Ciaoo!!!
Visto che il mio esame è ancora lontano all’orizzonte ne approfitto e
mi metto subitissimo all’opera del sesto capitolo... questa volta temo
sarà mooolto lungo e davvero triste...T__T sigh. Visto che pure io sono
un po’ depressa mi verra bene! Meno male che la mia consigliera Quissy
mi è vicina e mi aiuterà perchè su alcune cose ho la testa vuota.
^__^’’’ Spero di fare bene! Ringrazio ancora a cuore aperto Glen Il
Mago che mi manda i suoi splendidi disegni da infarto. Bravo Gleeen!!!!!
^*^ Un bacione sempre a tutte le persone che mi vogliono bene! E adesso...
all’opera!
Warning: Questo capitolo include alcuni riferimenti a stupro e descrive scene
Lemon...consiglio a chiunque diano fastidio queste cose di NON
LEGGERE!!!!! Io vi ho avvertiti! ^__^ Quindi non mi sgridate puccini!
^_-
IMPORTANTISSIMO:
i disegni che ho incluso in questo capitolo
sono tutti ad opera di Glen...
bravooo!!!
!
Stai con me
di Yuna
parte VI
La
luce e l'ombra
Era da due giorni
che non riusciva ad alzarsi dal letto...era annoiato a morte ma almeno ora
aveva recuperato tutte le notti di sonno perse. Quelle pastiglie
anti influenzali che gli aveva dato la dottoressa Kadowaki erano
micidiali, faticava a tenere gli occhi aperti per più di dieci minuti
dopo averle prese.
Sospirò,
girandosi di lato nel letto, cercando una posizione più comoda. Era
difficile da credere che esistessero magie potentissime che potevano
adirittura resuscitare i morti...ma nessuna magia che guariva una semplice
stupida influenza.
Da
quando era tornato a “casa” così
ammalato i suoi amici l’avevano coccolato e viziato quasi fossero stati
i suoi ultimi giorni di vita. Era stato davvero contento, perfino Seifer
l’era andato a trovare...solo però per prenderlo il giro sul naso
gocciolante e spelacchiato. Tutte quelle visite però gli avevano sempre
impedito di rimanere un po’ solo con Squall.
Il
regolamento non consentiva a un ammalato, anche se di una cosa tanto innocua,
di rimanere nella propria camera, aveva dovuto quindi trasferirsi in
infermeria in uno di quei lettini con la ringhiera di ferro, tutto solo
soletto a starnutire e tossire ininterrottamente.
La
dottoressa era entrata con la sua solita espressione tranquilla e pacata,
con una cartelletta rossa in mano. Aveva preso una seggiola e si era
seduta accanto a lui.
“Allora
Irvine come ti senti?”
“Mha...bene!!
Benissimo. Non posso tornare in camera mia?” l’aveva guardata
intensamente, tutto speranzoso. La donna aveva sorriso scuotendo il capo.
Si era subito afflosciato deluso e triste, non ce la faceva più a stare là
dentro.
“Come
mai tanta fretta?”
"...
il mio letto è più comodo.” Aveva cercato di farle un sorriso, ma
l’unica cosa che era riuscito a mettere insieme era stata una smorfia
stiracchiata molto poco convincente.
“A
sì. Davvero... bè, lo farai appena avremo avuto modo di parlare un
po’.”
“Di
parlare?”
“Sono
stata molto contrariata dal fatto che il preside Cid non mi abbia parlato
di queste cose non appena tu sei stato traferito qui.” Mentre diceva
questo gli aveva posato sulle gambe alcuni fogli stampati. La sua scheda
personale. Lì sopra c’era scritto tutto quello che lo
riguardava...anche quello che era successo al vecchio Garden.
“Non
ho bisogno di leggere. Me le ricordo...”aveva sussurrato faticando a non
far tremare la voce. Si era sforzato di guardare negli occhi la
dottoressa, ma non ci era riuscito. Si circondò il corpo con le braccia
mentre sentiva un brivido di freddo scivolargli lentamente sulla schiena.
Sapeva perfettamente che prima o poi quelle storie sarebbero tornate a
galla.
“Devo
farti alcune domande a riguardo... dopodichè puoi anche ritornare in
camera, sono sicura che i tuoi amici si prenderanno cura di te ancora
meglio di me.”
“Non
voglio parlarne.”
“Mi
dispiace Irvine, ma così è il procedimento da seguire, in questi
casi.”
“Non
mi interessa!” con una mano aveva colpito i fogli sulle sue gambe,
rabbiosamente, spargendoli dappertutto sul pavimento chiaro
dell’infermeria. Era stato subito preso da un forte attacco di
tosse...la dottoressa si era alzata ed era andata via, per ritornare
subito dopo con una siringa in mano. L’aveva fissata terrorizzato
ritraendosi di colpo e schiacciandosi il più possibile contro la
ringhiera del letto.
E’
soltanto un calmante, non ti preoccupare...”
“Non
voglio nessun fottuto calmante!” aveva ringhiato, mentre tutto attorno a
lui si irradiava una leggera aura rossa e viola mentre si preparava a
incenerirla sul...interruppe subito la magia con un singhiozzo di
spavento. La donna era rimasta immobile, impassibile di fronte a quella reazione.
“Mi...mi dispiace...non volevo...”
“D’accordo.
Niente iniezione. Ma devi rispondere alle mie domande Irvine. E’ solo
per il tuo bene. Non è necessario che lo venga a spere nessun altro
all’infuori di me.”
“Sì.”
Aveva
posato la testa sulle mani lasciando che la sua bocca parlasse...cercando
di sentire il meno possibile le sue stesse parole...odiando il tremare del
suo corpo, il battito doloroso del suo cuore e le lacrime. Aveva risposto
a tutte le maledette domande.
Squall
lo fissava cocciutamente, la faccia imbronciata e una mano sul fianco.
Nemmeno si immaginava quanto lo rendeva sexy quella posa. Quando era
tornato dall’allenamento al centro di addestramento e l’aveva trovato
nel suo letto gli aveva regalato uno dei sorrisi più belli che avesse mai
visto...ma poi subito la situazione si era capovolta ed eccolo lì ad
assillarlo con altre domande...ma che brutta giornata!!
“Voglio
saperlo!!”
“Ti
ho detto che non ho pianto!! Lasciami tranquillo mi fa male la testa.”
Aveva tentato di coprirsi il capo con il cuscino ma Squall gliel’aveva
tirato via senza pietà e ora glielo sventolava minacciosamente davanti
alla faccia pronto a sferrare il suo colpo se solo si fosse ostinato a non
confessare.
“Sì!!
Perchè hai pianto.”
“Okey...hai
ragione.”
“Perchè?”
“...quella
vecchiaccia voleva farmi una puntura e io ho provato a commuoverla con le
lacrime ma non ci sono riuscito...”
Squall
gli aveva ghermito le braccia e aveva ispezionato attentamente la pelle
senza naturalmente trovar traccia di segni di iniezioni o altro. L’aveva
studiato con uno sguardo truce e lui in risposta aveva sorriso
maliziosamente.
“Stai
sbagliando posto baby...”
“Fammi
vedere!”
“Scordatelo!!”
aveva sghignazzato spingendolo via con un piede, facendo quasi rovinare a
terra Squall, che con un balzo a dir poco felino gli era saltato addosso
afferrando l’elastico dei pantaloni del pigiama. Lui aveva fatto lo
stesso tentando di tenersi coperto. “Aaaa!!! Squall smettilaaa!!! Non
sono ancora pronto per que-sto!!”
“Fammi
vedere fammi vedere!!!”
"No-no-no!!!”
sempre ridacchiando si era arreso lasciando che Squall volasse via
portando con se i suoi pantaloni ormai irrimediabilmente sformati. Mentre
rideva steso a letto, con una mano sulla pancia indicando il turbante
azzurrino sulla testa spettinata del suo amico, nella stanza irruppero
tutti insieme Zell, Selphie e Quistis.
“Uh...forse
arriviamo in un momento poco opportuno...” Zell aveva sgomitato Quistis
che guardava troppo insistentemente gli slip neri di Irvine. “Ripigliati
ragazza...raccogli gli occhi e giriamo i tacchi...”
“Non
stavamo facendo niente.” Squall aveva buttato da parte il “turbante”
e si era passato una mano fra i capelli lasciando un occhiataccia in
direzione dell’ammalato. “Tu...copriti.”
Irvine
aveva obbedito, assalito ancora ogni tanto da una risatina...era bello
giocare con Squall. Lui se la prendeva davvero a cuore, non sapeva proprio
scherzare! Quistis si era andata a sedere accanto a lui e gli aveva
rimboccato meglio le coperte.
"Sembri
proprio una mamma!!” Selphie aveva abbracciato da dietro la sua amica,
sotto lo sguardo interessato di Zell e quello glaciale di Squall a cui non
era piaciuto per niente quell’amorevole gesto materno della coperta.
“Vedo
che stai meglio...comunque tranquillo, tutte le lezioni che perdi te le
potrà benissimo rispiegare Squall. Non è vero??” Quistis aveva posato
una mano sulla spalla del ragazzo che si era subito spostato per andare a
guardare fuori dalla finestra.
“Sì...lo
farà sicuramente.” L’aveva ringraziata, mentre si soffiava
rumorosamente il naso. I ragazzi erano andati via poco dopo lasciandoli
completamente soli, per la prima volta. Aveva guardato preoccupato il
cimitero di fazzolettini di carta nel cestino che era stato spostato
provvidenzialmente accanto al letto. Io, Squall e i fazzoletti...non molto
romantico come inizio di una storia d’amore.
“Bene...ora
mi fai guardare oppure no?”
“Certo
che no. Mi vergogno cosa credi?”
“Ti
vergogni...ma come. Non stiamo insieme adesso?” Squall si era seduto
accanto a lui poi gli aveva posato i gomiti ai lati della testa e gli
aveva baciato teneramente la fronte e poi il naso. "Come sei
caldo...” aveva sussurrato mentre con le labbra cercava le sue,
schiacciandole in un morbido bacio.
“Vuoi
che ti attacchi tutto quanto?” lo aveva circondato con le sue braccia,
intorno alla sottile vita. Un po’ lo aveva stupito il fatto che era
stato Squall a cercare per primo quel contatto. Evidentemente gli era
mancato in quei due giorni.
“Non
mi interessa...non mi hai ancora risposto.”
“A
che domanda?”
“Stiamo
insieme adesso?”
Aveva
sorriso appena, poi gli aveva spostato con un dito i capelli dietro ad un
orecchio, accarezzando una guancia e poi la pelle ancora più liscia e
rosa delle labbra.
“C’è
bisogno di chiederlo baka?”
In
risposta aveva ricevuto un altro tenero bacio, ma appena aveva cercato di
“approfondire” un po’ la cosa, Squall si era subito tirato su,
sorridendo furbescamente.
“Tu
corri un po’ troppo. Devo andare a prendere un libro in biblioteca, hai
bisogno di qualche cosa?”
“Te
ne vai, lasciandomi così insoddisfatto?” si era affrettato a
protestare, sollevandosi sui gomiti.
“Insoddisfatto
o no io devo andare. Quindi o mi dici se hai bisogno di qualche cosa o te
la dovrai procurare da solo.”
“Non
voglio niente.” Aveva replicato acidamente, lasciandosi ricadere
con la testa sul cuscino. Squall non si era lasciato corrompere e
due secondi più tardi aveva sentito la porta richiudersi, portandosi via
tutto il suo buon umore. Sedotto e abbandonato. Quel ragazzo non era così
innocente come voleva fargli credere.
