Ciaoo!!! Visto che il mio esame è ancora lontano all’orizzonte ne approfitto e mi metto subitissimo all’opera del sesto capitolo... questa volta temo sarà mooolto lungo e davvero triste...T__T sigh. Visto che pure io sono un po’ depressa mi verra bene! Meno male che la mia consigliera Quissy mi è vicina e mi aiuterà perchè su alcune cose ho la testa vuota. ^__^’’’ Spero di fare bene! Ringrazio ancora a cuore aperto Glen Il Mago che mi manda i suoi splendidi disegni da infarto. Bravo Gleeen!!!!! ^*^ Un bacione sempre a tutte le persone che mi vogliono bene! E adesso... all’opera!

Warning: Questo capitolo include alcuni riferimenti a stupro e descrive scene Lemon...consiglio a chiunque diano fastidio queste cose di NON LEGGERE!!!!! Io vi ho avvertiti! ^__^ Quindi non mi sgridate puccini! ^_-

IMPORTANTISSIMO: i disegni che ho incluso in questo capitolo sono tutti ad opera di Glen... bravooo!!!

!


Stai con me

di Yuna

parte VI

 

La luce e l'ombra


Era da due giorni che non riusciva ad alzarsi dal letto...era annoiato a morte ma almeno ora  aveva recuperato tutte le notti di sonno perse. Quelle pastiglie anti influenzali che gli aveva dato la dottoressa Kadowaki erano micidiali, faticava a tenere gli occhi aperti per più di dieci minuti dopo averle prese.

Sospirò, girandosi di lato nel letto, cercando una posizione più comoda. Era difficile da credere che esistessero magie potentissime che potevano adirittura resuscitare i morti...ma nessuna magia che guariva una semplice stupida influenza.

Da quando era tornato a “casa”  così ammalato i suoi amici l’avevano coccolato e viziato quasi fossero stati i suoi ultimi giorni di vita. Era stato davvero contento, perfino Seifer l’era andato a trovare...solo però per prenderlo il giro sul naso gocciolante e spelacchiato. Tutte quelle visite però gli avevano sempre impedito di rimanere un po’ solo con Squall.

Il regolamento non consentiva a un ammalato, anche se di una cosa tanto innocua, di rimanere nella propria camera, aveva dovuto quindi trasferirsi in infermeria in uno di quei lettini con la ringhiera di ferro, tutto solo soletto a starnutire e tossire ininterrottamente.

La dottoressa era entrata con la sua solita espressione tranquilla e pacata, con una cartelletta rossa in mano. Aveva preso una seggiola e si era seduta accanto a lui.

“Allora Irvine come ti senti?”

“Mha...bene!! Benissimo. Non posso tornare in camera mia?” l’aveva guardata intensamente, tutto speranzoso. La donna aveva sorriso scuotendo il capo. Si era subito afflosciato deluso e triste, non ce la faceva più a stare là dentro.

“Come mai tanta fretta?”

"... il mio letto è più comodo.” Aveva cercato di farle un sorriso, ma l’unica cosa che era riuscito a mettere insieme era stata una smorfia stiracchiata molto poco convincente.

“A sì. Davvero... bè, lo farai appena avremo avuto modo di parlare un po’.”

“Di parlare?”

“Sono stata molto contrariata dal fatto che il preside Cid non mi abbia parlato di queste cose non appena tu sei stato traferito qui.” Mentre diceva questo gli aveva posato sulle gambe alcuni fogli stampati. La sua scheda personale. Lì sopra c’era scritto tutto quello che lo riguardava...anche quello che era successo al vecchio Garden.

“Non ho bisogno di leggere. Me le ricordo...”aveva sussurrato faticando a non far tremare la voce. Si era sforzato di guardare negli occhi la dottoressa, ma non ci era riuscito. Si circondò il corpo con le braccia mentre sentiva un brivido di freddo scivolargli lentamente sulla schiena. Sapeva perfettamente che prima o poi quelle storie sarebbero tornate a galla.

“Devo farti alcune domande a riguardo... dopodichè puoi anche ritornare in camera, sono sicura che i tuoi amici si prenderanno cura di te ancora meglio di me.”

“Non voglio parlarne.”

“Mi dispiace Irvine, ma così è il procedimento da seguire, in questi casi.”

“Non mi interessa!” con una mano aveva colpito i fogli sulle sue gambe, rabbiosamente, spargendoli dappertutto sul pavimento chiaro dell’infermeria. Era stato subito preso da un forte attacco di tosse...la dottoressa si era alzata ed era andata via, per ritornare subito dopo con una siringa in mano. L’aveva fissata terrorizzato ritraendosi di colpo e schiacciandosi il più possibile contro la ringhiera del letto.

E’ soltanto un calmante, non ti preoccupare...”

“Non voglio nessun fottuto calmante!” aveva ringhiato, mentre tutto attorno a lui si irradiava una leggera aura rossa e viola mentre si preparava a incenerirla sul...interruppe subito la magia con un singhiozzo di spavento. La donna era rimasta immobile, impassibile di fronte a quella reazione. “Mi...mi dispiace...non volevo...”

“D’accordo. Niente iniezione. Ma devi rispondere alle mie domande Irvine. E’ solo per il tuo bene. Non è necessario che lo venga a spere nessun altro all’infuori di me.”

“Sì.”

Aveva posato la testa sulle mani lasciando che la sua bocca parlasse...cercando di sentire il meno possibile le sue stesse parole...odiando il tremare del suo corpo, il battito doloroso del suo cuore e le lacrime. Aveva risposto a tutte le maledette domande.

 

Squall lo fissava cocciutamente, la faccia imbronciata e una mano sul fianco. Nemmeno si immaginava quanto lo rendeva sexy quella posa. Quando era tornato dall’allenamento al centro di addestramento e l’aveva trovato nel suo letto gli aveva regalato uno dei sorrisi più belli che avesse mai visto...ma poi subito la situazione si era capovolta ed eccolo lì ad assillarlo con altre domande...ma che brutta giornata!!

“Voglio saperlo!!”

“Ti ho detto che non ho pianto!! Lasciami tranquillo mi fa male la testa.” Aveva tentato di coprirsi il capo con il cuscino ma Squall gliel’aveva tirato via senza pietà e ora glielo sventolava minacciosamente davanti alla faccia pronto a sferrare il suo colpo se solo si fosse ostinato a non confessare.

“Sì!! Perchè hai pianto.”

“Okey...hai ragione.”

“Perchè?”

“...quella vecchiaccia voleva farmi una puntura e io ho provato a commuoverla con le lacrime ma non ci sono riuscito...”

Squall gli aveva ghermito le braccia e aveva ispezionato attentamente la pelle senza naturalmente trovar traccia di segni di iniezioni o altro. L’aveva studiato con uno sguardo truce e lui in risposta aveva sorriso maliziosamente.

“Stai sbagliando posto baby...”

“Fammi vedere!”

“Scordatelo!!” aveva sghignazzato spingendolo via con un piede, facendo quasi rovinare a terra Squall, che con un balzo a dir poco felino gli era saltato addosso afferrando l’elastico dei pantaloni del pigiama. Lui aveva fatto lo stesso tentando di tenersi coperto. “Aaaa!!! Squall smettilaaa!!! Non sono ancora pronto per que-sto!!”

“Fammi vedere fammi vedere!!!”

"No-no-no!!!” sempre ridacchiando si era arreso lasciando che Squall volasse via portando con se i suoi pantaloni ormai irrimediabilmente sformati. Mentre rideva steso a letto, con una mano sulla pancia indicando il turbante azzurrino sulla testa spettinata del suo amico, nella stanza irruppero tutti insieme Zell, Selphie e Quistis.

“Uh...forse arriviamo in un momento poco opportuno...” Zell aveva sgomitato Quistis che guardava troppo insistentemente gli slip neri di Irvine. “Ripigliati ragazza...raccogli gli occhi e giriamo i tacchi...”

“Non stavamo facendo niente.” Squall aveva buttato da parte il “turbante” e si era passato una mano fra i capelli lasciando un occhiataccia in direzione dell’ammalato. “Tu...copriti.”

Irvine aveva obbedito, assalito ancora ogni tanto da una risatina...era bello giocare con Squall. Lui se la prendeva davvero a cuore, non sapeva proprio scherzare! Quistis si era andata a sedere accanto a lui e gli aveva rimboccato meglio le coperte.

"Sembri proprio una mamma!!” Selphie aveva abbracciato da dietro la sua amica, sotto lo sguardo interessato di Zell e quello glaciale di Squall a cui non era piaciuto per niente quell’amorevole gesto materno della coperta.

“Vedo che stai meglio...comunque tranquillo, tutte le lezioni che perdi te le potrà benissimo rispiegare Squall. Non è vero??” Quistis aveva posato una mano sulla spalla del ragazzo che si era subito spostato per andare a guardare fuori dalla finestra.

“Sì...lo farà sicuramente.” L’aveva ringraziata, mentre si soffiava rumorosamente il naso. I ragazzi erano andati via poco dopo lasciandoli completamente soli, per la prima volta. Aveva guardato preoccupato il cimitero di fazzolettini di carta nel cestino che era stato spostato provvidenzialmente accanto al letto. Io, Squall e i fazzoletti...non molto romantico come inizio di una storia d’amore. 

“Bene...ora mi fai guardare oppure no?”

“Certo che no. Mi vergogno cosa credi?”

“Ti vergogni...ma come. Non stiamo insieme adesso?” Squall si era seduto accanto a lui poi gli aveva posato i gomiti ai lati della testa e gli aveva baciato teneramente la fronte e poi il naso. "Come sei caldo...” aveva sussurrato mentre con le labbra cercava le sue, schiacciandole in un morbido bacio.

“Vuoi che ti attacchi tutto quanto?” lo aveva circondato con le sue braccia, intorno alla sottile vita. Un po’ lo aveva stupito il fatto che era stato Squall a cercare per primo quel contatto. Evidentemente gli era mancato in quei due giorni.

“Non mi interessa...non mi hai ancora risposto.”

“A che domanda?”

“Stiamo insieme adesso?”

Aveva sorriso appena, poi gli aveva spostato con un dito i capelli dietro ad un orecchio, accarezzando una guancia e poi la pelle ancora più liscia e rosa delle labbra.

“C’è bisogno di chiederlo baka?”

In risposta aveva ricevuto un altro tenero bacio, ma appena aveva cercato di “approfondire” un po’ la cosa, Squall si era subito tirato su, sorridendo furbescamente.

“Tu corri un po’ troppo. Devo andare a prendere un libro in biblioteca, hai bisogno di qualche cosa?”

“Te ne vai, lasciandomi così insoddisfatto?” si era affrettato a protestare, sollevandosi sui gomiti.

“Insoddisfatto o no io devo andare. Quindi o mi dici se hai bisogno di qualche cosa o te la dovrai procurare da solo.”

“Non voglio niente.” Aveva replicato acidamente, lasciandosi ricadere  con la testa sul cuscino. Squall non si era lasciato corrompere e due secondi più tardi aveva sentito la porta richiudersi, portandosi via tutto il suo buon umore. Sedotto e abbandonato. Quel ragazzo non era così innocente come voleva fargli credere.

