Puoi…promettermi una cosa?”

“…sì.”

“Stai con me. Stai con me per sempre.”

Gli aveva sorriso appena, mentre dinuovo lo chiudeva in un abbraccio che suggellava per sempre quella che non era una semplice risposta, ma una promessa.

 

 

 

^O^……………………………Finitooooo!!! ^_^ Contenti? He hehe…e qui viene pure fuori da dove ho preso il titolo! ^_^ Però innutile che saltate di gioia perché NON ho mica finito! è_é Che credete! ^_^ Pensate che la storia sia tanto facile? (<-nessuno l’ha pensato comunque…-_-‘’’) Ebbene no puccini! Presto tornerò e rallegrerò (O_O ma che..m’è partito il sentimento…) ancora per due o tre volte la vostra serata. ^_^…allora…questo capitolo non è solo mio, con me ha lavorato anche Quissy-chan quindi i meriti sono anche suoi!!! ^O^ Brava Quissyyy!!! ^*^ Un bacione! X colpa mia a momenti ti prendeva pure fuoco la gatta…-_-‘’’’…così imparo a scrivere sempre con le candele accese!!! ^_^ Va bene…vi ho fatto ridere fin troppo in questo capitolo, quindi a prestissimo (sì come al solito…) con il prossimooo! ^O^ 

Un bacione a tutti (belli e brutti)

Yuna-chan. ^_^ he he. 

Ps: scusate le cattiverei che Quissy e Sel fanno a Seifer ma dovevo per forza mettere qualcosa di divertente...^_^...se no va a finire che qualcuno si sente male e mi cade in depressione...he he he...

 

 

 



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