Quando
Squall era tornato indietro (aveva detto la verità, dato che in mano
aveva un libro...meglio per lui) si era tirato fin sopra la testa le
coperte.
“Vuoi
farmi credere che ti sei offeso?” aveva sentito le mani di Squall
passare sopra la coperta, cercarne il bordo stretto fra le sue dita. Aveva
incrementato la stretta con un grugnito soffocato di disappunto, ma Squall
non l’aveva considerato. “Non fare il bambino Irvine.” Aveva poi
esclamato spazientito cambiando tattica. Ora stava cercando di
intrufolarsi sotto le coperte da un lato...
“Senti
chi parla, Mister Capricci.” Dovette trattenere un sorriso di fronte al
viso accaldato del suo compagno che alla fine era riuscito nel suo intento
e ora stava lottando per togliersi gli stivali con una mano sola.
“Guarda
che mi tocca fare...per te.”
“Io
non ti ho chiesto di far niente. Perchè non ti leggi il tuo libro? Io
sono convalescente devo star tranquillo e tu non fai altro che
disturbarmi...”
“Sbaglio...o
prima ti sentivi insoddisfatto?” questa volta c’era un qualcosa nella
sua voce che non gli permise di continuare la sua commedia, lasciò che le
sue braccia lo stringessero, si lasciò baciare dalle sue labbra,
annusando a fondo il suo profumo delicato. Le mani sottili di Squall gli
accarezzavano gentilmente il petto, il ventre...la punta delle dita che
indugiava sul sottile disegno dei muscoli contratti per la sensazione di
quell’inebriante contatto.
"Sei
audace oggi...che ti prende?” aveva sussurrato prima di mordicchiare la
pelle pallida del suo collo.
“Se
ti dava tanto fastidio potevi dirlo prima.” Squall si era liberato in un
attimo dalle sue braccia cercando di districarsi dall’impedimento delle
coperte...Dio! ma perchè doveva sempre essere tanto permaloso? L’aveva
trattenuto per le braccia, tirandolo di nuovo su di se, guadagnandosi la
sua brava occhiataccia quotidiana.
“Non
mi dà fastidio. L’ho forse detto?”
Svogliatamente
Squall aveva bloccato la sua “fuga” e si rilassato contro di lui,
posandogli una guancia contro una spalla. Adorava tuffare le mani in quei
capelli color della cioccolata, gli facevano venire fame. E non
esattamente di cibo.
“Ti
voglio mangiare.” riusciva solo a sentire il suo corpo caldo, il tessuto
dei suoi pantaloni contro le gambe nude, le cinture strette intorno ad una
gamba gli graffiavano appena la pelle, aumentando la sua eccitazione.
Stava perdendo il controllo...Oh-o-oh.
Solo
uno sguardo profondo da quegli occhi di un blu infinito, un impercettibile
sorriso. “Mangiami.” La mano di Squall scivolava lenta ma decisa, in
una sensuale carezza sulla sua coscia. Aveva trattenuto il respiro,
chiudendo gli occhi e assaporando a pieno quel momento. Iniziò ad
armeggiare con difficoltà sul bottone dei pantaloni del suo compagno,
infilando una mano sotto al maglione per accarezzargli la schiena...poteva
sentire il suo cuore battere veloce...come il suo.
Una
mano aveva raggiunto la sua per aiutarlo, le coperte che cadevano
irrimediabilmente a terra in un cumulo scomposto, seguite dai pantaloni,
dal maglione mentre i due ragazzi si stringevano baciandosi, incrociando
gambe, braccia...
Cambiò
posizione, salendo sopra Squall, continuando a baciare il collo indifeso,
intrappolando in una dolce morsa le mani sopra la sua testa. Quei boxer
erano decisamente di troppo...tirò verso il basso.
“NO.”
Si
era ritratto confuso dall’improvviso gelo di quegli occhi azzurri.
Squall si era seduto di fronte a lui, le braccia strette intorno alle
ginocchia. Ops...forse aveva esagerato come al solito, l’aveva fatto
arrabbiare ancora. Ma non ne faceva proprio una giusta allora!! Aveva
sospirato, buttandosi i capelli scarmigliati alle spalle.
“Perdonami.”
Aveva sorriso, raccogliendo da terra una coperta. Gliel’aveva avvolta
attorno in modo protettivo poi l’aveva abbracciato da dietro, posandogli
il mento su una spalla, aspettando che fosse Squall a parlare.
“E’...tutto
troppo nuovo. Tutto troppo in fretta. Rallenta.” Sembrava dispiaciuto
per quell’interruzione, ma c’era ancora quella traccia di freddezza
nei suoi occhi che vagavano dappertutto tranne che verso di lui.
“Lo
so. Mi sono solo lasciato prendere la mano...”ridacchiò dandogli una
stretta affettuosa, non era necessario drammatizzare tanto la situazione.
Non era successo nulla. “Non devi darmi delle spiegazioni.” Aveva
avvolto anche intorno a se stesso la coperta abbracciandolo, tirando le
gambe di Squall sopra le sue. Era come averlo in braccio, più o meno.
Squall si era abbandonato contro di lui, strofinando appena una guancia
contro al suo petto. “Mi basta averti qui vicino a me.”
Quella
oscurità...umida e opprimente come una coperta, che gli intorpidiva i
sensi fino a renderli opachi e confusi. Forse perchè lui stesso non
voleva sentire, non voleva vedere. Mani, così grandi e ruvide che con
quelle carezze sporche gli infettavano la pelle, facendola bruciare come
il fuoco brucia le foglie morte, indifese. Il cuscino bianco e bagnato, il
suo viso affondato in esso per soffocare il disperato pianto, inutile,
ultima, disperata preghiere ad orecchie che non l’avrebbero ascoltata.
Ancora e ancora mani sopra di lui...che lo bloccavano...la mente si
riempiva solo di quella sprezzante profonda risata mentre tutto diventava
solo puro rosso e semplice dolore...
“....iati!
Svegliati per l’amor di Dio! Irvy...”
No...non
voleva su di se quelle mani una sola volta di più. Scalciò forte mentre
braccia aliene lo imprigionavano costringendolo all’immobilità, la
testa che scattava da una parte all’altra sul cuscino coperto da nuvola
fulva di capelli...le labbra schiuse in mugolii straziati che sembravano
nascere dalla spina dorsale frantumandola.
“Irvine!!
Per favore...”
Il
fiore screziato del panico molto lentamente aveva iniziato ad appassire
nel suo petto...solo in quel momento due lacrime solitarie scivolarono giù,
grandi, pesanti mentre gli occhi si sgranavano di fronte ad un viso
spaventato e pallido...tanto pallido da far paura. Improvvisamente la
vista del cuscino gli fu insopportabile e serrò forte gli occhi,
coprendoli con le mani mentre premeva il viso forte contro la maglia
azzurra di Squall. Sogni...brandelli di ricordi. Non sogni. Ricordi. Realtà.
Convulsamente
si era stretto a Squall, premendosi a lui come se avesse voluto fondersi
in un essere solo, cercando quel contatto morbido. Lasciò che solo le
carezze delicate sulla sua schiena lo consolassero in quel tacito
abbraccio.
“Era
solo un incubo amore...solo un incubo. Perchè fai così?” invece di
rispondere aveva alzato il viso in cerca di un bacio che per un po’ gli
avrebbe permesso di non parlare. Quelle immagini si stavano
cancellando...come una marea che cancella macabri disegni dalla sabbia. Ma
non in modo indolore, quello era un lento perdere sangue da una ferita
inesistente...
“Andrà
tutto bene. Tutto bene...” mormorò con labbra tremanti mentre senza
nemmeno sapere come data l’instabilità allarmante delle gambe
raggiungeva l’armadio. Si buttò in ginocchio (la mattina seguente
avrebbe notato due vivaci lividi verdognoli su entrambe le ginocchia)
aprendo il suo cassetto della biancheria, sotto lo sguardo stupito di
Squall, ancora seduto sul suo letto. La sua “Scatola magica” era là...infida
e brillante, sembrava chiamarlo come una sirena che attira gli uomini per
poi lasciarli affogare impietosa e impenetrabile, senza nessuna gioia e nessun
dolore...gioia e dolore...due pillole azzurre per il paradiso, una pillola
bianca per la pace, la pillola rossa per le lacrime. Così gli era stato
detto, così lasciò che le sue dita deboli scegliessero.
“Irvine
cosa fai? Cosa hai messo in bocca??” la voce di Squall suonò allarmata
e troppo alta. Ma ormai aveva già mandato giù tutto quanto. Era solo una
questione di tempo e sarebbe andato tutto perfettamente bene.
“Niente...”
“Che
cosa c’è lì dentro?” aveva cercato di strappargli dalle mani la sua
scatola ma era stato più veloce. L’aveva lasciata cadere di nuovo nel
suo piccolo rifugio nel cassetto e aveva chiuso in fretta con entrambe le
mani, rimanendo curvo e quasi ansimante, mentre iniziava a navigare verso
la sua Terra Promessa.
Finalmente
era riuscito a sorridere, con la schiena appoggiata stancamente contro
l’armadio. “Stai tranquillo amore mio. Solo una cosa per dormire.”
“Sei
sudato...stai male. E’ meglio se ti porto in infermeria...” occhi
spauriti da cervo, lucidi limpidi cristalli.
“No...ora
è tutto passato. E’ stato solo un incubo.” Gli aveva preso una mano e
se l’era portata alla bocca posandovi un bacio stanco.
Abbracciami...pensò mentre una debole voce iniziava a parlare maligna
dentro di lui...abbracciami e basta. Squall si era spinto verso di lui e
l’aveva abbracciato forte, facendolo sorridere. “Puoi leggermi
l’anima...allora sei un angelo.”
“Cosa?”
“Ho
sonno angelo.”
“Non
puoi dormire qui...appoggiati a me, ti metto a letto, va bene?”
Si
era lasciato condurre a letto, si sentiva vuoto come una bambola,
assonnato...ma quello stato era una necessità, l’ultima debole
protezione. Ma non poteva chiudere gli occhi sotto quelle lenzuola.
Strinse la mano che teneva ancora fra le sue, impedendone il distacco.
“Non
mi lasciare solo...”
Squall
aveva riso piano. “Sono nel letto di fianco a te, non ti lascio solo.”
“No!!
Stai qui...stai con me angelo.”
“Se
la smetti di chiamarmi angelo.”
“Sì”
"Va
bene.”Con una fluida mossa Squall si era coricato al suo fianco, posando
il capo nell’incavo del suo
collo. Irvine si raggomitolò contro di lui, che lo accolse tranquillo,
caldo e rassicurante.
Si
lasciò andare mentre altre lacrime iniziavano a cadere come stelle
cadenti...fantasmi nel buio.
Guardò
preoccupato l’orologio appeso dietro la cattedra di Quistis. Quando si
era alzato per andare in
classe Irvine nemmeno si era svegliato, a dir la verità non si era mosso
neanche quando l’aveva baciato.
Ancora
mezz’ora. Torse le mani irrequieto, troppo tempo, sembrava non passare
mai. Per tutta la notte l’aveva sentito gemere, piangere, agitarsi. Di
nuovo i suoi occhi si incollarono alla lenta lancetta dei minuti, come per
volerla spostare con la forza del pensiero, peccato però che non
possedeva tale potere. Sospirò profondamente
lanciando un occhiatina insofferente a Quistis che continuava a
spiegare imperterrita le grandi proprietà della combinazione fra gli
elementi, posò il viso sulle mani cominciando a vagare lontano con il
pensiero.