 

Quando Squall era tornato indietro (aveva detto la verità, dato che in mano aveva un libro...meglio per lui) si era tirato fin sopra la testa le coperte.

“Vuoi farmi credere che ti sei offeso?” aveva sentito le mani di Squall passare sopra la coperta, cercarne il bordo stretto fra le sue dita. Aveva incrementato la stretta con un grugnito soffocato di disappunto, ma Squall non l’aveva considerato. “Non fare il bambino Irvine.” Aveva poi esclamato spazientito cambiando tattica. Ora stava cercando di intrufolarsi sotto le coperte da un lato...

“Senti chi parla, Mister Capricci.” Dovette trattenere un sorriso di fronte al viso accaldato del suo compagno che alla fine era riuscito nel suo intento e ora stava lottando per togliersi gli stivali con una mano sola.

“Guarda che mi tocca fare...per te.”

“Io non ti ho chiesto di far niente. Perchè non ti leggi il tuo libro? Io sono convalescente devo star tranquillo e tu non fai altro che disturbarmi...”

“Sbaglio...o prima ti sentivi insoddisfatto?” questa volta c’era un qualcosa nella sua voce che non gli permise di continuare la sua commedia, lasciò che le sue braccia lo stringessero, si lasciò baciare dalle sue labbra, annusando a fondo il suo profumo delicato. Le mani sottili di Squall gli accarezzavano gentilmente il petto, il ventre...la punta delle dita che indugiava sul sottile disegno dei muscoli contratti per la sensazione di quell’inebriante contatto.

"Sei audace oggi...che ti prende?” aveva sussurrato prima di mordicchiare la pelle pallida del suo collo. 

“Se ti dava tanto fastidio potevi dirlo prima.” Squall si era liberato in un attimo dalle sue braccia cercando di districarsi dall’impedimento delle coperte...Dio! ma perchè doveva sempre essere tanto permaloso? L’aveva trattenuto per le braccia, tirandolo di nuovo su di se, guadagnandosi la sua brava occhiataccia quotidiana.

“Non mi dà fastidio. L’ho forse detto?”

Svogliatamente Squall aveva bloccato la sua “fuga” e si rilassato contro di lui, posandogli una guancia contro una spalla. Adorava tuffare le mani in quei capelli color della cioccolata, gli facevano venire fame. E non esattamente di cibo.

“Ti voglio mangiare.” riusciva solo a sentire il suo corpo caldo, il tessuto dei suoi pantaloni contro le gambe nude, le cinture strette intorno ad una gamba gli graffiavano appena la pelle, aumentando la sua eccitazione. Stava perdendo il controllo...Oh-o-oh.

Solo uno sguardo profondo da quegli occhi di un blu infinito, un impercettibile sorriso. “Mangiami.” La mano di Squall scivolava lenta ma decisa, in una sensuale carezza sulla sua coscia. Aveva trattenuto il respiro, chiudendo gli occhi e assaporando a pieno quel momento. Iniziò ad armeggiare con difficoltà sul bottone dei pantaloni del suo compagno, infilando una mano sotto al maglione per accarezzargli la schiena...poteva sentire il suo cuore battere veloce...come il suo.

Una mano aveva raggiunto la sua per aiutarlo, le coperte che cadevano irrimediabilmente a terra in un cumulo scomposto, seguite dai pantaloni, dal maglione mentre i due ragazzi si stringevano baciandosi, incrociando gambe, braccia...

Cambiò posizione, salendo sopra Squall, continuando a baciare il collo indifeso, intrappolando in una dolce morsa le mani sopra la sua testa. Quei boxer erano decisamente di troppo...tirò verso il basso.

“NO.”

Si era ritratto confuso dall’improvviso gelo di quegli occhi azzurri. Squall si era seduto di fronte a lui, le braccia strette intorno alle ginocchia. Ops...forse aveva esagerato come al solito, l’aveva fatto arrabbiare ancora. Ma non ne faceva proprio una giusta allora!! Aveva sospirato, buttandosi i capelli scarmigliati alle spalle.

“Perdonami.” Aveva sorriso, raccogliendo da terra una coperta. Gliel’aveva avvolta attorno in modo protettivo poi l’aveva abbracciato da dietro, posandogli il mento su una spalla, aspettando che fosse Squall a parlare.

“E’...tutto troppo nuovo. Tutto troppo in fretta. Rallenta.” Sembrava dispiaciuto per quell’interruzione, ma c’era ancora quella traccia di freddezza nei suoi occhi che vagavano dappertutto tranne che verso di lui.

“Lo so. Mi sono solo lasciato prendere la mano...”ridacchiò dandogli una stretta affettuosa, non era necessario drammatizzare tanto la situazione. Non era successo nulla. “Non devi darmi delle spiegazioni.” Aveva avvolto anche intorno a se stesso la coperta abbracciandolo, tirando le gambe di Squall sopra le sue. Era come averlo in braccio, più o meno. Squall si era abbandonato contro di lui, strofinando appena una guancia contro al suo petto. “Mi basta averti qui vicino a me.”

 

Quella oscurità...umida e opprimente come una coperta, che gli intorpidiva i sensi fino a renderli opachi e confusi. Forse perchè lui stesso non voleva sentire, non voleva vedere. Mani, così grandi e ruvide che con quelle carezze sporche gli infettavano la pelle, facendola bruciare come il fuoco brucia le foglie morte, indifese. Il cuscino bianco e bagnato, il suo viso affondato in esso per soffocare il disperato pianto, inutile, ultima, disperata preghiere ad orecchie che non l’avrebbero ascoltata. Ancora e ancora mani sopra di lui...che lo bloccavano...la mente si riempiva solo di quella sprezzante profonda risata mentre tutto diventava solo puro rosso e semplice dolore...

 

“....iati! Svegliati per l’amor di Dio! Irvy...”

No...non voleva su di se quelle mani una sola volta di più. Scalciò forte mentre braccia aliene lo imprigionavano costringendolo all’immobilità, la testa che scattava da una parte all’altra sul cuscino coperto da nuvola fulva di capelli...le labbra schiuse in mugolii straziati che sembravano nascere dalla spina dorsale frantumandola.

“Irvine!! Per favore...”

Il fiore screziato del panico molto lentamente aveva iniziato ad appassire nel suo petto...solo in quel momento due lacrime solitarie scivolarono giù, grandi, pesanti mentre gli occhi si sgranavano di fronte ad un viso spaventato e pallido...tanto pallido da far paura. Improvvisamente la vista del cuscino gli fu insopportabile e serrò forte gli occhi, coprendoli con le mani mentre premeva il viso forte contro la maglia azzurra di Squall. Sogni...brandelli di ricordi. Non sogni. Ricordi. Realtà.

Convulsamente si era stretto a Squall, premendosi a lui come se avesse voluto fondersi in un essere solo, cercando quel contatto morbido. Lasciò che solo le carezze delicate sulla sua schiena lo consolassero in quel tacito abbraccio.

“Era solo un incubo amore...solo un incubo. Perchè fai così?” invece di rispondere aveva alzato il viso in cerca di un bacio che per un po’ gli avrebbe permesso di non parlare. Quelle immagini si stavano cancellando...come una marea che cancella macabri disegni dalla sabbia. Ma non in modo indolore, quello era un lento perdere sangue da una ferita inesistente...

“Andrà tutto bene. Tutto bene...” mormorò con labbra tremanti mentre senza nemmeno sapere come data l’instabilità allarmante delle gambe raggiungeva l’armadio. Si buttò in ginocchio (la mattina seguente avrebbe notato due vivaci lividi verdognoli su entrambe le ginocchia) aprendo il suo cassetto della biancheria, sotto lo sguardo stupito di Squall, ancora seduto sul suo letto. La sua “Scatola magica” era là...infida e brillante, sembrava chiamarlo come una sirena che attira gli uomini per poi lasciarli affogare impietosa e impenetrabile, senza nessuna gioia e nessun dolore...gioia e dolore...due pillole azzurre per il paradiso, una pillola bianca per la pace, la pillola rossa per le lacrime. Così gli era stato detto, così lasciò che le sue dita deboli scegliessero.

“Irvine cosa fai? Cosa hai messo in bocca??” la voce di Squall suonò allarmata e troppo alta. Ma ormai aveva già mandato giù tutto quanto. Era solo una questione di tempo e sarebbe andato tutto perfettamente bene.

“Niente...”

“Che cosa c’è lì dentro?” aveva cercato di strappargli dalle mani la sua scatola ma era stato più veloce. L’aveva lasciata cadere di nuovo nel suo piccolo rifugio nel cassetto e aveva chiuso in fretta con entrambe le mani, rimanendo curvo e quasi ansimante, mentre iniziava a navigare verso la sua Terra Promessa.

Finalmente era riuscito a sorridere, con la schiena appoggiata stancamente contro l’armadio. “Stai tranquillo amore mio. Solo una cosa per dormire.”

“Sei sudato...stai male. E’ meglio se ti porto in infermeria...” occhi spauriti da cervo, lucidi limpidi cristalli.

“No...ora è tutto passato. E’ stato solo un incubo.” Gli aveva preso una mano e se l’era portata alla bocca posandovi un bacio stanco. Abbracciami...pensò mentre una debole voce iniziava a parlare maligna dentro di lui...abbracciami e basta. Squall si era spinto verso di lui e l’aveva abbracciato forte, facendolo sorridere. “Puoi leggermi l’anima...allora sei un angelo.”

“Cosa?”

“Ho sonno angelo.”

“Non puoi dormire qui...appoggiati a me, ti metto a letto, va bene?”

Si era lasciato condurre a letto, si sentiva vuoto come una bambola, assonnato...ma quello stato era una necessità, l’ultima debole protezione. Ma non poteva chiudere gli occhi sotto quelle lenzuola. Strinse la mano che teneva ancora fra le sue, impedendone il distacco.

“Non mi lasciare solo...”

Squall aveva riso piano. “Sono nel letto di fianco a te, non ti lascio solo.”

“No!! Stai qui...stai con me angelo.”

“Se la smetti di chiamarmi angelo.”

“Sì”

"Va bene.”Con una fluida mossa Squall si era coricato al suo fianco, posando il capo nell’incavo del suo collo. Irvine si raggomitolò contro di lui, che lo accolse tranquillo, caldo e rassicurante. 

Si lasciò andare mentre altre lacrime iniziavano a cadere come stelle cadenti...fantasmi nel buio.

 

Guardò preoccupato l’orologio appeso dietro la cattedra di Quistis. Quando si era alzato per andare  in classe Irvine nemmeno si era svegliato, a dir la verità non si era mosso neanche quando l’aveva baciato. 

Ancora mezz’ora. Torse le mani irrequieto, troppo tempo, sembrava non passare mai. Per tutta la notte l’aveva sentito gemere, piangere, agitarsi. Di nuovo i suoi occhi si incollarono alla lenta lancetta dei minuti, come per volerla spostare con la forza del pensiero, peccato però che non possedeva tale potere. Sospirò profondamente  lanciando un occhiatina insofferente a Quistis che continuava a spiegare imperterrita le grandi proprietà della combinazione fra gli elementi, posò il viso sulle mani cominciando a vagare lontano con il pensiero.

La prima volta che l’aveva visto gli era solo sembrato un ragazzino fastidioso che prima o poi lo avrebbe messo nei guai...in effetti ora era nei guai. Era perso. Ora non poteva nemmeno immaginarsi una vita lontana da lui, un solo giorno senza specchiarsi nei suoi occhi e ne sarebbe morto. L’aveva salvato da quell’abisso di desolazione, gli aveva regalato un cuore nuovo che poteva amare. Ma c’era qualcosa che non funzionava adesso in lui, dentro di lui. Soltanto, non sapeva che cosa. Cosa significavano quegli incubi terrificanti? E quelle pillole che teneva già nascoste nell’armadio, l’avevano davvero preoccupato. 

 

 

 

“C’è qualcosa che non va Squall?” Quistis si era fermata accanto a lui tendendogli una fotocopia. 

“No...”

 

“Bè... allora potresti farmi il piacere di andare a controllare il tuo compagno di stanza, Leonheart? Mancano solo dieci minuti dalla fine della lezione. Grazie per la cortesia.” Aveva replicato perentoria alzando la voce in modo da farsi sentire dalla classe, poi, di nascosto gli aveva rivolto un mezzo sorriso. Lui aveva annuito piano, lasciando la classe seguito da alcuni sguardi invidiosi.

 Irvine era ancora a letto, coperto fin sopra la testa e poteva sentir provenire da sotto le pesanti coperte suoni soffocati. Piangeva, ancora. Mollò in fretta tutto quello che aveva in mano precipitandosi in ginocchio accanto letto chiamandolo dolcemente per nome. 

“Cos’hai fatto? Stai male?”

“No.”

 “Perchè piangi allora?”

“Non sto piangendo.”

“Allora esci fuori, non vuoi nemmeno un bacio?” si posò delicatamente contro la forma del suo compagno. Irvine aveva “mescolato” per un po’ da sotto, poi finalmente era spuntato, appena, mostrando solo gli occhi gonfi e rossi, ancora lucidi. Gli aveva sorriso posandogli un bacio sulla  fronte. “Hai tutti i capelli spettinati...se ti siedi te li pettino io. Quando sei a letto dovresti tenerli legati.” Raccolse la spazzola da sopra al comodino mentre Irvine si alzava a sedere riluttante, sembrava imbarazzato. Si sedette alle sue spalle e iniziò a spazzolarlo con cura, facendo attenzione a non tirare i capelli dopodichè li sistemò alla meglio in una treccia sbilenca. “Ecco fatto, così non si annoderanno...”

Irvine si era girato, abbracciandolo forte, stringendogli la vita con le braccia. Si lasciò fare tranquillo, anche quando lo spinse indietro, facendogli posare la testa sul cuscino, mentre gli baciava tutto il viso, il collo, la bocca. Schiuse invitante le labbra, lasciando che la lingua sfiorasse timidamente quelle soffici e umide di Irvine. Subito la bocca del suo compagno lo catturò, accogliendolo dentro la sua calda cavità. Era il primo vero bacio... da sobrio naturalmente, ed era estremamente eccitante la cieca euforia che gli stava infondendo in tutto il corpo, molto più eccitante di quella volta alla festa, strano visto che nemmeno aveva le mutande.

Ultimamente le sue idee cambiavano molto in fretta, solo il giorno prima a quel punto l’aveva già respinto da molto tempo...ora però desiderava che continuasse. Qualcosa in più...

“Squall...”

“Vai avanti...”sospirò al delicato solletichio delle labbra di Irvine che formulavano il suo nome.

“No...non posso.”

“Co-cosa? Che vuol dire... che non puoi?” aprì gli occhi cercando di decifrare l’espressione del viso del suo ormai quasi amante. Sembrava eccitato almeno quanto lui.

“Mi dispiace... è che prima dovresti... almeno spere alcune cose su di me che... adesso non posso... non riesco a dirti.” Irvine aveva nascosto il viso fra le ginocchia, come un bambino. Non riuscì a fare a meno di accarezzargli la nuca. Era carino con la treccia che cadeva su una spalla, gliel’avrebbe fatta più spesso.

“Quando ti andrà di dirmele me le dirai. Ma che c’entrano con... con...”

“Con il sesso?”

“Sì.”

“C’entrano.”

Senza aggiungere altro Irvine si alzò ed entrò in bagno senza nemmeno accendere la luce. Si stava davvero preoccupando.

 

Quanto tempo era passato? Era troppo buio intorno a lui. Quella non era la stanza dove dormiva con Squall. Non era una stanza del Garden. Di nessuno dei due Garden. Quell’ombra scura lo sovrastava, come un malvagio orco pronto a divorarlo, circondato da quell’odoro pungente di alchool... odiava quell’odore perchè tutte le volte che lo sentiva si svegliava sanguinando il doppio delle altre volte, le labbra martoriate, coperto di lividi e non sarebbe riuscito a camminare per tutto il giorno. Il peso che lo colpì d’improvviso lo fece strillare mentre il braccio scricchiolava dolorosamente.

Sentì di nuovo quell’odore insopportabile serrargli la gola mentre una lingua troppo grande per la sua piccola bocca lo invadeva, soffocandolo, dita passarono fra i suoi capelli sottili, stringendo le ciocche troppo forte, di nuovo quelle mani rivide che toccavano ogni centimetro della sua pelle tenera, anche i posti più segreti... dentro e fuori dal suo corpo.

Occhi morti, luccicanti che lo guardavano, nessuna emozione. Troppo pesante. Troppo dolore. Cercò di dire qualcosa, di smetterla, ma sapeva che ad ogni parola corrispondeva uno schiaffo, o un pugno, un morso... sta zitto, si ordinò. Magari ti picchierà e basta, andrà via o si addormenterà perchè è troppo ubriaco e allora andrai via tu. Rideva. Ogni volta rideva, come se quello che gli stava facendo era tutto nient’altro che un innocente scherzo, ma lui sapeva che non era così.

Il letto scricchiolava, mentre veniva girato sulla pancia, brutalmente, ogni emozione lo abbandonava all'’istante mentre gli veniva strappato di dosso il logoro pigiama, una manica si era strappata e sarebbe rimasta così per tanto tempo, la mano che gli stringeva il collo accentuò la stretta mentre grosse gambe gli schiacciavano le sue, ma tanto non avrebbe fatto niente per liberarsi, non reagì nemmeno mentre il suo piccolo corpo veniva spalancato, la carne si strappava dentro di lui, fitte intense di dolore che gli riempivano la testa in lunghi tentacoli rossi... rossi come il sangue che lentamente gocciolava dalla sue cosce e dalle labbra dove erano affondati i suoi denti... sangue che ormai era intriso nel materasso, nelle lenzuola... sua madre l’avrebbe sgridato per quello... perchè l’orco sopra di lui non smetteva mai? Mai...mai...mai...

 

 

Un altro sogno. Un altro incubo. Non c’era più la stessa oscurità, nessuna spaventosa ombra. Gli faceva male il petto. Gli bruciavano gli occhi. Non si era mai addormentato. Mai. Tutto quello...soltanto un ricordo, i suoi occhi non si erano mai chiusi. Non si era svegliato.

Facendo forza con le braccia si sollevò, seduto. Deglutì con un sforzo tremendo sentendo ancora nella bocca un vago gusto di alchool. Non aveva bevuto nulla. Sorrise. Che strano non sentiva niente, non era nemmeno spaventato, le mani non tremavano nemmeno, stava benissimo.

Fino a quando Squall non accese la luce, la faccia assonnata e gli occhi strizzati, per un attimo l’aveva fissato, poi aveva spalancato un po’ di più gli occhi e si era seduto in fretta per poi allungarsi su di lei e prendergli il viso fra le mani.

“Irvine...ti sanguina la bocca.”

Ah già. Ecco cos’era quel sapore metallico che sentiva adesso. Era una vera scocciatura, gli capitava spesso di mordersi la bocca fino a sanguinare. Si sfiorò con la punta delle dita il punto del labbro dove avvertiva uno strano pulsante gonfiore. Guardò il rosso rubino che gli colorava i polpastrelli. 

E subito dopo il gelo aveva avvolto in un bozzolo tutto il suo corpo. L’ombra. La mani. Oh Dio... perchè doveva essere tutto così vivido e reale? Le mani ora tremavano così forte che dovette per forza premerle sul petto. Squall era troppo vicino. Gli dava fastidio. Il cuore pulsava incessantemente, sempre più veloce, voleva gridare, scappare via, svenire, qualcosa...

“Ehi... ti senti male vero?? Che devo fare? Le... le pastiglie vero? Sono nel cassetto... le vuoi?” 

Invece di rispondere si alzò, dirigendosi lui stesso a quello che non era più il nascondiglio della sua Scatola, ma tanto non c’era più niente da nascondere. Era lui a respirare in quel modo? Sembrava un animale in trappola. Una goccia di sudore gelato gli scivolò lentamente sulla fronte. Alcune pillole caddero sul pavimento... di che colore? Non importa, si disse mentre le raccoglieva e le metteva tutte in bocca, ne pescò altre senza curarsi nè della quantità, ne del colore, le inghiottì in fretta, iniziando il conto alla rovescia.

Le mani fresche di Squall gli sfiorarono una spalla, cercando di girarlo, si scostò con un gemito.

“Non mi toccare.”

“Ma... perchè... cosa...”

“Stammi lontano e basta!” rabbiosamente sbattè il cassetto dell’armadio fissandolo nello stesso modo che Squall per tanto tempo aveva fatto con lui. “Non starmi appiccicato maledizione! Non riesco nemmeno a respirare!” sibilò quasi l’ultima parola, ignorando lo sbigottito compagno indietreggiare di colpo, pallido come un lenzuolo e mortificato.

"Scusa...volevo solo aiutarti.” Aveva sussurrato...erano lacrime quello che gli brillavano negli occhi? Stava facendo piangere il suo Squall... Squall. Il ragazzo di cui era innamorato. Il suo ragazzo.

“Mi dispiace Squall... oh... mi dispiace! Perdonami.” Le lacrime cominciarono a scivolare sulle sue guance, senza che nemmeno se ne accorgesse mentre apriva le braccia per accogliere Squall che vi si rifugiò subito senza esitare, aggrappandosi al suo collo. “Scusami baby...non ce l’avevo con te...”

“Sì, lo so.” Squall lo stava cullando, accarezzandolo come se fosse stato un bambino. Chissà se erano le pillole o Squall a fargli sentire quella pace profonda. Forse entrambe le cose.

“... non sei arrabbiato?”

“No. Vieni a letto, dormiamo insieme.”

Per un attimo si sentì a disagio di fronte a quella prospettiva. Aspettò di sentire il panico, ma non venne nulla e poi Squall sorrideva troppo dolcemente. Si accorse di desiderare quelle braccia calde. Ancora una volta chiuse gli occhi avvolto dal suo profumo. Doveva parlare con lui.

“Squall...”

“Mmm?”

“Domani...ti dirò tutto.”

“Sì...domani.”

Domani.