La
prima volta che l’aveva visto gli era solo sembrato un ragazzino
fastidioso che prima o poi lo avrebbe messo nei guai...in effetti ora era
nei guai. Era perso. Ora non poteva nemmeno immaginarsi una vita lontana
da lui, un solo giorno senza specchiarsi nei suoi occhi e ne sarebbe
morto. L’aveva salvato da quell’abisso di desolazione, gli aveva
regalato un cuore nuovo che poteva amare. Ma c’era qualcosa che non
funzionava adesso in lui, dentro di lui. Soltanto, non sapeva che cosa.
Cosa significavano quegli incubi terrificanti? E quelle pillole che teneva
già nascoste nell’armadio, l’avevano davvero preoccupato.
“C’è
qualcosa che non va Squall?” Quistis si era fermata accanto a lui
tendendogli una fotocopia.
“No...”
“Bè...
allora potresti farmi il piacere di andare a controllare il tuo compagno
di stanza, Leonheart? Mancano solo dieci minuti dalla fine della lezione.
Grazie per la cortesia.” Aveva replicato perentoria alzando la voce in
modo da farsi sentire dalla classe, poi, di nascosto gli aveva rivolto un
mezzo sorriso. Lui aveva annuito piano, lasciando la classe seguito da
alcuni sguardi invidiosi.
Irvine
era ancora a letto, coperto fin sopra la testa e poteva sentir provenire
da sotto le pesanti coperte suoni soffocati. Piangeva, ancora. Mollò in
fretta tutto quello che aveva in mano precipitandosi in ginocchio accanto
letto chiamandolo dolcemente per nome.
“Cos’hai
fatto? Stai male?”
“No.”
“Perchè
piangi allora?”
“Non
sto piangendo.”
“Allora
esci fuori, non vuoi nemmeno un bacio?” si posò delicatamente contro la
forma del suo compagno. Irvine aveva “mescolato” per un po’ da
sotto, poi finalmente era spuntato, appena, mostrando solo gli occhi gonfi
e rossi, ancora lucidi. Gli aveva sorriso posandogli un bacio sulla
fronte. “Hai tutti i capelli spettinati...se ti siedi te li
pettino io. Quando sei a letto dovresti tenerli legati.” Raccolse la
spazzola da sopra al comodino mentre Irvine si alzava a sedere riluttante,
sembrava imbarazzato. Si sedette alle sue spalle e iniziò a spazzolarlo
con cura, facendo attenzione a non tirare i capelli dopodichè li sistemò
alla meglio in una treccia sbilenca. “Ecco fatto, così non si
annoderanno...”
Irvine
si era girato, abbracciandolo forte, stringendogli la vita con le braccia.
Si lasciò fare tranquillo, anche quando lo spinse indietro, facendogli
posare la testa sul cuscino, mentre gli baciava tutto il viso, il collo,
la bocca. Schiuse invitante le labbra, lasciando che la lingua sfiorasse
timidamente quelle soffici e umide di Irvine. Subito la bocca del suo
compagno lo catturò, accogliendolo dentro la sua calda cavità. Era il
primo vero bacio... da sobrio naturalmente, ed era estremamente eccitante
la cieca euforia che gli stava infondendo in tutto il corpo, molto più
eccitante di quella volta alla festa, strano visto che nemmeno aveva le
mutande.
Ultimamente
le sue idee cambiavano molto in fretta, solo il giorno prima a quel punto
l’aveva già respinto da molto tempo...ora però desiderava che
continuasse. Qualcosa in più...
“Squall...”
“Vai
avanti...”sospirò al delicato solletichio delle labbra di Irvine che
formulavano il suo nome.
“No...non
posso.”
“Co-cosa?
Che vuol dire... che non puoi?” aprì gli occhi cercando di decifrare
l’espressione del viso del suo ormai quasi amante. Sembrava eccitato
almeno quanto lui.
“Mi
dispiace... è che prima dovresti... almeno spere alcune cose su di me
che... adesso non posso... non riesco a dirti.” Irvine aveva nascosto il
viso fra le ginocchia, come un bambino. Non riuscì a fare a meno di
accarezzargli la nuca. Era carino con la treccia che cadeva su una spalla,
gliel’avrebbe fatta più spesso.
“Quando
ti andrà di dirmele me le dirai. Ma che c’entrano con... con...”
“Con
il sesso?”
“Sì.”
“C’entrano.”
Senza
aggiungere altro Irvine si alzò ed entrò in bagno senza nemmeno
accendere la luce. Si stava davvero preoccupando.
Quanto
tempo era passato? Era troppo buio intorno a lui. Quella non era la stanza
dove dormiva con Squall. Non era una stanza del Garden. Di nessuno dei due
Garden. Quell’ombra scura lo sovrastava, come un malvagio orco pronto a
divorarlo, circondato da quell’odoro pungente di alchool... odiava
quell’odore perchè tutte le volte che lo sentiva si svegliava
sanguinando il doppio delle altre volte, le labbra martoriate, coperto di
lividi e non sarebbe riuscito a camminare per tutto il giorno. Il peso che
lo colpì d’improvviso lo fece strillare mentre il braccio scricchiolava
dolorosamente.
Sentì
di nuovo quell’odore insopportabile serrargli la gola mentre una lingua
troppo grande per la sua piccola bocca lo invadeva, soffocandolo, dita
passarono fra i suoi capelli sottili, stringendo le ciocche troppo forte,
di nuovo quelle mani rivide che toccavano ogni centimetro della sua pelle
tenera, anche i posti più segreti... dentro e fuori dal suo corpo.
Occhi
morti, luccicanti che lo guardavano, nessuna emozione. Troppo pesante.
Troppo dolore. Cercò di dire qualcosa, di smetterla, ma sapeva che ad
ogni parola corrispondeva uno schiaffo, o un pugno, un morso... sta zitto,
si ordinò. Magari ti picchierà e basta, andrà via o si addormenterà
perchè è troppo ubriaco e allora andrai via tu. Rideva. Ogni volta
rideva, come se quello che gli stava facendo era tutto nient’altro che
un innocente scherzo, ma lui sapeva che non era così.
Il
letto scricchiolava, mentre veniva girato sulla pancia, brutalmente, ogni
emozione lo abbandonava all'’istante mentre gli veniva strappato di
dosso il logoro pigiama, una manica si era strappata e sarebbe rimasta così
per tanto tempo, la mano che gli stringeva il collo accentuò la stretta
mentre grosse gambe gli schiacciavano le sue, ma tanto non avrebbe fatto
niente per liberarsi, non reagì nemmeno mentre il suo piccolo corpo
veniva spalancato, la carne si strappava dentro di lui, fitte intense di
dolore che gli riempivano la testa in lunghi tentacoli rossi... rossi come
il sangue che lentamente gocciolava dalla sue cosce e dalle labbra dove
erano affondati i suoi denti... sangue che ormai era intriso nel
materasso, nelle lenzuola... sua madre l’avrebbe sgridato per quello...
perchè l’orco sopra di lui non smetteva mai? Mai...mai...mai...
Un
altro sogno. Un altro incubo. Non c’era più la stessa oscurità,
nessuna spaventosa ombra. Gli faceva male il petto. Gli bruciavano gli
occhi. Non si era mai addormentato. Mai. Tutto quello...soltanto un
ricordo, i suoi occhi non si erano mai chiusi. Non si era svegliato.
Facendo
forza con le braccia si sollevò, seduto. Deglutì con un sforzo tremendo
sentendo ancora nella bocca un vago gusto di alchool. Non aveva bevuto
nulla. Sorrise. Che strano non sentiva niente, non era nemmeno spaventato,
le mani non tremavano nemmeno, stava benissimo.
Fino
a quando Squall non accese la luce, la faccia assonnata e gli occhi
strizzati, per un attimo l’aveva fissato, poi aveva spalancato un po’
di più gli occhi e si era seduto in fretta per poi allungarsi su di lei e
prendergli il viso fra le mani.
“Irvine...ti
sanguina la bocca.”
Ah
già. Ecco cos’era quel sapore metallico che sentiva adesso. Era una
vera scocciatura, gli capitava spesso di mordersi la bocca fino a sanguinare.
Si sfiorò con la punta delle dita il punto del labbro dove avvertiva uno
strano pulsante gonfiore. Guardò il rosso rubino che gli colorava i
polpastrelli.
E
subito dopo il gelo aveva avvolto in un bozzolo tutto il suo corpo.
L’ombra. La mani. Oh Dio... perchè doveva essere tutto così vivido e
reale? Le mani ora tremavano così forte che dovette per forza premerle
sul petto. Squall era troppo vicino. Gli dava fastidio. Il cuore pulsava
incessantemente, sempre più veloce, voleva gridare, scappare via,
svenire, qualcosa...
“Ehi...
ti senti male vero?? Che devo fare? Le... le pastiglie vero? Sono nel
cassetto... le vuoi?”
Invece
di rispondere si alzò, dirigendosi lui stesso a quello che non era più
il nascondiglio della sua Scatola, ma tanto non c’era più niente da
nascondere. Era lui a respirare in quel modo? Sembrava un animale in
trappola. Una goccia di sudore gelato gli scivolò lentamente sulla
fronte. Alcune pillole caddero sul pavimento... di che colore? Non
importa, si disse mentre le raccoglieva e le metteva tutte in bocca, ne
pescò altre senza curarsi nè della quantità, ne del colore, le inghiottì
in fretta, iniziando il conto alla rovescia.
Le
mani fresche di Squall gli sfiorarono una spalla, cercando di girarlo, si
scostò con un gemito.
“Non
mi toccare.”
“Ma...
perchè... cosa...”
“Stammi
lontano e basta!” rabbiosamente sbattè il cassetto dell’armadio
fissandolo nello stesso modo che Squall per tanto tempo aveva fatto con
lui. “Non starmi appiccicato maledizione! Non riesco nemmeno a
respirare!” sibilò quasi l’ultima parola, ignorando lo sbigottito
compagno indietreggiare di colpo, pallido come un lenzuolo e mortificato.
"Scusa...volevo
solo aiutarti.” Aveva sussurrato...erano lacrime quello che gli
brillavano negli occhi? Stava facendo piangere il suo Squall... Squall. Il
ragazzo di cui era innamorato. Il suo ragazzo.
“Mi
dispiace Squall... oh... mi dispiace! Perdonami.” Le lacrime
cominciarono a scivolare sulle sue guance, senza che nemmeno se ne
accorgesse mentre apriva le braccia per accogliere Squall che vi si rifugiò
subito senza esitare, aggrappandosi al suo collo. “Scusami baby...non ce
l’avevo con te...”
“Sì,
lo so.” Squall lo stava cullando, accarezzandolo come se fosse stato un
bambino. Chissà se erano le pillole o Squall a fargli sentire quella pace
profonda. Forse entrambe le cose.
“...
non sei arrabbiato?”
“No.
Vieni a letto, dormiamo insieme.”
Per
un attimo si sentì a disagio di fronte a quella prospettiva. Aspettò di
sentire il panico, ma non venne nulla e poi Squall sorrideva troppo
dolcemente. Si accorse di desiderare quelle braccia calde. Ancora una
volta chiuse gli occhi avvolto dal suo profumo. Doveva parlare con lui.
“Squall...”
“Mmm?”
“Domani...ti
dirò tutto.”
“Sì...domani.”
Domani.
Quello
era l’ultimo giorno che poteva rimanere assente dalle lezioni... ma
probabilmente avrebbe dovuto chiederne almeno un altro paio dopo la prova
di coraggio che lo aspettava: doveva dire tutto a Squall, non poteva
continuare a tenersi tutto dentro. Non poteva non dirglielo. Prima o poi
comunque sarebbero venute tutte a galla quelle cose.