 

 

Quello era l’ultimo giorno che poteva rimanere assente dalle lezioni... ma probabilmente avrebbe dovuto chiederne almeno un altro paio dopo la prova di coraggio che lo aspettava: doveva dire tutto a Squall, non poteva continuare a tenersi tutto dentro. Non poteva non dirglielo. Prima o poi comunque sarebbero venute tutte a galla quelle cose.

Si strinse forte le braccia intorno al corpo per calmare il tremito che lo scuoteva, doloroso, assiduo... perfino i denti continuavano a sbattere quasi si trovasse completamente nudo in mezzo alla neve. Stava per piangere di nuovo... no basta. Ormai aveva pianto per tanto di quel tempo quella mattina, appena Squall era uscito per andare a lezione, che ormai gli bruciavano gli occhi. Aveva paura... come poteva ancora volerlo dopo quello che gli era successo? Dopo tutto quello che aveva fatto... l’avrebbe disprezzato.

Dei passi nel corridoio. Forse era Squall. Il dolore al petto aumentò di colpo, le mani si gelarono, il respiro gli si bloccò in gola. Calmati! Quasi disgustato da quelle misere condizione scosse forte la testa, avviandosi verso la porta per aprirla... forse quella era l’ultima volta che avrebbe potuto accoglierlo in quel modo, voleva vedere nei suoi occhi quel calore che riservava soltanto a lui. Maledetti occhi... il bruciore li faceva lacrimare di nuovo.

I passi si fermarono davanti alla porta e la maniglia si abbassò...si era dimenticato di aprirgli la porta perso com’era nei suoi sciocchi pensieri. Indietreggiò appena osservando l’adorato viso. Squall l’aveva guardato per un attimo. sorpreso di trovarselo davanti, poi gli aveva sorriso, abbracciandogli la vita mentre gli offriva le sue labbra per un bacio.

“Eccomi qui... ho un regalo.” Squall gli aveva lanciato uno sguardo malizioso mettendogli fra le mani un plico di fogli piuttosto spesso. “Gli appunti della settimana tutti per te!”

“Grazie.”si era sforzato di sorridere allegramente. Squall aveva alzato un sopracciglio perplesso ma si era astenuto dal commentare. Con calma si era andato a sedere sul letto a gambe incrociate poi aveva iniziato a fissarlo. “B-bè? C’è qualche cosa che non va?”

“Dovevi parlarmi... Ti ascolto.”

Era davvero ora. Sospirò profondamente lasciandosi cadere seduto sul divano... Dio, avrebbe dato qualunque cosa per un drink di Zell... o per una sigaretta. Ma di certo Squall non sarebbe stato contento. Si mordicchiò nervosamente un unghia lanciando al suo compagno un occhiatina carica di tensione... Squall aveva ammiccato e aveva cambiato posto andando a sedersi accanto a lui sul divano.

“Forza... per tutta la mattina non ho fatto altro che pensare a quello che mi dovevi dire di tanto importante...non ho capito niente della lezione... ora parla è il minimo che puoi fare.”

“E’... difficile Squall.”la gola gli si era seccata terribilmente e iniziava a sentire una leggera nausea alla bocca dello stomaco. Rabbrividì intensamente...Squall gli aveva preso una mano, incrociando le dita con le sue.

“Si tratta...di me? Hai qualche problema con me?”

“... cosa.?” gli occhi di Squall erano bassi, si erano alzati su di lui per un momento, per sfuggirgli subito. Un problema con lui? Per quello era tanto preoccupato? Sorrise, accarezzò amorevolmente una guancia del ragazzo di fronte a lui con la punta delle dita, scuotendo appena la testa. “No. Come potrei mai avere un problema con te...sei la cosa più bella che ho! Non è colpa tua. E’... una lunga storia Squall.”

“Sicuro?”solo un lieve sussurro pieno di sollievo mentre finalmente lo sguardo si fermava anche sul suo viso.

“E’... una lunga, vecchia storia. Ma... ho paura che se te la racconto poi... mi potresti lasciare.” Le ultime parole gli uscirono dalle labbra dolorose come ami che gli laceravano la pelle. Strinse forte la sua mano.

“Oh...io non credo proprio.”

“Invece... ne avresti tutti i motivi. Io non sono la persona che pensi Squall!! Io sono... sporco. Sono orribile...”

“Smettila. Cosa c’è? Senti... un tradimento non può essere perchè io e te...s tiamo insieme da poco. E Zell mi ha raccontato tutto quello che è successo alla festa che io mi sono perso dato che... non ero proprio esattamente sobrio. Non capisco cosa puoi aver fatto di tanto grave da spingermi a lasciarti... e per farti dire queste cose.”

“Ti ho detto che non hanno nulla a che fare con te!” aveva ribadito seccamente lasciando la mano e rannicchiandosi più strettamente su se stesso... mentre i suoi occhi si fissavano nel vuoto...in un vuoto dove galleggiavano tutti i suoi ricordi. “Non ti ho mai parlato del motivo che mi ha spinto a cambiare Garden.” Sospirò profondamente. Forza...ormai aveva iniziato. “Io... sono scappato via da quel posto. E di certo nessuno ha sentito la mia mancanza.”

“Scappato...”

“Esatto. Io non sono sempre stato in un Garden come te, Zell, Quis, Sel... e Seifer. Io avevo una famiglia prima, una famiglia adottiva. Avevo dodici anni quando me ne sono andato di casa e sono entrato nel Garden di Galbadia. Ma non c’entra questo... io non mi comportavo molto bene al Garden perchè... per alcuni problemi che non mi facevano stare bene.”

“Problemi... legati a tutte quelle centinaia di pillole che tieni nel cassetto?”

“Sì. Io... ero...molto, molto triste. Non dormivo mai e... ogni tanto... insomma... diventavo un po’ troppo nervoso. E così il dottore mi ha dato quelle cose.”

“Irvine... quali cose? Che diavolo sono quelle pillole??” Squall lo fissava impassibile, completamente inespressivo...anche se poteva già scorgere nei suoi occhi i primi fulmini della tempesta.

“N-non importa adesso. Comunque... ho iniziato a prendere quelle pastiglie ma... non funzionavano. Continuava a stare così male... Avevo solo quattordici anni, nessuno mi aveva avvertito che alterare un po’ le dosi poteva farmi male e così...”

“Un po’... quanto sarebbe?”

“Q-quasi tre volte di più di quanto... dovevo. Però stavo così bene dopo!... per un po’ ho quasi creduto di essere riuscito finalmente a superare... quei problemi... ma poi non sono più bastate. Mi sono fatto certi amici... e... ho... cominciato a bere. A bere moltissimo.”

Squall era pallido, ormai la sua impassibilità se n’era andata sostituita da un espressione sgomenta, gli occhi blu spalancati lo fissavano tormentati da una tristezza infinita... poi gli aveva sorriso. Aveva cercato di tirarselo vicino ma lui aveva scosso forte la testa spingendolo via.

“Ho iniziato ad andare a letto con tutte le ragazze che me lo chiedevano. Però spesso ero così ubriaco che mi ricordo a malapena una decina di nomi... e comunque non me ne importava niente...per me era solo un modo di passare il tempo, di non stare solo... all’inizio era anche divertente...vederle tutte così dolci verso di me, così affettuose... questo però mi ha fatto perdere tutti gli amici che avevo. I ragazzi mi trattavano male... e in effetti... cosa c’è da dire con un ubriacone drogato che fa la puttana?” due grosse lacrime erano rotolate giù dalle guancie pallide... non si preoccupò di asciugarle, non osava nemmeno muoversi per paura di guardare accidentalmente in faccia al suo compagno. “Mi odiavano... mi volevano cacciare via. Ero davvero solo... però grazie al sesso ero riuscito a smettere di prendere quelle pillole, di bere... stavo bene insomma... mi sono sforzato di non pensare più al passato. Poi lui è arrivato... mi cercava... sono dovuto andarmene via. Sono scappato ancora... e quando sono venuto qui... io volevo davvero cambiare vita!! Davvero... ho dimenticato ancora, ho cercato!... ma non sono riuscito a tenere a bada la mia memoria... non si può scappare per sempre!!! E adesso guardami... non ce la faccio senza quelle pillole...” i singhiozzi ormai lo scuotevano tanto forte che rimanere seduto stava diventando un impresa veramente ardua. E Squall stava lontano da lui. Forse non era importante finire di parlare... Squall aveva già deciso di avere più niente a che fare con lui... non era costretto a parlare ancora... non...

Lo stava abbracciando. Squall lo stava abbracciando baciandogli il viso, i capelli, gli sussurrava nelle orecchie di calmarsi... che tutto andava bene...Oh Dio no... doveva dirglielo, non poteva permettersi di baciarlo ancora, ma era talmente difficile resistere a quelle labbra così morbide e calde... un ultimo bacio allora, si lasciò avvolgere da tutto quel tepore, da quelle mani che lo stringevano ad un petto il cui cuore batteva tanto in fretta da fargli girare la testa... quel cuore lo stava amando ancora. Ma non sapeva tutta la verità.

“Aspetta Squall...”

“Basta, non è necessario che ti torturi in questo modo!! Ormai il passato è passato...adesso ci siamo solo io e te. Non ti abbandonerò Irvine... come hai potuto soltanto pensare che...”

"Non mi hai ascoltato... non hai capito...”

“Non c’è niente da capire... non me ne frega un cazzo di quante donne o uomini ti sei portato a letto! E nemmeno di tutto il resto!”

“Non mi hai ascoltato...”

“Ti am...”

“NO!! Non dire che ami Squall!! Non azzardarti!” era scattato in piedi, di fronte a lui, tremava come una foglia, i pugni chiusi lungo i fianchi. “Sai perchè non dormivo la notte? Sai perchè rimanevo interi giorni a letto a pesare che sarebbe stato SPLENDIDO saltare dalla finestra??? O perchè quando dovevo spogliarmi con gli altri ragazzi per gli allenamenti iniziavo a strillare come un idiota?”

“Saperlo non cambierà quello che penso...”

“Non mi hanno mai voluto in quella casa... non sono mai riusciti a volermi bene!  Mi rimproveravano qualsiasi cosa facessi, mi... mi picchiavano fino a farmi perdere i sensi per delle sciocchezze. E quando andavo a scuola ogni volta... ogni volta ero caduto dalle scale.” Una risatina isterica gli era scaturita dalla gola... si tappò le orecchie disgustato da quel suono ma doveva continuare... “E poi mio padre ha cominciato a fare quelle cose... quelle cose strane che non capivo. Ero solo un bambino... un bambino solo... volevo soltanto essere amato. Io... credevo che un po’ avesse iniziato a volermi bene...”

“Tuo padre?... cosa... quali cose Irvine?”

“Mi abbracciava in modo strano... mi accarezzava...”

“Forse... hai soltanto inteso male il gesto. Forse lui ti voleva davvero...”

Di nuovo era scoppiato a ridere. Rise fino alle lacrime. Squall sembrava non riuscire davvero a capire. Quanta innocenza... “Oh sì. Su questo non c’è dubbio. Mi voleva davvero.” Ormai la sua voce aveva perso ogni traccia di normalità, si alzava e abbassava, stridula e tremante, gli occhi sgranati e lucidi. “Per questo forse mi fotteva tutte le notti come se fossi la sua amante!!! Avessi visto quanto si divertiva a sbattermelo dentro anche se io continuavo a implorarlo di smetterla!! Di smetterla!!!!! Non mi a m-m-mai ascoltato... rideva e continuava... io non potevo f-f-fermarlo... non potevo...”

Si lasciò scivolare in ginocchio difronte a Squall. Ora non aveva più niente da dire il suo dolce angelo? Come si sentiva adesso che aveva saputo di essere stato contaminato dal suo corpo... era come bruciare nelle fiamme dell’inferno... tanto silenzio lo stava schiacciando...non riusciva nemmeno a respirare. Ora sapeva. Il suo segreto.

“Irvine...”

Ormai era inutile continuare a stare lì. Poteva comprendere benissimo l’odio che provava per lui, non era altro che una creatura rivoltante...tutti si sarebbero allontanati da lui, l’avrebbero disprezzato per quello che era stato e per quello che stava tornando ad essere. Per tutte le bugie che aveva portato avanti. Doveva andare via, il più lontano possibile...

Alla cieca aprì l’armadio per recuperare il suo zaino... i vestiti... cos’altro?? Le sue pillole... non poteva dimenticarle! Ogni cosa che prendeva fra le mani gli cadeva miseramente, lottò disperatamente con il laccio dello zaino... frustrato dal tremore devastante di tutte le sue membra.

“Irvine... avanti. Calmati che cosa fai!? Stai buono... buono...”

Squall gli aveva tolto di mano lo zaino sedendosi di fronte a lui, costringendolo ad abbracciarlo, imprigionandogli la vita con un braccio e intrappolandogli le braccia contro il suo petto, con una mano gli teneva la testa premuta contro il suo collo...

“Non mi toccare... non mi toccare ti prego non mi toccare non mi toccare...”

“Sssh... basta. Smettila.”

Era così debole...non riusciva a sciogliersi da quell’abbraccio, o forse semplicemente non voleva. Perchè Squall lo stava tenendo stretto in quel modo? Perchè non lo guardava con disprezzo... non lo cacciava via da davanti agli occhi. Dopo tutto quello che aveva detto. Lo abbracciava e... piangeva. Voleva dirgli di non farlo... non per lui, ma la sua bocca non voleva proprio saperne di parlare. 

“Sei uno stupido... perchè non me l’hai detto subito? Potevo aiutarti... potevamo parlarne insieme! Hai sofferto tanto per niente... io non ti lascio Irvine.”

Lentamente... iniziò a rendersi conto di quello che gli stava dicendo... gli diceva che non lo avrebbe mai lasciato, che avrebbero continuato insieme. Era un peccato che quella voce fosse tanto lontana... accidenti a quelle pillole. Ne aveva prese quattro per tranquillizzarsi e parlare serenamente a Squall...  e invece come al solito aveva dovuto fare la sua scenatina isterica... e quelle maledette iniziavano solo adesso a fare effetto. Sorrise... toccando con le dita il viso del suo angelo.

“Ho tanto sonno Squall...”

“Sì... hai ragione. Devi essere tanto stanco...”

“Sì...”

“Posso baciarti? Prima che ti addormenti... per favore.”

“...sì...”

Era bello sentire le sue labbra...era bello sapere che quello non era l’ultimo bacio. Anche se lo sentiva appena,era da tanto di quel tempo che non si addormentava con un sorriso così felice. Doveva ricordarsi di ringraziarlo appena si svegliava. In quel momento desiderò più di ogni altra cosa poter alzarsi e abbracciarlo... tenerlo stretto a sè come aveva fatto lui, ma ormai i suoi occhi erano chiusi, stava andando lontano...

 

 

Irvine sembrava nervoso, agitato, continuamente fissava la porta della classe come se stesse aspettando qualcuno. Ancora più strano però, Squall che si era seduto accanto a lui di tanto in tanto gli prendeva la mano, attirando dolcemente la sua attenzione per sorridergli e sussurrare qualche parola.

Era già da un po’ di giorni che questo comportamento alquanto anomalo almeno da parte di squall andava avanti. Esattamente da quando Irvine era tornato a frequentare le lezioni e gli allenamenti. Purtroppo era stata occupatissima in quei giorni e non aveva assolutamente avuto il tempo di fermarsi a fare quattro chiacchiere con i suoi amici... qualcosa non andava e se ne accorgeva ogni giorno di più. Ora doveva trovare il tempo di fare quattro chiacchiere se non direttamente con Irvine, almeno con Squall.

Si avvicinò con calma al banco dei due ragazzi, Squall le aveva lanciato un occhiatina quasi colpevole, ma lei gli aveva sorriso e aveva scosso la testa. “Puoi trattenerti un attimo dopo la campana? Devo discutere con te di alcune cose.”

“Sì. D’accordo.” Aveva risposto in un sussurro. Irvine aveva lanciato ad entrambi uno sguardo nervoso e appena si fu allontanata lo sentì parlottare animatamente con il suo compagno di banco, stranamente sembrava molto vicino al panico. Squall sembrava fare di tutto per calmarlo ma senza riuscirci molto bene.

Aveva sudato sette camicie per finire la lezione, il momento di scoprire la verità su Irvine si avvicinava...e forse non le sarebbe piaciuto molto. Lo leggeva in faccia a Squall... pallido e serio, ora troppo concentrato sul terminale davanti a lui.

 

 

Come gli aveva chiesto, Squall si era fermato, rimanendo seduto al suo banco. Si era seduta accanto a lui, senza dir nulla per un po’. Alla fine lasciò andare un profondo sospiro, voltandosi verso il suo amico.

“Cosa sta succedendo Squall?”

“Non lo so. Cosa sta succedendo?”

“Irvine.”

Squall aveva abbassato gli occhi mordicchiandosi il labbro e torcendosi le mani. Non era da Squall innervosirsi in quel modo. Almeno non per una tranquilla chiacchierata con un amica.

“Non so se sono affari miei, ma... credo che tu sappia perchè ultimamente il nostro amico sta male. Forse non posso far niente per aiutarlo, forse sì. Quindi... dovresti parlarmene Squall. Ti prego...”

“Non posso.”

“Non puoi o non vuoi?

“Non posso. Irvine... lui mi ha fatto promettere che non l’avrei detto a nessuno. E non posso assolutamente tradirlo. Scusa.”

“No... capisco. Però... Squall... se tradirlo può in qualche modo aiutarlo...” gli posò una mano sulla spalla. Gli occhi blu di Squall erano un vero e proprio tormento, era un vero dolore per lei vederlo tanto combattuto... lui era sempre stato così deciso, freddo, senza paura. Ma adesso sembrava soltanto un ragazzino spaventato di diciassette anni. E aveva paura.

“...mi odierebbe, se lo facessi.”

“Non può odiarti. Ti ama. Ti prego Squall... io sono sua amica. Tua amica. E voglio un gran bene ad entrambi....”

“Non posso tradirlo anche io...” per un attimo sembrò sul punto di scoppiare in lacrime, alla fine si limitò a scuotere la testa sconsolato.

“Oh Squall. D’accordo. Posso solo sapere...se è qualcosa che è a che fare con il suo passato? Con il Garden di Galbadia?”

Squall era rimasto in silenzio, fissando il vuoto davanti a se. “Sì.”

“Appena Irvine si  era trasferito qui da noi, sono andata a fare alcune ricerche sul suo conto sai... tanto per sapere qualche cosa in più.” Era arrossita sotto lo sguardo improvvisamente freddo e accusatore del suo amico. “So... che non avrei dovuto farlo dato che è un mio amico... comunque la sua scheda era protetta. E rimarrà protetta finchè sarà minorenne, ma appena compirà diciotto anni non lo sarà più. Squall per favore.. non voglio venire a spere niente di quello che non so già da quella scheda...”

“Basterà non leggere!”

“Sono un insegnate. Devo farlo.”

Finalmente l’ostilità che era venuta a crearsi con quella confessione era sembrata fluire. Squall si era rilassato contro il morbido schienale, posando indietro la testa e chiudendo gli occhi strettamente.

“Va bene... solo... lo stretto necessario.” Un altro lungo interminabile silenzio. Non l’aveva davvero mai visto in quello stato. “Ha avuto alcuni... brutti... bruttissimi problemi in famiglia e... è dovuto andarsene, a Galbadia. Ma anche lì non stava molto bene e così adesso e qui. Ma...sta ancora male. Sta ancora molto male e io non posso farci niente.”

“M-male... in che senso male??? Non starà... non...” le girava la testa. La possibilità che il problema di Irvine fosse una malattia grave non l’aveva mai nemmeno sfiorata.

“E’ triste. Sta ricordando molte cose che non vorrebbe... che lo rendono molto triste.” Gli occhi di Squall si erano fissati nei suoi, poteva leggervi la sconfitta... profonda e disperata. “Penso che stia facendo dei casini con delle pillole strane... io... non so che fare Quis...”

Ora le lacrime scendevano lente e inarrestabili sul volto pallido del ragazzo. L’unica cosa che riuscì a fare fu quella di abbracciarlo forte, mentre gli sussurrava che tutto sarebbe tornato a posto. Ma come poteva saperlo lei?

 

Quando aveva lasciato Squall, si erano un po’ ripresi entrambi, anche se di certo il loro aspetto non era dei migliori: spettinati, stanchissimi... gli occhi ancora luccicanti e i visi arrossati. Era molto meglio ritornare subito in camera, non era il caso di farsi vedere da qualche studente in quello stato, ci sarebbero stato troppe domande a cui non avrebbe potuto rispondere.

Per lo meno, anche se non aveva ancora capito cos’era successo di preciso ad Irvine, aveva avuto la conferma che il problema c’era, ed era piuttosto grosso. Squall le aveva promesso che avrebbe in qualche modo convinto Irvine ad andare dalla dottoressa Kadowaki... per le medicine.

Non la preoccupava tanto lo stato fisico quanto quello mentale. Ora la voglia di andare a sbirciare in quel maledetto file era diventata quasi insopportabile, ma non l’avrebbe mai fatto. Non poteva assolutamente farlo. Anche lei aveva fatto una promessa a Squall e in nome di tutto il bene che voleva al suo amico, l’avrebbe rispettata a costo di perderci il sonno.

In realtà non le andava affatto di rimanere da sola con tutti quei pensieri per la testa. Aveva bisogno di qualcuno che la distraesse almeno per un po’...chi, se non Selphie? L’avrebbe riempita di domande, di abbracci.

Bussò appena alla porta dell’amica sperando non essere più in uno stato pietoso. Selphie le aveva spalancato la porta con la sua solita energia e subito dopo le era saltata addosso in un soffocante abbraccio.

“Oh Quis!!!!! Ciao tutto okey? Sono felice che mi sei venuta a trovare!!!! Vuoi entrare!??? Vieni su...”

“...ciao Sel. Vedo che tu stai benissimo eh?”

“Come sempre!!!” la ragazza si era allontanata un po’ lanciandole un occhiatina incuriosita. “Ma tu sei triste. Cos’ è successo??”

“Sono solo un po’ stanca. Tutto Qui. Allora? C’è qualche festa in programma??”

“Non mi piace cambiare argomento!!! Perchè sei stanca? Tanto lavoro?? Povera Quis...OOOKKKEY!!! Adesso Selphie-chan ti rimetterà in sesto con il suo massage-attack!!!”