Si
strinse forte le braccia intorno al corpo per calmare il tremito che lo scuoteva,
doloroso, assiduo... perfino i denti continuavano a sbattere quasi si
trovasse completamente nudo in mezzo alla neve. Stava per piangere di
nuovo... no basta. Ormai aveva pianto per tanto di quel tempo quella
mattina, appena Squall era uscito per andare a lezione, che ormai gli
bruciavano gli occhi. Aveva paura... come poteva ancora volerlo dopo
quello che gli era successo? Dopo tutto quello che aveva fatto...
l’avrebbe disprezzato.
Dei
passi nel corridoio. Forse era Squall. Il dolore al petto aumentò di
colpo, le mani si gelarono, il respiro gli si bloccò in gola. Calmati!
Quasi disgustato da quelle misere condizione scosse forte la testa,
avviandosi verso la porta per aprirla... forse quella era l’ultima volta
che avrebbe potuto accoglierlo in quel modo, voleva vedere nei suoi occhi
quel calore che riservava soltanto a lui. Maledetti occhi... il bruciore
li faceva lacrimare di nuovo.
I
passi si fermarono davanti alla porta e la maniglia si abbassò...si era
dimenticato di aprirgli la porta perso com’era nei suoi sciocchi
pensieri. Indietreggiò appena osservando l’adorato viso. Squall
l’aveva guardato per un attimo. sorpreso di trovarselo davanti, poi gli
aveva sorriso, abbracciandogli la vita mentre gli offriva le sue labbra
per un bacio.
“Eccomi
qui... ho un regalo.” Squall gli aveva lanciato uno sguardo malizioso
mettendogli fra le mani un plico di fogli piuttosto spesso. “Gli appunti
della settimana tutti per te!”
“Grazie.”si
era sforzato di sorridere allegramente. Squall aveva alzato un
sopracciglio perplesso ma si era astenuto dal commentare. Con calma si era
andato a sedere sul letto a gambe incrociate poi aveva iniziato a
fissarlo. “B-bè? C’è qualche cosa che non va?”
“Dovevi
parlarmi... Ti ascolto.”
Era
davvero ora. Sospirò profondamente lasciandosi cadere seduto sul
divano... Dio, avrebbe dato qualunque cosa per un drink di Zell... o per
una sigaretta. Ma di certo Squall non sarebbe stato contento. Si mordicchiò
nervosamente un unghia lanciando al suo compagno un occhiatina carica di
tensione... Squall aveva ammiccato e aveva cambiato posto andando a
sedersi accanto a lui sul divano.
“Forza...
per tutta la mattina non ho fatto altro che pensare a quello che mi dovevi
dire di tanto importante...non ho capito niente della lezione... ora parla
è il minimo che puoi fare.”
“E’...
difficile Squall.”la gola gli si era seccata terribilmente e iniziava a
sentire una leggera nausea alla bocca dello stomaco. Rabbrividì
intensamente...Squall gli aveva preso una mano, incrociando le dita con le
sue.
“Si
tratta...di me? Hai qualche problema con me?”
“...
cosa.?” gli occhi di Squall erano bassi, si erano alzati su di lui per
un momento, per sfuggirgli subito. Un problema con lui? Per quello era
tanto preoccupato? Sorrise, accarezzò amorevolmente una guancia del
ragazzo di fronte a lui con la punta delle dita, scuotendo appena la
testa. “No. Come potrei mai avere un problema con te...sei la cosa più
bella che ho! Non è colpa tua. E’... una lunga storia Squall.”
“Sicuro?”solo
un lieve sussurro pieno di sollievo mentre finalmente lo sguardo si
fermava anche sul suo viso.
“E’...
una lunga, vecchia storia. Ma... ho paura che se te la racconto poi... mi
potresti lasciare.” Le ultime parole gli uscirono dalle labbra dolorose
come ami che gli laceravano la pelle. Strinse forte la sua mano.
“Oh...io
non credo proprio.”
“Invece...
ne avresti tutti i motivi. Io non sono la persona che pensi Squall!! Io
sono... sporco. Sono orribile...”
“Smettila.
Cosa c’è? Senti... un tradimento non può essere perchè io e te...s
tiamo insieme da poco. E Zell mi ha raccontato tutto quello che è
successo alla festa che io mi sono perso dato che... non ero proprio
esattamente sobrio. Non capisco cosa puoi aver fatto di tanto grave da
spingermi a lasciarti... e per farti dire queste cose.”
“Ti
ho detto che non hanno nulla a che fare con te!” aveva ribadito
seccamente lasciando la mano e rannicchiandosi più strettamente su se
stesso... mentre i suoi occhi si fissavano nel vuoto...in un vuoto dove
galleggiavano tutti i suoi ricordi. “Non ti ho mai parlato del motivo
che mi ha spinto a cambiare Garden.” Sospirò profondamente.
Forza...ormai aveva iniziato. “Io... sono scappato via da quel posto. E
di certo nessuno ha sentito la mia mancanza.”
“Scappato...”
“Esatto.
Io non sono sempre stato in un Garden come te, Zell, Quis, Sel... e Seifer.
Io avevo una famiglia prima, una famiglia adottiva. Avevo dodici anni
quando me ne sono andato di casa e sono entrato nel Garden di Galbadia. Ma
non c’entra questo... io non mi comportavo molto bene al Garden perchè...
per alcuni problemi che non mi facevano stare bene.”
“Problemi...
legati a tutte quelle centinaia di pillole che tieni nel cassetto?”
“Sì.
Io... ero...molto, molto triste. Non dormivo mai e... ogni tanto...
insomma... diventavo un po’ troppo nervoso. E così il dottore mi ha
dato quelle cose.”
“Irvine...
quali cose? Che diavolo sono quelle pillole??” Squall lo fissava
impassibile, completamente inespressivo...anche se poteva già scorgere
nei suoi occhi i primi fulmini della tempesta.
“N-non
importa adesso. Comunque... ho iniziato a prendere quelle pastiglie ma...
non funzionavano. Continuava a stare così male... Avevo solo quattordici
anni, nessuno mi aveva avvertito che alterare un po’ le dosi poteva
farmi male e così...”
“Un
po’... quanto sarebbe?”
“Q-quasi
tre volte di più di quanto... dovevo. Però stavo così bene dopo!... per
un po’ ho quasi creduto di essere riuscito finalmente a superare... quei
problemi... ma poi non sono più bastate. Mi sono fatto certi amici... e...
ho... cominciato a bere. A bere moltissimo.”
Squall
era pallido, ormai la sua impassibilità se n’era andata sostituita da
un espressione sgomenta, gli occhi blu spalancati lo fissavano tormentati
da una tristezza infinita... poi gli aveva sorriso. Aveva cercato di
tirarselo vicino ma lui aveva scosso forte la testa spingendolo via.
“Ho
iniziato ad andare a letto con tutte le ragazze che me lo chiedevano. Però
spesso ero così ubriaco che mi ricordo a malapena una decina di nomi... e
comunque non me ne importava niente...per me era solo un modo di passare
il tempo, di non stare solo... all’inizio era anche divertente...vederle
tutte così dolci verso di me, così affettuose... questo però mi ha
fatto perdere tutti gli amici che avevo. I ragazzi mi trattavano male... e
in effetti... cosa c’è da dire con un ubriacone drogato che fa la
puttana?” due grosse lacrime erano rotolate giù dalle guancie
pallide... non si preoccupò di asciugarle, non osava nemmeno muoversi per
paura di guardare accidentalmente in faccia al suo compagno. “Mi
odiavano... mi volevano cacciare via. Ero davvero solo... però grazie al
sesso ero riuscito a smettere di prendere quelle pillole, di bere... stavo
bene insomma... mi sono sforzato di non pensare più al passato. Poi lui
è arrivato... mi cercava... sono dovuto andarmene via. Sono scappato
ancora... e quando sono venuto qui... io volevo davvero cambiare vita!!
Davvero... ho dimenticato ancora, ho cercato!... ma non sono riuscito a
tenere a bada la mia memoria... non si può scappare per sempre!!! E
adesso guardami... non ce la faccio senza quelle pillole...” i
singhiozzi ormai lo scuotevano tanto forte che rimanere seduto stava
diventando un impresa veramente ardua. E Squall stava lontano da lui.
Forse non era importante finire di parlare... Squall aveva già deciso di
avere più niente a che fare con lui... non era costretto a parlare
ancora... non...
Lo
stava abbracciando. Squall lo stava abbracciando baciandogli il viso, i
capelli, gli sussurrava nelle orecchie di calmarsi... che tutto andava
bene...Oh Dio no... doveva dirglielo, non poteva permettersi di baciarlo
ancora, ma era talmente difficile resistere a quelle labbra così morbide
e calde... un ultimo bacio allora, si lasciò avvolgere da tutto quel
tepore, da quelle mani che lo stringevano ad un petto il cui cuore batteva
tanto in fretta da fargli girare la testa... quel cuore lo stava amando
ancora. Ma non sapeva tutta la verità.
“Aspetta
Squall...”
“Basta,
non è necessario che ti torturi in questo modo!! Ormai il passato è
passato...adesso ci siamo solo io e te. Non ti abbandonerò Irvine... come
hai potuto soltanto pensare che...”
"Non
mi hai ascoltato... non hai capito...”
“Non
c’è niente da capire... non me ne frega un cazzo di quante donne o
uomini ti sei portato a letto! E nemmeno di tutto il resto!”
“Non
mi hai ascoltato...”
“Ti
am...”
“NO!!
Non dire che ami Squall!! Non azzardarti!” era scattato in piedi, di
fronte a lui, tremava come una foglia, i pugni chiusi lungo i fianchi.
“Sai perchè non dormivo la notte? Sai perchè rimanevo interi giorni a
letto a pesare che sarebbe stato SPLENDIDO saltare dalla finestra??? O
perchè quando dovevo spogliarmi con gli altri ragazzi per gli allenamenti
iniziavo a strillare come un idiota?”
“Saperlo
non cambierà quello che penso...”
“Non
mi hanno mai voluto in quella casa... non sono mai riusciti a volermi
bene! Mi rimproveravano
qualsiasi cosa facessi, mi... mi picchiavano fino a farmi perdere i sensi
per delle sciocchezze. E quando andavo a scuola ogni volta... ogni volta
ero caduto dalle scale.” Una risatina isterica gli era scaturita dalla
gola... si tappò le orecchie disgustato da quel suono ma doveva
continuare... “E poi mio padre ha cominciato a fare quelle cose...
quelle cose strane che non capivo. Ero solo un bambino... un bambino
solo... volevo soltanto essere amato. Io... credevo che un po’ avesse
iniziato a volermi bene...”
“Tuo
padre?... cosa... quali cose Irvine?”
“Mi
abbracciava in modo strano... mi accarezzava...”
“Forse...
hai soltanto inteso male il gesto. Forse lui ti voleva davvero...”
Di
nuovo era scoppiato a ridere. Rise fino alle lacrime. Squall sembrava non
riuscire davvero a capire. Quanta innocenza... “Oh sì. Su questo non
c’è dubbio. Mi voleva davvero.” Ormai la sua voce aveva perso ogni
traccia di normalità, si alzava e abbassava, stridula e tremante, gli
occhi sgranati e lucidi. “Per questo forse mi fotteva tutte le notti
come se fossi la sua amante!!!