Sospirò profondamente, chiunque conoscesse Selphie sapeva che quando si trovava in quello stato di esuberanza era inutile declinare qualsiasi cosa. Meglio assecondare le sue intenzioni. Si tolse i guanti, sentendosi ancora più vecchia e stanca, poi lasciò cadere anche la maglia, abbandonandola sulla sedia, rimanendo in reggiseno.

“Dove devo mettermi?”

Selphie aveva ammiccato con un largo sorriso, saltellando. “Stenditi sul letto!!!”

“D’accordo.”

Fece ciò che le era stato “ordinato”, chiudendo gli occhi e cercando di rilassarsi il più possibile. Le piccole mani di Selphie stavano già accarezzando e massaggiando i nervi doloranti della sua schiena...e stavano facendo decisamente un ottimo lavoro. Non si accorse nemmeno che la sua amica le aveva slacciato il reggiseno. Aprì un occhi, ma subito lo richiuse...troppo bello. Non sapeva che Selphie fosse tanto brava!!!

“Ehi Quis...ricordi un po’ di tempo fa?? Quando eravamo sole solette di solito...”

“Mmm...già...era...mm...sei bravissima Sel!!...era...carino...”

“Solo carino...” Sel si era chinata su di lei, sfiorandole quasi l’orecchio con le sue labbra sorridenti. “Mi sembrava che tu apprezzassi di più...”ora le stava già baciando la pelle morbida del collo, piccoli delicati baci. C’era stato davvero un periodo in cui loro due...insomma...avevano combinato ogni tipo di cose. E ora Sel sembrava intenzionata a riprendere il discorso.

“Sel...non oggi, sono così stanca...”

“Lo so...per questo, voglio solo consolarti un po’!”

Sel le aveva preso il viso fra le mani, fissando l’immensa tranquillità dei suoi occhi nei suoi, era davvero bellissimo perdersi in quel mare calmo...quando Sel iniziò a baciarle le labbra, sempre in quel suo modo gentile la lasciò fare. Aveva bisogno di calore, di pace...e la sua dolce amica non poteva non averlo letto sul suo viso.

Si era lasciata andare indietro, completamente rapita da quelle carezze, lasciando scivolare giù dalle braccia il reggiseno già slacciato, mentre le labbra soffici di Selphie scendevano a sfiorare lo spazio liscio fra i suoi seni perfetti...dolce, bellissima Selphie...

“Sel...forse...”

“Non voglio vederti triste Quissy! Ti voglio troppo bene!!”

L’aveva baciata di nuovo sulle labbra, più decisa questa volta, aveva lasciato scivolare la sua lingua nella sua bocca, rispondendo ancora timidamente a quel bacio, lasciando scivolare quasi in trance le braccia intorno al collo sottile, premendosi contro di lei...quello che contava era sentirsi almeno un po’ amata, almeno per un po’...

“Ciao ragazzeee!! Zell mia detto che ti vis..Wooooooops!!!!!! Oooh...oh!!!!!

Selphie si era voltata sorpresa, mai quanto lei comunque. Non aveva preso nemmeno la briga di coprirsi, in quel momento, il viso scioccato di Seifer volteggiava come un incubo davanti a lei. “Seifer...”

“Maa...maestra!!! Eppure pensavo di avere una chance.”

“Seifer non dovresti entrare in camera di una signorina senza nemmeno bussare!!!” Selphie gli si era piazzata di fronte tutta imbronciata e con le mani sui fianchi, come una bimbetta. Seifer le aveva sorriso e l’aveva decisamente spostata da davanti.

“Sì sì sì certo. Ma di sicuro avrei perso questo spettacolo grandioso!!!!! Mia cara maestra, ora sei salita di almeno una ventina di punti nell’indice di gradimento...non pensavo che avessi un seno così bello!!! Complimenti!!

“Seifer!! Ma perchè non sparisci!!!!???” Arrossendo si era tirata davanti al petto nudo il lenzuolo, tramando...per rabbia?? Vergogna?? Non era importante. Seifer l’avrebbe perseguitata per tutta la vita...lo vedeva da come la stava guardando, con quel suo sorrisino pieno di superiorità. Ora sarebbe arrivato il ricatto.

“Quistis...”

Lo fissò con gli occhi lampeggianti di collera. Selphie si era seduta accanto a lei e le aveva circondato protettiva (ancora imbronciata) la vita.

“Che vuoi?”

“Posso unirmi a voi per favore???? Siate buone ragazze!! E’ il mio sogno di quando ero bambino!!! Per favooore!” Seifer sorrideva tutto speranzoso, le guance colorate...ora era lui che sembrava un bambino!!! Selphie aveva ridacchiato divertita... voleva ammazzarli entrambi. Oh Dio... che razza di situazione.

“Oh come sono stanca...” sospirò lasciando Seifer tutto agitato e Seplhie che se la rideva. Voleva tornare in camera sua. Da SOLA.

 

 

Irvine non gli aveva rivolto la parola per un ora dopo il suo ritorno dal piccolo “colloquio” con Quistis, se ne rimaneva seduto sul pavimento a gambe incrociate e la schiena contro al muro, gli occhi fisso nel vuoto, inespressivi.

“Irvy?” si era arreso alla fine, rompendo il silenzio pesante, chiudendo il libro che aveva finto di leggere per tutta quell’interminabile ora.

“Che cosa gli hai detto?”

Sospirò, scuotendo la testa. “Niente che tu non volessi.”

“E tu... che ne sai di cosa voglio o non voglio?” ancora quel tono freddo che usava sempre più spesso con lui, senza guardarlo mai negli occhi. Chissà quante volte l’aveva fatto lui quando si erano conosciuti!! Come aveva potuto resistere tanto tempo?

“Le ho soltanto detto che non ti senti molto bene, ultimamente, per colpa di alcune... faccende. E che per stare meglio prendi delle medicine che non mi piacciono...” aveva risposto, senza nessuna emozione nella voce, ma non era riuscito a finire la frase, Irvine era schizzato in piedi, il volto stravolto dalla rabbia, l’aveva afferrato per la maglia che subito aveva mandato qualche allarmante rumore di strappo. Era troppo sconvolto per dire qualsiasi cosa... si limito a sgranare gli occhi inebetito.

“I-irvine...cosa...”

“SEI IMPAZZITO! Che diavolo ti è saltato in mente di dire che prendo quelle pillole!? Vuoi farmi cacciare via???? E’ questo che vuoi maledetto bastardo?” L’aveva scosso forte, più volte, mozzandogli il respiro. Tentò con mani tremanti di raggiungere i pugni chiusi di Irvine che intrappolavano la stoffa della sua maglia...ma era stato improvvisamente lasciato, scaraventato contro al muro con tanta forza che alla fine era caduto a terra, una spalla pulsante di dolore e la testa che gli girava tanto che dovette chiudere gli occhi per non svenire “Sei un fottuto bastardo!!! Bastardo bastardo bastardo...”

“Irvine...”

“Mi hai soltanto preso in giro tutto questo tempo vero??? Cos’è lo sapevi già!? Ma certo...lo sapevate tutti!...” Irvine se ne stava al centro della stanza mandando lampi dagli occhi, i pugni serrati, tremando. Riuscì con uno sforzo enorme a issarsi in piedi, la pelle del collo che bruciava. “Che c’è? Adesso vuoi picchiarmi?? Dai forza vieni avanti! Non ho paura di te!!”

“Ma cosa stai dicendo? Ascoltami, per favore...”

"Non abbiamo niente da dire!”

“Hai preso ancora quelle pillole vero? Hai esagerato forse...”

“Sta zitto!! Non parlarmi mai più! Non voglio nemmeno sentirla la tua voce!! Traditore!!!!”

“No.”

Si era arrestato a nemmeno un passo da lui, fronteggiandolo con tutta la freddezza che gli rimaneva ancora, pochissima, ma abbastanza d dargli la forza per non cadere a terra piangendo. Non l’avrebbe mai aiutato in quel modo. Quell’odio dentro quegli occhi verdi non era reale, e soprattutto non era Irvine che stava parlando. Senza lasciargli il tempo di una minima reazione l’aveva bloccato, abbracciandolo strettamente, ignorando il fiume di insulti che all’istante gli si era riversato addosso. Tutto quell’agitarsi l’aveva soltanto indebolito, per fortuna.

“Irvine...mi dispiace. Mi dispiace tanto.” Aveva sussurrato piano prima di catturare le labbra del suo amico in bacio. Un bacio che voleva far cessare tutte quelle parole che lo stavano lentamente distruggendo.

Irvine si era bloccato, ansimando nella sua bocca, sorpreso...lui chiuse gli occhi aspettando il colpo. Ma c’era stato soltanto un leggero brivido, il corpo che stringeva forte fra le braccia si era rilassato contro il suo e come in un bel sogno le labbra che l’avevano insultato fino a pochi secondi prima avevano risposto al suo bacio dolci e amorevoli, mentre le sue braccia gli circondavano i fianchi stringendolo a sua volta, gentilmente. Aveva interrotto lentamente il bacio, accarezzandogli la guancia.

“Scusa Squall...scusa, scusa...non so cosa mi è preso. Perdonami...ero così preoccupato che tu avessi...svelato il mio segreto! E sei stato via così tanto tempo...oddio che schifo...sto perdendo la testa.  Sto diventando pazzo...”

“Non è successo niente.” Aveva allontanato sorridendo entrambe le mani di Irvine che lo stavano accarezzando furiosamente, il viso che rifletteva la più profonda mortificazione, gli occhi che già iniziavano a riempirsi di lacrime.

“Ti ho offeso....”

“Non l’hai fatto apposta. Adesso smettila di parlare e dammi un bacio...d’accordo? Mi hai solo fatto un po’ paura.”

“Non lo farò più.”

Squall gli aveva sorriso dolcemente, oh sì, sarebbe successo di nuovo, ancora e ancora. Ma non era necessario che lui lo sapesse. “Ma certo, ti spiace se...se esco un attimo? Torno fra due secondi okey?” gli aveva posato un piccolo bacio sulla fronte poi era uscito senza lasciare il tempo al suo amico di fare una qualsiasi domanda.

 

Le quattro del pomeriggio...sollevò il viso dal suo libro (che in realtà stava solo leggiucchiando) ben contento di ricevere qualche ospite.

“Sì?”

Aprì la porta...e quasi la richiuse. Riuscì a trattenersi a malapena, sforzando un sorriso, il fatto era che la sorpresa era troppa. “Ehm...ciao Squall.”

“Ciao Zell...posso entrare un momento?”

“Sicuro, entra pure.”

 

 

Squall era entrato a passo deciso, si era guardato attorno, poi si era seduto sul letto, fissandolo intensamente. Subito la temperatura nella stanza era salita di parecchi gradi, ora...PERCHE’ Squall (che non era MAI andato a trovarlo in tutti suoi diciassette anni di vita) era andato da lui e ora lo fissava seduto sopra il SUO LETTO?? Si grattò la nuca imbarazzato.

“Devi aiutarmi.” Aveva sussurrato spezzando il silenzio, facendolo sobbalzare.