Avessi visto quanto si divertiva a sbattermelo dentro anche se io
continuavo a implorarlo di smetterla!! Di smetterla!!!!! Non mi a m-m-mai
ascoltato... rideva e continuava... io non potevo f-f-fermarlo... non
potevo...”
Si
lasciò scivolare in ginocchio difronte a Squall. Ora non aveva più
niente da dire il suo dolce angelo? Come si sentiva adesso che aveva
saputo di essere stato contaminato dal suo corpo... era come bruciare
nelle fiamme dell’inferno... tanto silenzio lo stava schiacciando...non
riusciva nemmeno a respirare. Ora sapeva. Il suo segreto.
“Irvine...”
Ormai
era inutile continuare a stare lì. Poteva comprendere benissimo l’odio
che provava per lui, non era altro che una creatura rivoltante...tutti si
sarebbero allontanati da lui, l’avrebbero disprezzato per quello che era
stato e per quello che stava tornando ad essere. Per tutte le bugie che
aveva portato avanti. Doveva andare via, il più lontano possibile...
Alla
cieca aprì l’armadio per recuperare il suo zaino... i vestiti...
cos’altro?? Le sue pillole... non poteva dimenticarle! Ogni cosa che
prendeva fra le mani gli cadeva miseramente, lottò disperatamente con il
laccio dello zaino... frustrato dal tremore devastante di tutte le sue
membra.
“Irvine...
avanti. Calmati che cosa fai!? Stai buono... buono...”
Squall
gli aveva tolto di mano lo zaino sedendosi di fronte a lui, costringendolo
ad abbracciarlo, imprigionandogli la vita con un braccio e
intrappolandogli le braccia contro il suo petto, con una mano gli teneva
la testa premuta contro il suo collo...
“Non
mi toccare... non mi toccare ti prego non mi toccare non mi toccare...”
“Sssh...
basta. Smettila.”
Era
così debole...non riusciva a sciogliersi da quell’abbraccio, o forse
semplicemente non voleva. Perchè Squall lo stava tenendo stretto in quel
modo? Perchè non lo guardava con disprezzo... non lo cacciava via da
davanti agli occhi. Dopo tutto quello che aveva detto. Lo abbracciava e...
piangeva. Voleva dirgli di non farlo... non per lui, ma la sua bocca non
voleva proprio saperne di parlare.
“Sei
uno stupido... perchè non me l’hai detto subito? Potevo aiutarti...
potevamo parlarne insieme! Hai sofferto tanto per niente... io non ti
lascio Irvine.”
Lentamente...
iniziò a rendersi conto di quello che gli stava dicendo... gli diceva che
non lo avrebbe mai lasciato, che avrebbero continuato insieme. Era un
peccato che quella voce fosse tanto lontana... accidenti a quelle pillole.
Ne aveva prese quattro per tranquillizzarsi e parlare serenamente a Squall...
e invece come al solito aveva dovuto fare la sua scenatina isterica... e
quelle maledette iniziavano solo adesso a fare effetto. Sorrise...
toccando con le dita il viso del suo angelo.
“Ho
tanto sonno Squall...”
“Sì...
hai ragione. Devi essere tanto stanco...”
“Sì...”
“Posso
baciarti? Prima che ti addormenti... per favore.”
“...sì...”
Era
bello sentire le sue labbra...era bello sapere che quello non era
l’ultimo bacio. Anche se lo sentiva appena,era da tanto di quel tempo
che non si addormentava con un sorriso così felice. Doveva ricordarsi di
ringraziarlo appena si svegliava. In quel momento desiderò più di ogni
altra cosa poter alzarsi e abbracciarlo... tenerlo stretto a sè come
aveva fatto lui, ma ormai i suoi occhi erano chiusi, stava andando
lontano...
Irvine
sembrava nervoso, agitato, continuamente fissava la porta della classe
come se stesse aspettando qualcuno. Ancora più strano però, Squall che
si era seduto accanto a lui di tanto in tanto gli prendeva la mano,
attirando dolcemente la sua attenzione per sorridergli e sussurrare
qualche parola.
Era
già da un po’ di giorni che questo comportamento alquanto anomalo
almeno da parte di squall andava avanti. Esattamente da quando Irvine era
tornato a frequentare le lezioni e gli allenamenti. Purtroppo era stata
occupatissima in quei giorni e non aveva assolutamente avuto il tempo di
fermarsi a fare quattro chiacchiere con i suoi amici... qualcosa non
andava e se ne accorgeva ogni giorno di più. Ora doveva trovare il tempo
di fare quattro chiacchiere se non direttamente con Irvine, almeno con
Squall.
Si
avvicinò con calma al banco dei due ragazzi, Squall le aveva lanciato un
occhiatina quasi colpevole, ma lei gli aveva sorriso e aveva scosso la
testa. “Puoi trattenerti un attimo dopo la campana? Devo discutere con
te di alcune cose.”
“Sì.
D’accordo.” Aveva risposto in un sussurro. Irvine aveva lanciato ad
entrambi uno sguardo nervoso e appena si fu allontanata lo sentì
parlottare animatamente con il suo compagno di banco, stranamente sembrava
molto vicino al panico. Squall sembrava fare di tutto per calmarlo ma
senza riuscirci molto bene.
Aveva
sudato sette camicie per finire la lezione, il momento di scoprire la
verità su Irvine si avvicinava...e forse non le sarebbe piaciuto molto.
Lo leggeva in faccia a Squall... pallido e serio, ora troppo concentrato
sul terminale davanti a lui.
Come
gli aveva chiesto, Squall si era fermato, rimanendo seduto al suo banco.
Si era seduta accanto a lui, senza dir nulla per un po’. Alla fine lasciò
andare un profondo sospiro, voltandosi verso il suo amico.
“Cosa
sta succedendo Squall?”
“Non
lo so. Cosa sta succedendo?”
“Irvine.”
Squall
aveva abbassato gli occhi mordicchiandosi il labbro e torcendosi le mani.
Non era da Squall innervosirsi in quel modo. Almeno non per una tranquilla
chiacchierata con un amica.
“Non
so se sono affari miei, ma... credo che tu sappia perchè ultimamente il
nostro amico sta male. Forse non posso far niente per aiutarlo, forse sì.
Quindi... dovresti parlarmene Squall. Ti prego...”
“Non
posso.”
“Non
puoi o non vuoi?
“Non
posso. Irvine... lui mi ha fatto promettere che non l’avrei detto a
nessuno. E non posso assolutamente tradirlo. Scusa.”
“No...
capisco. Però... Squall... se tradirlo può in qualche modo
aiutarlo...” gli posò una mano sulla spalla. Gli occhi blu di Squall
erano un vero e proprio tormento, era un vero dolore per lei vederlo tanto
combattuto... lui era sempre stato così deciso, freddo, senza paura. Ma
adesso sembrava soltanto un ragazzino spaventato di diciassette anni. E
aveva paura.
“...mi
odierebbe, se lo facessi.”
“Non
può odiarti. Ti ama. Ti prego Squall... io sono sua amica. Tua amica. E
voglio un gran bene ad entrambi....”
“Non
posso tradirlo anche io...” per un attimo sembrò sul punto di scoppiare
in lacrime, alla fine si limitò a scuotere la testa sconsolato.
“Oh
Squall. D’accordo. Posso solo sapere...se è qualcosa che è a che fare
con il suo passato? Con il Garden di Galbadia?”
Squall
era rimasto in silenzio, fissando il vuoto davanti a se. “Sì.”
“Appena
Irvine si era trasferito qui
da noi, sono andata a fare alcune ricerche sul suo conto sai... tanto per
sapere qualche cosa in più.” Era arrossita sotto lo sguardo
improvvisamente freddo e accusatore del suo amico. “So... che non avrei
dovuto farlo dato che è un mio amico... comunque la sua scheda era
protetta. E rimarrà protetta finchè sarà minorenne, ma appena compirà
diciotto anni non lo sarà più. Squall per favore.. non voglio venire a
spere niente di quello che non so già da quella scheda...”
“Basterà
non leggere!”
“Sono
un insegnate. Devo farlo.”
Finalmente
l’ostilità che era venuta a crearsi con quella confessione era sembrata
fluire. Squall si era rilassato contro il morbido schienale, posando
indietro la testa e chiudendo gli occhi strettamente.
“Va
bene... solo... lo stretto necessario.” Un altro lungo interminabile
silenzio. Non l’aveva davvero mai visto in quello stato. “Ha avuto
alcuni... brutti... bruttissimi problemi in famiglia e... è dovuto
andarsene, a Galbadia. Ma anche lì non stava molto bene e così adesso e
qui. Ma...sta ancora male. Sta ancora molto male e io non posso farci
niente.”
“M-male...
in che senso male??? Non starà... non...” le girava la testa. La
possibilità che il problema di Irvine fosse una malattia grave non
l’aveva mai nemmeno sfiorata.
“E’
triste. Sta ricordando molte cose che non vorrebbe... che lo rendono molto
triste.” Gli occhi di Squall si erano fissati nei suoi, poteva leggervi
la sconfitta... profonda e disperata. “Penso che stia facendo dei casini
con delle pillole strane... io... non so che fare Quis...”
Ora
le lacrime scendevano lente e inarrestabili sul volto pallido del ragazzo.
L’unica cosa che riuscì a fare fu quella di abbracciarlo forte, mentre
gli sussurrava che tutto sarebbe tornato a posto. Ma come poteva saperlo
lei?
Quando
aveva lasciato Squall, si erano un po’ ripresi entrambi, anche se di
certo il loro aspetto non era dei migliori: spettinati, stanchissimi...
gli occhi ancora luccicanti e i visi arrossati. Era molto meglio ritornare
subito in camera, non era il caso di farsi vedere da qualche studente in
quello stato, ci sarebbero stato troppe domande a cui non avrebbe potuto
rispondere.
Per
lo meno, anche se non aveva ancora capito cos’era successo di preciso ad
Irvine, aveva avuto la conferma che il problema c’era, ed era piuttosto
grosso. Squall le aveva promesso che avrebbe in qualche modo convinto
Irvine ad andare dalla dottoressa Kadowaki... per le medicine.
Non
la preoccupava tanto lo stato fisico quanto quello mentale. Ora la voglia
di andare a sbirciare in quel maledetto file era diventata quasi
insopportabile, ma non l’avrebbe mai fatto. Non poteva assolutamente
farlo. Anche lei aveva fatto una promessa a Squall e in nome di tutto il
bene che voleva al suo amico, l’avrebbe rispettata a costo di perderci
il sonno.
In
realtà non le andava affatto di rimanere da sola con tutti quei pensieri
per la testa. Aveva bisogno di qualcuno che la distraesse almeno per un
po’...chi, se non Selphie? L’avrebbe riempita di domande, di abbracci.
Bussò
appena alla porta dell’amica sperando non essere più in uno stato
pietoso. Selphie le aveva spalancato la porta con la sua solita energia e
subito dopo le era saltata addosso in un soffocante abbraccio.
“Oh
Quis!!!!! Ciao tutto okey? Sono felice che mi sei venuta a trovare!!!!
Vuoi entrare!??? Vieni su...”
“...ciao
Sel. Vedo che tu stai benissimo eh?”
“Come
sempre!!!” la ragazza si era allontanata un po’ lanciandole un
occhiatina incuriosita. “Ma tu sei triste. Cos’ è successo??”
“Sono
solo un po’ stanca. Tutto Qui. Allora? C’è qualche festa in
programma??”
“Non
mi piace cambiare argomento!!! Perchè sei stanca? Tanto lavoro?? Povera
Quis...OOOKKKEY!!! Adesso Selphie-chan ti rimetterà in sesto con il suo
massage-attack!!!”