“Ha...con piacere.” Oddio...e adesso che cosa gli chiedeva?? Da quando si era rassegnato a “cederlo” ad Irvine era finalmente riuscito a mettere ordine nei suoi sentimenti. Ma adesso, in quella situazione, certe vecchie sensazioni iniziavano a farsi risentire. Decisamente.

“Lo sto perdendo. E non voglio.”

Già, Irvine. Era stato sciocco a credere che...era meglio lasciar perdere quello che aveva creduto. “Stai scherzando? Non dirmi che Irvine ti vuole lasciare. E’ troppo innamorato.” 

Squall aveva voltato gli occhi, arrossendo. “Non per colpa sua. Per colpa mia. Devo...devo cercare di...non so...”

Sospirò. Okey, adesso si sarebbe ritrovato a dare consigli saggi al ragazzo che amava (Oh bè...) sulla sua relazione con il suo migliore amico. Non male. “Fammi capire, lo vuoi lasciare?”

“No...però...non lo conosco più. Hai visto anche tu che non è più come prima, mi manca...mi manca da morire. Io...cosa posso fare per farlo davvero felice?”

“Ragazzo mio è facile...” circondò con un braccio le spalle curve dell’amico, un po’ aveva paura che gli avrebbe spaccato la faccia, ma non in quelle circostanze si sperava.

“E’ facile ma io non ci arrivo.” Aveva ribattuto piuttosto freddamente piantandogli dritto in faccio uno dei suoi soliti sguardi Super-Ice.

“Basta che torni da lui...gli dai un bel bacio poi...dormite insieme.”

“Abbiamo già dormito assieme, non funziona.”

“Aaah...avete già fatto sesso?”

Squall era arrossito intensamente irrigidendosi di colpo. Aveva scosso la testa come un bimbetto. Di nuovo il suo cuore ebbe qualche cedimento, troppo troppo carino.

“Allora...che cosa stai aspettando? State persino in camera insieme! Più di così...”

“La fai così facile!” Squall stava camminando in cerchio per la stanza come un anima in pena, le mani sui fianchi e il viso preoccupato. “Credi che io possa andare da lui come se nulla fosse..e...e...” l’aveva afferrato per le spalle, avvicinando il viso a poco più di un centimetro dal suo. “Dai facciamo sesso.”

“C-c-con me?”

“Insomma...è Irvine quello...che si fa avanti. Io ci ho provato ma sono una frana.” Sconfitto. Quello era un uomo sconfitto. Ora ci avrebbe pensato lui a risolvere quella situazione. Era qusi ridicolo pensare che Squall non fosse poi così sicuro di se come aveva sempre inesorabilmente dimostrato.

“Quindi a te piacerebbe...arrivare al punto.”

“...sì...credo di sì.”

“Sì o credi di sì?”

“Sì!”

“Bene. Questa sera, mentre lui è giù insieme a noi durante la cena, tu rimani in camera, poi...”

In venti minuti il piano Facciamo-Un-Bel-Regalo-A-Irvine era a punto, naturalmente dopo tutti i vari rossori imbarazzati di Squall e le varie proteste. Alla fine, prima di lasciarlo andare via gli aveva fatto il suo regalo di buona fortuna, un grazioso tubetto.

“Che roba è?”

“Uhm...ee...Irvy capirà non preoccuparti. Giusto, tienilo a portata di mano.”

“Okey. Grazie Zell...”

“Di niente. Che vuoi, ogni tanto servono anche gli amici nella vita. In bocca al lupo per tutto.”

“Mi sento già male...”

“Sciocchezze. Andrà tutto benissimo.”

“Mm...”

Non se lo sarebbe mai perdonato se quei due si fossero lasciati. Non aveva mai visto due persone volersi tutto quel bene. E lui come al solito..sooooolo. La vita era dura.

 

 

Squall si stava comportando in modo strano, esattamente da quando era uscito dopo la sua...dopo. Gli aveva promesso che sarebbe tornato subito e invece era stato via più di mezz’ora e quando era tornato indietro non l’aveva guardato in faccia per tutto il tempo. Gli aveva chiesto dov’era stato ma aveva sviato magistralmente il discorso. Aveva continuato a guardarsi attorno...nervosamente.

A cena non era nemmeno sceso, gli aveva detto che era stanco e preferiva riposare...un po’ stava iniziando a preoccuparsi. Che se la fosse presa per quello che era successo? Sarebbe stato più che naturale, ma lo conosceva fin troppo bene e avrebbe riconosciuto subito uno Squall arrabbiato. Quello non era uno Squall arrabbiato, era uno Squall che stava architettando qualcosa di losco alle sue spalle. E se centrava in qualche modo la dottoressa Kadowaki gli avrebbe fatto conoscere la bellezza di un Irvine arrabbiato. Se si impegnava era molto convincente.

Era entrato cautamente, aspettando di trovarsi faccia a faccia con la cara dottoressa...tutt’altro: la stanza illuminata soltanto dalla fioca fiamma di una decina di candele, i letti erano stati accostati l’uno all’altro e Squall era seduto sul bordo del letto, con addosso soltanto una camicia bianca, le gambe nude incrociate...lo fissava con uno sguardo audace ed invitante...bè, anche se non era propriamente in forma sapeva dove il suo delizioso ragazzo voleva andare a parare.

“Pensavo ce l’avessi un po’ con me e non me lo volessi dire...mi sbagliavo giusto?”

“Sì. Infatti sbagliavi.”Squall gli si era avvicinato lentamente, a passo felpato, per poi abbracciargli la vita. “Ho solo questa camicia addosso.”

Sentì tutto il sangue ribollire, le punta delle dita pizzicare...ogni fibra del suo corpo vibrava d’emozione. Il solletichio leggero dell’alito di Squall sul collo lo stava letteralmente mandando in paradiso...talmente sensuale da far male. Gli aveva preso il viso fra le mani, gentilmente, dandogli un bacio a fior di labbra...Squall si era però spinto in alto, premendosi contro di lui e catturando le sue labbra in bacio più profondo, rabbrividì alla sensazione dell’umida lingua che gli accarezzava tutto l’interno della bocca in un’appassionata esplorazione...imparava in fretta il suo angelo.

Si era lasciato completamente andare a quella dolce provocazione...aveva iniziato a spingerlo verso il letto, poi ci aveva ripensato e con una mossa decisa l’aveva sollevato da terra, trattenendolo per le natiche sode e nude, Squall aveva serrato le lunghe gambe intorno ai suoi fianchi, stringendo le braccia al suo collo con un gemito di soddisfazione quando le sue labbra avevano cominciato a succhiare con fermezza la pelle profumata del collo...dolce come una torta alla panna.

Sotto di lui Squall gemeva piano, sospirava, lasciando tranquillamente che le sue mani vagassero ovunque voleva. “Squall...perchè questa sorpresa?”

“Non ti piace?”

“Sei...sicuro? Non lo stai facendo per...quella cosa di oggi?”

“No...sono sicuro Irvy...”

“Allora...non ti importa davvero niente...”

“Sssh...basta. Ora non c’è bisogno di dir niente. Avanti Playboy da strapazzo...dimostrami di che stoffa sei fatto. Oppure sei bravo solo con le donne?”

Sorrise appena, mentre gli occhi iniziavano a brillare maliziosamente. Non era di certo da Irvine il Playboy tirarsi indietro di fronte ad un offerta tanto invitante. E poi quella che Squall gli aveva lanciato era un sfida vera e propria. “Da strapazzo?...Ora ti dimostro chi è il capo qui baby...se le donne non mi resistono...come credi di riuscirci tu mio caro biscottino?”

“Biscottino a chi? E poi chi l’ha detto che il capo sei...haaa!!” aveva lasciato scivolare una mano delicata fra le gambe schiuse di Squall, accarezzando quella parte sensibile all’interno della coscia, fin sopra la dura eccitazione del suo amante, chiudendola nel palmo...iniziò a strofinare piano, in alto e in basso. Squall rabbrividì fra le sue mani, fissandolo con occhi lucidi e persi nel piacere di quel lento movimento.

Era riuscito a chiudergli la bocca anche senza tappargliela con le mani, ridacchiò appena, chinandosi poi sulle rosee labbra schiuse e umide, lasciando scivolare la lingua fra di loro, prendendo il comando assoluto di tutta la situazione. Sentiva ormai i fianchi di Squall spingersi in alto, seguendo il movimento della sua mano, gli aveva lentamente aperto la camicia, bottone dopo bottone, i suoi baci si erano spostati fino a trovare la piccola dura e bruna punta del capezzolo. Quando lo aveva sfiorato con la lingua Squall aveva aperto la bocca in un muto grido, mentre stringeva forte le braccia con le dita, piantando quasi le unghie dentro la carne. Quel giochetto gli piaceva davvero...aveva succhiato più forte, iniziando anche a mordicchiarlo. Ora i gemiti non erano più così silenziosi...erano musica per le orecchie...Dio quanto lo stava eccitando.

La carne dura nella sua mano era bollente... troppo invitante. Si spostò verso il basso, continuando a baciare tutta la pelle sul suo percorso, si era soffermato solo un momento per lasciar entrare la lingua nella piccola conchiglia dell’ombelico, Squall aveva rabbrividito ancora, spalancando istintivamente le cosce per offrirgli una posizione più comoda. Baciò appena l’inguine, poi finalmente trovò il suo oggetto del desiderio...posò le labbra sulla punta arrotondata, alzando gli occhi per gustare l’espressione del viso di Squall completamente sconvolto dall’estasi di quel momento. Lasciò scivolare con una mossa decisa tutta la lunghezza del suo sesso all’interno dell’umida, bocca, prendendolo tutto fino in fondo...nella sua mente non passarono mai, per un solo istante nessuno di quei brutti ricordi che lo perseguitavano sempre per gran parte della giornata, dentro e fuori dai suoi sogni, ora c’era solo Squall, perso e vibrante dell’amore che lui gli stava dando.

"I-irvy...haa!!”

Squall si era teso, inarcando la schiena e stringendo forte il lenzuolo fra le dita sottili, sciogliendosi nella sua bocca in un delizioso fiume bollente, in un espressione quasi dolorante. Si era morso le labbra per non gridare...sorrise, era bellissimo quando veniva, meraviglioso, un angelo non sarebbe stato tanto bello, ma la prossima vola voleva sentirlo gridare per lui. Soltanto per lui.

“Tutto bene?” si lasciò scivolare al suo fianco, posando una mano sopra al petto che si alzava e abbassava ancora con troppa fretta, per ascoltare il battere caotico del suo cuore. Squall lo fissava stordito, la fronte appena imperlata da un velo sottile di sudore. Si stupì di fronte al sorriso furbetto che vide nascere sulle sue labbra...aveva lasciato passare qualche secondo, per dare tempo al suo respiro di calmarsi poi si era alzato su un gomito...

“Credi che mi accontenti di così poco?”

“Non sei soddisfatto? Non ti è piaciuto?” lo baciò...sghignazzando alla brusca ritirata di lui. “Bè...è il tuo sapore.”

“Il mio...ha.” Squall aveva voltato lo guardo per un attimo, riportandolo poi sopra di lui. “Io non ho più niente addosso...non mi va che tu sia tutto vestito.”