Sospirò
profondamente, chiunque conoscesse Selphie sapeva che quando si trovava in
quello stato di esuberanza era inutile declinare qualsiasi cosa. Meglio
assecondare le sue intenzioni. Si tolse i guanti, sentendosi ancora più
vecchia e stanca, poi lasciò cadere anche la maglia, abbandonandola sulla
sedia, rimanendo in reggiseno.
“Dove
devo mettermi?”
Selphie
aveva ammiccato con un largo sorriso, saltellando. “Stenditi sul
letto!!!”
“D’accordo.”
Fece
ciò che le era stato “ordinato”, chiudendo gli occhi e cercando di
rilassarsi il più possibile. Le piccole mani di Selphie stavano già
accarezzando e massaggiando i nervi doloranti della sua schiena...e
stavano facendo decisamente un ottimo lavoro. Non si accorse nemmeno che
la sua amica le aveva slacciato il reggiseno. Aprì un occhi, ma subito lo
richiuse...troppo bello. Non sapeva che Selphie fosse tanto brava!!!
“Ehi
Quis...ricordi un po’ di tempo fa?? Quando eravamo sole solette di
solito...”
“Mmm...già...era...mm...sei
bravissima Sel!!...era...carino...”
“Solo
carino...” Sel si era chinata su di lei, sfiorandole quasi l’orecchio
con le sue labbra sorridenti. “Mi sembrava che tu apprezzassi di più...”ora
le stava già baciando la pelle morbida del collo, piccoli delicati baci.
C’era stato davvero un periodo in cui loro due...insomma...avevano
combinato ogni tipo di cose. E ora Sel sembrava intenzionata a riprendere
il discorso.
“Sel...non
oggi, sono così stanca...”
“Lo
so...per questo, voglio solo consolarti un po’!”
Sel
le aveva preso il viso fra le mani, fissando l’immensa tranquillità dei
suoi occhi nei suoi, era davvero bellissimo perdersi in quel mare
calmo...quando Sel iniziò a baciarle le labbra, sempre in quel suo modo
gentile la lasciò fare. Aveva bisogno di calore, di pace...e la sua dolce
amica non poteva non averlo letto sul suo viso.
Si
era lasciata andare indietro, completamente rapita da quelle carezze,
lasciando scivolare giù dalle braccia il reggiseno già slacciato, mentre
le labbra soffici di Selphie scendevano a sfiorare lo spazio liscio fra i
suoi seni perfetti...dolce, bellissima Selphie...
“Sel...forse...”
“Non
voglio vederti triste Quissy! Ti voglio troppo bene!!”
L’aveva
baciata di nuovo sulle labbra, più decisa questa volta, aveva lasciato
scivolare la sua lingua nella sua bocca, rispondendo ancora timidamente a
quel bacio, lasciando scivolare quasi in trance le braccia intorno al
collo sottile, premendosi contro di lei...quello che contava era sentirsi
almeno un po’ amata, almeno per un po’...
“Ciao
ragazzeee!! Zell mia detto che ti vis..Wooooooops!!!!!! Oooh...oh!!!!!
Selphie
si era voltata sorpresa, mai quanto lei comunque. Non aveva preso nemmeno
la briga di coprirsi, in quel momento, il viso scioccato di Seifer
volteggiava come un incubo davanti a lei. “Seifer...”
“Maa...maestra!!!
Eppure pensavo di avere una chance.”
“Seifer
non dovresti entrare in camera di una signorina senza nemmeno
bussare!!!” Selphie gli si era piazzata di fronte tutta imbronciata e
con le mani sui fianchi, come una bimbetta. Seifer le aveva sorriso e
l’aveva decisamente spostata da davanti.
“Sì
sì sì certo. Ma di sicuro avrei perso questo spettacolo grandioso!!!!!
Mia cara maestra, ora sei salita di almeno una ventina di punti
nell’indice di gradimento...non pensavo che avessi un seno così
bello!!! Complimenti!!
“Seifer!!
Ma perchè non sparisci!!!!???” Arrossendo si era tirata davanti al
petto nudo il lenzuolo, tramando...per rabbia?? Vergogna?? Non era
importante. Seifer l’avrebbe perseguitata per tutta la vita...lo vedeva
da come la stava guardando, con quel suo sorrisino pieno di superiorità.
Ora sarebbe arrivato il ricatto.
“Quistis...”
Lo
fissò con gli occhi lampeggianti di collera. Selphie si era seduta
accanto a lei e le aveva circondato protettiva (ancora imbronciata) la
vita.
“Che
vuoi?”
“Posso
unirmi a voi per favore???? Siate buone ragazze!! E’ il mio sogno di
quando ero bambino!!! Per favooore!” Seifer sorrideva tutto speranzoso,
le guance colorate...ora era lui che sembrava un bambino!!! Selphie aveva
ridacchiato divertita... voleva ammazzarli entrambi. Oh Dio... che razza
di situazione.
“Oh
come sono stanca...” sospirò lasciando Seifer tutto agitato e Seplhie
che se la rideva. Voleva tornare in camera sua. Da SOLA.
Irvine
non gli aveva rivolto la parola per un ora dopo il suo ritorno dal piccolo
“colloquio” con Quistis, se ne rimaneva seduto sul pavimento a gambe incrociate
e la schiena contro al muro, gli occhi fisso nel vuoto, inespressivi.
“Irvy?”
si era arreso alla fine, rompendo il silenzio pesante, chiudendo il libro
che aveva finto di leggere per tutta quell’interminabile ora.
“Che
cosa gli hai detto?”
Sospirò,
scuotendo la testa. “Niente che tu non volessi.”
“E
tu... che ne sai di cosa voglio o non voglio?” ancora quel tono freddo
che usava sempre più spesso con lui, senza guardarlo mai negli occhi.
Chissà quante volte l’aveva fatto lui quando si erano conosciuti!! Come
aveva potuto resistere tanto tempo?
“Le
ho soltanto detto che non ti senti molto bene, ultimamente, per colpa di
alcune... faccende. E che per stare meglio prendi delle medicine che non
mi piacciono...” aveva risposto, senza nessuna emozione nella voce, ma
non era riuscito a finire la frase, Irvine era schizzato in piedi, il
volto stravolto dalla rabbia, l’aveva afferrato per la maglia che subito
aveva mandato qualche allarmante rumore di strappo. Era troppo sconvolto
per dire qualsiasi cosa... si limito a sgranare gli occhi inebetito.
“I-irvine...cosa...”
“SEI
IMPAZZITO! Che diavolo ti è saltato in mente di dire che prendo quelle
pillole!? Vuoi farmi cacciare via???? E’ questo che vuoi maledetto
bastardo?” L’aveva scosso forte, più volte, mozzandogli il respiro.
Tentò con mani tremanti di raggiungere i pugni chiusi di Irvine che
intrappolavano la stoffa della sua maglia...ma era stato improvvisamente
lasciato, scaraventato contro al muro con tanta forza che alla fine era
caduto a terra, una spalla pulsante di dolore e la testa che gli girava
tanto che dovette chiudere gli occhi per non svenire “Sei un fottuto
bastardo!!! Bastardo bastardo bastardo...”
“Irvine...”
“Mi
hai soltanto preso in giro tutto questo tempo vero??? Cos’è lo sapevi
già!? Ma certo...lo sapevate tutti!...” Irvine se ne stava al centro
della stanza mandando lampi dagli occhi, i pugni serrati, tremando. Riuscì
con uno sforzo enorme a issarsi in piedi, la pelle del collo che bruciava.
“Che c’è? Adesso vuoi picchiarmi?? Dai forza vieni avanti! Non ho
paura di te!!”
“Ma
cosa stai dicendo? Ascoltami, per favore...”
"Non
abbiamo niente da dire!”
“Hai
preso ancora quelle pillole vero? Hai esagerato forse...”
“Sta
zitto!! Non parlarmi mai più! Non voglio nemmeno sentirla la tua voce!!
Traditore!!!!”
“No.”
Si
era arrestato a nemmeno un passo da lui, fronteggiandolo con tutta la
freddezza che gli rimaneva ancora, pochissima, ma abbastanza d dargli la
forza per non cadere a terra piangendo. Non l’avrebbe mai aiutato in
quel modo. Quell’odio dentro quegli occhi verdi non era reale, e
soprattutto non era Irvine che stava parlando. Senza lasciargli il tempo
di una minima reazione l’aveva bloccato, abbracciandolo strettamente,
ignorando il fiume di insulti che all’istante gli si era riversato
addosso. Tutto quell’agitarsi l’aveva soltanto indebolito, per
fortuna.
“Irvine...mi
dispiace. Mi dispiace tanto.” Aveva sussurrato piano prima di catturare
le labbra del suo amico in bacio. Un bacio che voleva far cessare tutte
quelle parole che lo stavano lentamente distruggendo.
Irvine
si era bloccato, ansimando nella sua bocca, sorpreso...lui chiuse gli
occhi aspettando il colpo. Ma c’era stato soltanto un leggero brivido,
il corpo che stringeva forte fra le braccia si era rilassato contro il suo
e come in un bel sogno le labbra che l’avevano insultato fino a pochi
secondi prima avevano risposto al suo bacio dolci e amorevoli, mentre le
sue braccia gli circondavano i fianchi stringendolo a sua volta,
gentilmente. Aveva interrotto lentamente il bacio, accarezzandogli la
guancia.
“Scusa
Squall...scusa, scusa...non so cosa mi è preso. Perdonami...ero così
preoccupato che tu avessi...svelato il mio segreto! E sei stato via così
tanto tempo...oddio che schifo...sto perdendo la testa. Sto diventando pazzo...”
“Non
è successo niente.” Aveva allontanato sorridendo entrambe le mani di
Irvine che lo stavano accarezzando furiosamente, il viso che rifletteva la
più profonda mortificazione, gli occhi che già iniziavano a riempirsi di
lacrime.
“Ti
ho offeso....”
“Non
l’hai fatto apposta. Adesso smettila di parlare e dammi un
bacio...d’accordo? Mi hai solo fatto un po’ paura.”
“Non
lo farò più.”
Squall
gli aveva sorriso dolcemente, oh sì, sarebbe successo di nuovo, ancora e
ancora. Ma non era necessario che lui lo sapesse. “Ma certo, ti spiace
se...se esco un attimo? Torno fra due secondi okey?” gli aveva posato un
piccolo bacio sulla fronte poi era uscito senza lasciare il tempo al suo
amico di fare una qualsiasi domanda.
Le
quattro del pomeriggio...sollevò il viso dal suo libro (che in realtà
stava solo leggiucchiando) ben contento di ricevere qualche ospite.
“Sì?”
Aprì
la porta...e quasi la richiuse. Riuscì a trattenersi a malapena,
sforzando un sorriso, il fatto era che la sorpresa era troppa.
“Ehm...ciao Squall.”
“Ciao
Zell...posso entrare un momento?”
“Sicuro,
entra pure.”
Squall
era entrato a passo deciso, si era guardato attorno, poi si era seduto sul
letto, fissandolo intensamente. Subito la temperatura nella stanza era
salita di parecchi gradi, ora...PERCHE’ Squall (che non era MAI andato a
trovarlo in tutti suoi diciassette anni di vita) era andato da lui e ora
lo fissava seduto sopra il SUO LETTO?? Si grattò la nuca imbarazzato.
“Devi
aiutarmi.” Aveva sussurrato spezzando il silenzio, facendolo sobbalzare.