“Allora spogliami.” Aveva allargato le braccia, sollevandosi in ginocchio a cavalcioni sopra di lui. Vediamo fino a che punto arriva...le mani pallide erano già all’opera. Si lasciò sfilare il maglione, sotto il quale non indossava già nulla. Era passato subito al bottoncino dei jeans ma l’operazione di “svestimento” si stava rivelando più difficile del dovuto...Squall era arrossito e aveva balbettato qualche cosa, mentre le braccia cadevano ai fianchi impotenti. “Qualche problema?”

“Fai tu.”

Si impedì di ridere davanti alla sua espressione abbattuta, molto bene ora avrebbe fatto un piccolo spettacolo per il suo biscottino. Si alzò in piedi sul letto, sbottonandosi con esasperante lentezza, abbassò la cerniera rivelando i boxer neri attillati con indossava sotto. L’aveva fatto centinaia di volte quel sensuale spogliarello, e tutte quante avevano apprezzato...ma l’importante ora era il suo Squall. Guizzò languido fuori dai pantaloni con l’aiuto di una mano, mentre con l’altra procedeva a sciogliersi i capelli dalla coda di cavallo, Squall era arrossito distogliendo gli occhi dall’evidente volume dei suoi boxer.

“Non dirmi che ti imbarazza vedermi così...non provare a fare il santerellino...è tutta colpa tua se sono in queste condizioni sai?”

“Stai sempre parlando troppo per i miei gusti...” sebbene ancora leggermente rosso in viso il suo compagno aveva sfoggiato di nuovo un sorrisino malizioso.

“Sei deciso allora baby?” aveva sussurrato direttamente dentro al suo orecchio, petto contro petto, cuore contro cuore. Squall in tutta risposta aveva afferrato l’elastico dei suoi boxer e li aveva abbassati fino a metà coscia, poi se l’era tirato sopra, fra le gambe...già nuovamente e irrimediabilmente eccitato. I loro sessi si erano incrociati...quel contatto gli aveva strappato dalle labbra un piccolo grido di sorpresa...tutto il calore si era concentrato in quel particolare punto. Cristo! Era quasi venuto! Con la scusa di togliere di mezzo i suoi boxer si era sollevato, riposando la mente per qualche attimo da quella paradisiaca inaspettata sensazione. Si era abbassato di nuovo più cautamente.

Squall si muoveva, strofinandosi, il respiro pesante e gli occhi chiusi, le mani strette sui suoi glutei, per un po’ rimasero in quella posizione, i loro sessi che si toccavano, in un intrecciarsi di braccia e gambe...il suo desiderio stava cominciando a fare quasi male, se solo l’avesse toccato...la sua mano era scesa furtiva fra le perfette cosce, fino a raggiungere la piccola segreta fessura. L’aveva sfiorata con un dito, piano, Squall aveva squittito sorpreso irrigidendosi.

“Stai tranquillo...so cosa fare...vuoi davvero fare l’amore?”

“Ti voglio...dentro di me. Ti amo Irvy...ti prego.”

Com’erano belle quelle parole dette da lui...le aveva sentite altre volte. Tante. Ma sapeva che quelle erano solo parole. Questa volta invece non era così. Era la verità. Forse anche per lui era la prima volta che faceva  –l’amore-...non sesso. Non quello che aveva sempre fatto nel letto di quelle ragazze di cui nemmeno ricordava il nome, ubriaco e rimbambito da tutte quelle medicine. Sorrise, anche se in realtà aveva voglia di piangere. Oh Squall...

“Va bene amore mio...rilassati...non voglio farti male.” Aveva ripreso quell’intima carezza, il dito che si soffermava a massaggiare la piccola stretta fessura, non gli importava quanto tempo avrebbe impiegato a rilassarlo a dovere. Gli avrebbe fatto male, era inevitabile, ma voleva fargliene il meno possibile e questo avrebbe richiesto un po’ di tempo...l’amichetto in mezzo alle gambe stava impazzendo, ma non gli avrebbe mai dato retta x niente al mondo. Si impose di ignorarlo. Quando finalmente sentì i muscoli rilassarsi al suo insistente massaggio, lasciò scivolare appena dentro di lui, fermandosi subito sotto quello sguardo nervoso. “Stai tranquillo...”

“A-aspetta...Ho una cosa per te.” Squall si era seduto bruscamente. Sentì un groppo alla gola al solo pensiero che sarebbe finito tutto lì. Sarebbe scoppiato...invece Squall si era steso di nuovo tranquillamente, mentre gli lasciava cadere in mano un...un tubetto? Sgranò appena gli occhi. Lubrificante Of course! Ma allora si era organizzato davvero molto bene.

“Dove l’hai trovato?”

“Me l’ha dato Zell...lui ecco...mi ha...dato qualche consiglio...”

“Che intendi con consiglio?” un vago malessere...gelosia. Ricordava fin troppo bene i suoi primi discorsi con Zell. Squall sembrava non aver fatto nemmeno caso al tono pericoloso della sua voce. Aveva fatto spallucce.

“Non è il momento...però adesso che te ne fai del dentifricio?”

Oh Dio che gli toccava sentire. Okey... molto più semplice la dimostrazione pratica che una spiegazione teorica. Sempre sforzandosi di non scoppiare a ridere davanti agli occhi sempre più stupiti del suo innocente amante aveva lasciato uscire un po’ di gel trasparente sopra al suo dito indice, poi l’aveva spalmato tutto con cura. Quando si era ridisteso accanto a lui Squall aveva iniziato a spostarsi a disagio, ma l’aveva bloccato in un conturbante bacio a cui non poteva assolutamente sottrarsi. Lasciò scivolare ancora dentro il dito a poco a poco...era molto più facile così...d’accordo, non avrebbe picchiato Zell per questa volta. Per un attimo quel caldo ed incredibilmente stretto passaggio si era contratto attorno al suo dito, Squall aveva mandato un debole lamento dentro la sua bocca...ma evidentemente aveva trovato il  posto giusto da stimolare perchè quel lamento si era trasformato in un lungo sospiro eccitato. Continuò a lubrificare per bene quella carne bollente meravigliosamente stretta attorno al suo dito. Ogni pensiero razionale ad ogni piccolo suono emesso da Squall andava via via perdendosi in un confuso mescolio di eccitante nulla.

“Irvy...Irvy...hnn...ora...per favore.”

"Ti farò male Squall.”

“Lo so. Non è...colpa...tua.” perchè devi sempre essere tanto meraviglioso? Si lasciò andare a pancia in su spremendo nella mano un abbondante quantità di lubrificante, lasciò fare tutto alla sua mano, cercando di non cedere al piacere del suo stesso tocco. “Irvy??...”

“Sei pronto?”

Si piazzò fra le sue cosce morbide... le accarezzò, sollevando poi le gambe in alto per posarle sopra alle spalle, rendendo il suo compagno completamente esposto ed indifeso... meraviglioso nella sua insicurezza. Non poteva più aspettare...erano entrambi pronti. Posò la punta del suo pene contro la fessura, premendo appena. Squall aveva chiuso gli occhi, ma non aveva protestato... nemmeno quando aveva continuato lentamente la sua penetrazione.

Solo ad un certo punto Squall si era lasciato scappare un accorato grido di dolore, il viso contratto...subito aveva cercato di tirarsi indietro, per uscire da lui, spaventato...mentre il panico lo faceva gemere a sua volta. Squalla aveva aperto gli occhi di colpo. “No!...no...ora va...meglio.”

“S-s-squall...”

“Ti amo Irvy.”

“...anche io.”

Squall gli aveva sorriso dolcemente. Si impose di riprendere la calma, sospirò, mettendo ancora più attenzione nel suo lento procedere. Quella bollente sensazione della carne di Squall che lo stringeva tanto forte era al di sopra di ogni altra meravigliosa cosa avesse sperimentato fino a quel momento, il solo sentirlo tanto chiuso intorno a lui lo spingeva a muoversi in profonde ma lente spinte...

“Oh Irvy...più veloce...più...”

Ad ogni spinta Squall gemeva forte, sempre più forte...Dio stava gridando il suo nome, ogni cellula vibrava di una sconvolgete estasi...con una spinta più decisa e profonda finalmente esplose il suo piacere, riempiendo del suo fluido il suo angelo, la luce delle candele era quasi accecante...Squall era venuto ancora, subito dopo di lui, con un grido inarticolato che di sicuro i loro vicini non avrebbero potuto non sentire...era crollato stremato sopra di lui, uscendo attentamente e con un vago senso di tristezza da tutto quel meraviglioso tepore. Era così bello fare..l’amore.

 

 

Erano rimasti in silenzio per diverso tempo, anche se i loro occhi non avevano mai smesso di parlarsi, Squall aveva continuato ad accarezzargli i capelli, arricciandoli intorno ad un dito.

“Irvy...e adesso?”

“Adesso cosa?” Si era alzato per guardarlo meglio.

“Non mi lascerai? E’... cambiato qualche cosa?” 

 

E? Questa volta non riuscì a non scoppiare in una sonora risata, si era già trattenuto fin troppo volte. Scosse la testa, asciugandosi una lacrima. “Che cavolo dici?”

“Mm...niente lascia perdere.”

“Bè... se proprio vuoi saperlo qualcosa è cambiato.” Squall era subito impallidito, le labbra che si piegavano leggermente verso basso. “La prossima volta non sarai così maledettamente stretto.”

Si era trovato un cuscino sbattutto sulla faccia che quasi l’aveva fatto cadere dal letto. Sghignazzò ancora nonostante il broncio cattivo del suo amante. “Stronzo.”

“Oh bè...”

“Non sono io che sono stretto, sei tu quello maledettamente grosso!!”

“Se cercavi di offendermi non ce l’hai fatta.”

“Peccato. Vado a farmi una doccia...”

“Oh...” i suoi occhi si erano fissati su una piccola macchia di sangue sul lenzuolo. Sangue sul lenzuolo. Sentì quasi pizzicare le labbra, Squall non se n’era accorto, tranquillamente si era alzato senza prendersi il disturbo di coprire la sua nudità e si era diretto nel bagno. Tirò in un gesto violento il lenzuolo strappandolo dal letto e gettandolo per terra, le  mani che tremavano. Se solo Squall si fosse girato a guardarlo, avrebbe visto un fantasma, gli occhi sgranati, tremante, le ginocchia strette al petto e le braccia intorno al corpo... ma non c’era freddo nella stanza. Appena le gambe lo avrebbero retto ancora... doveva prendere le sue medicine prima di iniziare a urlare.

 

 continua...

 

^O^...^O^...T_T Okey, nulla da gioire dato tutto il tempo che ho impiegato a finire sto capitolo... tra feste... esami (ancora?? Xò almeno l’ho passato! ^^’’’)... posso solo buttarmi a terra, implorando perdono e pietà a tutti!!! Prometto che non sarò più così scostante nel mio lavoro e farò la brava bambina va bene boys & girls??^*^ 

Un Baciotto a tutti...grazie Quissy e Glen!!! ^*^ Mi state aiutando moltissimo in questo lavoro...

Yuna ^O^ Uno x tutti...e si sa. Ciaooo...ehi...torno presto eh. *O*.



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