“Ha...con
piacere.” Oddio...e adesso che cosa gli chiedeva?? Da quando si era
rassegnato a “cederlo” ad Irvine era finalmente riuscito a mettere
ordine nei suoi sentimenti. Ma adesso, in quella situazione, certe vecchie
sensazioni iniziavano a farsi risentire. Decisamente.
“Lo
sto perdendo. E non voglio.”
Già,
Irvine. Era stato sciocco a credere che...era meglio lasciar perdere
quello che aveva creduto. “Stai scherzando? Non dirmi che Irvine ti
vuole lasciare. E’ troppo innamorato.”
Squall
aveva voltato gli occhi, arrossendo. “Non per colpa sua. Per colpa mia.
Devo...devo cercare di...non so...”
Sospirò.
Okey, adesso si sarebbe ritrovato a dare consigli saggi al ragazzo che
amava (Oh bè...) sulla sua relazione con il suo migliore amico. Non male.
“Fammi capire, lo vuoi lasciare?”
“No...però...non
lo conosco più. Hai visto anche tu che non è più come prima, mi
manca...mi manca da morire. Io...cosa posso fare per farlo davvero
felice?”
“Ragazzo
mio è facile...” circondò con un braccio le spalle curve dell’amico,
un po’ aveva paura che gli avrebbe spaccato la faccia, ma non in quelle
circostanze si sperava.
“E’
facile ma io non ci arrivo.” Aveva ribattuto piuttosto freddamente
piantandogli dritto in faccio uno dei suoi soliti sguardi Super-Ice.
“Basta
che torni da lui...gli dai un bel bacio poi...dormite insieme.”
“Abbiamo
già dormito assieme, non funziona.”
“Aaah...avete
già fatto sesso?”
Squall
era arrossito intensamente irrigidendosi di colpo. Aveva scosso la testa
come un bimbetto. Di nuovo il suo cuore ebbe qualche cedimento, troppo
troppo carino.
“Allora...che
cosa stai aspettando? State persino in camera insieme! Più di così...”
“La
fai così facile!” Squall stava camminando in cerchio per la stanza come
un anima in pena, le mani sui fianchi e il viso preoccupato. “Credi che
io possa andare da lui come se nulla fosse..e...e...” l’aveva
afferrato per le spalle, avvicinando il viso a poco più di un centimetro
dal suo. “Dai facciamo sesso.”
“C-c-con
me?”
“Insomma...è
Irvine quello...che si fa avanti. Io ci ho provato ma sono una frana.”
Sconfitto. Quello era un uomo sconfitto. Ora ci avrebbe pensato lui a
risolvere quella situazione. Era qusi ridicolo pensare che Squall non
fosse poi così sicuro di se come aveva sempre inesorabilmente dimostrato.
“Quindi
a te piacerebbe...arrivare al punto.”
“...sì...credo
di sì.”
“Sì
o credi di sì?”
“Sì!”
“Bene.
Questa sera, mentre lui è giù insieme a noi durante la cena, tu rimani
in camera, poi...”
In
venti minuti il piano Facciamo-Un-Bel-Regalo-A-Irvine era a punto,
naturalmente dopo tutti i vari rossori imbarazzati di Squall e le varie
proteste. Alla fine, prima di lasciarlo andare via gli aveva fatto il suo
regalo di buona fortuna, un grazioso tubetto.
“Che
roba è?”
“Uhm...ee...Irvy
capirà non preoccuparti. Giusto, tienilo a portata di mano.”
“Okey.
Grazie Zell...”
“Di
niente. Che vuoi, ogni tanto servono anche gli amici nella vita. In bocca
al lupo per tutto.”
“Mi
sento già male...”
“Sciocchezze.
Andrà tutto benissimo.”
“Mm...”
Non
se lo sarebbe mai perdonato se quei due si fossero lasciati. Non aveva mai
visto due persone volersi tutto quel bene. E lui come al solito..sooooolo.
La vita era dura.
Squall
si stava comportando in modo strano, esattamente da quando era uscito dopo
la sua...dopo. Gli aveva promesso che sarebbe tornato subito e invece era
stato via più di mezz’ora e quando era tornato indietro non l’aveva
guardato in faccia per tutto il tempo. Gli aveva chiesto dov’era stato
ma aveva sviato magistralmente il discorso. Aveva continuato a guardarsi
attorno...nervosamente.
A
cena non era nemmeno sceso, gli aveva detto che era stanco e preferiva
riposare...un po’ stava iniziando a preoccuparsi. Che se la fosse presa
per quello che era successo? Sarebbe stato più che naturale, ma lo
conosceva fin troppo bene e avrebbe riconosciuto subito uno Squall
arrabbiato. Quello non era uno Squall arrabbiato, era uno Squall che stava
architettando qualcosa di losco alle sue spalle. E se centrava in qualche
modo la dottoressa Kadowaki gli avrebbe fatto conoscere la bellezza di un
Irvine arrabbiato. Se si impegnava era molto convincente.
Era
entrato cautamente, aspettando di trovarsi faccia a faccia con la cara
dottoressa...tutt’altro: la stanza illuminata soltanto dalla fioca
fiamma di una decina di candele, i letti erano stati accostati l’uno
all’altro e Squall era seduto sul bordo del letto, con addosso soltanto
una camicia bianca, le gambe nude incrociate...lo fissava con uno sguardo
audace ed invitante...bè, anche se non era propriamente in forma sapeva
dove il suo delizioso ragazzo voleva andare a parare.
“Pensavo
ce l’avessi un po’ con me e non me lo volessi dire...mi sbagliavo
giusto?”
“Sì.
Infatti sbagliavi.”Squall gli si era avvicinato lentamente, a passo
felpato, per poi abbracciargli la vita. “Ho solo questa camicia
addosso.”
Sentì
tutto il sangue ribollire, le punta delle dita pizzicare...ogni fibra del
suo corpo vibrava d’emozione. Il solletichio leggero dell’alito di
Squall sul collo lo stava letteralmente mandando in paradiso...talmente
sensuale da far male. Gli aveva preso il viso fra le mani, gentilmente,
dandogli un bacio a fior di labbra...Squall si era però spinto in alto,
premendosi contro di lui e catturando le sue labbra in bacio più
profondo, rabbrividì alla sensazione dell’umida lingua che gli
accarezzava tutto l’interno della bocca in un’appassionata
esplorazione...imparava in fretta il suo angelo.
Si
era lasciato completamente andare a quella dolce provocazione...aveva
iniziato a spingerlo verso il letto, poi ci aveva ripensato e con una
mossa decisa l’aveva sollevato da terra, trattenendolo per le natiche
sode e nude, Squall aveva serrato le lunghe gambe intorno ai suoi fianchi,
stringendo le braccia al suo collo con un gemito di soddisfazione quando
le sue labbra avevano cominciato a succhiare con fermezza la pelle
profumata del collo...dolce come una torta alla panna.
Sotto
di lui Squall gemeva piano, sospirava, lasciando tranquillamente che le
sue mani vagassero ovunque voleva. “Squall...perchè questa sorpresa?”
“Non
ti piace?”
“Sei...sicuro?
Non lo stai facendo per...quella cosa di oggi?”
“No...sono
sicuro Irvy...”
“Allora...non
ti importa davvero niente...”
“Sssh...basta.
Ora non c’è bisogno di dir niente. Avanti Playboy da
strapazzo...dimostrami di che stoffa sei fatto. Oppure sei bravo solo con
le donne?”
Sorrise
appena, mentre gli occhi iniziavano a brillare maliziosamente. Non era di
certo da Irvine il Playboy tirarsi indietro di fronte ad un offerta tanto
invitante. E poi quella che Squall gli aveva lanciato era un sfida vera e
propria. “Da strapazzo?...Ora ti dimostro chi è il capo qui baby...se
le donne non mi resistono...come credi di riuscirci tu mio caro
biscottino?”
“Biscottino
a chi? E poi chi l’ha detto che il capo sei...haaa!!” aveva lasciato
scivolare una mano delicata fra le gambe schiuse di Squall, accarezzando
quella parte sensibile all’interno della coscia, fin sopra la dura
eccitazione del suo amante, chiudendola nel palmo...iniziò a strofinare
piano, in alto e in basso. Squall rabbrividì fra le sue mani, fissandolo
con occhi lucidi e persi nel piacere di quel lento movimento.
Era
riuscito a chiudergli la bocca anche senza tappargliela con le mani,
ridacchiò appena, chinandosi poi sulle rosee labbra schiuse e umide,
lasciando scivolare la lingua fra di loro, prendendo il comando assoluto
di tutta la situazione. Sentiva ormai i fianchi di Squall spingersi in
alto, seguendo il movimento della sua mano, gli aveva lentamente aperto la
camicia, bottone dopo bottone, i suoi baci si erano spostati fino a
trovare la piccola dura e bruna punta del capezzolo. Quando lo aveva
sfiorato con la lingua Squall aveva aperto la bocca in un muto grido,
mentre stringeva forte le braccia con le dita, piantando quasi le unghie
dentro la carne. Quel giochetto gli piaceva davvero...aveva succhiato più
forte, iniziando anche a mordicchiarlo. Ora i gemiti non erano più così
silenziosi...erano musica per le orecchie...Dio quanto lo stava eccitando.
La
carne dura nella sua mano era bollente... troppo invitante. Si spostò
verso il basso, continuando a baciare tutta la pelle sul suo percorso, si
era soffermato solo un momento per lasciar entrare la lingua nella piccola
conchiglia dell’ombelico, Squall aveva rabbrividito ancora, spalancando
istintivamente le cosce per offrirgli una posizione più comoda. Baciò
appena l’inguine, poi finalmente trovò il suo oggetto del
desiderio...posò le labbra sulla punta arrotondata, alzando gli occhi per
gustare l’espressione del viso di Squall completamente sconvolto
dall’estasi di quel momento. Lasciò scivolare con una mossa decisa
tutta la lunghezza del suo sesso all’interno dell’umida, bocca,
prendendolo tutto fino in fondo...nella sua mente non passarono mai, per
un solo istante nessuno di quei brutti ricordi che lo perseguitavano
sempre per gran parte della giornata, dentro e fuori dai suoi sogni, ora
c’era solo Squall, perso e vibrante dell’amore che lui gli stava
dando.
"I-irvy...haa!!”
Squall
si era teso, inarcando la schiena e stringendo forte il lenzuolo fra le
dita sottili, sciogliendosi nella sua bocca in un delizioso fiume
bollente, in un espressione quasi dolorante. Si era morso le labbra per
non gridare...sorrise, era bellissimo quando veniva, meraviglioso, un
angelo non sarebbe stato tanto bello, ma la prossima vola voleva sentirlo
gridare per lui. Soltanto per lui.
“Tutto
bene?” si lasciò scivolare al suo fianco, posando una mano sopra al
petto che si alzava e abbassava ancora con troppa fretta, per ascoltare il
battere caotico del suo cuore. Squall lo fissava stordito, la fronte
appena imperlata da un velo sottile di sudore. Si stupì di fronte al
sorriso furbetto che vide nascere sulle sue labbra...aveva lasciato
passare qualche secondo, per dare tempo al suo respiro di calmarsi poi si
era alzato su un gomito...
“Credi
che mi accontenti di così poco?”
“Non
sei soddisfatto? Non ti è piaciuto?” lo baciò...sghignazzando alla
brusca ritirata di lui. “Bè...è il tuo sapore.”
“Il
mio...ha.” Squall aveva voltato lo guardo per un attimo, riportandolo
poi sopra di lui. “Io non ho più niente addosso...non mi va che tu sia
tutto vestito.”
“Allora
spogliami.” Aveva allargato le braccia, sollevandosi in ginocchio a
cavalcioni sopra di lui. Vediamo fino a che punto arriva...le mani pallide
erano già all’opera. Si lasciò sfilare il maglione, sotto il quale non
indossava già nulla. Era passato subito al bottoncino dei jeans ma
l’operazione di “svestimento” si stava rivelando più difficile del
dovuto...Squall era arrossito e aveva balbettato qualche cosa, mentre le
braccia cadevano ai fianchi impotenti. “Qualche problema?”
“Fai
tu.”
Si
impedì di ridere davanti alla sua espressione abbattuta, molto bene ora
avrebbe fatto un piccolo spettacolo per il suo biscottino. Si alzò in
piedi sul letto, sbottonandosi con esasperante lentezza, abbassò la
cerniera rivelando i boxer neri attillati con indossava sotto. L’aveva
fatto centinaia di volte quel sensuale spogliarello, e tutte quante
avevano apprezzato...ma l’importante ora era il suo Squall. Guizzò
languido fuori dai pantaloni con l’aiuto di una mano, mentre con
l’altra procedeva a sciogliersi i capelli dalla coda di cavallo, Squall
era arrossito distogliendo gli occhi dall’evidente volume dei suoi
boxer.
“Non
dirmi che ti imbarazza vedermi così...non provare a fare il santerellino...è
tutta colpa tua se sono in queste condizioni sai?”
“Stai
sempre parlando troppo per i miei gusti...” sebbene ancora leggermente
rosso in viso il suo compagno aveva sfoggiato di nuovo un sorrisino
malizioso.
“Sei
deciso allora baby?” aveva sussurrato direttamente dentro al suo
orecchio, petto contro petto, cuore contro cuore. Squall in tutta risposta
aveva afferrato l’elastico dei suoi boxer e li aveva abbassati fino a
metà coscia, poi se l’era tirato sopra, fra le gambe...già nuovamente
e irrimediabilmente eccitato. I loro sessi si erano incrociati...quel
contatto gli aveva strappato dalle labbra un piccolo grido di
sorpresa...tutto il calore si era concentrato in quel particolare punto.
Cristo! Era quasi venuto! Con la scusa di togliere di mezzo i suoi boxer
si era sollevato, riposando la mente per qualche attimo da quella
paradisiaca inaspettata sensazione. Si era abbassato di nuovo più
cautamente.
Squall
si muoveva, strofinandosi, il respiro pesante e gli occhi chiusi, le mani
strette sui suoi glutei, per un po’ rimasero in quella posizione, i loro
sessi che si toccavano, in un intrecciarsi di braccia e gambe...il suo
desiderio stava cominciando a fare quasi male, se solo l’avesse
toccato...la sua mano era scesa furtiva fra le perfette cosce, fino a
raggiungere la piccola segreta fessura. L’aveva sfiorata con un dito,
piano, Squall aveva squittito sorpreso irrigidendosi.
“Stai
tranquillo...so cosa fare...vuoi davvero fare l’amore?”
“Ti
voglio...dentro di me. Ti amo Irvy...ti prego.”
Com’erano
belle quelle parole dette da lui...le aveva sentite altre volte. Tante. Ma
sapeva che quelle erano solo parole. Questa volta invece non era così.
Era la verità. Forse anche per lui era la prima volta che faceva
–l’amore-...non sesso. Non quello che aveva sempre fatto nel
letto di quelle ragazze di cui nemmeno ricordava il nome, ubriaco e
rimbambito da tutte quelle medicine. Sorrise, anche se in realtà aveva
voglia di piangere. Oh Squall...
“Va
bene amore mio...rilassati...non voglio farti male.” Aveva ripreso
quell’intima carezza, il dito che si soffermava a massaggiare la piccola
stretta fessura, non gli importava quanto tempo avrebbe impiegato a
rilassarlo a dovere. Gli avrebbe fatto male, era inevitabile, ma voleva
fargliene il meno possibile e questo avrebbe richiesto un po’ di
tempo...l’amichetto in mezzo alle gambe stava impazzendo, ma non gli
avrebbe mai dato retta x niente al mondo. Si impose di ignorarlo. Quando
finalmente sentì i muscoli rilassarsi al suo insistente massaggio, lasciò
scivolare appena dentro di lui, fermandosi subito sotto quello sguardo
nervoso. “Stai tranquillo...”
“A-aspetta...Ho
una cosa per te.” Squall si era seduto bruscamente. Sentì un groppo
alla gola al solo pensiero che sarebbe finito tutto lì. Sarebbe
scoppiato...invece Squall si era steso di nuovo tranquillamente, mentre
gli lasciava cadere in mano un...un tubetto? Sgranò appena gli occhi.
Lubrificante Of course! Ma allora si era organizzato davvero molto bene.
“Dove
l’hai trovato?”
“Me
l’ha dato Zell...lui ecco...mi ha...dato qualche consiglio...”
“Che
intendi con consiglio?” un vago malessere...gelosia. Ricordava fin
troppo bene i suoi primi discorsi con Zell. Squall sembrava non aver fatto
nemmeno caso al tono pericoloso della sua voce. Aveva fatto spallucce.
“Non
è il momento...però adesso che te ne fai del dentifricio?”
Oh
Dio che gli toccava sentire. Okey... molto più semplice la dimostrazione
pratica che una spiegazione teorica. Sempre sforzandosi di non scoppiare a
ridere davanti agli occhi sempre più stupiti del suo innocente amante
aveva lasciato uscire un po’ di gel trasparente sopra al suo dito
indice, poi l’aveva spalmato tutto con cura. Quando si era ridisteso
accanto a lui Squall aveva iniziato a spostarsi a disagio, ma l’aveva
bloccato in un conturbante bacio a cui non poteva assolutamente sottrarsi.
Lasciò scivolare ancora dentro il dito a poco a poco...era molto più
facile così...d’accordo, non avrebbe picchiato Zell per questa volta.
Per un attimo quel caldo ed incredibilmente stretto passaggio si era
contratto attorno al suo dito, Squall aveva mandato un debole lamento
dentro la sua bocca...ma evidentemente aveva trovato il
posto giusto da stimolare perchè quel lamento si era trasformato
in un lungo sospiro eccitato. Continuò a lubrificare per bene quella
carne bollente meravigliosamente stretta attorno al suo dito. Ogni
pensiero razionale ad ogni piccolo suono emesso da Squall andava via via
perdendosi in un confuso mescolio di eccitante nulla.
“Irvy...Irvy...hnn...ora...per
favore.”
"Ti
farò male Squall.”
“Lo
so. Non è...colpa...tua.” perchè devi sempre essere tanto
meraviglioso? Si lasciò andare a pancia in su spremendo nella mano un
abbondante quantità di lubrificante, lasciò fare tutto alla sua mano,
cercando di non cedere al piacere del suo stesso tocco. “Irvy??...”
“Sei
pronto?”
Si
piazzò fra le sue cosce morbide... le accarezzò, sollevando poi le gambe
in alto per posarle sopra alle spalle, rendendo il suo compagno
completamente esposto ed indifeso... meraviglioso nella sua insicurezza.
Non poteva più aspettare...erano entrambi pronti. Posò la punta del suo
pene contro la fessura, premendo appena. Squall aveva chiuso gli occhi, ma
non aveva protestato... nemmeno quando aveva continuato lentamente la sua
penetrazione.
Solo
ad un certo punto Squall si era lasciato scappare un accorato grido di
dolore, il viso contratto...subito aveva cercato di tirarsi indietro, per
uscire da lui, spaventato...mentre il panico lo faceva gemere a sua volta.
Squalla aveva aperto gli occhi di colpo. “No!...no...ora va...meglio.”
“S-s-squall...”
“Ti
amo Irvy.”
“...anche
io.”
Squall
gli aveva sorriso dolcemente. Si impose di riprendere la calma, sospirò,
mettendo ancora più attenzione nel suo lento procedere. Quella bollente sensazione
della carne di Squall che lo stringeva tanto forte era al di sopra di ogni
altra meravigliosa cosa avesse sperimentato fino a quel momento, il solo
sentirlo tanto chiuso intorno a lui lo spingeva a muoversi in profonde ma
lente spinte...
“Oh
Irvy...più veloce...più...”
Ad
ogni spinta Squall gemeva forte, sempre più forte...Dio stava gridando il
suo nome, ogni cellula vibrava di una sconvolgete estasi...con una spinta
più decisa e profonda finalmente esplose il suo piacere, riempiendo del
suo fluido il suo angelo, la luce delle candele era quasi accecante...Squall
era venuto ancora, subito dopo di lui, con un grido inarticolato che di
sicuro i loro vicini non avrebbero potuto non sentire...era crollato
stremato sopra di lui, uscendo attentamente e con un vago senso di
tristezza da tutto quel meraviglioso tepore. Era così bello
fare..l’amore.
Erano
rimasti in silenzio per diverso tempo, anche se i loro occhi non avevano
mai smesso di parlarsi, Squall aveva continuato ad accarezzargli i
capelli, arricciandoli intorno ad un dito.
“Irvy...e
adesso?”
“Adesso
cosa?” Si era alzato per guardarlo meglio.
“Non
mi lascerai? E’... cambiato qualche cosa?”
E?
Questa volta non riuscì a non scoppiare in una sonora risata, si era già
trattenuto fin troppo volte. Scosse la testa, asciugandosi una lacrima.
“Che cavolo dici?”
“Mm...niente
lascia perdere.”
“Bè...
se proprio vuoi saperlo qualcosa è cambiato.” Squall era subito
impallidito, le labbra che si piegavano leggermente verso basso. “La
prossima volta non sarai così maledettamente stretto.”
Si
era trovato un cuscino sbattutto sulla faccia che quasi l’aveva fatto
cadere dal letto. Sghignazzò ancora nonostante il broncio cattivo del suo
amante. “Stronzo.”
“Oh
bè...”
“Non
sono io che sono stretto, sei tu quello maledettamente grosso!!”
“Se
cercavi di offendermi non ce l’hai fatta.”
“Peccato.
Vado a farmi una doccia...”
“Oh...”
i suoi occhi si erano fissati su una piccola macchia di sangue sul
lenzuolo. Sangue sul lenzuolo. Sentì quasi pizzicare le labbra, Squall
non se n’era accorto, tranquillamente si era alzato senza prendersi il
disturbo di coprire la sua nudità e si era diretto nel bagno. Tirò in un
gesto violento il lenzuolo strappandolo dal letto e gettandolo per terra,
le mani che tremavano. Se solo Squall si fosse girato a
guardarlo, avrebbe visto un fantasma, gli occhi sgranati, tremante, le
ginocchia strette al petto e le braccia intorno al corpo... ma non c’era
freddo nella stanza. Appena le gambe lo avrebbero retto ancora... doveva
prendere le sue medicine prima di iniziare a urlare.
continua...
^O^...^O^...T_T
Okey, nulla da gioire dato tutto il tempo che ho impiegato a finire sto
capitolo...
tra feste...
esami (ancora?? Xò almeno
l’ho passato! ^^’’’)...
posso solo buttarmi a terra,
implorando perdono e pietà a tutti!!! Prometto che non sarò più così
scostante nel mio lavoro e farò la brava bambina va bene boys & girls??^*^
Un
Baciotto a tutti...grazie Quissy e Glen!!! ^*^ Mi state aiutando
moltissimo in questo lavoro...
Yuna
^O^ Uno x tutti...e si sa. Ciaooo...ehi...torno presto eh. *O*.
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